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LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Francesco Uliano Scelza
Il complesso monumentale preso in esame, codificato nella generale divisione dell’area come Zona 31, occupa la
porzione settentrionale della collina di Scigliato e si estende su di un’area di circa 900 metri quadri (tav. 1).
Lo spazio è occupato da un edificio articolato in tre blocchi successivi dalle misure pressoché costanti, pari a m 25
circa di lunghezza e 12 di larghezza. Le tre unità si dispongono da ovest a est secondo il declivio naturale della collina che digrada con un salto di quota complessivo di circa m 2 (tav. 2).
Il profilo dei muri perimetrali indizia un progetto edilizio unitario, sebbene i dati stratigrafici mostrino una complessa sequenza di fasi costruttive all’interno della quale è possibile riconoscere differenti dinamiche occupazionali (tav. 3).
Le fondazioni, dove conservate, sono costituite da un piano di allettamento in pezzame di tufo su cui è alloggiata
la prima assise di blocchi. Questi, squadrati e tagliati nello stesso materiale, sono disposti di piatto e recano lungo
il bordo incisioni parallele per il posizionamento degli ortostati. L’elevato è costituito da una zoccolatura di blocchi tufacei giustapposti messi in opera di taglio e separati da un riempimento di scaglie di tufo, frammenti ceramici, laterizi e terra. Di particolare rilievo è l’aver individuato alcuni elementi per la ricostruzione dell’alzato nei tratti
dove la faccia superiore dei blocchi di fondazioni presenta fori a profilo quadrangolare e circolare tagliati in senso
obliquo rispetto al piano di attesa (figg. 1 e 2). I fori sono disposti a coppia ad una distanza pressoché regolare di
m 0,95 e sembrano funzionali al fissaggio di palificate lignee per la costruzione del telaio di supporto alle pareti in
argilla e paglia. I pali inseriti nei buchi di supporto corrono all’interno della zoccolatura che in questo caso funge
da elemento di sostegno e di trattenimento.
L’intera area è circoscritta da questo tipo di fondazione e pertanto si può supporre che la zona fosse delimitata da
un muro continuo costruito alla maniera descritta.
L’analisi della documentazione stratigrafica appare alquanto complessa poiché condizionata da fenomeni antichi
di reimpiego e soprattutto da interventi moderni di scavo non condotti e registrati secondo i metodi della ricerca
attuale.
Il primo blocco da ovest (IO) (tav. 4) si estende in forma rettangolare da sud a nord ed è costituito da una successione di ambienti quadrangolari; quello di meridione (AMB1) è delimitato a monte da un setto murario (MR3002)
fondato su blocchi disposti di testa e di taglio sistemati direttamente su un banco sterile di cinerite vulcanica (fig.
3). L’elevato prevede la messa in opera di grandi blocchi di taglio (0,70 per 0,30 m ca) dei quali si conserva la prima
assise (fig. 4). L’assenza di fori di fissaggio sui piani di spiccato lascia ipotizzare che la parete non prevedeva, almeno a questo livello, una palizzata lignea e che in questo tratto il muro fosse interamente in tufo per contenere la
spinta del terreno, in questo punto significativamente marcata. Alle spalle del muro è stata individuata una trincea
moderna che raccoglie materiali dal V al III sec. a.C. (TR1034). Il materiale, pur non rimescolato da interventi
recenti, costituisce un probabile indizio della continuità d’uso del muro per un lunghissimo arco temporale. Al
disotto della trincea, tra i blocchi di fondazione è stata rinvenuta in giacitura primaria un’anfora frammentaria mal
cotta della fine del V sec. a.C. (US 3002).
Dall’angolo SE del muro 3002 si sviluppa in senso normale una fondazione in scaglie di tufo (MR3035) che chiude la struttura sul lato. Si tratta di un lembo di un piano di allettamento, su cui è stata rinvenuta, al disotto di
una tegola disposta di piatto, una limitata concentrazione di materiale costituita da due coppe integre, di cui
una a vernice nera, un frammento di coperchio di lekane e da alcuni blocchi di tufo in evidente stato di crollo
(US 3038) (fig. 5).
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LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Fig. 1
Blocchi di fondazione
Fig. 2
Blocchi di fondazione
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Francesco Uliano Scelza
Fig. 3
Insieme Occidentale, Ambiente 1 (rapp. 1:100)
In questo tratto non si conservano notevoli elementi strutturali ad eccezione di due blocchi, di testa e di taglio,
probabilmente non in giacitura primaria (US 3290), ma a m 5 ad est del muro 3002 vi è una consistente fondazione muraria e parti del suo alzato (MR3006). La fondazione corre con orientamento E-O, composta da blocchi
squadrati di tufo grigio, di forma parallelepipeda, e di grandi dimensioni, messi in opera a secco e posti diatoni e
di taglio. L’elevato, nella sua parte conservata, presenta due blocchi in tufo grigio, quadrangolari e di grandi dimensioni, collocati di testa ed intervallati ad una distanza di circa un metro da un doppio paramento costituito sul versante settentrionale da una lastra tufacea posta per alto, e su quello meridionale da un filare di blocchi di tufo di
forma parallelepipeda e di medie dimensioni (US 3029).
I piani di allettamento in tufo che chiudono il lato meridionale (UUSS 3035, 3073) disegnano due linee di fondazione leggermente disassate. Per i dati stratigrafici frammentari e non chiaramente intelligibili l’incoerenza dello sviluppo del tratto di fondazione trova una possibile spiegazione nell’esistenza in questo punto di “un’apertura” nel
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LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Fig. 4
Insieme Occidentale, Ambiente 1 MR3002
muro perimetrale dell’edificio.
Il muro 3006 è conservato per circa tre metri e mezzo e si lega ortogonalmente ad un elemento strutturale con le
identiche caratteristiche che prosegue verso N (MR3005).
Tale muro offre la possibilità di comprendere le soluzioni tecniche adottate per la messa in opera delle fondazioni
dei muri perimetrali dell’Insieme Occidentale. Difatti in questo tratto si conservano in buono stato la massicciata di
tufo (US 3027), la prima assise di blocchi squadrati di tufo (US 3005) e la trincea di fondazione, composta da un
taglio con bordi arrotondati (US 3023), pareti a profilo concavo e fondo piano, e da un riempimento di natura terrosa con inclusi di origine antropica (US 3024). Sul lato O il taglio risulta poco compromesso, mentre ad E è disturbato da interventi di scavo moderni. Il taglio è praticato all’interno di uno strato di terreno a matrice limo-argillosa,
di colore bruno rossastro, eterogeneo per consistenza ed inclusi che si estende per gran parte dell’area racchiusa dai
muri perimetrali (US 3030). Esso ha restituito materiale della fine del V sec. a.C. ma l’affidabilità stratigrafica di tale
unità è disturbata da azioni postdeposizionali, e pertanto la relazione di posteriorità del taglio di fondazione con il
terreno offre soltanto un elemento indiziario di cronologia assoluta.
La fondazione di tufo prosegue in senso S-N per circa m 10 ed è interrotta da una fossa di grandi dimensioni
(FS3074) il cui riempimento, costituito da un terreno di colore giallastro a matrice caotica, è ricco di tufelli, distribuiti in maniera omogenea, e di frammenti laterizi e ceramici (fig. 6). Questi ultimi, benché molto frammentari,
sono riferibili in eguale proporzione alla seconda metà del V e alla prima metà del III sec. a.C.2
Questa fossa è coperta da due strati caratterizzati da materiale di distruzione (UUSS 3052, 3053); entrambi sono
costituiti da terreno di colore rossastro misto a frammenti di coppi e di tegole, a blocchi e scaglie di tufo di colore grigio ed a frammenti ceramici inquadrabili nella prima metà del IV sec. a.C. I livelli superficiali dei depositi
hanno restituito un numero elevato di blocchi tufacei e pietre calcaree di medie e grandi dimensioni pertinenti ad
elevati di strutture murarie crollate.
Le tracce di attività di distruzione individuate in questo punto dell’area riducono in maniera evidente la possibilità
di ricostruire con certezza il perimetro dell’Insieme Occidentale, tuttavia si può supporre che il lato orientale dell’ambiente prosegua in direzione N almeno per altri tre metri, vale a dire fino al punto di incrocio con il prolungamento della linea E-O della fondazione del muro 3004, visibile per una lunghezza di circa m 7, che senza dubbio
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Francesco Uliano Scelza
Fig. 5
Insieme Occidentale, Ambiente 1 US3038
Fig. 6
Insieme Occidentale, Ambiente 1 FS3074
segna il limite settentrionale della struttura.
Il suo strato di sottofondazione (US 3149) in frammenti di tufo si conserva solo lungo il tratto settentrionale del
muro, mentre a S esso, come il muro 3002, poggia direttamente sul banco di cinerite vulcanica (US 3180). L’elevato
(US 3004), costituito da due paramenti di lastre di tufo messe in opera a secco ed un riempimento di terreno friabile frammisto a tufelli e frammenti laterizi, è allineato lungo una guida, incisa sulla faccia superiore dei blocchi di
fondazione. La disposizione delle lastre di rivestimento e l’impiego della tecnica del doppio paramento presuppongono la messa in opera di blocchi di “contenimento” alle estremità di ciascun setto. Si tratta di blocchi quadrangolari di grandi dimensioni che occupano per intero la superficie della fondazione. L’utilizzo di “dadi” delimitanti
sequenze di tratti di elevato definisce un “modulo costruttivo” adoperato per la realizzazione dell’intero complesso. Esso inoltre risolve il problema della composizione degli angoli, ovvero del collegamento di setti di differente
orientamento.
Sulla base di questa ricostruzione si può supporre che il muro 3004, privo di elementi angolari nel vertice O, sia
stato oggetto di spoliazione probabilmente già in antico se consideriamo che il tratto compreso tra il termine N
del muro 3002 e l’estremità O del muro 3004 è occupato da un allineamento non continuo di blocchi di tufo di
varie dimensioni disposti di testa e di taglio (MR3231), e collocati direttamente sullo strato di origine piroclastica
(UUSS 3044, 3065, 3180). Le differenze di tessitura e di taglio dei blocchi indicano pertanto in questo punto un’azione di risistemazione del tratto murario.
Il perimetro segnato da questi muri definisce un ambiente (AMB1) di ampie proporzioni con uno sviluppo planimetrico rettangolare, di cui è possibile fissare un termine cronologico relativo ante quem in base alla relazione dei
piani di fondazione con gli strati di abbandono e di distruzione.
Occorre tuttavia chiarire la natura e i caratteri di queste unità stratigrafiche pertinenti ad un contesto molto rimaneggiato e nel quale si sono succedute, anche in antico, diverse dinamiche di occupazione. Pertanto lo schema della
sequenza delle azioni risulta raramente efficace per circoscrivere i limiti di tempo di ciascuna fase, e spesso per
poter avere riferimenti adeguati è stato necessario considerare elementi di cronologia puntuale di ambiti stratigrafici analoghi, recuperati in altri punti dell’area.
Si sono rivelati utili i dati offerti dallo scavo del muro 3211 collocato nella parte sud-orientale dell’area, e del tutto
simile per tipologia costruttiva ai muri dell’Insieme Occidentale. In questo tratto è stato recuperato in un contesto
stratigrafico affidabile, al disotto dell’assise di fondazione a vista, un frammento di coppa carenata di bucchero
della seconda metà del VI sec. a.C. (US 3287).
Da questi dati è stato desunto che il primo impianto dell’edificio, costituito dai muri in blocchi di tufo grigio squadrati di grandi dimensioni, si può collocare tra la seconda metà del VI e la metà del V sec. a.C.
Difficoltà maggiori si incontrano nel definire cronologicamente le azioni di ristrutturazione di questa porzione del-
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LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
l’area; un indizio di risistemazione delle opere murarie è individuabile in un setto collocato ad O dell’ambiente
(MR3231), dove non vi è alcun dato di ordine temporale.
La sua ampiezza induce ad ipotizzare l’esistenza di divisioni intermedie indiziate da setti murari oggi non più esistenti, individuati esaminando la documentazione fotografica dei vecchi scavi da cui si deduce che l’area doveva
essere suddivisa già nella fase iniziale di vita in almeno quattro porzioni (fig. 7): due divisori, uno N-S e l’altro E-O
organizzano lo spazio occidentale in ambienti rettangolari di dimensioni leggermente differenti. Indizio per una più
precisa collocazione del primo N-S si ricava dalla fondazione del muro 3004, che sulla faccia S del quarto blocco,
a partire da E, presenta un taglio di incasso spiegabile come punto d’inserimento di una testata muraria.
Del setto murario E-O sopravvive una piccola porzione nel muro 3164, collocato ad est del muro 3002 e perpendicolare ad esso, costituito da blocchi di tufo con facciavista, di medie e piccole dimensioni, giustapposti tra loro
dalla parte del lato appena sbozzato. Simile per tipologia è la fondazione del muro 3165 posta circa due metri a
N, ma troppo poco consistente perché possa valutarsi come una ulteriore divisione intermedia dell’ambiente in
direzione E-O.
I piani pavimentali ancora in giacitura (PV3167) sono composti da lembi distinti di terreno battuto molto compatto di colore rossastro con rari inclusi artificiali, oppure sono individuabili nelle concentrazioni di scapoli in tufo di
medie e piccole dimensioni legati da terra.
L’analisi dell’elevato del muro 3002 individua la quota del piano di uso utilizzato nella fase arcaica, poiché in maniera netta lungo il profilo E sono evidenti i segni del primo livello della faccia a vista. La proiezione del piano di spiccato all’interno dell’ambiente segna un evidente dislivello tra il punto in cui si eleva il muro 3002, i resti dei piani
pavimentali in giacitura (m 0,50 ca) ed il muro 3006 di chiusura ad E. Questi elementi sostanziano ulteriormente l’ipotesi di divisioni interne, la cui disposizione si mostra funzionale a risolvere il problema dello sviluppo per salti di
quota della planimetria dell’edificio.
Altri indizi di strutture sono testimoniati da strati e lenti di varia natura (fig. 8), costituiti da accumuli poco profondi di scaglie di tufo frammisti a materiali ceramici e laterizi (UUSS 3033, 3036, 3056, 3057, 3058, 3059, 3070) e
da concentrazioni di materiale eterogeneo (UUSS 3052, 3053, 3077, 3189, 3192, 3206). Tali unità si distribuiscono in un’ampia area ed in un arco cronologico compreso tra la fine del V e il primo quarto del III sec. a.C. Esse
possono rappresentare tracce di strutture preesistenti completamente rasate, frutto di azioni antiche o moderne di
risistemazione o di distruzione (fosse di scarico, rasure di piani pavimentali, etc.), che hanno liberato l’ambiente
dalle sue articolazioni per prevederne magari un nuovo e differente utilizzo. Si spiegherebbe, così, la disomogeneità
cronologica e strutturale degli strati, alcuni dei quali sembrano fondi di buca, altri resti di strutture disfatte.
Le osservazioni sulla forma, la natura, la disposizione e la consistenza degli elementi inclusi nelle unità stratigrafiche hanno consentito di individuare tre distinti processi di formazione.
Alcune unità stratigrafiche (UUSS 3056, 3057, 3058, 3059 e 3070) corrispondono a “lenti” di forma semicircolare dal profilo netto costituite da terreno limo-argilloso, eterogeneo per colore e con consistente presenza di tufo
sbriciolato e compattato. In esse la diffusione in parte uniforme del tufo addensato suggerisce l’esistenza di strutture, peraltro non identificabili con precisione, completamente disarticolate al momento dell’individuazione.
Altre (UUSS 3033 e 3036), che si distinguono dalle precedenti per l’andamento del profilo in maggior misura rettilineo, sono probabilmente da mettere in relazione a piani di allettamento per l’apprestamento di pavimenti o fondazioni.
Altre ancora (UUSS 3052, 3053, 3077, 3189, 3192 e 3206), corrispondenti ad accumuli di materiale eterogeneo,
sono caratterizzate da un’elevata percentuale di materiali provenienti dallo scomposizione e dalla distruzione di
corpi architettonici.
Il ragionamento indiziario si rafforza attraversa l’analisi delle vecchie foto da cui si ricava l’esistenza di una piccola vasca in blocchi di tufo (VA3051) addossata al muro 3002, e di cui permane una labile traccia in un’anomalia
di colore e consistenza nel terreno.
Il quadro stratigrafico descritto è completato dalla presenza di alcuni tagli praticati nel medesimo piano. In particolare si registrano quattro fosse (FS3032, FS3048, FS3074, FS3212) che raccolgono materiali dalla seconda metà
del V alla prima metà del III sec. a.C. Le prime due, di forma grossomodo circolare con pareti verticali e fondo
piano, sono riempite da terreno a matrice caotica e restituiscono pochi manufatti3. Le fosse 3074 e 3212, caratterizzate da tagli di maggiore sezione e profondità, hanno restituito una notevole quantità di materiali differenti per
tipologia e provenienza, che indiziano distinte e successive operazioni di accumulo, frutto di azioni stratificate. La
fossa 3074 giace immediatamente al disotto di uno strato composito di distruzione formato da terreno argilloso
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Francesco Uliano Scelza
Fig. 7
Gli scavi del 1956 nell’area del complesso monumentale (foto archivio E. Samaritani)
Fig. 8
Insieme Occidentale, Ambiente 1, US3057:
accumulo di materiale etereogeneo
Fig. 9
Insieme Occidentale, Ambiente 1, FS3212
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LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
di colore rossastro misto a coppi, tegole, blocchi lavorati di medie e grandi dimensioni, scaglie di tufo e frammenti ceramici. La maggior parte dei materiali datanti in essa contenuti si colloca nella prima metà del III sec. a.C.,
anche se non sono assenti reperti più antichi.
Il contesto della fossa 3212 si articola in due livelli (fig. 9)4. Il primo è caratterizzato da limo argilloso, friabile, di
colore bruno scuro, misto a laterizi, a blocchi di tufo di forma irregolare, piccoli frammenti di mattoni crudi e frammenti ceramici concentrati prevalentemente nella metà N della buca, insieme a un frammento di antefissa con
decorazione a palmetta. Il secondo livello è costituito da scaglie e blocchi di tufo di medie e grandi dimensioni,
molte delle quali appartenenti in origine a blocchi squadrati e ad un frammento di fusto di colonna in tufo, frammisti a terreno friabile di colore bruno chiaro. L’andamento del livello è notevolmente irregolare ed in pendenza
verso N, mentre la maggiore concentrazione dei frammenti fittili, in gran parte pertinenti a vasi ricomponibili, si
colloca nella parte NE del riempimento.
Questi depositi non omogenei per composizione e cronologia sono contesti che hanno subito rimaneggiamenti di
varia intensità. La distribuzione delle lenti e delle fosse consente di localizzare e materializzare gli interventi di natura secondaria, vale a dire successivi alla creazione dei depositi archeologici, frutto degli interventi del secolo scorso.
Le azioni di livellamento della stratigrafia della porzione meridionale dell’Insieme Occidentale hanno condotto
all’alterazione ed alla riduzione del piano stratigrafico compromettendone notevolmente l’estensione, il volume e
la consistenza. Nella porzione settentrionale, invece, la maggiore concentrazione di materiale di distruzione individua in questo luogo un piano di accumulo di elementi sconnessi dalle sedi originarie.
In diretto rapporto con le indagini degli anni Cinquanta sono alcuni strati di molto incoerenti che coprono le unità
finora considerate. In particolare le UUSS 3022, 3025, 3026, 3040, 3050, estese su gran parte dell’intera superficie dell’Insieme Occidentale, documentano un “livello” di natura terrosa a matrice caotica e discreta componente
di argilla, di colore giallastro e consistenza eterogenea in cui diffusa è la attestazione di inclusi organici ed artificiali. La struttura “fisica” e la natura dei reperti mobili contenuti offrono l’assoluta evidenza che tali strati sono il prodotto di processi di rimaneggiamento di età moderna.
Il riconoscimento di meccaniche post-deposizionali conduce ad esaminare un palinsesto stratigrafico disperso, ma
ben articolato, pur consapevoli di non poter emergere da un livello di considerazione di ordine generale.
L’analisi di informazioni puntuali individua l’esistenza di strutture in muratura che organizzavano gli spazi
dell’Insieme Occidentale e che ne definivano funzioni e destinazione.
L’insieme di queste unità stratigrafiche copre o taglia una superficie di scavo con caratteristiche coerenti: un deposito orizzontale di terreno di natura limo-sabbiosa, colore bruno rossastro, eterogeneo per consistenza ed inclusi,
testimoniato da differenti unità (UUSS 3030, 3035, 3055 e 3190) dell’Insieme Occidentale in cui diffusa è la presenza di elementi tufacei e calcarei.
Queste unità stratigrafiche compongono un “livello” omogeneo che occupa quasi per intero l’area racchiusa dai
muri perimetrali, residuo puntuale di un piano unitario5. La superficie e la composizione del livello sono caratterizzati da una ampia distribuzione di reperti ceramici, laterizi, frammenti architettonici, ed, in generale, costruttivi.
L’analisi della sequenza stratigrafica e degli inclusi, l’individuazione degli interventi di scavo e delle strategie di indagine di età moderna rivelano che tale porzione del “terreno” corrisponde alla superficie intatta della sequenza stratigrafica, ovvero al limite inferiore degli interventi di scavo operati negli anni Cinquanta. In sostanza essa può costituire il piano di riferimento per l’individuazione delle azioni antiche, configurandosi come una superficie di accumulo del materiale di scarico degli scavi recenti. È una interfaccia che distingue la porzione indagata e ridistribuita sul piano e quella non intercettata da trincee e saggi. Il contesto frutto del livellamento è, da un lato, volumetricamente limitato, dall’altro, accoglie numerose intrusioni in quanto riceve elementi eterogenei provenienti dalla
scomposizione di altri ambiti stratigrafici.
La sequenza stratigrafica prosegue verso il basso con livelli non riconducibili ad attività umane. L’intera superficie di
scavo è occupata da uno strato di natura geologica costituito da un banco di cinerite a grana fine, di colore giallo
chiaro e consistenza compatta, con incluse rare pomici biancastre e gialle (UUSS 3180, 3044, 3065). Si tratta di una
sedimentazione naturale di origine piroclastica legata ad eventi eruttivi, di cui non si hanno notizie nella letteratura
specialistica e che sembrano aver preceduto i fenomeni di occupazione antropica dell’area. L’indagine del sottosuolo della collina di Scigliato attraverso lo scavo dei pozzi e dei condotti sotterranei6 ha permesso di collocare tale
deposito di caduta in un periodo successivo a quello della messa in posto del tufo grigio campano avvenuto tra i
39.000 e i 35.000 anni b.p. Da un punto di vista morfologico le unità in questione compongono una superficie omogenea che segue il profilo strutturale della collina, condizionato dal lastrone litoide di tufo grigio alla base.
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Francesco Uliano Scelza
Tutte le fondazioni murarie giacciono su questo piano e in diversi punti dell’area di scavo alcuni strati di distruzione e di risistemazione (UUSS 3189, 3192 e 3206) sono direttamente a contatto con le UUSS di origine naturale. Si
riflette l’evidenza che le indagini archeologiche passate hanno raggiunto talvolta i livelli più profondi della stratigrafia, azzerando nel complesso la sequenza delle azioni di epoca storica.
Il rimanente spazio dell’Insieme Occidentale si articola in diversi ambienti: immediatamente a N del muro 3004,
orientato in senso E-O, vi sono due vani quadrangolari (AMB2, AMB3) divisi da un setto murario intermedio
(MR3217) orientato N-S con una leggera declinazione verso O (fig. 10).
Il muro 3217 è costituito da due assise di ciottoli calcarei di medie dimensioni sommariamente sbozzati e messi in
opera a secco, e da un filare di blocchi di tufo di forma parallelepipeda e di medie dimensioni. La porzione centrale del tramezzo è caratterizzata da due blocchi di tufo di grandi dimensioni posti di taglio ad una distanza di circa
un metro che segnano l’esistenza di una soglia (fig. 11). Sono blocchi reimpiegati, simili per taglio e dimensioni a
quelli che compongono l’elevato del muro 3004. L’intero muro 3217 è dunque successivo all’impianto dei muri
costruiti con blocchi tufacei squadrati di grandi dimensioni della fase tardo-arcaico/classica. Tale muro 3217 si
appoggia al 3004 da cui si discosta in modo netto per tecnica costruttiva e materiale impiegato; a N esso si lega con
il muro 3216, costruito con pietre di varia natura (ciottoli fluviali e tufo grigio) di piccole, medie e grandi dimensioni e forma irregolare (fig. 12). Le pietre, sommariamente sbozzate in faccia vista, sono disposte a secco su due filari, e tra le due cortine vi è terreno frammisto a scaglie calcaree e frammenti laterizi. La tessitura del muro è interrotta ad intervalli regolari di ca m 2, da quattro grandi blocchi di tufo. E’ ipotizzabile leggere nei tratti di muro in calcare azioni di tompagnatura effettuate nel medesimo periodo di costruzione del muro 3217. Si disegna in questo
modo una significativa modificazione in quattro ambienti di un contesto più antico che prevedeva a N dell’Insieme
O lo sviluppo di un ambiente unico di m 12 per 4,5 circa di ampiezza, limitato a settentrione da una struttura porticata ipotizzabile per la presenza delle basi quadrangolari.
Ad O l’Ambiente 2 è chiuso da un muro (MR3226) che reca notevoli tracce di rimaneggiamento. Esso è costituito
da due filari di pietre tufacee e calcaree, giustapposte e legate con terreno e scaglie di laterizi. Nella parte mediana
si apre una seconda soglia realizzata con blocchi di tufo posti per alto. Il tratto meridionale è collegato al muro 3004
tramite un blocco tufaceo posto per alto e due blocchi di medie dimensioni posti di taglio, di cui uno dalla forma
irregolare e l’altro di forma parallelepipeda. Il rapporto tra le due opere (MR3004 e MR3226) evidenzia anche qui
due distinte fasi costruttive.
La superficie interna non offre una stratigrafia intatta. Gli unici strati che possiedono un buon grado di affidabilità e che sono da connettere con certezza ad azioni antiche sono riferibili ai livelli di preparazione delle fondazioni murarie (UUSS 3133, 3149, e 3151) che coprono il deposito cineritico esteso su tutta la zona (US 3180).
Il vano contiguo mostra i medesimi caratteri di limitatezza ed esiguità stratigrafica: oltre i muri 3004, 3217 e 3216
che definiscono rispettivamente i lati S, O e N, si individuano allettamenti di tufo frantumato funzionali alla messa
in opera delle fondazioni (UUSS 3102, 3103, 3133 e 3134).
A E la sequenza è maggiormente articolata in quanto delimitata da una struttura muraria pluristratificata
(MR3220). Si tratta di un setto lungo m 9,5, orientato N-S, realizzato a doppia cortina con blocchi di tufo di media
grandezza e approssimativamente squadrati, messi in opera a secco, e disposti secondo un’assise quasi regolare (fig.
13). In alcuni punti vi sono grandi blocchi di tufo posti di testa. In particolare si distinguono due elementi costruttivi collocati lungo il profilo O che appaiono discostarsi nel taglio, nella grandezza e nella disposizione dai blocchi
appena sbozzati del tratto principale (UUSS 3105 e 3106). L’analisi della stratigrafia muraria ha permesso di verificare che questi blocchi poggiano su piccoli lembi di allettamenti intatti, in modo del tutto coerente alle tecniche
costruttive delle fondazioni di età tardo-arcaica.
Anche in questa parte dell’area si registra una forte discontinuità stratigrafica causata soprattutto da indagini di
scavo invasive ed in minor misura da dinamiche di rioccupazione antiche.
Tuttavia, pur in assenza di dati strutturali, la planimetria dell’area è ricomponibile attraverso la ricostruzione del profilo dei muri più antichi. Le azioni di destrutturazione si concentrano in particolar modo nella porzione centro orientale dell’Insieme, dove si situano la fossa 32127 e alcuni strati di distruzione (UUSS 3052 e 3053), interpretati come
depositi recenti di materiale archeologico sconnesso da contesti antichi.
Negli Ambienti 2 e 3 gli unici elementi di sicura collocazione sono gli allettamenti in scaglie di tufo (UUSS 3102,
3103, 3133, 3135, 3147, 3149, 3163, 3168, 3170).
Il muro 3220 segna il limite orientale di questo insieme e incrocia, cavalcandolo, il muro E-O 3081 (MR3081), visibile nella porzione di fondazione costruita con la stessa tecnica dei muri 3006, 3005, 3004 e 3035. Lo spazio compre31
LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Fig. 10
Insieme Occidentale, Ambienti 2-3-4-5 (rapp. 1:100)
so tra i muri 3010 e 3216 è diviso ulteriormente in due ambienti (AMB4, AMB5) da un setto longitudinale (MR3218)
realizzato a doppia cortina con pietre calcaree di piccole e medie dimensioni poste in opera a secco, secondo un’assise non regolare (fig. 14). La stratigrafia dei terreni dell’Ambiente 4 si limita a registrare in situ depositi di tufo ammassato (UUSS 3163, 3168 e 3170), residui di strati preparatori alle fondazioni dei muri e all’impostazione di piani pavimentali.
Al margine Ovest vi è la traccia superstite di un muro N-S (MR3168) che in antico doveva perimetrare in questo
punto l’ambiente. L’insieme degli strati non fornisce alcun dato cronologico e copre i livelli sterili della sequenza
stratigrafica. Un dato significativo di cronologia relativa si ricava, invece, dal rapporto del muro 3218 con il piano
tufaceo (US 3163), rapporto che esprime in maniera inequivocabile la recenziorietà dell’opera in ciottoli rispetto
32
Francesco Uliano Scelza
Fig. 11
Insieme Occidentale, Ambienti 2-3, MR3217 con particolare della soglia
Fig. 12
Insieme Occidentale, Ambiente 2, MR3216
Fig. 13
Insieme Occidentale, Ambienti 3-5, MR3220
33
LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Fig. 14
Insieme Occidentale, Ambienti 4-5, MR3218
all’allettamento di materiale vulcanico. La creazione quindi degli Ambienti 4 e 5 è frutto di un intervento più recente che ha articolato un originario spazio ampio ca m 12 per 5.
Le informazioni ricavabili dalla stratigrafia dell’Ambiente 5 (AMB5) sono alquanto scarse. Il palinsesto è ridotto a
livello cineritico di substrato (US 3150). Su questo giacciono i piani di massicciata in scaglie di tufo grigio (UUSS
3134 e 3135), collocati rispettivamente a S e a NO in corrispondenza dei setti murari 3216 e 3010, coperti a loro
volta da un crollo (US 3136) costituito da blocchi calcarei e tufacei di varie dimensioni, frammenti ceramici e laterizi, uniti a terreno a matrice eterogenea. Il crollo è inquadrabile nella prima metà del III sec. a.C. per i manufatti
ceramici molto frammentati cui sono frammisti pochi materiali appartenenti ad epoche più antiche.
L’Insieme Centrale (IC) è posto immediatamente a valle del precedente e si presenta come un ampio spazio aperto (ca m 13 x 25) (fig. 15).
L’area è circoscritta a S ed a N da setti murari orientati E-O, realizzati nella medesima tecnica costruttiva e con
materiali uguali per natura petrografica e taglio (MR3008 e MR3081): si tratta di opere costituite da blocchi squadrati di tufo grigio, di forma parallelepipeda e di grandi dimensioni. I blocchi sono messi in opera a secco e disposti diatoni di testa e di taglio, e lungo il loro margine è ben evidente una linea incisa molto regolare, con andamento E-O, che doveva servire per un’esatta posa in opera dell’elevato.
Tutti i muri segnano il limite dell’area ad O ed a E, e disegnano un impianto edilizio unitario, sistemato su livelli di
quote differenti, il cui dislivello è di circa un metro8.
Il muro 3008, in particolare, dista dal punto d’incrocio dei setti MR3006 e MR3005 ca m 4 e assume un orientamento leggermente differente da quello del profilo E-O seguito dal muro a monte. Esso reca tracce di lavorazione,
documentate da fori a profilo circolare e quadrangolare relativi all’innesto delle strutture di elevato; inoltre il quarto e quinto blocco da O presentano sul margine settentrionale un taglio semicircolare a pareti concave (FS3043),
realizzato all’atto della costruzione e verosimilmente legato al deflusso di acqua proveniente dalla copertura della
struttura (fig. 16). La contemporanea rasatura in questo punto del piano di allettamento (US 3046) indica che il
piano di calpestio era in quota con la superficie della fondazione o poco al disotto.
Al limite settentrionale dell’insieme centrale vi è il muro 3081, organizzato in modo più complesso: esso si compo34
Francesco Uliano Scelza
Fig. 15
Insieme Centrale, sistema di scarico (rapp. 1:100)
ne di due porzioni distinte (UUSS 3107 e 3081), separate da un sistema N-S di due fosse sottostanti (FS3097;
FS3124) (fig. 17). La fossa 3124 è connessa ad una canaletta costruita in pietra con elementi calcarei e tufacei di
medie dimensioni messi in opera di taglio e chiusa sui lati corti da blocchi posti di testa (CA3078). A settentrione
la fossa 30979 presenta lungo le pareti del taglio 4 blocchi di tufo squadrati di medie dimensioni sovrapposti a coppie e adagiati obliqui con forte pendenza verso N (fig. 18). I blocchi sono coperti dalla fondazione del muro 3081
e sono per forma e misura simili a quelli della canaletta 3078 (fig. 19).
Il sistema descritto assume i caratteri di un impianto fognario attraverso cui lo smaltimento di reflui avviene con la
raccolta in superficie di liquidi in un condotto forzato, l’immissione in un primo pozzetto immediatamente a monte
della canaletta e lo scarico in un perdente sotterraneo all’esterno dell’edificio. L’organizzazione dell’apprestamen35
LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
to testimonia di una cura minuziosa dell’impegno costruttivo e sembra risolvere i problemi connessi alla stabilità
del muro perimetrale (MR3081) con la creazione di un varco nel sottosuolo, al disotto dei piani di fondazione,
senza comprometterne, se non in maniera limitata, l’equilibrio statico. La fossa 3097 era verosimilmente funzionale ad incanalare l’acqua in un punto di scarico estraneo alle fondazioni in modo tale che non ristagnasse e creasse rischi di cedimento. Si evince che i due tronchi appartengono alla stessa costruzione, collassata nel corso del
tempo nel punto di crisi di sottopasso della cloaca. Il sistema fognario è stato concepito in un unico programma
edilizio. Le tracce di sagomatura arcuata sulla faccia inferiore di alcuni blocchi della fondazione (MR3081) sono
indizio di una canalizzazione ricavata direttamente prima della messa in opera. Inoltre il pozzetto meridionale e il
perdente a settentrione sono collocati al disotto dei piani di allettamento (UUSS 3121 e 3100) alla base dei grandi blocchi di fondazione. Lo scarico, dunque, doveva presentare una copertura voltata, e a questa possono essere
ricondotti alcuni conci di un arco recuperati nel riempimento delle fosse 3097 e 3124, utilizzate come deposito di
rifiuti in una sistemazione dell’area in età più recente.
Un altro importante elemento strutturale, forse in connessione con l’impianto idraulico, è stato riconosciuto immediatamente a meridione. Si tratta di una sottofondazione in tufo sbriciolato, orientata E-O, (MR3092) e sagomata
nel piano di cinerite sterile (US 3091). Tale allettamento è limitato da un taglio poco profondo, allineato con una
unità stratigrafica tipologicamente simile, individuata poco meno di un metro ad O (US 3102). Entrambe sono
coperte dal muro 3220 e indiziano che doveva piegare verso valle il piano di posa N-S (US 3103) dei blocchi (UUSS
3105 e 3106) reimpiegati nel muro. Tale livello tufaceo costituisce una traccia superstite di un piano di raccordo tra
le porzioni centrale ed occidentale. Pertanto gli elementi costruttivi inglobati nel muro 3220 possono in via ipotetica costituire una soglia di blocchi squadrati di tufo riutilizzati in un’opera successiva.
La sottofondazione (MR3092) corre parallela al muro 3081, ad una distanza di circa m 5; ad E si interrompe in
maniera netta all’altezza del penultimo blocco del muro 3220 e incrocia la proiezione della canaletta 3078 pressappoco a metà della propria lunghezza.
Fig. 16
Insieme Centrale, sistema di scarico
36
Francesco Uliano Scelza
Fig. 17
Insieme Centrale, MR3008; FS3043
Fig. 18
Insieme Centrale, FS3097
Fig. 19
Insieme Centrale. Sezione CA3078; FS3124; FS3097
37
LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Questi dati inducono ad elaborare una proposta di ricostruzione che integra il sistema di scarico con le altre tracce strutturali, costituite da piani di fondazione (MR3092) reimpiegati in opere più recenti (MR3220 e MR3225).
In tale modo è possibile disegnare un vano quadrangolare diviso in parti uguali da un canale in muratura e terminante a N con un articolato impianto di scolo. La sistemazione assumerebbe l’aspetto di una fontana monumentale, costituita da due omologhi bacini di raccolta, una struttura assiale di circolazione e di controllo del livello dell’acqua ed un apprestamento di scarico verso l’esterno dell’edificio.
Il muro 3081 è fondato su un livello di scaglie di tufo che nella parte occidentale riempie un taglio di trincea di fondazione, ricavato nello strato di materiale cineritico (US 3123). In superficie tale livello presenta una crosta molto
compatta, probabile risultato di azioni di compressione dovute all’installazione di piani d’uso. Su di esso si estende uno strato incoerente, di colore bruno, con ricca presenza di inclusi naturali e in minor misura antropici. Esso
è coperto da un esteso livello di distruzione (UUSS 3098 e 3110) composto da tegole, reperti ceramici, pietre calcaree, blocchi di tufo di medie e grandi dimensioni, distribuiti in maniera fitta ed uniforme, frammisti al terreno
limoso bruno, friabile, a grana media. Tale livello interpretabile come crollo copre a sua volta una concentrazione
di elementi litici in calcare e tufo misti a rari frammenti fittili disposti in maniera regolare su un piano quasi orizzontale (US 3112). Questi elementi inducono a interpretare questa unità stratigrafica come i resti di un piano
acciottolato, obliterato intorno la metà del III sec. a.C. da un’azione puntuale di dissesto, come indica l’analisi
tipologica degli oggetti mobili.
Il crollo è pertinente a una struttura muraria, orientata N-S, composta da un’assise di ciottoli calcarei di piccole e
medie dimensioni, di forma irregolare, messi in opera a secco e posti a formare una doppia cortina, e da un secondo piano realizzato in prevalenza da blocchi di tufo di varia pezzatura e sommariamente sbozzati messi in opera a
secco in maniera irregolare (MR3130). Tra i blocchi della prima assise sono stati recuperati frammenti di tegole ed
uno di coppa carenata in bucchero, probabile residuo del livello più antico scavato ben oltre la fondazione nel
corso degli anni Cinquanta. Ad una verifica dei lembi stratigrafici residui è risultato che i due piani di posa sono
separati da uno sottile strato di terreno di colore giallastro e che all’estremità N il muro 3130 si appoggia alle fondazioni del muro 3081, indiziando un evidente fenomeno di ristrutturazione in questa parte dell’area.
Il muro 3225 segna un salto di quota di circa m 0,70. La morfologia attraversa con profilo rettilineo l’intera superficie dell’Insieme Centrale, indizio probabile dell’esistenza in antico di una struttura altrimenti non documentabile. La linea ideale del proseguimento del muro 3130 in direzione S intercetta un altro limitato tratto murario
(MR3062), costituito da una fondazione orientata N-S a doppia cortina con blocchi di tufo di medie dimensioni
e di forma irregolare. I blocchi sono messi in opera a secco e disposti secondo un piano di posa regolare. Ad O vi
è un ulteriore tratto (ST3034) di un piano di allettamento composto da tufo sbrecciato (ca m 5,5 x 2), orientato
N-S e con i bordi E ed O ben sagomati (fig. 20). Tale tratto si connota come traccia superstite di un percorso viario con orientamento S-N. L’ipotesi di una relazione tra i setti 3062 e 3225 o, per lo meno, di una sistemazione
secondaria dell’area di cui queste due strutture sono la maggiore testimonianza, si basa anche su ragioni di ordine stratigrafico. Lo strato di fondazione del muro 3062 e il tratto viario (ST3034) coprono un terreno di natura
limo-argillosa, di colore bruno rossastro, eterogeneo per consistenza ed inclusi, ricco di elementi tufacei e calcarei,
frutto del disfacimento e della distruzione di strutture costruite (US 3045). Esso è equivalente alla US che a N giace
sotto il muro 3225 (US 3063). Alla base della sequenza si rinviene il livello eruttivo sterile, con superficie molto compatta (US 3076).
Pur in presenza di una stratigrafia incerta e limitata nel potenziale informativo, si può sostenere che una ristrutturazione sia stata operata dopo la prima monumentalizzazione; di questa fase è stato possibile circoscrivere con precisione il momento relativo alla sua distruzione intorno la metà del III sec. a.C.
La fascia occidentale, larga approssimativamente m 3, è contraddistinta da una ridottissima stratigrafia che si connota in misura prevalente per l’inaffidabilità e per le tracce sporadiche e puntiformi di azioni di rioccupazione. Il
livello di cinerite giallastra di origine naturale segna il limite inferiore del palinsesto (US 3091). Al disopra si dispongono alcuni lembi di battuto (PV3066) d’incerta datazione, e un contesto pluristratificato di distruzione (UUSS
3090, 3094 e 3129) relativo ad un piano acciottolato ed al muro 3220.
L’analisi filologica consente, sia pure con cautela, di individuare nell’insieme dei materiali in crollo, rinvenuti senza
soluzione di continuità nella porzione centrale dell’area, livelli distinti secondo la tipologia e la modalità di distribuzione degli elementi contenuti. In particolare l’US 3090 ha restituito, mescolata a piccoli lembi di terreno bruno
molto compatto, una concentrazione irregolare di tufelli, pietre calcaree e una discreta quantità di frammenti laterizi e ceramici, databili alla prima metà del IV sec. a.C. Il livello sottostante (US 3094) ha restituito gli stessi ele38
Francesco Uliano Scelza
menti ma in condizioni e quantità differenti: i materiali ceramici e costruttivi sono più rari e dispersi, mentre
aumenta in maniera esponenziale la massa dei frammenti di tegole e coppi. I reperti si dispongono su un arco cronologico compreso tra la fine del V e la prima metà del IV sec. a.C. Infine, alla base vi è uno strato, caratterizzato
da una presenza fitta di ciottoli calcarei di piccole e medie dimensioni ed elementi di copertura (US 3129) distribuiti con una regolarità maggiore di quanto verificato nei livelli superiori, funzionante verosimilmente fine alla fine
del V sec. a.C. e divelto in seguito ad un’azione di distruzione.
Pertanto si può avanzare l’ipotesi che il tratto di piano pavimentato, in parte compromesso da meccaniche di
disgregazione, può rappresentare la traccia di un livello di frequentazione in origine connesso alle strutture della
fase arcaica. Esso aggiunge un tassello al quadro delle informazioni relativo a resti di strutture di calpestio costruite, finora individuate in pochi altri punti.
Oltre questa fascia, più a valle, la restante area dell’Insieme Centrale, caratterizzata da una stratigrafia omogenea e
senza complesse articolazioni, non offre testimonianze di costruzioni in alzato e tracce di elementi strutturali di divisione interna.
Il limite orientale è segnato dai resti di una massicciata di tufo larga ca m 1,5, che corre continua da S a N e di cui
si distinguono ampi tratti (UUSS 3152, 3153, 3253). Essa copre il banco di cinerite sterile (UUSS 3158, 3159, 3187,
3194, 3195, 3209) e costituisce la porzione sopravvissuta di una superficie di drenaggio di un’opera muraria quasi
del tutto smembrata, testimoniata da una trincea di spoliazione (TR3114) e da una concentrazione di blocchi di
tufo lavorati, misti a frammenti di tegole e di ceramica, rinvenuti in giacitura secondaria sopra un tratto della massicciata (US 3153). Gli elementi datanti collocano questa concentrazione nella prima metà del IV sec. a.C. e restituisco verosimilmente i resti di un muro.
Il taglio della trincea antica ha un andamento rettilineo, le pareti verticali e il fondo piano. Il riempimento è composto da terreno eterogeneo per natura e colore, frammisto a blocchi tufacei di vario taglio, frammenti ceramici e laterizi inquadrabili prevalentemente intorno la metà del III sec. a.C.
Elementi utili a collocare cronologicamente il piano di drenaggio e le strutture indiziate nella trincea si ricavano da
una unità stratigrafica collocata ad E, costituita dai resti di una struttura in muratura in disfacimento (US 3128).
Essa si configura come un accumulo di materiale di edificazione misto a reperti fittili databili non oltre il primo quarto del IV sec. a.C.
Circa cinque metri a N si registra un ulteriore elemento di distruzione, costituito da un accumulo (FS3255) di frammenti di tegole e di ceramica sovrapposti a blocchi di tufo di medie e piccole dimensioni con facciavista. Tale contesto è omogeneo e databile fra primo e secondo quarto del III sec. a.C.
In questa area si trova un pozzo (PO3272)10, realizzato con un taglio di forma circolare e sezione all’imbocco di
circa un metro. Non sono stati individuati elementi pertinenti il sistema di “raccolta” dell’acqua, ma alcuni frammenti di travi lignee recuperati negli strati più bassi, insieme ad altri elementi sferici di pietra calcarea, sembrano
riferibili a strutture di copertura e a macchinari per il sollevamento.
Le pareti sono prive di rivestimento e ricavate nel banco di tufo grigio campano che garantisce una solida struttura ai fini della stabilità della conservazione; la sezione del pozzo incide anche gli strati più profondi del banco di
tufo per permettere l’affioramento della falda, poiché è stato accertato che l’acqua sgorga per “capillarità”, vale a
dire al contatto di livelli stratigrafici e geologici differenti.
Lungo il profilo verticale delle pareti sono scavate due serie di piccole “pedarole” con forme e dimensioni variabili
e disposte a distanze tali da poter essere utilizzate come impianto di accesso.
Contrariamente a quanto si osserva in altri pozzi dell’area di Fratte, le pedarole si dispongono in successione regolare, lungo lo stesso asse di discesa; in totale sono 12 sia a destra che a sinistra, collocate, l’una dall’altra, a distanza di ca m 0,40 metri e profonde ca m 0,10.
La sezione del pozzo si restringe progressivamente verso il fondo e dalla quota di m 7 di profondità il diametro di
apertura varia da m 1 metro a ca 0,70.
A ca m 10,30 affiora l’acqua alimentata da due piccole scaturigini che si aprono sul contatto fra le cineriti, un
paleosuolo e il conglomerato calcareo, alla base del quale vi è un banco impermeabile di argille di colore rossastro.
Il fondo del pozzo è alla profondità di m 10,60. Il riempimento registra l’assenza di una sequenza stratigrafica integra e le caratteristiche del terreno come degli inclusi si legano alla presenza diffusa di materiale eterogeneo ed
incoerente.
Il primo livello di riempimento (US 3272 subunità a) è praticato presumibilmente poco dopo la metà del IV sec.
a.C., ed è costituito da terreno di colore bruno medio, friabile, a grana media, ricco di scaglie di tufo, in parte sbri39
LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Fig. 20
Insieme Centrale, MR3062; MR3005; ST3034
40
Francesco Uliano Scelza
ciolato, frammisto a tegole di medie dimensioni, frammenti ceramici, ossi animali, carboncini e legno. Al disotto
del riempimento si è notato uno stacco abbastanza netto nella tessitura del terreno (US 3272 subunità b) di colore bruno scuro, friabile, a grana fine, omogeneo; al suo interno sono stati recuperati frammenti di ceramica dei
quali alcuni parzialmente bruciati, frammenti di laterizi, ossa di animali di grande e piccola taglia. Il contesto è riferibile ad un orizzonte cronologico compreso tra la fine del V e la metà del IV sec. a.C.
Lo strato di tufelli è in uno stato di migliore conservazione nella parte più settentrionale. Esso è limitato da un’altra fossa (FS3157)11 definita da un piccolo taglio dal profilo quadrangolare, a pareti oblique e fondo piano. Il riempimento raccoglie elementi eterogenei fra cui pietrisco calcareo, materiale di bronzo e ferro e frammenti ceramici,
misti ad un terreno di consistenza plastica, colore bruno chiaro e matrice argillosa.
Al limite settentrionale della zona il piano di tufo termina in maniera brusca a causa della distruzione operata dalle
radici degli alberi ad alto fusto piantati lungo l’intero perimetro dell’edificio. Pertanto rimane ignoto il rapporto
con lo strato di simile costituzione (US 3131) esteso con pendenza verso oriente in senso E-O e pertinente alle
prime fasi di vita del complesso.
In tutta l’area del blocco centrale i numerosi sondaggi permettono di fissare la seguente stratigrafia: al disotto del
piano di campagna recente, formatosi negli ultimi cinquant’anni, vi è il banco di origine vulcanica sterile, inciso dai
tagli di fosse di differente profondità e profilo e da livelli di accumulo di materiale antropico, mentre rari sono le
tracce riconducibili a piani d’uso o a livelli di fondazione.
L’area centrale di questo insieme è interessata da fosse (FS3086, FS3278, FS3264, FS3142, FS3139) e da accumuli di materiale eterogeneo che si inquadrano cronologicamente tra la seconda metà del IV e la prima metà del III
sec. a.C.12.
Le fosse, le trincee e i livellamenti riflettono azioni di distruzione che portano a considerare l’ipotesi di una fase di
generale risistemazione dell’area nel corso della seconda metà del III sec. a.C. In pratica si registra una diffusa attività di pulizia della zona da elementi disarticolati, non più reimpiegabili in nuove strutture, ed in generale dai materiali residuali appartenenti alle fasi di vita precedenti. Si spiega in questo modo l’ampio ventaglio dei numerosi contesti di accumulo e di scarico che nei casi del sistema idraulico di superficie e del pozzo sono costituiti da ambiti
più antichi. Essi divengono ricettacolo per ogni genere di oggetti frutto di numerose attività antropiche e naturali
stratificatesi nel corso del tempo durante periodi di abbandono. Purtroppo l’assenza di un’articolata stratigrafia
integra non consente di fissarne con migliore precisione la dinamica, la consistenza e la cronologia.
L’Insieme Orientale (IE) è simile per dimensioni agli altri due, ma rivela una composizione planimetrica ed uno sviluppo formale irregolare del complesso, diviso in differenti ambienti la cui definizione non è di immediata lettura.
La stratigrafia muraria è composita, risultato di sovrapposizioni di fasi costruttive che hanno nel corso del tempo
deformato e variato orientamenti e articolazioni originarie, compromesse peraltro da numerose integrazioni e spoliazioni moderne che hanno condizionato la definitiva conoscenza dei fondamenti organizzativi di quest’area.
La parte meridionale è caratterizzata da un unico ambiente (AMB6) circoscritto da strutture individuate soprattutto attraverso i piani di sottofondazione e conservate soltanto per brevi tratti. A S si sviluppa in senso E-O un muro
(MR3211) di cui sopravvivono due blocchi di tufo, parallelepipedi e squadrati, messi in opera a secco e disposti di
testa e di taglio secondo una assise regolare (US 3211) e poggiati su una sistemazione compatta di scaglie di tufo
(US 3214).
Ad E il muro prosegue in direzione N con una fondazione costituita da blocchi della medesima natura, ma di taglio
inferiore, disposti su due filari (MR3242).
A settentrione, essi presentano sul piano di attesa tracce di piccone riferibili ad attività recenti13. Immediatamente
al disotto dei blocchi della fondazione 3242, sul piano di attesa (US 3287), è stato rinvenuto un frammento di
coppa carenata in bucchero databile nella seconda metà del VI sec. a.C.14
Sebbene differenti nella messa in opera e nella forma dei blocchi, i muri 3214 e 3242 formano un unico apprestamento poiché legati da un coerente livello di allettamento, inciso sul lato N da una stretta e poco profonda canaletta, scavata sul piano della sottofondazione e funzionale al drenaggio dell’acqua (CA3289).
Circa 5 metri a N è stata individuata un’altra fondazione, orientata in senso E-O e parallela al muro 3211
(MR3126), costituita da cinque grossi blocchi di tufo grigio, squadrati, di forma parallelepipeda. I blocchi sono
messi in opera a secco e disposti di taglio15. Sul margine settentrionale del piano di attesa dei primi quattro blocchi da O è incisa la linea d’imposta dell’elevato.
La fondazione copre lo strato di cinerite che compone il segmento sterile e più antico della stratigrafia. L’assenza
di un elemento di congiunzione tra i muri 3126 e 3242 è determinato da consistenti azioni moderne di spoliazio41
LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Fig. 21
Insieme Orientale, Ambienti 7-8-9
(rapp. 1:100)
42
Francesco Uliano Scelza
ne, documentate da due trincee di scavo riconosciute rispettivamente nel tratto E del muro 3126 e nella porzione
compresa tra le due strutture (TR3244, TR3284). La prima, rettangolare, con pareti verticali e poco profonde e
fondo piano, è riempita da terreno a base argillosa, compatto, di colore bruno scuro con pochi inclusi di origine
antropica.
La seconda corre in senso NO-SE, procedendo con un taglio rettilineo (US 3284), e raggiunge una discreta profondità tale da azzerare ogni traccia di struttura muraria e ogni elemento di stratigrafia antropica antica, eccetto un
piccolo lembo di sottofondazione tufacea.
Sul lato O il limite dell’ambiente è stato recuperato grazie all’individuazione di un allettamento (MR3253) che
separa il blocco centrale da quello orientale16.
Lo spazio racchiuso dall’ambiente fornisce i seguenti elementi: alla base risiede il livello del materiale vulcanico che
si estende senza soluzione di continuità sull’intera superficie dell’area (UUSS 3187, 3205 e 3213). Esso accoglie i
segni delle attività più antiche testimoniate esclusivamente dalle strutture murarie. Su questo stesso piano si
dispongono ancora in situ un piccolo tratto di terreno battuto (SB3245) ed una traccia in negativo di una struttura non identificabile (SG3179). Quest’ultima è descritta da un allettamento di tufelli ben sagomato di forma quadrangolare (ca m 0,80 x 0,60) interpretabile come resti dissolti di una struttura circoscritta, che giace alla medesima quota delle fondazioni del muro 3214 con cui è probabilmente sincronica.
Il battuto (SB3245), localizzato a S della fondazione 3126, è costituito da lembi di terreno compattato conservati per una fascia larga m. 0,65 e lunga 1,70, con andamento O-E. Tali lembi rappresentano ciò che rimane del piano
pavimentale dell’Ambiente 6, riferibile ai muri di fase più antica poiché coperto da uno strato di crollo (US 3201),
composto da terreno limo-argilloso di colore bruno scuro, misto a blocchi di tufo di varie dimensioni, e frammenti fittili che consentono una datazione intorno alla fine del V sec. a.C.17.
Utile alla comprensione dell’ambiente sono le diffuse tracce di spoliazione rinvenute (UUSS 3111, 3116, 3117,
3182). In generale, queste unità sono accumuli di materiale, per lo più costruttivo, risultato dello smontaggio di
elementi di fondazione e di elevato delle strutture antiche. Per lo stato di rinvenimento e l’assenza di reperti significativi non è possibile riferirli ad un periodo cronologico determinato, né definire in modo univoco la struttura di
appartenenza, poiché tali contesti sono formati da blocchi di taglio, dimensione e natura differenti. Pertanto essi
possono essere il prodotto di scarichi intenzionali, conseguenti a generici eventi di destrutturazione.
Il livello di occupazione più antico dell’area è coperto da uno strato di terreno argilloso molto compatto di colore
giallo a gradazione scura, ricco di elementi vegetali e privo di una significativa presenza di manufatti (US 3210).
Essa copre i muri 3211 e 3242 ed è a propria volta coperto da un piano pavimentato costruito con blocchi di tufo
squadrati di medie dimensioni, disposti su un livello omogeneo (PV3234). Entrambi gli strati (UUSS 3210 e 3234)
sono tagliati, sul versante O, da una fossa di scarico (FS3203)18 il cui riempimento è costituito da terreno a matrice caotica di colore prevalentemente bruno a gradazione media e consistenza friabile, frammisto a blocchi di tufo
ed elementi calcarei di medie e piccole dimensioni, frammenti ceramici e laterizi, ossa, ed elementi carboniosi. Per
dimensione e forma i blocchi di tufo possono appartenere all’apprestamento pavimentale (PV3234) e si può ipotizzare che siano sprofondati nella buca in seguito al taglio. È questo l’unico contesto dell’Ambiente 6 in cui si può
Fig. 22
Insieme Orientale, Ambiente 7, CL3251:
particolare base di sostegno
43
LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Fig. 23
Insieme Orientale, Ambiente 7, MR3174; MR3175
Fig. 24
Insieme Orientale, Ambienti 8-9, MR3221; MR3222; MR3224; MR3225; MR3229; MR3235
44
Francesco Uliano Scelza
osservare una stratigrafia verticale che illustra testimonianze costruite e sedimentate di una fase di occupazione
successiva a quella arcaico-classica. Difatti, il piano “basolato” che copre uno strato di obliterazione delle fondazioni più profonde è riferibile ad un momento di ristrutturazione dell’area, probabilmente coincidente con quello
individuato negli altri blocchi della zona che è datato nel corso del IV sec. a.C.
Al disopra di questi strati si registrano esclusivamente livelli interessati da azioni moderne che hanno alterato l’integrità e compromesso l’affidabilità delle unità stratigrafiche 3172, 3178, 3095.
L’insieme centrale di questa porzione dell’area è di difficile comprensione, poiché da un lato vi è una variazione
netta della planimetria attraverso la sovrapposizione di strutture murarie e la coesistenza sullo stesso piano di
imposta di setti murari di fasi diverse, dall’altro sono evidenti le profonde modifiche operate in tempi recenti a
seguito della sua prima musealizzazione (fig. 21).
Il margine orientale è segnato da un lungo muro SO-NE (MR3250) di ca m 12 costituito da due assise di blocchi di tufo di medie e piccole dimensioni, di ciottoli calcarei, e di frammenti di tegole. I blocchi di tufo di forma
parallelepipeda sommariamente sbozzati e squadrati in faccia vista, insieme con gli altri elementi, sono messi in
opera a secco e disposti in modo disordinato. Un maggior numero di frammenti laterizi è documentata nell’assise superiore.
A poco più di m 6 dal limite S del muro 3250 vi è una base quadrangolare (CL3251) costituita da un blocco di
tufo perfettamente squadrato e di grandi dimensioni (m 1 x 1 x 0,25) sul cui piano di attesa è un incavo per l’alloggiamento di un perno di sostegno di un elemento verticale (fig. 22). La base poggia su una fondazione in blocchi di medie dimensioni (m 0,50 x 0,20) disposti di testa e di taglio, a formare un piano di posa regolare. I blocchi angolari della fondazione presentano il taglio dello spigolo esterno che corrisponde sul piano del terreno a
buche poco profonde, al cui interno non è stato rinvenuto alcun elemento utile all’inquadramento cronologico. Va
registrato l’isolamento apparente della base, vale a dire l’assenza di relazioni strutturali dirette con gli altri muri
della stessa fase. Essa poggia su di uno strato di colore giallastro di formazione naturale e origine piroclastica,
costituito da ceneri e sabbie fini (UUSS 3158, 3205), ed è in asse con il profilo esterno di una fondazione muraria, orientata E-O (MR3175), composta da blocchi di tufo di medie dimensioni, sommariamente sbozzati con facciavista e posti su due filari di testa e di taglio; fra le due cortine vi sono tufelli di piccole dimensioni in gran parte
sbriciolati (fig. 23). Tale tecnica di fondazione trova confronti con i muri divisori individuati in alcuni punti
dell’Insieme O (MR3164 e MR3165) e si discosta in modo netto dalle fondazioni costruite con blocchi di tufo
squadrati di grandi dimensioni, presenti lungo la linea perimetrale dell’Insieme Orientale.
Tale distinzione non deve essere messa in maniera deterministica in rapporto con variazioni cronologiche. Il muro
3175 è parte di un edificio di cui ben si riconosce lo sviluppo planimetrico, piega a N collegandosi ad un’altra fondazione costruita nella stessa tecnica (MR3174) sulla quale si imposta un primo livello di elevato costituito da due
blocchi di tufo giustapposti, di medie dimensioni, di forma parallelepipeda e messi in opera a secco.
I due muri costituiscono un corpo avanzato verso S di un edificio di forma rettangolare che si sviluppa al margine
NE del complesso (AMB8 e AMB9). Il vano è definito da quattro setti murari realizzati in fondazione con blocchi di
tufo squadrati, posti di taglio e per alto (fig. 24). Il muro settentrionale conserva lungo il margine N la linea incisa
E-O per l’allineamento degli elementi dell’alzato, e sulla faccia superiore di quello d’angolo un identico segno con
orientamento N-S. L’elevato è determinato da due paramenti di blocchi di tufo messi in opera a secco e posti per
alto. Tra i due paramenti vi è un riempimento costituito da terreno, scaglie di tufo e frammenti laterizi. I blocchi dell’elevato, laddove presenti, sono di medie dimensioni, lisciati in facciavista e con tracce di lavorazione di scalpellina
(MR3221, MR3235, MR3281, MR3279). Questo ambiente è confrontabile con alcuni dell’Insieme Occidentale. A
differenza dei muri 3005 e 3004, unici esempi in parte integri della medesima tecnica di alzato, è costruito con pietre tufacee di dimensioni ridotte e di taglio quasi perfettamente quadrato.
Del lato meridionale si conservano solo pochi elementi di fondazione, e talvolta unicamente sotto forma di piani
di allettamento in tufo frantumato. Su questo versante l’ambiente accoglie due ingressi disposti in modo simmetrico rispetto all’asse trasversale. Nello spazio interno non si registrano tratti divisori e la stratigrafia dei terreni si
compone di un numero esiguo di contesti. Le strutture più antiche fondano sui livelli vulcanici di ceneri e sabbie,
coperti da una superficie omogenea costituita da strati di ampia datazione che hanno restituito materiali riferibili
ad un periodo di tempo che va dal V al III sec. a.C. (UUSS 3257, 3261, 3265, 3266 e 3280). Questo piano è tagliato da due fosse (FS3269, FS3259), entrambe di taglio circolare, pareti oblique e fondo piatto; i riempimenti sono
costituiti da terreni a matrice diversa frammisti a numerosi blocchi squadrati e ciottoli calcarei. Entrambi i contesti rimandano alla metà del III sec. a.C.19. Si tratta ancora una volta di scarichi di materiale effettuati in relazione
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LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
ad una risistemazione dell’area: gli strati in cui sono praticate le fosse coprono i muri di età arcaica, e giacciono al
disotto di altri muri che ridisegnano l’ambiente (MR3222, MR3224, MR3229).
È possibile, pertanto, proporre una sequenza di sovrapposizioni murarie alquanto articolata.
La struttura arcaica in grandi blocchi di tufo squadrati è interessata da molteplici fenomeni di riconfigurazione. Al
vertice N-O il muro 3235 del vano rettangolare è coperto da un setto avente in parte le stesse caratteristiche
costruttive (MR3011) ma differente orientamento; quest’ultimo è allineato con i muri 3010 e 3081 con direzione
75°/275°, mentre il muro 3235 procede secondo un’asse precisamente E-O. Il punto d’innesto tra le due strutture configura un raddoppiamento della sagoma muraria e di conseguenza non si connota come il prolungamento
di una unica opera, quanto piuttosto come incrocio tra due setti e realizzato in modo autonomo. Tale dato suggerisce in questa parte interventi di risistemazione in un arco cronologico ristretto.
L’ambiente nord-orientale subisce ulteriori modifiche nel corso delle fasi successive. Una prima riorganizzazione
della struttura è testimoniata dai setti 3223, 3282 e 3246 (MR3223, MR3282, MR3246), costituiti da pietre calcaree di medie dimensioni, messe in opera a secco in modo da costituire un doppio paramento riempito da terreno misto a tufelli. I piani di posa sono regolari, mentre gli inserti di frammenti laterizi e blocchi di tufo di taglio
irregolare, posti senza un ordine apparente, sembrano tradire interventi secondari e anche posticci.
Questi muri solo in parte sfruttano porzioni di fondazione e di elevato della fase precedente. In particolare le opere
3223 e 3282 coprono le strutture più antiche e si “agganciano” ad esse in modo perpendicolare, mentre il muro
3246 si imposta direttamente sulla fondazione 3279 ricalcandone l’orientamento ed obliterandola quasi del tutto.
A meridione la continuazione dell’edificio è compromessa dalle profonde tracce di rimaneggiamento individuate
soprattutto nell’ordito del muro 3250 e nell’ipotizzato prolungamento verso S, ma si può disegnare un edificio
orientato in senso SO/NE diviso in due ambienti omologhi con ingresso collocato a S, al centro del lato corto.
In questo settore dell’area insistono altri setti murari riconducibili ad una fase successiva alla metà del III sec. a.C.
cui bisogna riferire le azioni di disimpegno testimoniate dalle fosse di scarico. Si tratta dei muri 3222, 3224 e 3229
che creano un piccolo vano quadrangolare di forma non regolare (AMB8) nella porzione occidentale della struttura più antica. I muri sono transetti realizzati per lo più con blocchi di tufo di piccole e medie dimensioni, di forma
irregolare, messi in opera a secco, che includono nella tessitura anche elementi calcarei di forma e grandezza differenti. I piani di allettamento sono generalmente irregolari e non si notano lungo i paramenti tracce di lavorazione e di rivestimento. In apparenza sono muri realizzati con materiali di varia natura e la loro esiguità lascia supporre che furono costruiti in una fase di declino sfruttando in modo ampio e costante elementi residuali delle fasi precedenti e accumulando in fosse di scarico il resto del materiale non più utilizzabile.
Una testimonianza di questa fase di vita è offerta da un pozzo (PO6009) collocato m 10 a N del muro 3235, in
un’area immediatamente esterna al complesso monumentale20 (Zona 6). Il riempimento è articolato in differenti
livelli di accumulo e di deposito: fino a m 7 di profondità il terreno è caratterizzato da una struttura poco consistente e non omogenea, quasi incoerente. Gli inclusi hanno natura, cronologia e origine diverse. Al disotto di tale
quota sono emersi grandi blocchi di tufo lavorati che si distribuiscono fino ad una profondità di quasi m 8, quando la consistenza del terreno diviene più compatta, con tessitura e colore più uniformi, così come cronologicamente coerente si presenta il materiale archeologico databile tra la seconda metà del V e gli inizi del IV sec. a.C. Fino
alla profondità di m 10,50 si registra una consistente attestazione di frammenti laterizi rispetto a quelli ceramici;
altri blocchi di tufo di grandi dimensioni e di forma squadrata si rinvengono tra m 10,50 e 10,80 di profondità;
essi chiudono uno strato melmoso per la presenza dell’acqua di falda, dove affiorano numerosi frammenti lignei,
probabilmente appartenenti al sistema di rivestimento o di sollevamento che doveva chiudere in antico il pozzo. A
questa profondità è stata recuperata una discreta quantità di materiali ceramici databili tra la fine del VI e la metà
del V sec. a.C. e riferibili alla fase di funzionamento del pozzo.
È opportuno sottolineare che l’apporto idrico di questo pozzo è maggiore di quello riscontrato negli altri numerosi pozzi rinvenuti nel sito di Fratte poiché esso è collocato in una zona dove la pressione di risalita dell’acqua è più
accentuata.
Il riempimento del pozzo costituisce fino ad oggi il solo contesto che raccoglie reperti riconducibili alla fine del III
sec. a.C., testimoniando il sopravvivere di poche strutture sui resti del complesso monumentale e il loro gravitare
nell’area immediatamente a N (Zona 6).
Gli ambienti e le loro successive riorganizzazioni circoscrivono al centro del blocco orientale uno spazio sempre
privo di strutture (AMB7), indiziato anche da un piano di calpestio in terra battuta (PV3240). Tale piano è a contatto con le fondazioni della fase più antica ed è costituito da uno strato di terreno limo-argilloso, impastato con
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Francesco Uliano Scelza
frammenti e polvere di tufo grigio. Il battuto ha uno spessore medio di m 0,30 e si estende presumibilmente per
l’intera area libera.
Le tracce più consistenti si conservano lungo la fascia orientale, per un’ampiezza di m 9 per 2,5, mentre nella
restante parte restano solo piccole porzioni isolate delle quali una ha restituito materiali inquadrabili entro la
prima metà del V sec. a.C. (UUSS 3207, 3193).
Al disopra dei livelli pavimentali giacciono le unità stratigrafiche frutto della rioccupazione antica, e tra queste due
fosse che incidono anche la sequenza dei livelli sterili (FS3260, FS3285)21. La prima è collocata nella porzione nordorientale e il suo riempimento è formato da terreno di matrice eterogenea, colore bruno, friabile, a grana medio
fine, frammisto a un discreto numero di laterizi e frammenti ceramici appartenenti a differenti classi. La seconda
fossa si trova nell’angolo NO dell’Ambiente 7; il suo riempimento restituisce un alto numero di frammenti fittili,
ceramici e laterizi insieme ad una cospicua quantità di blocchi tufacei di medie dimensioni lavorati in facciavista.
Essi provengono verosimilmente dall’elevato 3230 poiché il taglio incide la linea di allettamento del muro ed evidenzia in questa parte dell’area l’ennesima pratica di scomposizione delle strutture arcaiche.
In sintesi, l’analisi delle strutture murarie e i dati recuperati con le indagini stratigrafiche consentono di fissare le
seguenti fasi di vita del complesso monumentale dell’area settentrionale di Fratte22 (tav. 5): l’impianto, concepito
nella sua dimensione unitaria nel corso dell’ultimo quarto del VI e interessato da interventi non sostanziali e solo
in parte documentabili circoscrivibili entro la metà del V sec. a.C., sembra funzionare fino ai primi decenni del IV
sec. a.C. quando i materiali fanno registrare uno iato. Dalla seconda metà del IV sec. a.C. l’edificio è, invece, oggetto di notevoli fenomeni di riorganizzazione che, soprattutto nell’ultimo quarto, innescano profonde trasformazioni nell’architettura, nella planimetria e nella utilizzazione degli spazi, fenomeno che investe peraltro l’intera area di
Fratte. Questa seconda fase si interrompe intorno agli anni centrali del III sec. a.C. in concomitanza con una generale contrazione della occupazione del sito e una ridotta attività edificatoria, testimoniata da un numero esiguo di
documenti archeologici.
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LA RILETTURA DEL COMPLESSO MONUMENTALE
Note
1 Riguardo i criteri di divisione in Zone, Insiemi ed
Ambienti cfr. supra, pp. 19-21.
2 Cfr. infra, p. 49.
3 Cfr. infra, p. 50.
4 Cfr. infra, p. 54.
5 Cfr. infra, Cap. 5.
6 Del complesso delle indagini speleologiche si
darà notizia in prossime pubblicazioni.
7 Cfr. infra, p. 50.
8 Il raccordo tra le due “terrazze” non è più esistente a causa della distruzione operata negli
anni Cinquanta.
9 Cfr. infra, pp. 54-56.
10 Cfr. infra, pp. 79-83.
11 Cfr. infra, p. 57.
12 Alcune di queste fosse (FF. SS. 3139 e 3278)
hanno restituito scarsi frammenti; per le altre
cfr. pp. 57-64.
13 Sul lato esterno della fondazione giace un
blocco di grandi dimensioni che presenta un
taglio semicircolare sul margine sudorientale
mentre è perfettamente squadrato sulle rimanenti facce.
14 Cfr. infra, p. 103.
15 La struttura è stata danneggiata dal passaggio di un aratro i cui segni si notano soprattutto sul secondo e terzo blocco da O, mentre il
quinto blocco è stato danneggiato su tutta la
superficie superiore.
16 Cfr. supra, p. 39.
17 Cfr. infra, commento US 3201 in appendice e
scheda TypoCer su supporto digitale.
18 Cfr. infra, pp. 64-67.
19 Cfr. infra, pp. 68-72.
20 Cfr. infra, pp. 84-96.
21 Cfr. infra, pp. 72-78.
22 A causa dello stato compromesso delle testimonianze di scavo è possibile fornire una
sequenza di fasi in una prospettiva di lungo
periodo i cui termini rappresentano i limiti cronologici estremi di definizioni spazio-funzionali
del complesso.
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