Settembre - Ottobre 2007
Internazionale
Crescono ruolo e dimensioni
dell'Organizzazione
per la Cooperazione
di Shangai
Russia e Cina,
la grande sfida
all'imperialismo
del 21° secolo
di Fra. Ma.
I M P E R N I AT O
S U L L ' A S S E R U S S O - C I N E S E , S I S TA F O R M A N D O
UN NUOVO POLO DI COOPERAZIONE ECONOMICA, POLITICA
E MILITARE CHE RAPPRESENTA IL PRINCIPALE FATTORE MONDIALE
DI CONTRAPPE SO AL POLO IMPE RIALI STA EUR O - ATLANTICO
giornali nostrani non hanno dato
grande risalto alla notizia, eppure
la “Missione di Pace 2007” tenutasi
dal 9 al 17 Agosto ha fatto molto
parlare di sé in campo internazionale, rovinando non poco il sonno
all’establishment politico e militare
Usa e Nato.
Iniziate nella provincia occidentale
cinese dello Xinjiang e continuate
a Chelyabinsk, regione russa degli
Urali, le esercitazioni militari tenute dall’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (Shanghai Coo peration Organization – SCO) si sono
concluse con il summit annuale che
coinvolge i Paesi membri dello SCO
e che quest’anno si è svolto in
Kirghizistan, il 16 Agosto. Le uniche
notizie apparse sulla stampa italiana
sono state quelle relative alle dichiarazioni del presidente russo
Putin che, proprio durante i lavori
della Missione di Pace 2007, ha dichiarato di voler riprendere i voli di
pattugliamento a largo raggio sorvolando giorno e notte le acque degli oceani Pacifico ed Atlantico,
come ai tempi della guerra fredda.
In realtà questa, nonostante sia stata
riportata con note di preoccupa-
34
zione ed ostilità dalla stampa italiana, non è la vera notizia ma si inserisce piuttosto in una semplice ripresa dell’attività di pattugliamento
dell’aviazione russa (interrotta nel
1992 subito dopo il crollo dell’
Urss), compito, questo, assolto in
questi anni univocamente dagli
Usa. La vera notizia, invece, sta proprio nelle esercitazioni militari che,
nell’ambito di Missione di Pace
2007 hanno visto l’impiego di ingenti truppe militari1 e, per la prima volta, la presenza di tutti i paesi
aderenti allo SCO.
CHE
COS ’È LA
SCO
L’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai nasce originariamente nel 1996 come G ruppo di
Shangai (o Shangai Five, Gruppo dei
Cinque) per iniziativa dei capi di
stato di Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan che firmarono il Trattato per il rafforzamento
dell’ appoggio militare nelle regioni di
confine. Dal 1997 al 2000 si sono tenute regolarmente riunioni del
Gruppo dei Cinque a rotazione nel-
le capitali dei paesi aderenti al trattato2. Ma è nel 2001, quando la Cina
e precisamente Shangai, tornò ad
ospitare il summit annuale, che i
cinque stati membri presero la decisione di includere anche l’Uzbekistan, dando così vita al Gruppo dei
Sei che, riunitosi il 15 giugno, diede
vita alla Dichiarazione della Shangai
Cooperation Organization con la
quale, oltre a trasformare il nome in
quello attuale 3 , veniva esplicitamente espressa la volontà di poter
trasformare i meccanismi e gli accordi che legavano i sei stati membri, in una forma di cooperazione
ben più ampia ed articolata di
quanto non fosse stato fino ad allora. Venivano così gettate le basi
per la nascita di un’organizzazione
internazionale intergovernativa
che, con l’approvazione dello statuto durante l’incontro (del 2002 a
San Pietroburgo) dei capi di stato
dei paesi aderenti, assumeva ufficialmente una struttura ed una legittimità anche sotto il profilo del
diritto internazionale. In quella
stessa occasione, venne anche siglata la Carta della SCO, dove vengono esposti obiettivi, principi e
Settembre - Ottobre 2007
struttura del gruppo. Questa Carta
si ispira al cosiddetto “spirito di
Shangai”, che si basa sulla fiducia reciproca e il bene collettivo tra i paesi
membri, sull’uguaglianza, sul rispetto delle culture e dell’aspirazione allo sviluppo comune, nonché sul principio di consultazione.
Gli obiettivi principali sono lo sviluppo di una reale cooperazione
politica, economica, commerciale,
scientifica e tecnologica, nonché il
mantenimento di pace e stabilità
nella regione asiatica. Il Gruppo si
richiama, inoltre, agli obiettivi ed ai
principi della Carta delle Nazioni
Unite, ritenendo fondamentali il rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale
di ognuno dei suoi membri. La SCO
ha tra i suoi principi fondanti la non
interferenza negli affari di politica
interna da parte di altri paesi membri, la risoluzione pacifica di ogni
eventuale disputa, con rinuncia alle
minacce e all’uso della forza attraverso l’effettiva cooperazione tra i
paesi membri4.
La linea d’azione prevalente della
SCO è stata, fin da subito, improntata alle ragioni della cooperazione
per la sicurezza a seguito delle crescenti preoccupazioni dei paesi
membri dell’insorgenza in Asia centrale di fenomeni di terrorismo, separatismo e fondamentalismo. Per
rispondere a queste potenziali minacce, nel 2003 si è deciso di costituire a Shangai un centro per l’antiterrorismo e, nell’incontro del 2004
di Tashket, in Uzbekistan, si pervenne ad un accordo per l’istituzione di una Struttura Regionale per
l ’ A n t i - t e rro r i s m o ( R ATS, R e g i o n a l
Anti-Terrorism Structure5). Due anni
dopo, lo SCO ha deciso di fondare
un nuovo organismo per combattere i crimini relativi alla produzione ed al commercio di droga
(non dimentichiamoci infatti che i
paesi aderenti allo SCO sono confinanti – o comunque molto vicini –
all’Afghanistan, primo paese produttore ed esportatore al mondo di
oppiacei, la cui instabilità politica e
la guerra contribuiscono a renderlo
zona franca sotto il controllo di traf-
Internazionale
ficanti internazionali, con relativa
instabilità per tutta l’area).
A tal proposito sono diverse le esercitazioni militari effettuate dall’organizzazione asiatica: la prima, nel
2003, avvenne in due fasi distinte,
dislocate una in Kazakistan, e l’altra
in Cina. La prima esercitazione militare congiunta tra Russia e Cina,
denominata “Missione di Pace
2005”, si è svolta su più ampia scala,
anche se al di fuori della struttura
SCO, il 19 agosto 20056: un fatto
enorme se consideriamo che si
tratta di due grandi paesi che condividono 4300 Km di frontiera terrestre e che sono candidati ad occupare un ruolo di primo piano negli equilibri internazionali dei prossimi decenni. L’ultima esercitazione, svoltasi quest’anno, ha visto
appunto una presenza significativa
di uomini, mezzi e, per la prima
volta, l’impiego delle forze militari
di tutti e sei i paesi aderenti alla SCO.
E questo non è potuto affatto passare inosservato ai vertici militari
delle forze Nato che, se in un primo
periodo avevano sottovalutato la
portata di queste esercitazioni congiunte7 ora mostrano i primi segni
di fastidio e preoccupazione, a maggior ragione dopo che le autorità
russe hanno aperto le porte delle
esercitazioni al colosso indiano che
gli Usa, dal canto loro, cercano di
coccolare fornendogli tecnologia
militare in cambio di collaborazione. Del resto gli Stati Uniti si
sono già visti recapitare, negli ultimi
anni, segnali inequivocabili di volontà di autonomia dalla loro sfera
di influenza. È il caso delle richieste da parte del governo uzbeko e
dell’amministrazione del Kirghizistan di rivedere e ridiscutere i protocolli che regolamentano la presenza di basi e truppe Usa nei rispettivi paesi. Tali richieste sono
giunte proprio all’indomani delle
prime esercitazioni della SCO e,
benché non ci appassionino letture
dietrologiche su presunte o reali regie occulte che abbiano ispirato
queste scelte, di sicuro non si può
non tenere in considerazione l’emergere nell’area di una visione pa-
nasiatica che rompe con la pratica
Usa di considerare ogni angolo del
pianeta il proprio cortile di casa.
Visione accresciuta e coltivata dalle
iniziative stesse della SCO e che
rompe con la logica dei rapporti bilaterali che gli Usa hanno usato
nelle relazioni internazionali, dopo
il crollo dell’Urss, per avere un potere contrattuale soverchiate ed imporre così la propria logica imperialista a tutti i paesi e popoli del
mondo.
NON
SOLO
C O O P E R A Z I O N E M I L I TA R E
Ma le attività della SCO non si esauriscono affatto nella partnership
militare, tutt’altro. I rapporti di
buon vicinato e collaborazione abbracciano i più disparati campi
della vita civile, politica ed economica dei paesi membri. Infatti, oltre ai meeting annuali del Consiglio
dei capi di Stato e del Consiglio dei
governi dei paesi della SCO, si tengono annuali sessioni di lavoro anche dei ministri degli Esteri,
dell’Economia, dei Trasporti, della
Cultura, della Difesa e della Sicurezza8.
Molto intensa è diventata negli anni
la cooperazione economica. In data
23 settembre 2003 viene siglato il
primo accordo che va in questa direzione. In quella stessa occasione
il premier cinese Wen Jiabao aveva
proposto di costituire nel lungo termine un’area SCO per il libero commercio e di adottare misure più immediate per migliorare e facilitare
lo scambio delle merci nella regione. L’anno successivo, il 23 settembre 2004, è stato approvato un
primo piano di monitoraggio comprensivo di un centinaio di azioni
specifiche. Durante l’incontro svoltosi a Mosca il 26 ottobre 2005, il
Segretario Generale dell’organizzazione ha dichiarato che la SCO
avrebbe dato la priorità ai progetti
comuni per lo sviluppo energetico
che avrebbero riguardato principalmente il settore del gas e del petrolio, l’esplorazione di nuove ri-
35
Settembre - Ottobre 2007
Internazionale
s e rve di idrocarburi e lo sfruttamento congiunto delle riserve d’acqua9. La creazione di un Consiglio
interbancario della SCO è stato, in
quell’ occasione, il risultato di un accordo pensato per il finanziamento
di futuri progetti congiunti. Il primo incontro della Interbank Association della SCO ha avuto luogo a
Pechino nei giorni 21 e 22 febbraio
2006. L’aspetto che più colpisce è
che, in un mondo in cui la competizione per l’approvvigionamento
delle riserve energetiche e l’uso di
quelle idriche si fa sempre più accentuata, dove gli Stati Uniti arrivano addirittura ad invadere militarmente l’Iraq e l’Afghanistan (grande produttore di petrolio e paese
Mongolia, Pakistan,
India e Iran partecipano già
come osservatori e potrebbero
diventare presto membri
effettivi della SCO.
Anche la Bielorussia
ha chiesto di partecipare
chiave per il passaggio degli oleodotti il primo, paese imprescindibile per il passaggio della pipeline
in tutta l’eurasia, il secondo), un
gruppo di paesi - tra cui figurano le
nuove potenze economiche mondiali emergenti - stringa rapporti di
mutua cooperazione per la ricerca
di nuove fonti energetiche e lo sfruttamento congiunto delle risorse naturali. Allo sfruttamento indiscriminato ed alla guerra, essenza pregnante della politica estera degli
Stati Uniti, si contrappone, in sostanza, una visione del mondo che
fa della cooperazione, della rinuncia ai conflitti e della politica di
buon vicinato il volano per lo svi-
36
luppo economico di un’intera area
del mondo dove, è bene non dimenticarlo, vivono i due terzi della
popolazione mondiale.
E i risultati di questa forte cooperazione sono sotto gli occhi di tutti: nel
corso degli anni la SCO ha stabilito
relazioni con diverse organizzazioni
internazionali, prime tra tutte le
Nazioni Unite e l’Associazione delle
nazioni del sudest asiatico (Asean) e
sinora ha siglato 127 programmi di
cooperazione e costituito sette
gruppi di lavoro per promuovere la
cooperazione nei diversi settori.
Solo nel settore commerciale è utile
ricordare che, lo scorso anno, il volume degli scambi commerciali tra
la Cina e gli altri paesi membri ha
fatto registrare un aumento del 47%
rispetto al 2004, raggiungendo i 40
milioni di dollari.
Molto intensa è anche l’attività di valorizzazione e promozione della
cultura dei diversi paesi. I ministri
della cultura degli stati membri si
sono incontrati per la prima volta a
Pechino il 12 aprile 2002, sottoscrivendo una dichiarazione d’intenti
per la continuità della cooperazione.
Il terzo incontro dei ministri si è
svolto a Tashkent, in Uzbekistan, nell’aprile del 2006. Durante il summit
di Astana, nel 2005, ha avuto luogo
il primo Festival delle Arti organizzato della SCO. Ma l’attenzione, oggi, è tutta incentrata sulle Olimpiadi
di Pechino 2008: un evento che viene
vissuto come un occasione per veicolare i valori della cultura orientale
e, soprattutto, di amicizia e fratellanza tra i paesi SCO che, proprio a
tal riguardo, stanno intensificando
le iniziative di scambio culturale coinvolgendo soprattutto i giovani studenti dei vari paesi.
NUOVE
ADESIONI
E RUOLO DELLA
SCO
La Mongolia è stata la prima nazione a vedersi assegnata lo status di
osservatore già nel 2004, durante il
summit di Tashkent e l’anno dopo,
al vertice in Kazakistan è stata la
volta di Pakistan, India ed Iran.
Tutte e quattro le nazioni potrebbero diventare a breve membri effettivi dell’Organizzazione. Pervez
Musharraf, presidente del Pakistan,
ha più volte sostenuto apertamente
la candidatura del proprio paese dichiarandone l’idoneità ed il possesso dei requisiti fondamentali e,
per tali motivi, è stato invitato ai successivi summit e all’esercitazione di
Missione di Pace 2007 quale ospite
d’onore. Forti sono le pressioni
russe sull’India affinché entri nell’organizzazione. Anzi, viste le dispute tra India e Pakistan, la diplomazia di Mosca propone un ingresso contestuale delle due grandi
nazioni; fino ad ora l’India non ha
presentato alcuna richiesta ufficiale
di ingresso ma avrebbe fatto trapelare ufficiosamente il suo interesse.
Chi non fa mistero di voler entrare
a pieno titolo nella SCO è l’Iran: il
presidente Mahmud Ahmadinejad
durante il summit di Bishkek ha
chiesto formalmente di entrare nel
Gruppo di Shangai10. Questo evento, oltre ad essere interessante dal
punto di vista economico, in virtù
delle riserve energetiche, sarebbe un
fatto di assoluta novità nell’ambito
delle relazioni internazionali visto
che, per la prima volta, verrebbe
rotto l’isolamento nel quale è assediato il paese persiano da oltre vent’anni. Anche la Bielorussia ha presentato richiesta di ammissione in
qualità di osservatore, contando nel
sostegno del Kazakistan, ma pare
che il Ministro della Difesa russo,
Sergei Ivanov, abbia espresso perplessità al riguardo, essendo tale nazione un paese puramente europeo.
Ma i giornali e gli analisti più attenti
danno a questo processo di integrazione e cooperazione euroasiatica un’interpretazione pertinente
ed interessante. Simon Tidsall del
Guardian ha citato in un suo articolo
Pavel Felgenhauer, un analista della
difesa russa, il quale osserva che «se
da un lato le relazioni di Mosca con
l’Occidente si sono deteriorate, dall’altro lato il Cremlino sta facendo
del suo meglio per cercare alleanze
e rinforzare la SCO, in funzione di
contrappeso alla NATO». Così co-
Settembre - Ottobre 2007
me pure, sul quotidiano russo Kom mersant, in un articolo intitolato
“Manovre per aggirare gli Stati
Uniti”, venivano descritte le manovre militari congiunte russo-cinesi
come parte di un più complesso e
rinnovato sforzo della Russia di respingere la presenza statunitense da
tutti i suoi confini. È del tutto evidente che, a fronte della penetrazione nordamericana in tutta l’Asia
centrale in nome della lotta al terrorismo post 11 Settembre, la SCO
si candida a diventare un organismo
capace di garantire pace e stabilità
nella regione, rendendo superflua
la presenza statunitense. Inoltre « il
Gruppo di Shanghai si è già candidato a promuovere un suo piano di
normalizzazione per la crisi afghana, puntando il dito contro le
difficoltà della Nato e del governo
di Karzai. Ed è evidente quale sarebbe il prezzo politico per una soluzione di questo tipo, soprattutto a
fronte di un’ulteriore crescita di influenza di Teheran. L’Alleanza atlantica ne uscirebbe di fatto travolta, ben oltre i confini di quella regione11». Del resto, la stessa esercitazione militare di quest’estate, organizzata in così grande stile, ha lo
scopo – per lo meno indiretto - di
mandare un segnale inequivocabile: la SCO, e segnatamente la
Russia e la Cina, non tollerano l’emergere di movimenti di opposizione in Asia Centrale che turbino
la pace della regione, né la loro manipolazione da parte degli Stati
Uniti o altri paesi. Non si dovranno
più ripetere, insomma, fenomeni di
“rivoluzioni colorate12” come quelle che hanno investito l’Ucraina e la
Georgia e che vedevano un’attiva regia statunitense13 .
Ma la strategia di lungo periodo
della SCO è un fatto che riequilibra
lo sbilanciamento dei rapporti internazionali in favore degli Usa,
non solo per quanto riguarda i paesi
dell’Asia Centrale, ma anche dell’Europa e del Medio Oriente. Dopo
il crollo dell’Urss, gli Stati Uniti
hanno lanciato una corsa al controllo egemonico di tutti i paesi
chiave dal punto di vista della geo-
Internazionale
politica e delle risorse energetiche.
Venuto meno il controllo di Mosca,
c’erano enormi territori che andavano, in qualche modo, conquistati.
E l’Europa non è stata immune da
questo processo, anzi: si è iniziato
con la guerra alla Repubblica Federale di Jugoslavia e si è passati al rovesciamento e controllo di governi
e paesi dell’Europa dell’Est. Sono
sorte basi militari Usa e Nato con
una rapidità impressionante ed ora,
oltre ad una nuova dislocazione
della presenza militare statunitense
in Europa (con un aumento nella
stessa Italia, come la volontà di costruire la nuova base a Vicenza dimostra), si sta lavorando all’istallazione di un sistema anti-missile in
chiave anti russa ed anti cinese. La
forte integrazione dei paesi SCO diventa quindi un argine a questo processo a catena di destabilizzazione
politica e conseguente controllo militare ed asservimento imperiale a
Washington, non soltanto per la
sola Asia. Un investimento così copioso in difesa militare, cooperazione energetica e scambi culturali,
prefigura nei fatti la costruzione di
un blocco regionale di potere sottratto all’egemonia unipolare dell’imperialismo Usa e che si muove
nella direzione della costruzione di
un mondo unipolare e nel riequilibro del potere mondiale. Il mondo
è cambiato in un arco di tempo
straordinariamente breve: l’Urss è
crollata nel ’91 e niente e nessuno
sembrava in grado di arrestare la rapida espansione degli Usa e l’imposizione della sua politica in tutto
il mondo, mentre oggi assistiamo a
processi di integrazione regionale
in diverse parti del mondo, assolutamente interessanti. In America
Latina, per esempio, sono dichiaratamente rivolti alla costruzione del
Socialismo nel XXIº secolo, ed analogamente a quello che fanno i
paesi dell’area SCO, sperimentano
forme di integrazione delle risorse
energetiche, finanziarie, ma anche
culturali.
È l’Unione Europea, ancora una
volta il terreno dove queste politiche sono le più arretrate. E dove
non solo non emerge una politica
estera comune in grado di giocare
un ruolo progressivo e autonomo
dagli USA e dalla NATO nello scacchiere internazionale, ma dove,
anzi, il nuovo corso UE segna (dopo
il contrasto sull’Iraq tra Francia e
Germania da un lato, ed Usa dall’atro) un ritorno ad una linea di forte
euro-atlantismo. Con la Germania
che ha un cancelliere filo-USA ed
un presidente francese dello stesso
orientamento, le relazioni dell’UE
con gli USA sono destinate ad essere
assai concilianti.
Si prefigura un polo regionale
sottratto all'egemonia americana
ed euro-atlantica, che si muove
nella direzione di un mondo
multipolare e del riequilibrio
del potere mondiale
Peccato, perché un avvicinamento
autentico fra l’Europa e quella
parte del mondo asiatico che si riorganizza intorno al perno politico
della SCO (e che rappresenta in termini di economia, risorse energetiche, militari, nucleari e di popolazione, un polo regionale emergente
destinato a giocare un ruolo planetario di primissimo ordine) porterebbe alla nascita di un attore geopolitico non allineato, capace di
giocare un ruolo cardine nella costruzione di un mondo pluricentrico, democratico e pacifico (S.
Amin) e capace di interloquire con
le forze progressiste dell’America
Latina e dell’Africa.
E vedere il mondo da questa prospettiva, fa davvero tutto un altro effetto!
37
Internazionale
NOTE
1 Alle operazioni militari hanno preso parte più di
6000 soldati - di cui 2000 russi e 1600 cinesi - e
sono stati impiegati 100 aerei militari e 500 veicoli
corazzati. Hanno simulato una esercitazione durante la quale veniva sedata una immaginaria rivolta ad opera di forze “terroriste” e di “integralisti
religiosi”. La simulazione ha consistito in una operazione dove le forze militari della SCO sgominavano
un gruppo di 1000 ribelli che aveva occupato un
villaggio, preso degli ostaggi e che si accingeva a varcare una vicina frontiera. Tutto questo dentro un
quadro di gestione di emergenze in cui la SCO si ritaglia un ruolo e che prevede sia l’uso di azioni militari, che tutta una serie di interventi diplomatici,
politici ed economici da attuare nei confronti di paesi
di “classe A”, ossia quelli sensibili ad operazioni terroriste da parte di gruppi di separatisti od oppositori
politici di altro tipo.
2 Nel 1997 il summit si è tenuto a Mosca e in quell’occasione i paesi del Gruppo dei Cinque hanno
firmato il Trattato per la riduzione delle forze mi litari nelle regioni di confine; nel 1998 si è tenuto
ad Almaty (Kazakistan); nel 1999 a Bishkek
(Kirghizistan) e nel 2000 a Dushanbe
(Tagikistan).
3 C’è da dire che, nonostante tutto, in Italia la SCO
è stata sempre e comunque conosciuta – e denominata – con il nome di Gruppo di Shangai.
4 Per una conoscenza più approfondita degli scopi
della Carta della SCO, dei suoi principi e del suo
organigramma, rimando ai documenti ed alle informazioni contenute su: www.sectsco.org, home
page ufficiale dell’organizzazione.
5 É un organo permanente con base nella capitale
uzbeka di Tashkent e creato per coordinare le attività dei sei paesi contro il terrorismo, separatismo
ed estremismo. Il RATS è costituito da un Consiglio
e un Comitato Esecutivo, il cui direttore, attualmente l’uzbeko Casymov. V. T., viene nominato dal
Consiglio dei Capi di Stato.
6 L’esercitazione è durata una settimana con manovre tra tutte le componenti di terra, mare ed aria
delle due potenze, con esclusione dell’artiglieria. Vi
hanno partecipato circa 10.000 uomini: da parte
russa hanno preso parte alle operazioni 1.800 militari, 17 aerei da guerra e tre navi; il resto (incluse
60 unità navali di superficie e subacquee) battevano la bandiera rossa dell’esercito popolare cinese.
Teatro delle operazioni: le acque antistanti la città
russa di Vladivostok e la provincia cinese dello
Shandong. Pakistan, India e Iran sono stati invitati a partecipare all’esercitazione inviando propri
osservatori, mentre gli Stati Uniti hanno dovuto
accontentarsi di carpire caratteristiche e criteri d’impiego dei sistemi utilizzati usando navi ed aerei da
pattugliamento.
38
7 Si veda a tal proposito l’articolo “L’esercitazione
russo-cinese e gli equilibri euro-asiatici” di Saverio
Zuccotti su Pagine di Difesa (webzine vicino allo
Stato Maggiore delle Forze Armate, www.paginedidifesa.it) del 23 agosto 2005, nel quale la partecipazione russa alla prima esercitazione congiunta
russo-cinese veniva descritta non come parte di un
nascente processo di cooperazione ed integrazione
regionale, ma come esigenza per i russi, a cui gli
Usa «hanno già eroso i bastioni nell’Europa orientale e nel Caucaso», di non «lasciare ai cinesi analoga libertà d’azione ai confini sud-orientali del
paese».
8 Per meglio coordinare queste attività la SCO si è
dotata di una struttura molto ampia. A sovraintendere ai lavori dell’organizzazione è il Consiglio
dei coordinatori nazionali. Organismi permanenti
sono il Segretariato con sede a Pechino e il RATS
con sede a Tashkent. Il Consiglio dei capi di Stato
ha come compito quello di identificare le aree di
maggiore priorità e decidere le attività di intervento.
Si riunisce ogni anno a turno in ogni stato, seguendo l’ordine alfabetico russo; il paese ospitante
r i c o p re la presidenza dell’organizzazione. Il
Consiglio dei capi di governo ha il compito di approvare il bilancio dell’organizzazione dopo aver
studiato le principali opportunità di cooperazione
nelle aree di intervento. Il Consiglio dei ministeri
per gli affari esteri ha il compito di preparare e ris o l v e re le questioni inerenti all’organizzazione
prima che i consigli dei capi di Stato e di governo
si riuniscano. Il Consiglio dei coordinatori nazio nali è l’organo di coordinazione e direzione di tutte
le attività SCO. I rappresentanti dei sei Stati si incontrano tre volte l’anno e il presidente dei coordinatori è sempre quello del Paese ospitante il
Consiglio dei capi di Stato. L’organo esecutivo della
SCO è il Segretariato. Con base a Pechino è stato
ufficialmente costituito nel 2004 e viene nominato
dal Consiglio dei capi di Stato per un periodo non
superiore a tre anni. L’attuale segretario è il cinese
Zhang Deguang.
9 Lo sfruttamento delle riserve energetiche è uno
dei “temi caldi” del mondo contemporaneo e globalizzato. La volontà di accaparrarsi il controllo delle
riserve energetiche ancora disponibili e di impedirne
l’uso da parte di competitors emergenti, ha portato
gli Usa ad elaborare una strategia aggressiva delle
relazioni internazionali, che fa della guerra di conquista e della superiorità militare e tecnologica la
cifra della sua azione. Diversamente da questa impostazione imperialista ed aggressiva, i paesi SCO
stanno discutendo di forme di cooperazione e sfruttamento delle risorse completamente diverso. Il presidente russo Putin ha proposto la formazione di
un “energy club” che porti ad una integrazione sovrannazionale dei paesi SCO e di altri grandi produttori di idrocarburi, con un forte investimento
economico per la costruzione di un sistema integrato
di pipeline che colleghi tutti i punti nevralgici dei
paesi interessati (una sorta di riattualizzazione, in
Settembre - Ottobre 2007
salsa asiatica, della filosofia di E. Mattei). È interessante altresì osservare come gli attori protagonisti di questa politica siano imprese sotto il controllo
statale di regioni produttrici di petrolio o nazionicontinenti emergenti sul piano economico. Si tratta,
in parole povere, della nascita di entità regionali
in grado di giocare un ruolo di peso ed autonomo
sui processi mondiali e che si contrappongono alla
logica imperiale e predona dell’imperialismo nordamericano. Questo si è reso evidente quando Putin
ha deciso di rinazionalizzare la compagnia petrolifera Yukos, operazione che ha portato allo sviluppo
di una cooperazione trilaterale” tra Russia, Cina
e India. Come rileva Il Sole-24 Ore (23.01.2005),
“la nazionalizzazione di Yukos ha contrariato gli
occidentali, così che per finanziare l’acquisto di
Yuganskneftegaz, il ‘pezzo forte’ della compagnia,
Mosca si è rivolta ai cinesi e agli indiani: entrambi
affamati di energia per sostenere la crescita”. Il che
ha avuto come conseguenza “l’imminente divisione
degli asset della compagnia tra Russia, Cina e
India. Nei quali l’impresa statale indiana avrà “il
15%… mentre la cinese CNPC (statale) punta ad
un accordo globale che oltre all’acquisto del 2025% di Yuganskneftegaz dovrebbe garantire la fornitura di almeno 200 milioni di barili di greggio
russo (annui)”. Numeri che, già da soli, danno l’idea dell’enormità di tale processo.
10 Lo riferisce l’agenzia russa Itar-Tass, citando il
vice ministro degli esteri russo Aleksander Losiukov.
11 “Putin e l’asse di Shangai” di: Andrea Romano,
su La Stampa del 18/08/2007.
12 Vengono definite così in quanto in Georgia il
movimento di protesta sostenuto da Usa e media occidentali è stato definito “rivoluzione delle rose” (23
novembre 2003) ed in Ucraina “rivoluzione arancione” (avvenuta tra la fine del 2004 e l’inizio del
2005). È interessante osservare che, dopo pochissimi anni, le elezioni in Ucraina ci presentano un
quadro fortemente contradditorio, con un pareggio
sostanziale del consenso tra i due blocchi (filo russo
e filo Nato) e la prevalenza degli “arancioni” solo
in virtù della esclusione dei socialisti, a causa dello
sbarramento al 3%, una situazione quindi, ben
diversa da quella sperata e costruita, con la complicità dell’Europa, in chiave anti russa.
13 Proprio per limitare l’ingerenza Usa ed il tentativo da parte degli stati euro atlantici di “importare il modello di democrazia occidentale” nei
Paesi dell’Asia Centrale, la Russia ha inserito tutte
queste operazioni della SCO dentro il quadro del
Trattato di Organizzazione del Sistema di Difesa
Collettivo (CSTO - alleanza di difesa siglata da
Mosca, nel 1992, con le precedenti Repubbliche sovietiche di Armenia, Bielorussia, Kazakistan,
Kirghizistan, Tagikistan ed Uzbekistan), proprio
per coinvolgere paesi confinanti con il Gruppo di
Shangai in una politica di piena cooperazione ed
integrazione.