Capitolo_22
Le punte di freccia in materia dura animale
Monia Barbieri*
Riassunto
Sino ad ora, dagli scavi della Terramara di Pilastri sono emerse nove punte di freccia in materia dura
animale (palco di cervo e osso): due erano state rinvenute nei saggi effettuati nel 1989 e sette nuove
punte durante le ricerche condotte tra il 2013 e il 2018. Le caratteristiche formali e tecniche delle punte proiettili, piuttosto varie, sono considerate alla luce di due diverse possibili funzioni (caccia e guerra) come dell’evoluzione cronologica generale dei tipi. Il tipo più frequente, a testa piramidale con
distinzione netta col peduncolo risulta essere la forma predominante in area padana per tutto il BM;
le punte a tre e quattro alette sono forme tipiche del BM pieno e finale, mentre quelle a due alette,
presenti a Pilastri con due esemplari, possono essere datate tipologicamente tra il BM2 all’inizio del
BR. Il numero ridotto dei reperti trovati a Pilastri non consente di attribuire la perdita dei proiettili a
uno specifico momento di vita del sito, sebbene essi compaiono in orizzonti relativamente tardi della
sequenza insediativa.
Abstract – Arrow-heads of hard animal materials
The excavations at Pilastri, so far, unearthed nine arrow-heads made of hard animal materials (bone
and deer antler) in various conditions. Two were found in the previous campaigns of 1989, and seven
between 2013 and 2018. The author presents a complete catalogue. The chronological assignment to
BM-early BR is confirmed. These arrow heads are well known in the contemporary terramare, and the
length of the point, from 2,8 to 4,1 cm, also conform to their standards. The chapter describes these
finds in terms of a relatively varied formal typology: the section of the point may be quadrangular - the
so-called pyramidal heads-, round or triangular, or they may have two, three or four lateral fins, which
made more difficult the extraction of the weapon from the wound. It is believed that these different
types might have fulfilled different hunting or combat functions, but the evidence, so far, is scanty
and does not support particular inferences. The evidence of unfinished points suggests that similar
arrow-heads were manufactured on site.
* Ricercatrice indipendente
283
Monia Barbieri
1_I materiali
Gli scavi della Terramara di Pilastri hanno restituito nove punte di freccia in materia dura animale: due erano state rinvenute
nei saggi effettuati dal Museo Archeologico
Nazionale di Ferrara nel 19891 e sette nuove
punte sono state trovate durante le ricerche
condotte tra il 2013 e il 2018.
Le punte sono realizzate in osso o palco
di cervo. Ad un’osservazione macroscopica,
sono riconoscibili le tracce delle fasi finali di
lavorazione, ossia la decorticazione per la
messa in forma della punta e del codolo e
soprattutto le striature lasciate dall’abrasione per la rifinitura della punta2 (Figura 22.1).
Per la classificazione degli esemplari in
esame si fa riferimento alla tipologia già elaborata in base all’analisi complessiva delle
analoghe punte di freccia trovate nell’area
palafitticolo-terramaricola (Figura 22.2).3 Per
quanto riguarda la terminologia usata, con il
termine “testa” si intende l’estremità distale,
che rappresenta la parte attiva della punta;
“peduncolo” indica l’estremità prossimale
che serviva per l’innesto della punta nell’asticciola; il “tallone”, infine, rappresenta la
porzione posta, quando presente, tra testa e
peduncolo.
La forma più comune tra le punte di freccia di Pilastri è quella a testa piramidale con
peduncolo nettamente distinto dalla testa,
riferibile al tipo B. È possibile suddividere il
tipo in tre sottotipi sulla base della sezione
della testa, che può essere quadrangolare (B1), circolare (B2) o triangolare (B3).4 Ne
sono stati scoperti cinque esemplari, tutti del
sottotipo B1; solo una cuspide è integra (Figura 22.3, n. 1) e presenta un peduncolo più
sviluppato rispetto alla testa. Le rimanenti
hanno il peduncolo fratturato. Un esemplare
sembra essere stato in corso di lavorazione,
forse scartato dopo la frattura del peduncolo
(Figura 22.3, n. 5). La lunghezza delle teste,
la misura statisticamente più significativa, varia da 2,8 a 4,1 cm e rientra nei valori medi
dell’ampia variabilità dimensionale del tipo.
In questo articolo viene presa in esame
anche una bacchetta in corno di cervo a
sezione quadrangolare, lavorata a punta su
un’estremità, che ha spessore e lunghezza
compatibili con una punta di freccia a testa
piramidale e potrebbe quindi rappresentare un semilavorato (Figura 22.3, n. 6). La
sequenza operativa ricostruita da Noëlle
Provenzano per la produzione delle punte
di freccia prevede l’uso di una bacchetta in
corno che viene progressivamente regola-
Figura 22.1. Le diverse tecniche di lavorazione
del corno usate nelle terramare: 1. Intaglio per
percussione lanciata. 2. Intaglio per percussione
indiretta usato per sezionare, decorticare, perforare ecc. 3. Decorticazione per percussione posata diretta. 4. Messa in forma di una punta per
mezzo dell’abrasione (da Provenzano 1996-1997,
fig. 5, rielaborazione M.B.).
Desantis 1995b.
Per una trattazione dettagliata delle tecniche di lavorazione di osso e palco si vedano i lavori di Noëlle Provenzano (in particolare Provenzano 1996-1997 e 2004).
3
Si veda in questo senso la ricerca di Barbieri 2013-2014, pp. 107-133; Barbieri & Cupitò 2018, pp. 212-214.
4
Si coglie l’occasione per correggere un errore nel testo della pubblicazione sopra citata, in cui la numerazione dei sottotipi è errata (vedi Barbieri & Cupitò 2018, p. 212).
1
2
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Le punte di freccia in materia dura animale
Figura 22.2. Tipologia delle
principali categorie di punte di freccia in materia dura
animale dall’area palafitticolo-terramaricola e frequenza
dei diversi tipi. (Da Barbieri e
Cupitò 2018).
rizzata per decorticazione; in una fase successiva, non ancora messa in opera nel nostro esemplare, viene segnato con una linea
il limite tra testa e peduncolo e quest’ultimo
viene realizzato mediante un intaglio via via
più preciso. La testa viene poi rifinita attraverso una fine abrasione.5 Più raramente
frecce di questo tipo erano realizzate a partire dalle estremità delle ramificazioni del
palco, come attestato in alcuni esemplari in
corso di lavorazione provenienti dalle Terra-
5
6
mare di Montale e Casinalbo.
Le frecce a testa piramidale sono le più
diffuse in tutto l’areale palafitticolo-terramaricolo. La cronologia è molto ampia e va dal
BA al BR iniziale, anche se il tipo è più comune
nelle fasi iniziale e centrale del BM. Prendendo in considerazione solo le punte di freccia
per le quali disponiamo di una datazione,
perché provenienti da scavi stratigrafici o da
siti abitati in un’unica fase, il sottotipo B1 è
attestato: nel BA a Barche di Solferino;6 nel
Provenzano 2004, p. 564.
Fasani 1984, p. 498, fig. 15.
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Monia Barbieri
3
2
1
5
4
6
7
9
8
10
Figura 22.3. Punte di freccia e semilavorati in materia dura animale dalla Terramara di Pilastri. Scala
2:3. (Reperti 4 e 6 da Desantis 1995b; disegni M.B.).
286
Le punte di freccia in materia dura animale
BM1 a Lavagnone,7 Fiavè,8 Camponi di Nogarole Rocca,9 Quarto del Tormine10 e a Chiaravalle della Colomba;11 nel BM2 a Castione
Marchesi,12 Santa Rosa di Poviglio,13 Motta
Balestri,14 Montale,15 Muraiola16 e Castellaro
del Vhò.17 Nel BM3 assistiamo ad un netto
calo delle attestazioni, infatti è presente un
esemplare forse da riferire al tipo (ancora in
corso di lavorazione) dalla fase 5 di Castellaro del Vhò,18 mentre un altro proviene dalla
Terramara di S. Ambrogio, la cui cronologia
è limitata al BM3 e BR.19
Da Pilastri provengono anche quattro
punte di freccia ad alette, forme meno diffuse
ma ben note in ambito terramaricolo.20 Nonostante siano rare, le punte di freccia a due
alette presentano caratteristiche non uniformi ed è perciò difficile riunirle in un unico
tipo. Si differenziano tra loro per: forma della
testa, forma delle alette, presenza o meno
di un tallone e per la forma di quest’ultimo.
La punta di freccia a due alette e sezione appiattita denominata reperto 1 (Figura 22.3,
n. 7) è avvicinabile ad un esemplare proveniente dagli scavi ottocenteschi di Montale,21
anche se quest’ultimo presenta pareti mag-
giormente convesse e alette più accostate al
tallone. Molto simile è anche la seconda punta a due alette (Figura 22.3, n. 8), di dimensioni ridotte, che non presenta però un tallone a separazione tra il peduncolo e la testa.
Non possediamo molti elementi per definire la diffusione cronologica di questo
gruppo. Punte di freccia a due alette, anche
se di forma diversa rispetto a quelle ritrovate
a Pilastri, sono datate al BM2: Castellaro del
Vhò, fase 4 III22 e Lavagnone, settore B.23 Da
rilevare la presenza di una punta di freccia a
testa triangolare con due brevi alette e tallone, di dimensione considerevole (la lunghezza conservata è di circa 6 cm, ma ha il peduncolo fratturato), dall’insediamento d’altura di
Monterenzio Vecchio (BO), datato al BR1.24
La punta di freccia a tre alette con peduncolo distinto dalla testa tramite un tallone cilindrico, trovata nei saggi del 1989,25 rientra
nel tipo F, nella varietà con pareti a profilo
concavo (Figura 22.3, n. 9). È il tipo ad alette
più standardizzato e più frequentemente diffuso in area terramaricola: a sud del Po è documentato, oltre che a Pilastri, a Montale,26
Gorzano,27 Castione Marchesi28 e Scipione;29
Cilli et al. 2013, p. 136, fig. 3.
Perini 1987, p. 60, tav. VII, fig. 71.
9
Salzani & Chelidonio 1990, p. 79, figg. 14.33-34, 14.37-39, 14.42-43.
10
Salzani 1987b, p. 117, fig. 16.6.
11
Bronzoni & Fornari 1997, p. 312, fig. 159.2.
12
Provenzano 1988, fig. 82.2.
13
Provenzano 1997, p. 342, figg. 182.4-6.
14
Serges 1997, p. 325, fig. 169.2.
15
Cardarelli 2009, p. 54, fig. 12.
16
Belemmi et al. 1997, p. 177, tav. 56.26-34.
17
Scotti 2001, p. 135, figg. 70.19-21.
18
Scotti 2001, p. 135, fig. 70.22.
19
Ricerca di Barbieri 2013-2014, p. 38.
20
Per la distribuzione delle punte ad alette si veda Barbieri & Cupitò 2018, p. 215, fig. 3.
21
Fusco & Martini 1985-1986, p. 43, tav. 4.
22
Scotti 2001, p. 135, fig. 70.23.
23
Cilli et al. 2013, p. 136, fig. 3.
24
Ricerca di Maini 2012, p. 239, fig.140.
25
Desantis 1995b, p. 85, tav. XIII, 9.
26
Cardarelli 2009, p. 56, fig. 8; p. 60, fig. 7.
27
Provenzano 1996-1997, p. 61, fig. 2.13.
28
Provenzano 1988, figg. 82.14-16.
29
Mutti 1994, p. 81, fig. 52.11.
7
8
287
Monia Barbieri
a nord del Po a Finilone Valle,30 Olmo di Nogara,31 Bellanda,32 Buscoldo di Curtatone33 e
Castellaro del Vhò.34 La cronologia, in base
ai dati disponibili, sembra circoscritta alle
fasi centrale e finale del BM: lo troviamo infatti nelle fasi III e VI di Montale, datate tra il
BM3A e il passaggio al BM3B,35 e a Buscoldo
di Curtatone Fondo Castiglione, che ha restituito materiali datati al BM2-BM3.36 Il dato
sembra poter essere confermato dalla posizione stratigrafica dell’esemplare di Pilastri,
recuperato nell’orizzonte arativo, quindi ragionevolmente proveniente da livelli posteriori al BM2.37
N° reperto
Tipo
Anno
Il sito ha restituito anche una punta a quattro alette, riferibile al tipo G (Figura 22.3, n.
10). Il tipo è attestato in area terramaricola
solo a Montale,38 Gorzano39 e Castellaro del
Vhò.40 Scarse sono le indicazioni cronologiche precise: la punta proveniente dalla fase
5 di Castellaro del Vhò si data al BM3.41 Ben
cinque esemplari affini sono però attestati in
Romagna, nel sito di Solarolo - via Ordiere, e
datati al BM2.42 Anche in questo caso la datazione del tipo alle fasi centrale e finale del
BM sembra confermata dal ritrovamento di
Pilastri (Tabella 22.1).
US/Saggio
1
A due alette
(Inv. 75390)
2013
Superficie, serra 9
50
A due alette
2014
Saggio B, US (587)
71
B1
2014
Saggio B, arativo
170
B1
2016
Superficie, serra 3
176
G
2016
271
B1?
325
Fase
Datazione
1
BM3-BR1
Saggio B, US (619)
2
BM2-3
2016
Saggio B, US (709)
2
BM2-3
B1
2017
Saggio A, serra 6
Inv. 62262
B1
1989
Sezione 1, tetto stratificazione
Inv. 62259
F
1989
Sezione 1, arativo
Tabella 22.1. Punte di freccia e relativi dati di scavo.
Salzani 1996b, p. 265, figg. 17.18, 17.23.
Canci & Salzani 2010, p. 11.
32
Lincetto 1997, p. 24, tav. 5, fig. 83.
33
Anghinelli & Anghinelli 2001, p. 87, fig. 29.12.
34
Mangani 1997, p. 275, figg. 151.9-12.
35
Cardarelli 2009.
36
Anghinelli & Anghinelli 2001.
37
Desantis 1995b, pp. 84-85.
38
Fusco & Martini 1985-1986, p. 43, tav. 4; Provenzano 1997, fig. 298.10.
39
Provenzano 1996-1997, p. 61, fig. 2.12.
40
Mangani 1997, p. 275, fig. 151.13; Scotti 2001, p. 135, fig. 70.24.
41
Scotti 2001.
42
Ricerca di Leonelli 2015-2016.
30
31
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Le punte di freccia in materia dura animale
2_Catalogo
Reperto n. 1
Inv. 75390, BOPI_13, superficie, serra 9
Punta di freccia a due alette (Figure 22.3, n.
7 e 22.6A).
Con testa triangolare a sezione ellittica appiattita, tallone a sezione rettangolare e breve peduncolo a sezione circolare. Una delle
alette è frammentata, forse a seguito della
sua estrazione da un bersaglio. Superfici levigate con scarse tracce di decorticazione; sulla testa sono evidenti striature longitudinali
dovute o alle fasi di abrasione per regolarizzare la forma o forse tracce lasciate dall’uso.
Lunghezza tot: 5,6 cm; lunghezza testa: 4,1
cm; larghezza testa: 1,25x0,5 cm; larghezza
tallone: 0,55 cm; larghezza peduncolo: 0,3
cm. Peso: 3 g.
Reperto n. 50
BOPI_14, Saggio B, US (587)
Punta di freccia a due alette (Figure 22.3, n.
8 e 22.6B).
Con testa triangolare a sezione ellittica appiattita, peduncolo a sezione circolare, senza
discontinuità tra la testa e il peduncolo. Le
alette sembrano solo sbozzate in modo grossolano, mentre l’estremità della testa è ben
levigata. Separata in due parti da una frattura post-deposizionale alla base della testa.
Lunghezza: 5 cm; larghezza testa: 1 cm;
spessore testa: 0,35 cm; larghezza peduncolo: 0,4 cm.
Reperto n. 71
BOPI_14, Saggio B, arativo moderno
Punta di freccia a testa piramidale (Figura
22.3, n. 3).
Con testa a sezione quadrangolare, stacco
netto col peduncolo a sezione circolare frammentato appena sotto la testa. Estremità della testa fratturata, forse per impatto. Superfici completamente levigate.
Palco di cervo; lunghezza testa: 3,9 cm; larghezza: 0,75 cm; larghezza peduncolo: 0,4
cm.
Reperto n. 170
BOPI_16, superficie, serra 3
Punta di freccia a testa piramidale (Figure
22.3, n. 2 e 22.8).
Con testa a sezione quadrangolare, peduncolo a sezione circolare fratturato circa 4 mm
sotto la base della testa. Estremità della testa
fratturata in antico, forse per impatto.
Palco di cervo; lunghezza: 3,6 cm; lunghezza
testa: 3,2 cm (fratturata); larghezza testa: 0,8
cm; larghezza peduncolo: 0,3 cm.
Reperto n. 176
BOPI_16, Saggio B, US (619), Q. 108 N 98 E
Punta di freccia a quattro alette (Figure 22.3,
n. 10 e 22.7).
Con testa piramidale a sezione quadrata desinente a quattro alette, molto accostate al
tallone conico a sezione sub-circolare. Il peduncolo è frammentato alla base del tallone
e non più riconoscibile. Frammentata anche
l’estremità dell’aletta più fragile, parzialmente ricavata nel tessuto spugnoso del palco.
Palco di cervo; Lunghezza testa e tallone: 5,4
cm; larghezza testa: 0,55 cm; larghezza tallone: 0,7 cm; peso: circa 2 g.
Reperto n. 271
BOPI_16, Saggio B, US (709), Q. 104 N 102 E
Punta di freccia a testa piramidale in corso di
lavorazione (Figura 22.3, n. 5).
Scheggia di forma trapezoidale, con tracce
della lama usata per l’intaglio, forse abbandonata a causa della rottura del peduncolo
durante la lavorazione.
Palco di cervo; lunghezza: 2,65 cm; larghezza: 0,8 cm.
Reperto n. 325
BOPI_17, Saggio A, serra 6, Q. 108 N 136 E
Punta di freccia a testa piramidale (Figura
22.3, n. 1).
Con testa a sezione rettangolare e profilo
convesso, lungo peduncolo a sezione circolare. Presenta tracce lasciate dalla lama usata
per decorticare e dare forma alla punta e al
peduncolo.
Palco di cervo; lunghezza tot: 5,9 cm; lunghezza testa: 2,8 cm; larghezza testa: 0,8x
0,65 cm; larghezza peduncolo: 0,3 cm; peso:
2 g.
289
Monia Barbieri
Inv. 62262
Scavo 1989, Sezione 1, tetto della stratificazione
Punta di freccia a testa piramidale (Figura
22.3, n. 4).
Con testa a sezione quadrangolare, fratturata all’attacco del peduncolo.
Osso; lunghezza testa: 4,2 cm; larghezza testa: 0,9x0,6 cm.
Inv. 62259
Scavo 1989, Sezione 1, arativo
Punta di freccia a tre alette (Figura 22.3, n. 9).
Con testa a sezione triangolare, tallone a sezione ellittica, peduncolo fratturato appena
sotto al tallone. Un’aletta parzialmente realizzata sul tessuto spugnoso è frammentata
all’estremità.
Osso; lunghezza: 5,2 cm; lunghezza testa: 5
cm; larghezza: 1 cm; larghezza tallone: 0,7
cm.
3_Aspetti funzionali
Le differenze morfologiche delle punte di
freccia presenti nel record archeologico della Terramara di Pilastri sono probabilmente
da mettere in relazione a fattori funzionali.
Forma e dimensione sono infatti influenzate
dalle caratteristiche del presunto bersaglio
e, per questo motivo, nonostante la presumibile importanza di altri fattori non sempre
verificabili, si può tentare di individuare la
funzione delle varie punte sulla base delle
caratteristiche di forma e dimensione.43
Sul piano morfologico, la differenza più
evidente e significativa risulta quella tra testa liscia, che non ostacola l’estrazione della freccia dal bersaglio, e testa desinente ad
alette, che ha l’evidente obiettivo di renderne
difficoltosa l’estrazione, con il duplice effetto
da un lato di impedire il riutilizzo immediato
della freccia, dall’altro di prolungare l’azione di danneggiamento degli organi interni
conseguente al movimento. Questo aspetto
sembrerebbe quindi il principale elemento
di diversificazione tra punte prodotte per la
caccia e punte da guerra.
In generale, anche dal punto di vista dimensionale, le frecce a testa piramidale
mostrano una variabilità molto ampia, che
potrebbe essere messa in relazione con prede di diversa grandezza, mentre i tipi a tre e
quattro alette sono molto più standardizzati
e farebbero pensare a bersagli di dimensione più omogenea, quindi ad un uso specifico
come arma anti-uomo.
Questa distinzione non deve però essere considerata in maniera troppo rigida,
come testimonia l’evidenza della necropoli di Olmo di Nogara,44 dove due inumati di
sesso maschile presentano lesioni di origine
traumatica, riconducibili molto probabilmente all’impatto di frecce a testa conica, quindi
verosimilmente del tipo B2 (Figura 22.5A).
Possiamo quindi affermare che le punte a
testa piramidale del tipo B, che sono diffuse ampiamente e per lungo tempo in tutto
l’areale palafitticolo-terramaricolo, possono
aver avuto la funzione sia di armi da caccia –
anche se, come è noto, la caccia aveva ormai
una scarsa rilevanza nell’economia delle terramare45 – sia di armi da guerra. È probabile
invece che la presenza di alette e l’elevata
standardizzazione dimensionale – e in parte anche formale – delle punte dei tipi F e
G sia un elemento da mettere in relazione
con la funzione specifica di armi anti-uomo,
realizzate in un periodo in cui non solo vediamo emergere nella società terramaricola
un ceto dominante a connotazione guerriera, ma anche un progressivo incremento
della conflittualità tra gruppi, ben attestato
Per una trattazione del tema in relazione alle punte in osso e palco si veda la ricerca di Barbieri 2013-2014,
pp. 57-166. Più in generale, Brizzi 2006.
44
Per la discussione dei casi della necropoli di Olmo di Nogara si vedano Canci et al. 2015a, 2015b.
45
Vedi Capitolo 23.
46
Come già sottolineato in Barbieri & Cupitò 2018.
43
290
Le punte di freccia in materia dura animale
Figura 22.5. Lesioni di origine traumatica riconducibili all’impatto di frecce su due inumati della necropoli di Olmo di Nogara. A. T. 463: ala iliaca del coxale destro in cui sono visibili i fori d’entrata
delle frecce, di sezione subcircolare. B. T. 177: cranio con freccia inclusa nel seno sfenoidale all’altezza
dell’orbita sinistra (da Canci et al. 2015b).
dai sistemi di fortificazione dei villaggi.46 Lo
confermerebbe la punta di freccia a tre alette rinvenuta nel cranio dell’inumato di sesso
maschile della tomba 177 di Olmo di Nogara, penetrata attraverso l’occhio sinistro e
conficcatasi nella parete del seno sfenoidale47 (Figura 22.5B).
Rimane più dubbia la funzione delle punte
a due alette, che come già detto sono rare (si
contano meno di 15 esemplari editi in tutto
l’areale palafitticolo-terramaricolo) e molto
poco standardizzate. Non si può escludere
che si tratti di esperimenti isolati o che esse
siano state realizzate per usi specifici. In particolare, il reperto 50 presenta dimensioni
molto piccole, brevi alette arrotondate e assenza di un tallone tra la testa e il peduncolo
(Figure 22.3, n. 8 e 22.6B): com’è noto, il tallone ha lo scopo di non far affossare la testa
nell’asta al momento dell’impatto. Potremmo forse ipotizzare, in questo caso, l’uso per
la caccia a fauna di piccole dimensioni o a
uccelli.
Per affrontare in modo organico il problema della funzione non si può ignorare la
47
48
presenza, in ambito terramaricolo, di punte
di freccia in selce e in bronzo contemporaneamente in uso.
Il generale declino dell’uso della litica
scheggiata nel corso del BM48 coinvolge in
qualche modo anche la produzione delle cuspidi in selce, che in area terramaricola sono
scarsamente attestate e presenti soprattutto nelle fasi più antiche (probabilmente importate dai luoghi di produzione vicini alle
materie prime), mentre in area padana domina l’artigianato in osso e palco su produzione locale. Considerando la progressiva
perdita di importanza della caccia nell’economia dell’età del Bronzo e il contemporaneo aumento della produzione di punte di
freccia in osso e palco a sfavore di quelle in
selce, si potrebbe ipotizzare che il cambiamento di materia prima sia legato anche ad
un diverso uso di arco e frecce: non più strumenti prevalentemente per la caccia ma per
il combattimento tra uomini. Questo perché
il proiettile in osso risulta più resistente rispetto a quello in selce, soprattutto pensando a bersagli robusti quali corazze o scudi
Canci et al. 2015b, pp. 761-762.
Vedi Capitolo 20; per il tema dell’uso della selce nelle terramare si veda Peresani 1997.
291
Monia Barbieri
Figura 22.6. Punte di
freccia a due alette
(foto M.B.).
protettivi in cuoio, legno o altra materia vegetale.49 Nel pieno BM compaiono inoltre le
prime punte in metallo, nella forma triangolare appiattita con peduncolo e alette, non
rinvenute a Pilastri.
Nelle terramare le punte in osso e palco
rimangono comunque le più numerose,50 almeno fino al BR iniziale, quando assistiamo
ad una diminuzione generale dei prodotti
in materia dura animale e quando probabilmente esse vengono soppiantate dalla produzione di punte di freccia in bronzo, nella
forma più evoluta con innesto a cannone,
forse ormai sufficientemente robuste e meno
costose da poter sostituire completamente
gli esemplari in osso e palco. Per le punte in
bronzo, perlopiù dotate di due alette, a volte
con l’aggiunta di uno sperone supplementare, l’ipotesi più probabile è che si trattasse
di punte usate in combattimento. A conferma di questa ipotesi, anche in questo caso
ci viene in aiuto il ritrovamento ad Olmo di
Nogara di due inumazioni maschili, entrambe con una singola punta in bronzo in posizione particolare, tanto da far pensare che si
tratti di frecce rimaste nella muscolatura dei
defunti e quindi sepolte con essi.51
4_Conclusioni
Le punte di freccia sono uno dei prodotti più tipici dell’artigianato in materia
dura animale delle terramare. L’esame
delle nove punte di freccia rinvenute a
Pilastri mostra come siano presenti diversi tipi, ai quali possiamo attribuire
A proposito di relazioni funzionali tra punte di freccia e armature protettive, un’interessante sperimentazione è stata condotta sulle popolazioni preistoriche della costa ovest degli Stati Uniti (Brizzi 2005). Sono state
realizzate le riproduzioni di un arco e di diverse frecce, usate per verificare e misurare la capacità dei differenti
tipi di punte di penetrare armature protettive di varia natura. È interessante osservare le prestazioni delle diverse materie prime: l’osso, in particolare, mostra una capacità di penetrazione maggiore della selce, soprattutto
nel legno di un certo spessore.
50
Il ritrovamento di punte in bronzo potrebbe essere sottostimato a causa della rifusione. È anche possibile che si preferisse l’uso di osso e palco per risparmiare una materia prima più preziosa che, per la natura
stessa del suo uso, rischiava di esser persa ad ogni lancio.
51
Canci et al. 2015b, pp. 762-763.
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Le punte di freccia in materia dura animale
funzioni parzialmente diverse. Il tipo più
frequente, a testa piramidale con distinzione netta col peduncolo (tipo B1, 5
esemplari), che risulta essere la forma
predominante in area padana per tutto
il BM, poteva forse essere usato sia per
la caccia sia in battaglia. I tipi ad alette
maggiormente attestati nelle terramare, ossia le punte a tre e quattro alette
(tipi F e G), che sembrano essere forme
tipiche del BM pieno e finale, per le loro
caratteristiche morfologiche, che rendevano difficile l’estrazione della freccia
Figura 22.7. Punta di freccia a quattro
alette, tipo G, fratturata all’attacco
del peduncolo (foto S.B.).
dal bersaglio, avevano forse la funzione specifica di armi da guerra. Forme
meno tipiche e molto eterogenee sono
invece quelle a due alette; a Pilastri ne
sono stati trovati ben due esemplari, la
cui datazione generale sembra andare
dal BM2 all’inizio del BR, anche se sono
attestate diverse morfologie che forse
devono essere differenziate dal punto di
vista cronologico. Rimane in dubbio se
la loro funzione sia da assimilare a quella delle altre forme ad alette o se si tratti di produzioni per scopi particolari.52
Figura 22.8. Punta di freccia a testa
piramidale, tipo B1. Le fratture di
punta e peduncolo sono probabilmente causate da impatto (foto i. B.).
La scrivente è stata incaricata da Massimo Vidale di controllare i contesti di provenienza delle punte trovate
a Pilastri, al fine di verificare l’eventualità che esse siano state scagliate e perse in un unico episodio distruttivo.
Le uniche frecce che vengono da contesti stratigrafici (US) regolarmente documentati sono tre, tutte dal Saggio
B: quella che sembra abbandonata in corso di lavorazione (reperto 271) viene dalla zona della fornace e non
sembra pertinente al quesito; la punta a quattro alette (reperto 176) viene dall’ultima interfaccia di frequentazione di Fase 2, US (619), e quella piccola a due alette (reperto 50) dagli scarichi finali pre-abbandono, US (587).
Come posizione entrambe le US si trovano tra il laboratorio e la perimetrazione ovest del villaggio, mentre dal
punto di vista puramente stratigrafico si collocano tra BM3 e BR1. Purtroppo i materiali associati non sono del
tutto omogenei dal punto di vista cronologico, anche se la datazione dei tipi è compatibile col BM3. Interessante
è anche la freccia rinvenuta nel 2017 nel Saggio A in serra 6 (reperto 325), che non ha indicazione di US, ma dovrebbe essere comunque in relazione con l’argine perimetrale, lato est. Le frecce trovate in arativo provengono
presumibilmente perlopiù dagli strati superiori. Nel complesso, i dati al momento a disposizione indicano che le
punte di freccia furono disperse effettivamente in uno o più orizzonti/episodi relativamente tardi della sequenza
abitativa della Terramara; tuttavia, ipotizzare che le frecce siano riferibili a un solo episodio distruttivo, al momento, sarebbe una forzatura.
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