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In the present paper, I reflect on some oppositions between various ways in which stereotypes act on gender, or influence it, and thus limit the liberty of women. Of course, stereotypes make the life of many unconscious women simpler. However, are you really a human being, if you persist in living in your stereotyped education, or in an endeavor that do not consider your specific and peculiar sin-gularity and individuality? Without consciousness, especially as a woman, living in this strange gendered normative world means to be unhappy. But it also means not to be fully yourself and not to develop all your potential cognitive abilities. I address this question theoretically, without renouncing to appeal to some concrete scientific experiments. Moreover, I will briefly try to show that the very concept of gender might be stereotypical. In anni recenti, gli studenti risoluti a ottenere un Bachelor of Arts in filosofia negli Stati Uniti-titolo di studio comparabile a una laurea triennale italiana-hanno conseguito nel ragionamento verbale e nella scrittura analitica risultati alti, più alti rispetto a studenti di altre discipline , nonché i risultati più elevati nel ragionamento quantitativo nelle discipline umanistiche. Se vogliamo e dobbiamo paragonare su questo punto il genere femminile a quello maschile, sussistono precisi dati: in essi e con essi si attesta che, nei paesi anglosassoni, rimane, comunque, rispetto a quello femminile, il genere maschile a predominare, nel senso che vi troviamo più uomini laureati in filosofia. Nel nostro paese, ove invece gli uomini si dedicano in maggioranza a discipline «dure» (fisica e via dicendo), rimangono le donne a predominare sugli uomini nelle lauree in filoso-fia. Ciononostante, nella disciplina in questione, i professori ordinari di genere femminile costituiscono una rarità. Pare che la filosofia, al pari di altre discipline giudicate cognitivamente adatte a coloro che possiedono razionalità, non venga ben concessa al genere femminile. Come la filosofia, la pratica professionale delle scienze impone solide capacità logiche e razionali. Ma, benché in tal campo parec-chie scienziate si siano distinte per merito, anche ottenendo Nobel, il brutale senso comune stereotipato identifica le donne in una sorta di oggetto sessuale-sensuale, irrazionale, emotivo, illogico, di cui abusare. Le filosofie femministe rimangono presenti, forti, stabili a livello internazionale, nella riflessione su diversi settori intellettuali, con la vo-lontà di capire le cause della scarsa rappresentanza femminile in troppi settori scientifici. Questa volontà genera quella che Harding (1986) battezza the science question in feminism: si tratta dello studio delle norme e metodologie della ricerca scientifica secondo ottiche femmi-niste (per una riflessione sull'approccio femminista rispetto alle varie filosofie delle scienze, cfr. Amoretti & Vassallo 2016). Ma, oltre a ciò, vi è altro a caratterizzare le donne in senso stereotipato: le donne costi-tuirebbero i soggetti cognitivi migliori per dedicarsi all'etica della cura e non all'etica della giustizia (cfr. Gilligan 1982). Stando a Gilligan i ragionamenti e i verdetti morali delle don-ne dipendono da situazioni concrete in cui ogni soggetto cognitivo coinvolto conosce bene l'altro, e in cui a reggere sono impulsi e senti-menti di cura, nonché relazioni che si preservano nel tempo, mentre gli uomini seguono regole legate a una giustizia astratta. In questa tesi non si perpetuano, per l'appunto, stereotipi di matrice sessista? Anche perché è risaputo che le supposte e ipotizzate differenze, tra donne e uomini, per ciò che concerne il ragionamento
In the present paper, I reflect on some oppositions between various ways in which stereotypes act on gender, or influence it, and thus limit the liberty of women. Of course, stereotypes make the life of many unconscious women simpler. However, are you really a human being, if you persist in living in your stereotyped education, or in an endeavor that do not consider your specific and peculiar sin-gularity and individuality? Without consciousness, especially as a woman, living in this strange gendered normative world means to be unhappy. But it also means not to be fully yourself and not to develop all your potential cognitive abilities. I address this question theoretically, without renouncing to appeal to some concrete scientific experiments. Moreover, I will briefly try to show that the very concept of gender might be stereotypical. In anni recenti, gli studenti risoluti a ottenere un Bachelor of Arts in filosofia negli Stati Uniti – titolo di studio comparabile a una laurea triennale italiana – hanno conseguito nel ragionamento verbale e nella scrittura analitica risultati alti, più alti rispetto a studenti di altre discipline , nonché i risultati più elevati nel ragionamento quantitativo nelle discipline umanistiche. Se vogliamo e dobbiamo paragonare su questo punto il genere femminile a quello maschile, sussistono precisi dati: in essi e con essi si attesta che, nei paesi anglosassoni, rimane, comunque, rispetto a quello femminile, il genere maschile a predominare, nel senso che vi troviamo più uomini laureati in filosofia. Nel nostro paese, ove invece gli uomini si dedicano in maggioranza a discipline «dure» (fisica e via dicendo), rimangono le donne a predominare sugli uomini nelle lauree in filoso-fia. Ciononostante, nella disciplina in questione, i professori ordinari di genere femminile costituiscono una rarità. Pare che la filosofia, al pari di altre discipline giudicate cognitivamente adatte a coloro che possiedono razionalità, non venga ben concessa al genere femminile. Come la filosofia, la pratica professionale delle scienze impone solide capacità logiche e razionali. Ma, benché in tal campo parec-chie scienziate si siano distinte per merito, anche ottenendo Nobel, il brutale senso comune stereotipato identifica le donne in una sorta di oggetto sessuale-sensuale, irrazionale, emotivo, illogico, di cui abusare. Le filosofie femministe rimangono presenti, forti, stabili a livello internazionale, nella riflessione su diversi settori intellettuali, con la vo-lontà di capire le cause della scarsa rappresentanza femminile in troppi settori scientifici. Questa volontà genera quella che Harding (1986) battezza the science question in feminism: si tratta dello studio delle norme e metodologie della ricerca scientifica secondo ottiche femmi-niste (per una riflessione sull'approccio femminista rispetto alle varie filosofie delle scienze, cfr. Amoretti & Vassallo 2016). Ma, oltre a ciò, vi è altro a caratterizzare le donne in senso stereotipato: le donne costi-tuirebbero i soggetti cognitivi migliori per dedicarsi all'etica della cura e non all'etica della giustizia (cfr. Gilligan 1982). Stando a Gilligan i ragionamenti e i verdetti morali delle don-ne dipendono da situazioni concrete in cui ogni soggetto cognitivo coinvolto conosce bene l'altro, e in cui a reggere sono impulsi e senti-menti di cura, nonché relazioni che si preservano nel tempo, mentre gli uomini seguono regole legate a una giustizia astratta. In questa tesi non si perpetuano, per l'appunto, stereotipi di matrice sessista? Anche perché è risaputo che le supposte e ipotizzate differenze, tra donne e uomini, per ciò che concerne il ragionamento morale non risultano
https://niclavassallo.net/ Sommario: La riflessione sull'attività epistemica femminile è un fenomeno decisamente attuale che presenta concrete aspirazioni filosofiche. Quali sono le sue motivazioni e quali le sue innovazioni rispetto all'epistemologia tradizionale? Nonostante da diverse fonti provengano voci a proposito della presunta fine dell'epistemologia, quest'ultima è sempre più oggetto di studio, perlomeno nelle scuole filosofiche di matrice analitica. Tra le ultime forti tendenze da rilevare in seno a queste vi è un cospicuo lavoro nell'ambito delle epistemologie femministe, il quale si oppone sì a diversi assunti della tradizione, ma non ritiene affatto che ogni progetto epistemologico debba venire abbandonato: l'obiettivo è piuttosto quello di criticare e rivedere il quadro tradizionale al fine di presentare nuovi approcci e soluzioni. Tale lavoro è diventato talmente variegato, solido e ragguardevole da indurre una casa editrice prestigiosa, Blackwell, a recepire il bisogno di pubblicare un'introduzione alle suddette epistemologie 1. Qui di seguito tenterò di esporre sinteticamente alcune loro linee di ricerca peculiari. CONTRO LA TRADIZIONE Per la tradizione sono di certo saldi tre punti: primo, l'epistemologia rappresenta la filosofia prima, nel senso di Descartes, ovvero è un'impresa a priori su cui deve basarsi ogni altra speculazione filosofica; secondo, la conoscenza dipende dai fondamenti, ovvero è il fondazionalismo la dottrina della giustificazione da adottarsi per comprendere che cos'è la conoscenza 2 ; terzo, la conoscenza va intesa nei termini delle rappresentazioni che il soggetto cognitivo ha del mondo oggettuale che lo circonda. Questi tre punti vengono contestati da quasi 1 Cf. Tanesini (1999). Sull'epistemologia analitica femminista l'unico lavoro disponibile in italiano è Garavaso (1998). Per un discorso introduttivo e panoramico sulla filosofia femminista si può utilmente consultare Restaino e Cavarero (1999). 2 Per quanto occorra ricordare anche il coerentismo, esso non si trova così massicciamente presente nella tradizione come il fondazionalismo.
Abstract The core of the Orthodoxy is the strong Trinitarian faith and liturgy and that man and woman are imago Dei, called to deification by divine grace. Divinization is for everyone. There is equality in the spiritual life of man and woman. Divinization involves also the body. Male and female body. This is also the core of this essay. Prosopon and Trinity. Holy Fathers changed this word in an onthologic, divine cathegory. Difference and alterity are constitutional parts of the internal life of God. Trinitarian theology has a very important anthropological signification. Person is a divine quality in the human being. God and gender. Languages push you to think God as a masculine essence. Femminist and other theologies tried to say God in different way. It is not a solution to name God just as Creator, Savior, Life Giver, distinguishing God only for His/Her/* activities (it is Sabellianism) because Father means the relationship between the Persons. We cannot operate a de-sexualization of the Holy Trinity and it means also that sexuality is a fundamental structure of the human person. The body, as the spirit, takes part of the image of God. Sexuality, in fact, is not important only for the purposes of procreation but it is always at stake in our relationships. God is neither male nor female, but He/She/* created man and woman to build their own people and to shape their relationships as image of the Trinity. A correct reading of the divine relationships breaks up any pretence of a Church which believes to reveal the full face of God without taking into account the equal dignity of genres. Rethinking the role of women is not marginal. At stake is not only the equality and full humanity of women within the Church. Beyond this, it is to risk the spiritual and sacramental fullness of the Body of Christ.
Un'introduzione al femminismo e alla storia "di genere", ossia vista dall'ottica delle donne, con un approfondimento interno sull'Italia. Power point in formato pdf di una cinquantina di slide. Per approfondimenti sui contenuti: https://www.storiauniversale.it/53-LA-LIBERAZIONE-DELLE-DONNE-DAL-PATRIARCATO-MILLENARIO.htm
Sociologia della devianza e del crimine. Prospettive, ambiti e sviluppi contemporanei, 2021
Le prospettive femministe in ambito criminologico si sviluppano tra gli anni Settanta e Ottanta, grazie alla contaminazione portata dall’elaborazione delle teorie femministe della cosiddetta «seconda ondata» in ambito filosofico, sociologico e storico e all’emergere della critica ai fondamenti epistemologici e metodologici delle scienze sociali da parte di studiose e ricercatrici. La critica femminista alla criminologia dominante (mainstream – poi rinominata malestream) e a quella – critica – di matrice realista di sinistra, si articola riflettendo le declinazioni storiche del femminismo più ampio, producendo, più che un corpus organico riconoscibile a una criminologia femminista, un insieme di prospettive che hanno radicalmente trasformato e trasgredito la criminologia sia dal punto di vista epistemologico che da quello metodologico. In questo capitolo descriveremo la genealogia delle prospettive femministe dalla sua «irruzione» nel campo della criminologia; le sue articolazioni teoriche ed epistemologiche durante la seconda e la terza ondata del femminismo; per poi analizzare il nucleo fondamentale delle analisi femministe, ossia l’analisi femminista dei processi di criminalizzazione e vittimizzazione fondati sul genere e dei loro «confini sfuocati », che le prospettive femministe superano gettando luce sull’agency dei soggetti.
Le teorie filosofiche di Marx ed Engels furono le prime a mettere in luce il nesso inscindibile tra l'emancipazione della donna ed il superamento della famiglia monogamicaborghese. Infatti, i due sostenevano che il dominio dell'uomo sulla donna nella famiglia moderna era uno degli elementi costitutivi di un assetto gerarchico ed autoritario. Il punto di vista femminile nella storia e nella storia del pensiero filosofico del XX sec è una delle più importanti conseguenze dello sviluppo delle idee socialiste nelle società capitalistiche avanzate e della riflessione sulla vita promossa dall'esistenzialismo. L'esistenzialismo il cui termine è stato coniato nel 1930 indica quel complesso di filosofie e di riflessioni contemporanee anche politiche, letterarie e pittoriche, che assumono la concreta esistenza individuale come caratteristica fondamentale dell'uomo contro ogni sua riduzione positivistica (o scientistica o logicistica di matrice hegeliana) tipica delle culture del capitalismo maturo della seconda rivoluzione industriale. La nascita del ruolo politico della donna (femminismo) nella società contemporanea e del pensiero femminile nel campo della filosofia occidentale hanno comportato alcuni importanti eventi: a) L'ingresso delle donne nei parlamenti e nelle carriere un tempo riservate agli uomini. b) La presenza femminile nel campo della produzione filosofica e, in senso lato, nel mondo scientifico e tecnologico. In questo senso sono principalmente da ricordare come protagoniste la filosofa tedesca Anna Arenat che nel suo saggio del 1958 Vita Activa, la condizione umana ha ripensato la tradizione politica dell'Occidente alla luce dell'Olocausto, e la filosofa francese Simone Weil il cui forte impegno politico-sociale (combatté contro il nazismo e il franchismo e volle condividere la vita della classe operaia facendosi assumere in fabbrica) si coniuga ad una riflessione mistico-religiosa originale nel panorama del pensiero occidentale. La scesa in campo delle filosofie con il loro portato particolare ha prodotto. L'approfondimento dello specifico tema relativo al genere / "differenza" smascherando così l'equivoco secondo il quale l'uomo è identificato come genere che continua il maschile ed il femminile. Si rinnovava così il tema dell'esistenza di una diversità sessuale (nel mondo antico, aristotelicamente, la donna era un maschio non ben riuscito: identità sessuale e, biblicamente, la femmina era nata da una costola di Adamo dando luogo così ad una interpretazione regressiva dell'identità sessuale, aristotelica, come superiorità gerarchica del maschio). Engels nella seconda metà dell'800 affermava: "Nella famiglia l'uomo è un borghese, la donna il proletario", indicandone così la sottomissione della donna all'uomo-proprietario. La filosofa e psicoanalista belga Luce Irigaray, nata a Blanton nel 1930, sostiene in opere come Speculum, l'altra donna (1974) e Questo sesso che non è un sesso (1977), che la rivendicazione in positivo della diversità sessuale implica un ripensamento di tutta la storia filosofica dell'Occidente, nata non per caso solo dopo la fine del più arcaico culto della Dea Madre. Secondo lo storico del XIXsec. J.Bachofen, nell'opera Il Matriarcato nel 1861, la prima forma di organizzazione sociale dell'umanità del periodo pre-storico (dal 700 al 2500 a.C. circa) sarebbe stata una sinocrazia, governo delle donne, centrata appunto sul culto della Dea Madre. L'autore considera la società
G li antropologi dei primi del novecento furono per lo più concordi nell'assegnare alle personificazioni di forze ed elementi un posto ben preciso nella scala ascendente del divino. Appartenenti a una fase secondaria del dispiegamento genealogico, le divinità antropomorfiche sarebbero un epifenomeno dell'affermarsi dell'uomo come unità distinta. 1 L'antropomorfizzazione degli dèi, in altri termini, non sarebbe altro che un aspetto del processo di umanizzazione dell'uomo, che -qualunque segno gli si volesse dare -corrispondeva a un processo di separazione dalla natura. 2 La stagione delle 'divinità personali', individualmente definite e organizzate in pantheon, sarebbe sopraggiunta più tardi, con la comparsa della polis. 3 * Un ringraziamento particolare al prof. G. Cerri per la lettura di queste pagine. La sua ricostruzione del proemio parmenideo è stata per me spunto di riflessione e ha dato sostanza ad alcune delle idee qui sviluppate.
età del risorgimento si presenta come un laboratorio di idee, metodi e approcci non sempre coerenti, ma portati vanti con grande passione politica e civile; da una parte c'è l'affermazione del metodo tedesco (critica delle fonti), dall'altra c'è la filosofia, un pensiero che riusciva ad abbracciare in un'interpretazione di insieme tutte le epoche della storia italiana: in questo periodo furono rarissimi i confronti con le vicende di altri paesi, ad eccezione della Francia rivoluzionaria, cui si faceva riferimento in maniera ricorrente e polemica. Ma nel complesso la storia scritta tra 1800 e 1860 è storia nazionale. Croce si sofferma sull'approccio risorgimentale al passato: egli fa una ricostruzione tutta al maschile e fortemente selettiva, in cui si salvano solo i filologi-filosofi di scuola cattolico-liberale che poi fu neoguelfa (Manzoni, Balbo) e i democratici che contribuirono a costruire un'alternativa della storia italiana (Cattaneo), mentre in maniera più critica si citavano quelli che dopo il '48 si erano dedicati alle prime interpretazioni di un processo di liberazione nazionale che lasciava già presagire la nuova egemonia di Casa Savoia. Gli storici individuati da Croce sono i rappresentanti ottimali di una nuova élite che stava per avere piena legittimazione come nuova classe politica dello Stato nazionale nato sotto il costituzionalismo moderato: la scrittura storica andava di pari passo con l'edificazione della nuova comunità italiana, non più pensata in termini di immutabilità di ceti, libera dall'oscurantismo pontificio e dagli assolutismi. Da qui la riscoperta di momenti topici quali la valorizzazione del Medioevo e l'esaltazione dei connazionali che nel passato erano stati testimoni della gloria del paese:
Con movenze sinuose emerge dalle profondità terrestri, sorgendo dagli oscuri anfratti nascosti e protetti. La sua dimora sono i grovigli di radici intricate, le cavità terrose, ma anche le sorgenti, i corsi d'acqua e le paludi, i margini dei sentieri battuti dal sole e i rami degli alberi, delicatamente ombreggiati dal fresco fogliame. Animale ctonico e misterioso, custode di un immenso potere primordiale, il serpente ama celarsi nel tepore del ventre profondo della Grande Madre, luogo primigenio in cui tutti i segreti sono conservati con cura, e le antiche energie terrestri scorrono e si concentrano. Di queste energie il serpente è figlio e simbolo antichissimo, legato ai movimenti del sottosuolo, ai moti nascosti che danno origine al mutamento interno, alla trasformazione lenta o repentina; dolce e cullante come il battito del cuore terrestre, o tremenda e impetuosa come le violente vibrazioni che generano i terremoti. Similmente alla travolgente forza vitale partorita dalla madre divina all'origine dei tempi, il serpente è la vita stessa, è lo slancio che dal basso si innalza verso l'alto, emergendo vorticosamente dall'oscurità verso la luce, dalle tenebre dell'ignoranza al lume della conoscenza. Ed è proprio la conoscenza ancestrale che il serpente custodisce e protegge, poiché ne è la manifestazione vivente e, al contempo, è il guardiano di ciò che dimora nell'intimo e caldo mondo sotterraneo, laddove l'incantevole respiro della dea può ancora essere chiaramente percepito, e nessuna falsità nata dall'illusione che governa il mondo umano, può insinuarsi. Ma il mondo sotterraneo non è solamente luogo di terriccio umido e tiepido, ma anche di sorgenti e grandi corsi d'acqua. Per questo il serpente è signore non solo della terra, ma anche delle acque, che dalle profondità tendono a salire verso l'alto e ad emergere alla luce del sole. Le acque primordiali in cui la vita ha avuto inizio. Il suo letargo stagionale e, soprattutto, la sua muta, rappresentano il perenne ciclo di rigenerazione della natura, che mostra come la vita si trasformi lentamente in morte, e la morte in nuova vita. In questo ciclo immutabile, il serpente richiama in particolare il passaggio che unisce la morte alla rigenerazione, il sonno al risveglio, ovvero il cambio di pelle, la metamorfosi da uno stato precedente a quello successivo, la trasmigrazione dell'anima da un corpo che cessa di vivere ad un altro concepito nel ventre materno, oppure la morte iniziatica, la trasformazione interiore nata dal pieno raggiungimento della consapevolezza divina, alla quale consegue una rinascita spirituale. Per questo il serpente incarna il potere della guarigione, intesa sia come annullamento e liberazione da ogni stato d'animo pesante e oscuro, così come da ogni malattia spirituale, che avviene in seguito al contatto diretto col divino; sia come semplice eliminazione dei mali fisici. Il suo veleno, infatti, anticamente era unito a particolari erbe medicinali e usato, in piccolissime dosi sapientemente preparate, per curare certe malattie.
Una capacità di sentire differente Nel libro Moznaim laToràh è detto che dal punto di vista sentimentale le donne sono maggiormente evolute rispetto agli uomini. Questo comporta una maggiore capacità di conoscere Qadosh Barukh Hù. Questa capacità emerge in particolare nei momenti di difficoltà: "il popolo ebraico fu redento dall'Egitto per via delle donne zadqaniot" 1 . Parimenti le donne riescono a sentire maggiormente degli uomini il legame con Qadosh Baruch Hù e sotto questo aspetto si manifesta la forza spirituale delle donne. Molte delle regole della tefillàh si imparano da una donna, Channàh, come è scritto nel Talmud 2 . Dalla preghiera di Channàh, narrata nel primo capitolo del libro di Samuele, si impara infatti che ci si deve preparare alla preghiera, che si devono pronunciare le parole della 'amidàh senza però alzare la voce, e che è vietato pregare in stato di ebbrezza. Secondo una storia narrata nel Talmud, in un periodo di siccità si recarono presso Abà Chilqiàh affinché pregasse per la discesa della pioggia. Abà Chilqiàh andò sul tetto e si mise a pregare assieme alla moglie. La loro preghiera fu esaudita, ma le nuvole, cariche di pioggia, giunsero dalla parte della moglie, che si mostrò maggiormente sensibile nei confronti dei poveri: mentre Abà Chilqiàh se ne occupava dandogli denaro, e li costringeva quindi a procurarsi il cibo, la moglie gli dava del cibo già pronto per essere consumato.
Domestic Violence and Vulnerability in the Roman World, Bulletin of the Institute of Classical Studies, Volume 66, Issue 2, December 2023, Pages 1–15, , 2023
Prispevki za novejšo zgodovino, 2024
The 15th International Conference “Standardization, Protypes and Quality: A Means of Balkan Countries’ Collaboration, 2019
Tempo e Argumento, 2023
Revista de Negócios
Revista Itinerários - https://periodicos.fclar.unesp.br/itinerarios/article/view/18764, 2024
Minería y …, 2010
Gastroentérologie Clinique et Biologique, 2006
Infection and Immunity, 2004
Revista Portuguesa de Pneumologia, 2003
Infant and Child Development
The Lancet. Oncology, 2018
Journal of Medical Microbiology, 2007
Pacing and Clinical Electrophysiology, 1996