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ITALIANO E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: (RI)SCRIVERE PER IL WEB

2021

ITALIANO E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: (RI)SCRIVERE PER IL WEB IN: R. Bombi (a cura di), LA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA. Da sfida a opportunità, Roma, il Calamo, 2021, pp. 167-189 (collana Lingue, culture e testi Collana diretta da Vincenzo Orioles)

Lingue, culture e testi Collana diretta da Vincenzo Orioles 26 LA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA. Da sfida a opportunità A CURA DI RAFFAELLA BOMBI Roma 2021 Volume pubblicato con il contributo dell’Università degli Studi di Udine, Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale. Comitato Scientifico Carlo Consani, Paolo Di Giovine, Alberto Manco © 2021 «Il Calamo» di Fausto Liberati s.n.c. Tutti i diritti riservati ISSN 2612-6311 ISBN 978-88-98640-85-0 Per ordinazioni / Orders to be sent to: Editrice “Il Calamo” s.n.c. Tel. 06.98968058 INTERNET http://www.ilcalamo.it E-mail: [email protected] I volumi pubblicati nella Collana sono sottoposti a un processo di peer review che ne attesta la validità scientifica SERGIO LUBELLO ITALIANO E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: (RI)SCRIVERE PER IL WEB ABSTRACT This paper presents a brief and general overview of bureaucratic language, with particular emphasis on the web administrative writing. It then focuses on some examples taken from different textual genres belonging to the sphere of education, which reveal the persistence of old problems. In other words, we are still far from that clear and transparent writing desired in the 90’s, except for isolated good practices. 1. CHI BEN COMINCIA ... NON È A METÀ DELL’OPERA Quando si pensa al linguaggio burocratico-amministrativo viene spesso in mente, quasi per associazione subitanea, la nota parodia di Italo Calvino dell’antilingua del brigadiere (correva l’anno 1965). Quasi mezzo secolo dopo, si potrebbe dire invariatis variandis, così Piero Fiorelli (2011: 72) si esprime su quella lingua: Le pagine dell’ufficialità di oggi sono fitte di sigle che nessuno spiega, di rimandi secchi ad altri testi che non si sa dove siano, di mozziconi di parole inglesi che forse non sono conosciute neppure in Inghilterra, di numeri allineati in file e in colonne di cui si vorrebbe conoscere il senso, di termini esoterici delle tecniche e delle scienze messi lì per umiliare il lettore non specialista. Lo scopo di non far capire nulla a chi lègge è ottenuto costruendo periodi di conveniente (per chi li scrive) lunghezza [...] La lingua ufficiale dei nostri antichi era il latino, ma la comunicazione al pubblico era affidata all’onesta voce d’un banditore che riversava i testi nella lingua degli ascoltatori e si faceva capire. Lo scopo dell’ufficialità non era l’affermazione d’un potere politico o finanziario che fosse, ma il colloquio coi cittadini. Il ritardo italiano rispetto ai paesi anglosassoni nel rendere comprensibile e chiara la comunicazione delle amministrazioni, e delle istituzioni in genere, inizia a essere recuperato a partire grosso modo dalla fine anni degli 168 La comunicazione istituzionale ai tempi della pandemia anni ’80 con una serie di interventi ad hoc (si parla, anche se impropriamente, della cosiddetta “semplificazione”). È utile precisare subito, a scanso di equivoci, che con “semplificazione” non si intende la riduzione di un testo all’italiano basico con l’espunzione di tecnicismi e di strutture morfosintattiche complesse, bensì l’alleggerimento di una sintassi spesso contorta e involuta (per non dire piena di disartrie e perdite di controllo), l’eliminazione di giri di frase e inutili allungamenti, di termini fuori uso e obsoleti, di strutture arcaiche adoperate solo per innalzamento di registro, ma si intende l’adozione di una lingua moderna, chiara e intellegibile che non rinunci certamente anche a una necessaria componente tecnica e settoriale. Inoltre, semplificare non vuol dire «mirare a un unico modello di lingua per i testi amministrativi, ma tener presenti i vari livelli sociolinguistici che la dimensione verticale comporta. Il che è qualcosa di più complesso della semplice “massima” che invita a “tener conto” del destinatario a cui si scrive» (Viale 2008: 51). Nella disciplina giovane della comunicazione pubblica l’attenzione per la dimensione della lingua si è sviluppata solo in un secondo momento e anche nei casi di maggiore attenzione, come osservava giustamente Maria Emanuela Piemontese (1999: 315), «gli aspetti linguistici non sono sempre considerati nella loro portata reale, ma considerati fatti “di superficie” (o di forma esterna)». Si tratta di una storia purtroppo breve, che parte grosso modo con un volume del 1990 promosso dal Dipartimento per la Funzione Pubblica, Il diritto all’informazione in Italia curato da Elisabetta Zuanelli1 e, a seguire, nel 1993, con la pubblicazione del Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche dell’allora ministro Sabino Cassese e in cui, per la prima volta in una prospettiva istituzionale, si riconosceva il nesso stretto fra democrazia e chiarezza del linguaggio. Tappe cruciali sono state, nel 2000, il Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni (il cui art. 11, comma 4, recita: «Nella redazione dei testi scritti e in tutte le altre comunicazioni il dipendente adotta un linguaggio chiaro e comprensibile») e le due direttive del 2002 e del 2005 sulla semplificazione del linguaggio dei testi amministrativi2. Erano anni – quelli tra il 1990 e i primi anni 2000 – pieni di entusiasmo, animati da un forte spirito civile e democratico, come dimostrano varie iniziative di singoli studiosi e gruppi di ricerca, tra le quali meritoria fu quella diretta nel 1998 da Tullio de Mauro per una versione nuova della bolletta Enel (De Mauro - Vedovelli 1999). Parallelamente ai diversi interventi 1 Con una parte dedicata alla scrittura burocratica per mano di Maria Emanuela Piemontese e Maria Teresa Tiraboschi. 2 Per altri e più ampi dettagli mi permetto di rinviare a LubELLo 2014: 107-110, LubELLo 2017: 98-101 e per un breve bilancio a LubELLo 2019. Italiano e pubbliche amministrazioni: (ri)scrivere per il web 169 legislativi, venivano messi a punto, soprattutto nei primi anni 2000, alcuni strumenti e manuali di stile per la redazione dei testi, con utili suggerimenti e concrete proposte di scrittura secondo vari criteri di leggibilità3. Dopo la metà del primo decennio del 2000 le iniziative e gli interventi si sono pressoché fermati a livello centrale, anche a causa dei tagli alla spesa pubblica (mentre si possono segnalare iniziative a livello locale di singoli enti). La vicenda più sintomatica è indubbiamente la cancellazione, nel nuovo Codice di comportamento dei dipendenti pubblici4, della norma, prima citata, che prevedeva l’obbligo per i dipendenti pubblici di adottare un linguaggio chiaro e comprensibile. Nel complesso il processo di “semplificazione” del linguaggio burocratico-amministrativo, ancorché ben avviato trenta anni fa, sembra in sostanza ancora lontano dalla sua effettiva applicazione generalizzata e i risultati di tutte le campagne e interventi, fatta eccezione per buone pratiche e progetti che restano isolati e non fanno sistema, sono molto più modesti di quanto si potesse sperare (Lubello 2016a: 661). 2. QUALCHE RIFLESSIONE SULLA BUROCRAZIA “TRASMESSA” Ad accelerare il processo di semplificazione e di modernizzazione della comunicazione delle amministrazioni concorre senza dubbio, si direbbe quasi naturaliter, il web, che in sé possiede un enorme potenziale per contribuire a rendere i testi della pubblica amministrazione non solo facilmente accessibili, ma anche chiari e leggibili. Non è questa la sede per fare il punto sulla scrittura “trasmessa” e sulla più articolata e complessa testualità sul web5; ci interessa qui dire che lo sviluppo del web ha consentito indubbiamente di migliorare notevolmente, e di continuo, il rapporto dei cittadini con le istituzioni, dato che «la dimensione interattiva della rete rafforza i principi di dialogicità della comunicazione» (Doretto-ursini 2004: 286): i siti di alcuni comuni e di alcuni ministeri – molto cambiati e perfezionati rispetto alle prime versioni on line – prevedono, tra l’altro, piattaforme di comunicazione multicanale della 3 Tra i quali: CorTELAZZo - PELLEgrINo (2003), FrANCESChINI - gIgLI (2003), rASo (2005), FIorITTo (2009), bruNI et al. (2013), che è un più ampio Manuale di scrittura e comunicazione nel quale sono presi in considerazione anche testi burocratici, fino alla serie di manuali della comunicazione istituzionale curati da raffaella bombi (a partire da boMbI 2013) e alle numerose attività svolte dall’Accademia della Crusca tra cui un Manuale di regole e suggerimenti per la redazione di atti amministrativi. 4 Emanato con il Decreto del Presidente della repubblica n. 62 del 16 aprile 2013 ed entrato in vigore il 19 giugno 2013 a firma del ministro Patroni griffi. 5 rinvio almeno a PISToLESI 2004; TAVoSANIS 2011; FIorENTINo 2013; PISToLESI 2014; PrADA 2015; PISToLESI 2016 (per questioni più teoriche sulla diamesia). 170 La comunicazione istituzionale ai tempi della pandemia amministrazione pubblica al servizio del cittadino, finalmente vero destinatario verso il quale si convoglia l’attenzione di chi costruisce e organizza un sito web. L’italiano burocratico sul web, almeno in teoria, dovrebbe mutuare dal mezzo le caratteristiche di chiarezza, immediatezza e concretezza6; di fatto esso conserva ancora molte caratteristiche del burocratese tradizionale, anche se lo scenario non è omogeneo: a siti istituzionali ben costruiti si affiancano altri di non facile consultazione e che assemblano in modo disordinato testi molto eterogenei anche in stili e registri linguistici molto diversificati; «molte pagine web oggi sono piene di scintillanti contenuti multimediali, video e animazioni. Davanti a questi specchietti per attirare l’attenzione è facile scordarsi che il web è innanzitutto, dal punto di vista degli utenti, una grande massa di testi scritti» (Tavosanis 2011: 24). E inoltre il web non va considerato come un semplice contenitore in cui sono collocati oggetti virtuali, perché anche il contenitore più ampio è poco funzionale se male organizzato: «un sito può pubblicare testi con un alto grado di leggibilità e comprensibilità, ma renderli poco reperibili all’interno della struttura per un basso grado di navigabilità» (Doretto - ursini 2004: 292). Di norma chi scrive un testo per il web – quale che sia, non solo burocratico – non dovrebbe mai limitarsi, come invece spesso succede, a una facile e veloce operazione di copia-incolla da un testo pensato in altra modalità e contesto comunicativo, versando semplicemente sul web testi redatti per un altro mezzo (giornale, volantino, avviso, manifesto ecc.) senza quindi il necessario adattamento, ma dovrebbe tener presente la condizione del lettore che, guardando uno schermo sul quale scorrono vari testi / immagini / icone, viene nello stesso momento distratto dalla lettura di una frase e sollecitato in molti modi e in varie direzioni (grafica, banner, link attivi, struttura della pagina). Lo schermo ha la proprietà di smaterializzare la scrittura e la stessa consistenza dei testi e richiede al lettore uno sforzo maggiore rispetto a chi guarda un testo su supporto cartaceo: per tale carico cognitivo e per evitare potenziali distrazioni dalla lettura sempre in agguato, occorrerebbe aiutare il lettore con una scrittura piana e scorrevole e che concentri in breve spazio le informazioni centrali (Fiorentino 2013: 73-74). Scrivere per il web, mettendosi dalla parte del lettore/utente, significa tener conto di quella che Nielsen (2000) definisce web usability, corrispondente alla leggibilità per i testi cartacei, e che si fonda su almeno tre caratteristiche del testo: concisione (brevitas), scansionabilità (leggibilità a colpo 6 Sul principio della concretezza come caratteristica tipica della scrittura sul web cfr. NIELSEN 2000. Italiano e pubbliche amministrazioni: (ri)scrivere per il web 171 d’occhio) e oggettività (soggettivi sono per es. testi promozionali, di marketing). Ciò significa che il web in sé (e la digitalizzazione dei testi) non basta ad assicurare quel tipo di scrittura trasparente auspicata dai vari interventi per la semplificazione. Per l’Italia ricordiamo almeno due dati, che sono tutt’altro che secondari: 1. la musica è sempre la stessa: appare singolare che l’Agenda per la semplificazione 2015–2017, «Italia semplice», non contenesse alcun riferimento al linguaggio; 2. nella fase di accelerazione informatica che caratterizza il decennio dal 2007, l’Italia, come registra lo scoreboard dell’agenda digitale europea, resta tra i Paesi meno avanzati per ciò che riguarda il ricorso al digitale nell’innovazione dei processi amministrativi e imprenditoriali anche a causa dell’arretratezza infrastrutturale e dell’alto tasso di analfabetismo funzionale (e digitale). 3. ANCorA SuLL’ANTILINguA. buroCrATESE E AZIENDALESE: INCroCI PErICoLoSI ho fornito in altra sede esempi di burocrazia trasmessa; mi soffermo qui nel settore dell’istruzione e della formazione, inondato da anni dal burocratese-aziendalese (come già avevo indicato in una breve rassegna in Lubello 2016b), con altri esempi di tipi testuali e comunicativi (i dati personali nella trascrizione fedele dei testi sono sostituiti da un asterisco). (1) Prestare prestazione Da un’e-mail del 20 maggio 2020 della direttrice di un Istituto Italiano di Cultura in risposta al responsabile di una newsletter sulla didattica dell’italiano L2: [...] Subject: re: Notiziario digitale di italianistica To: * La mia collaboratrice, dottoressa *, la quale legge in copia, che si occupa della organizzazione dei Corsi di Italiano, provvederà ad informare i docenti che prestano prestazione professionale di insegnamento presso i Corsi di Italiano posti in essere dall’Istituto stesso circa la possibilità di poter ricevere la newsletter di cui nella sua email in calce, [...] Si noteranno gli inutili allungamenti, anche etimologici, prestare pre- 172 La comunicazione istituzionale ai tempi della pandemia stazione, e le solite perifrasi inossidabili posti in essere, scelte lessicali più formali circa la possibilità o inappropriate in calce (come nelle note nei testi scritti, ma qui sta impropriamente per ‘subito dopo, più in basso’); tortuoso, inoltre, risulta il lunghissimo giro i docenti che prestano prestazione professionale di insegnamento presso i Corsi di Italiano posti in essere dall’Istituto stesso che poteva essere sostituito facilmente dal più breve I docenti dei corsi di italiano dell’Istituto. (2) Erogazione del servizio che produce apprendimento Il terzo periodo del documento prodotto nel maggio 2020 dall’Associazione Nazionale Dipendenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola, già Associazione Nazionale Presidi (ANP), intitolato “Proposte per la riapertura delle scuole a settembre” è aperto da questa frase: oggi alla scuola è rivolta una domanda di erogazione di servizio che produca apprendimento. Frase breve ma molto significativa, sulla quale basti il commento secco, pienamente condivisibile, di giuseppe Patota che ha postato questo stralcio sulla sua pagina facebook il 29 maggio 2020: «basta un simile incipit a farmelo considerare irricevibile: promette l’esatto contrario della scuola in cui ho lavorato e lavoro, in cui ho creduto e continuo a credere. Ed è anche l’esatto contrario della scuola per la quale s’impegnano le decine, centinaia di colleghe e colleghi che incontro ogni anno in seminari e corsi di formazione». (3) Dillo in inglese Nel marzo 2018 fece scalpore ed ebbe una risonanza negativa su vari giornali un incomprensibile Sillabo per l’educazione all’imprenditorialità nella scuola secondaria del Miur (sul quale si è espresso in modo perentorio e giustamente duro raffaele Simone su L’Espresso dell’11 maggio 2018), intriso non solo di anglicismi tecnici quasi incomprensibili, ma anche di vari «cascami di cultura aziendale». Si estraggono dal testo alcune scelte lessicali: tra le attività didattiche più adatte il Personal model canvas, il Silent coaching per stimolare l’autoconsapevolezza; l’allievo deve comprendere i principali trend tecnologici, analizzare il contesto e coinvolgere gli stakeholder di riferimento; attività didattiche: Case histories, schede SWOT di valutazione di idee imprenditoriali, Innovation e Creativity Camp o Startup bootcamps, Hackaton, incontri di co-creazione anche su format di matchmaking; nel terzo tema si parla del team building, di design thinking, di Business model plan e canvas, di lean startup da sviluppare con attività didattiche Italiano e pubbliche amministrazioni: (ri)scrivere per il web 173 come il Brainstorming; il quarto e il quinto tema: fundraising, budget, marketing e growth hacking con attività didattiche come simulazioni di crowfunding, esercizi di digital marketing, Theory of change, edugames, interviste. Ecco uno stralcio dal Sillabo per averne un’idea: costruire gli archetipi degli stakeholder correlati ad una sfida/idea specifica (beneficiari, clienti, ecc.) a supporto dell’implementazione di un’idea. Comprendere le caratteristiche e le potenzialità della co-progettazione, anche attraverso approcci di design thinking e sfruttando tecniche di prototipazione rapida. (4) Come “attrarre” studenti stranieri. Ai problemi di lunga data in Italia ancora solo in parte risolti dal processo, in corso, di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, si è unita più di recente la necessità di comunicare anche con i ben cinque milioni di cittadini stranieri residenti in Italia che si avvicinano all’italiano per vie diverse, per es. nello scritto attraverso la comprensione e la compilazione di moduli burocratici. Il web potrebbe offrire la possibilità di ripensare alcuni testi per un pubblico di madrelingua non italiana o, per es., di corredare i testi normativi e informativi sui siti web di glossari esplicativi ad hoc, insomma strumenti di ausilio per il cittadino non madrelingua. Tra i vari progetti rivolti a stranieri si segnala quello promosso dalla regione Toscana, PAeSI, Pubblica Amministrazione e Stranieri Immigrati, inserito nell’Agenda Digitale Toscana (Cittadinanza digitale e competitività), finalizzato a creare una condivisione di informazioni tra i soggetti della pubblica amministrazione, le associazioni di categoria e le rappresentanze del mondo delle professioni7. Ma anche in questo caso si tratta di buone pratiche, isolate, che non fanno ancora sistema. Per restare sul fronte del web e della Pubblica Istruzione (università) e quindi di documenti e informazioni disponibili on line, si vedano alcune scelte, non solo lessicali, contenute in un testo pubblicato il 28 febbraio 2017 (ai paragrafi 7 e 9) e rivolto a studenti stranieri interessati a studiare in Italia, Procedure per l’ingresso, il soggiorno e l’immatricolazione degli studenti stranieri/internazionali ai corsi di formazione superiore in Italia per l’anno accademico 2017-2018 (stilato dal MIur in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e con il Ministero dell’Interno)8: 7 Cfr. anche per le ricadute didattiche, PIrAZZo - rATI 2019 e, più in generale, alcuni dei contributi contenuti in CATTANI - SErgIo 2018. 8 Per un’analisi più dettagliata del testo rinvio a NobILI 2020: 160-163 e, inoltre, al contributo dello stesso NobILI in questo volume. 174 La comunicazione istituzionale ai tempi della pandemia – – – – adempimenti connessi con la sottoposizione a rilievi foto-dattiloscopici per dire prelievo delle impronte digitali; adozione di un provvedimento di rigetto dell’istanza per dire rifiuto della domanda (nello specifico, quella per ottenere il permesso di soggiorno); condizioni ostative per dire impedimenti limite dello specifico contingente di posti per dire numero limitato di posti. ogni commento è inutile perché questo tipo di italiano ingessato, molto tecnico e con scelte lessicali inappropriate (e incomprensibili anche a studenti italiani) probabilmente sortisce l’effetto contrario, quello cioè di allontanare e dissuadere lo studente straniero intenzionato a iscriversi in un ateneo italiano. 4. BUROCRAZIA E PANDEMIA: VECCHI PROBLEMI, STESSI VIZI Nel periodo della pandemia si sono potute osservare, in una situazione di emergenza, molte produzioni scritte di ambito legislativo e amministrativo a tutti i livelli, del governo, di amministrazioni centrali e ministeri, di uffici e amministrazioni locali9. Colpisce fin da subito già tra marzo e aprile, nella fase acuta della prima ondata, il profluvio di disposizioni per migliaia di pagine, tra amministrazioni pubbliche che annaspano nella gestione dell’emergenza e cittadini disorientati non solo per questioni economiche (tasse, bonus, ecc.), ma anche nell’orientarsi tra regole minime, se e quando e quanto ci si può allontanare da casa, chi si può andare a trovare ecc. La stessa Gazzetta Ufficiale ha avuto edizioni straordinarie, con uscite talvolta in giorni festivi o anche con doppia uscita giornaliera per rendere ufficiali ordinanze e DPCM urgenti (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri). A inizio aprile 2020, in poco più di un mese dall’inizio dell’emergenza, è stato calcolato un numero di circa 250 provvedimenti di varie fonti per affrontare l’emergenza per circa 1000 pagine: troppe parole e testi ufficiali dalla lunghezza eccessiva, intollerabile già in tempi normali, ancora di più in un 9 Abbondante la letteratura sul tema della pandemia dal punto di vista linguistico, anche negli usi burocratici. Segnalo almeno SgroI 2020 e il volume per Treccani di PIETrINI 2021 (che peraltro sistematizza, in parte, alcuni interventi pubblicati tra maggio e settembre 2020 sul portale Lingua Italiana / Treccani coordinato da Silverio Novelli); utile anche lo spazio dedicato al nuovo lessico pandemico in ANToNELLI 2020. Ad aspetti linguistici più attinenti alla burocrazia è attento il ricco contributo di MArrI 2020. Italiano e pubbliche amministrazioni: (ri)scrivere per il web 175 periodo di emergenza. giustamente Michele Ainis (su “La repubblica” del 29 maggio 2020, Coronavirus e burocrazia: com’è difficile essere semplici): Il “decreto rilancio” ha 464 pagine e 256 articoli tra rinvii ad altre leggi e a futuri regolamenti. La mancanza di chiarezza delle regole è un vecchio vizio italiano. Contro il quale combattiamo dal 1918. Alla lunghezza di questa selva oscura di decretazione si aggiunge la solita poca chiarezza, su cui, anche perentoriamente, Sabino Cassese (sul “Corriere della Sera” del 23 marzo 2020), Il dovere di essere chiari: I nostri governanti hanno davanti scelte molto difficili, ma non si comprende perché continuino a scrivere proclami così oscuri. Come osserva Pietrini (2021: 127), nel periodo della pandemia il linguaggio burocratico si è confermato «stile comunicativo inutilmente complicato se non addirittura ermetico», e giustamente stigmatizzato per il ricorso sia a termini impropri ed espressioni ambigue (lavoratori fragili, congiunti, affetti stabili) sia al solito repertorio fossilizzato: dalle frequenti formazioni verbali come contingentare a sintagmi quasi rétro, improponibili come il nebuloso latinismo rime buccali che compare nel Piano Scuola 2020/2021 per indicare il calcolo della distanza in classe non tra banco e banco ma tra bocca e bocca (ivi: 129). Da una raccolta di testi del primo periodo della pandemia, compiuta dagli studenti del corso binazionale “Linguistica e didattica dell’italiano nel contesto internazionale” dell’università di Salerno, si presenta qui brevemente un testo “trasmesso” (sul sito web di un’amministrazione locale), sintomatico della disattenzione al destinatario e della trasandatezza linguistica anche in un periodo drammatico, che richiederebbe, semmai, ben altra cura nella comunicazione con i cittadini. Il documento è relativo alla riapertura del cimitero dei comuni di Arzano, Casavatore e Casoria (in provincia di Napoli)10 e riguarda norme e disposizioni per arginare la diffusione del Covid-19 durante la cosiddetta fase 2. oltre a una prolissità inutile (disposizioni di servizio – precauzionali – per fronteggiare l’eventuale rischio di diffusione della malattia infettiva COVID-19) e a un numero non esiguo di sviste, imputabili probabilmente a 10 Il testo è stato pubblicato sul sito ufficiale: http://www.cimiteroarzanocasavatorecasoria.gov.it/; data di ultima consultazione 31 luglio 2020. 176 La comunicazione istituzionale ai tempi della pandemia non rilettura, si registra un certo disordine nella struttura a lista costruita in parte correttamente in dipendenza dal verbo centrale (dispone …la riapertura, ecc.) e in gran parte come se quel verbo non ci fosse e quindi con una serie di frasi indipendenti (il personale svolgerà …). Ai soliti tratti ingessati del burocratese (con decorrenza, orario intercorrente, altresì), poco opportuni in un testo che deve fornire informazioni poche e chiare, si affiancano termini tecnici facilmente sostituibili, per es. il lemma non registrato nei principali repertori dell’italiano, protocollazione, o alcune scelte auliche certamente non comprensibili per tutti i cittadini: ufficio necroscopico per indicare l’ufficio amministrativo del cimitero e personale necroforo per indicare ‘addetti, personale cimiteriale’ o, più comunemente, ‘becchini’ (anche nel collettivo un po’ stravagante, squadra di necrofori). In qualche caso alcuni sintagmi e perifrasi risultano inutili perché glossati già nel testo con i termini più trasparenti ed efficaci (protezioni per le vie respiratorie mascherine). La trasandatezza si evince da una discreta serie di accenti mal posti, dall’uso talvolta erroneo della punteggiatura, da un certo numero di refusi (contrati per contratti). Ma l’esempio più significativo di incomprensibilità e illeggibilità, e quindi della poca efficacia comunicativa del testo, è proprio un punto centrale che contiene l’informazione più importante per i cittadini e in cui si noterà il grave lapsus, polizia per pulizia; grave perché nel periodo del lockdown effettivamente le forze dell’ordine hanno vigilato e controllato gli spostamenti dei cittadini, per cui nella fattispecie si confonde la popolazione facendo pensare che l’accesso al cimitero sia sotto sorveglianza della polizia: Lo svolgimento delle operazioni di polizia mortuaria sono consentite nel numero massimo di tre servizi al giorno da articolare nell’orario intercorrente tra le ore 8.00 e le ore 13.00 dal lunedì al sabato, previa autorizzazione da parte dell’ufficio necroscopico che autorizzerà di volta in volta l’operazione, previa verifica della documentazione da inviare a cura della ditta funebre delegata al funerale al seguente indirizzo di posta elettronica: *, precisando che in mancanza non sarà consentita alcuna operazione cimiteriale. Insomma siamo sempre in quell’antilingua del brigadiere da cui siamo partiti (Il sottoscritto essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile…). Italiano e pubbliche amministrazioni: (ri)scrivere per il web 177 5. PER CONCLUDERE: SCRITTURA E FORMAZIONE Per concludere questo mio contributo, pensato all’interno di un corso di formazione per il personale della pubblica amministrazione, vorrei riprendere un tema su cui insisto da vari anni e che è il nodo cruciale della questione: la scrittura specialistica, come quella burocratico-amministrativa, prima ancora che riguardare il supporto e il contesto (il web, la digitalizzazione), è strettamente collegata con il tema della formazione, dalla scuola a quella permanente che prevede, o dovrebbe almeno prevedere, aggiornamenti continui del personale, sperabilmente una formazione ad hoc; a proposito di cittadinanza attiva scrivevo in una giornata di studi milanese dedicata alla cittadinanza digitale (Lubello 2018a: 42): Per tornare da dove sono partito, vorrei chiudere sottolineando lo stretto legame tra cittadinanza vera e istruzione: la scuola, la formazione, la ricerca, unici veri motori di sviluppo e di progresso, dovrebbero essere finalmente al centro di un serio programma di governo, avendo il nostro Paese da molto tempo disinvestito nelle spese per l’istruzione e per la ricerca. Anche in tempi di crisi la risposta è sempre lì. Da un corpus di email di studenti dei miei corsi, tutte del 2016; sono trascritte fedelmente con la sola omissione dei nomi segnalata da asterisco. 15 178 La comunicazione istituzionale ai tempi della pandemia RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Antonelli 2020 = g. ANToNELLI, Il mondo visto dalle parole. Un viaggio nell’italiano di oggi, Milano, Solferino-Corriere della Sera. bombi 2013 = r. boMbI (a cura di), Manuale di comunicazione istituzionale e internazionale, roma, Il Calamo, 2013. bruni et al. 20133 = F. bruNI et al., Manuale di scrittura e comunicazione. Per l’università. Per l’azienda, bologna, Zanichelli, 2013. Calvino 1980 = I. CALVINo, L’antilingua, «Il giorno», 3 febbraio 1965, poi in Id., Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, Torino, Einaudi, 1980, pp. 122-126; ristampato anche in Id, Saggi. 1945 – 1985, a cura di M. berenghi, Milano, Mondadori, 1995, 2 tomi, tomo I, pp. 154-159. Cattani - Sergio 2018 = P. 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Viale 2008 = M. VIALE, Studi e ricerche sul linguaggio amministrativo, Padova, Cleup, 2008. INDICE SAGGIO INTRODUTTIVO RAFFAELLA BOMBI, Comunicazione istituzionale e Covid-19. Tra ricerca e formazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 LA LINGUA ISTITUZIONALE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE FRANCESCO COSTANTINI, Le frasi infinitive con soggetto esplicito: dall’italiano letterario al linguaggio giuridico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 GIUSEPPE IACONO, Le competenze per la trasformazione digitale della P.A. . . . 45 CLAUDIO NOBILI, Per lo studio dell’italiano burocratico in area campana: ancora sul progetto CUR e presentazione di CorTIBuS . . . . . . . . . . . . . . . 59 MASSIMO VEDOVELLI, Note sulla lingua delle istituzioni al tempo della pandemia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75 FRANCESCO ZUIN, La presenza del friulano nella comunicazione istituzionale . . . 109 LA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE TRA WEB, SOCIAL MEDIA E ANGLICISMI GIULIANA FIORENTINO, #iorestoacasa: comunicazione istituzionale social e multimodale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133 FERNANDO GIACINTI, Superdiffusore e superspreader: due anglicismi specialistici sullo sfondo della pandemia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153 SERGIO LUBELLO, Italiano e pubbliche amministrazioni: (ri)scrivere per il web . . . 167 ELENA PEPPONI, Stepchild adoption, un anglicismo nella comunicazione istituzionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181 MARIA LAURA PIERUCCI, Car* tutt*: degli usi dell’asterisco di genere nelle scritture pubbliche, fra diniego consapevole e adozione spontanea . . . . . . 193