L. ANTONELLI, A. MARCHITELLI
BENI CULTURALI
Un
archivio
aperto
della
Amministrazione: “SSPAL.DOC”
18-24
Pubblica
Lucia Antonelli*, Andrea Marchitelli**
*Scuola Superiore Pubblica Amministrazione Locale, Roma
** CILEA, Roma
Abstract
Dopo un sintetico panorama sulla gestione on line dei documenti delle pubbliche amministrazioni, l'articolo
presenta innanzi tutto l’archivio istituzionale SSPAL.DOC della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione
Locale, in cui sono contenuti materiali didattici, dispense, dossier, studi, ricerche e altra documentazione prodotta
dalla Scuola. Vengono quindi presentati la struttura, i contenuti e le modalità di utilizzo di un repository che
s’inserisce in un contesto nazionale con un numero ancora troppo esiguo di open archive utilizzati tra le pubbliche
amministrazioni.
After a brief overview on the on-line management of the Public Administrations documents, the article presents
first the institutional repository SSPAL.DOC of the Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale,
which contains training aids, dossier, studies, research and other documentation produced at the School. Then, are
presented structure, contents and uses of a repository embedded into a national setting with a still short number of
open archives used in the PA.
Keywords:
Open archives, Archivi istituzionali, Pubblica Amministrazione, Scuole di alta formazione.
"Access to knowledge is the superb, the supreme act of truly great civilizations.
Of all the institutions that purport to do this, free libraries
stand virtually alone in accomplishing this mission."
Toni Morrison
La documentazione delle pubbliche
amministrazioni disponibile sul web
Lo stato dell’arte della gestione documentale
nella Pubblica Amministrazione deve fare i
conti con la compresenza di due tipologie di
materiali di natura diversa, che in genere
richiedono una gestione distinta: da una parte
la documentazione ufficiale (leggi, decreti,
sentenze, circolari, deliberazioni, decisioni, etc.)
e dall’altra la documentazione di settore - di cui
ci occupiamo in questo intervento - come studi,
ricerche, pubblicazioni periodiche, materiali didattici, relazioni, rapporti, indagini e statistiche
etc. e che comprendiamo nella DFP,
documentazione di fonte pubblica.
Università, centri di ricerca e pubbliche amministrazioni producono a uso della propria
utenza e - più in generale dei cittadini - una
cospicua quantità di studi, ricerche, statistiche
18
e altri documenti di varia natura. Poiché tale
documentazione è frutto di finanziamenti pubblici dovrebbe avere, oltre alla maggiore diffusione, visibilità e pubblicità possibile, anche
un alto grado di rintracciabilità e disponibilità
duratura sul web. Tali condizioni, però, spesso
non convivono e, nonostante le possibilità
offerte dalla rete, ancora troppe istituzioni non
riescono a rispondere in modo efficace alle
esigenze informative dell’utenza.
La vigente legislazione nazionale, in particolare il Codice dell’Amministrazione digitale
(d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82), prevede chiaramente il principio cosiddetto della disponibilità dei
dati pubblici, identificata con la possibilità di
accedere ai dati senza restrizioni non riconducibili a esplicite norme di legge. Si tratta di
un principio di portata generale, dal punto di
vista oggettivo e soggettivo, da una parte perché
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la definizione che nel testo di legge si dà di
“dato” è talmente ampia da ricomprendere tutte
le informazioni trattate dagli uffici pubblici,
dall’altra perché riguarda Stato, Regioni,
autonomie locali, gestori di servizi pubblici e
organismi di diritto pubblico.
Si tratta, per la legge, di individuare le
tecnologie che rendano effettivo il diritto di
accesso, in maniera tale da garantire la trasparenza dell’azione amministrativa. In tal
senso sarà importante garantire lo scambio di
dati con altre amministrazioni, attraverso protocolli e metadati in grado di assicurare la
necessaria interoperabilità.
Se dal fronte accademico si è assistito in
questi anni alla diffusione di archivi documentali [1] disciplinari e istituzionali, nell’ambito della Pubblica Amministrazione la strada
per la pubblicità e l'accessibilità on line dei
documenti è ancora in una fase prodromica.
Relativamente alla disponibilità e all’accesso
dei documenti di fonte pubblica, le pubbliche
amministrazioni offrono per la normativa e gli
atti ufficiali un panorama consistente di banche
dati on line pubbliche [2] più o meno efficaci o
soddisfacenti, mentre per gli studi e le ricerche
la tendenza comune è quella di presentare spesso in pagine web nascoste o difficilmente
raggiungibili – delle semplici liste da cui
scaricare, nella migliore delle ipotesi, le
pubblicazioni prodotte. Tali elenchi, il più delle
volte non esaustivi e aggiornati, evidenziano
l’assenza di strumenti che consentano un'archiviazione e/o una ricerca strutturata dei
documenti [3]. In sintesi, il dato che emerge per
le pubbliche amministrazioni è che non è affatto
diffuso l’utilizzo di archivi aperti. Posto che, in
mancanza d'altro, è comunque ben accetta la
presenza di elenchi di titoli di pubblicazioni da
consultare on line, una gestione documentale
basata su liste o elenchi ha dei risvolti non del
tutto positivi, poiché non garantisce il rispetto
di elementi fondamentali: la rintracciabilità e
l’accessibilità a breve e a lungo termine dei
documenti.
Le pubbliche amministrazioni dovrebbero
quindi fare ricorso sempre più diffusamente a
sistemi in grado di conservare la “letteratura di
organizzazione” [4] in formato elettronico in
modo duraturo e strutturato, al fine di
garantire raffinate possibilità di ricerca, elevati
livelli di rintracciabilità e visibilità nei motori di
ricerca, riutilizzo e interoperabilità con altri
sistemi adottando standard descrittivi. Al
momento sono ancora molto poche le pubbliche
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amministrazioni che hanno tenuto conto di tali
questioni e che hanno già cominciato a utilizzare gli archivi aperti come strumenti gestionali
della propria documentazione. In questo ristrettissimo panorama, alcuni esempi, oltre a quello
che si descrive in questo intervento, sono: l’Archivio delle Statistiche di Brescia (ancora in
fase sperimentale), l’Archivio dell’Istituto Superiore di Sanità [5]. Tali progetti sono stati
realizzati principalmente con software open
source come Eprints o DSpace [6].
L’archivio istituzionale della Scuola
Superiore della Pubblica Amministrazione
Locale
La gestione documentale della SSPAL e la
formazione per la PA
In un contesto in cui, per quanto attiene ai
documenti, la Pubblica Amministrazione è
orientata sempre più verso una reale e
auspicata cultura dell’accesso [7], la SSPAL Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale, ente pubblico che cura la
formazione e la specializzazione dei segretari
comunali e provinciali [8], ha intrapreso un
cammino pionieristico, non solo nell’ambito
della Pubblica Amministrazione in generale, ma
anche rispetto ad altre istituzioni omologhe: è
infatti la prima scuola di alta formazione che
utilizza un archivio aperto per la gestione documentale. Il repository, denominato SSPAL.DOC,
e raggiungibile all’URL: http://www.doc.sspal.it
ed è stato realizzato insieme al CILEA, che ha
fornito assistenza alla progettazione e alla
configurazione iniziale e supporto tecnico, alla
fine del 2006 e, dopo alcuni mesi di prova in cui
è stato utilizzato solo dagli utenti interni e dai
corsisti della scuola, è diventato liberamente
accessibile sul web a partire dal mese di ottobre
del 2007.
SSPAL.DOC, che contiene materiali didattici, dispense, atti di convegni e seminari, studi,
ricerche, indagini e altra documentazione prodotta dalla scuola, è accessibile da qualsiasi
postazione web e permette non solo la ricerca e
la consultazione delle informazioni bibliografiche relative ai materiali catalogati, ma anche e
soprattutto l'accesso al testo pieno dei documenti. Per alcune tipologie di materiale la
possibilità di lettura dei testi è riservata a
categorie di utenti registrati; i documenti,
tuttavia, sono una minima parte rispetto alla
quantità di materiali presenti nell'archivio e
disponibili per tutti i navigatori della rete.
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Perché la SSPAL ha scelto un open archive
per pubblicare on line la propria documentazione?
Come è naturale che accada, il motivo nasce
principalmente da un bisogno: l’area didattica
della SSPAL e la biblioteca della scuola avevano
la necessità di conservare i documenti utilizzati
per i corsi istituzionali in modo tale da
consentirne in ogni momento l’immediata e
agevole reperibilità, anche dopo la fine delle
attività didattiche e quindi dopo la dismissione
della piattaforma e-learning che solitamente
viene utilizzata per i corsi in svolgimento [9].
Un altro motivo, non secondario, risiede
nella decisione di aderire al movimento dell’accesso aperto ai documenti (BOAI, Berlin
Declaration ecc.) [10] che si coniuga con un'altra
iniziativa, anch'essa sempre più importante per
le pubbliche amministrazioni, che è quella
dell'utilizzo di software open source [11].
Visto che la necessità di rispondere alle
esigenze informative dell’utenza si è coniugata
con l’intenzione di far aderire anche una
Pubblica Amministrazione al movimento
dell’accesso aperto, la SSPAL ha cercato di
guardare più avanti e trovare un mezzo per
ottimizzare risorse e strumenti, dando l'avvio a
una “condivisione di saperi” volta a rafforzare
sempre di più la già consolidata collaborazione ma in altri settori - tra le scuole di alta
formazione per la Pubblica Amministrazione.
L’auspicio è pertanto quello di realizzare, per le
diverse scuole, la diffusione e il reciproco
scambio di materiali didattici, studi, ricerche,
indagini, relazioni e quant’altro. In quest'ottica,
i materiali prodotti possono trovare una
maggiore diffusione e un'elevata valorizzazione,
dando vita a un circuito virtuoso in cui la
documentazione assume un ruolo nodale in
ciascuna delle fasi della formazione.
SSPAL.DOC: s/w, struttura e contenuti
L'archivio istituzionale [12] SSPAL.DOC, che
utilizza il programma open source DSpace [13]
sviluppato dal Massachusetts Institute of
Technology (MIT) e la Hewlett-Packard (HP)
dal 2000, presenta un aspetto e una struttura
semplici e amichevoli per il navigatore. La
homepage è molto semplice e riporta informazioni sull’archivio, un elenco degli ultimi
dieci documenti immessi, una maschera di
ricerca semplice, una maschera per la ricerca
tramite browsing e alcuni link e informazioni di
servizio (per la registrazione degli utenti, per i
riferimenti e i recapiti, per i siti di interesse).
L’archivio è diviso in due gruppi o comunità:
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SSPAL nazionale e SSPAL Scuole regionali e
interregionali; ciascuna comunità contiene al
suo interno delle collezioni. Attualmente, la
comunità che raccoglie i documenti della sede
centrale della scuola prevede: Atti di convegni e
seminari, Documenti dipartimento didattica,
Materiali didattici corsi istituzionali, Materiali
didattici corsi svolti in collaborazione, Studi e
ricerche. Ciascuna scuola regionale o interregionale prevede invece una collezione contenente i rispettivi materiali didattici. Le
schede descrittive relative a ciascun documento
riportano titolo, autore, soggetto, data, formato,
eventuale corso o convegno, e altre informazioni, sono strutturate seguendo gli standard
internazionali di descrizione delle risorse
elettroniche Dublin core [14], che consentono
l’interoperabilità e l’integrazione con altri
sistemi.
I documenti sono in gran parte in formato
.pdf, anche se per alcune presentazioni è stato
mantenuto disponibile anche il formato .ppt per
consentire, laddove fossero presenti link attivi
nelle slide, una più agevole navigabilità quando
il documento viene consultato sullo schermo e
non stampato dall’utente [15].
Le procedure di archiviazione, catalogazione
e aggiornamento dell’archivio avvengono a livello centralizzato e solo per opera della Biblioteca SSPAL, struttura incardinata nel
Dipartimento ricerche e studi della scuola. Non
è esclusa per il futuro la possibilità di aggiornamenti delle collezioni delle Scuole regionali e interregionali da parte delle rispettive
sedi che producono materiali didattici per i corsi
distribuiti sul territorio. Un ulteriore sviluppo
futuro potrebbe prevedere, al pari degli altri
archivi aperti, l’auto-archiviazione da parte
degli stessi autori [16].
Per quello che attiene la selezione dei documenti, la Biblioteca SSPAL, che ha curato la
pianificazione e la realizzazione dell’archivio,
inserisce periodicamente nel repository tutti i
materiali utilizzati durante i corsi e tutta la
documentazione prodotta per convegni, seminari, studi e ricerche, non operando valutazioni
qualitative sul materiale né alcun tipo di
selezione. Fanno eccezione alcuni materiali proposti dai docenti dei corsi che a volte utilizzano
estratti pubblicati in volumi o articoli presenti
in riviste specializzate e quindi sottoposti alle
regole imposte dalla legislazione vigente sulla
tutela del diritto d’autore; in questi casi i
materiali non vengono inseriti nell’archivio
poiché non sono prodotti dalla SSPAL. La scelta
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di non selezionare i documenti è da ricondurre a
due motivi. Da una parte sussiste la necessità di
una ricostruzione storico-cronologica esaustiva
della produzione documentaria della SSPAL.
Dall’altra c’è la consapevolezza che l’attività di
selezione dei documenti nell’epoca di internet
non è più prerogativa né degli editori, né dei
direttori di riviste scientifiche, né delle
istituzioni, ma coinvolge altri attori: infatti,
come afferma Guédon, “il bisogno di selezionare
non è più legato in modo significativo a vincoli
tecnici ed economici il processo di peer review
tende a estendersi quasi immediatamente
all’intera comunità” [17].
SSPAL.DOC: La ricerca
Per cercare i documenti all'interno dell'archivio è possibile scegliere tra le modalità
standard ben note a chi è avvezzo all’utilizzo di
database: il browsing (per titolo, o autore, o
soggetto, o comunità) oppure, in alternativa,
l'interrogazione in base a parole chiave sia nella
maschera di ricerca semplice presente nella
homepage, sia in quella di ricerca avanzata. Il
sistema permette anche modalità di recupero di
informazioni attraverso una ricerca congiunta
dello scorrimento e della ricerca per parole: una
volta entrati in una collezione attraverso il
browsing, si può effettuare una ricerca filtrata
in base a parole chiave, oppure visualizzare
l’elenco completo dei documenti di quella
specifica collezione, in base al titolo o alla data.
Ai fini del recupero delle informazioni
contenute nell’archivio, visto che DSpace
utilizza metadati descrittivi Dublin core, va
detto che anche nel caso la ricerca non venga
fatta a partire da SSPAL.DOC, si possono ottenere buoni risultati tramite interrogazioni in
base a parole chiave digitate nei motori di
ricerca generalisti: grazie ai metadati viene
infatti assicurato un alto livello di rintracciabilità e una migliore visibilità tra i
risultati dei motori di ricerca.
Bisogna inoltre considerare il vantaggio
nell’utilizzo di un software compatibile con
l’architettura OAI: i metadati che esso contiene
possono essere raccolti da appositi service
provider che a loro volta possono essere direttamente interrogati dagli utenti., fornendo
un ulteriore punto di accesso, specializzato, alla
documentazione.
SSPAL.DOC: accesso consultazione e
registrazione
Come accennato, l'utilizzo dell'archivio è
libero e solo alcuni documenti sono protetti e
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accessibili per categorie di utenti specifiche,
come i segretari comunali e provinciali, gli
utenti interni SSPAL o le biblioteche. Per poter
accedere ai documenti protetti va effettuata la
registrazione, a seguito della quale l'amministratore concederà l'abilitazione per la
consultazione. La registrazione consente, in
ogni caso, una possibilità anche per l'utente non
abilitato: effettuare le sottoscrizioni, ovvero
l'iscrizione a collezioni d’interesse. Attraverso le
sottoscrizioni l'utente può ricevere via e-mail la
segnalazione degli aggiornamenti relativi
all'inserimento di novità nelle collezioni a cui è
iscritto.
Tre sono le tipologie di utenti dell’archivio:
• Utenti anonimi: consultano l’archivio, leggono
e scaricano i documenti liberamente accessibili;
• Utenti iscritti non abilitati all'accesso ai
documenti protetti: consultano l’archivio, leggono e scaricano i documenti liberamente accessibili, ricevono gli aggiornamenti via mail
per via delle sottoscrizioni effettuate;
• Utenti iscritti abilitati (segretari, interni
SSPAL o altro): consultano l’archivio, leggono
e scaricano tutti i documenti (anche quelli protetti), ricevono gli aggiornamenti via e-mail.
La presentazione dell’archivio
A seguito della realizzazione e della
pubblicazione on line dell’archivio istituzionale,
la SSPAL ha presentato ufficialmente il
repository SSPAL.DOC nel corso di un seminario svoltosi l'11 dicembre 2007 [18]. L’incontro, dal titolo “Verso la circolazione dei saperi pubblici. La documentazione istituzionale
della SSPAL e l’ottimizzazione delle risorse nel
sistema formativo pubblico”, ha evidenziato
l’importanza della condivisione informativo documentale nel contesto delle scuole per la PA
e le problematiche connesse all’accesso libero ai
documenti pubblici alla luce delle attuali
politiche di e-government.
Il seminario ha previsto due sessioni: una
dedicata ai contenuti documentali delle pubbliche amministrazioni e una seconda parte incentrata sui temi e le criticità della gestione
documentale ai fini di una efficace diffusione
attraverso il web.
Dagli interventi del seminario sono emersi
alcuni temi principali. Il professor De Martin ha
sottolineato, prima di tutto, che i documenti
delle scuole di formazione per la Pubblica
Amministrazione devono trovare una maggiore
diffusione e un luogo di condivisione soprattutto
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L. ANTONELLI, A. MARCHITELLI
ai fini dell’ottimizzazione delle risorse
formative, soprattutto in virtù del fatto che i
contesti legislativo, culturale e tecnologico lo
possono permettere. In secondo luogo, sempre il
professor De Martin ha affermato che un
archivio aperto come quello della SSPAL può
rappresentare un modello per altre pubbliche
amministrazioni.
Come ha ben espresso il responsabile del
Dipartimento Ricerche e studi della SSPAL
Walter Anello si realizza, anche e soprattutto
grazie all’archivio istituzionale SSPAL.DOC,
l’intreccio tra l'erogazione didattica, l’attività di
ricerca e quella di documentazione, vedendo
arricchita di valore aggiunto l’offerta formativa
della scuola. L’intento non è quello di limitarsi
alla semplice erogazione di corsi ma di offrire
l’accesso a un “sistema” completo e integrato
che, in un percorso formativo permanente,
possa coniugare e-learning, comunità di pratica
e materiali di documentazione. In tal modo, la
SSPAL è in grado di dare - ai segretari
comunali in particolare e agli altri utenti in
generale - strumenti duraturi e sempre
aggiornati per l’analisi della realtà e per
consentire di orientarsi nel lavoro o nello studio.
Ed è proprio la documentazione condivisa uno
degli elementi che possono permettere di
orientarsi fra i saperi e di sedimentare la
cultura specifica di un’istituzione come la
SSPAL.
Nel seguito del seminario, Fernando
Venturini e Andrea Marchitelli si sono soffermati, rispettivamente, sul ruolo che il
repertorio AIB-CILEA sulla documentazione di
fonte pubblica [19] potrebbe andare a svolgere
per facilitare il recupero di tali risorse, e sulle
possibilità che l’utilizzo di modalità e strumenti
propri del movimento internazionale per
l’accesso aperto (OAI) aprano nuovi scenari di
disponibilità e accessibilità alla DFP, anche in
ossequio alla legislazione vigente.
Prospettive future per la documentazione
delle pubbliche amministrazioni
Nell’immediato, si auspica che, almeno, le
pubbliche
amministrazioni
accolgano
le
raccomandazioni contenute nel documento della
redazione della DFP – Documentazione di fonte
pubblica dell’AIB, presentato in occasione del
decennale del repertorio DFP: Stato e necessità
della documentazione di fonte pubblica in rete
[20]. Nel documento non viene apertamente
raccomandato l’uso di archivi aperti per le
pubbliche amministrazioni, anche se si consiglia
22
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esplicitamente “un approccio simile a quello
sviluppato in ambiente accademico tramite il
movimento dell’Open Access”; vengono inoltre
indicati bibliotecari e documentalisti quali
garanti dell’accesso aperto alle informazioni
pubbliche; vengono altresì indicate le attività di
base che qualsiasi ente pubblico potrebbe
promuovere per una migliore diffusione della
propria documentazione intesa in senso generale: sia la “letteratura di organizzazione”, sia la
documentazione giuridico – amministrativa.
In un futuro, che si spera non troppo lontano, l’ideale sarebbe che sempre più PA
scegliessero di adottare gli open archives per la
gestione dei propri documenti, magari in
progetti basati sulla compartecipazione e la collaborazione.
La condizione per una diffusione capillare di
archivi aperti tra le pubbliche amministrazioni,
sia centrali o locali, non può però prescindere
dall’utilizzo di schemi di metadati comuni;
inoltre, il fine ultimo dovrebbe essere – grazie ai
servizi di harvesting - la realizzazione di un
punto di accesso unico per la ricerca tra i vari
repository della Pubblica Amministrazione,
analogo a quello fornito da PLEIADI [1] per la
letteratura di ricerca.
In quest’ottica, l'obiettivo delle biblioteche
dovrebbe essere quello di cominciare sul serio a
svolgere un ruolo chiave all'interno dell'ente di
appartenenza, uscendo da una segregazione a
volte nemmeno troppo imposta e facendosi
spazio per valorizzare la documentazione
istituzionale attraverso l'utilizzo di strumenti
tecnologicamente all'avanguardia, che siano
principalmente finalizzati alla diffusione e alla
condivisione delle informazioni.
Le biblioteche devono, sì, diventare “finestre
dell'istituzione” [21], ma anche modelli di piena
realizzazione dei principi dell'e-democracy e del
libero accesso alla conoscenza. Se le biblioteche
raggiungeranno tali obiettivi forse non saranno
più le sole e vere garanti del libero accesso alla
conoscenza [22] - come afferma Toni Morrison -,
ma troveranno, a condizione di una sistematica
opera di advocacy rispetto al movimento
dell'open access e alla tradizionale e
inarrestabile attività di organizzazione dei
saperi, altri attori pronti ad accompagnarle nel
cammino della difesa della civiltà.
Bibliografia
[1] Per informazioni relative agli archivi aperti
in Italia, si vedano il sito del Team Aepic
del CILEA URL: http://www.aepic.it e il
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L. ANTONELLI, A. MARCHITELLI
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
sito di Pleiadi, un Portale per la
Letteratura scientifica Elettronica Italiana
sugli Archivi aperti e sui Depositi
Istituzionali, realizzato dal CILEA e dal
CASPUR.
URL: http://www.openarchives.it/pleiadi
Il sito che cataloga i siti web e banche dati
on line in cui sono reperibili risorse e
documentazione di fonte pubblica è la DFP
dell'AIB – Associazione Italiana Biblioteche, URL: http://www.aib.it/dfp “la DFP è
un repertorio di fonti informative, documenti e servizi prodotti dalle istituzioni
italiane, per orientarsi nell'individuazione
di informazioni pubbliche disponibili sulla
rete”.
Uno strumento utile per il recupero di
documentazione di settore delle PA è la
“Biblioteca virtuale per la PA” del Formez:
un “Virtual Reference Desk (VRD) tematico
di risorse elettroniche reperibili in rete,
realizzato per rispondere alle esigenze
informative delle biblioteche per la P.A. e
della loro utenza. Il VRD è stato progettato
per permettere un accesso più immediato
ai prodotti documentari realizzati dalle
Pubbliche Amministrazioni e disponibili
online”.
URL: http://oss.formez.it/spt
Termine proposto da Alessandro Sardelli in
“Il fascino discreto della letteratura grigia:
ridefinizione e ambiti di applicazione”, in
La letteratura grigia: politica e pratica. 3°
Convegno nazionale, Istituto superiore di
sanità, Roma, 25-26 novembre 1999: atti, a
cura di Vilma Alberani e Paola De Castro.
Roma: Istituto Superiore di Sanità, 2000.
Sugli archivi aperti nella PA si veda: Paola
Galimberti. “Open Access e Pubblica
Amministrazione”, DFP: Giornata di studio
per il decennale, Roma, 23 novembre 2007.
URL:http://eprints.rclis.org/archive/000123
43 Sull’open source nelle PA si veda
l’intervento di Beatrice Magnolfi, sottosegretario per le Riforme e le Innovazioni
nella P.A. del Governo in carica, alla
conferenza annuale sull’Open Access Berlin
5 Open Access from Practice to Impact:
Consequences of Knowledge Dissemination,
tenutasi a Padova dal 19 al 21 settembre
2007. Per informazioni sul convegno, si
rimanda al sito della conferenza.
URL: http://oa.mpg.de/openaccess-padua/in
dex.html
URL:http://www.eprints.org;
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URL: http://www.dspace.org
[7] Non solo per le pubblicazioni ufficiali (cfr.
Legge 241/1990 e Legge 80/2005), ma anche
per studi, ricerche, etc.
[8] Cfr. dpr 396/98 e URL: http://www.sspal.it
[9] Cfr. l’intervento di Rovena Corazza: “La
didattica SSPAL e i materiali per l'elearning: specificità e metodologie”, presentato nel corso del seminario Verso la
circolazione dei saperi pubblici. La
documentazione istituzionale della SSPAL
e l'ottimizzazione delle risorse nel sistema
formativo pubblico, Roma, 11 dicembre
2007.
URL: http://doc.sspal.it/handle/10120/545
[10] Una raccolta di link a queste risorse è
disponibile sul sito di AePIC.
URL: http://www.aepic.it/risorse.php#cat2
e http://www.aepic.it/risorse.php#cat3
[11] Per l'utilizzo dei s/w open source nella
Pubblica Amministrazione si vedano: la
Direttiva del Ministro per l’innovazione e le
tecnologie 19 dicembre 2003 - “Sviluppo ed
utilizzazione dei programmi informatici da
parte delle pubbliche amministrazioni”
G.U. 7 febbraio 2004, n. 3; l'Osservatorio
open source e la Commissione open source
del CNIPA:
URL: http://ww.cnipa.gov.it/site/it
[12] Per una definizione degli elementi essenziali degli archivi istituzionali, si veda
un recentissimo documento di Charles W.
Bailey, Jr., Institutional Repositories, Tout
de Suite , reso disponibile su Digital
Scholarship.
URL:
http://www.digitalscholarship.org/ts/irtoutsuite.pdf
[13] URL: http://www.dspace.org.
[14] URL: http://dublincore.org.
[15] Se per il formato si è ottenuta l’uniformità
di presentazione dei documenti, per quello
che riguarda il layout al momento manca
una standardizzazione, che rispecchia le
inevitabili stratificazioni nel tempo dei
documenti prodotti dalla scuola. Tuttavia,
vista proprio la presenza dell’archivio, la
SSPAL sta cogliendo l’occasione per ridefinire una linea grafica comune ai
documenti che vengono realizzati sia a
livello centrale che locale, con lo scopo di
rendere il materiale documentario non solo
graficamente omogeneo, ma anche immediatamente identificabile da parte del
navigatore.
[16] Per le problematiche connesse al selfarchiving, si veda: Antonella De Robbio.
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“Auto - archiviazione per la ricerca: problemi aperti e sviluppi futuri”, intervento
presentato al convegno: Comunicazione
scientifica ed editoria elettronica: la parola
agli Autori: L'Utente-Autore nel circuito
della comunicazione scientifica: editoria
elettronica e valutazione della ricerca.
Milano, Università degli studi, 20 maggio
2003.
URL: http://eprints.rclis.org/archive/00000
180/
[17] Jean-Claude Guédon, La pubblicità del
sapere. I bibliotecari, i ricercatori, gli
editori e il controllo dell’editoria scientifica.
Pisa: Plus-Pisa University Press, 2004, p.
80.
[18] Le presentazioni al seminario sono disponibili in SSPAL.DOC.
[19] URL: http://www.aib.it/dfp/
[20] URL: http://www.aib.it/dfp/c0711d.htm3
[21] Fernando Venturini, “Le biblioteche
istituzionali fra isolamento e nuove opportunità”, in Le biblioteche dell'amministrazione centrale in Italia, Roma:
AIB, 2004, p. 19.
[22] Sul tema del rapporto tra le biblioteche e il
libero accesso alla conoscenza e alla libertà
di espressione, si vedano i policy paper dell'
IFLA Committee on Free Access to
Information and Freedom of Expression
(FAIFE).
URL: http://www.ifla.org/faife/
24
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