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LA PRATICA DELL’ESOGAMIA NELLA CULTURA DI GOLASECCA

2012, S. Marchesini (ed.), Matrimoni Misti: una via per l’integrazione tra i popoli, Atti del Convegno, Verona-Trento, 2011

The distribution of the Golasecca fibulae and ornaments pertaining mostly to women costume outside the territory of the Golasecca culture reveals the moving of women towards neighboring lands, starting from the 8th and 7th century BC. It appears to be a strict link between female ornaments and the routes of trade, meaning that the exogamic marriages were the basis of the trading relations. This kind of marriages continued during 6th and 5th century BC, when the Golasecca culture became an important partner in the trades between the Celts of Central Europe and the Etruscans of the Po valley; the distribution of the female ornaments reach now Central France (Marne), northern Germany and also eastern territories such as Slovenia. The phenomenon decreases just before the Celtic invasions.

Matrimoni Misti: una via per l’integrazione tra i popoli Mixed Marriages: a way to integration among peoples CONVEGNO MULTIDISCIPLINARE INTERNAZIONALE Verona – Trento 1-2 dicembre 2011 Atti del Convegno Matrimoni Misti: una via per l’integrazione tra i popoli Mixed Marriages: a way to integration among peoples CONVEGNO MULTIDISCIPLINARE INTERNAZIONALE a cura di Simona Marchesini Verona – Trento 1-2 dicembre 2011 ! ENTE PROMOTORE Alteritas - Interazione tra i popoli Sede: via Seminario 8 – 37129 Verona E-mail: [email protected] COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE Paolo Bellintani, Alfredo Buonopane, Vittorio Dell’Aquila, Sergio De Iasio, Giuseppina De Sandre Donato Fasolini, Paola Gueresi, Giovanni Kezich, Simona Marchesini, Nicoletta Martinelli, Ermanno Orlando, Rosa Roncador, Maria Clara Rossi, Massimo Saracino, Alfredo Valvo. ENTI SOSTENITORI Assessorato alle Relazioni con i Cittadini del Comune di Verona, Assessorato alla Solidarietà Internazionale e alla Convivenza della Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Cattolica Assicurazioni. ENTI PATROCINANTI Fondazione Toniolo, Ufficio per il Progetto Culturale della Diocesi di Verona, Università degli Studi di Verona, Dipartimento Tempo Immagine Spazio Società dell’Università degli Studi di Verona. IN COLLABORAZIONE CON Assessorato alle Relazioni con i Cittadini del Comune di Verona, CINFORMI dell’Assessorato alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza della Provincia Autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia Autonoma di Trento. PROGETTO GRAFICO Massimo Saracino REDAZIONE A CURA DI Simona Marchesini, in collaborazione con Massimo Saracino e Donato Fasolini. STAMPA Stampa: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento Novembre 2012 ISBN 978-88-907900-0-3 ! SOMMARIO PRESENTAZIONE 7 MONS. G. GRANDIS, Vicario alla cultura, Diocesi di Verona, Saluto introduttivo 9 L. GIOVANNAZZI BELTRAMI, Assessore alla Solidarietà e alla Convivenza della Provincia Autonoma di Trento, Saluto introduttivo 11 S. MARCHESINI, Incontrare l’altro. Matrimoni misti come tema Interdisciplinare 13 VERONA, 1 DICEMBRE SINCRONIA: ATTUALITÀ P. ZANCHETTA, Matrimoni misti a Verona 29 SINCRONIA: ANTROPOLOGIA CULTURALE, SOCIOLINGUISTICA G. KEZICH, Matrimoni misti: i prolegomeni dell’antropologo C. LAURÈN, Language choice and bilingual families 39 45 DIACRONIA: PREISTORIA E PROTOSTORIA S. CONDEMI, A. DEGIOANNI, Incontro tra Neanderthal e Sapiens: discontinuità nel popolamento paleolitico europeo? S. CASINI, La pratica dell’esogamia nella cultura di Golasecca F. MARZATICO, Matrimoni misti nella protostoria: alcuni casi fra nord e sud delle Alpi S. PETTARIN, Necropoli di Dernazzacco (Cividale del Friuli Udine, Italia): l’inserimento di genti alloctone in una comunità locale alla fine dell’età del Ferro E. BENELLI, Matrimoni misti e identità in cambiamento: Chiusi da città etrusca a municipio romano DIACRONIA: IL MONDO CLASSICO E POST-CLASSICO L. PRANDI, Le nozze di Susa e la spedizione asiatica di Alessandro A. VALVO, Il conubium nella politica romana di integrazione G.F. GRASSI, Matrimoni misti e onomastica nella Siria d’età romana: il caso di Dura-Europos C. AZZARA, A. BONNINI, I matrimoni fra barbari e romani nelle leggi di stirpe dell’altomedioevo M. DE MARCHI, Bambine, spose e mamme: riflessioni su contesti longobardi in Italia ! 53 65 79 93 103 113 121 127 139 149 TRENTO, 2 DICEMBRE SINCRONIA: ATTUALITÀ S. PIOVESAN, I matrimoni misti. Laboratori culturali nella società trentina 167 SINCRONIA: BIODEMOGRAFIA, RELIGIONE P. GUERESI, S. DE IASIO, Matrimoni misti: implicazioni biologiche B. GHIRINGHELLI, Coppie miste, coppie interreligiose: anatomia di una definizione 183 DIACRONIA: MEDIOEVO, ETÀ MODERNA E. ORLANDO, Matrimoni misti nel basso medioevo tra diritto, prassi e giurisprudenza C. CRISTELLON, Matrimoni misti in Europa in età moderna 201 219 DIACRONIA: ETÀ CONTEMPORANEA L. SACIA, Language proficiency and language choice among children of mixed marriages E. SUGIHARJANTI, Linguistic compromise in mixed marriage 229 237 ! 175 LA PRATICA DELL’ESOGAMIA NELLA CULTURA DI GOLASECCA STEFANIA CASINI* ABSTRACT. The distribution of the Golasecca fibulae and ornaments pertaining mostly to women costume outside the territory of the Golasecca culture reveals the moving of women towards neighboring lands, starting from the 8th and 7th century BC. It appears to be a strict link between female ornaments and the routes of trade, meaning that the exogamic marriages were the basis of the trading relations. This kind of marriages continued during 6th and 5th century BC, when the Golasecca culture became an important partner in the trades between the Celts of Central Europe and the Etruscans of the Po valley; the distribution of the female ornaments reach now Central France (Marne), northern Germany and also eastern territories such as Slovenia. The phenomenon decreases just before the Celtic invasions. La possibilità che l’esogamia fosse praticata nell’Europa antica era già stata presa in considerazione da W. Krämer1 per spiegare la presenza a Manching di alcune fibule LT B di origine alpina accanto ad altre di fattura germanica, fondando la propria convinzione sull’affermazione di Cesare (De Bello gall., I, 53) circa il matrimonio tra il principe Ariovisto e la figlia di un re del Norico e deducendone che i legami matrimoniali tra genti di stirpe differente non dovevano essere così insoliti né limitati alle élite principesche. Anche L. Pauli,2 nel trattare la sepoltura 44 di Jenisuv Újezd (Boemia), di una donna proveniente probabilmente dalla Germania centrale sulla base degli ornamenti per il capo, porta come esempio di probabili casi di esogamia la t. 1 di Losheim del LT B2,3 in cui era sepolta una donna proveniente dai territori del Medio Reno, una tomba di Bourges,4 con una donna dalla Marna, la t. 5 di Andelfingen,5 con una donna forse proveniente dalla Germania sud-occidentale. Krämer ritiene di poter escludere lo stato di schiave per le donne di Manching, per la ricchezza delle parures e anche Pauli sostiene che i rituali funerari, la disposizione delle tombe all’interno delle necropoli e la presenza nei corredi per lo più di ornamenti locali, fa pensare che queste donne fossero pienamente integrate nella nuova comunità, della quale adottavano anche il costume, con l’eccezione di qualche oggetto, che ne ricordava l’origine. Egli ritiene, inoltre, che il ritrovamento di ornamenti stranieri negli insediamenti e non nelle sepolture sia la migliore prova della completa assimilazione delle donne straniere nelle nuove comunità: si tratterebbe di gioielli smessi in favore delle tradizioni dei gruppi che le accolgono. Secondo K. Kristiansen l’indizio della mobilità femminile riferibile alle pra* Civico Museo Archeologico di Bergamo, Piazza Cittadella 9, 24129 Bergamo – [email protected] 1 Krämer 1961, pp. 312-313. 2 Pauli 1978, pp. 93-102. 3 Haffner 1969, p. 96; l’autore ritiene che gli oggetti estranei alla cultura locale, una ciotola e un anello, non siano giunti tramite il commercio, ma con la donna, della quale costituivano la dote. 4 Pauli 1978, p. 98. 5 Schaff 1972, p. 155. MATRIMONI MISTI tiche matrimoniali interculturali è la comparsa di elementi di abbigliamento che ricorrono isolatamente al di fuori del proprio contesto; è questo il caso di una donna del Lüneburg sepolta nello Zealand durante l’Antica età del Bronzo o delle donne della cerchia nordica che hanno trovato sepoltura nella Germania settentrionale, per esempio in Pomerania o a sud del corso dell’Elba.6 Durante la Tarda età del Bronzo (periodi V e VI del Montelius, 900-500 a.C.) gli ornamenti femminili si estendono molto più a sud della cerchia Nordica, rispetto a quelli maschili, e indicano chiaramente il movimento di donne verso i territori della Germania;7 secondo lo studioso tali matrimoni servivano per stringere alleanze politiche che avrebbero assicurato il rifornimento del metallo e dei beni di prestigio. Kristiansen8 ritiene di poter individuare nell’Europa protostorica alcune tendenze ripetitive e cicliche nella deposizione della ricchezza nelle tombe o nei ripostigli, che rispecchierebbero strategie politiche ed economiche, regolate con le politiche matrimoniali. Durante i periodi di espansione territoriale, le società sono solitamente a carattere guerriero; il sistema parentelare e i modelli matrimoniali prevedono l’esogamia e la patrilocalità, un modo per assicurare la formazione di alleanze alle frontiere in espansione e per stabilire reti commerciali a lunga distanza; un caso esemplare è proprio quello della cerchia nordica durante la Tarda età del Bronzo. Le donne sposate all’esterno del gruppo, per ottenere le quali viene pagato una sorta di “tributo”, portano con loro i propri ornamenti, ossia la sola ricchezza personale, e attraverso questi possono essere identificate nelle sepolture se muoiono giovani. Il modello proposto da Kristiansen ci permette di spiegare per analogia il fenomeno della dispersione di ornamenti golasecchiani al di fuori della cultura di Golasecca, dovuta in parte alla pratica dei matrimoni esogamici. Questa pratica sembra avere inizio nel corso dell’VIII sec. a.C., grazie alla diffusione delle fibule a coste. Si tratta di caratteristici ornamenti femminili golasecchiani9 la cui origine è individuabile nel tipo a dischi, datato al IX sec. a.C. (G. I A1) e attestato per il momento solo nella necropoli della Ca’ Morta (CO) e a Ponte San Pietro (BG). La sua presenza nel solo territorio golasecchiano indica che, oltre ad avere origine in questo ambito, più in particolare nella facies comasca, vi è assenza di contatti con le culture limitrofe. A partire, invece, dall’VIII sec. a.C. si diffondono oltre i confini le fibule a grandi coste di tipo Mörigen (G. I A2, prima metà VIII sec. a.C. circa), seguite poi dai tipi Castelletto Ticino (G. I B, circa metà VIII-inizi VII sec. a.C.) e Ca’ Morta (G. I C, VII sec. a.C. circa). Che le fibule a coste appartengano al costume femminile è dimostrato dai contesti integri della cultura di Golasecca; si può fare riferimento alla t. 289 della Ca’ Morta, con fibule ad arco ingrossato e pendagli a bulla, una collana di 6 Kristiansen 1981, p. 254. Kristiansen 1981, pp. 254-255; Kristiansen 1998, pp. 90-94, 162-163. 8 Kristiansen 1998, pp. 394-399. 9 Per la tipologia delle fibule a grandi coste si veda de Marinis 1995 e 2002, ripresa e completata in Casini 2011. 7 66 CASINI perline d’osso e di vetro blu, azzurro e rosso, con separatori di osso;10 alla t. 102 della Ca’ Morta con porzioni di collana con pendaglietti di corallo, tra gli altri oggetti;11 alla t. III/1921 della Ca’ Morta, con vaghi di pasta vitrea.12 La conferma della pertinenza a corredi femminili viene anche da contesti esterni alla cultura di Golasecca, come ad es. la tomba 27 di Villanova-Le Roveri, oppure le due tombe di San Vitale 777 e 77813 e la tomba di Este Candeo 301,14 con 6 fusarole oltre a numerosi oggetti di ornamento. Come dimostrano questi stessi corredi, inoltre, le fibule a grandi coste, fin dagli esemplari più antichi, fanno parte di corredi particolarmente ricchi, nell’ambito sia della cultura di Golasecca, sia dei contesti esterni; forse queste fibule erano dunque appannaggio di soggetti femminili socialmente elevati. La distribuzione delle fibule a grandi coste (Fig. 1) indica, oltre a Bologna, un’area di contatti privilegiati rivolta a est e nord-est: i principali insediamenti paleoveneti della pianura (Este, Oppeano, Cologna Veneta, Montagnana) e la valle dell’Adige (Nomi, Romagnano, Ravina, Solteri, Zambana), che costituiva l’asse dei contatti con i territori a nord delle Alpi. Fanno eccezione in questo quadro le fibule svizzere di Mörigen, di Egg-Stirzental e quella più meridionale di Sain-Julien-de-Mont-Denis, che preludono a vie di contatto e relazioni più occidentali, maggiormente sfruttate a partire dal VI sec. a.C.15 Fig. 1. Carta di distribuzione delle fibule a grandi coste: * tipo a dischi (G. I A1, IX sec. a.C.); ● tipo Mörigen (G. I A2 prima metà VIII sec. a.C. circa); ■ tipo Castelletto Ticino (G. I B, metà VIII-inizi VII sec. a.C. circa); ▲ tipo Ca’ Morta (G. I C, VII sec. a.C.). È evidenziata l’area della cultura di Golasecca. 10 de Marinis 1995, p. 94 e 97, figg. 3-4. La tomba, in realtà, è probabilmente bisoma, per la presenza anche di alcuni frammenti di spilloni, tipici dei corredi maschili, ma il maggior numero di ornamenti è riferibile al mondo muliebre. 11 de Marinis 2000, fig. 2. 12 de Marinis, Premoli Silva 1968-69, tavv. XIII, 3-4. 13 Gambari 1979, p. 66, fig. 41 (Le Roveri); Pincelli, Morigi Govi 1975, pp. 479-482, tav. 322,8-9 (t. 777); pp. 483-484, tav. 325,18 (t. 778). 14 Chieco Bianchi et Al. 1976, tav. 3,3. 15 Per l’elenco delle località con fibule di tipo Mörigen si veda Casini 2011, pp. 267-268. 67 MATRIMONI MISTI L’aspetto interessante riguarda il fatto che parallelamente alla diffusione delle fibule a coste oltre i confini della cultura di Golasecca, a partire dall’VIII sec. a.C., al suo interno una serie di oggetti di derivazione villanoviana confermano l’attivazione di rapporti costanti e continuativi in particolare con Bologna villanoviana e orientalizzante, il cui ruolo come centro di smistamento dei prodotti peninsulari è stato più volte messo in evidenza.16 Nell’ambito di questi rapporti va inquadrato ad esempio il frammento di cinturone a losanga rinvenuto nell’abitato protostorico di Como, a Prestino (via Isonzo-La Pesa);17 mi pare significativo che, oltre che a Bologna, cinturoni dello stesso tipo siano presenti a nord del Po, a Baldaria di Cologna Veneta e a Este, pur essendo probabilmente delle produzioni locali, e poi anche a Wörgl,18 tutte località dove compaiono anche le fibule a grandi coste dell’VIII sec. a.C. (sia di tipo Mörigen, sia di tipo Castelletto Ticino). Lungo la valle dell’Adige è altrettanto significativo il frammento rinvenuto nella necropoli di Vadena. Nel corso dell’VIII sec. a.C., sempre attraverso la mediazione di Bologna, ha inizio nella cultura di Golasecca l’importazione del corallo, proveniente dalla baia di Napoli, con cui vengono realizzati pendaglietti a T;19 compaiono, inoltre, oggetti come i morsi di cavallo a treccia e il bidente della tomba della Vigna di Mezzo (Como),20 il vaso a stivale del gruppo Bologna-Vetulonia-Veio in una tomba di Breccia-Villa Giovio (CO),21 le ciotole baccellate di produzione vetuloniese, l’ascia con innesto a cannone di tipo S. Francesco e l’attingitoio in bronzo con manico a S dalla tomba del Carrettino (CO).22 Un altro attingitoio di tipo bolognese è nel corredo della t. 11 della Ca’ Morta (in associazione con una fibula a grandi coste), mentre un frammento incerto è nella tomba V-VI/1921 della stessa necropoli.23 I contatti con la penisola probabilmente si intensificano nel corso del G. I C, anche se si aprono percorsi alternativi a Bologna, più occidentali, attraverso i quali giungono forse il bacile in bronzo di stile orientalizzante, di probabile produzione vetuloniese, della tomba di Motto Fontanile di Castelletto Ticino (NO),24 la situla in bronzo con attacchi semilunati di produzione populoniese da una tomba di Golasecca,25 un kyathos buccheroide con fregi animalistici da una tomba di Sesto Calende, loc. S. Giorgio (VA),26 una kylix in bucchero di tipo 16 de Marinis 1986, pp. 52-55; de Marinis 1999a, pp. 604-605, con bibliografia precedente; de Marinis 2002, pp. 51-53 e de Marinis 2009, pp. 45-49. 17 de Marinis 1999a, pp. 605-611, figg. 1-2. Non escluderei, fra l’altro, l’appartenenza del cinturone a una donna originaria di Bologna, trasferitasi a Como sempre a motivo di un matrimonio esogamico. 18 Gleirscher 1994, pp. 70-71, fig. 2,1; de Marinis 1999a, p. 610, fig. 3. 19 de Marinis 2000. 20 de Marinis 1988, pp. 178-179, de Marinis 1999a, pp. 610-611. 21 de Marinis 1999a, pp. 611-616, figg. 5-6. 22 de Marinis 1988, pp. 178-180, figg. 150-153. 23 de Marinis 1976, p. 59 con bibliografia precedente. 24 Gambari 1986. 25 de Marinis 1986, pp. 57-58, fig. 20. 26 de Marinis 1975, p. 253, note 56-57; M. Colonna in Gambari, Colonna 1988, p. 155 ss., tavv. 68 CASINI Rasmussen 1c e un orecchino d’oro lavorato a granulazione da sepolture di Golasecca27 e, infine, una kylix in bucchero di tipo Rasmussen 3b da Castelletto Ticino.28 Anche gli schinieri di tipo greco arcaico e il carro a due ruote della I tomba di Guerriero di Sesto Calende rientrano in questo movimento di oggetti e/o di influssi.29 A Bologna ci riportano, comunque, oggetti come il coltello in bronzo di tipo Arnoaldi rinvenuto a Golasecca,30 ormai privo del contesto di deposizione, e il gancio di cintura a quattro anelli in bronzo scoperto a Grandate (CO), di produzione picena, ma presente anche a Bologna.31 Due perle di pasta vitrea con motivi oculiformi e a zig-zag gialli, conosciute a Bologna nel Villanoviano IV B1 e due vaghi cilindrici con costolature longitudinali di pasta vitrea azzurra con bande ondulate bianche, frequenti nell’Orientalizzante etrusco, fanno parte del corredo della t. III/1921 della Ca’ Morta, dove si trovano, fra l’altro, in associazione con fibule a grandi coste di tipo Ca’ Morta.32 Anche i contatti tra la cultura di Golasecca e Este sono documentati; al mondo paleoveneto rimandano tre piccole fibule a sanguisuga ad arco ribassato dell’VIII sec. a.C., rinvenute una a S. Maria di Vergosa (CO) e due a Ponte San Pietro (BG), prive delle originarie associazioni;33 hanno confronti a Este nelle tombe Ricovero 143 e 23634 e anche a Bologna, nella necropoli di San Vitale.35 Dalle officine di Este proviene, infine, il coperchio decorato a sbalzo e a cesello utilizzato come coperchio del cinerario in bronzo della tomba I/1885 di Grandate (CO) dell’ultimo quarto del VII sec. a.C.36 La presenza delle fibule a coste al di fuori del territorio della cultura di Golasecca si inserisce, dunque in questo quadro di relazioni, imperniate su un’intensa attività di scambi e indicano con ogni probabilità la pratica di saldare gli accordi e le alleanze alle frontiere con matrimoni esogamici.37 Questo fatto mi pare supportato dal ritrovamento di questi ornamenti nei centri degli scambi (Bologna e Este), lungo i principali percorsi di collegamento, come la valle dell’Adige, o i luoghi di arrivo e smistamento dei prodotti mediterranei al di là delle Alpi (ad es. Wörgl in Austria). Essi testimoniano, dunque, i primi tentativi della cultura di Golasecca di inserirsi nella rete dei rapporti commerciali intessuti da Bologna con le aree a nord delle Alpi. XLVI-XLVIII. de Marinis 2002, p. 52, nota 79. 28 Gambari 1993, pp. 127-129, fig. 1,1. 29 de Marinis 1975, pp. 214-220, tavv. I-IV,A. 30 de Marinis 2002, pp. 51-52, fig. 9. 31 de Marinis, Premoli Silva 1968-69, tav. XIV,3; de Marinis 1988, p. 195. 32 de Marinis, Premoli Silva 1968-69, tavv. XIII,13, 14, 15 (vaghi di vetro), 3-4 (fibule tipo Ca’ Morta). de Marinis 1988, p. 209. 33 de Marinis 1970, tav. VIII,9; de Marinis 1971-72, pp. 81-86, tav. XIII,4-5, p. 93. Forse anche in questo caso si tratta di donne provenienti dalla cerchia paleoveneta? 34 von Eles Masi 1986, nn. 575 e 567. 35 Tt. 774, 655, 661, 749: Pincelli, Morigi Govi 1976, rispettivamente tavv. 312,4; 265,10; 269,7-8; 299,4. 36 De Marinis, Premoli Silva 1969, pp. 117-120. 37 Casini 2011. 27 69 MATRIMONI MISTI Mi pare, inoltre, abbastanza evidente il fatto che questa pratica avvenisse tra classi sociali elevate e ne è ulteriore prova il ritrovamento dei cippi sepolcrali di Rubiera, uno dei quali ricorda Kuvei Pulesnai, una donna il cui nome (Kuvei) rimanda all’ambiente celtico, probabilmente golasecchiano, che verso la fine del VII sec. a.C. era andata in sposa a un capo militare, lo zilath di Rubiera, la cui sepoltura era segnalata dal secondo cippo sepolcrale.38 Sarebbe stato di grande interesse conoscere anche i corredi tombali, non rinvenuti, per verificare in particolare modo con quali parure fosse stata sepolta la donna, evidentemente di alto rango. Tali legami tra comunità diverse sembrano durare anche più generazioni, a giudicare dalla presenza dei tipi di fibule a coste di varie epoche: a Este sono presenti tutti i tipi, a Baldaria i tipi Mörigen e Castelletto Ticino, a Gazzo e a Wörgl sono attestati sia il tipo Castelletto Ticino, sia il tipo Ca’ Morta. Secondo Kristiansen39 la possibilità di contrarre matrimoni esogamici imponeva all’uomo straniero il pagamento di un “tributo”, consistente in doni, come avveniva anche nel mondo greco, con il versamento degli hédna per compensare al padre il vuoto lasciato dalla figlia data in sposa.40 De Marinis suggerisce di considerare gli oggetti preziosi di importazione villanoviana ed etrusca dell’VIII-VII sec. a.C. nell’ambito dei gift trade,41 ma è possibile che una parte di essi possano essere stati proprio hédna. La presenza sporadica nel corso dell’VIII-VII sec. a.C. di fibule a grandi coste in ambiente alpino occidentale, lontano dai percorsi orientali ben più importanti, potrebbe rappresentare la ricerca di contatti autonomi da parte della cultura di Golasecca. In questa direzione si diffondono, infatti, la maggior parte degli oggetti di ornamento femminili a partire dal VI e per tutto il V sec. a.C., quando i percorsi commerciali provenienti dalla penisola privilegiano come mete finali territori transalpini più occidentali rispetto al IX, VIII e VII sec. a.C., sfruttando gli assi del Rodano e del Reno come vie di transito. I siti d’abitato di Gamsen e Tamins42, con ceramiche fin dal VII sec. a.C. e ornamenti golasecchiani sia femminili sia maschili, confermano queste nuove direzioni dei commerci. Particolarmente interessanti sono i materiali rinvenuti a St. Niklaus43 (Vallese), dove 2 fibule a navicella con grandi dischi fermapieghe, databili entro la prima metà del VI sec. a.C., e una fibula ad arco composto con un elemento d’ambra, insieme a due armille a capi sovrapposti ed estremità a doppio globetto della seconda metà del secolo, tutti ornamenti tipicamente golasecchiani, fanno riferimento alla presenza di donne provenienti dall’area a sud delle Alpi; l’associazione degli ornamenti golasecchiani con quelli di carattere locale, soprattutto armille, sembrano confermare quanto proposto da Krämer circa la 38 Vitali 1998, p. 257. Kristiansen 1998, pp. 394-399. 40 Scheid 1979. Si veda anche Bartoloni, Pitzalis 2010. 41 de Marinis 2002, p. 53. 42 Gamsen, Benkert et alii 2010. Tamins, Conradin 1978; Schmid Sikimič 1991, figg. 10-11. 43 Schmid Sikimič 1996. 39 70 CASINI completa integrazione di queste donne straniere all’interno delle comunità che le accoglievano. A partire dal VI sec. e per tutto il V sec. a.C. gli scambi imperniati sul sistema dei gift trade sembrano lasciare spazio a un commercio organizzato, ossia all’instaurarsi di ciò che P. Brun44 definisce l’“economia-mondo”, che presuppone l’esistenza di “centri motori” di prodotti non disponibili localmente, di nodi intermediari per promuovere il trasferimento di questi prodotti su lunghe distanze e di un sistema di scambio che poteva avere luogo anche senza la moneta. L’Europa viene percorsa da mercanti che scambiano l’olio e il vino greci, destinati ai principi celti, accompagnati da servizi da simposio di fabbrica greca ed etrusca, con il sale, la carne, le pelli, gli schiavi e, soprattutto, lo stagno proveniente dalla Cornovaglia, di cui la Grecia e i paesi del Mediterraneo orientale facevano grande richiesta. In questa rete complessa di relazioni a lunga distanza, la cultura di Golasecca ebbe un ruolo di intermediazione, che certamente modificò le strategie delle alleanze, almeno territorialmente, ma forse non fece del tutto tramontare la pratica dei matrimoni esogamici, in quanto ornamenti golasecchiani femminili risultano comunque diffusi su un vasto territorio. Evidentemente il suo inserimento nella rete commerciale etrusca, fonte di ricchezza, impose la necessità di assicurarsi, attraverso legami di sangue, da un lato, nei territori confinanti a nord, una rete di alleanze lungo i percorsi di transito delle merci dirette verso il paese dei Celti e, dall’altro, la continuità di rifornimento dei beni di prestigio provenienti dal Mediterraneo tramite gli empori dell’Etruria padana.45 Tra la metà del VI e il V sec. a.C. la gamma degli ornamenti si amplia e riguarda, per la maggior parte ornamenti femminili: oltre alle tipiche fibule a sanguisuga, anche fibbie di cintura in bronzo, armille, collane d’ambra, corredi da toilette, pendagli di vario tipo; un’analisi della diffusione degli ornamenti tipicamente golasecchiani al di fuori dei territori della cultura di Golasecca ha dimostrato che le fibule maschili raggiungono solamente il 10,2% sul totale, mentre quelle femminili il 22,4%. A queste vanno sommati gli ornamenti chiaramente femminili (armille, orecchini, fibbie di cintura e collane) che rappresentano il 14,5%. Tra gli ornamenti solitamente considerati femminili,46 particolarmente diffusi sono i pendagli a secchiello47 (35%) che raggiungono territori anche molto lontani, come Bochow (c/o Berlino) o Altranft (Bad Freienwalde, Germania settentrionale) verso nord, o la Penisola Iberica48 verso sud-ovest, e che possiamo ri44 Brun 1991, pp. 325-329; Brun 1992, pp. 189-192 e 196-201. L’argomento è stato trattato per la prima volta in Casini 2000, con un ampio repertorio di ritrovamenti. Da allora il quadro si è precisato meglio, aggiungendo nuovi ritrovamenti e distinguendo le imitazioni dalle produzioni certamente golasecchiane. Anche la realizzazione di carte di distribuzione secondo le scansioni cronologiche della cultura di Golasecca ha permesso di acquisire nuovi dati per un quadro complessivo. I risultati della ricerca saranno presto pubblicati dall’Autrice. 46 Casini 1998, pp. 135-138. 47 In generale per i pendagli a secchiello si veda de Marinis 1981, pp. 229-232, fig. 5. 48 Bokhow: Prähistorische Zeitschrift, XLI, 1963, Abb. 30b. Altranft: una collana con 10 pen- 45 71 MATRIMONI MISTI tenere, almeno in parte, passati di mano in mano, quindi non sempre indicativi di mobilità individuale. Si amplia anche l’area di diffusione che riguarda in modo particolare tutta l’Etruria Padana con al centro il Forcello di Bagnolo San Vito (MN), la Liguria con l’emporio genuate, e verso nord, oltre al Vallese, ossia i territori lungo il corso del Rodano, anche ampie zone della Francia centrale, fino alla Marna. Numerosi ritrovamenti riguardano i territori della Svizzera settentrionale, solcati dal corso del Reno, fino al lago di Costanza. Di questo periodo sepolture sicuramente riferibili a donne golasecchiane sono: la t. 13 di Sant’Ilario d’Enza,49 della seconda metà del VI sec. a.C., dove compaiono una cintura decorata a borchiette in bronzo che trova un confronto nella parure della tomba del tripode di Sesto Calende, e una fibbia di tipo Golasecca var. B;50 la tomba 10 del tumulo I di Wohlen-Hochbühl,51 con una serie numerosa di pendagli a secchiello a fondo arrotondato var. B, sempre databile alla seconda metà del VI sec. a.C.; la tomba 30 di Este-Capodaglio52 della seconda metà del V sec. a.C. (G. III A2), con una fibula a sanguisuga di tipo tardo-alpino var. B; la tomba 57 della Certosa di Bologna del V sec. a.C. (G. III A1-2), con un bicchiere a risega mediano tipo C1, già attribuita a un probabile bambino, forse di origine golasecchiana.53 Particolarmente ricche sono alcune sepolture, come la t. 30 di Genova, con un corredo da toilette tipo Rebbio in argento e oro, una fibula a sanguisuga di tipo tardo-alpino var. B e una collana d’ambra con un pendaglio a stivaletto sempre in ambra54 della seconda metà del V sec. a.C. (G. III A2), appartenuti a una “principessa” golasecchiana; della stessa epoca è anche la tomba di Route du Dun a Bourges (Cher), con tre pendagli a secchiello a fondo profilato var. B e un anello decorativo, associati a una situla stamnoide e una Schnabelkanne, entrambe di importazione.55 La tomba 48 di St. Sulpice (Vaud), dei primi decenni del IV sec. a.C. (G. III A3) si distingue per le preziose fibule, ricoperte di foglia d’oro e ornate di perle di corallo, e annovera un pendaglio a secchiello a fondo profilato var. C e una collana di perle d’ambra e di vetro, con confronti nel Canton Ticino, che rendono assai probabile, come già proposto da G. Kaenel, l’attribuzione della sepoltura a una giovane donna golasecchiana di rango56. Alcune tombe deposte all’interno di tumuli sono utili a dimostrare la completa integrazione di queste donne nelle varie cerchie familiari delle nuove comunidagli a secchiello a fondo arrotondato var. B, v. Beilke Voigt 1998, fig 74 a p. 61. I pendagli rinvenuti a Numancia sono in realtà delle copie di quelli golasecchiani, ma ciò indica l’esistenza di modelli circolanti: Lorrio 1997, fig. 96:A8-10. 49 Sant’Ilario d’Enza 1989, tav. XXXIV. 50 Per la tomba del Tripode: De Marinis 1999b; per le fibbie di cintura in bronzo: Casini 1998, fig. 15,3. 51 H. Koller, in Jahrbuch der Schweizerische Gesellschaft für Ur- und Frühgeschichte, 81, 1998, p. 143, Tf. 10,C. 52 Teržan 1977, p. 364, fig. 32,4. 53 Sassatelli 1986, p. 64, fig. 16. 54 P. Melli, in Liguri, pp. 342-344; Melli 2004, p. 288. 55 Willaume 1985, nrr. 77-79 e 82. 56 Kaenel 1990, pl. 41,11. 72 CASINI tà che le accolgono: Lanslevillard (Savoia), La Rivière-Drugeon, tum. des Gentianes (Giura francese), la già citata tomba 10 del tumulo I di Wohlen (Aargau) e Thunstetten (Berna)57. La distribuzione degli ornamenti tra la metà del VI sec. e la fine del IV sec. a.C. (G. II B-LT B1) non resta costante, ma subisce delle variazioni quantitative e geografiche, influenzate dagli eventi storici che si verificano nei territori dei Celti verso la metà del V sec. a .C., ossia con il passaggio al La Tène A. La seconda metà del VI sec. a.C. costituisce il periodo di maggiore diffusione, insieme alla prima metà del V sec. a.C. (G. III A1) (Fig. 3); successivamente (G. III A2) si assiste a una progressiva flessione, che culmina all’inizio del IV sec. a.C. (G. III A3) (Fig. 4), ossia poco prima delle invasioni galliche del 388 a.C., quando i contatti sembrano limitarsi ai territori emiliano-occidentali, al Vallese e ai Grigioni occidentali. Il quadro sembra modificarsi radicalmente dopo le invasioni celtiche (Fig. 4): la discesa delle tribù galliche nell’Italia settentrionale, infatti, segna la rottura degli equilibri politico-economici dei periodi precedenti e quindi probabilmente anche delle alleanze e delle strategie matrimoniali. Fig. 3. Carta di distribuzione degli ornamenti golasecchiani: ● ornamenti del G. II B (seconda metà VI-inizi V sec. a.C.); ■ ornamenti del G. III A1 (prima metà V sec. a.C.). È evidenziata l’area della cultura di Golasecca. 57 Lanslevillard: Willingens 1991, p. 171, pl. X.141. La Rivière-Drugeon: Bichet-Millot 1992, 62, fig. 44,9. Thunstetten: Henning 1992, pp. 26-30. 73 MATRIMONI MISTI Fig. 4. Carta di distribuzione degli ornamenti golasecchiani: ● ornamenti del G. III A3 (primi decenni IV sec. a.C.); ■ ornamenti del LT B1 (seconda metà IV sec. a.C.). In conclusione, tutti questi elementi ci inducono a pensare che in particolare tra l’VIII e il VII sec. a.C. e poi nuovamente nel VI e nel V sec. a.C., vi sia stata una grande mobilità degli individui, soprattutto femminili, che si trasferivano a vivere presso comunità straniere confinanti con la cultura di Golasecca sulla base di strategie matrimoniali, volte a garantire la continuità delle relazioni commerciali tra comunità molto distanti, non solo territorialmente, ma anche culturalmente. All’indomani delle invasioni galliche si continuò con ogni probabilità a praticare l’esogamia, ma per altri scopi e secondo differenti strategie. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Bartoloni, Pitzalis c.s.: G. Bartoloni, F. 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