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2020, Calabria Sconosciuta, 165-168, gennaio-dicembre
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Il paesaggio e il cibo nella Calabria meridionale antica, alcuni esempi tra fonti archeologiche e documentali
Il paesaggio rappresenta il nostro corpo terrestra, lo spazio di relazioni materiali e immateriali attraverso cui ci costituiamo per quello che siamo e che ancora non siamo. Per questo abbiamo bisogno di un nuovo diritto: Habeas corpus-tellurem!
Devo stare attento a non trasformare in fantasmi alcuni paesaggi che sono ancora vitali» Luigi Malerba La repubblica -10 Agosto 2001
Il senso del paesaggio, 2000
Relazione introduttiva al Convegno "Il Senso del Paesaggio" Torino, ottobre 2000. Pubblicato da IRES Torino. Al centro del convegno si pongono temi come la complessità dei rapporti soggettivo/oggettivo nella fruizione, la polisemia necessaria per orientarsi nel deposito di segni naturali e culturali, e il conseguente indirizzo ad un attività progettante non possessiva ma comprensiva. Complessità e intercultura Da una parte la complessità del tema ci spinge a far diventare metodo, tecnica per la decisione strategica un modello di ricerca non solo interdisciplinare ma anche interculturale: tali sono le distanze e il reciproco rispetto che i diversi sistemi di conoscenza afferenti impongono, provenendo da modelli epistemologici consolidati e indipendenti tra loro. Dall’altra parte comunque la questione del paesaggio è questione in primo luogo culturale in quanto studiare, valorizzare, trasformare il paesaggio vuol dire esaminare e agire sia sugli aspetti costitutivi dei che sugli aspetti, dello sguardo che sui luoghi si appunta. L’attuale valutazione degli aspetti culturali del paesaggio si sta spostando dalle sue rappresentazioni modellizzate, alle procedure quotidiane, diffuse, con cui si presta attenzione al territorio in cui si abita, o che si percorre. Nel comportamento di ciascuno di noi, al di là degli aspetti funzionali, il paesaggio è campo di esplorazione di due opposti desideri, l’identità e l’alterità. Nel guardare un paesaggio si intrecciano chiavi interpretative che rispondono a cifre diverse dell'abitare: 1, la conferma dell'identità attraverso segni conosciuti; 2, la ricerca di nuovi trofei di segni in territori di alterità sino ad ora inesplorati 3, il superamento del limite tra identità e alterità, l'ansia del sub-limen, della perdita dei poteri abitativi classici per una ricomposizione in seno ad una natura presegnica. Nelle nostre interpretazioni “scientifiche” del paesaggio non possiamo dimenticare questa compresenza, privilegiando solo uno dei termini della questione. Semiosi e olismo Per l’abitante contemporaneo, la cui identità non è più appoggiata ad un riconoscimento implicito del proprio territorio, il paesaggio diventa necessariamente un testo da interpretare, un sistema segnico che richiede una competenza. Perciò la forza del paradigma semiotico per spiegare molti dei rapporti tra l’abitante e il paesaggio. Ma per capire la complessità delle compresenze di identità e alterità l’analisi semiotica deve collaborare con il sentimento olistico, di sintesi tra aspetti strutturabili secondo relazioni semiotiche e aspetti solo percepiti senza spiegazione, traccia per l’ascolto delle pulsioni profonde, anch’esse segni ma archetipici, non strutturati in un linguaggio. Questa compresenza non interessa solo una riflessione teorica, ma ha importanza per il pianificatore, per la pratica progettuale: lo dimostrano termini come “contemplazione” inseriti tra gli “usi propri” delle zone di maggiore interesse paesistico, o tutto il dibattito sulle possibilità di fruizione della wilderness. Chiave di accesso ai “sensi profondi” sembra essere una capacità di ascolto dell’eventuale, dell’inaspettato: il paesaggio è uno dei luoghi di attenzione in cui è possibile, se c’è una disponibilità interna ad essere presi da un chiarore imprevisto del senso delle cose, un momento di disvelamento. Progetto per il paesaggio Non si può regolare il paesaggio oltre le regole che già ha, come il linguaggio; quindi semmai un tema progettuale è di riconoscerne le regole: il catalogo stesso delle relazioni tra specifici aspetti settoriali e il paesaggio (cioè le loro relazioni oggettuali come testo, la loro assunzione come pertinenti nella fruizione, la loro sistematicità nell’immagine dei luoghi memorizzata) è un atto di progetto, una esplorazione nei giacimenti di segni e di sensi che possono diventare risorse, basi per lo sviluppo della qualità della vita. Tecnicamente potremo evidenziare un ruolo più o meno determinante delle relazioni permanenti e della loro evoluzione tra segni della natura, dell’insediamento tradizionale, del sistema urbanizzato; i casi tipici di struttura profonda dell’identità assegnati a questa o quella categoria di segni o ancora le suggestioni di alterità latenti in sistemi di segni ‘forti’. E con riferimento a questi quadri tipizzati di paesaggio potremo indirizzare e confrontare progetti finalizzati nello stesso modo: a valorizzare le risorse tipiche, sapendo che sono le più vitali, che hanno le maggiori potenzialità di sviluppo; a mantenere vive quelle più rare, caso per caso; a scegliere, tra alternative di trasformazione poco controllabili, quelle meno incisive sulle parti strutturali. Ogni intervento è comunque sempre una trasformazione di un testo preesistente, e d’altra parte il progetto attiva queste trasformazioni del paesaggio con tempi e modi che non vengono assolutamente considerati dal progettista. La coscienza del ruolo che ogni azione progettata ha nel fluire delle trasformazioni del paesaggio pretende invece una valutazione delle dinamiche culturali con cui verrà assunto l’evento trasformativo: è una valutazione tentativa che costituisce l’impegno progettuale più difficile per il suo portato etico prima ancora che tecnico. Il paesaggio è risorsa strategica anche per l’economia e la qualità della vita degli abitanti se coinvolge l’attenzione di una comunità vasta; perciò deve riuscire ad ampliare il suo livello di comunicabilità: il paesaggio attrae se i suoi segni vengono diffusamente condivisi, se la chiarezza della loro espressione non è diminuita da elementi di rumore o da messaggi contraddittori. Riappropriarsi delle regioni urbane è probabilmente uno degli obiettivi strategici della pianificazione dei prossimi anni, e il paesaggio, riconosciuto in queste nuove rappresentazioni, può costituire un attrattore culturale forte sull’intero tema. Il progetto di sviluppo urbano che assume il paesaggio come risorsa (e quindi supera il criterio di pura tutela che rinchiude il paesaggio nei recinti dei parchi e dei monumenti) può costituire un tema di grande interesse per la pianificazione urbanistica, soprattutto in questi anni in cui emerge la priorità della riqualificazione, del recupero di aree di frangia, della trasformazione del già compromesso. Infine il grado più elementare e più radicale del progetto: la pura resistenza alla morte del paesaggio, alla perdita del "comune senso del territorio sensibile", alla sempre più scarsa incidenza, nel modello comportamentale generale, degli aspetti topologici legati alla forma fisica dell'ambiente: è una battaglia culturale che si può vincere a partire dalla difesa del paesaggio fisico ma soprattutto della nostra cultura, del nostro senso dell’abitare. Per saperne di più visita: https://landscapefor.eu/
2012
La storia del paesaggio agrario accomuna diverse prospettive di studio. In questo mosaico la disciplina storica ha caratteristiche particolari, legate all'oggetto proprio della storia (oggetto formale) e dunque ai metodi di indagine. Attraverso esempi storiografici viene illustrata la prospettiva di indagine con cui la ricostruzione storica affronta il tema del paesaggio agrario. Sono infine illustrati alcuni riflessi sulla situazione attuale: conoscere e comprendere la realtà del paesaggio agrario e il suo legame con l'agricoltura ieri come oggi, consente di affrontare in modo più adeguato temi dibattuti, come la problematica estensione del concetto di tutela paesaggistica anche ai paesaggi agrari.
Questo volume documenta le linee di indirizzo, lo scenario strategico e le azioni progettuali, finalizzati alla proposta di istitu-zione del Paesaggio Protetto della Costa Viola nell'ambito del programma di cooperazione internazionale "LANDSARE Ar-chitetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale". L'iniziativa è promossa dal GAL BATIR "Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino" con la collaborazione scientifica del Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) RECYCLE ITALY. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio". Il Paesaggio della Costa Viola è un contesto di assoluto interesse per storia, leggende, tradizioni e qualità peculiari, ma anche per le straordinarie risorse latenti. Un paesaggio a rischio di sparizione a causa di degrado, abbandono, incuria. É necessario pensare, oggi, ad un nuovo ciclo di vita per il paesaggio della Costa Viola; nuove comunità stanziali (residenti) e provvisorie (viaggiatori, turisti, esploratori) che tornano ad "abitare il paesaggio", a proteggerlo, a prendersene cura, per svolgere attività che consentono di riscoprire un rapporto sano con la natura: camminare, osservare, coltivare, pescare, costruire, studiare, conoscere, raccontare. REGIONE CALABRIA Assessorato Agricoltura Foreste e Forestazione dArTe Dipartimento di Architettura e Territorio Vincenzo Gioffrè Architetto, PhD in Architettura del Paesaggio, Ricercatore e Docente, ha conseguito nel 2014 l'Abilitazione Scientifica Nazionale per Professore Associato in Architettura del Paesaggio. Dal 2013 Responsabile Scientifico dell'Unità di Ricerca della Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria per il Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) "RE-CYCLE Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio". È autore di oltre settanta pubbli-cazioni scientifiche inerenti il progetto di paesaggio, di cui quattro mono-grafie, diversi articoli in riviste specializzate di settore e numerosi saggi in volumi e manuali. La sua attività di ricerca teorica e applicata è incentrata principalmente su tre linee: il progetto di tutela, gestione, innovazione del paesaggio in relazione al ruolo attivo e partecipe della comunità di abitan-ti; la sperimentazione progettuale applicata alle infrastrutture antropiche e/o naturali come sistemi di qualificazione del paesaggio; l'innovazione nel progetto contemporaneo dello spazio pubblico e del giardino in relazione a nuovi comportamenti e programmi. Svolge attività didattica principal-mente presso la Mediterranea di Reggio Calabria e in qualità di visiting professor in diversi atenei nazionali e esteri. Per l'attività progettuale svolta è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali e interna-zionali
Nelle scie del Sacro Macello, 2021
La costruzione dell'identità paesaggistica valtellinese in seguito all'azione controriformistica della Chiesa cattolica
Giacomo Boni è stato un pioniere nel campo del restauro archeologico e paesaggistico. La sua teoria della flora delle ruine è uno strumento ancora valido per raccontare la storia di un luogo che non è più facilmente leggibile con cui è possibile integrare architettura e vegetazione nel pae-saggio storico-urbano. Questo lavoro è partito dall'analisi dei documenti dell'Archivio Centrale di Stato sulla vicenda della "Flora dei Monumenti", per concludersi con lo studio del primo progetto di ricostruzione architettonica attraverso l'elemento vegetale, il labirinto ottagono degli Orti Farnesiani, culmine della sua attività. Questa sperimentazione, che fa alla fine della sua vita, influenzerà i suoi contemporanei e successori.
Paesaggi futuri, 2018
Citazione: Ruggiu I. (2018). Il Paesaggio nella Costituzione in Paesaggi futuri. Progettare il territorio del VCO, Verbania: Museo del Paesaggio, pag. 57-69 di Ilenia Ruggiu "Prima la gente non ci ha fatto caso, perché la preoccupazione principale era quella del cibo, del vestiario e di un tetto per tutti, e la tecnologia ce li ha forniti.
2017
Since the second half of the XX Century, the attention to the food intended as a component of daily rituals increased within art practices, especially within performance art and the making of complex art installations. Food appears to be a central element for the design of spaces and objects, a practice that constantly dialogues with the cultural context, for which it advances also solutions and interpretations in virtue of its spatial and visual metaphors of the relationship between humans and food. This paper presents significant examples starting from the Modern era â in which, with the advent of the merchandise, the sense of loss within a new universe of objects, images and sounds emerges â and arriving at the crisis of this perspective in which a comparison with artistic practices becomes promising.Â
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“Dalle steppe al Mediterraneo: popoli, culture, integrazione” (Atti dei Convegni 2015-2016 Cimitile-Santa Maria Capua Vetere), 2017
مجله پژوهش های باستان شناسی ایران, 2024
Beiträge zum Tag der Niederösterreichischen Landesarchäologie, 2024
Nis and Byzantium 20 (2021) , 2022
IDEALIS : InDonEsiA journaL Information System, 2021
Automation in Construction, 2020
مجلة سر من رأى للدراسات الإنسانية, 2024
DEPARCH Journal of Design Planning and Aesthetics Research, 2023
International Journal of Humanities and Social Science Research, 2015
Babcock University Medical Journal (BUMJ), 2021
The Romanian Journal for Baltic and Nordic Studies, 2009
Arquivos Brasileiros de Oftalmologia, 2009
Universitas Psychologica, 2011
Topics in Early Childhood Special Education, 2014