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Le punte di freccia in materia dura animale

2021, I Pilastri della Terramara. Alle radici di economia, società e ambiente nel territorio di Bondeno, Volume 2 – Prima e Dopo lo Scavo, pp. 283-294. Treviso: Edizioni Antilia.

Sino ad ora, dagli scavi della Terramara di Pilastri sono emerse nove punte di freccia in materia dura animale (palco di cervo e osso): due erano state rinvenute nei saggi effettuati nel 1989 e sette nuove punte durante le ricerche condotte tra il 2013 e il 2018. Le caratteristiche formali e tecniche delle punte proiettili, piuttosto varie, sono considerate alla luce di due diverse possibili funzioni (caccia e guerra) come dell'evoluzione cronologica generale dei tipi. Il tipo più frequente, a testa piramidale con distinzione netta col peduncolo risulta essere la forma predominante in area padana per tutto il BM; le punte a tre e quattro alette sono forme tipiche del BM pieno e finale, mentre quelle a due alette, presenti a Pilastri con due esemplari, possono essere datate tipologicamente tra il BM2 all'inizio del BR. Il numero ridotto dei reperti trovati a Pilastri non consente di attribuire la perdita dei proiettili a uno specifico momento di vita del sito, sebbene essi compaiono in orizzonti relativamente tardi della sequenza insediativa. The excavations at Pilastri, so far, unearthed nine arrow-heads made of hard animal materials (bone and deer antler) in various conditions. Two were found in the previous campaigns of 1989, and seven between 2013 and 2018. The author presents a complete catalogue. The chronological assignment to BM-early BR is confirmed. These arrow heads are well known in the contemporary terramare, and the length of the point, from 2,8 to 4,1 cm, also conform to their standards. The chapter describes these finds in terms of a relatively varied formal typology: the section of the point may be quadrangular - the so-called pyramidal heads-, round or triangular, or they may have two, three or four lateral fins, which made more difficult the extraction of the weapon from the wound. It is believed that these different types might have fulfilled different hunting or combat functions, but the evidence, so far, is scanty and does not support particular inferences. The evidence of unfinished points suggests that similar arrow-heads were manufactured on site.

Capitolo_22 Le punte di freccia in materia dura animale Monia Barbieri* Riassunto Sino ad ora, dagli scavi della Terramara di Pilastri sono emerse nove punte di freccia in materia dura animale (palco di cervo e osso): due erano state rinvenute nei saggi effettuati nel 1989 e sette nuove punte durante le ricerche condotte tra il 2013 e il 2018. Le caratteristiche formali e tecniche delle punte proiettili, piuttosto varie, sono considerate alla luce di due diverse possibili funzioni (caccia e guerra) come dell’evoluzione cronologica generale dei tipi. Il tipo più frequente, a testa piramidale con distinzione netta col peduncolo risulta essere la forma predominante in area padana per tutto il BM; le punte a tre e quattro alette sono forme tipiche del BM pieno e finale, mentre quelle a due alette, presenti a Pilastri con due esemplari, possono essere datate tipologicamente tra il BM2 all’inizio del BR. Il numero ridotto dei reperti trovati a Pilastri non consente di attribuire la perdita dei proiettili a uno specifico momento di vita del sito, sebbene essi compaiono in orizzonti relativamente tardi della sequenza insediativa. Abstract – Arrow-heads of hard animal materials The excavations at Pilastri, so far, unearthed nine arrow-heads made of hard animal materials (bone and deer antler) in various conditions. Two were found in the previous campaigns of 1989, and seven between 2013 and 2018. The author presents a complete catalogue. The chronological assignment to BM-early BR is confirmed. These arrow heads are well known in the contemporary terramare, and the length of the point, from 2,8 to 4,1 cm, also conform to their standards. The chapter describes these finds in terms of a relatively varied formal typology: the section of the point may be quadrangular - the so-called pyramidal heads-, round or triangular, or they may have two, three or four lateral fins, which made more difficult the extraction of the weapon from the wound. It is believed that these different types might have fulfilled different hunting or combat functions, but the evidence, so far, is scanty and does not support particular inferences. The evidence of unfinished points suggests that similar arrow-heads were manufactured on site. * Ricercatrice indipendente 283 Monia Barbieri 1_I materiali Gli scavi della Terramara di Pilastri hanno restituito nove punte di freccia in materia dura animale: due erano state rinvenute nei saggi effettuati dal Museo Archeologico Nazionale di Ferrara nel 19891 e sette nuove punte sono state trovate durante le ricerche condotte tra il 2013 e il 2018. Le punte sono realizzate in osso o palco di cervo. Ad un’osservazione macroscopica, sono riconoscibili le tracce delle fasi finali di lavorazione, ossia la decorticazione per la messa in forma della punta e del codolo e soprattutto le striature lasciate dall’abrasione per la rifinitura della punta2 (Figura 22.1). Per la classificazione degli esemplari in esame si fa riferimento alla tipologia già elaborata in base all’analisi complessiva delle analoghe punte di freccia trovate nell’area palafitticolo-terramaricola (Figura 22.2).3 Per quanto riguarda la terminologia usata, con il termine “testa” si intende l’estremità distale, che rappresenta la parte attiva della punta; “peduncolo” indica l’estremità prossimale che serviva per l’innesto della punta nell’asticciola; il “tallone”, infine, rappresenta la porzione posta, quando presente, tra testa e peduncolo. La forma più comune tra le punte di freccia di Pilastri è quella a testa piramidale con peduncolo nettamente distinto dalla testa, riferibile al tipo B. È possibile suddividere il tipo in tre sottotipi sulla base della sezione della testa, che può essere quadrangolare (B1), circolare (B2) o triangolare (B3).4 Ne sono stati scoperti cinque esemplari, tutti del sottotipo B1; solo una cuspide è integra (Figura 22.3, n. 1) e presenta un peduncolo più sviluppato rispetto alla testa. Le rimanenti hanno il peduncolo fratturato. Un esemplare sembra essere stato in corso di lavorazione, forse scartato dopo la frattura del peduncolo (Figura 22.3, n. 5). La lunghezza delle teste, la misura statisticamente più significativa, varia da 2,8 a 4,1 cm e rientra nei valori medi dell’ampia variabilità dimensionale del tipo. In questo articolo viene presa in esame anche una bacchetta in corno di cervo a sezione quadrangolare, lavorata a punta su un’estremità, che ha spessore e lunghezza compatibili con una punta di freccia a testa piramidale e potrebbe quindi rappresentare un semilavorato (Figura 22.3, n. 6). La sequenza operativa ricostruita da Noëlle Provenzano per la produzione delle punte di freccia prevede l’uso di una bacchetta in corno che viene progressivamente regola- Figura 22.1. Le diverse tecniche di lavorazione del corno usate nelle terramare: 1. Intaglio per percussione lanciata. 2. Intaglio per percussione indiretta usato per sezionare, decorticare, perforare ecc. 3. Decorticazione per percussione posata diretta. 4. Messa in forma di una punta per mezzo dell’abrasione (da Provenzano 1996-1997, fig. 5, rielaborazione M.B.). Desantis 1995b. Per una trattazione dettagliata delle tecniche di lavorazione di osso e palco si vedano i lavori di Noëlle Provenzano (in particolare Provenzano 1996-1997 e 2004). 3 Si veda in questo senso la ricerca di Barbieri 2013-2014, pp. 107-133; Barbieri & Cupitò 2018, pp. 212-214. 4 Si coglie l’occasione per correggere un errore nel testo della pubblicazione sopra citata, in cui la numerazione dei sottotipi è errata (vedi Barbieri & Cupitò 2018, p. 212). 1 2 284 Le punte di freccia in materia dura animale Figura 22.2. Tipologia delle principali categorie di punte di freccia in materia dura animale dall’area palafitticolo-terramaricola e frequenza dei diversi tipi. (Da Barbieri e Cupitò 2018). rizzata per decorticazione; in una fase successiva, non ancora messa in opera nel nostro esemplare, viene segnato con una linea il limite tra testa e peduncolo e quest’ultimo viene realizzato mediante un intaglio via via più preciso. La testa viene poi rifinita attraverso una fine abrasione.5 Più raramente frecce di questo tipo erano realizzate a partire dalle estremità delle ramificazioni del palco, come attestato in alcuni esemplari in corso di lavorazione provenienti dalle Terra- 5 6 mare di Montale e Casinalbo. Le frecce a testa piramidale sono le più diffuse in tutto l’areale palafitticolo-terramaricolo. La cronologia è molto ampia e va dal BA al BR iniziale, anche se il tipo è più comune nelle fasi iniziale e centrale del BM. Prendendo in considerazione solo le punte di freccia per le quali disponiamo di una datazione, perché provenienti da scavi stratigrafici o da siti abitati in un’unica fase, il sottotipo B1 è attestato: nel BA a Barche di Solferino;6 nel Provenzano 2004, p. 564. Fasani 1984, p. 498, fig. 15. 285 Monia Barbieri 3 2 1 5 4 6 7 9 8 10 Figura 22.3. Punte di freccia e semilavorati in materia dura animale dalla Terramara di Pilastri. Scala 2:3. (Reperti 4 e 6 da Desantis 1995b; disegni M.B.). 286 Le punte di freccia in materia dura animale BM1 a Lavagnone,7 Fiavè,8 Camponi di Nogarole Rocca,9 Quarto del Tormine10 e a Chiaravalle della Colomba;11 nel BM2 a Castione Marchesi,12 Santa Rosa di Poviglio,13 Motta Balestri,14 Montale,15 Muraiola16 e Castellaro del Vhò.17 Nel BM3 assistiamo ad un netto calo delle attestazioni, infatti è presente un esemplare forse da riferire al tipo (ancora in corso di lavorazione) dalla fase 5 di Castellaro del Vhò,18 mentre un altro proviene dalla Terramara di S. Ambrogio, la cui cronologia è limitata al BM3 e BR.19 Da Pilastri provengono anche quattro punte di freccia ad alette, forme meno diffuse ma ben note in ambito terramaricolo.20 Nonostante siano rare, le punte di freccia a due alette presentano caratteristiche non uniformi ed è perciò difficile riunirle in un unico tipo. Si differenziano tra loro per: forma della testa, forma delle alette, presenza o meno di un tallone e per la forma di quest’ultimo. La punta di freccia a due alette e sezione appiattita denominata reperto 1 (Figura 22.3, n. 7) è avvicinabile ad un esemplare proveniente dagli scavi ottocenteschi di Montale,21 anche se quest’ultimo presenta pareti mag- giormente convesse e alette più accostate al tallone. Molto simile è anche la seconda punta a due alette (Figura 22.3, n. 8), di dimensioni ridotte, che non presenta però un tallone a separazione tra il peduncolo e la testa. Non possediamo molti elementi per definire la diffusione cronologica di questo gruppo. Punte di freccia a due alette, anche se di forma diversa rispetto a quelle ritrovate a Pilastri, sono datate al BM2: Castellaro del Vhò, fase 4 III22 e Lavagnone, settore B.23 Da rilevare la presenza di una punta di freccia a testa triangolare con due brevi alette e tallone, di dimensione considerevole (la lunghezza conservata è di circa 6 cm, ma ha il peduncolo fratturato), dall’insediamento d’altura di Monterenzio Vecchio (BO), datato al BR1.24 La punta di freccia a tre alette con peduncolo distinto dalla testa tramite un tallone cilindrico, trovata nei saggi del 1989,25 rientra nel tipo F, nella varietà con pareti a profilo concavo (Figura 22.3, n. 9). È il tipo ad alette più standardizzato e più frequentemente diffuso in area terramaricola: a sud del Po è documentato, oltre che a Pilastri, a Montale,26 Gorzano,27 Castione Marchesi28 e Scipione;29 Cilli et al. 2013, p. 136, fig. 3. Perini 1987, p. 60, tav. VII, fig. 71. 9 Salzani & Chelidonio 1990, p. 79, figg. 14.33-34, 14.37-39, 14.42-43. 10 Salzani 1987b, p. 117, fig. 16.6. 11 Bronzoni & Fornari 1997, p. 312, fig. 159.2. 12 Provenzano 1988, fig. 82.2. 13 Provenzano 1997, p. 342, figg. 182.4-6. 14 Serges 1997, p. 325, fig. 169.2. 15 Cardarelli 2009, p. 54, fig. 12. 16 Belemmi et al. 1997, p. 177, tav. 56.26-34. 17 Scotti 2001, p. 135, figg. 70.19-21. 18 Scotti 2001, p. 135, fig. 70.22. 19 Ricerca di Barbieri 2013-2014, p. 38. 20 Per la distribuzione delle punte ad alette si veda Barbieri & Cupitò 2018, p. 215, fig. 3. 21 Fusco & Martini 1985-1986, p. 43, tav. 4. 22 Scotti 2001, p. 135, fig. 70.23. 23 Cilli et al. 2013, p. 136, fig. 3. 24 Ricerca di Maini 2012, p. 239, fig.140. 25 Desantis 1995b, p. 85, tav. XIII, 9. 26 Cardarelli 2009, p. 56, fig. 8; p. 60, fig. 7. 27 Provenzano 1996-1997, p. 61, fig. 2.13. 28 Provenzano 1988, figg. 82.14-16. 29 Mutti 1994, p. 81, fig. 52.11. 7 8 287 Monia Barbieri a nord del Po a Finilone Valle,30 Olmo di Nogara,31 Bellanda,32 Buscoldo di Curtatone33 e Castellaro del Vhò.34 La cronologia, in base ai dati disponibili, sembra circoscritta alle fasi centrale e finale del BM: lo troviamo infatti nelle fasi III e VI di Montale, datate tra il BM3A e il passaggio al BM3B,35 e a Buscoldo di Curtatone Fondo Castiglione, che ha restituito materiali datati al BM2-BM3.36 Il dato sembra poter essere confermato dalla posizione stratigrafica dell’esemplare di Pilastri, recuperato nell’orizzonte arativo, quindi ragionevolmente proveniente da livelli posteriori al BM2.37 N° reperto Tipo Anno Il sito ha restituito anche una punta a quattro alette, riferibile al tipo G (Figura 22.3, n. 10). Il tipo è attestato in area terramaricola solo a Montale,38 Gorzano39 e Castellaro del Vhò.40 Scarse sono le indicazioni cronologiche precise: la punta proveniente dalla fase 5 di Castellaro del Vhò si data al BM3.41 Ben cinque esemplari affini sono però attestati in Romagna, nel sito di Solarolo - via Ordiere, e datati al BM2.42 Anche in questo caso la datazione del tipo alle fasi centrale e finale del BM sembra confermata dal ritrovamento di Pilastri (Tabella 22.1). US/Saggio 1 A due alette (Inv. 75390) 2013 Superficie, serra 9 50 A due alette 2014 Saggio B, US (587) 71 B1 2014 Saggio B, arativo 170 B1 2016 Superficie, serra 3 176 G 2016 271 B1? 325 Fase Datazione 1 BM3-BR1 Saggio B, US (619) 2 BM2-3 2016 Saggio B, US (709) 2 BM2-3 B1 2017 Saggio A, serra 6 Inv. 62262 B1 1989 Sezione 1, tetto stratificazione Inv. 62259 F 1989 Sezione 1, arativo Tabella 22.1. Punte di freccia e relativi dati di scavo. Salzani 1996b, p. 265, figg. 17.18, 17.23. Canci & Salzani 2010, p. 11. 32 Lincetto 1997, p. 24, tav. 5, fig. 83. 33 Anghinelli & Anghinelli 2001, p. 87, fig. 29.12. 34 Mangani 1997, p. 275, figg. 151.9-12. 35 Cardarelli 2009. 36 Anghinelli & Anghinelli 2001. 37 Desantis 1995b, pp. 84-85. 38 Fusco & Martini 1985-1986, p. 43, tav. 4; Provenzano 1997, fig. 298.10. 39 Provenzano 1996-1997, p. 61, fig. 2.12. 40 Mangani 1997, p. 275, fig. 151.13; Scotti 2001, p. 135, fig. 70.24. 41 Scotti 2001. 42 Ricerca di Leonelli 2015-2016. 30 31 288 Le punte di freccia in materia dura animale 2_Catalogo Reperto n. 1 Inv. 75390, BOPI_13, superficie, serra 9 Punta di freccia a due alette (Figure 22.3, n. 7 e 22.6A). Con testa triangolare a sezione ellittica appiattita, tallone a sezione rettangolare e breve peduncolo a sezione circolare. Una delle alette è frammentata, forse a seguito della sua estrazione da un bersaglio. Superfici levigate con scarse tracce di decorticazione; sulla testa sono evidenti striature longitudinali dovute o alle fasi di abrasione per regolarizzare la forma o forse tracce lasciate dall’uso. Lunghezza tot: 5,6 cm; lunghezza testa: 4,1 cm; larghezza testa: 1,25x0,5 cm; larghezza tallone: 0,55 cm; larghezza peduncolo: 0,3 cm. Peso: 3 g. Reperto n. 50 BOPI_14, Saggio B, US (587) Punta di freccia a due alette (Figure 22.3, n. 8 e 22.6B). Con testa triangolare a sezione ellittica appiattita, peduncolo a sezione circolare, senza discontinuità tra la testa e il peduncolo. Le alette sembrano solo sbozzate in modo grossolano, mentre l’estremità della testa è ben levigata. Separata in due parti da una frattura post-deposizionale alla base della testa. Lunghezza: 5 cm; larghezza testa: 1 cm; spessore testa: 0,35 cm; larghezza peduncolo: 0,4 cm. Reperto n. 71 BOPI_14, Saggio B, arativo moderno Punta di freccia a testa piramidale (Figura 22.3, n. 3). Con testa a sezione quadrangolare, stacco netto col peduncolo a sezione circolare frammentato appena sotto la testa. Estremità della testa fratturata, forse per impatto. Superfici completamente levigate. Palco di cervo; lunghezza testa: 3,9 cm; larghezza: 0,75 cm; larghezza peduncolo: 0,4 cm. Reperto n. 170 BOPI_16, superficie, serra 3 Punta di freccia a testa piramidale (Figure 22.3, n. 2 e 22.8). Con testa a sezione quadrangolare, peduncolo a sezione circolare fratturato circa 4 mm sotto la base della testa. Estremità della testa fratturata in antico, forse per impatto. Palco di cervo; lunghezza: 3,6 cm; lunghezza testa: 3,2 cm (fratturata); larghezza testa: 0,8 cm; larghezza peduncolo: 0,3 cm. Reperto n. 176 BOPI_16, Saggio B, US (619), Q. 108 N 98 E Punta di freccia a quattro alette (Figure 22.3, n. 10 e 22.7). Con testa piramidale a sezione quadrata desinente a quattro alette, molto accostate al tallone conico a sezione sub-circolare. Il peduncolo è frammentato alla base del tallone e non più riconoscibile. Frammentata anche l’estremità dell’aletta più fragile, parzialmente ricavata nel tessuto spugnoso del palco. Palco di cervo; Lunghezza testa e tallone: 5,4 cm; larghezza testa: 0,55 cm; larghezza tallone: 0,7 cm; peso: circa 2 g. Reperto n. 271 BOPI_16, Saggio B, US (709), Q. 104 N 102 E Punta di freccia a testa piramidale in corso di lavorazione (Figura 22.3, n. 5). Scheggia di forma trapezoidale, con tracce della lama usata per l’intaglio, forse abbandonata a causa della rottura del peduncolo durante la lavorazione. Palco di cervo; lunghezza: 2,65 cm; larghezza: 0,8 cm. Reperto n. 325 BOPI_17, Saggio A, serra 6, Q. 108 N 136 E Punta di freccia a testa piramidale (Figura 22.3, n. 1). Con testa a sezione rettangolare e profilo convesso, lungo peduncolo a sezione circolare. Presenta tracce lasciate dalla lama usata per decorticare e dare forma alla punta e al peduncolo. Palco di cervo; lunghezza tot: 5,9 cm; lunghezza testa: 2,8 cm; larghezza testa: 0,8x 0,65 cm; larghezza peduncolo: 0,3 cm; peso: 2 g. 289 Monia Barbieri Inv. 62262 Scavo 1989, Sezione 1, tetto della stratificazione Punta di freccia a testa piramidale (Figura 22.3, n. 4). Con testa a sezione quadrangolare, fratturata all’attacco del peduncolo. Osso; lunghezza testa: 4,2 cm; larghezza testa: 0,9x0,6 cm. Inv. 62259 Scavo 1989, Sezione 1, arativo Punta di freccia a tre alette (Figura 22.3, n. 9). Con testa a sezione triangolare, tallone a sezione ellittica, peduncolo fratturato appena sotto al tallone. Un’aletta parzialmente realizzata sul tessuto spugnoso è frammentata all’estremità. Osso; lunghezza: 5,2 cm; lunghezza testa: 5 cm; larghezza: 1 cm; larghezza tallone: 0,7 cm. 3_Aspetti funzionali Le differenze morfologiche delle punte di freccia presenti nel record archeologico della Terramara di Pilastri sono probabilmente da mettere in relazione a fattori funzionali. Forma e dimensione sono infatti influenzate dalle caratteristiche del presunto bersaglio e, per questo motivo, nonostante la presumibile importanza di altri fattori non sempre verificabili, si può tentare di individuare la funzione delle varie punte sulla base delle caratteristiche di forma e dimensione.43 Sul piano morfologico, la differenza più evidente e significativa risulta quella tra testa liscia, che non ostacola l’estrazione della freccia dal bersaglio, e testa desinente ad alette, che ha l’evidente obiettivo di renderne difficoltosa l’estrazione, con il duplice effetto da un lato di impedire il riutilizzo immediato della freccia, dall’altro di prolungare l’azione di danneggiamento degli organi interni conseguente al movimento. Questo aspetto sembrerebbe quindi il principale elemento di diversificazione tra punte prodotte per la caccia e punte da guerra. In generale, anche dal punto di vista dimensionale, le frecce a testa piramidale mostrano una variabilità molto ampia, che potrebbe essere messa in relazione con prede di diversa grandezza, mentre i tipi a tre e quattro alette sono molto più standardizzati e farebbero pensare a bersagli di dimensione più omogenea, quindi ad un uso specifico come arma anti-uomo. Questa distinzione non deve però essere considerata in maniera troppo rigida, come testimonia l’evidenza della necropoli di Olmo di Nogara,44 dove due inumati di sesso maschile presentano lesioni di origine traumatica, riconducibili molto probabilmente all’impatto di frecce a testa conica, quindi verosimilmente del tipo B2 (Figura 22.5A). Possiamo quindi affermare che le punte a testa piramidale del tipo B, che sono diffuse ampiamente e per lungo tempo in tutto l’areale palafitticolo-terramaricolo, possono aver avuto la funzione sia di armi da caccia – anche se, come è noto, la caccia aveva ormai una scarsa rilevanza nell’economia delle terramare45 – sia di armi da guerra. È probabile invece che la presenza di alette e l’elevata standardizzazione dimensionale – e in parte anche formale – delle punte dei tipi F e G sia un elemento da mettere in relazione con la funzione specifica di armi anti-uomo, realizzate in un periodo in cui non solo vediamo emergere nella società terramaricola un ceto dominante a connotazione guerriera, ma anche un progressivo incremento della conflittualità tra gruppi, ben attestato Per una trattazione del tema in relazione alle punte in osso e palco si veda la ricerca di Barbieri 2013-2014, pp. 57-166. Più in generale, Brizzi 2006. 44 Per la discussione dei casi della necropoli di Olmo di Nogara si vedano Canci et al. 2015a, 2015b. 45 Vedi Capitolo 23. 46 Come già sottolineato in Barbieri & Cupitò 2018. 43 290 Le punte di freccia in materia dura animale Figura 22.5. Lesioni di origine traumatica riconducibili all’impatto di frecce su due inumati della necropoli di Olmo di Nogara. A. T. 463: ala iliaca del coxale destro in cui sono visibili i fori d’entrata delle frecce, di sezione subcircolare. B. T. 177: cranio con freccia inclusa nel seno sfenoidale all’altezza dell’orbita sinistra (da Canci et al. 2015b). dai sistemi di fortificazione dei villaggi.46 Lo confermerebbe la punta di freccia a tre alette rinvenuta nel cranio dell’inumato di sesso maschile della tomba 177 di Olmo di Nogara, penetrata attraverso l’occhio sinistro e conficcatasi nella parete del seno sfenoidale47 (Figura 22.5B). Rimane più dubbia la funzione delle punte a due alette, che come già detto sono rare (si contano meno di 15 esemplari editi in tutto l’areale palafitticolo-terramaricolo) e molto poco standardizzate. Non si può escludere che si tratti di esperimenti isolati o che esse siano state realizzate per usi specifici. In particolare, il reperto 50 presenta dimensioni molto piccole, brevi alette arrotondate e assenza di un tallone tra la testa e il peduncolo (Figure 22.3, n. 8 e 22.6B): com’è noto, il tallone ha lo scopo di non far affossare la testa nell’asta al momento dell’impatto. Potremmo forse ipotizzare, in questo caso, l’uso per la caccia a fauna di piccole dimensioni o a uccelli. Per affrontare in modo organico il problema della funzione non si può ignorare la 47 48 presenza, in ambito terramaricolo, di punte di freccia in selce e in bronzo contemporaneamente in uso. Il generale declino dell’uso della litica scheggiata nel corso del BM48 coinvolge in qualche modo anche la produzione delle cuspidi in selce, che in area terramaricola sono scarsamente attestate e presenti soprattutto nelle fasi più antiche (probabilmente importate dai luoghi di produzione vicini alle materie prime), mentre in area padana domina l’artigianato in osso e palco su produzione locale. Considerando la progressiva perdita di importanza della caccia nell’economia dell’età del Bronzo e il contemporaneo aumento della produzione di punte di freccia in osso e palco a sfavore di quelle in selce, si potrebbe ipotizzare che il cambiamento di materia prima sia legato anche ad un diverso uso di arco e frecce: non più strumenti prevalentemente per la caccia ma per il combattimento tra uomini. Questo perché il proiettile in osso risulta più resistente rispetto a quello in selce, soprattutto pensando a bersagli robusti quali corazze o scudi Canci et al. 2015b, pp. 761-762. Vedi Capitolo 20; per il tema dell’uso della selce nelle terramare si veda Peresani 1997. 291 Monia Barbieri Figura 22.6. Punte di freccia a due alette (foto M.B.). protettivi in cuoio, legno o altra materia vegetale.49 Nel pieno BM compaiono inoltre le prime punte in metallo, nella forma triangolare appiattita con peduncolo e alette, non rinvenute a Pilastri. Nelle terramare le punte in osso e palco rimangono comunque le più numerose,50 almeno fino al BR iniziale, quando assistiamo ad una diminuzione generale dei prodotti in materia dura animale e quando probabilmente esse vengono soppiantate dalla produzione di punte di freccia in bronzo, nella forma più evoluta con innesto a cannone, forse ormai sufficientemente robuste e meno costose da poter sostituire completamente gli esemplari in osso e palco. Per le punte in bronzo, perlopiù dotate di due alette, a volte con l’aggiunta di uno sperone supplementare, l’ipotesi più probabile è che si trattasse di punte usate in combattimento. A conferma di questa ipotesi, anche in questo caso ci viene in aiuto il ritrovamento ad Olmo di Nogara di due inumazioni maschili, entrambe con una singola punta in bronzo in posizione particolare, tanto da far pensare che si tratti di frecce rimaste nella muscolatura dei defunti e quindi sepolte con essi.51 4_Conclusioni Le punte di freccia sono uno dei prodotti più tipici dell’artigianato in materia dura animale delle terramare. L’esame delle nove punte di freccia rinvenute a Pilastri mostra come siano presenti diversi tipi, ai quali possiamo attribuire A proposito di relazioni funzionali tra punte di freccia e armature protettive, un’interessante sperimentazione è stata condotta sulle popolazioni preistoriche della costa ovest degli Stati Uniti (Brizzi 2005). Sono state realizzate le riproduzioni di un arco e di diverse frecce, usate per verificare e misurare la capacità dei differenti tipi di punte di penetrare armature protettive di varia natura. È interessante osservare le prestazioni delle diverse materie prime: l’osso, in particolare, mostra una capacità di penetrazione maggiore della selce, soprattutto nel legno di un certo spessore. 50 Il ritrovamento di punte in bronzo potrebbe essere sottostimato a causa della rifusione. È anche possibile che si preferisse l’uso di osso e palco per risparmiare una materia prima più preziosa che, per la natura stessa del suo uso, rischiava di esser persa ad ogni lancio. 51 Canci et al. 2015b, pp. 762-763. 49 292 Le punte di freccia in materia dura animale funzioni parzialmente diverse. Il tipo più frequente, a testa piramidale con distinzione netta col peduncolo (tipo B1, 5 esemplari), che risulta essere la forma predominante in area padana per tutto il BM, poteva forse essere usato sia per la caccia sia in battaglia. I tipi ad alette maggiormente attestati nelle terramare, ossia le punte a tre e quattro alette (tipi F e G), che sembrano essere forme tipiche del BM pieno e finale, per le loro caratteristiche morfologiche, che rendevano difficile l’estrazione della freccia Figura 22.7. Punta di freccia a quattro alette, tipo G, fratturata all’attacco del peduncolo (foto S.B.). dal bersaglio, avevano forse la funzione specifica di armi da guerra. Forme meno tipiche e molto eterogenee sono invece quelle a due alette; a Pilastri ne sono stati trovati ben due esemplari, la cui datazione generale sembra andare dal BM2 all’inizio del BR, anche se sono attestate diverse morfologie che forse devono essere differenziate dal punto di vista cronologico. Rimane in dubbio se la loro funzione sia da assimilare a quella delle altre forme ad alette o se si tratti di produzioni per scopi particolari.52 Figura 22.8. Punta di freccia a testa piramidale, tipo B1. Le fratture di punta e peduncolo sono probabilmente causate da impatto (foto i. B.). La scrivente è stata incaricata da Massimo Vidale di controllare i contesti di provenienza delle punte trovate a Pilastri, al fine di verificare l’eventualità che esse siano state scagliate e perse in un unico episodio distruttivo. Le uniche frecce che vengono da contesti stratigrafici (US) regolarmente documentati sono tre, tutte dal Saggio B: quella che sembra abbandonata in corso di lavorazione (reperto 271) viene dalla zona della fornace e non sembra pertinente al quesito; la punta a quattro alette (reperto 176) viene dall’ultima interfaccia di frequentazione di Fase 2, US (619), e quella piccola a due alette (reperto 50) dagli scarichi finali pre-abbandono, US (587). Come posizione entrambe le US si trovano tra il laboratorio e la perimetrazione ovest del villaggio, mentre dal punto di vista puramente stratigrafico si collocano tra BM3 e BR1. Purtroppo i materiali associati non sono del tutto omogenei dal punto di vista cronologico, anche se la datazione dei tipi è compatibile col BM3. Interessante è anche la freccia rinvenuta nel 2017 nel Saggio A in serra 6 (reperto 325), che non ha indicazione di US, ma dovrebbe essere comunque in relazione con l’argine perimetrale, lato est. Le frecce trovate in arativo provengono presumibilmente perlopiù dagli strati superiori. Nel complesso, i dati al momento a disposizione indicano che le punte di freccia furono disperse effettivamente in uno o più orizzonti/episodi relativamente tardi della sequenza abitativa della Terramara; tuttavia, ipotizzare che le frecce siano riferibili a un solo episodio distruttivo, al momento, sarebbe una forzatura. 52 293