Macrofite & Ambiente
XIX Congresso della Società Italiana di Ecologia
“Dalle vette alpine alle profondità marine”
Bolzano, 15-18 settembre 2009
Volume 3
Roberta Bottarin, Uta Schirpke, Ulrike Tappeiner,
Alessandro Oggioni, Rossano Bolpagni
in collaborazione con la Società Italiana di Ecologia
2010
Contenuto
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Editorial advisors
7
Prefazione
8
Introduzione
9
Valutazione della Specific Leaf Area nelle macrofite al fine di una
interpretazione funzionale degli ecosistemi acquatici
(Bruno E. L. Cerabolini et al.)
11
Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al
Lago Trasimeno (Daniela Gigante et al.)
23
Growth of Myriophyllum verticillatum under biomanipulation condictions:
a field and an ex situ experiments, the case-study of Massacciuccoli Lake
(Central Italy) (Adriana Ciurli & Amedeo Alpi)
43
Analisi della diversità floristica in ambienti acquatici marginali
del fiume Oglio sublacuale (Italia settentrionale):
la componente macrofitica (Rossano Bolpagni & Marco Bartoli)
59
Emissioni di metano mediate dal parenchima aerifero di rizofite a foglia
galleggiante ed emergente: meccanismi ed implicazioni ecologiche
(Cristina Ribaudo & Marco Bartoli)
81
Uso di macrofite acquatiche per il monitoraggio di corsi d’acqua alpini:
le applicazioni in Valle d’Aosta (Rossana Azzollini et al.)
91
Le macrofite come indicatori biologici per la valutazione della qualità
del bacino del fiume Stella (Friuli Venezia Giulia, Nord-Est Italia)
(Michela Tomasella et al.)
105
Utilizzo di macrofite come bioindicatori nelle acque interne
dell’Agro Pontino (Lazio meridionale) (Silverio Abati et al.)
119
L’utilizzo delle macrofite per il controllo della qualità dei corsi d’acqua umbri:
applicabilità e problemi (Elisabetta Ciccarelli et al.)
133
Prima caratterizzazione delle comunità a macrofite acquatiche in alcuni
corsi fluviali della Provincia di Cosenza (Antonietta Mezzotero et al.)
145
La qualità degli habitat fluviali attraverso l’applicazione di indici
a due scale di indagine (Anna Testi et al.)
157
Le macrofite acquatiche nella valutazione della qualità ambientale:
messa a punto di un indice macrofitico per la Pianura Padana
(Isabella Fedeli et al.)
177
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Proposta metodologica per la determinazione del valore trofico di
piante acquatiche di ambiente lacustre: primi passi verso la formalizzazione
di un indice macrofitico (Alessandro Oggioni & Rossano Bolpagni)
191
Studies about macrophytes of the Varese Province lakes
(Lombardy, northern Italy) (Stefano Gomarasca et al.)
205
Approccio allo studio della vegetazione idro-igrofila di un
lago fortemente modificato: il caso di studio del lago di Toblino (Trentino)
(Cristina Cappelletti et al.)
215
Flora, vegetazione e indicatori macrofitici dei laghi vulcanici d’Italia
(Mattia Martin Azzella et al.)
225
Mappatura delle macrofite del lago Trasimeno tramite tecniche di
telerilevamento (Mariano Bresciani et al.)
241
Indicatori macroalgali applicati alla Laguna di Venezia
(Daniele Curiel & Andrea Rismondo)
253
Comunità fluviali a macrofite: proposta preliminare di schema
sintassonomico a scala nazionale (Roberto Angius et al.)
267
Postfazione
281
Presentazione del Gruppo di Lavoro“Macrofite e Ambiente”
della Società Italiana di Ecologia (Rossano Bolpagni & Alessandro Oggioni)
283
Autori
287
6
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Editorial advisors
Silverio Abati - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Roberto Angius - CR ENEA di Saluggia
Mattia M. Azzella - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Marco Bartoli - Università degli Studi di Parma
Rossano Bolpagni - Università degli Studi di Parma
Mariano Bresciani - CNR di Milano
Bruno E.L. Cerabolini - Università degli Studi dell’Insubria
Luana Gallo - Università degli Studi della Calabria
Daniela Gigante - Università degli Studi di Perugia
Stefano Gomarasca - Università degli Studi di Milano / A.R.P.A. Lombardia
Lucio Lucadamo - Università degli Studi della Calabria
Antonella Mezzotero - Università degli Studi della Calabria
Alessandro Oggioni - CNR di Verbania-Pallanza
Anna Testi - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Michela Tomasella - Università degli Studi di Trieste
Marcello Tomaselli - Università degli Studi di Parma
7
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Nuovi dati sul declino della popolazione
di Phragmites australis al Lago Trasimeno
New data about the decline of Phragmites
australis population at Lake Trasimeno
Daniela Gigante1*, Francesco Ferranti1, Lara Reale1,
Roberto Venanzoni1 & Vincenzo Zuccarello2
1
Dip. Biologia Applicata, Università degli Studi di Perugia, Borgo XX giugno 74, 06121 Perugia
2
DiSTeBA, Università del Salento, Prov.le Lecce-Monteroni, Ecotekne, 73100 Lecce
*
[email protected]
Riassunto
Il declino della vegetazione macroitica a dominanza di Phragmites australis è un
fenomeno ben noto in Europa centro-settentrionale ma tuttora poco indagato nel
Bacino del Mediterraneo. Vengono qui presentati i risultati dello studio della popolazione di cannuccia del L. Trasimeno, una delle più estese dell’Italia peninsulare,
attualmente interessata da un fenomeno di marcata regressione e da uno stato di
generale declino. Un set di parametri è stato messo a punto ed impiegato per rilevare,
negli anni 2006, 2007 e 2009, all’interno di quadrati permanenti, alcuni aspetti
macromorfologici, istoanatomici/istochimici e fenologici allo scopo di caratterizzare lo
stato di conservazione della popolazione. Dai risultati ottenuti si delinea una condizione diferenziata nelle 19 stazioni considerate. L’analisi dei parametri macromorfologici
ha evidenziato l’esistenza di sintomi di declino riconducibili, almeno per alcune
stazioni, alla sindrome di die-back. Alcuni parametri quali il numero di nodi, il tasso di
accrescimento del diametro dei culmi, l’altezza dei culmi, la presenza di culmi con
apice morto e la presenza di clumping si sono rivelati particolarmente signiicativi nella
caratterizzazione dei gruppi. Le indagini relative agli aspetti istoanatomici/istochimici
e fenologici hanno contribuito a fornire ulteriori dettagli per delineare un quadro
complessivo, evidenziando come il declino si accompagni ad una ridotta attività
fotosintetica e a ridotta capacità di accumulare riserve sotto forma di amido a livello
dei rizomi. I nuovi dati qui proposti, ad integrazione di quanto riportato in precedenti
indagini, vanno ad ampliare le conoscenze nell’area trasimenica. Si forniscono inoltre
spunti per la costruzione di un modello di studio del declino dei canneti in territori
mediterranei e si formulano prime ipotesi su alcune variabili ambientali ricollegabili
all’insorgenza del fenomeno.
Parole chiave: declino del canneto, quadrati permanenti, parametri macromorfologici,
isto-anatomici, fenologici, Lago Trasimeno
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Daniela Gigante et al.
Abstract
he decline of the macrophytic vegetation dominated by Phragmites australis is a
well-known phenomenon in central-W-Europe, still neglected in the Mediterranean
Basin. We present here the results of a study about Lake Trasimeno’s reed population,
one of the largest in central Italy, afected by a general condition of decline and
evident retreat. A selection of macromorphological, histo-anatomical and phenological
traits was set up and used to collect data in 19 permanent plots, during the years
2006, 2007 e 2009, in order to characterize the conservation status of the reed
population. he results show a diversiied situation in the diferent stands; the
macromorphological parameters highlight several symptoms of decline which allow us
to detect the die-back syndrome in some plots. Some traits, such as the number of
nodes, the stems’ diameter growth rate, the stems’ height, the presence of dead apices,
the clumping habit, turned out to be particularly meaningful and useful in characterizing the groups of plots. he analysis of the histo-anatomical and phenological traits
provided the survey with further details indicating that the reed decline often matches
with lower photosynthetic activity and lower ability to store starch in the rhizomes.
he analyzed data supplement previous studies on reed decline and extend the
knowledge in the Trasimeno area. he carried out research suggests a model to study
the mediterranean reedbeds and advances hypothesis about some environmental traits
involved in the reed die-back.
Keywords: reed decline, permanent plots, macromorphological, histo-anatomical and
phenological traits, Lake Trasimeno
Introduzione
A partire dagli anni ’50 in Svizzera (Hürlimann, 1951), sono divenute sempre
più frequenti in Europa centrale e nord-orientale le segnalazioni di ecosistemi palustri a dominanza di Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steudel in condizioni critiche
di declino (per un inquadramento della problematica: Ostendorp, 1989; Van der
Putten, 1997). Il tema ha dato origine ad una vasta produzione scientiica che ha
portato alla descrizione di una sindrome di die-back deinita come “un anomalo e irreversibile fenomeno spontaneo di ritiro, distruzione o scomparsa di una stazione
matura di cannuccia di palude veriicatosi in un arco di tempo non più lungo di un
decennio” (Van Der Putten, 1997). Il degrado spontaneo dei canneti non risulta circoscritto a stazioni inquinate; la cannuccia è infatti in grado di sopravvivere in acque
ipertroiche (Bittmann, 1953; Neuhäusl, 1965; Sukopp & Kunick, 1969; Klötzli,
1971; Tscharntke, 1983; Ostendorp, 1989) e in America Settentrionale può anche
comportarsi da specie invasiva (Tucker, 1990; Marks et al., 1994; Bailey, 1997;
Chambers et al., 1999; Ailstock et al., 2001; Talley & Levin, 2001). In Europa si re-
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
gistrano casi di forte espansione della specie in ambienti terrestri, soprattutto se ricchi di nutrienti ed in particolare di azoto totale (Brülisauer & Klötzli, 1998; Greco
& Patocchi, 2004). I fenomeni connessi con il die-back del canneto risultano estremamente diversiicati; le patologie macroscopiche più frequentemente rilevate vanno
da una riduzione della taglia e del tasso di accrescimento all’indebolimento dei culmi, alla frequente degenerazione e morte degli apici radicali, al disseccamento precoce delle gemme, alla ligniicazione o suberizzazione anomala dei tessuti delle radici
avventizie, alla formazione di blocchi nell’aerenchima (callus), all’habitus di accrescimento per cespi (noto come clumping) (Armstrong et al., 1996a, 1996b, 1996c).
Nel 1978 venne istituita l’associazione DACH (dall’acronimo delle iniziali dei
paesi coinvolti: Germania, Austria e Svizzera) nel tentativo di contrastare una situazione divenuta ormai allarmante (Güsewell & Klötzli, 2000). Alla ine degli anni ’90
furono sviluppati speciici progetti di ricerca (EUREED I/1993-94 e II/1996-98)
allo scopo di esaminare le interazioni di aspetti speciici, quali inquinamento, gestione dei livelli e temperature delle acque, con l’ecoisiologia di P. australis anche in relazione ai processi biogeochimici (Brix, 1999). Ad oggi, il fenomeno della moria dei
canneti risulta poco indagato nei contesti climatici mediterranei. Prima della segnalazione al Lago Trasimeno (Gigante et al., 2008a, 2008b, 2009; Bresciani et al.,
2009a, 2009b), l’unico studio speciico su questo tema in Italia era quello di Fogli et
al. (2002) relativo ai canneti delle acque salmastre della Sacca di Goro nel Delta del
Po. Si può ragionevolmente afermare che la scarsa disponibilità di dati possa essere
all’origine dell’opinione difusa secondo cui il fenomeno di declino è assente dalle
aree mediterranee, come ipotizzato da Van Der Putten (1997). I nuovi dati qui proposti, ad integrazione di quanto riportato in Gigante et al. (2009), vanno ad ampliare le conoscenze dell’area trasimenica prendendo in considerazione nuovi parametri
e sintomatologie e contribuendo ad individuare un modello di studio del fenomeno
di declino dei canneti in territori mediterranei.
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Daniela Gigante et al.
Materiali e metodi
Area di studio
Il Lago Trasimeno è il quarto lago italiano ed il più esteso dell’Italia peninsulare; ha una supericie media di ca. 121,5 km2 ed una profondità massima di 5,5 m
con riferimento al livello medio che è pari a 257,1 m s.l.m. (dati relativi al periodo
1963-1997 in Dragoni & Evangelisti, 1999). Il periodo di ricambio delle acque è
pari a 24,4 anni; il tasso di evaporazione è di 155x106 m3/anno (Viotti et al., 2002;
De Bartolomeo et al., 2004). Il lago non presenta immissari naturali e l’apporto idrico è dipeso sostanzialmente dalle precipitazioni ino a quando, tra il 1959 e il 1961,
il bacino idrograico è stato ampliato artiicialmente.
Dal punto di vista della caratterizzazione bioclimatica, sulla base degli Indici
e della classiicazione proposti da Rivas-Martínez et al. (1999) elaborati secondo Rivas-Martínez & Rivas-Saenz (2009) applicati alla stazione di Monte del Lago (295 m
s.l.m.), la fascia spondicola del lago rientra nel Macrobioclima Mediterraneo pluvistagionale-oceanico, Piano bioclimatico Mesomediterraneo superiore con ombrotipo
subumido inferiore (Gigante & Venanzoni, 2007).
L’area è sede di un Parco Regionale e di due Siti della Rete NATURA 2000
(SIC IT5210018 e ZPS IT5210070). Le acque e le sponde del bacino lacustre sono
colonizzate da varie cenosi idroitiche, palustri e di transizione; il canneto è ampiamente rappresentato nei tratti non occupati da strutture ed infrastrutture di origine
antropica. Esso presenta alcune problematiche speciiche tra le quali vale la pena ricordare una forte riduzione della supericie, passata da 10,48 km2 nel 1988 (Mearelli et al., 1990) a 3,56 km2 nel 2005 (Cecchetti et al., 2005). La nomenclatura tassonomica segue Tutin et al. (1980).
Disegno sperimentale
Il disegno di campionamento si basa su una rete di quadrati permanenti composta di 19 plot ubicati all’interno di 7 distinti settori spondali (Tab. I). Ciascun plot
è rappresentato da un quadrato di 1 m di lato. La scelta iniziale dell’ubicazione dei
plot è stata intenzionalmente non casuale: all’interno di ogni settore, i punti di campionamento sono stati posizionati lungo direttrici radiali, a distanza variabile dalla
sponda, in modo da rappresentare condizioni diversiicate in funzione del gradiente
di umidità. La distanza tra i plot è di 15 m ed il loro numero è proporzionale all’am-
26
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
piezza della fascia di canneto nei diversi settori. I parametri rilevati possono essere
raggruppati in tre principali tipologie: macromorfologici, istoanatomici/istochimici,
fenologici.
Tabella I: Sigla ed ubicazione geografica di ciascun plot.
Settore spondale
Oasi ‘La Valle’
Poggio di Braccio
Porto di Panicarola
Rio Pescia
Castiglion del Lago
Borghetto
Passignano
Sigla del plot
Coordinate geografiche
P1
N43 05,699 E12 11,034
P2
N43 05,697 E12 11,036
P3
N43 05,694 E12 11,044
P4
N43 05,684 E12 10,925
P5
N43 05,681 E12 10,946
P6
N43 05,686 E12 10,983
P7
N43 04,794 E12 07,580
P8
N43 04,762 E12 07,594
P9
N43 05,020 E12 06,212
P10
N43 04,859 E12 06,518
P11
N43 04,848 E12 06,523
P12
N43 06,752 E12 02,943
P13
N43 06,747 E12 02,933
P14
N43 08,709 E12 01,952
P15
N43 08,254 E12 02,472
P16
N43 11,071 E12 02,161
P17
N43 11,064 E12 02,154
P18
N43 11,412 E12 06,491
P19
N43 11,415 E12 06,495
Metodologia delle indagini macromorfologiche
I dati macromorfologici sono stati rilevati in tutti i 19 plot negli anni 2006 e
2007. Per quanto riguarda la porzione epigea degli individui di P. australis, sono stati presi in considerazione i seguenti caratteri: altezza dei culmi (m), numero di nodi
(n°), diametro dei culmi (mm), valori medi su 15 individui scelti casualmente all’interno di ciascun plot, misurati all’apice della stagione vegetativa (ine agosto); tasso
di accrescimento dei 3 parametri precedenti, calcolato come media dei tassi di accrescimento rilevati a cadenza quindicinale nel periodo aprile-agosto nel biennio considerato, sempre su 15 individui per plot (rispettivamente: cm/giorno, n°/giorno,
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Daniela Gigante et al.
mm/giorno); densità dei culmi (n°/m2), densità di culmi ioriti (n°/m2), densità di
apici morti (n°/m2), presenza di clumping (n° cespi/m2). Per la porzione ipogea le misurazioni sono avvenute su materiale proveniente da 5 individui per plot nell’anno
2007. Sono stati considerati: diametro dei rizomi (mm), diametro delle radici laterali (mm), quantità di radici laterali (secondo una scala ordinale di 5 classi di abbondanza).
I valori relativi ai 13 parametri macromorfologici (medie per plot sui due anni
di campionamento) sono stati oggetto di un’analisi multivariata che, mediante applicazione di fuzzy clustering, fuzzy c-means (Bezdek, 1981), sulle componenti principali selezionate, ha individuato la partizione ottimale attraverso l’indice di Dunn
(1974). La procedura ha condotto all’individuazione di 4 gruppi descrittivi dei distinti livelli di declino riscontrabili nella popolazione di cannuccia del Lago Trasimeno (Gigante et al., 2008b, 2010). I dati relativi ai cluster emersi da tale analisi sono
stati sottoposti a test della signiicatività statistica mediante l’uso di ANOVA; l’analisi post hoc si è basata sul Fisher’s Protected LSD test.
Metodologia delle indagini istoanatomiche, istochimiche e polliniche
Sulla base dei gruppi ottenuti mediante cluster analysis, nel 2009 sono stati selezionati 7 plot (P3, P5, P11, P12, P13, P18 e P19) dove condurre i campionamenti inalizzati all’analisi degli aspetti istoanatomici ed istochimici, nell’intento di caratterizzare i diversi livelli di declino del canneto anche da un punto di vista
anatomico-funzionale. I 7 plot sono stati individuati in base a criteri di rappresentatività delle diverse condizioni di declino, così come emerse dalle analisi macro-morfologiche. Per quanto riguarda le analisi della vitalità pollinica, nell’agosto 2009 è
stato possibile campionare solo i plot P3, P5, P11, P12 e P18 essendo i restanti due
non raggiungibili.
Le indagini istoanatomiche, istochimiche e polliniche hanno riguardato i rizomi, le radici avventizie ed i iori. Dai rizomi sono state prelevate porzioni in vicinanza dei nodi sui quali erano presenti gemme laterali, mentre da radici avventizie di
pari lunghezza sono state prelevate porzioni a 1-2 cm di distanza dall’apice radicale,
a 1-2 cm di distanza dall’inserzione sul rizoma e in corrispondenza dell’inserzione
con il rizoma. Per ciascuno dei 7 plot considerati, dalle iniorescenze sono state prelevate dieci spighette e da ciascuna sono stati inclusi separatamente i due iori apicali e alcuni iori prossimi alla base. Il materiale prelevato è stato issato in una miscela
di aldeide glutarica al 5 % in tampone cacodilato di sodio (CSB) 0,075 M a pH 7 e
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
post-issato in una soluzione all’1 % di tetrossido di osmio (OsO4) in cacodilato di
sodio 0,075 M; i campioni sono stati quindi inclusi in resina epossidica (miscela di
Epon, 2-dodecenylsuccinicanhydride e methylnadic anhydride) (Reale et al., 2002).
I campioni inclusi sono stati sezionati con un ultramicrotomo (OmU2, Reichter,
Heidelberg) ad un spessore di 1-2 µm; le sezioni ottenute sono state colorate con blu
di toluidina e utilizzate per l’individuazione di eventuali alterazioni a livello citoistologico.
Le analisi istochimiche sono state inalizzate all’osservazione della presenza di
depositi di amido: a tale scopo, delle porzioni di rizoma sono state prelevate e tagliate con microtomo a mano; le sezioni ottenute sono state colorate con una soluzione
iodo-iodurata che conferisce ai granuli di amido un colore violaceo/nero. Il materiale è stato quindi osservato con microscopio ottico in luce chiara (DMLB, Leica).
Per l’analisi della vitalità pollinica, i granuli sono stati colorati con Diacetato
di Fluoresceina, sciolto in acetone e aggiunto ad una soluzione di saccarosio al 10 %,
(Heslop-Harrison & Heslop-Harrison, 1970), quindi osservati al microscopio ottico
dotato di epiluorescenza, iltro di eccitazione BP 450-490 e iltro di sbarramento LP
515. Con questa tecnica i pollini vitali appaiono verdi-brillanti mentre i non vitali
sono bruno-marroni.
L’analisi degli aspetti fenologici ha riguardato tutte le 19 stazioni analizzate ed
ha preso in considerazione l’epoca di comparsa e sviluppo della fase antesica e la sua
entità, stimata mediante numero e percentuale di culmi ioriti conteggiati all’interno
di ciascun plot, a cadenza quindicinale negli anni 2006 e 2007. Analoga metodologia si è seguita per monitorare a cadenza quindicinale la comparsa e l’entità di apici
prematuramente disseccati. L’andamento temporale della fenologia è stato anch’esso
riferito ai cluster emersi dall’analisi multivariata ed analizzato considerando i valori
medi relativi a ciascun gruppo di plot.
Parallelamente ai caratteri biometrici, per ciascun punto di campionamento
sono stati rilevati alcuni parametri ambientali relativi a: durata del periodo di sommersione (assente, temporanea, permanente), tipo di substrato (argilloso, argillososabbioso, sabbioso-argilloso, sabbioso), presenza/assenza di sostanza organica indecomposta accumulata a livello del sedimento.
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Daniela Gigante et al.
Risultati
Analisi macromorfologica
L’analisi dei parametri macromorfologici ha portato all’individuazione di 4
gruppi principali, rappresentativi di distinti livelli di declino della popolazione di
cannuccia nell’area di studio. Attraverso la caratterizzazione dei gruppi è stato possibile evidenziare un ‘gradiente di declino’ all’interno del quale si individua la seguente sequenza: a) condizione ottimale (CL2: plot P17, P18, P19, P12, P13, P9, P10);
b) condizione sub-ottimale (CL3: plot P16, P7, P8, P15, P4, P11); c) condizione di
marcata soferenza con tipica sintomatologia di die-back (CL1: plot P1, P2, P3, P5,
P6); d) condizione anomala con alcuni sintomi di die-back, riferibile ad un unico
plot (CL4: plot P14). Nella tabella II si riportano i valori medi assunti dai 13 parametri considerati all’interno di ciascun gruppo di plot; l’ordine delle colonne evidenzia il gradiente di declino crescente.
Tabella II: Valori dei 13 parametri macromorfologici misurati nella popolazione di Phragmites
australis del Lago Trasimeno. Param. da 1 a 12: valori medi ± SE (per cluster); param. 13:
mediane (per cluster). Lettere diverse indicano significatività statistica per p < 0,05 (ANOVA,
Fisher’s Protected LSD test).
1. Numero di nodi (n°)
CL2 (7)
CL3 (6)
CL1 (5)
24,457 ± 0,696 c
21,767 ± 0,386 b
19,460 ± 0,601 a
b
0,130 ± 0,002
a
0,125 ± 0,005
CL4 (1)
21,200
a
0,099
2. Tasso di accrescimento del numero di
nodi (n°/giorno)
0,148 ± 0,007
3. Altezza culmi (m)
3,198 ± 0,044 b
2,933 ± 0,069 a
2,765 ± 0,053 a
2,073
b
a
1,764 ± 0,049 ab
1,419
1,625 ± 0,106
4. Tasso di accrescimento dell’altezza dei
culmi (cm/giorno)
1,926 ± 0,080
5. Diametro culmi (mm)
8,343 ± 0,173 b
7,833 ± 0,095 ab
7,180 ± 0,171 a
6,650
6. Tasso di accrescimento del diametro dei
culmi (mm/giorno)
0,003 ± 0,005 c
–0,003 ± 0,004 b
–0,013 ± 0,004 a
0,027
7. Densità di culmi (n°/m2)
138,571 ± 6,175 a 139,333 ± 6,912 a 114,800 ± 12,081 a
2
8. Densità di culmi in fioritura (n°/m )
9. Densità di culmi con apice morto (n°/m2)
2
123,186 ± 7,797
b
3,057 ± 3,057 a
a
117,50 ± 6,747
b
17,867 ± 6,907 b
21,220 ± 2,494 b
1,400 ± 0,872
b
46,000
30,667
0,000
10. Clumping (n°/m )
0,000 ± 0,000
11. Diametro medio dei rizomi (mm)
13,037 ± 1,312 a
10,682 ± 0,596 a
11,550 ± 0,992 a
13,700
12. Diametro medio delle radici laterali (mm)
1,420 ± 0,101 a
1,265 ± 0,045 a
1,240 ± 0,045 a
1,090
3,000
3,000
5,0000
3,000
13. Quantità media di radici laterali (classi)
0,000 ± 0,000
a
85,000 ± 10,405
a
0,000
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
Tra i caratteri maggiormente signiicativi per diferenziare i gruppi si evidenziano il numero di nodi ed il tasso di accrescimento del diametro dei culmi, che raggiungono i valori più elevati nei plot del gruppo CL2; in particolare, i gruppi CL3 e
CL1 presentano tassi di accrescimento negativi per quanto riguarda il diametro dei
culmi. Le stazioni in condizioni ottimali (CL2) si diferenziano signiicativamente
dalle altre anche per i valori elevati di altezza dei culmi, densità di culmi con apice
morto, tasso di accrescimento del numero di nodi, diametro dei culmi. Il cluster in
forte declino CL1 mostra una densità di iniorescenze marcatamente ridotta ed è
l’unico all’interno del quale è stato osservato il fenomeno del clumping. La densità di
culmi non mostra diferenze signiicative nei diversi gruppi di plot, pur presentando
valori marcatamente inferiori nel gruppo CL1. Il tasso di accrescimento in altezza
dei culmi non sembra rappresentare un tratto distintivo ai ini della caratterizzazione
dello stato di declino; si sono riscontrati comunque valori marcatamente più elevati
nei plot in condizioni ottimali. Per quanto riguarda le porzioni ipogee, il diametro
medio dei rizomi e quello delle radici laterali non risultano signiicativamente diferenziati nei diversi gruppi di plot. La quantità di radici laterali, stimata secondo una
scala ordinale articolata in 5 classi di valori, risulta più elevata sui rizomi prelevati nel
gruppo di plot che mostrano sintomi di die-back (CL1).
Analisi istoanatomica/istochimica
Nelle sezioni delle radici avventizie ottenute dalle porzioni in prossimità dei
nodi, vicino o in corrispondenza dell’inserzione con il rizoma, sono state identiicate
due situazioni modello. Nelle radici più sviluppate (Fig. 1A) è stato osservato un esoderma pluristratiicato completamente diferenziato con inizio della suberiicazione
degli strati più esterni; gli strati più interni hanno invece parete fortemente ispessita
tanto da occludere quasi il lume cellulare. Il cilindro corticale è caratterizzato da un
aerenchima completamente diferenziato costituito da grosse lacune. L’aerenchima si
interrompe a livello di una ila di cellule corticali che circondano l’endoderma, caratterizzato da ispessimenti ad O; nel cilindro centrale non solo le cellule dello xilema
ma anche le cellule paratracheali e le cellule midollari hanno le pareti fortemente
ispessite. Nelle radici meno sviluppate (Fig. 1B) gli ispessimenti a livello degli strati
interni dell’esoderma sono meno accentuati, nell’aerenchima le lacune si alternano a
ile radiali di cellule corticali uniseriate, l’endoderma ha ispessimenti ad U e le cellule del cilindro centrale, soprattutto quelle midollari, hanno parete meno ispessita.
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Daniela Gigante et al.
Figura 1: Sezioni trasversali di radici avventizie a differente sviluppo. A. Sezione di radice avventizia nella quale è evidente un esoderma pluristratificato (es) i cui strati più interni hanno parete
fortemente ispessita, un parenchima aerifero (pa) con grosse lacune ed un endoderma (en) con
ispessimenti ad “O”. Barra 500 mm. B. Sezione di radice avventizia con esoderma pluristratificato
(es) e parenchima aerifero (pa) nel quale le lacune si alternano a file uniseriate di cellule corticali
(cc); nell’endoderma (en) sono presenti ispessimenti ad “U”. Barra 500 mm. C. Sezione di radice
avventizia a 1-2 mm dall’apice nella quale è evidente un esoderma pluristratificato (es) costituito
da cellule con parete non ispessita, un parenchima aerifero (pa) in cui non si sono ancora differenziate le lacune ed un endoderma (en) privo di ispessimenti. Barra 500 mm. D. Sezione trasversale di rizoma nei cui fasci vascolari (f) sono presenti occlusioni a livello dei vasi del metaxilema.
Barra 200 mm. E. Sezione trasversale di radice avventizia nel cui cilindro centrale sono evidenti ife
fungine (freccia) all’interno dei vasi del metaxilema (m). Barra 200 mm. F-G. Sezioni, colorate con
soluzione iodo-iodurata, di rizomi prelevati nel maggio 2009; i granuli di amido appaiono come
corpuscoli neri più o meno numerosi all’interno delle cellule. L’amido è presente nei rizomi prelevati nelle stazioni in condizioni ottimali (Passignano: P18, P19) e sub-ottimali (Porto di Panicarola:
P11) (F) mentre è assente nei rizomi prelevati nelle stazioni in declino (Oasi ‘La Valle’: P3 e P5) (G).
Barra 500 mm. H-I. Sezioni, colorate con soluzione iodo-iodurata, di rizomi prelevati nel luglio/
settembre 2009. L’amido è scarso nei rizomi prelevati nella stazione P1 (H) mentre è abbondante
nei rizomi prelevati nella stazione P18 (I). Barra 500 mm. L. Sezione longitudinale di antera con
granuli di polline (po). Barra 20 mm. M. Sezione longitudinale di ovario con ovulo contenente un
sacco embrionale che evidenzia la cellula uovo (o) e le due sinergidi. Barra 150 mm.
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
Nelle sezioni ottenute da porzioni prelevate a 1-2 cm dall’apice (Fig. 1C), le
cellule dell’esoderma non hanno parete ispessita, le lacune dell’aerenchima non si
sono ancora diferenziate ma le cellule corticali delimitano grossi spazi intercellulari;
gli ispessimenti dell’endoderma non sono ancora evidenti e nel cilindro centrale solo
le cellule del protoxilema mostrano una parete ispessita mentre le cellule del metaxilema sono distese ma non ispessite. Solo nelle sezioni delle porzioni prossime all’apice ottenute da alcuni campioni si ha un grado di sviluppo più avanzato con inizio
della diferenziazione delle lacune dell’aerenchima e degli ispessimenti a carico delle
pareti delle cellule dell’endoderma e degli strati più interni dell’esoderma. Questo potrebbe indicare un allungamento inferiore dell’organo e quindi, a parità di distanza
dall’apice, queste radici mostrano un grado superiore di diferenziazione cellulare.
L’analisi delle sezioni delle radici avventizie e dei rizomi ha evidenziato la presenza di occlusioni legate alla presenza di tille nei vasi del campione P11 (gr. CL3)
(Fig. 1D) ma ha anche messo in luce la presenza, a livello dei vasi delle radici avventizie dei campioni P5 (gr. CL1) e P11 (gr. CL3), non solo di occlusioni dovute a tille ma anche di ife fungine (Fig. 1E).
Le osservazioni sui rizomi, efettuate nel maggio 2009, hanno inoltre evidenziato la presenza di amido, in quantità più o meno abbondante, nelle stazioni P18 e
P19 (gr. CL2) e P11 (gr. CL3) (Fig. 1F); nelle stazioni P12 e P13 (gr. CL2) l’amido
è scarso, mentre non è stato osservato alcun accumulo di amido nei rizomi prelevati
nelle stazioni P3 e P5 (gr. CL1) (Fig. 1G). Le osservazioni efettuate nel luglio/settembre 2009, quindi in piena attività vegetativa, hanno invece evidenziato la presenza di amido, legata alla attività fotosintetica in atto, sui rizomi di tutte le stazioni
anche se la sua quantità è risultata notevolmente più bassa nei rizomi delle stazioni
in declino (CL1), soprattutto P3 (Fig. 1H), rispetto a quelle in condizioni ottimali,
in particolare P18 (CL2) (Fig. 1I).
In alcune delle stazioni le iniorescenze all’antesi hanno rivelato una evidente
presenza di polline maturo nelle antere (Fig. 1L) e sacche embrionali completamente
diferenziate negli ovuli (Fig. 1M).
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Daniela Gigante et al.
Analisi fenologica
L’andamento della ioritura è illustrato nella igura 2, che riporta la percentuale di culmi in antesi rispetto al numero totale di culmi per plot, con cadenza quindicinale; i valori si riferiscono alla media calcolata all’interno di ciascuno dei 4 gruppi,
negli anni 2006 e 2007. Si evidenzia un ritardo nell’insorgenza della ioritura a carico delle stazioni in declino (CL1, CL4). La igura 3 illustra l’andamento temporale
della comparsa di apici prematuramente disseccati, secondo gli stessi criteri esposti a
proposito della ioritura. Gli apici secchi risultano maggiormente rappresentati nelle
stazioni di canneto in declino (CL1) e la loro comparsa avviene in modo marcato già
a partire dalla ine di giugno.
Figura 2: Andamento temporale della comparsa e dell’entità di culmi di Phragmites australis in
fiore; valori percentuali sul totale dei culmi per plot (n = 15, periodo 2006-2007; valori medi per
i 4 gruppi di plot rappresentativi dei 4 diversi livelli di declino del canneto del Lago Trasimeno).
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
Figura 3: Andamento temporale della comparsa e dell’entità di apici prematuramente
disseccati di Phragmites australis; valori percentuali sul totale dei culmi per plot (n = 15,
periodo 2006-2007; valori medi per i 4 gruppi di plot rappresentativi dei 4 diversi livelli di
declino del canneto del Lago Trasimeno).
Parametri ambientali
I parametri ambientali vengono indicati nella tabella III con riferimento ai 4
gruppi di plot corrispondenti ai diversi livelli di declino. Per ogni gruppo si riporta
la percentuale di stazioni riferibili alle diverse caratteristiche considerate: durata del
periodo di sommersione, tipo di substrato, presenza/assenza di sostanza organica. Si
può osservare come la totalità dei plot in declino aferenti al gruppo CL1 sia caratterizzata da sommersione permanente, presenza di sostanza organica indecomposta
accumulata nel sedimento, substrato sempre argilloso; il gruppo di stazioni in condizioni ottimali (CL2) risulta invece sempre privo di accumuli di sostanza organica
indecomposta e prevalentemente ubicato in stazioni interessate da sommersione
temporanea (in un unico caso si tratta di stazione asciutta).
Tabella III: Caratteristiche ambientali dei plot (durata del periodo di sommersione: assente,
temporanea, permanente; tipo di substrato: argilloso, argilloso-sabbioso, sabbioso-argilloso,
sabbioso; presenza/assenza di sostanza organica); per ciascun gruppo, viene indicata la
percentuale di plot riferibile alle diverse tipologie ambientali.
Sommersione
CL1
Sostanza organica
Substrato
assente
temporanea
permanente
assente
presente
argilloso
–
–
100 %
–
100 %
100 %
argilloso- sabbiososabbioso/ argilloso
–
–
sabbioso
–
CL2
14,3 %
85,7 %
–
100 %
–
14,3 %
57,1 %
28,6 %
–
CL3
33,3 %
50 %
16,7 %
66,7 %
33,3 %
33,3 %
16,7 %
–
50 %
CL4
–
100 %
–
–
100 %
–
–
–
100 %
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Daniela Gigante et al.
Discussione
I parametri macromorfologici rilevati nelle 19 stazioni considerate hanno
consentito di caratterizzare la popolazione di P. australis del Lago Trasimeno e di evidenziare l’esistenza di 4 distinti livelli nel suo stato di declino (Tab. II). Il rinvenimento di condizioni di scarso sviluppo, anomalie nell’accrescimento, ritardo nella
ioritura, presenza di sintomi tipici quali il clumping ed il precoce disseccamento degli apici, hanno permesso di diagnosticare la presenza del fenomeno del die-back
all’interno di 5 plot riferiti al gruppo CL1. I gruppi CL1 e CL3, benché quest’ultimo in misura minore, presentano inoltre un tasso di accrescimento negativo del diametro dei culmi; analoghe osservazioni a carico di popolazioni di cannuccia in declino sono state riportate da diversi Autori (Mochnacka-Lawacz, 1974; Dinka, 1986;
Hofmann, 1986; Rolletschek et al., 1999; Fogli et al., 2002; Hardej & Ozimek,
2002). Il gruppo CL4, composto da un unico plot, mostra una situazione di declino
meno netta, con la presenza di alcuni sintomi di soferenza accompagnati per altri
aspetti da una certa vigoria (Tab. II, Figg. 2 e 3).
La distribuzione spaziale dei plot aferenti ai 4 gruppi non appare casuale
all’interno dell’area di studio: il gruppo CL1, corrispondente alla condizione di massima soferenza osservata con tipica sintomatologia di die-back, risulta localizzato nel
settore sud-orientale del lago in corrispondenza dell’Oasi ‘La Valle’ ed include 5 dei
6 plot ubicati in questo settore. Delle altre località, due includono solo plot in condizioni ottimali (CL2): Passignano e Rio Pescia. Le restanti 4 (Porto di Panicarola,
Borghetto, Idroscalo e Poggio di Braccio) presentano condizioni variabili. Va ricordato che l’area dell’Oasi ‘La Valle’ è quella che maggiormente ha risentito della forte
sommersione seguita all’ampliamento artiiciale del bacino idrograico del lago, avvenuto tra il 1959 e il 1961. Caratterizzata da una debole pendenza dei fondali, la zona
era occupata da un vastissimo canneto (Granetti, 1965) chiaramente visibile nelle
foto aeree della Regione Umbria del 1954; esso, a partire dall’inizio degli anni ’60,
ha subito un fenomeno di progressivo arretramento che ne ha fortemente ridotto la
supericie. È stato notato che il die-back si presenta con frequenza nei canneti sommersi (Rücker et al., 1999; Güsewell & Klötzli, 2000). La stabilizzazione ed in generale l’artiicializzazione del livello delle acque sono state indicate come possibili concause o fattori scatenanti del declino della cannuccia (Weisner et al., 1993; Armstrong
et al., 1994, 1999; Dinka et al., 1995; Rea, 1996; Weisner & Strand, 1996). Inoltre,
fenomeni di disturbo e declino sono stati osservati a seguito di inondazioni estreme
(Ostendorp et al., 2003). Spesso si è notato che P. australis tende a ritirarsi dalle ac-
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
que profonde (Boar & Crook, 1985; Ostendorp, 1989; Cízková et al., 1996). Va
inoltre ricordato che l’oscillazione di livello favorisce la mineralizzazione e può quindi svolgere un efetto positivo sui processi di eutroizzazione (Cízková et al., 1996).
Secondo Ostendorp (1989), la risposta di un canneto a modiiche o danni ambientali può manifestarsi con ritardo poiché i rizomi di P. australis possono agire come
una sorta di bufer in condizioni alterate. Sulla base delle precedenti considerazioni,
si può ipotizzare che l’attuale stato di degrado rilevato nell’area dell’Oasi ‘La Valle’
possa rappresentare lo stadio terminale di un lento e progressivo processo di declino
innescato dalle profonde modiiche idrologiche attuate nel bacino nel corso degli ultimi 50 anni. Ulteriori indagini attualmente in corso di completamento da parte degli autori, basate sull’analisi diacronica di fotogrammi aerei, avvalorano l’ipotesi di
un continuo arretramento del fronte acquatico della popolazione di cannuccia a partire dalla ine degli anni ’50.
Per quanto riguarda gli aspetti istologici ed anatomici della popolazione di
cannuccia indagata, si è cercato di evidenziare le caratteristiche dei gruppi principali.
I dati riguardanti la presenza di amido riscontrati nei plot in declino dell’Oasi ‘La
Valle’ (P3 e P5, gruppo CL1) indicano una bassa capacità di accumulare riserve sotto
forma di amido a livello dei rizomi; analoghi risultati sono emersi anche a carico di
alcune stazioni del gruppo che presenta condizioni ottimali (P12 e P13). Questo fenomeno potrebbe essere dovuto ad un basso livello di fotosintesi netta durante la
stagione vegetativa precedente al campionamento, dato che non sono stati osservati
grossi blocchi a livello delle lacune dell›aerenchima che possano giustiicare una riduzione nell›accumulo delle riserve. Dalle analisi efettuate sulle sezioni, ottenute dai
campioni inclusi in resina e colorate con blu di toluidina, non sono risultate esserci,
infatti, diferenze strutturali o istologiche tra i campioni prelevati dalle diverse stazioni, se non quelle collegate ad un diverso stadio di sviluppo della radice; non è stata
rilevata la presenza di grosse occlusioni dei vasi se non in alcuni casi (stazioni P11 e
P5). La ridotta capacità di accumulo delle riserve può inluenzare, oltre che la sopravvivenza della pianta durante l›inverno, anche la ricrescita primaverile dei rizomi
e della porzione aerea; infatti le osservazioni efettuate nel luglio/settembre 2009 (in
piena attività vegetativa) hanno evidenziato la presenza di amido, legata all’attività
fotosintetica in atto, sui rizomi di tutte le stazioni. La quantità di amido è risultata
però notevolmente più bassa nei rizomi delle stazioni del gruppo CL1 soprattutto
nel plot P1, rispetto alle altre, confermando la minore attività fotosintetica a carico
di queste stazioni dovuta probabilmente alla condizione di declino della vegetazione
che le caratterizza. Una situazione particolare riguarda i plot P12 e P13 che, pur pre-
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Daniela Gigante et al.
sentando una scarsa presenza di amido nella primavera 2009, hanno poi dimostrato
una buona ricrescita nella stagione vegetativa 2009.
La percentuale di vitalità del polline misurata nelle stazioni considerate (Fig.
4) è risultata leggermente più bassa rispetto a quella riportata in bibliograia (Ishii &
Kadono, 2002) ma non è signiicativamente diversa tra le stazioni indagate.
Figura 4: Percentuale di
vitalità pollinica per
Phragmites australis rilevata
nei plot analizzati (valori
medi ± SE, n = 5); sono
indicati i cluster di appartenenza.
La presenza di ife fungine nei plot P5 e P11 potrebbe essere testimonianza di
una infezione. In P. australis sono state rilevate alcune associazioni simbiotiche (Oliveira et al., 2001), infatti è possibile la presenza di micorrize, ma la localizzazione del
fungo a livello del cilindro centrale fa supporre che si tratti di un parassita. Le infezioni fungine hanno colpito le stazioni più degradate, aferenti al gruppo CL1. Allo
stato attuale delle conoscenze, la presenza di tali tipi di fungo può essere considerata
sia come uno dei fattori coinvolti nel declino della cannuccia, sia come una conseguenza della situazione di soferenza.
In generale, si può afermare che la condizione di declino si accompagna ad
una ridotta capacità di accumulare riserve sotto forma di amido a livello dei rizomi,
pur non trattandosi di un fenomeno esclusivo delle stazioni in che versano in condizioni peggiori, e ad una ridotta attività fotosintetica, al contempo causa ed efetto
della taglia ridotta degli individui. Si riscontrano inoltre una percentuale di vitalità
pollinica generalmente bassa, benché non signiicativa nel diferenziare i gruppi di
plot, e la presenza di infezioni a carico speciicamente delle stazioni in declino. Allo
stesso tempo, non si sono riscontrate sostanziali anomalie morfologiche.
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Nuovi dati sul declino della popolazione di Phragmites australis al Lago Trasimeno
Ringraziamenti
Questo lavoro è stato svolto con il contributo della Regione Umbria – POR
FSE 2007-2013 e della Provincia di Perugia, Servizio Protezione Ambientale e Parchi.
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SiTE_Teil 3.indb 39
19.07.2010 13:52:05 Uhr
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