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Le guide di Esperide/1: Seminara, Esperide, Pizzo 2010

2010

Guida al patrimonio culturale di Seminara (storia, arte, architettura, artigianato, cucina), con testi in italiano e inglese

è dà tre miglia in circa lontano dal mare, ma tiene l’affacciata sua verso l’Oriente, e tra tutti paesi à se convicini, con allegrezza grande nel matino si compiace salutare il Sole. G. Marafioti, Croniche 1601, c. 66v Sommario Contents . Storia History . Pianta della città Map . Arte Art . La ceramica Ceramics . L’olio d’oliva Olive oil . La grappa Grappa . In libreria Books . Indirizzi utili Addresses . Appendice Documents . Bibliografia Bibliography ............................. 2 ............................. 20 ............................. 22 ............................. 70 ............................. 82 ............................. 86 ............................. 88 ............................. 89 ............................. 90 ............................. 103 Testi e foto di Monica De Marco Collaborazione di Santo Gioffrè English text by Helen Putterill 1 1 Itala nam tellus Graecia Maior (particolare; Abrahamus Ortelius, 1595). La carta individua i luoghi, mitici e geografici, menzionati dalle fonti classiche. 2 Puglia Piana, Terra di Barri, Terra di Otranto, Calabria et Basilicata (particolare; Gerardo Mercatore, 1589). «è stata Seminara nel principio della sua fondatione sedia Vescovale, perche nel tempo quando fù distrutta Tauriano fuggirono le genti col Vescovo della Città, & habitarono in Seminara, mà Roggiero Guiscardo Signore di Calabria, e Sicilia, veggendo ch’allhora i cittadini di Montileone, erano puochi, e meno erano anco di numero i Cittadini di Seminara, con la volontà di Gregorio settimo Sommo Pontefice Romano, da questi dui Vescovati, cioè, Seminara, e Montileone ha formato uno nella città Mileto, nella quale il primo Vescovo è stato di nome Arnulfo, come appare nelle scritture, e privilegij della stessa Chiesa Vescovale. Cominciò dopo a fiorire, e moltiplicare se stessa, ch’hoggi è habitatione molto nobile, abbondante d’ogni cosa necessaria all’humano vivere, nelle cui campagne si fà abbondanza d’oglio finissimo, e vi sono caccie di diversi uccelli, mà in particolare, di turdi, faggiani, e starne, gli huomini, e donne sono specolative, per dono di natura, e nella civile conversatione dimostrano nobilmente, la gentilezza, e cortesia dell’animo. In questo territorio le vindemie sono abbondanti, si cava il gisso specolare, del quale si fanno bellissimi ornamenti stuccati nelle fabriche» (Marafioti 1601, c. 66v). 2 prima volta alla luce della storia, vi troviamo ricoverati, con il proprio vescovo, gli abitanti di Taureana, antica ed illustre sede episcopale, progressivamente abbandonata almeno a partire dall’VIII secolo (cfr. Fiore 1691, I, p. 148), i cui resti sono stati in parte messi in luce dagli scavi archeologici degli ultimi decenni nel territorio di Palmi, lungo la costa, a ridosso della torre di Pietre Nere (cfr. Gli Italici 2005). Secondo alcune fonti il trasferimento definitivo della popolazione taureanese superstite a Seminara, con la traslazione della sede vescovile, si collocherebbe intorno al 986, anno in cui quasi tutta la Calabria fu devastata dai Saraceni (Aceti in Barrio 1737). La permanenza della cattedra vescovile nel borgo ebbe però vita breve, poiché le antiche diocesi di Taureana e di Vibona, per volontà del Conte Ruggero il Normanno, furono accorpate alla prima diocesi latina della Calabria, con sede a Mileto, fondata nel 1073 (cfr. Fiore 1743, II, p. 281). Nel privilegio di aggregazione, detto Aureum Comitis Rogerii Sigillum, emanato nel 1086, si fa chiaro riferimento alle condizioni di abbandono in cui versavano al tempo le due vecchie sedi vescovili: «Quoniam Ecclesiae Episcopales Bibonae, & Thaurianae propter patrata scelera ah hominibus inhabitatae atque deperditae sunt ...» (Ibidem, p. 352). In realtà l’intervento del religiosissimo Conte era mirato ad estendere il controllo della latinità su una vasta area in cui fortissima era – e per lungo tempo ancora sarebbe stata – l’influenza della religiosità bizantina, propagata da una serie di vetusti insediamenti monastici che erano stati casa di grandi mistici basiliani elevati all’onore degli altari, come i santi monaci Elia, Nilo, Luca, Fantino e Filarete. Al monastero di S. Elia Nuovo e Filarete fanno peraltro riferimento i più antichi documenti vaticani relativi a Seminara, risalenti al XIII secolo (Regesto Vaticano, nn. 560, 1421, 1455). Il ruolo di presidi della cultura greca, che tali insediamenti monastici svolgevano, attendendo allo studio dei testi classici, è testimoniato dal contributo fondamentale che intellettuali quali Barlaam Calabro e Leonzio Pilato apportarono al lento processo di appropriazione del patrimonio letterario greco da parte dell’Occidente latino, trasmettendo fra l’altro la conoscenza della lingua di Omero a Petrarca e Boccaccio. Seminara, ubicata in posizione strategica, lungo la più importante arteria di comunicazione della Calabria che ricalcava il tracciato dell’antica via consola- History The name Seminara first appears in the history books as the refuge of the inhabitants and bishop of Taureana, an ancient and illustrious bishopric which was gradually abandoned from the eighth century onward and whose remains have been uncovered during archaeological digs in the area surrounding Palmi, along the coast and near the Pietre Nere tower over recent decades. Some sources date the definitive transferral of the surviving population of Seminara and their see around the year 986 at the same time as the devastation of the whole of Calabria by the Saracens. However, the cathedral was not to remain in the town for long as the ancient diocese of Taureana and Vibona were annexed to the first diocese of Latin rite in Calabria based in Mileto and founded in 1073 according to the wishes of the Norman Count Ruggero. The nobleman’s aim was to extend the control of the Latin rite over a vast area which was – and would continue to be for many years – strongly influenced by the Byzantine rite due to the great number of ancient monastic settlements which had produced holy monks raised to sainthood including Elia, Nilo, Luca, Fantino and Filarete. In fact, the oldest Vatican documents concerning Seminara dating back to the 13th century refer to the monastery of S. Elia Nuovo and Filarete. The role of centres for Greek culture, which these monasteries undertook with their study of the classics, is witnessed by the essential contribution that intellectuals such as Barlaam Calabro and Leonzio Pilato brought to the slow process of appropriation of ancient Greek literary heritage by the Latinate west, transmitting the language of Homer to Petrarch and Boccaccio. Storia Quando il nome di Seminara si affaccia per la 3 3 Monaco basiliano, nato a Seminara intorno al 1290, Barlaam Calabro, al secolo Bernardo Massari, dimorò lungamente a Costantinopoli, sin dal 1328, ricoprendovi la carica di abate del monastero di San Salvatore. Filosofo, astronomo e matematico, ottenne una cattedra presso lo Studio costantinopolitano e a Tessalonica. Nelle dispute tra le due chiese, greca e latina, intervenne, quale incaricato ufficiale, in difesa delle tesi ortodosse, con intenti unionisti, finché, in seguito al concilio generale del 1341, fu indotto a lasciare Bisanzio e ad accostarsi al cattolicesimo. Inviato nel 1339 dall’imperatore Andronico III in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi, per guadagnare appoggi in vista di una crociata contro i Turchi, rientrò in Ilias, con parafrasi latina di Leonzio Pilato (1362 ca). Italia, soggiornando a NaVenezia, Biblioteca Nazionale Marciana. poli a partire dal 1341, dove contribuì ad incrementare l’interesse degli umanisti verso le opere degli antichi greci. Ad Avignone conobbe il Petrarca, impartendogli i primi rudimenti della lingua greca. Grazie all’intercessione dell’illustre letterato, nel 1342 gli fu affidata la sede vescovile di Gerace, che mantenne fino alla morte avvenuta ad Avignone nel 1348 (S. Marcon in Scripturae et Imagines 2001, p. 168). Nel 1346 condusse la sua ultima missione diplomatica nell’ennesimo vano tentativo di riunire le due chiese. Allievo di Barlaam fu Leonzio Pilato, anch’egli calabrese, il quale per diversi anni seguì il maestro nelle sue peregrinazioni, soggiornando, fra l’altro, a Napoli, dove conobbe Giovanni Boccaccio che sarebbe divenuto «il suo discepolo più amato» (Eleuteri-Canart 1991, pp. 192-194). Nell’inverno 1358-1359 Leonzio approntò un saggio di traduzione dei primi cinque libri dell’Iliade, su richiesta del Petrarca, il quale, riferendone poi al Boccaccio, la giudicò una versione priva di resa stilistica e redatta in cattivo latino. L’operazione di Leonzio, tuttavia, riuscì utile a rendere comprensibile, parola per parola, una lingua greca al tempo ancora pressoché sconosciuta ai letterati italiani (S. Marcon in Scripturae et Imagines 2001, pp. 178-179). Intorno al 1362 il monaco portò a compimento la traduzione integrale di entrambi i poemi omerici, alla quale lavorò durante un soggiorno a Firenze protrattosi per oltre due anni, supportato dal Boccaccio che gli fece ottenere la cattedra di greco presso lo Studio fiorentino e gli procurò il testo dell’Iliade in un codice acquistato a Padova. Nel tardo autunno del 1362, Leonzio raggiunse Venezia, dove in quei mesi dimorava il Petrarca. Alla fine dell’estate del 1363 iniziò il viaggio a Costantinopoli, al ritorno dal quale, nel 1365, trovò la morte. 4 Seminara is located in a strategic position along the most important axis of communication in Calabria which follows the ancient consular Via Popilia, and is also able to benefit from maritime commerce with nearby Sicily thanks to its coastal position. Thus, in the past, it became one of the principal towns of the huge area which was called Planities Sancti Martini in the Middle Ages. With the exception of a limited concession made to the Ruffo family between 1410 and 1420, the town remained royal property until 1495 when Ferdinand II of Aragon sold it for 4,000 ducats to Carlo Spinelli, a Neapolitan nobleman, son of Troiano III, baron of Summonte. The new feudal owner, at the service firstly of the Aragonese and later of the emperor Charles V, succeeded in raising the status of the barony to privileged county with a decree signed on August 6, 1532. In November, 1535, Seminara was honoured with the visit of the emperor who had just concluded his glorious campaign in Tunisia. His march through the territories was aimed at consolidating links with the feudatories who, in their turn, guaranteed support for the Spanish crown. The building of Storia re Popilia, traeva, inoltre, vantaggio dalla facilità degli scambi marittimi con la vicina Sicilia, grazie allo sbocco sul mare. Divenne, dunque, in breve tempo, uno dei maggiori centri della vasta area denominata nel Medioevo Planities Sancti Martini. Ad eccezione di un’effimera concessione ai Ruffo dal 1410 al 1420, la città rimase di demanio regio fino a quando, nel 1495, Ferdinando II d’Aragona la cedette per 4.000 ducati a Carlo Spinelli, patrizio napoletano, figlio di Troiano III, barone di Summonte. Distintosi al servizio degli Aragonesi prima e dell’Imperatore Carlo V dopo, il neofeudatario ottenne l’elevazione della baronia a contea con privilegio emanato il 6 agosto del 1532. Nel novembre del 1535 ebbe l’onore di ricevere, proprio a Seminara, la visita dell’imperatore Carlo V, reduce dalla gloriosa campagna tunisina, in una marcia lungo i territori del regno mirata anche al consolidamento dei legami con i feudatari che garantivano il proprio sostegno alla corona spagnola. Nel 1536 acquistò dal nipote Ferrante i feudi di Fuscaldo, Guardia e Pantano, che nel 1540, anno della sua morte, donò al figlio Salvatore in occasione delle nozze di questi con Feliciana Carafa. Città tra le più popolose della Calabria Ulteriore, Seminara nel 1545 contava 1524 fuochi (nuclei familiari). Grande cura al feudo prestò il terzo conte, Carlo Spinelli (cfr. pp. 64-69), che, succeduto nel 1554 al padre Pietro Antonio, nel 1559 divenne duca di Seminara e nel 1565 principe di Cariati. Il suo erede, Scipione, nel 1578 vendette il feudo di Seminara, col casale di Palmi, a Fabrizio Ruffo, Conte di Sinopoli, destando una decisa reazione da parte dell’Università, tanto che 200 cittadini, tra Seminara, Palmi ed altri casali, si quotarono per 4 Ingresso trionfale dell’imperatore Carlo V a Seminara, particolare, bassorilievo, dal Monumento al duca Carlo Spinelli (Bottega di Andrea Calamech, ante 1568). Seminara, Municipio. 5 Storia 5 Battaglia sul Petrace nei pressi di Seminara (1503), particolare, bassorilievo, dal Monumento al duca Carlo Spinelli (Bottega di Andrea Calamech, ante 1568). Seminara, Municipio. the town walls was probably due to the offices of Carlo Spinelli who appears in two of the four panels (ante 1568, figg. 4-5) featured on the monument dedicated to his grandson of the same name which stood in the Piazza of the Spirito Santo (pp. 65-69). The low relief panels depicting the defensive structure, complete with battlements, sloping, square bastions and a central ashlared town gate, are decidedly Renaissance in style. In the top right hand corner sits the citadel, castle of the Spinelli family, soon (1578) destined to cease to exist as a fortress and be handed over to house the convent of the Clarisse nuns of San Mercurio. The panels represent an exceptional document as they enable the viewer to gain a three-dimensional image of the town in the 1560s and appreciate the strategic importance of Seminara in that period of territorial competition for the Piana. Some of the most important battles of the period (1495, 1503) took place around the city walls in the events leading up to Aragonese supremacy over the Angevins (p. 67). The ancient inhabited area 6 100.000 ducati al fine di riscattarsi e passare al regio demanio. Una tale intraprendenza da parte del corpo civico, non estranea in Calabria anche ad altri contesti, testimonia la pressione di un folto ceto di notabili tendente ad emergere per gestire direttamente il potere amministrativo ed economico. Una delle prime iniziative della nuova classe dirigente consistette nella trasformazione del castello feudale in monastero di clausura, sotto la regola di S. Chiara, dove vennero presto raccolte 40 suore della prima nobiltà di Seminara e della provincia. Nel 1634 il casale di Palmi si rese autonomo, per passare subito dopo, nel 1636, in dominio del marchese di Arena Andrea Conchublet. Di lì a poco, nel 1641, Seminara si restituì di propria iniziativa a Scipione II Spinelli, IV principe di Cariati, che rivendicò il feudo al Regio Fisco e ne prese intestazione nel 1652. Da allora il predominio degli Spinelli non avrebbe più conosciuto interruzioni di continuità fino alle leggi eversive del 1806. è probabilmente ad un intervento del primo feudatario, Carlo Spinelli, che si deve l’erezione della cinta muraria che abbracciava l’abitato, così quale appare in due dei quattro pannelli (ante 1568, fig. 4) provenienti dal monumento all’omonimo nipote che sorgeva nella piazza di San Francesco (fi pp. 6469). Nei bassorilievi, infatti, la struttura difensiva merlata e munita di bastioni quadrangolari scarpati, con al centro la monumentale porta urbica bugnata, parla un linguaggio rinascimentale. Storia 6 Avella (prov. di Avellino), Borgo fortificato, particolare (foto K. Mitroshenko). In alto a destra appare la cittadella, il “castello” degli Spinelli, che nel 1578, come abbiamo visto, avrebbe dismesso le proprie funzioni di fortezza per ospitare il monastero delle clarisse di San Mercurio. L’impianto rammenta il circuito murario dell’antico borgo fortificato di Avella, di fondazione normanna, che si vuole riconfigurato nel 1553 dal feudatario pro tempore Pietro Antonio Spinelli, conte di Seminara, come recitava un’iscrizione oggi conservata nel palazzo ducale e un tempo murata sulla porta d’accesso al castello: «Pietro Antonio Spinello Seminariensi Comiti qui arcem hanc temporem iniuriam collapsam in splendidiorem formam restituit a fundamentis» (Muollo, Coppola 1996). Documenti eccezionali, in quanto in grado di restituire una rappresentazione quasi tridimensionale dell’assetto urbano nel sesto decennio del 7 Cinquecento, per quanto in forma Porta del Borgo, pilone visto da nord. Seminara, idealizzata (si noti in particolare l’apBorgo di S. Antonio. piattimento dei salti di quota), i panextends to the area north-west nelli del monumento a Carlo Spinelli consentono di of the modern town which percepire l’importanza strategica che Seminara ricorresponds more or less to the vestiva all’epoca nel contesto territoriale della Piana. late 18th century rebuilding Non per nulla sotto le sue mura, nel 1495 e nel 1503, undertaken after the earthquake si svolsero episodi bellici fondamentali nelle vicenof 1783 (fig. 14, p.11) Until the disastrous de di affermazione della supremazia aragonese sulle earthquake, the town was mire angioine (fi p. 67). approached through four gates. L’antico abitato si sviluppava nell’area situata a nordThe main gates were the Porta est dell’attuale centro urbano che corrisponde sodel Borgo (or Portella) to the stanzialmente alla rifondazione tardosettecentesca, north and the Porta della Madonna della Montagna to attuata dopo il terremoto del 1783 (fi fig. 14, p. 11). 7 Storia the south. These gates were connected by the main thoroughfare, the Via di Mezzo. The two secondary gates were the Porta di Rosea to the north-west, and the Porta del Partuso which still exists today and leads out into a country lane known as “bizzola”. The most important gate was the Porta del Borgo, flanked by two towers whose 15th century layout survived well into the 18th century. It was through this gate that emperor Charles V had entered the town. From the Porta del Borgo (9) of which little remains (fig. 7) on the outskirts of the modern town, is thought to come an ashlar belonging to the keystone arch in grey sandstone (fig. 9), decorated with an imposing mask with a gaping, almost screaming, mouth, a frowning forehead and markedly expressive eyes. Despite evident deterioration of the stonework, the piece shows strong affinities with a late mannerist marble piece housed in the Regional Museum of Messina (fig. 8). 9 Once through the town gate, Scalpellino tardo-manierista, Mascherone (chiave d’arco di the visitor walks along the Via portale). Seminara, Proprietà privata. di Mezzo and reaches the Spianate di San Francesco (also Finché non fu distrutta dal grande flagello, alla città known as the Piazza del Duca 8 Scultore tardo-manierista, Mascherone. Messina, Museo Regionale. 8 si accedeva attraverso quattro porte, due principali, la porta del Borgo o del Portello a nord e quella della Madonna della Montagna a sud, collegate fra loro dall’asse viario fondamentale, detto Via di Mezzo, e due secondarie, la porta di Rosea a nord-ovest e quella del Partuso, che sfociava in una stradina campestre detta bizzola, tuttora esistente. L’accesso più importante era costituito dalla porta del Borgo, stretta tra due torri, che ancora nel ’700 presentava l’impianto cinquecentesco (fi p. 14) e attraverso la quale aveva fatto il suo ingresso a Seminara l’imperatore Carlo V. Peraltro, la presenza nello stesso sito di una porta urbica già nel XIII secolo è suggerita da un passo della Platea dei Minori Conventuali, laddove si riporta che nel 1226 fu concessa ai frati «dal Regimento di questa città col consenzo dell’Ordinario di quel tempo, una cappelluccia sotto il titolo di S. Maria del Popolo vicino la porta della medesima città, oggi detta porta del Borgo di S. Francesco» (fi doc. 5, p. 96; ms. 1722). Storia Dalla porta del Borgo, della quale rimangono pochi resti (fig. 7) ai margini dell’attuale abitato, proverrebbe, secondo alcune testimonianze (cfr. Zappone 1988, p. 13), un concio di chiave d’arco in arenaria grigia (fig. 8), custodito nei pressi del rudere da privati, ornato da un possente mascherone con la bocca spalancata, quasi urlante, la fronte corrugata e gli occhi marcatamente espressivi, che presenta, nonostante il forte degrado del materiale lapideo, notevoli affinità con un elemento architettonico tardomanieristico in marmo conservato presso il Museo Regionale di Messina. Varcata la porta urbica ed incamminatisi lungo la Via di Mezzo ci si trovava di fronte, sulla sinistra, la 10 spianata di San Francesco, Archi di Rosia, particolare (avanzi della cinta muraria ai piedi o piazza del Duca di Marmo, dell’antica cittadella). Seminara, Rosia. sulla quale prospettavano la chiesa e il convento dei Minori Conventuali, la di Marmo) onto which faced the Church and the Monastery chiesa dello Spirito Santo con l’annesso ospedale e of the Minori Conventuali (6), la piccola chiesa di San Rocco nella quale nella seChurch of the Spirito Santo conda metà del ’700 si svolgevano i pubblici the with its adjoining hospital and parlamenti (fi p. 14). the tiny Church of San Rocco Al centro della piazza si ergeva il monumento a Carin which public meetings were held during the second half of lo Spinelli, primo duca di Seminara, che accoglieva the 18th century (p. 14). In the i viandanti illustrando le glorie del feudatario e del centre of the piazza was the suo casato (fi pp. 64-69). Sulla facciata dello Spirito monument to Carlo Spinelli, Santo una lapide ricordava la visita dell’imperatore first duke of Seminara, who avvenuta il 3 novembre del 1535: «Anno 1535. Caro- welcomed travellers illustrating the glories of the feudatory and lus V. Romanorum Imperator semper Augustus, post his noble house (pp. 65-69). quam debellavit Carthaginem, ingressus est Seminariam, The façade of the Spirito Santo tertio Novembr. Die Mercurio, & in quarto mensis eiuhas a plaque in memory of the sdem recessit» (cfr. Fiore 1691, t. I, p. 149). visit of emperor Charles V on Inoltrandosi all’interno della città ci si imbatteva, sulNovember 3, 1535: “Anno 1535. Carolus V, Romanorum la destra, nella svettante mole della cittadella, dotaImperator simper Augustus, ta di un proprio circuito murario, al cui interno avepost quam debellavit vano sede la dimora feudale, dal 1578 destinata ad Carthaginem, ingressus est ospitare il monastero delle clarisse, e l’antico epiSeminariam, tertio Novembr. scopio, sul cui sito, già nella visita pastorale del Die mercurio, & in quarto 9 Storia 11 Archi di Rosia (avanzi della cinta muraria ai piedi dell’antica cittadella). Seminara, Rosia. 1586, appare edificata la chiesa di S. Marco Evangelista (fi doc. 2, p. 92). Ancora nell’800 le fonti segnalano una «contrada in Seminara denominata tuttavia il Vescovado, ove vedevansi non è guari gli avanzi dell’Episcopio e dell’abitazione del Vescovo» (Bianchini post 1833, p. 6). Dalla visita pastorale di Mons. del Tufo sappiamo, inoltre, che la chiesa delle clarisse, dedicata a San Mercurio, aveva «due fenestre che spontano alla parte deli fossi del castello della parte della città». Del monastero ancora nel 1872 si conservavano consistenti avanzi, tanto che si pensò di ricavare in un’ala dei ruderi il nuovo edificio del carcere mandamentale. Attualmente, purtroppo, l’area si presenta stravolta dalla costruzione di un fabbricato che avrebbe dovuto funzionare come casa di riposo per anziani ma oggi in stato di abbandono. Si conservano, invece, i ruderi dell’antica chiesa di San Marco, che dopo il 1783 mantenne il sito originario. Allora, venendosi a trovare ai margini del nuovo abitato, le sepolture della chiesa furono utilizzate come Ospedale degli Innocenti. Seminara, Via mensis eiusdem recessit”. Once inside the town, the towering citadel could be seen on the right, complete with its own surrounding wall. Inside was the feudal home which, from 1578, was to house the monastic community of the Clarisse nuns and the ancient bishop’s see, on whose site, already during the pastoral visitation of 1586, seems to have existed the Church of San Marco Evangelista (fig. 13). 12 10 Santa Maria La Porta. Storia 13 Chiesa di San Marco, ruderi (a sinistra il corpo aggiunto dell’oratorio). Seminara, Via San Marco. pubblico cimitero, mentre la confraternita, che vi compare già nella visita pastorale del 1722, provvide a dotarsi di un proprio sepolcro nel vano dell’oratorio eretto a fianco dell’edificio chiesastico (fi doc. 20, p. 100). Nei pressi della «porta della città detta dell’acqua Rosa» sorgeva la chiesa di San Nicola, accanto alla quale la visita pastorale del 1586 rileva la presenza di un «hospedale nel quale allogiano li amalati» (fi doc. 2, p. 92), di cui non si hanno notizie successive. è probabile che la pia istituzione sia stata soppiantata da quella annessa alla chiesa dello Spirito Santo, unitamente a quest’ultima fondata intorno al 1544 (fi doc. 1, p. 90). The church remained on the same site after 1783 but as it was now on the outskirts of the new town, tended to be used as a cemetery for the general population while the confraternity, which appears as far back as 1722 during a pastoral visitation, built its own burial place inside the oratory erected beside the church. Near the city gates was a church dedicated to Spirito Santo which appears to have housed a hospital. In the second 1 Ciddadella Area della città antica Riedificazione post 1783 A 2 B C 1 Porta del Borgo 2 Archi di Rosia A Fontana Rosella B Area dell’Episcopio C Area del Castello 14 11 Storia 15 Fontana Rosia (già Fontana Regia). Seminara, Rosia (già Via Regia). 16 12 Fontana Rosia, edicola destra, particolare (tracce di affresco; SS. Elia e Filarete?). Seminara, Rosia. Nella seconda metà del ’700 sorse un’altra istituzione analoga, di cui si conserva tutt’oggi la struttura, recuperata nel 1818 quale sede dell’ospedale e rilevata nel catasto del 1824 come «Ospizio di S. Maria dei Polsi» (fig. 12) nel quartiere S. Maria La Porta (p. 324; si noti che la strada antistante mantiene tuttora tale denominazione). Nell’acqua Rosa menzionata nella visita pastorale cinquecentesca si può cogliere un riferimento alla sorgente che tuttora alimenta la fontana di Rosia (figg. 15-17), identificabile con una delle fontane site a ridosso delle mura urbiche rimaste in funzione dopo il grande flagello del 1783 (fi doc. 12, p. 98). Ubicata lungo l’antica via Regia, nei pressi dei cosiddetti Archi Storia di Rosia (fig. 11), che costituiscono gli avanzi della half of the 18th century another hospital was erected and some cinta muraria urbica ai piedi della cittadella, la fonof the structure exists still tana conserva la sua veste settecentesca e alcune today (15). The only surviving tracce degli affreschi che la ornavano: lo stemma di parts of the town wall are the Carlo V, sulla parete del fianco sinistro, e due san- so-called Rosia Arches (fig. 11). Near them may be seen the ti basiliani, di cui uno recante come attributo un’aancient Rosia Fountain (13) scia e l’altro un libro (i Santi Elia e Filarete ?), suldecorated with the coat of arms la fronte all’interno della nicchia all’estrema destra. of Charles V (figg. 15-17). La via Regia conduceva, probabilmente, alla porta At 12.50 on the morning of urbica detta di Rosia che, forse, interrompeva la corFebruary 5, 1783, Seminara was devastated by a terrible tina muraria alla sommità dell’attuale via Rosella. earthquake which affected the Nel 1783, alle ore 12:50 di mercoledì 5 febbraio, una whole of southern Italy. Of its terribile scossa tellurica devastò Seminara, la Cala4,816 inhabitants, 1,370 had bria meridionale e il Valdemone. Nel corso del meperished in the earthquake and se seguente altre 200 scosse si susseguirono comanother 500 were to die in the pletando la furia distruttiva della prima. Al termine di quella catena di movimenti sismici Seminara apparve quasi completamente rasa al suolo; dei 4.816 abitanti ben 1370 erano periti sotto le macerie, altri 500 trovarono la morte in un’epidemia che funestò la zona nei mesi successivi. «I superstiti non volevano più riabitarla (...) ma poiché la classe dei nobili e i benestanti avrebbero voluto fabbricare la nuova Seminara su i Piani della Corona, i contadini si opposero, facendo rilevare la soverchia distanza tra quel luogo e le terre da loro coltivate (...)» (De Salvo 1899). 17 Si decise dunque di edificare la Fontana Rosia, particolare (tracce di affresco; Stemma nuova città nell’area press’a po- dell’imperatore Carlo V). Seminara, Rosia (già Via Regia). co pianeggiante ubicata poco epidemics which followed. It più a Sud, dove sorgevano i conventi dei Minori Oswas decided to build a new servanti, dei Basiliani e dei Minimi. town, designed by Vincenzo Secondo quanto riportato dal De Salvo, il 21 luglio Ferraresi, a little further to the del 1784, dietro deliberazione del Decurionato di south in the area occupied by the Minori Osservanti Seminara, il Vicario Generale avrebbe affidato l’incarico di eseguire la pianta della nuova città al re- monastery. A simplified version gio ingegnere Giovan Battista de Cosiron, autore del of Ferraresi’s chessboard design was adopted around a great progetto per la ricostruzione di Palmi. central Piazza. In realtà il disegno dell’impianto urbanistico, pubDespite the damage caused by earthquakes in 1894, 1905 and blicato dal Vivenzio (1783), risulta inventato e deli1908, and by unsympathetic neato da Vincenzo Ferraresi, al quale probabilmente si deve il primo schema poi messo a punto dal de repair work carried out over the years, the town is still able to Cosiron. La nuova città, impostata su una vasta area offer the visitor examples of rettangolare di 680x445 m, presenta la consueta struthigh quality late 18th century architecture which highlights tura a scacchiera, imperniata sull’ampio spazio vuo- 13 Storia 18 Chiesa de’ Basiliani in Seminara ruinata mentre porzione della medesima si ristarava (da Sarconi 1784; N. LV). «... non cessarono le terremote, che di continuo s’intendono che devastò la Provincia e questa bellissima città: che era tutte le fabriche di pietra e calce, tenea otto Monasteri, e Conventi, due di donne e sei di monaci, tenea un ricco e commodo Ospedale, tenea un Monte di Pietà che sovveniva ai poveri col pegno senza interesse che oggi ancora esiste, due Colleggiate ch’esistono, e vadono tutti e due sotto una Croce, teneva 32 chiese tutte commode e belle assai, la Chiesa Madre (...) era lunga 285 palme e settanta di larghezza, assai ricca di marmi, la Chiesa di S. Leonardo, la Chiesa di S. Giorgio, la Chiesa di S. Maria della Pace, la Chiesa di S. Maria della Sanità, la Chiesa di S. Pietro che era iussu patronato, e fondata dalla Casa d’Aquino, la Chiesa di S. Maria delle Poveri, la Chiesa delle P.P. Domenicani, la Chiesa di S. Maria del Carmine, la Chiesa di S. Maria della Scala, la Chiesa di S. Maria dell’Arco, la Chiesa di S. Maria del Soccorso, la Chiesa di S. Maria delle Grazie, la Chiesa delle PP. Basiliani, sotto il titolo di San Filareto, la Chiesa delle PP. Capuccini, la Chiesa delle PP. Osservanti sotto il titolo Maria degli Angeli, la Chiesa delle Monache sotto il titolo di S. Mercurio, la Cchiesa di S. Marco Evangelista, dove vi era una confraternita numerosissima, la Chiesa delle P.P. Pavolini sotto il titolo di S. Francesco di Paola, la Chiesa di S. Nicola, la Chiesa di S. Barbera, la Chiesa di S. Basilio, sotto il titolo delle Anime del Purgatorio, la Chiesa dello Spirito Santo col suo Ospidale, la Chiesa di S. Rocco, attaccata a quella dello Spirito Santo dove si facevano li Parlamenti della Città, la Chiesa di S. Francesco d’Assisi, la Chiesa di S. Maria delle Miracoli nel Borgo, la Chiesa di S. Anna e la Chiesa di S. Michele Arcangelo dove vi era un’altra congregazione, la Chiesa delle Monache della SS.ma Annunziata, la Chiesa di S. Maria della Consolazione, la Chiesa di S. Maria della Germania, l’altre chiese fuori in campagna, e tenea una superba entrata, entravi della Porta del Borgo, si vedevano due Torre, e nel mezzo la Porta della Città, a parte destra il Convento di S. Francesco con un bellissimo campanile, in fronte si presentava il palazzo di Franco e seguitava la strada fino a S. Mercurio d’innanti all’ospedale; un’altra strada che si chiamava la strada di sotto che andava sino a S. Maria la Porta, l’altra era la strada di mezzo che principiava del Soccorso e terminava alla Chiesa de’ Miracoli al Borgo ch’era un grosso miglio, innante la Chiesa di S. Francesco vi era la piazza nomata la Piazza del Duca di Marmo seu la Piazza di S. Francesco e tirava sino alla chiesa dell’Anime del Purgatorio (...)» (Gioffrè 1996, pp. 28-30). 14 Storia to centrale della piazza, destinata ai pubblici mercati, sulla quale, nelle intenzioni del progettista, avrebbe dovuto prospettare anche la chiesa matrice, chiamata cattedrale, alle cui spalle si predispose la costruzione del palazzo ducale, che occupava un intero isolato rettangolare (Valensise 2003). Nella pianta vengono individuate anche alcune presistenze: al margine superiore destro, il ponte detto della Croce Murata, o Via Regia, che conduce all’antica città, ivi al borgo di S. Francesco nuovamente riedificato, e, in basso, l’antico convento de’ Basiliani, ora orfanotrofio, nell’area dell’attuate Largo Teatro, dove è ancora eretto il cosiddetto obelisco dei Basiliani rappresentato in una nota stampa del Sarconi (1784). Sempre al margine inferiore, sulla collina dei Cappuccini, è delineata la Baracca di Mezzatesta, corrispondente al lotto assegnato ad Agazio Mezzatesta, dove di lì a poco sarebbe sorto il palazzo forse più magnifico della nuova Se19 minara. Obelisco dei Basiliani (ricomposizione A fronte delle varie decine di edifici ottocentesca). Seminara, Largo Teatro. di culto presenti nell’antica città, il the close relationship and nuovo progetto prevedeva una drastica riduzione ad influence of Sicilian appena quattro parrocchie ne’ diversi quartieri. workmanship. Sicilian Ancora una volta, il piano di progetto sarebbe stato influence is evident in some details of the impressive adottato in forma semplificata, sicché l’attuale imPalazzo Mezzatesta (figg. 24pianto urbanistico ricalca del disegno di Ferraresi sol27), in particular the great tanto lo schema della griglia ortogonale con gli isobalconies characterised by the lati distribuiti intorno al fulcro urbanistico costituipresence of mythical creatures to dalla grande piazza con al centro la fontana, prindepicted in animal form. The great palazzo, today in ruins cipale luogo di aggregazione sociale. Risulta, invece, (16), was built on the site of an stralciata la parte più magniloquente del progetto, emergency shelter (baracca) destinata a zona di espansione e strutturata da amerected immediately after the pi viali obliqui alberati per le passeggiate. 1783 earthquake. Originally Dati utili a individuare il sito degli antichi insediathere must have also been a left wing as well as the remaining menti conventuali nell’area della ricostruzione ottoright wing featuring ashlared centesca si evincono dal Catasto del 1824, che constonework. The main façade ferma, ad esempio, l’ubicazione del convento di S. must have included examples of Maria degli Angeli lungo la via che ancora oggi porvarying styles of contemporary ta tale denominazione, mentre presso la strada Forresidential architecture in Calabria. Building styles were cella si serbava memoria della passata presenza dei spread through the influence of Paolotti (ASRC, Stato delle Sezioni, p. 281). court engineers who proposed Sebbene stravolto dai terremoti del 1894, 1905 e 1908, late-Baroque elements together e da impropri interventi di ristrutturazione, il teswith a more rational suto storico della città è ancora in grado di offrire international style. The façade 15 Storia 20 Vincenzo Ferraresi (disegnatore ed inventore), Aniello Cataneo (incisore), Pianta della nuova città di Seminara, particolare (acquaforte; da G. Vivenzio 1783). agli occhi del visitatore testimonianze architettoniche tardosettecentesche di una certa rilevanza, tanto più preziose per lo squarcio che gettano sul linguaggio specifico di quest’area che a tale data, come già nel ’500, sembra assumere connotazioni proprie in virtù degli stretti rapporti con la Sicilia. A prototipi siciliani rimandano, ad esempio, alcuni dettagli dell’imponente palazzo Mezzatesta, come i possenti mensoloni teriomorfi della balconata angolare (fig. 26). Probabilmente sorto nell’area di una precedente baracca di emergenza postsismica (Menozzi 1992), il palazzo, oggi ridotto a rudere, doveva originariamente comprendere anche l’ala sinistra, attualmente compromessa da interventi posticci ma che conserva un cantonale a bugne analogo a quelli visibili sul lato opposto. Lo sviluppo del prospetto principale, prima dei crolli, che si può intuire grazie ad un vecchio schizzo di Saverio Mezzatesta, mostra il repertorio consueto a diversi esempi di architettura residenziale coeva in Calabria, diffuso anche per il tramite dei regi ingegneri giunti al seguito della Cassa Sacra, propagatori di un linguaggio che introduce accanto ad elementi conservativi di sapore ancora tardobarocco aperture verso le ten16 Storia denze razionaliste “internazionali”. Così la fronte, scandita da paraste giganti bugnate, impostate su un’alta zoccolatura listata, e dal ritmo delle aperture dai timpani alternativamente acuti e arcuati, è interrotta al centro da una quinta architettonica dal disegno autonomo, in pietra, monumentalizzata dall’aggetto di quattro semicolonne spinte in avanti dalla parete che assume un andamento concavo. Il trattamento listato ritorna nel comparto in cui si apre il portale in granito locale. Quest’ultimo, con bugne a cofano e a doppia punta di diamante, riproduce uno schema molto diffuso in ambito serrese. Gli elementi lapidei che compongono la facciata mescolano il granito locale, di grana fine e di colorazione scura, con l’arenaria, grigia o dorata, nota nei documenti antichi come pietra di Siracusa ma probabilmente anch’essa reperita sul posto. Tra le maglie dello scacchiere urbano altre significative tracce architettoniche si possono osservare lungo l’at- 21 Palazzo Mezzatesta, cantonale. Seminara, Via San Mercurio. 22 Palazzo Trovato, ala superstite. Seminara, Via Grimaldi. 17 Storia 23 Palazzo Mezzatesta, ruderi. Seminara, Salita Cappuccini. mixes dark local granite with grey or golden sandstone. Other important urban architecture may be observed in the present day Via San Mercurio. Here may be seen a remaining ground floor of another house belonging to the Mezzatesta family (17) which uses stonework recuperated from ruins of the old town in the main doorway. A reminder of fortified buildings is to be tuale Via San Mercurio, sulla quale prospetta la porzione superstite di un palazzo rimasto tronco al pianterreno, anch’esso un tempo appartenuto ai Mezzatesta, che reimpiega nel portale principale elementi lapidei recuperati dalle rovine dell’antico abitato, mescolandoli con brani non pertinenti. Sono ancora leggibili il cantonale lapideo, che lascia intuire la presenza di paraste giganti d’angolo, e la balconata sovrastante. L’impiego di una cortina bugnata in calcarenite contraddistigue il livello terreno e le paraste del piano 24 Ricostruzione grafica del prospetto di Palazzo Mezzatesta (elab. M. De Marco da L. Menozzi 1992). 18 Storia nobile di un palazzo appartenuto ai Trovato che, nel possente cantonale scarpato, rammenta esempi di architettura fortificata. Nonostante la pronta attuazione del programma di ricostruzione, Seminara non si sarebbe più risollevata del terribile colpo infertole dal sisma (Principe 2001), rivelandosi incapace di approfittare del vantaggio di 25 trovarsi sul percorso delPalazzo Mezzatesta, avanzi dello scalone. Seminara, Salita Cappuccini. la strada delle Calabrie. Le cause di un tale “fallimento” non vanno cercate tanto nelle presunte carenze intrinseche del nuovo progetto urbanistico quanto piuttosto nell’evoluzione del tessuto sociale che sembra perdere progressivamente la propria coesione interna. Se nel corso dell’800 ancora si avvertono signifi26 cativi segnali di ripresa Palazzo Mezzatesta, balconata angolare, mensoloni teriomorfi. economica e i documenSeminara, Salita Cappuccini. ti attestano l’intraprenseen in a Palazzo belonging to denza di un ceto dirigente compatto e capace di the Trovato family (18). Worthy esprimere un senso civico spiccato (fi docc. 12, 18), of note is the limestone ashlared soprattutto nel secolo successivo e in particolare nel stonework present on the ground secondo dopoguerra si registra un graduale ripiegafloor and first floor pillars. 19 Storia 4 9 6 15 7 13 8 12 14 19 1 2 3 16 7b 20 10 11 17 18 5 Storia 1. Basilica della Madonna dei Poveri/Sanctuary of the Madonna of the Poor 2. Chiesa di San Marco Evangelista/ Church of St Mark 3. Chiesa di San Michele Arcangelo/ Church of St Michael 4. Chiesa di San’Antonio al Borgo/ Church of St Anthony 5. Chiesa Greca dei Santi Elia e Filarete/ Greek Church 6. Sito dell’antica Chiesa di San Francesco d’Assisi dei Minori Conventuali 7. Antica Chiesa di San Marco/ Ancient Church of St Mark 7b. Sito della distrutta Chiesa dei Cappuccini 8. Archi di Rosia 9. Porta del Borgo 10. Municipio/ Town Hall 11. Piazza del Mercato (oggi Vittorio Emanuele III) e fontane dei delfini (sec. XIX) 12. Calvario (inizi sec. XX) 13. Fontana Regia, detta di Rosia (sec. XVIII) 14. Bottega del ceramista Rocco Condurso e antico Borgo dei Pignatari/ Workshop of Rocco Condurso in Borgo dei Pignatari 15. Ospedale degli Innocenti (sec. XVIII) 16. Palazzo Mezzatesta sulla collina dei Cappuccini (fine sec. XVIII) 17. Palazzo Mezzatesta in Via San Mercurio (fine sec. XVIII) 18. Palazzo Trovato (fine sec. XVIII) 19. Distilleria La Scala/ Distillery La Scala 21 Storia mento delle classi politicamente egemoni ormai impotenti a saldare tra loro le parti sociali. 22 Madonna dei Poveri (sec. XII). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. scoperta del patrimonio storico-artistico della città è il santuario della Madonna dei Poveri (1*), al quale si accede, preferibilmente, dall’ingresso laterale, su Corso Barlaam. L’originaria chiesa matrice di Seminara, che sorgeva nei pressi dell’attuale Via S. Maria La Porta (cfr. ASRC, Catasto Provvisorio, Stato delle sezioni, p. 251), di fondazione medievale, nella visita pastorale del 1586 risulta dedicata a S. Maria delli Arangi (fi doc. 2, p. 90), titolo successivamente traslato sull’Immacolata Concezione. Dall’essere un tempo stata sede dell’episcopato di Taureana discendeva l’obbligo da parte dei «Vescovi di Mileto di prender possesso della Chiesa di Seminara colla stessa pompa e formalità come se Cattedrale fosse, stipulandosene all’uopo di tal possesso atti autentici per mezzo di notaio» (Bianchini, post 1833, p. 6). La chiesa fu eretta a collegiata in ottemperanza al- Santuario della Madonna dei Poveri, facciata (1933 ca). Seminara, Corso Barlaam. Sanctuary of the Madonna dei Poveri (Madonna of the Poor) The best starting point to discover the artistic and historical heritage of the town is the Sanctuary of the Madonna dei Poveri (1) which may be entered from the side entrance in Corso Barlaam. The original mother church of Seminara built in the Middle Ages and situated near the present day Via S. Maria la Porta was dedicated to S. Maria delli Arangi by the time of the pastoral visitation in 1586 but was later dedicated to the Immacolata Concezione (Immaculate Conception). As the church had once been see of the bishopric of Taureana, the bishops of Mileto were obliged to take possession of the Seminara church with the same pomp and formality due to a cathedral, producing authentic notary documents authorising such possession. The church was built as a collegiate church to comply with the wishes expressed in the will of Domenico Martelli of Seminara dated September 21, 1658. Martelli left disposition for the creation of the collegiate church complete with six canons (later increased to eight), one of whom was to be the archdeacon, all to have been born in Seminara. Pope Alexander VII issued a papal bull on September 3, 1659 authorising the work. This first canonry (soon numbering ten members) was joined by a second made up of eight canons founded in 1707 by Filiberto di Lauro and a third instituted by Gaetano Rinaldi so that the collegiate was latterly made up of an archdeacon, responsible for the souls of his flock, and as many as 18 canons. The mother church was destroyed by the earthquake of 1783 and rebuilt within the new town. The church was seriously 27 damaged in the earthquakes of 1894, 1905 and 1908 but rebuilt starting in 1922 on a Arte Punto di partenza obbligato in un itinerario alla 23 * I numeri in rosso individuano l’edificio nella mappa alle pp. 20-21. Storia 28 29 Scultore del sec. XII, Madonna dei Poveri (prima del restauro). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Scultore del sec. XII, Madonna dei Poveri (dopo il restauro). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Fino al 1783 la Madonna dei Poveri era venerata in una chiesetta ad Ella intitolata, attestata sin dal 1325 e visitata da Mons. del Tufo nel 1586 (fi doc. 2, p. 91). Recuperata dalle macerie del grande flagello fu poi collocata nella chiesa madre che aggiunse accanto al tradizionale titolo all’Immacolata anche quello alla Madonna dei Poveri. La piccola scultura in legno di pioppo (h. cm 96 ca) è stata recentemente sottoposta a un delicato intervento di restauro, curato da Giuseppe Mantella e Anna Borzomati della Ditta Sante Guido Restauro. Le operazioni, condotte in un laboratorio temporaneo allestito all’interno della chiesa, sono state avviate nel mese di marzo 2010 con una serie di indagini diagnostiche (raggi X, infrarossi, ultravioletti XRF, sezioni stratigrafiche e carbonio14), coordinate da Nazareno Gabrielli, consulente scientifico della fabbrica di San Pietro. Sulla scorta dei risultati acquisiti, che hanno fra l’altro consentito di precisare la datazione del manufatto intorno alla metà del sec. XII, i tecnici hanno quindi attuato l’intervento di restauro conservativo, conclusosi il 18 luglio quando l’opera è stata restituita ai fedeli. La pulitura ha riportato alla luce l’oro del manto, offuscato da uno spesso strato di gomma lacca e nero fumo, facendo anche riemergere, nelle zone in cui la doratura appare consunta, il bolo rosso che conferisce alle vesti della Madre e del Bambino una calda tonalità purpurea. Le indagini hanno inoltre confermato le notizie storiche di un restauro settecentesco, che rimediò ai danni cagionati dal sisma, con la sostituzione del braccio destro, ricoprendo un’estesa zona del manto della Vergine con un’invasiva ricostruzione che alterava il modellato, e delle mani. Si deve a un’integrazione posteriore anche la testa del Bambino (cfr. già Frangipane in “Brutium”, 1930, 6-7, p. 4). L’originaria manina sinistra di quest’ultimo, casualmente recuperata nel sito dell’antica chiesa, si conserva nel Museo di Arte Sacra annesso al santuario. 24 project designed by an engineer, Angelini, of Reggio Calabria. The new church was consecrated by Mons. Paolo Albera, Bishop of Mileto, on August 12, 1933 and elevated to minor basilica by Pope Pius XII on May 30, 1955. The church was built in a neoRomanesque style (figg. 27, 32) nevertheless retaining many artefacts from the devastated churches of the ancient town. The high altar in polychrome marble re-uses elements going back to the second half of the 19th century with some later additions, including the front of the tabernacle. The aedicule around the altar, built in the 1950s, contains a precious 12th century wooden statue of the Madonna dei Poveri placed on a richly worked canopied silver throne commissioned by canon Onofrio Sanchez and manufactured in Naples in 1780 (figg. 28-31, pp. 24, 26). According to an ancient legend, the statue was found among the ruins of Taureana and taken to Seminara in 1010. Apparently the name Madonna dei Poveri was given to the statue after vain attempts by the clergy and high ranking members of the society to lift the statue. Only when the town poor attempted to move the statue did it rise into the air. In 1768 the Madonna dei Poveri was chosen as patron of the town and invoked in times of famine, pestilence and stormy weather. Recent repairs (p. 24) have confirmed the period of manufacture as the 12th century and highlighted the maternal figure of the Madonna. It has also been possible to study more accurately the stylistic features which place the work in a period of early naturalism, distancing it from the primitive rigidity of similar artefacts such as the Madonna of Tindari. The statue is kept inside a metal safe which opens only at the front and is lowered and Arte le volontà del seminarese Domenico Martelli che nel testamento del 21 settembre 1658 ne dispose l’istituzione dotandola con i suoi beni e componendola di sei canonici, uno dei quali arcidiacono, elevati ad otto in un successivo codicillo, tutti nati in Seminara. L’erezione della collegiata fu confermata da Alessandro VII con bolla del 3 settembre 1659. A questo primo canonicato, accresciuto di lì a poco fino al numero di dieci membri, se ne aggiunse un secondo di otto canonici fondato nel 1707 da Filiberto di Lauro ed un terzo istituito da Gaetano Rinaldi, cosicché la collegiata giunse a comporsi di un collegio comprendente un arcidiacono, al quale solo spettava la cura delle anime, e ben 18 canonici. Distrutta dal sisma del 1783, la matrice fu riedificata intorno al 1790 all’interno del nuovo scacchiere urbano, in prossimità del luogo dove sorgeva l’antico convento dei Minori Osservanti. Nel 1880 la collegiata fu trasferita in una nuova più ampia chiesa eretta alle spalle di Piazza del Mercato, sul sito dell’attuale, mentre il vecchio edificio fu concesso alla confraternita di San Marco. Gravemente danneggiata dai terremoti del 1894, 1905 e 1908, anche questa nuova chiesa fu ricostruita in cemento armato a partire dal 1922 sulla base del progetto redatto dall’ingegnere Umberto Angiolini – padre carmelitano iniziale progettista della cattedrale di Reggio Calabria – e consacrata il 12 agosto 1933 da Mons. Paolo Albera, vescovo di Mileto. Fu eretta in Basilica Minore con Breve di Pio XII del 30 maggio 1955. L’interno, di gusto neo-romanico, conserva numerose testimonianze artistiche provenienti dalle chiese distrutte dell’antico centro. L’altare maggiore, in marmi policromi, reimpiega elementi databili alla seconda metà dell’800, con qualche aggiunta posticcia, come il prospetto del tabernacolo. La portellina di quest’ultimo, in lamina d’argento, rappresenta, con minuzia di particolari, la Madonna dei Poveri assisa sul trono argenteo tardosettecentesco. Un’iscrizione tramanda il nome del committente: Paolo Filochimo. L’edicola che sovrasta l’altare, realizzata negli anni ’50, ospita la preziosa statua lignea della Madonna dei Poveri, del sec. XII, collocata entro un ricco trono argenteo completo di baldacchino eseguito nel 1780 a Napoli su commissione del canonico Onofrio Sanchez (fi p. 26). Secondo un’antica leggenda, riportata tra gli altri dal Taccone Gallucci (1881, p. 176) e dal De Salvo (1899, pp. 24-25), la statua, ritrovata tra le rovine di Taureana «annerita dalle fiamme dell’ultimo saccheggio», sarebbe stata trasportata a Seminara nel 1010. 25 Storia 31 30 Argentiere napoletano, Trono della Madonna dei Poveri, particolare (1780). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Argentiere napoletano, Trono della Madonna dei Poveri, particolare (1780). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Il trono della Madonna dei Poveri, alto 190 cm ca, composto di una struttura lignea rivestita anteriormente di lamine d’argento, culmina in un baldacchino lambellato che appare sorretto da due angeli in volo a tutto tondo. Nel retro del tronetto, in corrispondenza del drappeggio che sovrasta la Colomba dello Spirito Santo, è inciso uno scudo con lo stemma della famiglia Sanchez – leone, attraversato da una fascia, mirante una stella a sei punte nel cantone destro – accompagnato, in basso, da un’iscrizione – «Aere et Svmptibus V(triusque) I(uris) D(octoris) R(everen)di Can(onici) c v D. Honvfrij Sanchez Civitatis Seminarie» – che riporta il nome del committente, il canonico Onofrio Sanchez, documentato quale procuratore dell’antica chiesa della Madonna dei Poveri nella visita pastorale del 1722 e quale curatore devoto della stessa in quella del 1735. Il luogo e la data di fabbricazione del manufatto si evincono dal punzone rettangolare recante la dicitura «Nap(oli) 1780». Un altro bollo circolare N/DB/C potrebbe riferirsi al console Nicola De Blasio, finora documentato nel 1776 (Catello 1996, p. 34), mentre un ulteriore punzone, con i caratteri «CR», reca le iniziali dell’argentiere ancora da individuare. L’opera, benché realizzata per disposizione del canonico Sanchez e pagata con i suoi lasciti, fu eseguita molti anni dopo la morte del committente che risulta già deceduto nel 1768 (Verzì Borgese 1976-1977). 26 Seminara, Corso Barlaam. Arte Si vorrebbe, altresì, che la denominazione di Madonna exhibited for the veneration of the faithful three times a year: dei Poveri le sia stata attribuita poiché, dopo vani rifrom dawn of the Tuesday of petuti tentativi da parte di esponenti del clero e delHoly Week to midday of the le più alte fasce della società, solo ai miseri la statua following Wednesday, on avrebbe concesso la facoltà di sollevarla per condurla August 14 , when the statue is a Seminara. Protettrice della città, che nel 1768 la elescarried in procession from 5p.m. to 11p.m. and on se propria principale patrona, veniva invocata per December 28. scongiurare «contaggi, carestie, tempeste, epidemie» At the sides of the aedicule on (cfr. Verzì Borgese 1976-1977). the highest two steps of the I recenti restauri (fi p. 24) hanno comprovato per il altar are two splendid marble manufatto una datazione al sec. XII, esaltando la soastatues of St Peter and St Paul (figg. 33, 34), unfortunately in ve tenerezza materna della Vergine e consentendo a bad state of repair due to the una valutazione più puntuale degli aspetti stilistici earthquakes and weather che collocano l’opera in una fase di incipiente natuerosion which they were ralismo, distanziandola dalla rigidezza “primitiva” exposed to for a century di esemplari analoghi, sotto il profilo cultuale e icoduring which time they were placed on the façade of the nografico, come la Madonna Nera di Tindari. nineteenth century church, All’influenza dell’immagine mariana siciliana, oggetto di grande devozione, si collega, probabilmente, la diffusione, in questo tratto della costa tirrenica calabrese, del culto della Madonna Nera assisa, di cui un altro esempio era rappresentato dall’icona lignea di Rosarno della quale purtroppo possediamo solo una copia ottocentesca, essendo la scultura originaria scomparsa in un incendio nel 1822. Custodita all’interno di una cassaforte metallica aperta solo anteriormente, la statua viene calata ed esposta più da vicino alla venerazione dei fedeli in tre occasioni durante l’anno: dall’alba del Martedì Santo fino al mezzogiorno del mercoledì, durante le Quarantore, il 14 agosto, quando viene portata in processione dalle 17:00 alle 23:00 circa, e il 28 dicembre. Ai lati dell’edicola, sull’ultimo grado dell’altare 32 maggiore, sono collocate due splendide statue Santuario della Madonna dei Poveri, interno. 27 Arte 34 33 Antonello Gagini, attr., San Pietro (terzo decennio del ’500). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. having been recuperated from the ruins of the 1783 earthquake. The new church itself was later damaged by the 1908 tremor. The sculptures date back to the 1530s and have been attributed to Antonello Gagini (De Marco 2010). They feature amongst the most highly refined sculptures of their kind produced by the great artist from Palermo. In the first chapel on the right of the main entrance may be seen a 19th century font (figg. 35, 38), one of the most elegant 28 Antonello Gagini, attr., San Paolo (terzo decennio del ’500). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. marmoree, raffiguranti San Pietro e San Paolo, purtroppo in pessimo stato di conservazione a causa degli eventi traumatici subiti e dell’erosione esercitata dagli agenti atmosferici ai quali sono rimaste esposte per circa un secolo dopo che, recuperate dalle macerie del grande flagello, furono poste in alto a mo’ di acroteri sulla facciata della chiesa matrice tardottocentesca, a sua volta danneggiata dal sisma del 1908. La lettura delle due opere, inoltre, è ulteriormente compromessa dalla maldestra ricostruzione delle mani e dalle integrazioni, probabilmente eseguite con malta di gesso, in corrispondenza delle linee di frattura che testimoniavano il distacco della S. Giovanni battezza Gesù (Matteo, III, 13). Arte 36 37 S. Filippo battezza l’Etiope (Atti, VIII, 38). 38 35 Scultore neorinascimentale, attr., Fonte battesimale. Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. S. Paolo battezza il custode della prigione di Filippi (Atti, 16, 33). testa e il conseguente incollaggio. Nonostante tutto, le sculture, databili al terzo decennio del ’500 e attribuite ad Antonello Gagini (De Marco 2010), si collocano tra le più raffinate interpretazioni del soggetto messe a punto dal grande artista palermitano. Nella prima cappella a destra dell’ingresso principale è collocato un fonte battesimale neocinquecentesco, giunto nella matrice intorno al 1880 (fi doc. 26, p. 101), che costituisce uno degli esemplari più eleganti e monumentali di questa tipologia di arredo liturgico tra quelli conservati nella regione, distinguendosi per il guardapolvere, o conopeum, come examples of this type of liturgical furnishing conserved in Calabria. Noteworthy is the marble (and not wooden as was the custom) dustguard, or conopeum, as it was generally called. Three of the six sides of the “drum” depict scenes from the New Testament connected to the sacrament of baptism: the baptism of Christ on the banks of the Jordan (fig. 36), St Philip baptising the Ethiopian (Acts 8, 38; fig. 37) and St Paul assisted by Sila baptising the custodian of the 29 Arte 39 30 40 Rinaldo Bonanno, Maddalena (1585 ca). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Rinaldo Bonanno, Maddalena, particolare (1585 ca). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. prison of Philippi (Acts 16, 33; fig. 38). On a low pedestal to the right of the entrance is the famous Maddalena (Mary Magdalene; figg. 39-41). On its base there is an incomplete inscription “[...]NALDUS BONANUS F.”, signature of the sculptor Rinaldo Bonanno (1545-c. 1590), originally from Raccuia but working in Messina, second only to Antonello Gagini as the greatest Sicilian artist of the 16th century. The statue in Seminara is based on one produced by Gagini for the Pignatelli family of Monteleone (1524 -1534; fig. 42) and to be found today in the cathedral of S. Leoluca, Vibo Valentia (present day name of Monteleone). From the Gaginian prototype may be seen the figure with its floating drapery ruffled in the wind. Bonanno develops the theme in veniva solitamente denominato nelle visite pastorali antiche, non in legno, come di consueto, bensì in marmo. Tre delle sei facce del “tamburo” rappresentano altrettante scene tratte dal Nuovo Testamento connesse con il sacramento del Battesimo: il Battesimo di Cristo sulle sponde del Giordano; San Filippo che somministra il Battesimo all’Etiope appena smontato dal proprio carro (Atti, 8, 38); San Paolo che assistito da Sila battezza il custode della prigione di Filippi (Atti, 16, 33). Sempre a destra dell’ingresso, sopra un basso piedistallo, si può ammirare la nota Maddalena recante sulla base l’iscrizione lacunosa «[...]NALDUS BONANUS F.», firma dello scultore Rinaldo Bonanno (1545 ca-1590), originario di Raccuia ma operante a Messina, che, dopo Antonello Gagini, può a buon diritto essere considerato il più grande artista autoctono che la Sicilia abbia espresso nel corso del ’500. La statua, peraltro, prende a modello proprio un capolavoro dell’artista palermitano: l’analogo soggetto eseguito per i Pignatelli di Monteleone tra il 1524 e il 1534, attualmente nella collegiata di San Leoluca a Vibo Valentia (fig. 42). Dal prototipo ga- Arte 42 41 Rinaldo Bonanno, Maddalena, particolare (1585 ca). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Antonello Gagini, Maddalena (1524-1534 ca). Vibo Valentia, Collegiata di San Leoluca. giniano discende l’impostazione della figura col fluente panneggio increspato dal vento che aderisce alle forme massicce del corpo; tuttavia, Bonanno stravolge in chiave manieristica lo schema introducendo suggestioni tratte dalle due figure mostruose di Scilla e Cariddi scolpite dal Montorsoli per la fontana del Nettuno, non solo nell’espressionismo “neoellenistico” del volto sofferente ma anche nella possanza fisica, nel piglio eroico della santa. Così, le chiome che nella statua gaginiana incorniciavano il viso leggermente mosse dal vento, scendendo morbide sulle spalle, nella Maddalena di Seminara diventano ciocche corpose che si aggrovigliano come serpenti intorno al capo. Forse proveniente dall’antica chiesa dello Spirito Santo, dove le visite pastorali settecentesche attestano l’esistenza di una cappella dedicata alla santa, con annesso beneficio della famiglia Silvestri, la statua costituisce uno dei più seducenti saggi dell’arte matura dello scultore di Raccuia. Nella figura, colta in un moto ascensionale eppure saldamente piantata per terra, più che l’estasi, lo scultore sembra voler rappresentare il travaglio interiore, la tenacia della the mannerist style introducing suggestions from the sculptures of the two mythical figures, Scylla and Charybdis by Montorsoli produced for the Neptune Fountain in Messina. Stylistic elements enable us to date the Maddalena between 1582 and 1585 (De Marco 2010). Opposite the statue of the Maddalena is a statue of the Madonna and Child, called “degli Uccellari” (fig. 43), probably originating from the workshop of Martino Montanini (c. 1560) produced by the artist himself with the assistance of his pupil Giuseppe Bottone. There is a clear link between this work and the Madonna del Popolo by Giovan Angelo Montorsoli (1554) in the cathedral of Tropea. In the right hand transept chapel there is a wooden statue 31 Arte 32 santa nel perseguire quella condotta ascetica cui ha stabilito di assoggettare la propria esistenza. I caratteri stilistici, prossimi alla Madonna del Soccorso di Taurianova e al San Leo di Bova, suggeriscono una datazione tra il 1582 e il 1585 (De Marco 2010). In posizione simmetrica, sulla sinistra, è collocata una statua raffigurante la Madonna col Bambino, detta degli Uccellari, attribuibile alla bottega di Martino Montanini, che probabilmente la eseguì, intorno al 1560, con l’assistenza del giovane allievo Giuseppe Bottone. Evidente è il legame, non solo iconografico ma anche stilistico, con la Madonna del Popolo conservata nella cattedrale di Tropea, commissionata a Giovan Angelo Montorsoli nel 1554, mentre notevoli tangenze linguistiche si possono ravvisare con la S. Caterina d’Alessandria di Forza d’Agrò, in provincia di Messina, anch’essa prodotto della collaborazione Montanini-Bottone. Nella cappella destra del transetto si segnala una statua lignea raffigurante l’Immacolata, probabilmente riconducibile ad uno scultore napoletano del XIX secolo. L’opera, che fortunatamente mantiene l’originaria cromìa, perpetua nella morbidezza della posa e nell’enfatico moto dei panneggi, ritorti e gonfiati dal vento, un gusto teatrale di sapore 43 ancora settecentesco. Tra le altre statue, prevalentemente in Martino Montanini e Giuseppe Bottone, attr., Madonna degli Uccellari (1560 ca). Seminara, cartapesta e databili al sec. XX, si diSantuario della Madonna dei Poveri. stingue un Ecce Homo ligneo, purtroppo pesantemente ridipinto, proveniente dalla depicting the Immacolata chiesa dei Cappuccini e che potrebbe datarsi all’800. (Immaculate Conception of Mary; fig. 44) probably by a Sulla parete di controfacciata, ai lati dell’ingresso, si 19th century Neapolitan artist. trovano due tele, raffiguranti la Trinità con anime purThe statue, which fortunately ganti e la Madonna col Bambino, siglate dal pittore Carretains its original colouring, melo Tripodi (1874-1950) di Sant’Eufemia d’Asprocontinues a typically eighteenth monte. century theatrical style characterised by the soft pose Testimonianze dell’importanza della città e dei suoi and emphatic movement of the edifici di culto sono le imponenti campane conserdrapery, blowing in the wind. vate all’interno del santuario. Una, in particolare, larOf the remaining statues ga circa 80 cm, reca le figure a rilievo dei santi Basi(mainly 20th century papierlio Magno e Filarete e una lunga iscrizione – «Vermaché works), the most interesting is a 19th century bum caro factum est. In honorem SS. Patris Basilii Arte 45 Carmelo Tripodi, Trinità e anime purganti. Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. 46 44 Intagliatore napoletano, Immacolata (XIX sec.). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Carmelo Tripodi, Madonna col Bambino. Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri. Magni/ et Philareti Titularis huius monasterii tempore cubernii/ ipsiusmet Rim Pris Mri Abbatis D. Lodovicii Salerni A.D. MDCCLIII/ Opus F. Nicolaus Astarita de Neapoli» – che ne rivela la provenienza dal monastero basiliano di S. Filarete. Lo stemma recante una colonna ardente contornata dal motto «Talis est Magnus Basilius» e sormontato da un cappello prelatizio dal quale si dipartono i consueti cordoni annodati potrebbe riferirsi al priore, Ludovico Salerno, che nel 1753 fece fondere la campana presso l’opificio napoletano di Nicola Astarita. Un’altra campana di pari dimensioni, oltre all’iscrizione che esplicita la data di esecuzione e l’identità del committente – «Antoninus Chilindri Adimplevit wooden Ecce Homo, unfortunately heavily repainted, originally from the Church of the Cappuccini. At the sides of the main entrance on the counter façade may be found two paintings depicting the Trinity with the Souls of Purgatory (fig. 45) and the Madonna and Child (fig. 46) by Carmelo Tripodi (1874 -1950) from Sant’Eufemia d’Aspromonte. The great bells of the Sanctuary also bear witness to the importance of the town and its religious cult. One of the bells 33 Storia 34 La tela centinata raffigurante l’Immacolata Concezione, attualmente conservata nei locali del Museo di Arte Sacra annesso al santuario, proviene dalla chiesa del soppresso convento dei Cappuccini. L’autore, Giovann’Angelo D’Amato (Maiori, doc. dal 1576 al 1614), attivo a Napoli, si afferma in questi anni quale pittore prediletto dall’ordine in Calabria (Leone de Castris 1991, pp. 154, 175, 328). La timida figura della Vergine si staglia sullo sfondo dorato quasi come una statua policroma al naturale, secondo uno schema iconografico ridotto all’essenziale ma nel contempo di estrema efficacia, rivelando da parte del pittore una notevole capacità di adattamento alle esigenze e al gusto di una committenza che aveva imparato a conoscere bene. L’opera giunse probabilmente a Seminara nel 1608, anno in cui viene effettuato il finale pagamento di 12 ducati a compimento di 17 al pittore Giovann’Angelo, girato al di lui figlio Francesco, da parte di Santoro Romanello (D’Addosio 1919, p. 377; Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco Spirito Santo, Giornale 48, fol. 1285, 24 maggio). Il medesimo personaggio compare in un precedente mandato del 1597 di ducati 25, sempre al D’Amato, in conto di 99, 47 per un quadro anch’esso destiGiovann’Angelo D’Amato, Immacolata (1608). Seminara, nato alla chiesa dei CappucciSantuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra. ni di Seminara (D’Addosio 1912, p. 599; ASBN, Banco AGP, Giornale 24, 22 maggio), di cui non è specificato il soggetto ma che l’importo considerevole indurrebbe ad identificare con la tela raffigurante la Madonna delle Grazie con San Nicola e San Francesco descritta dalle fonti sull’altare maggiore (Le Pera 1982, p. 314). L’Immacolata, di medie dimensioni (cm 170x80), doveva essere originariamente collocata sopra un altare laterale. In un altro pagamento del 1602, lo stesso Sartoro Romanello, per conto di Sertorio Bartolicio di Seminara, paga al pittore 15 ducati in conto di 60 per un «quadro del Sangue di Cristo», forse anch’esso destinato alla chiesa dei Cappuccini (D’Addosio 1919, p. 377; ASBN, Banco Spirito Santo, Giornale 29, fol. 388, 24 maggio). has a width of 125 cm and shows the figures in low relief of the saints Basilio Magno and Filarete together with a long inscription which reveals the provenance of the bells as the Basilian monastery of San Filarete. Another similar bell has a small round picture of the Virgin and child. A third bell is on display in the small Museum of Sacred Art housed in a few rooms on the left of the presbytery. This bell (1617) is also very large and inscribed with the names of the town mayors of the time. A series of 19th century paintings originally situated in the side chapels of the church may be viewed in the Parish Museum. There is also a beautiful altar piece depicting Arte A.D. MDCXXXV» – presenta un piccolo tondo raffigurante la Vergine col Bambino, una colomba e, in prossimità del margine inferiore una lucertola, simbolo che forse costituiva una sorta di “logo” del fonditore Michele Salicola, forse messinese, autore della campana nella chiesa parrocchiale di Gasponi, datata 1593, e di quella attualmente nel campanile della chiesa di S. Nicola ex Aleph a Roccella Ionica del 1591 (Racco 2010, p. 141). Nel piccolo Museo di Arte Sacra, allestito in alcuni vani a sinistra del presbiterio, si conserva una terza campana, anch’essa di dimensioni ragguardevoli, che un’iscrizione – «Anno Dni M.DCXVII Seminarie Die X Augusti Regnante Ph.o De Austria/ Abb. Io. Petrus Poeta V.I.D Rector/ Hiero Del Castillo Capit. M. Ant. Marsano V.I.D Io. Domi.s Russo Sindic./ Iacob(u)s Mvsarra Mag(iste)r I. V. S S» – data al 1617, fornendo, tra le altre indicazioni, i nomi dei sindaci del tempo. Tra gli ornati a rilievo, oltre alla rappre- 48 Orafo meridionale, Corona in oro e pietre (1905 ca). Seminara, Museo di Arte Sacra. 35 Storia Manifattura francese, Piviale, particolare (sec. XVIII). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra. Il pezzo più importante, tra i paramenti sacri antichi esposti nel museo parrocchiale, è uno splendido piviale in lampasso liseré probabilmente di manifattura francese, intessuto di filati d’oro su anima di seta gialla e d’argento su anima di seta bianca, broccato con sete policrome e ornato di galloni dorati. Molto raffinato è il disegno del tessuto, dalla spiccata resa plastica, che alterna mazzi di fiori e foglie variopinte, con le ampie corolle esplose che fuoriescono da una sorta di corona svasata in argento sbalzato, racemi di pomo, tralci di vite. I due stemmi coronati, partiti Spinelli/Caracciolo, ricamati a rilievo in oro e argento sui lembi anteriori del piviale, consentono di individuare nel manufatto uno dei quattro capi che componevano il parato «di color vario fiorito in argento, e seta regalato pria del Flagello del Tremuoto del 1783 dalla Principessa di Cariati» alla confraternita di San Marco, di cui era sorella, secondo quanto si evince da un incartamento redatto nel 1833 (fi doc. 13, p. 98). Del parato, originariamente consistente in un piviale, una pianeta e due tonicelle (cfr. Frangipane 1933, pp. 307-309), è esposto nel museo anche un manipolo. Alla confraternita seminarese la stessa principessa aveva donato inoltre due camici «di tela finissima» e una croce di legno con una reliquia della Santa Croce. La donatrice è forse identificabile con Maria Rosa Caracciolo, dei duchi di Martina, già vedova del duca di Cassano, la quale sposò in seconde nozze Scipione III Spinelli Savelli, sesto principe di Cariati e Duca di Seminara, a sua volta vedovo di Emanuela d’Eryl. Scipione III, figlio di Giovan Battista e di Giovanna di Marino Caracciolo, successe negli stati della famiglia alla morte dello zio, Carlo Filippo Antonio, deceduto nel 1725 senza figli. Nel 1756 si intestò la terra di Palmi, avendone avuta nuova cessione da Domenico Coscinà nel 1753 (Pellicano Castagna, pp. 392-393). 36 Arte sentazione della Madonna di Loreto, spicca lo stemma dell’Università di Seminara, San Martino a cavallo che trafigge Giuliano l’Apostata. Nel museo parrocchiale sono esposti una serie di dipinti ottocenteschi provenienti dalle cappelle laterali della chiesa, una bella pala raffigurante l’Immacolata Concezione (fi p. 34) commissionata intorno al 1608 al pittore napoletano Giovann’Angelo D’Amato per la locale chiesa dei Cappuccini, preziose argenterie sacre e paramenti liturgici. Tra questi particolare interesse rivestono la Testa reliquiario di Sant’Elia, firmata dall’argentiere, finora non altrimenti noto, Daniele Vervare e datata 1603, la Testa reliquiario di San Filarete, datata 1717 e riconducibile a bottega messinese, due secenteschi Bracci reliquiaGuseppe Pesa, Madonna dei Poveri (terracotta dipinta, 1970 ca). rio anch’essi di manifatSeminara, Museo di Arte Sacra. tura messinese, un calice the Immaculate Conception (p. napoletano databile tra la fine del XVII e l’inizio del around 1608 XVIII secolo, sulla cui coppa è inciso lo stemma gen- 34) commissioned from the Neapolitan artist tilizio della famiglia Marzano; una croce processioGiovann’Angelo D’Amato for nale napoletana datata 1777; due ostensori comthe Church of the Cappuccini as well as precious silverware missionati dall’arcidiacono Michelangelo Ammenand sacred vestments dolia rispettivamente nel 1921 e nel 1929, ed uno più Of particular interest are: antico proveniente dalla chiesa di San Marco e forA reliquary head of Sant’Elia se identificabile con la sfera acquistata nel 1818 dai by the silversmith Daniele confratelli presso l’argentiere Pietro Pentimalli di Vervare (1603; fig. 50); A reliquary head of San Filarete Sant’Eufemia (fi doc. 13, p. 98, 1833). All’arcicon(Messina, 1717; fig. 51); Two fraternita dedicata all’Evangelista appartiene anche reliquary arms (Messina, 17th un piccolo Cristo Crocifisso in legno, menzionato century; figg. 52-53); A chalice in una relazione del 1881, come «un crocifisso delle diinscribed with a coat of arms, mensioni di due palmi, ben scolpito, a giudizio di periti, maybe belonging to the Marzano family (Naples, late ed assai pregevole, perché proviene dall’antica Taureana» 17th /early 18th century) (fi doc. 27, p. 102), secondo una tradizione raccolta A processional cross (Naples, pure dal Frangipane (1933, p. 311) che proponeva 1777); Two ostentoriums una datazione al XV-XVI secolo, da posticipare al commissioned by Archdeacon più presto al pieno ’500 per l’equilibrio della coMichelangelo Ammendolia 49 37 Storia 38 I reliquiari attualmente conservati nel museo parrocchiale erano un tempo collocati nella cappella dedicata ai Santi Elia e Filarete, attestata all’interno dell’antica chiesa matrice almeno a partire dal 1680, quando il canonico Antonio Longo incarica lo stuccatore messinese Mario Murabito di «formare dentro la Chiesa Collegiata di questa Città nel loco stabilito la Cappella delli Gloriosi Santi Filarete et Elia di stucco» (cfr. Tripodi in Atlante 2002, p. 590). L’altare era stato fondato da Filiberto de Lauro, l’arcidiacono che nel 1707 aveva istituito il secondo canonicato della collegiata (ASDM, Visita pastorale del 1722, fol. 104r). Dalla visita pastorale del 1735 sappiamo, inoltre, che le teche in argento contenenti le reliquie dei due santi protettori della città erano custodite in un armadio ligneo foderato di bisso con sportello ferrato, ornato di pitture e munito di 50 doppia serratura (fi doc. 6, p. 96). Daniel Vervare, Testa reliquiario di S. Elia il Giovane I reliquiari venivano esposti alla (1603). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, venerazione più volte durante Museo di Arte Sacra. l’anno e condotti in processione lungo le vie della città in caso di siccità o nubifragi. Ad essi fa riferimento padre Fiore (t. II, p. 254), laddove elenca le reliquie venerate nella chiesa collegiata: «Parte di sotto la bocca co’ denti, e mole di s. Lucia V., e m. - braccio di s. Filareto - capo, e gambe di s. Elia». L’associazione cultuale dei due santi monaci basiliani – Elia il Giovane (Enna 823, Tessalonica 903 ) e Filarete (Palermo 1020, Seminara 1070) – trova precise basi agiografiche. Il bios di S. Filarete, quale ci è stato tramandato da S. Nilo, sottolinea come il giovane monaco, entrato all’età di 25 anni nel monastero di Aulinas, avesse assunto a modello di vita religiosa il santo di Enna, di cui si professava allievo spirituale, tenendo sempre tra le mani il libro che parlava di lui (Musolino 2002, p. 87; cfr. le considerazioni di Leone in Sacre Visioni 1999, pp. 64-65). In seguito all’abbandono del monastero fondato da S. Elia il Giovane alle Saline, le spoglie di S. Filarete, già oggetto di venerazione, furono trasferite nel cenobio detto Sant’Elia Nuovo, eretto nei pressi di Seminara, al quale successivamente si aggiunse il titolo di S. Filarete. Perduta ormai memoria della tomba, i resti furono rinvenuti il 22 febbraio 1693, dopo il sisma che aveva distrutto il monastero, determinandone l’abbandono (cfr. la relazione in SASPm, not. D. Guardata, istr. 25 aprile 1693). Il 24 ottobre 1697 mons. Domenico Antonio Bernardini eseguì la ricognizione delle spoglie esposte alla venerazione dei fedeli. Fu probabilmente in questi anni, in attesa che fosse edificato il nuovo monastero, che le reliquie furono donate alla collegiata. Peraltro, nel 1709, alcuni frammenti delle spoglie del santo furono concesse alla chiesa palermitana di S. Basilio e sono oggi conservate nella cattedrale. Sebbene morto a Tessalonica, le spoglie di Elia il Giovane furono anch’esse traslate Storia nel monastero di Aulinas, dal quale furono plausibilmente trasferite nel cenobio fondato dai monaci profughi a Seminara. Il manufatto più antico, tra quelli conservati nel museo, è la Testa di S. Elia il Giovane, recante attorno al padiglione auricolare sinistro un’iscrizione – «MI. DANIEL VERVARE FACIEB(AT)» – che rivela l’identità dell’argentiere, forse messinese, mentre poco più in basso – «1603» – è incisa la data di esecuzione. Altre iscrizioni (Leone in Argenti 2006, pp. 84-85) forniscono dati in merito alla committenza, dovuta al concorso dell’Università – «Svmptibvs/ Vniversita.s/ Seminariae 1603», sul cranio – e, plausibilmente, del priore del monastero di San Filarete – «Te(m)pore Prioratus R.P.D.o Jo. Dominico Bottari 1603», sulla nuca – dal quale, come abbiamo ac51 cennato, il reliquiario giunse nella matrice probabilmente dopo Argentiere messinese, Testa reliquiario di S. Filarete (1717). che il complesso fu danneggiato Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di dal terremoto del 1693. Arte Sacra. A bottega messinese può essere certamente ricondotta la Testa di S. Filarete, di cui, grazie a un’iscrizione – «Il Rev.do P.e D. Gioa. Batt.a Di Lauro p(ro) sua devot(ion)e fecit 1717», incisa sulla nuca – conosciamo committenza e data di esecuzione. Il manufatto reca stampigliato il punzone con lo scudo crociato, il bollo consolare «P.P.C.» e la sigla «G.C.» per l’argentiere. è da rilevare che Giovanni Battista Di Lauro doveva essere un discendente dell’arcidiacono Filiberto che, come abbiamo visto, aveva fondato la cappella. Rispetto alla rudezza e alla sommarietà esecutiva del reliquiario più antico, il manufatto settecentesco presenta una lavorazione più accurata e una certa ricerca espressiva nel volto del santo che sembra scrutare lo spettatore. Dei due Reliquiari a braccio, omogenei stilisticamente (cfr. Lojacono in Argenti 2006, pp. 306-307), è oggi difficile stabilire quali reliquie in origine contenessero, dopo che, sconsideratamente, queste sono state rimosse e riversate in un’unica cassetta prive dei contrassegni che ne consentivano l’identificazione. Se l’unica iscrizione individuata sui due manufatti – sull’orlo della base «P. A. L.» – non permette, al momento, di trarre alcuna conclusione, sono invece molto utili, per individuare l’ambito di provenienza, i confronti con opere coeve conservate nella Sicilia nord-orientale. Particolarmente pregnante è il riferimento al Braccio reliquiario nella chiesa di S. Maria Assunta a Barcellona Pozzo di Gotto (Musolino 2001, fig. 48, p. 55), siglato dall’argentiere Giuseppe D’Angelo, attivo nella seconda metà del ’600, rispetto al quale, però, gli esemplari di Seminara, privi di piede, presentano un impianto più essenziale. Perduto è purtroppo il braccio reliquiario schedato e pubblicato nel 1933 da Frangipane (p. 307), che riporta le iscrizioni presenti sul braccio a suo parere quattrocentesco – «Mento: Mei D.ne Luisi De Sangvini Bati Me fecit» – probabilmente riferi- 39 Storia 52 53 Argentiere messinese, Braccio reliquiario (sec. XVII). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra. Argentiere messinese, Braccio reliquiario (sec. XVII). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra. bile all’argentiere, e sulla mano – «1605», all’altezza del polso – aggiunta successivamente forse ad opera dello stesso Vervare autore della Testa di S. Elia. è plausibile che proprio quest’ultimo reliquiario contenesse l’osso del braccio di San Filarete, segnalato nella visita al cenobio del 1457 nel Liber Visitationis di Athanasio Chalkeopoulos e menzionato sia dal Marafioti a proposito del monastero di San Filareto («si riserba il braccio del predetto S. Filareto», Marafioti 1601, p. 70), sia dal Fiore che lo elenca tra le reliquie della collegiata, alla quale dovette essere anch’esso donato nei primi anni del ’700. 40 . Arte struzione anatomica, l’intenso naturalismo che pervade la figura e la ricerca espressiva che connota il volto nonostante le dimensioni contenute. Si segnalano, inoltre, le corone in argento “per tutti i giorni”, prima dei recenti restauri solitamente poste ad ornamento della Madonna dei Poveri, e quelle in oro (fig. 48) che furono commissionate per la cerimonia di incoronazione celebrata da Giuseppe Morabito vescovo di Mileto, quale delegato Pontificio, il 15 agosto 1905 (il decreto del Capitolo Vaticano, incorniciato, è anch’esso visibile nei locali del museo). Le due corone, in oro e pietre, realizzate con le offerte dei fedeli, giungevano dopo oltre un secolo come a riscattare l’oltraggio che la Vergine Avvocata dei Poveri aveva subito quando dopo il terremoto del 1783 i funzionari della Cassa Sacra 54 avevano confiscato le antiPlasticatore seminarese, Testa di apostolo (terracotta dipinta, che corone auree donate dal 1890 ca). Seminara, Museo di Arte Sacra. miracolato principe di Scilla (1921, 1929); An ostentorium Fulco Antonio Ruffo nel 1768 (cfr. Archivio parroc(from the Church of San chiale di Seminara, atto del not. Domenico Arena di Marco, bought in 1818 by the Seminara, 31 luglio 1768; Verzì Borgese 1976-1977). confraternity from silversmith Tra i paramenti liturgici, prevalentemente riconduPietro Pentimalli of cibili a manifatture meridionali, con varia datazione Sant’Eufemia); A small wooden dal XVIII al XIX secolo, si distingue un raffinatissi- Christ Crucified (16th century, belonging to the Confraternity mo parato settecentesco in lampasso broccato recante of the Evangelist). lo stemma partito Spinelli/Caracciolo (fi p. 36). Also worth noting are the Nel museo si conservano anche alcune importanti “everyday” silver crowns used (until recent repair work) for testimonianze dell’arte dei plasticatori attivi a Sedecorating the statue of the minara nel XIX e XX secolo, dai modellatori di fiMadonna dei Poveri. There are gure da presepe fino a Giuseppe Pesa (1901-1997), also golden crowns (fig. 48) autore di una statuetta in terracotta policroma che commissioned for the crowning riproduce la Madonna dei Poveri e di una piccola Asceremony celebrated by Giuseppe Morabito, bishop of sunta. Ad artisti seminaresi si deve, inoltre, una seMileto as Papal delegate on rie di elementi anatomici in terracotta dipinta – teAugust 15, 1905. The two ste, mani e piedi – che componevano le figure degli crowns were made of gold and apostoli rappresentate attorno al sepolcro della Ver- precious stones and paid for by gine all’interno di un monumentale apparato effi- donations from the faithful and 41 Arte 55 Lapicida meridionale, Lapide proveniente dalla cappella Franco (1774). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra. placed on the statue to right the affront suffered a century earlier when the ancient golden crown donated by the Prince of Scylla, Fulco Antonio Ruffo in 1768 in thanks for a miracle received, was confiscated by high ranking church officials. Among the liturgical vestments, mostly manufactured in the south of Italy between the 18th and 19th centuries, the best example is a refined 18th century set of brocaded altar hangings embroidered with the 56 Spinelli/Caracciolo coat of arms (p. 36). Lapicida meridionale, Frammento di epitafio (1761). Seminara, The museum also contains Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra. examples of models produced by artisans in Seminara in the mero – la cosiddetta Varia – che veniva condotto in 19th and 20th centuries processione il 15 agosto, nella festa dell’Assunzioincluding figures made for the ne di Maria che coincideva con quella della Matraditional Christmas crib scenes and two works by donna dei Poveri. Documentata da alcune fotograGiuseppe Pesa (1901-1997) – fie d’epoca, tra cui una risalente al 1890 (cfr. Zapa polychrome terracotta statue pone 1988, p. 16; Verzì Borgese 1976-1977), la Varia of the Madonna dei Poveri fu smantellata in seguito al terremoto del 1908. (fig. 49) and a small statue of Tra i brani lapidei tratti dalle macerie degli edifici di the Immacolata. There is also a 42 Arte series of anatomical elements – heads (fig. 54), hands and feet – produced by town artisans to complete figures of the apostles placed around the shrine to the Virgin inside a huge temporary structure called the Varia which used to be carried in procession on August 15, Feast of the Assumption and the same day as the Feast of the Madonna dei Poveri. The Varia, which may be seen in photographs of the time, was dismantled after the earthquake of 1908. Stonework recovered from the ruins of local churches and present in the museum include: A marble epigraph once fixed to the left wall of the Church of the Cappuccini commemorating father Benedetto da Seminara (d. 1622) of the noble Leone family; A stone plaque from the Chapel of the Transfiguration in the Church of the Minori Conventuali recording repairs carried out on the altar by Mons. Francesco Franco, 57 bishop of Nicotera in 1774 (fig. Lapicida meridionale, Piedistallo con stemma (sec. XVI). Seminara, 55); A fragment of an Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra. incomplete epitaph probably to Scipione III Spinelli (1766; fig. 56); A pedestal, probably the culto distrutti, si annoverano: l’epigrafe marmorea, base of the pier of an arch with già collocata sulla parete sinistra della chiesa dei Cappuccini (Le Pera 1982, p. 318), che commemora the Spinelli coat of arms (c. late 16th century; fig. 57). il venerabile padre Benedetto da Seminara (†1622), della nobile famiglia Leone, parente di quel Marcantonio che aveva fondato il Monte di Pietà; una lapide proveniente dalla cappella dedicata alla Trasfigurazione nella chiesa dei Minori conventuali, che ricorda il rifacimento dell’altare voluto nel 1774 da mons. Francesco Franco, vescovo di Nicotera, discendente di quel Jacobello «miles ac comes palatinus» che nel 1555 aveva commissionato la pala marmorea attribuita a Martino Montanini (fi p. 52); un frammento di un epitaffio con iscrizione lacunosa – «[...] IV NONAS IANVARIJ/ [...]PARI EXCELLENTIA PRINCEPS/ [...] CASTROVILLARVM DVX/ [..] IMMORTALIS MEMORIAE VIR[...]/ [...]A[...]RENT/ [...]CITATO SARCOPHAGO/ [...] ANIMI MONVMENTVM/ [...]ONDI JUSSIT A. MDCCLXI» – verosimilmente riconducibile a Scipio- ne III Spinelli (†1766); un piedistallo, probabilmente base del piedritto di un arco, databile alla seconda metà del ’500 e recante uno scudo con emblema abraso identificabile con lo stemma degli Spinelli. 43 Storia 44 Antonello Gagini, Madonna degli Angeli. Seminara, Chiesa di San Marco (foto M. Panarello). ca è ubicata l’attuale chiesa di San Marco Evangelista (2). L’edificio, che fino al 1880 ospitava la collegiata, fu costruito dopo il 1783 forse sul sito dell’antica chiesa dei Minori Osservanti, sotto il titolo di Santa Maria degli Angeli. Sulle pareti dell’unica navata si sviluppa una ricca decorazione in stucco realizzata agli inizi del XX secolo dallo stesso artigiano che ha lavorato al calvario (12) in via San Marco, in cui sono ripresi motivi tratti dalla lunetta del dossale dell’Epifania (fig. 62). Dalla chiesa originaria, nei pressi del castello, l’arciconfraternita intitolata all’evangelista si trasferì nella sede attuale soltanto dopo il 1880 (fi doc. 26, p. 101). L’altare maggiore assembla elementi marmorei di varia provenienza, tra i quali spiccano, composte nel paliotto, due allegorie della Fede e della Speranza, sedute sulle volute di due elementi laterali che in origine dovevano affiancare un’edicola e che po- Chiesa di San Marco Evangelista, facciata. Seminara, Via Santa Maria degli Angeli. Church of San Marco (St Mark) A short distance from the basilica may be found the present day Church of San Marco Evangelista (2). Built after the earthquake of 1783 on the site of the ancient church of the Minori Osservanti monks and dedicated to S. Maria degli Angeli, it has only one nave with elaborate stucco decorations on the walls. The archconfraternity moved to its present day site from the original church near the castle in the late nineteenth century. The high altar combines marble elements of diverse provenance including two allegories of Faith and Hope (fig. 59) seated on spirals from two altar side elements which must have originally been situated beside an aedicule and could be related to the altar of the SS Sacramento manufactured in 1769 by the Neapolitan marble worker, Giuseppe Troccoli and his follower Domenico Mazza. The huge shelves supporting the altar itself, the relief depicting heads of cherubim and the papal tiara in the middle of the altar and a prospect of a tabernacle now reused on the high altar of the Church of S. Michele probably all come from the same workshop (fig. 60). The side altars also contain hugs shelves and other marble elements mostly the work of 18th century Sicilian marble workers including the polychrome slab featuring the winged lion, symbol of St Mark the Evangelist, probably part of the original high altar in the ancient church of the confraternity. The most precious work of art to be found in the church is the well-known Madonna degli Angeli (p. 44, fig. 61), attributed to Antonello Gagini dating from the second decade of the 16th century. 58 The charm of this piece lies not so much in the absorbed, almost absent expression of the Arte A distanza di poche decine di metri dalla basili- 45 Arte 59 Giuseppe Troccoli, attr., Brani di altare. Seminara, Chiesa di San Marco Evangelista, altare maggiore. 60 Giuseppe Troccoli, attr., Tabernacolo. Seminara, Chiesa di San Michele, altare maggiore. mother, as in the soft pose of her child who appears to free himself from the cold hardness of the marble turning a tender but lively gaze on the viewer. Lower down, in the apparition which dominates the scene of the Dormitio Virginis on the front of the groove, the son 46 trebbero essere pertinenti all’altare del SS. Sacramento eseguito nel 1769 per l’antica matrice dal marmoraro napoletano Giuseppe Troccoli coadiuvato dal discepolo Domenico Mazza (fi doc. 8, p. 97; comunicazione orale di Mario Panarello). Allo stesso contesto sono probabilmente da ricondurre anche i mensoloni che reggono la mensa, il rilievo con teste di cherubino e tiara pontificia al centro Arte del paliotto e un prospetto di tabernacolo attualmente reimpiegato nell’altare maggiore della chiesa di San Michele (fig. 60). Anche gli altari laterali ricompongono mensoloni, paliotti ed altri elementi marmorei prevalentemente databili al XVIII secolo ed attribuibili a marmorari siciliani, come il paliotto in commessi policromi recante al centro, a rilievo, il Leone alato, simbolo tetramorfico di San Marco Evangelista, forse parte dell’originario altare maggiore dell’antica chiesa confraternale. L’opera d’arte più pregevole tra quelle conservate nella chiesa è la nota Madonna degli Angeli, attribuita ad Antonello Gagini e databile al secondo decennio del ’500. Persino Giovanni Fiore, nella Calabria Illustrata, riferendo del convento dei Minori Osservanti di Seminara, sotto il titolo di S. Maria degli Angeli, non poté fare a meno di segnalare «l’immagine della medesima Vergine di tutto rilievo, di marmo finissimo, opra insigne», lasciandoci una testimonianza dell’alta considerazione in cui la statua era tenuta. Un’ulteriore prova dell’ammirazione tributata alla Madonna degli Angeli sono le numerose repliche scolpite da Giovambattista Mazzolo. Tutt’oggi «la meravigliosa Madonna di Seminara», pur non essendo né firmata né documentata, è considerata «uno tra i più commoventi apici autografi del Gagini in Calabria» (Caglioti 2002). Il segreto del fascino di questa scultura sta non tanto nello sguardo assorto, qua61 si assente, della Madre, quanto nella Antonello Gagini, Madonna degli Angeli. sciolta posa del Figlio, che sembra libeSeminara, Chiesa di San Marco. rarsi della dura freddezza del marmo volgendosi con tenero e vivido sguardo verso il riseems to support his mother’s guardante. In basso, nell’apparizione che sovrasta la soul on his arm. scena della Dormitio Virginis rappresentata sulla fron- In the fifth altar on the right is situated a marble frontal te dello scannello, è invece il Figlio a reggere sul bracdepicting the Epiphany (fig. cio l’animula della Madre. La statua, esposta alla mo63) attributed to stra Sacre Visioni, è stata sottoposta a un intervento Giovambattista Mazzolo di restauro intorno al 1999. dating from the second quarter of the 16th century. Sul quinto altare a destra è collocato un dossale marThe altar piece (185cm x 150 moreo raffigurante l’Epifania, attribuito a Giovamcm) uses the same subject as battista Mazzolo e databile al secondo quarto del ’500, the one painted by Cesare da 47 Arte 62 Maestro stuccatore dei primi decnni del ’900, Calvario, particolare. Seminara, Via Calvario. Sesto for the Church of San Nicolò dei Gentiluomini in Messina (c.1519) today conserved in the Capodimonte art gallery, which Mazzolo reinterpreted in a smaller relief (1544) today housed in the capitular chapel of the cathedral in Messina. The Mazzolo Seminara Epiphany altar piece was chosen as an illustration for a postage stamp issued in 1998. The sixth altar on the left, dominated by stucco decorations, contains a tabernacle front piece (1550s; 48 che potrebbe provenire dalla distrutta chiesa dello Spirito Santo nella quale le visite pastorali settecentesche segnalano la presenza di un altare dedicato alla Natività con obblighi di messe per l’anima di Grillo e un beneficio semplice fondato dal sacerdote Antonino Gioffrè (ASDM, vol. 9, 1722, fol. 80v). La pala (cm 185x150) prende a modello l’analogo soggetto dipinto da Cesare da Sesto per la chiesa San Nicolò dei Gentiluomini a Messina (1519 ca), oggi nella pinacoteca di Capodimonte (Nostro in Sacre Visioni 1999), che lo stesso Mazzolo reinterpreta in un più piccolo rilievo marmoreo oggi nella cappella capitolare del duomo di Messina, eseguito nel 1544 (cfr. Paolino 1996). Cettina Nostro ha giustamente posto in evidenza, nell’altorilievo seminarese, l’eleganza del «brano della Madonna col Bambino, che panneggi ed acconciatura fanno divenire quasi una matrona ro- mana». Ad un’opera firmata del Mazzolo, il dossale nella chiesa del Ritiro a Cetraro (1533), si riconnettono le lunette che sovrastano la trabeazione, nelle quali sono raffigurati l’Angelo e l’Annunziata ai lati, la Pietà, con la Madonna, San Giovanni e Nicodemo, nel comparto centrale. La pala marmorea dell’Epifania è stata scelta come soggetto per un francobollo natalizio emesso dall’Istituto Poligrafico nel 1998. Sul sesto altare a sinistra, sovrastato da ornati in stucco, è murato un frontale di tabernacolo databile al quinto decennio del Cinquecento e attribuito a Domenico Vanello (De Marco 2010), un’oscura perso- Arte 63 Giovambattista Mazzolo e aiuti, attr., Dossale dell’Epifania. Seminara, Chiesa di San Marco. nalità di cui ancora non si conoscono opere certe, ma che pure fu tra i protagonisti della scena messinese del quarto e quinto decennio del ’500, nonché capomastro della fabbrica del duomo almeno dal 1546 al 1550, quando fu sostituito dal Montorsoli. Probabilmente identificabile con il Domenico di Iacopo Vanelli da Torano che interviene a Carrara in un atto notarile del 1522, accanto a Girolamo Santacroce e Giovan Giacomo da Brescia per recuperare presso gli eredi Ordóñez i compensi relativi all’opera prestata per ultimare alcuni lavori lasciati incom- fig. 64), attributed to Domenico Vanello (De Marco 2010), an obscure artist whose works are not entirely known but who was one of the main artist working in Messina during the 1540s and 50s as well as being head mason of the cathedral factory at least between 1546 and 1550 when he was replaced by Montorsoli. The piece on display in Seminara is of great 49 Arte 64 Domenico Vanello, attr., Custodia eucaristica. Seminara, Chiesa di San Marco. importance in reconstructing the personality of the artist. On either side of the hatch door are two adoring angels. Two side niches contain statues of St Francis of Assisi and St Catherine of Alessandria while in a half moon above the statues may be seen two angels holding the chalice containing the Eucharist. The presence of the statue of St Francis of Assisi may indicate that it originally came from the ancient church of the Minori Osservanti monks. The tabernacle, as well as being similar in style to the 50 piuti dal maestro spagnolo, il Vanello coniugò con l’attività di scalpellino e di commerciante di marmi anche l’interesse per l’architettura. Documentato nella città dello Stretto a partire dal 1533, progetta, accanto a Polidoro da Caravaggio, ben quattro dei cinque archi trionfali eretti lungo le vie della città nel 1535 in onore della venuta di Carlo V. La custodia seminarese, grazie ai confronti istituibili con opere siciliane, riveste un’importanza fondamentale per ricostruire la personalità dell’artista. Ai lati della portellina sono due Angeli adoranti, nelle nicchie laterali San Francesco d’Assisi e Santa Caterina d’Alessandria, mentre in alto, entro una lunetta, due angeli reggono il calice eucaristico. La rappresentazione del santo assisiate potrebbe indicare la provenienza del manufatto dall’antica chiesa dei Mi- Arte 65 Martino Montanini, attr., Dossale della Trasfigurazione (frammento). Seminara, Chiesa di San Marco. nori Osservanti. Il tabernacolo (h. cm 155 ca), oltre ad apparentarsi nello sviluppo architettonico all’altare Cesarini nel Duomo di Nola, datato 1523 ed attribuito al giovane Giovanni da Nola, presenta notevoli affinità con un ciborio conservato nella chiesa di San Giovanni Battista a Castanea delle Furie (Messina), databile al 1546 (De Marco 2010). Il sesto altare, lungo la parete prospiciente, riutilizza come paliotto la parte inferiore di una pala marmorea raffigurante la Trasfigurazione, originariamente collocata nella cappella della famiglia Franco all’interno della chiesa dei Minori Conventuali dove è puntualmente descritta nella Platea del 1722 (fi doc. 5, p. 94). Il frammento superstite (cm 122x78 ca), che rappresenta, sulla vetta del monte Tabor, gli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo, doveva trovare completamento nella figura del Cristo, circondata da un nembo raggiante. Dalla Platea settecentesca sappiamo che l’altare era stato eretto nel 1555 da Jacobello Franco, canonico miletese, appartenente ad una delle famiglie più influenti di Seminara. Il rilievo, in cui ricorrono motivi consueti nel repertorio montorsoliano – i mantelli roteanti, la veste sblusata in vita che forma un ventaglio di pieghe convergenti verso il colletto, aderendo, invece, nella parte inferiore, al ventre tanto da lasciar intravedere l’ombelico – è attribuibile a Martino Montanini e si apparenta strettamente ad altre opere dello scultore conservate a Seminara nella chiesa di San Cesarini altar in the cathedral of Nola (1523), attributed to the young Giovanni da Nola, shows a strong affinity with a ciborium kept in the Church of San Giovanni Battista in Castanea delle Furie (Messina; 1546). The sixth altar along the facing wall reuses the lower part of a marble altar piece depicting the Transfiguration (fig. 65) by Martino Montanini originally housed in the chapel of the Franco family inside the Church of the Minori Conventuali. The surviving fragment (122 cm x 78 cm) showing the apostles Peter, John and James on Mount Tabor would almost certainly have been completed with the figure of Christ surrounded by a shining cloud. 51 Storia 52 Martino Montanini, Dossale dell’Epifania (1551). Seminara, Chiesa di San Michele. le della chiesa di San Marco, in asse con l’attuale Via Taureana che si diparte da Piazza Mercato. L’edificio, nel quale ha sede la confraternita di San Rocco, eretto tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, è stato in parte ricostruito in seguito ai danni subiti nei sismi susseguitisi nei primi anni del XX secolo. I lavori si protrassero a lungo, sicché nella sua ricognizione del 1933 Alfonso Frangipane segnalò i brani marmorei della pala dell’Epifania ancora «occultati dalla sagrestia della nuova chiesa, fra legnami e macerie» (p. 311). Attribuito a Martino Montanini (Migliorato 2000), scultore toscano allievo e collaboratore prediletto di Giovan Angelo Montorsoli, al cui seguito giunse a Messina intorno al 1547, il dossale dell’Epifania (h. cm 280 ca) è senz’altro l’opera più importante tra quelle conservate nella chiesa, dove giunse recuperato dalle rovine dell’antica chiesa dei Minori Conventuali, al Borgo. In quest’ultima, nella cappella eretta nel 1551 dai fratelli Longo, l’ancona Chiesa di San Michele, facciata. Seminara, Largo San Michele. Church of San Michele (St Michael) The Church of San Michele (3) may be found almost directly behind the Church of San Marco in a line with the present day Via Taureana leading off from Piazza Mercato. The building, which houses the confraternity of San Rocco, was erected between the end of the 18th and the beginning of the 19th century and partially rebuilt following the various earthquakes of the early 20th century. The most important work of art in the church is without doubt the Epiphany altar frontal (c. 280 cm high; p. 52) attributed to Martino Montanini (Migliorato 2000), a Tuscan sculptor and favourite pupil of Giovan Angelo Montorsoli who reached Messina around 1547 together with his master. The lively narrative, attention to detail and soft modelling technique place the work amongst the most important by the Tuscan sculptor. Of slightly inferior quality but still presumably manufactured in the Montanini workshop is the frieze decorated with cherubim heads alternating with drapery and liturgical utensils, reused as a step to the backdrop of the same altar. This is probably a fragment of a huge Communion Holder, once kept in the mother church, from which also come the two reliefs depicting St Peter and St Paul (figg. 67, 68). The side altars reuse marble elements of various origin mostly 18th century Sicilian products. The brick and stucco altarpieces are 19th century as is the huge frontal with spiral columns which stands out at the back of the apse. The high altar (figg. 70, 71) is made up of various elements; the tabernacle is of Neapolitan production (probably the Troccoli workshop) and may come from the altar of the SS 66 Sacramento erected in the mother church in 1769 (p. Arte La chiesa di San Michele (3) sorge quasi alle spal- 53 Arte 68 67 Martino Montanini e aiuti, attr., San Pietro. Seminara, Chiesa di San Michele. 46); the backdrop, shelves and slab are late 18th century and present typically Sicilian characteristics. The wooden statues of St Rocco on the high altar and St Michael in the last side altar on the left date back to the late 19th and early 20th centuries. 54 Martino Montanini e aiuti, attr., San Paolo. Seminara, Chiesa di San Michele. marmorea è minuziosamente descritta all’interno della preziosa Platea settecentesca conservata presso l’archivio diocesano di Mileto (fi doc. 5, p. 93). «Il quadro – si legge nel manoscritto – è di fino marmo bianco colle figure della Epifania, scolpite à basso rilievo, sopra vi sono due Angioli in atto di adorazione, ed in mezzo l’effigge dell’Eterno Padre scolpite à basso rilievo in detto marmo, col motto a lettere incise: Deli- Arte 69 Martino Montanini, attr., Custodia eucaristica, particolare. Galatro, Chiesa della Madonna della Montagna. ciæ meæ cum filiis hominum. A pie del quadro à lettere anche incise sul marmo leggonsi le seguenti parole: Regis Tharsis, & insulæ munera offerunt (sic)/ Reges Arabum, & Saba dona adducent». La vivacità narrativa, la cura dei particolari, la morbidezza del modellato che indulge ad effetti di raffinato pittoricismo collocano l’opera tra le prove migliori dell’artista toscano. Sebbene di qualità inferiore, in quanto eseguito con il concorso della bottega, al Montanini si può ricondurre anche il fregio ornato da testine di cherubino alternate a drappi ed utensili liturgici, riutilizzato come gradino del postergale nello stesso altare, che è probabilmente un frammento di una monumentale custodia eucaristica, un tempo nella chiesa matrice, dalla quale provengono anche i due rilievi raffiguranti San Pietro e San Paolo entro nicchie dai catini a conchiglia, murati nei piloni della cupola (De Marco 2010). Il confronto con la più integra custo- Another type of statue which gained favour in southern Italy during the 19th century was the model-statue. An example of this is the Madonna del Carmine (fig. 72) which has painted wooden limbs and head and a rough body dressed in velvet and silk gold embroidered clothes. Amongst the silverware preserved in the church is a chalice on which may be seen a partially legible consular stamp and the mark of a Neapolitan silversmith, Nicola Rossano who was working around 1736. 55 Arte 70 Seminara, Chiesa di San Michele, Altare maggiore. 71 Marmoraro siciliano, mensolone reggimensa (fine sec. XVIII). Seminara, Chiesa di San Michele. 56 dia conservata nella chiesa della Madonna della Montagna a Galatro (fig. 69) consente, infatti, di riconnettere i brani ad un passo della visita pastorale di Mons. Del Tufo, compiuta nel 1586, nel quale si descrive l’altare maggiore della chiesa di S. Maria delli Arangi, in cui il Santissimo Sacramento era conservato «in una fenestra al muro guarnita di marmo con l’immagine di San Pietro et Paulo con le cornici et colonne di marmo et altre figure, la quale finestra si apriva e serrava con chiave» (fi doc. 2, p. 90). L’articolazione più rigida del modellato e lo stemperarsi di quella preziosa sensibilità atmosferica che permea l’esemplare galatrese e l’ancona dell’Epifania suggerirebbero, inoltre, una cronologia leggermente più avanzata, da fissare intorno alla seconda metà del sesto decennio del ’500, in prossimità del rilievo con la Trasfigurazione nella chiesa di San Marco che, come abbiamo visto (fi p. 51), si data al 1555. Gli altari laterali reimpiegano elementi marmorei di varia provenienza, per lo più databili al ’700 e riconducibili a maestranze siciliane. Le ancone in muratura e stucco risalgono alla ricostruzione novecentesca, come il monumentale dossale con colonne tortili binate che si staglia, isolato, sullo sfondo dell’abside. Anche l’altare maggiore assembla elementi etero- Arte 72 Intagliatore meridionale, Madonna del Carmine (sec. XIX). Seminara, Chiesa di San Michele. genei: il tabernacolo è un manufatto napoletano e potrebbe provenire dall’altare del SS. Sacramento eretto nella matrice nel 1769 dalla bottega dei Troccoli (fi pp. 45-46); postergale, mensoloni e paliotto sono, invece, databili al tardo Settecento e mostrano i caratteri tipici della coeva produzione siciliana. Nonostante il degrado e le fratture, sono ancora apprezzabili le qualità plastiche delle teste di cherubino che ornano i mensoloni reggimensa (fig. 71). Tra XIX e XX secolo si datano la statue lignee raffiguranti S. Rocco, nell’altare maggiore, e San Michele Arcangelo, nell’ultimo altare a sinistra. Espressione di una tipologia che incontrò nell’Italia meridionale un certo successo nel corso dell’800 è la statuamanichino della Madonna del Carmine, che presenta testa e mani in legno dipinto e corpo grezzo vestito con abiti in velluto e seta ricamati in oro. Tra gli argenti sacri conservati nella chiesa si segnala un calice fuso a getto, recante un bollo consolare parzialmente leggibile ed il marchio dell'argentiere napoletano Nicola Rossano, attivo intorno al 1736 (Lojacono in Atlante 2002). 57 Storia 58 Seguace di Giovambattista Mazzolo, attr., Madonna col Bambino. Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo. Poco discosta dai ruderi della porta del Borgo, la chiesa di Sant’Antonio (4) fu edificata dopo il sisma del 1783 forse sul sito dell’antica chiesa dedicata a Santa Maria dei Miracoli (cfr. ASDM, Visite pastorali, vol. 13, 1802, fol. 171v) della quale mantenne per un certo tempo il titolo, presto traslato al santo patavino, molto venerato a Seminara in quanto protettore dei pignatari. Nella piazzetta antistante è stato eretto nel 2001 un monumento al grande grecista Leonzio Pilato, con una statua in bronzo opera dell’artista Maurizio Carnevali. In alto, sulla facciata, è murato un busto in arenaria raffigurante l’Eterno Benedicente identificabile con il rilievo che nella platea settecentesca dei Minori Conventuali viene descritto in una nicchia sovrastante il portale laterale esterno della chiesa di San Francesco d’Assisi, che sorgeva nei pressi della porta urbica (fi doc. 5, p. 93). Lateralmernte, due nicchie ospitano grandi vasi in terracotta smaltata di produzione seminarese, ivi collocati in occasione di recenti lavori di ristrutturazione. L’acquasantiera a destra dell’ingresso assembla una conca in pietra rossa di Taormina con un elemento reggimensa, capovolto, proveniente da un piccolo altare settecentesco e una base in marmo bianco recante la data 1702. 74 73 Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo, facciata. Arte Church of San Antonio (St Anthony) The Church of San Antonio (4) was built a short distance from the ruins of the town gate after the earthquake of 1783 perhaps on the site of the ancient church dedicated to Santa Maria dei Miracoli. For some time the church remained dedicated to Maria but was later renamed after St Anthony, a saint highly venerated in Seminara as the patron of pottery workers. In 2001 a bronze monument dedicated to the Greek scholar Leonzio Pilato created by the artist Maurizio Carnevali was erected in the small square in front of the church. At the top of the façade may be seen a sandstone bust depicting the Eternal Blessing (fig. 75) which has been identified as the relief once positioned in a niche over the external side door of the Church of San Francesco d’Assisi which stood close to the town gate. On one of the side walls are two niches in Seguace di G.B. Mazzolo, attr., Madonna col Bambino. 59 Arte 60 Lungo la stessa parete è murato uno scudo marmoreo coronato – inquartato: nel 1° e 4° contrinquartato di Castiglia e Leon; nel 2° e 3° d’Aragona-Sicilia, sinistrato di Angiò-Napoli (interzato in palo di Gerusalemme, Angiò e Ungheria antica); innestato in punta di Granata (M. C. A. Gorra) – recante l’arma di Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, subentrato sul trono di Napoli nel 1503 e morto nel 1516. Lo stemma si presenta accollato ad un’aquila al volo abbassato, con la te75 sta in maestà (simbolo di Scalpellino siciliano, attr., Dio Padre Benedicente (sec. XVII). San Giovanni adottato Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo, facciata. dai Re Cattolici per which stand huge enamelled esprimere la propria devozione all’apostolo e in seterracotta vases manufactured gno di gratitudine per la protezione accordata al rein the town and positioned gno), che lo stringe tenendone i fianchi tra gli artithere following recent repair gli. In basso sono rappresentate le imprese di Isawork. Also to be seen is a bella di Castiglia e di Ferdinando il Cattolico: rimarble crowned shield bearing the coat of arms of Ferdinand spettivamente, alla destra araldica un fascio di frecthe Catholic (fig. 76), King of ce e alla sinistra un giogo. Spain, who came to the throne Sulla parete opposta è collocata, su un basso piediof Naples in 1503 and died in stallo in muratura, un’immagine marmorea della 1513. The coat of arms is Madonna col Bambino (h. cm 159 ca), di proveattached to a flying eagle, symbol of St John adopted by nienza ignota, che, come aveva giustamente rilevathe Catholic king and queen as to già Alfonso Frangipane, riproduce, probabilmena sign of devotion to the te dietro precise indicazioni della committenza, la apostle and in recognition of Madonna degli Angeli di Antonello Gagini un tempo the protection he was to afford nella chiesa dei Minori Osservanti nella stessa Seto their kingdom. On the opposite side is a marble statue minara (fig. 61), opera che riscosse un notevole sucof the Madonna and Child (p. cesso iconografico nell’area. 58, fig. 74) standing on a low L’unica attribuzione ad una precisa personalità finora brick pedestal (c. 1,59 m high). proposta dalla storiografia è quella di Negri ArnolThe artist is unknown but di (1997) che ha fatto il nome di Giovambattista Mazseems, however, to have been inspired by the Gagini zolo, scultore carrarese attivo a Messina nella prima Maddona degli Angeli (fig. 61) metà del ’500. Tuttavia, le masse anatomiche turgionce kept in the Church of the de, i tratti fisionomici decisi delle figure, il trattaMinori Osservanti. The name mento delle chiome articolate in piccole ciocche ben of Giovambattista Mazzolo has definite, le pieghe della veste della Vergine piatte e been suggested despite various differences with the usual style quasi stirate e quelle del manto improntate a geoof the sculptor although a metrie essenziali quanto rigide e forzate, allontanacertain similarity has been no l’opera dal linguaggio più tipico del Mazzolo, mopointed out with the strando, però, notevoli tangenze con un manufatto Communion Holder existing Arte 76 Stemma dei Re Cattolici (1503-1516 ca). Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo. tardo come la Custodia eucaristica di Santo Stefano di Briga (Messina), datata al 1554, in cui l’anziano scultore dovette essere affiancato dal figlio Giovandomenico e probabilmente anche da altri aiuti (De Marco 2010). Senza, dunque, arrivare a ipotizzare una collocazione nella produzione estrema di Giovambattista, la statua di Seminara potrebbe essere il prodotto di uno scultore di formazione carrarese attivo nella cerchia dei Mazzolo e di cui al momento non si conoscono altre opere. L’altare maggiore reimpiega un paliotto e un tabernacolo tardosettecenteschi inseriti in una semplice struttura in muratura. at Santo Stefano di Briga (Messina) dated around 1554 when the aged Mazzolo must have been working alongside his son Giovandomenico and other artists (De Marco 2010). It is therefore possible that the statue is by a sculptor trained in Carrara and working within Mazzolo’s sphere of influence. The high altar reuses a late 18th century altar covering and tabernacle inserted into a brick structure. 61 Storia 62 Vasilios, Sant’Antonio Abate. Seminara, Chiesa dei Santi Elia e Filarete. Arte 77 Seminara, Chiesa Greca dei Santi Elia e Filarete. Un tentativo di ripristinare l’antico legame di Se- minara con la spiritualità bizantina è rappresentato dall’erezione della cosiddetta Chiesa Greca (5), di rito ortodosso, edificata tra il 2001 e il 2004 sul suolo donato da Santo Gioffrè al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. L’edificio sacro, dedicato ai Santi Elia e Filarete e ubicato a poca distanza dalla chiesa di Sant’Antonio al Borgo, ripropone l’impianto planimetrico, l’articolazione architettonica e il linguaggio decorativo tipici delle strutture chiesastiche bizantine calabresi. La scelta dei materiali e l’attenzione prestata nella messa in opera conferiscono alla piccola chiesa il sapore di un edificio antico. All’interno, su pareti e soffitti si stende una ricca decorazione pittorica, eseguita a tempera dal pittore greco Vasilios, che riproduce santi della Chiesa greca ed episodi della vita dei titolari, tra cui, sul soffitto del Sancta Sanctorum, la scena del bagno penitenziale di San Filarete nelle acque gelide del fiume che costeggiava il monastero, in seguito al quale il monaco avrebbe incontrato la morte. La chiesa è curata da una piccola comunità di suore basiliane che risiede nel prospiciente monastero ricavato in una vecchia casa colonica donata dallo stesso Gioffrè e ristrutturata all’uopo. Chiesa Greca (Greek Church) An attempt to re-establish the ancient link between Seminara and the Byzantine rite has been represented by the building of the Greek Orthodox Chiesa Greca (Greek Church) (5) which took place between 2001 and 2004 on land donated by Santo Gioffrè to the Patriarch of Constantinople Bartholomew I. The church is dedicated to the saints Elia and Filarete and is designed along the lines of other Calabrian Byzantine type churches. Inside, the walls and ceiling are richly decorated with paintings by the Greek artists Vasilios depicting lives of saints venerated in the Greek church. The church is looked after by a small community of Basilian nuns who live in the nearby monastery fashioned out of an old farmhouse also donated by Gioffrè. 63 Storia 78 Bottega di Andrea Calamech, attr., Carlo Spinelli (frammento dal monumento eretto nella piazza di San Francesco d’Assisi a Seminara distrutto nel 1783). Reggio Calabria, Museo Nazionale. 79 64 80 Medaglia recante l’impresa di Carlo Spinelli “Non dum in auge” (verso; 1562 ca). Paris, Cabinet National de France. 81 Medaglia celebrativa della fondazione di Carlopoli (recto; 1564 ca). Paris, Cabinet National de France. Medaglia celebrativa della fondazione di Carlopoli (verso; 1564 ca). Paris, Cabinet National de France. All’interno del municipio (10) si conservano importanti reperti recuperati dalle macerie dell’antico abitato. Oltre a due statue in granito grigio locale, mutile, raffiguranti monaci basiliani in preghiera, di datazione e provenienza incerta, e a due stemmi recanti l’emblema civico, San Mercurio a cavallo nell’atto di trafiggere Giuliano l’Apostata, soggetto rappresentato anche in un rilievo marmoreo quadrangolare cinque-secentesco, un interesse eccezionale rivestono i quattro pannelli che rivestivano il basamento del monumento a Carlo Spinelli, nei documenti antichi detto «il Duca di marmo» (fi doc. 5, p. 93). L’opera, che campeggiava nella piazza antistante la chiesa dei Minori Conventuali e che andò distrutta nel terremoto del 1783, presentava un’impostazione simile al monumento a Don Giovanni d’Austria, eretto intorno al 1572 dal Senato di Messina in onore del vincitore di Lepanto, figlio naturale di Carlo V, progettato e diretto da Andrea Calamech, al quale si attribuisce anche l’intervento seminarese (Negri Arnoldi 1997). Del monumento a Carlo Spinelli, oltre ai quattro pannelli a bassorilievo conservati nel municipio, è pervenuta anche la testa della statua che ritraeva il feudatario (fi p. 83), probabilmente in armatura pedestre alla spagnola. Il brano scultoreo, in deposi- Arte Municipio (Town Hall) The Municipio (10) houses some important works of art recovered from the ruins of the old town. As well as two grey limestone statues of Basilian monks at prayer, two coats of arms showing the town emblem, and San Mercurio on horseback spearing Giuliano the Apostate (figg. 83, 84), also depicted in a seventeenth century marble relief, of particular importance are the four panels belonging to the base of the monument to Carlo Spinelli also called “il Duca di Marmo” (The Marble Duke, p. 14) in old documents. The monument, similar to one dedicated to Don John of Austria designed by Andrea Calamech, also responsible for the Seminara monument, and erected in Messina around 1572, was situated in the square in front of the Church of the Minori Conventuali but destroyed in the earthquake of 1783. 83 Scultore siciliano, attr., San Mercurio. Seminara, Municipio. 84 82 Seminara, Municipio. Stemma civico (XVIII sec.). Seminara, Municipio. 65 Storia Bottega di Andrea Calamech, Ingresso trionfale di Carlo V a Seminara e fondazione di Carlopoli. Seminara, Municipio. Il pannello che più ha attirato l’attenzione degli studiosi è senza dubbio quello che presenta in una sorta di quadro sinottico, tratteggiato con vivace estro narrativo, eventi tra loro distanti cronologicamente ma unificati dal sotteso programma iconologico diretto «a legare per il futuro la città di Seminara all’ingresso trionfale di Carlo V e al feudatario» (Martorano 2002). Immersa in un paesaggio animato culminante in alto a destra nella rappresentazione dello Stretto, al centro del rilievo appare la città di Seminara, cinta da un’alta cortina muraria bastionata, interrotta dalla porta urbica stretta tra due torri e monumentalizzata da un trattamento a bugnato: al suo interno, dal fitto tessuto urbano, in cui svettano le cupole e i campanili degli edifici religiosi, si distingue la cittadella fortificata, su un’altura a destra dell’abitato. In basso a sinistra un corteo accompagna verso la città l’imperatore che, protetto da un sontuoso baldacchino, avanza sul suo cavallo bardato, preceduto dal suono delle trombe degli araldi che aprono la strada tra due ali di folla. In alto a destra, in prossimità della costa lambita dalle acque ondose dello Stretto, al di là del quale si protende Messina con il suo porto falcato e la torre del Faro, il duca Carlo, a ridosso dell’antico abitato di Palmi, è intento a dirigere i lavori di costruzione della nuova città fortificata alla quale avrebbe dato il nome di Carlopoli. L’estremità superiore sinistra del pannello è occupata da una scena di caccia, una pratica alla quale il territorio di Seminara era particolarmente vocato, come testimoniava, fra l’altro, la dedica a Santa Maria degli Uccellatori di un piccolo insediamento dei minori conventuali nei pressi di Palmi. L’abbondanza di cacciagione è, inoltre, sottolineata dalle fonti antiche. Sembra che nel rilievo il duca abbia inteso fissare la propria visione di Seminara che appare come una terra di delizie nella suggestione del paesaggio digradante verso il mare, coniugando l’orgoglio della propria impresa di fondazione di Carlopoli con il ricordo di quando, nell’autunno del 1535, il nonno Carlo, primo conte di Seminara, aveva accolto nella città Carlo V. La visita dell’imperatore, vanto della casata e della stessa città, era peraltro commemorata da una lapide murata sulla facciata della chiesa dello Spirito Santo, presso la porta settentrionale della città, prospettante sulla piazza dove era collocato il Duca di marmo. 66 Arte 85 Bottega di Andrea Calamech, Battaglia sul Petrace (ante 1568). Seminara, Municipio. to presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria, trova eccezionali riscontri nel busto rappresentato sul recto di due medaglie celebrative, fatte coniare dal duca tra il 1562 e il 1564, recanti rispettivamente al verso la Sfera del Sole, secondo la concezione tolemaica, accompagnata dal motto «Non dum in auge», adottato da Carlo Spinelli quale sua personale impresa, e una rappresentazione di Carlopoli, la nuova città fortificata fondata dallo stesso a ridosso del vecchio abitato di Palmi. Carlo Spinelli, terzo conte e poi duca di Seminara, molto influente a corte, ove ottenne alti incarichi, è ricordato dalle fonti contemporanee per il valore dimostrato nelle campagne belliche condotte al seguito del viceré e per le sue doti di uomo di cultura, in contatto con artisti e intellettuali del tempo (De Marco 2010). Sempre attento ad accrescere il proprio potere feudale, ottenuto nel 1559 il titolo di duca sulla terra di Seminara, per essersi distinto nella guerra As well as the four panels, the head of the statue of Carlo Spinelli (fig. 78) dressed in Spanish style armour has survived and is exhibited in the National Museum in Reggio Calabria. Contemporary evidence of the authenticity of the head may be found comparing it to the bust printed on the reverse side (fig. 80) of two medals coined by the Duke in 1562 and 1564. The other side of the medals (fig. 79) depicts the sun and the motto “Non dum in auge” which the Duke himself adopted together with a view of Carlopoli (fig. 81), the new fortified town founded by Spinelli close to the old town of Palmi. Carlo Spinelli, third Count 67 Arte 86 Bottega di Andrea Calamech, Battaglia nella guerra di Campagna di Roma. Seminara, Municipio. and later Duke of Seminara was very influential at court earning high positions. He is remembered by contemporary sources for his bravery shown on the battlefield following the viceroy as well as for his gift as a man of culture, ever in contact with artists and intellectuals of the time. He was careful to increase his feudal power throughout his life and in 1559 was granted the title of duke after having distinguished himself in the war of the Campagna di Roma under the Duke of Alba. The monument to Spinelli was commissioned in 1568, the year of his death in Lecce where he was living as commander of the Terra d’Otranto. The four side panels were to have been accompanied by explanatory 68 di Campagna di Roma sotto il duca d’Alba e in Piccardia, nel gennaio del 1565 acquistò dalla propria nuora lo stato di Cariati, conseguendovi nel novembre dello stesso anno il titolo di principe. Le mire autocelebrative del personaggio, attestate dalla coniazione delle due medaglie e dai dati biografici tramandati dalle fonti, inducono a ricondurre al duca anche l’erezione del monumento seminarese, che, ubicato nella piazza che rappresentava lo snodo urbanistico più importante della città e che si offriva allo sguardo appena varcata la porta del Borgo, mirava non solo all’esaltazione del casato, ma principalmente ad illustrare le glorie militari del feudatario. Commissionato entro il 1568, anno in cui Carlo Spinelli muore a Lecce dove risiedeva in qualità di Preside di Terra d’Otranto, il monumento presentava, sulle quattro facce del podio, altrettanti bassorilievi accompagnati da targhe esplicative rimaste intonse probabilmente a causa della sopraggiunta morte del committente. Arte plates which were never completed probably due to Spinelli’s death. The three best preserved panels depict a) the triumphal entry of Charles V to Seminara and the foundation of Carlopoli (p. 66) b) the battle on the river Petrace which took place near the old bridge on April 14, 1503 between French and Spanish troops (fig. 85) c) an episode from the Campagna di Roma war in which the Duke of Alba with Carlo Spinelli in his following, fought against Papal and French forces (1556/1557; fig. 86). The battle is depicted as taking place in a 87 valley at the foot of a walled city. Bottega di Andrea Calamech, Carlo Spinelli al cospetto di Filippo II. It is more difficult to interpret Seminara, Municipio. the fourth panel as only a fragment survives (fig. 87). I pannelli più integri raffigurano l’Ingresso trionfale However, there seems to be a di Carlo V a Seminara e la fondazione di Carlopoli; la Batmilitary camp in a valley taglia sul fiume Petrace, avvenuta nei pressi del Pondominated by a hill on which te Vecchio il 14 aprile 1503 tra le squadre francesi e can be seen two fortified towns. In the top right hand corner quelle spagnole; un Episodio della guerra di Campagna there is a man dressed in di Roma, condotta contro le forze papali e francesi armour paying homage to a dal duca d’Alba tra il 1556 e il 1557, nella quale Carmonarch seated on a throne. lo Spinelli fu impegnato in prima persona, portanThe man may well be Carlo do fra l’altro a compimento, nel brevissimo spazio Spinelli and the scene may refer to the war in Flanders and di quaranta giorni, la fortificazione di Civita di ChiePicardy in which the Duke ti (De Marco 2010). Lo scontro si svolge in una valdistinguished himself and was lata ai piedi di una città cinta da mura bastionate, subsequently rewarded by King raffigurata in alto a destra, dalla cui porta urbica si Philip II with the noble title. riversa contro il nemico una squadra di fanti recante le insegne dello Stato pontificio (De Marco 2010). Più ardua è l’interpretazione del quarto pannello, frammentario, nel quale si vede un accampamento militare, posto in una valle sovrastata da una cresta collinare sulla quale sorgono due borghi fortificati. In primo piano una squadra di cavalieri avanza preceduta dall’artiglieria schierata, mentre in secondo piano un gruppo di fanti punta gli archibugi contro il nemico. In alto a destra, un personaggio con armatura pedestre ed ampio mantello rende omaggio a un sovrano seduto sul trono di cui si intravedono i montanti laterali a foggia di sfinge. L’uomo d’arme che esterna la propria abnegazione al cospetto del suo re è probabilmente lo stesso Carlo Spinelli e la scena potrebbe riferirsi alla guerra di Fiandra e Piccardia, nel corso della quale il conte di Seminara si distinse con atti di eroismo che gli valsero la concessione del titolo ducale da parte del sovrano Filippo II. 69 La Ceramica Argilla grezza estratta in località Forese. Seminara, Bottega Ditto. 70 «Scomparsa l’industria per la lavorazione delle pelli, il cui profitto dava sostenimento a molte famiglie (dato che il prodotto esportato nelle regioni vicine era molto richiesto ed apprezzato) è invece tuttora fiorente la lavorazione delle ceramiche artistiche e della terracotta vivacemente colorata, anche se progressivamente e metodicamente stanno venendo a mancare i grossi laboratori ed i grossi forni a legna ed a sansa che un tempo venivano utilizzati per la produzione di materiale edile (mattoni, tegole, fumaioli, ecc.)» (Zappone 1988, p. 15). Oltre vent’anni sono trascorsi da quando Zappone già denunciava il progressivo declino dell’arte ceramica seminarese. Oggi le botteghe che ancora perpetuano, con una tenacia che non manca di stupire, i sistemi tradizionali di lavorazione e di cottura sono due soltanto, mentre le altre tre attive nel centro, delle varie decine attestate nel secondo dopoguerra, hanno finito, inevitabilmente, per adeguarsi al progresso tecnologico e alle nuove tendenze del gusto, perdendo però in parte quei connotati tipici che avevano reso per secoli i prodotti semina- La Ceramica Ceramics Today only two workshops continuing the production of ceramics using traditional methods still exist. Three others have adapted to technological progress and new trends in style losing those typical characteristics which, for centuries, had distinguished Seminara ceramics from similar products in Calabria and Italy as a whole. Although it is not certain when the production of ceramics for decorative, rather than purely functional (pottery for cooking vessels) purposes began, by the time the Catasto Onciario (Town Register) was published in 1746, the working of ceramics was one of the main manufacturing activities of the local population. In that year 89 Macina per “smalti”. Seminara, Bottega Ditto. 88 Macina per smalti. Seminara, Bottega Ferraro. 90 Forno per la cottura del piombo. Seminara, Bottega Ditto. 71 La Ceramica 91 L’organizzatore Vincenzo Infantino e alcuni partecipanti al corso tenuto dalla Cooperativa Ceramisti di Seminara nel 1950. resi inconfondibili tra i manufatti analoghi non solo calabresi. Sebbene non sia stata ancora chiarita l’epoca in cui accanto alla produzione di stoviglie da cucina sia stata introdotta a Seminara l’usanza di una lavorazione della ceramica con valenze decorative, di certo al tempo della redazione del Catasto Onciario tale occupazione costituiva una delle principali attività manifatturiere della popolazione. Nel 1746 risultano, infatti, attivi a Seminara 23 pignatari, quasi tutti residenti nel borgo periferico che traeva la propria denominazione dalla concentrazione delle fornaci di pignate, secondo una tendenza documentata in varie località che discendeva dall’esigenza di limitare i rischi d’incendi: Antonio di Condina, Antonino e Vincenzo Russo, Antonino, Paolo e Michele Terranova, Antonio Valenti, cinque membri del clan Evangelista (Bartolo, Bruno, Saverio, Egidio, Matteo), Bruno ed Aran Morè, Ivan e Nicola Schimizzi, Aran e Giuseppe Russo, Nicola e Stefano Doculano, Fornace a legna per la cottura della ceramica, 23 pottery makers were working in Seminara, most of whom living in an area on the outskirts of the town which took its name (Quartiere Pignatari) from the high number of pottery kilns. In 92 72 particolare. Seminara, Bottega Ditto. Domenico Ditto e il “discepolo” Francesco Lombardo in bottega. La Ceramica 1777 the English traveller Henry Swinburne noted “a certain liveliness of the ceramics industry”. The town register of 1824 records the presence of four kilns in the Quartiere Pignatari despite the terrible damage caused by the earthquake of 1783. The second half of the 19th century saw a rapid increase in the number of kilns. By 1880, 28 working kilns are recorded in the Crown register with hand operated mills working to grind enamels employing as many as 25 lathe-turners, 18 kilnmen and 14 enamellers. Huge urns for containing oil were manufactured (giarre) as well as rough pots and pans but also decorative enamelled vases. Trade of these products followed pilgrimage routes and much business was done with the many pilgrims who came 93 to worship at the shrine of the Madonna dei Poveri in 94 Esposizione di ceramiche alla 1a Fiera dell’Artigianato di Seminara (Domenico Ditto; Agosto 2010). 73 La Ceramica 74 Rocco Condurso in azione al suo tornio a pedali. Seminara, Bottega Condurso al vecchio quartiere dei Pignatari. Seminara. The pottery makers themselves also took their wares to sell at the main town fairs around the region in the past just as they continue to do today. Many different types of pottery make up the production including; Double amphora (lancelle) Tankards (cannate) Decorated tankards (cuccumi) Small jugs with spouts (bumbuleji) Hedgehog style pitchers (porroni a riccio) It is worth mentioning in particular the votive fish shaped flasks which distinguished the pilgrims at the Fair of San Rocco at Rosarno. Another entertaining type of pottery is the gabbacumpari (“drink if you can”), a wine jug with a series of holes worked into the pottery which only the most able can drink from. Today there are two artisans still working in Seminara who have held on to the old traditions both in the type of La Ceramica Paolo, Bruno e Santo Marano (Donatone 1983). Da questo elenco risalta subito la presenza di artigiani di origine ebraica. Nel 1777 un viaggiatore inglese, Henry Swinburne, nota nel paese «una certa animazione di industrie ceramiche». Dal Catasto del 1824 si rileva nella cittadina, messa in ginocchio dal grande flagello del 1783, la presenza di quattro fornaci osia fondaci di pignate, ancora per lo più ubicate nel quartiere Pignatari – appartenenti a don Francesco Antonio Soraci (p. 245), mastro Domenico Antonio Russo (p. 246) e signor Vincenzo Evangelista (p. 247) – ma anche al Borgo – mastro Luigi Furato (p. 328) – e al Partuso – mastro Gaetano Collura (p. 261) – in ogni caso quartieri periferici. Nella seconda metà dell’800 la produzione subisce un’impennata, tanto che nel 1880 il Corona registra l’attività di ben 28 fornaci, con relativi mulini azionati a mano per la macinazione degli smalti, che davano lavoro a 57 addetti: 25 tornitori, 18 fornaciai e 14 smaltatori. Si producevano «grossi vasi per l’olio (giarre), stoviglie grossolane ed anche vasi smaltati per decorazioni». La commercializzazione del prodotto seguiva le vie dei pellegrinaggi, sulla scia della devozione alla Madonna dei Poveri, che attirava a Seminara un notevole concorso di pellegrini, ma anche grazie alla mobilità dei pignatari che allora come oggi non manca- 95 Fornace a legna per la cottura della ceramica. Seminara, Bottega Condurso al vecchio quartiere dei Pignatari. 75 La Ceramica 76 vano di esporre le proprie mercanzie alle principali fiere della regione. Intorno al 1948, per iniziativa di Vincenzo Infantino, un insegnante laureato in Pedagogia a Messina, viene fondata una cooperativa alla quale aderiscono quasi tutti i ceramisti operanti nella cittadina, circa una sessantina, tra i quali figurano gli ultimi membri dei clan Russo e Ioculano, accanto a maestri ancora viventi come Domenico Ditto, Antonio Ferraro e Antonio Latino. Anche se ad oggi le conoscenze della ceramica seminarese sono limitate a manufatti ottocenteschi, come ha osservato Donatone (1983), è presumibile che le tipologie attestate nell’800 ripetano «un repertorio formale e plastico tradizionale già caratteristico dei 96 secoli precedenti. Le stesse Trafilatrice per l’argilla. Seminara, Bottega Condurso al vecchio tecniche di invetriatura, quartiere dei Pignatari, scorcio dell’interno. esclusivamente su ingobbio article produced and in the a decorazione spesso graffita, e con successiva vertechniques and materials used. niciatura ad ossido di piombo, sono tipiche della ceDomenico Ditto (b.1936) ramica medievale». continues to use the local clay Tra le forme prodotte – anfore biansate (lancelle), extracted in the Forese area of boccali (cannate), talora con ornati a rilievo (cuccuthe town and worked and drawn in order to crush any mi), piccole brocche con becco (bumbuleji), orci a foggrains of sand which could gia di riccio (porroni a riccio), borracce a ciambella, cause problems during lanterne, bottiglie e fiasche antropomorfe (babbalumanufacture. Mastro ti o babbuini), maschere grottesche, vasi da balcone Domenico knows that this clay (graste) – si segnalano, per il loro carattere votivo, has excellent elastic qualities , does not crack and is le borracce a forma di pesce, che costituivano il diparticularly suited to being stintivo rituale dei pellegrini della fiera di San Rocbaked in the traditional wood co a Rosarno. Altra tipologia tipica, dalle valenze kiln built with bricks and quasi “iniziatiche”, è il gabbacumpari (bevi se puoi), “tajo” like a bread oven. His una brocca da vino con una serie di fori, da dove kiln was built in exactly the same way as his father’s before può bere soltanto chi è particolarmente abile. him. He even prepares his own Tra i ceramisti ancora attivi a Seminara, due sono enamels in a special pestle quelli che mostrano il maggiore attaccamento alla tramixing baked lead in a small dizione, sia nelle tipologie fittili che nelle tecniche e kiln with metal oxides (copper nei materiali adoperati. Nato nel 1936, Domenico for green, iron for yellow, manganese for brown and with Ditto continua a lavorare l’argilla del posto, cavata La Ceramica 97 Tegami in fase di lavorazione. Seminara, Bottega Condurso al vecchio quartiere dei Pignatari. in località Forese, manipolata e trafilata per macinare i granelli di sabbia che creerebbero problemi durante la lavorazione. Mastro Domenico sa che quell’argilla possiede caratteristiche plastiche ed elastiche eccezionali, «non spacca», ed è quanto mai adatta alla cottura nella tradizionale fornace a legna, costruita con mattoni e una terra grassa detta maddu, simile a un forno da pane, e che egli stesso ha fatto riprodurre, come gli aveva insegnato il padre Giuseppe, nel retro della nuova bottega alle spalle di Piazza Mercato dove si è trasferito negli anni ’70 lasciando il laboratorio paterno che aveva sede nell’attuale via San Marco. Anche i “colori” adoperati sono quelli che prepara da sé nell’apposita macina, mescolando il piombo cotto in una piccola fornace con gli ossidi metallici (a base di rame per il verde, di ferro per il giallo, di manganese per il marrone, ai quali si aggiunge il pigmento noto come blu Sèvres). Mastro Domenico, oltre ad aver avviato all’attività il figlio Antonio, è affiancato, ormai da quattro an- the addition of blue Sèvres pigment). Mastro Domenico has taught the secrets of his art not only to his son Antonio but also to a young pupil, Francesco Lombardo.The Ditto family kiln has a dome shaped cover and is loaded through a side passage closed by a metal doorway. An even more ancient type of kiln is the one still used by Rocco Condurso in the workshop which once belonged to his father in Borgo dei Pignatari (14). His kiln (c.1,80m deep) is known as an “open well” type and is loaded from the top. The ceramics to be baked must be arranged in such a way as to create a sort of dome which is then covered with broken old bits and pieces 77 La Ceramica 78 ni, da un giovane discepolo, Francesco Lombardo, al quale ha trasmesso tutto il bagaglio dell’arte dei maestri pignatari. Su Francesco, Entrato in bottega ad appena sedici anni e che ha già acquisito un’eccezionale padronanza delle complesse tecniche di lavorazione e di cottura, grava l’onere di garantire ad altre generazioni la trasmissione dei segreti della plurisecolare tradizione ceramica seminarese. Se la fornace di Ditto, dotata di copertura cupoliforme, si carica lateralmente attraverso uno stretto varco chiuso da una porta metallica, tratti ancora più arcaici rivela la fornace utilizzata da Rocco Condurso, l’unico che ancora mantiene il proprio laboratorio nella vecchia bottega paterna al 98 borgo dei Pignatari Ceramiche di Paolo Condurso (14). La sua fornace, del tipo detto “a pozzo aperto”, larga e profonda circa 1,8 m, si carica of pottery. Mastro Rocco (b.1948) also works local clay dall’alto. Al suo interno, le ceramiche da cuocere deand during the winter prefers vono essere sistemate in modo da creare una sorta to use the old pedal driven di “cupola” che viene infine rivestita con vecchi cocpotter’s wheel to help protect ci e scarti di cottura. Questo forno non richiede canhimself from the cold wind na fumaria perché il fumo fuoriesce naturalmente that blows through the ancient building. Rocco’s brother dagli interstizi del tetto, con le tegole poggiate diPaolo has undertaken a rettamente sull’ordito di travi e correntini. different route even though he Anche mastro Rocco, nato nel 1948, impiega l’argilla started by following in the locale che conserva in uno spazio all’aperto, accanto footsteps of his father, alla bottega, coperta da un telo impermeabile. Nei meGennaro. Paolo (b.1928) has developed an independent si invernali preferisce adoperare il vecchio tornio a artistic idiom made up of pedali, per esorcizzare l’aria gelida che penetra nelornaments and bright colours l’antico fabbricato da ogni dove. introduced to renew the Una strada diversa ha intrapreso il fratello Paolo Contraditional colours of yellow durso, che pur avendo mosso anch’egli i primi pasand green. Despite still La Ceramica si nell’alveo della tradizione, appresa dal padre Gen- producing some artefacts in the ancient forms (although naro, ha sviluppato nel tempo un linguaggio artistioften reinterpreted), Paolo co autonomo. Nato nel 1928, la sua produzione si diCondurso has detached himself stingue, infatti, per l’estro creativo degli ornamenti from the old ways and plastici e i cromatismi vivaci introdotti a interrom- traditions of Seminara in form, pere il predominio dei gialli e dei verdi. Accanto a choice of materials and method manufatti che riproducono forme tipiche, sia pure of baking which is now done in a modern gas fired kiln. His reinterpretrate, in buona parte le ceramiche del Caproductions are no longer valiere, che firma i suoi pezzi per incisione, sono orSeminara ceramics but Paolo mai sganciate dalla tradizione seminarese, sia nelle Condurso’s creations and are, to a greater extent, works of tipologie che nella scelta dei materiali – argilla imart rather than simply portata da Santo Stefano di Camastra e smalti induceramics. striali – e nelle modalità di cottura che avviene in un Giuseppe Ferraro is another moderno forno a metano. I suoi prodotti non sono artist who has opted for più ceramiche di Seminara, sono semplicemente creainnovation. His ceramics have lost any popular tendency and zioni di Paolo Condurso, che, a buon diritto, si senbecome cultured and refined te più artista che semplice ceramista. works of art. Fino a quando ha protratto la sua attività, anche AnThe time required for creating tonio Ferraro, classe 1934, utilizzava per la cottura ceramic pieces has decreased una fornace “a pozzo aperto” che aveva fatto riwith the use of pre-packed Tuscan clay bricks and gasprodurre, nel seminterrato del nuovo laboratorio fired kilns. Even the enamels dove si era trasferito intorno al 1968, su modello dell’antica nell’originaria bottega nel borgo dei Pignatari, dove aveva appreso l’arte dal padre Giuseppe (1890-1983) e dalla quale provengono i pezzi, diligentemente rimontati, della grande macina per smalti (fig. 88), un tempo azionata da un mulo, di cui pare si servisse gran parte dei ceramisti seminaresi. Il congegno è conservato come un cimelio dal figlio Vincenzo Ferraro, che continua ad adoperare la camera di essiccazione paterna, in parte scavata nella roccia, pur essendo passato al più pratico forno a metano. La sua produzione si colloca a mezza strada fra tradizione e innovazione, mantenendo le vecchie tipologie con una revisione del repertorio formale in chiave più sobria ed essenziale. 99 La via dell’innovazione ha Paolo Condurso nella sua bottega. 79 La Ceramica 02 01 03 04 Ceramiche di Vincenzo Ferraro. are supplied by wholesalers, and despite retaining a preference for shades of yellow, have a finished texture which is smoother and more homogenous than in the past. In Giuseppe Ferraro’s workshop it is possible to find products which do not belong 80 scelto anche Giuseppe Ferraro, con il quale la ceramica seminarese ha abbandonato l’accento popolaresco per acquisire una veste più colta e raffinata, sebbene per certi aspetti meno caratteristica. I tempi di lavorazione sono snelliti grazie all’uso di panetti confezionati di argilla di produzione toscana e alla cottura tramite forno a metano. Anche gli smalti, pur mantenendo la gamma cromatica con- La Ceramica 06 05 07 Ceramiche di Giuseppe Ferraro. sueta, con una particolare predilezione per i gialli, sono quelli forniti dall’industria e presentano una finitura superficiale più liscia e omogenea. Nella bottega di Giuseppe Ferraro si possono trovare manufatti estranei al repertorio tradizionale seminarese ma molto richiesti dal mercato contemporaneo, come appliques, lampade, fioriere pensili, vasi impreziositi da fiori e frutti variopinti. to the tradition of Seminara but which are highly sought after by purchasers including wall appliqués and lamps. Vincenzo Ferraro’s production lies halfway between tradition and innovation. While holding on to the ancient forms, he reinterprets them in a simpler 81 L’Olio Olio d’oliva Extra Vergine e Vergine (latta da 5 l). Seminara, Frantoio La Scala. 82 I frantoi oggi attivi a Seminara – due quelli prin- cipali che commercializzano il prodotto con un proprio marchio – sono eredi di una tradizione antica, che affonda le proprie radici lontano nei secoli, scaturendo dalla naturale vocazione olivicola dell’area. Attraversando le campagne circostanti non ci si può sottrarre al fascino che promana dagli ulivi secolari, altissimi, con le fitte chiome protese verso il cielo, protagonisti assoluti del paesaggio di Seminara. Le caratteristiche vegetazionali degli alberi, prevalentemente nelle varietà ottobratica e sinopolese, l’altezza considerevole della pianta che può raggiungere i 10 m e il calibro contenuto dei frutti, hanno a lungo impedito di garantire un buon livello qualitativo dell’olio prodotto, principalmente perché l’unico sistema di raccolta economicamente sostenibile prevedeva l’impiego delle reti e la caduta spontanea delle olive. Solo di recente, con l’ausilio di scuotitori dotati di braccio telescopico in grado di elevarsi fino a 12 m da terra, le aziende hanno potuto migliorare le modalità di raccolta, cosicché il progresso tecnologico, affiancato dalla maggiore attenzione prestata alle fasi di molitura, consente oggi di offrire al mercato un prodotto altamente competitivo. Il frantoio più antico, sebbene dotato di impianti 09 08 Antonino La Scala (1874-1940), fondatore della distilleria e del frantoio La Scala. Seminara, Frantoio La Scala. L’Olio Olive Oil The oil mills still working today in Seminara inherit an ancient tradition carried on for centuries thanks to the widespread cultivation of olive trees in the area. As one travels through the surrounding countryside it is impossible not to be impressed by the sight of tall, centuries-old olive trees, their tips reaching for the sky and which absolutely dominate the area. The trees are of a particularly tall variety, sometimes reaching 10 metres, and the fruit is often to be found at the top of the plant. For a long time this meant that it was difficult to guarantee a high quality oil, mainly because the only economically sound way of collecting the olives was to wait for them to fall spontaneously onto the nets which were positioned underneath the trees. Recently, however, mechanical olive shakers with telescopic arms able to reach 12 metres above ground have been used, Il titolare Domenico La Scala nel suo frantoio. 83 L’Olio Sapone e Olio d’oliva Extravergine (vari formati). Seminara, Frantoio La Maddalena. 84 permitting the farms to improve olive collection. So, technological progress together with a more careful milling process, has enabled local farmers to offer a high quality and competitive product. Domenico La Scala, grandson of the firm’s founder Antonino La Scala (1894-1940), manages the oldest olive mill in the area which, however, now uses completely modernised machinery. The La Maddalena factory offers a wider range of products and is trying to adapt itself to market trends by producing, alongside the traditional virgin and extra-virgin olive oils, oils aromatised with hot pepper, lemon, garlic, mint, rosemary and basil and green olives in brine and Marseilles soap. The farm was founded by Antonio Campagna in 1988 and comprises 25 hectares of olive groves. Campagna died in 2000 but is work his continued by his son and his widow, Maria Maddalena Monteleone. L’Olio completamente modernizzati, è quello condotto da Domenico La Scala, nipote di quell’Antonino La Scala (1874-1940) che nei primi anni del ’900 avviò la famiglia all’attività di molitura delle olive su grossa scala. Padre di undici figli, proprietario terriero e imprenditore, impiantò a Seminara anche una distilleria, un saponificio ed una fabbrica di laterizi. L’azienda arriva a produrre annualmente 15.000 l di olio proprio, nelle varietà vergine ed extravergine, al quale si aggiunge quello ricavato dalle olive molite per conto di utenti esterni. Una più ampia gamma di prodotti propone al consumatore lo stabilimento La Maddalena, anch’esso dotato di moderni impianti di molitura, che sta cercando di adeguarsi alle nuove esigenze del mercato sia nel confezionamento che nella diversificazione dell’offerta, comprendente, accanto al tradizionale vergine ed extravergine estratto a freddo, anche oli aromatizzati al peperoncino, limone, aglio, menta, rosmarino e basilico, olive verdi in salamoia, sapone di Marsiglia. Impiantata nel 1988 da Antonio Campagna, scomparso nel 2000, l’azienda, che comprende uliveti per un’estensione complessiva di 25 ettari, è portata avanti con grande professionalità dalla vedova, Maria Maddalena Monteleone, e dal figlio. 10 Apparecchiature per la molitura delle olive. Seminara, Frantoio La Maddalena. 85 Storia 86 Il titolare, Antonino La Scala, accanto al moderno impianto di distillazione a ciclo continuo. Seminara, Distillerie La Scala. La prima distilleria (19) sorse a Seminara agli inizi del ’900 ad opera di Antonino La Scala, il quale, proprietario di numerosi oliveti e vigneti, pensò di impiantare anche una distilleria per sfruttare le sue vinacce e quelle del territorio. Nella prima metà del ’900, nella Piana, erano attive cinque distillerie: due a Seminara e altre tre tra Palmi e Gioia Tauro. Di questi opifici l’unico che è riuscito a sopravvivere alle mutazioni del mercato è la distilleria La Scala di Seminara. All’attuale titolare e conduttore, Antonino La Scala, nipote e omonimo del fondatore, si deve l’introduzione della lavorazione dell’acquavite. L’opificio, infatti, che in origine, come le altre distillerie della zona, produceva alcool, fu convertito alla distillazione della grappa nel 1964. Dapprima commercializzata solo all’ingrosso e immessa sul mercato imbottigliata ed etichettata dai produttori veneti, l’ottima grappa La Scala, ottenuta secondo procedimenti artigianali, possiede un proprio marchio e viene venduta al dettaglio dal 1970. Comparve così la Grappa Aspromonte, la prima grappa distillata e imbottigliata in Calabria: ottenuta con il metodo a fuoco diretto, si distingue per il particolare bouquet conferitole da un mix di vinacce ricavate da sette varietà di uve autoctone. 12 11 Grappe nelle varianti Classica, Aromatizzata al Bergamotto e al Peperoncino. Seminara, Distillerie La Scala. La Grappa Grappa The first distillery (19) was opened in Seminara at the beginning of the 20th century by Antonio La Scala in order to put to good use the grapes produced in the area. By the middle of the century four distilleries had opened on the Piana but of the four, only La Scala’s in Seminara survives today. The firm is run by the founder’s grandson, of the same name, who decided to extend production to include acquavita. At first the distillery produced only alcohol but by 1964 had begun to trade in grappa as well. Initially production was only for sale to wholesalers and was often bottled and labelled by Venetian distilleries but in 1970 the first Grappa Aspromonte, distilled and bottled in Calabria, was sold in the shops. Disalcolatore continuo Padovan (1964). 87 In Libreria Santo Gioffrè artemisia sanchez Mondadori, Milano 2007 ISBN: 978-88-04-56392-1 Euro 8,80 Giunta alla seconda edizione, l’opera prima di Gioffrè che ha ispirato la nota fiction televisiva trasmessa dalla RAI. Nella primavera del 1785, a Seminara, un sacerdote di nobili origini viene ferito in un agguato. Chi ha colpito il prelato? E, soprattutto, perché? L’autore ha indagato tra carte vecchie di oltre due secoli, riuscendo a riportare alla luce una tragedia di amori e potere negli anni difficili in cui la Calabria tentava di uscire dal passato feudale sotto la spinta delle idee illuministe. Tra i primi ad appoggiare lo spirito dei tempi nuovi c’è proprio don Angelo Falvetti. L’aggressore ha dunque voluto punire il prelato per aver tradito la propria nascita aristocratica? Si è trattato di una vendetta politica? O di vendetta d’amore? Perché don Angelo ha amato una donna bellissima, Artemisia Sanchez, giovane e ribelle rampolla della più potente famiglia di Seminara. è lei la vera protagonista di questo racconto che, nella miglior tradizione del romanzo 88 Santo Gioffrè Leonzio PiLato Santo Gioffrè La terra rossa Rubbettino, Soveria Mannelli 2008 ISBN: 978-88-498-1854-3 Euro 13,00 Rubbettino, Soveria Mannelli 2010 ISBN: 978-88-498-2888-7 Euro 16,00 Nel dicembre del 1365, di ritorno dal suo ultimo viaggio da Costantinopoli a Venezia, il greco di Calabria Leonzio Pilato, distrutto nel fisico e stanco nella mente, punto nell’orgoglio, ripercorre, a ritroso, la sua intensa e tragica vita. Il romanzo affonda il suo dire in quel periodo storico misterioso e sconosciuto che portò, da una parte, all’annientamento fisico, culturale e spirituale dei greci di Calabria da parte degli Angioini e, dall’altra, alla vendetta di quella cultura che, attraverso la penna di Leonzio, perpetuò se stessa dando all’Occidente le fonti dell’umanesimo: la traduzione, per la prima volta nel mondo medievale, dal greco in latino dell’Iliade e dell’Odissea. In un crescendo di pathos in cui l’ardire del racconto diventa inno alla libera cultura, Leonzio canta il massacro della sua famiglia e la sua epica vendetta, i suoi amori, i suoi viaggi, le conoscenze degli uomini che mai potettero fare a meno di lui, da Barlaam a Roberto d’Angiò e al Boccaccio. Un paese senza nome di quella parte di Calabria lambita dal fiume Petrace (il Metauro del tempo mitico) e battuta dallo scirocco che rende folli gli uomini. Gli anni della breve vita di don Ciccio d’Alessandro (18901935), nobile e ricco medico, le cui azioni renderanno tragiche le esistenze di coloro che userà quasi fossero strumenti in suo possesso. Strumenti che si ammalano delle malattie incurabili della povertà e che a volte prendono il nome di “mantenute”, giovani donne fedeli come mogli ma senza averne i diritti. E poi c’è la ’ndrangheta che finisce di avvelenare una società impietrita da meccanismi di millenaria iniquità, congegnati per dare sempre più privilegi a chi già li ha e dolore a chi non ha neppure il diritto di vivere e di amare i propri figli. Due parti di umanità che la morale vorrebbe lontane ma che la natura, il destino, l’istinto vogliono mescolati in incroci sterili, come sterili sono i muli. - Municipio Piazza Vittorio Emanuele III, 2 Seminara Tel. 0966.317004, fax. 0966.317560 - Pro Loco Via G. Monteleone (già Via Roma), 5 Seminara Tel. 340.3072711, 320.4245274 - Basilica della Madonna dei Poveri Via della Basilica, 2 Seminara Tel. 0966.317269 - Guardia Medica Via Consalvo, 4 Seminara Tel. 0966.317624 - Ospedale e Pronto Soccorso (Palmi) Via Bruno Buozzi Palmi Tel. 0966.45471 - Farmacia Colicchia Via Beato Leone, 12 Seminara Tel. 0966.317015 - Farmacia Casella S.S. 18, 10 Seminara Tel. 0966.410065 (Barritteri) Ristoranti - Anima e Core Via Acquaniti, 5 Seminara Tel. 0965.410064 [email protected] - La Collina Via Bivio Sant’Elia Seminara Tel. 0966.410130 Ceramisti - Condurso Paolo Corso Barlaam, 30 Seminara Tel. 0965.308006, 329.7204731 - Condurso Rocco Via Gioiello, 4 Seminara Tel. 333.5639324, 348.5730894 - Ditto Antonio Via Scuola Agraria, 11 Palmi Tel. 340.5396603 - Ditto Domenico Piazza Vittorio Emanuele III, 27 Seminara Tel. 0966.317056, 340.7919047 - Ferraro Giuseppe Via Luzzatti, 2 Seminara Tel. 0966.317643 - Ferraro Vincenzo Corso Barlaam Seminara Tel. 347.0011846, 349.7815378 Indirizzi utili Pubblica utilità Oleifici - Oliaria La Maddalena di Monteleone Maria Maddalena Largo Teatro, 6 89028 Seminara Tel. e fax: 0966.317270 Sito web: www.oliolamaddalena.com Confezioni: lattine da 3 l e 5 l; bottiglie da 1 l, 750 ml, 500 ml, 250 ml. Prodotti: Olio extravergine di oliva; Olio vergine di oliva; Olio extravergine di oliva aromatizzato al peperoncino, al limone, all’aglio, alla menta, al rosmarino, al basilico; Olive verdi in salamoia; Sapone di Marsiglia. - Oliaria Domenico La Scala Via Gioiello II, 3 89028 Seminara Tel. 0966.317170 Prodotti: Olio extravergine di oliva; Olio vergine di oliva. Confezioni: lattine da 5 l. Premio “Italia che lavora” 2000 Distilleria - Distilleria Antonino La Scala (Codice ACCISA IT 00 RCA 00001C) Corso Barlaam 89028 Seminara tel. 0966.317264/ 338.8577052. Prodotti: Grappa Aspromonte, classica, trasparente, pura; Grappa dei Bronzi, bianca trasparente, a gradazione superiore ai 40°; Grappa al limoncello; Grappa alla liquirizia; Grappe aromatizzate (al peperoncino, alla ruta, ai frutti di bosco, al bergamotto). 89 Appendice 90 1) ASV (Archivio Segreto Vaticano), Reg. Lat., vol. 1718, foll. 363v-366 (Russo 1978-1993, n. 18757) Pro rectore Hospitalis pauperum S. Spiritus, terrae Seminarae, Mileten. dioc., confirmatio institutionis dicti Hospitalis et Confraternitatis, in eo institutae, et statutorum, cum pacto quod illud in titulum amplius non conferatur. Dat. ut s. «Superni dispositione consilii». s.m.: Feltren. et Cesenaten. episcopis ac Vicario generali episcopi Nicoteren. 2) ASDM (Archivio Storico Diocesano di Mileto), Acta Pastoralis Visitationis, vol. IV, foll. 658v-687v Die XXVJ mensis octobris 1586. In civitate Seminarie Mileten. dioc. Continuando Mons.r Ill.mo la sua visitatione (...) visitò la matrice chiesa della città di Seminara sub vucabulo Santa Maria delli Arangi, nella quale havendo entrato et fatto alquanto oratione avanti il S.mo visitò quello che si conservava nell’altare maggiore in una fenestra al muro guarnita di marmoro et con l’imagine di San Pietro, et Paulo, con le cornici et colonne di marmoro, et altre figure, la quale fenestra si apriva et serrava con chiave dalla parte di dentro tutta era guarnita di scarlato et vi era un vaso di argento, col suo coperchio nel quale si conservava il S.mo Sacramento. Nella quale visitatione dimandato comparve D. Luca Gioanne Paparone et asserì lui essere Rettore di quella (...) et dimandato s’in detto altare vi è la compagnia del Sacramento rispose di si (...). Et continuando la sua visitatione visitò gli ogli santi li quali si conservavano nelli vasi di stagno in una fenestra serrata conchiave vicino l’altare maggiore (...). Et continuando visitò il fonte battesimale et ritrovò che l’acqua si conservava in un fonte di marmo et sopra detto fonte vi era una cupula seu truglia di tavole con la sua porta et chiave. Per Mons. Ill.mo fu ordinato al detto Rettore presente che sotto pena arb. fra termine di un mese debbia fare sopra detto fonte uno coperchio di legno guarnito di sotto di piastre di rame stagnata. Et continuando la detta visita visitò l’altare maggiore il quale ritrovò che non era consacrato, ma era adornato di tre tovaglie, doi candileri et uno avanti altare di velluto car(mosi)no lavorato (...). Et continuando visitò l’altare sub vocabolo del Carmelo (...) della casa Claveri (...). Visitò ancora un altro altare sub vocabulo di Santa Maria delli Arangi (...). Et continuando visitò tutto lo stato della detta parochiale la quale ritrovò essere stata consacrata (...), et la terza parte di detta chiesa è intempiata et lo resto coverta a tetti è alastracata con sepulture, ha tre fonti di acqua benedetta luno bellissimo di marmoro l’altro di marmoro piccoli ha tre campane sonanti, ha tre porte bone con serrature et chiavi ha doi spallerotti per choro, doi confessionarij et pulpito di legno (...). Die XXVIJ mensis octobris in civitate seminarie Continuando la detta visita visitò la chiesa di San Basile di Seminara nella quale entrato e fatto alquanto oratione avanti l’altare maggiore visitò quello il quale non era consacrato ne memo è consacrata la chiesa et era adornato di tre tovaglie doi candileri et avanti altare di auropelle con una cona di legname con le soi cornici colonne et architravi nella quale non è pintata ne posta ancora niente et avanti detta figura vi era un crocifisso (...) la detta è coverta a tetti, ammattonata con una campana sonante doi fonti di acqua benedetta e doi porte con serrature (...). Continuando a visitare visitò la chiesa di Santo Jacovo di detta città et ritrovò uno altare non consacrato, con uno avanti altare di scotto torchino e sopra vi era un quadro in tela con l’Immagine di San Filippo et Giacomo et sopra l’imagine della Madonna S.ma. (....) giure patronato di casa fallacca (...). Et continuando visitò la chiesa di San Georgio di detta città nella quale havendo entrato et fatto alquanto oratione, visitò l’altare maggiore che non era consacrato, ne manco era consacrata la chiesa et l’altare era adornato di tovaglie candileri et avanti altare di damasco carmosino con una cona in tavola con le cornici indorate et con la imagine della Madonna Sant.ma et di San Georgio (...). Dentro la detta chiesa stava un altro altare sub vocabulo Santa Maria della Catena nel quale vi era un altaretto portatile, tre tovaglie et avanti altare vecchio e sopra un quadro in tela con l’imagine della Madonna Sant.ma della Catena. (...) la quale è intempiata alastracata campana sonante fonte di acqua benedetta e porta con serratura. Fu ancora visitata la chiesa di Santo Pietro Piccolo di Seminara la quale fu trovata senza porta et senza cosa alcuna all’altare piena di brutture e paglia, solamente coverta a tetti et tutta quasi piove (...) giure patronato di casa Fallacca (...). Et continuando la detta visita visitò la chiesa di Santo Leonardo di Seminara, nella quale havendo entrato e dopo fatto oratione avanti l’altare maggiore visitò quello et non era consacrato ma lo ritrovò adornato di tre tovaglie, quattro candileri et avanti altare di auropelle. Nella quale visitatione comparve Giovanni Antonio Tolaia e disse la detta chiesa essere confraternità di laici et esso essere uno delli mastri di detta chiesa (...). Nella quale chiesa vi sono li infrascritti altari, l’uno sub vocabulo di Santo Lonardo il quale è con la imagine di rilevo di stucco, di fora dorata adornato di tovaglia et avanti altare. Un altro sub vocabulo della Nunziata S.ma adornato di tre tovaglie avanti altare et un quadro in tela con l’imagine della Sant.ma Nunziata. Un altro sub vocabulo di San Caloiero adornato di tovaglie et avantialtare e sopra un quadro antiquo pinto in tela sopra la tavola con l’imagine di detto Santo. Et continuando visitò l’altare sub vocabulo di Santa Caterina et lo Carmelo adornato di tovaglie candileri, e avantialtare con l’imagine pinta al muro della gloriosa Vergine di Santo Carmelo e di Santa Caterina. Visitò ancora lo stato della detta chiesa la quale è coverta a tetti alastracata con sepulture ha una campana sonante doi fonti di acqua benedetta doi porte con serrature et chiavi et have soprapopulo di legname sopra la porta magiore et non have sacrestia. Continuando visitò la chiesa di Santo Pietro nella quale ritrovò uno altare non consacrato adornato di tre tovaglie et sopra un quadro in tela con la imagine della Nostra Donna S.ma di San Pietro et di San Paulo et doi candileri et era coverta a tetti ha una campana sonante senza astraco, porta con serratura et non have cosa alcuna di entrata (...). Continuando la detta visita visitò la chiesa di San Michele nella quale havendo entrato e dopo fatta oratione ritrovò l’altare non essere stato consacrato ma vi era uno altaretto portatile tre tovaglie quattro candileri et avanti altare di aurobello et sopra stava un quadro in tavola con la imagine della Madonna S.ma di San Michele et Santo Vito con le cornici indorate (...). Visitò anco lo stato della detta chiesa ha doi ali coverta tutta a tetti alastracata ha sepulture fonte di acqua oratione avanti l’altare maggiore visitò quello il quale ritrovò non essere consacrato, ma adornato di tre tovaglie doi candilieri et avanti altare di armosino verde et sopra vi stava la imagine di nostra donna santissima di rilevo antiqua di legno dorata col putto in braccia alla quale il populo have gran devotione et a torno a torno ci stavano certe cornici con colonne di legno dorate alquanto con due figure pintate. Nella quale visitatione comparse Do. Masi Santagate et asserì detta ecclesia essere confratia di secolari (...). Uno ciborio con quattro colonne dorate con le sue cornici nel quale si porta la Madonna Santissima per la città. Item doi confessionarij (...). Item la bolla seu breve delle Indulgenze sub anulo piscatoris per diece anni cominciando dall’anno 1584. Le quali robbe si conservano per li detti mastri e procuratori (...). Continuando visitò l’altare sub vocabulo del nome di Jesu a man destra dell’altare magiore il quale ritrovò che non era consacrato ma adornato di tre tovaglie doi candileri et avantialtare di damasco carmosino et sopra l’altare vi stava l’imagine seu quadro fatto in tavola con l’imagine del giuditio et un crocifisso grande di rilevo affisso a detta cona, la quale cona era con le cornici et colonne adorate con lo guardapolvere di tela turchina pinto (...). Nel quale altare vi è la compagnia del nome di Jesu et vi è la bolla spedita dalla Minerva di Roma a di 7 di novembre 1581. Et continuando visitò l’altare di Santa Marina et di Santa Lucia adornato di avantialtare di velluto carmosino, doi candileri tre tovaglie et sopra vi era una figura pinta in tavola dell’imagine di Santa Lucia, di Santa Marina et non ha entrata alcuna (...). Visitò anco l’altare di San Bastiano adornato di tovaglie avantialtare et candileri e l’imagine pinta in tavola di San Bastianeo 676v. Continuando visitò l’altare di Santa Caterina il quale dissero essere di Angelo Fazali di Seminara adornato di tovaglie candileri et avanti altare, et sopra un quadro in tavola con l’imagine della Madonna S.ma di Santa Caterina et Santo Antonio (...). Visitò tutto lo stato della detta chiesa la quale non è consacrata, è tutta intempiata di tavole pinte di diversi colori, alastracata con sepulture ha doi porte co serratura, doi fonti di acqua benedetta et doi campane sonanti. Continuando visitò anco una chiesa in detta città sub vocabulo di San Luca la quale è meza scoverta et have una cona sopra l’altare ignudo et lo muro della parte di avanti è tutto cascato. (...) giure patronato del m.co Bono accorso Sacco (...). Continuando la detta visitatione visitò la chiesa del S.mo Rosario posta dentro detta città di Seminara, nel quale havendo entrato et fatto oratione avanti l’altare maggiore lo ritrovò non essere consacrato, ma adornato di tovaglie, candileri, et avantialtare di damasco bianco, et sopra detto altare vi era un quadro di legno con le cornici et colonne adorate con l’imagine della Madonna S.ma et li misterij del S.mo Rosario. Nella quale visitatione comparse mastro Bastiano Grasso et asserì esso essere Procuratore della confratia del S.mo Rosario (...). In primis uno avanti altare (...) nell’altare di San Cosmo et Damiano (...). Item nell’altare di Santa Ursula (...). Nell’altare dove sta il S.mo Crocifisso (...). Item nell’altare di Santa Agata (...) Et continuando visitò tutto lo stato della detta chiesa la quale non era consacrata, et era tutta intempiata ala- Appendice benedetta una campana sonante et ha porte che stanno serrate (...). Continuando la detta visitatione visitò la chiesa sub vocabulo di Santa Maria della Consolatione alias la chiesa nova, nella quale havendo entrato e fatto alquanto oratione visitò l’altare magiore il quale non era stato consacrato ma vi era uno altaretto portatile e stava adornato di tre tovaglie, doi candileri di ottone et avantialtare di damasco bianco et sopra un quadro con l’imagine dipinta in tavola della Nostra Donna S.ma di San Giacomo et S.ta Lucia et era con le cornici, architravi et colonne adorate et pintate et sopra l’architravo l’imagine della S.ma Assumptione della Madonna Sant.ma. Nella quale visitatione comparse mastro (...) Manuli et disse esso essere uno delli mastri della detta chiesa, la quale è confraternità di laici (...). Et continuando visitò l’altare sub vocabulo di Santa Maria della Neve sopra il quale vi stava l’imagine di creta seu stucco col putto in braccia pintata et era di rilevo, et detto altare era solamente adornato di candileri. Visitò anco un altro altare nudo sub vocabulo Santa Maria di Monserrato con l’imagina pinta al muro (...). Visitò anco un altro altare sub vocabulo Santa Maria dell’Idria adornato solamente di tovaglie et un quadro in tela con le cornici di noce con l’imagine della Madonna S.ma dell’Idria. Visitò un altro altare sub vocabulo di San Gioanne, et era nudo con la imagine pinta al muro della Madonna S.ma di San Gioanne et San Paulo. Visitò anco tutto lo stato della detta chiesa et avanti l’altare magiore stava una cupula fatta allamia, il resto della chiesa intempiata alastracata, ha doi campane sonanti, uno atrio avanti la porta fonti di acqua benedetta la porta con serratura et chiave e have sacrestia. Et sotto la detta chiesa vi sta una chiesa nominata Santo Gioseppe allamia nella quale sta uno altare non consagrato con l’imagine fatta di stucco della Madonna S.ma, di San Gioseppe, et vi sono sepulture, la porta con la serratura. Have astraco (...). Continuando la detta visita visitò la chiesa sub vocabulo Santa Maria della Scala fuori il burgo di Seminara la quale non la ritrovò essere consacrata, né manco l’altare adornato di tre tovaglie doi candileri et avantialtare di tela lavorata et un quadro sopra l’altare di tela con l’imagine della Madonna S.ma di San Gioseppo et Santa Carpina. (...) giure patronato de familia Caposceli (...). Et continuando visitò la chiesa sub vocabulo di Santa Maria del Soccorso fuori della detta città di Seminara nella quale havendo entrato et dopo fatto alquanto oratione visitò l’altare magiore il quale non era consacrato, ma adornato di tre tovaglie, doi candileri et avanti altare di velluto giallo et torchino, sopra del quale vi stava un quadro grande di legno con le cornici et colonne indorate con l’imagine sant.ma della Madonna del Soccorso del beato San Francesco et di Santa Caterina et avanti detto altare stavano doi candileri grandi di legno con una sepultura con la toverta di marmori, et dietro detto altare stava una cupula seu truglia nova la quale non era fornita, et era detta chiesa tutta coverta di intempiatura adorata et pintata di varij colori, con uno organetto, et soprapopulo, ha una campana sonante fonte di acqua benedetta di marmoro, porta di marmoro con sua serratura et dentro vi erano diversi voti di cera, intorno et imagini attorno detta chiesa per la devozione che havia (...). Continuando la detta visitatione visitò la chiesa di Santa Maria delli poveri chiamata, posta dentro la città di Seminara, nella quale havendo entrato e fatto alquanto 91 Appendice 92 stracata con sepulture, ha doi porte con serratura et chiavi, fonti di acqua benedetta, vi è un bello soprapopulo et la sacrestia et nave anco una campana sonante. Die XXVIIJ mensis cotobris 1586 in eadem civitate Seminarie Mileten. dioc. Continuando la detta visitatione visitò la chiesa fuori del borgo nominata Santa Domenica, nella quale havendo entrato et fatto alquanto oratione avanti l’altare maggiore visitò quello il quale ritrovò che non era consacrato, ma adornato di tre tovaglie doi candileri et avanti altare di stracci di seta et sopra un quadro piccolo con l’imagine di San Germano et vi era anco un quadro con colonnette ma non pintato ancora. Nella quale chiesa et visita comparse Giovan Maria Vitalone et disse la detta chiesa essere poverissima (...). Et continuando visitò uno altare sub vocabulo Santa Maria della Sanità, adornato di tre tovaglie avantialtare di saia et doi candileri et sopra un quadro in tela con l’imagine della Madonna Sant.ma con tre lampi di avanti (...). Vi è un altro altare sub vocabulo di Santo Aloi adornato di tovaglie et avanti altare di tela turchina e doi candileri et sopra un quadro pinto in tela con la imagine di Santo Aloi. Visitò anco lo stato di detta chiesa la quale è coverta a tetti ha la porta con serratura è senza astraco, ha fonte di acqua benedetta et una campana sonante (...). Continuando la sua visitatione visitò la chiesa di Santa Barbara posta dentro la città di Seminara, la quale fu ritrovata non essere stata consacrata, ne manco l’altare il quale era nudo di ogni cosa (...), è tutta amattonata, coverta a tetti et intempiata tutta non ha campana (...). Continuando visitò la chiesa di Santo Nicola di Seminara nella quale havendo entrato e fatto alquanto oratione avanti l’altare maggiore visitò quello et ritrovò che era stato consacrato (...) et era adornato di tre tovaglie, doi candileri et avanti altare di tela pinta et sopra vi era la figura pinta al muro dell’imagine della Nostra Donna Sant.ma di Santo Ambrosio et Santo Nicola. Nella quale visita comparve mastro Giulio Villicca mastro di detta chiesa et disse la detta chiesa essere confratia et beneficio semplice a collatione dell’ordinario (...). Item una casa per sacrestia limito la chiesa et l’hospedale nel quale allogiano li amalati (...). Item have uno hospedale all’incontro della chiesa limito la porta della città detta dell’acqua Rosa, ma non si tiene hospitalita. Visitò anco il stato della detta chiesa la quale è intempiata piana sotto li tetti e alastracata ha doi porte con le serrature et chiavi fonti di acqua benedetta, una campana sonante, uno campanello a mano et sopra l’altare vi era Santo Nicola di rilevo. Continuando a visitare visitò la chiesa di San Marco di detta città di Seminara nella quale havendo entrato visitò l’altare maggiore il quale non era consacrato, ma adornato di tre tovaglie, doi candileri et un avanti altare di saia scotta verde et sotto un altro di tela bianca et sopra l’altare vi stava un quadro in tela con l’imagine della Madonna S.ma di Santo Aug.no et San Marco. La quale chiesa ha tre ducati annui d’entrata lassati per l’anima sua per il quondam mag.co Giovan Bernardo Longo e li paga la sua herede. Et è fabricata dove il vescovado antiquo coverta a tetti senza astraco, una campana sonante, fonti di acqua benedetta una campanella à mano e doi porte serrate con chiave (...). Continuando la detta visitatione visitò la chiesa di Santo Mercurio Monastero di donne monache della Regola di Santa Chiara, nella quale havendo entrato et fatto oratione avanti l’altare maggiore sopra il quale sta il Santissimo Sacramento visitò quello altare il quale non era consacrato, ma adornato di tre tovaglie, quattro candileri et avanti altare di dubletta di seta carmosina et quattro cuscini sopra detto altare et una custodia di legno con sopraveste di teletta lisciata et cestiata di fori inaurata dentro guarnita di tela bianca, seu corporale, dentro la quale vi era un vaso di legno con lo coverchio dove si conservava il Sant.mo Sacramento et dietro la custodia vi era un quadro fatto in tela con l’imagine di San Rocco et San Bastiano (...). Et continuando visitò lo stato della detta chiesa la quale non fu ritrovata consacrata, et è alquanto intempiata di intempiatura vecchia è tutta alastracata, ha una campanella sonante, un pulpito di legno un parlatorio seu grada per dove si parla, un fonte di acqua benedetta, et una porta con la chiave et serratura, ha due fenestre che spontano alla parte deli fossi del castello della parte della città che spontano in uno horto et ha uno atrio avanti la porta della chiesa. Per Mons. Ill.mo fu ordinato a detti Procuratori presenti che nelle due fenestre sopradette della detta chiesa che spontano nella parte delli horti facciano fra doi mesi le gravigliate di ferro, overo fabricarle di fabrica. 3) ASV, Sacra Congreg. Stato Regolari, Relationes, I (1649), 37, foll. 143r-148v Il Convento di S. Maria dell’Angeli d’ordine di minori osservanti di S. Francesco della Città di Seminara diocesi di Mileto, situato un miglio in circa fuori dalle mura di detta Città nella strada pubblica isolato et in luogo aperto. Fu eretto l’Anno 1436 dal Beato Padre fra Paolo di Sinopoli edificato a spese delli Popoli di detta Città, e stavano vinti frati. La Chiesa sta sotto il titolo di S. Maria degli Angeli, è un corpo solo senza Colonne il di sopra architettato vi è il choro sopra la porta maggiore dove si recitano l’uffizii divini con grandissima devozione e concorso di Popoli. Al Convento vi sono doi Dormitori, all’uno vi sono 18 stanze dico diece et otto per stanziare li frati architettato l’altro sta in fieri, è quasi fornito di fabbrica. Vi commorano al presente di fameglia otto frati (...). Il Convento tiene un Giardino seu orto per servitio delli frati circumcirca del Convento in tanta quantità quanto à pena basta per far fogle per la cocina per sostentamento di frati. Non possede Casale, ne massarie ne terreno lavorabile per far entrate (...). 4) ASV, Sacra Congreg. Stato Regolari, Relationes, (1650), fol. 51r (D’Alatri 1985, pp. 252-253) Il convento di frati minori capuccini della città di Seminara, della provincia di Reggio, situato fuori d’essa città di Seminara, diocesi di Mileto, aperto, circondato da siepi, limita d’intorno all’orto et selva con più persone, ciò è con l’eredi di Filippo Morabito, di Iacopo Marzano, don Salvo Milino; e di detta città, serrata con muro e torre, è distante un miglio in circa. Fu fondato col consenzo dell’Ordinario l’anno 1563, come si ha relatione di frati antichi, ad istanza dell’ecc.mo signor duca di Seminara Carlo Spinelli; fabricato a sue spese et d’altri amorevoli; eretto secondo la povera fortuna capuccina, con celle vinti due e tre stanze per comunità. Ha la chiesa sotto il titolo della Madonna santissima della Gratia. Il detto convento, oltre all’horto e selva che sono della Sede Apostolica, non possede altre entrate perpetue né temporali, né altra proprietà di beni stabili. 5) ASDM, Platea venerabilis conventus PP. Minorum Conventualium S. Francisci de Assisio Civitatis Seminariae, 1722 (redatta dal Padre Baccelliere Bonaventura Gilberto da Varapodio), foll. 11r-18r (Tripodi 1998) Primieramente entrati per la porta maggiore della Venerabil Chiesa di detto Convento, che stà attaccata col medesimo, ci siamo portati avanti l’Altare maggiore, e fatta l’adorazione al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, che ivi conservasi, ritroviamo esser la Chiesa sudetta lunga palmi cento venti uno, larga palmi trenta sette ed un quarto, con tre porte, cioè l’una quale è la porta maggiore, che risguarda il piano avanti il Duca di Marmo, che anche dicesi il piano di Santo Francesco, lavorata con pietre di Siracusa colla volta ad arco ala maniera francese, infra del quale vi sono dipinte tre immagini l’Immaculata Concezzione con Santo Francesco di Assisi, e S. Antonio da Padova a suoi lati, sopra le quali immagini sotto all’arco predetto vi è uno stemma di marmo della Casa Spinelli con una barra con tre stelle; nella prospettiva della chiesa nel mezzo vi è un occhialone seu fenestra rotonda vetreata, a i lati del quale vi stan due fenestre anco vetreate. Si entra per detta porta da tre scalini, che colla soglia son tutti di pietra marmorea; e nel primo ingresso vi è un anteporto di tavole, à man destra una fonte per acquasanta di marmo bianco, e con serafini scolpiti e piedestallo anche di marmo bianco. L’altra porta piccola a man sinistra nell’entrare, che riguarda la strada maestra della porta del Borgo della città con cinque scalini tre angolati di pietra, e soglia con l’archi travo anche di pietra sul quale vi è una piccola nicchia continente una statua di pietra a mezzo busto dell’Eterno Padre sul’arco della quale nicchia vi è un serafino dell’istessa pietra; e nell’entrare per detta porta à man destra vi è una picciola fonte per acquasanta di marmo mischio affissa nel muro in piano. L’altra porta picciola per la quale si discende dalla detta Chiesa al Chiostro, situata sotto il Pulpito, quale ha sei gradini di pietra marmorea colla soglia à lato della quale à man destra vi è una picciola fonte per acqua santa, di marmo bianco affissa nel muro a forma di nicchia. L’Altare maggiore è situato nel mezzo sotto l’arco maggiore dove vi sono le croci rosse per segno della consagrazione di detta Chiesa, qual arco è lavorato di pietre bianche dette di Seracusa; Per salire all’Altare predetto vi sono tre gradini di lunghezza quanto è larga la Chiesa, tutti di pietra marmorea. La Custodia è di legno tutta intagliata con colonne, ed alcune picciole nicchie con dentro tutta dorata lunga seu alta palmi undici, ed un terzo fatta in tempo del Molto Reverendo Padre Maestro frate Annibale Cavallaro di questa città di Seminara nell’anno 1607 come sta descritto à due lati di detta Custodia, con dentro il tabernacolo, ove conservasi la sacra Pisside, quale è tutta di argento, e di dentro dorata. La predetta Custodia sta collocata in mezzo di una Cappella di legno con sue colonne tutte dorate nel di cui frontespizio leggonsi in un cartellino, scritte à lettere di oro le seguenti parole: Adoro devote Latens Deitas, e sopra le due porte picciole di detto Altare per le quali si entra al Coro, vi sono dieci statuette di legno dorato, due delle quali sono intere, cioè nel lato del Evangelo S. Bonaventura intero, e senza reliquia e altre quattro à mezzo busto, e colla loro reliquia in petto, e questi sono S. Chiara di Assisi, S. Lorenzo martire, S. Ursula Vergine, S. Hippolito; nel corno della Epistola, S. Lodovico intero, ed altre quattro parimente à mezzo busto, e colla loro reliquia in petto, e questi so- no S. Bartolomeo Apostolo, S. Biaggio martire S. Vennera Martire, e S. Flavia. In cornu Evangelij di detto Altare maggiore vi è la Cappella di legno lavorata tutta in oro, e dentro una nicchia collocata vi stà la statua di legno del Patriarca S. Francesco stimmatizzato. In cornu Epistolae vi è un altra cappella in tutto simile alla già descritta con dentro la sua nicchia una statua di legno del Glorioso S. Antonio di Padova col Bambino Gesù in mano tutti i detti tre Altari sono bene adornati con loro tovaglie, pietre sagre fiori vasi, e candilieri etc. con loro avantealtare, con Cornice di legno intagliato, e smaltato con mistura di oro. Avanti i quali nel piano del pavimento vi sono due candilieri grandi di legno intagliati, e smaltati ancora con mistura d’oro; vi son parimente in una stessa fila tredici lampade, nel terzo trave appesi con funicelli di Canape duodeci delle quali sono con loro lampieri piani di bronzo, e la decimaterza, che stà in mezzo entro un lampione di vetro appesa con catena di ferro; tre di esse lampadi cioè l’una avanti l’Altare maggiore, e due avante la cappella sudetta sono accese, e continuamente mantengonsi accese come dissero essi Padri. Nel del Vangelo di detta chiesa, vi son cinque cappelle, la prima delle quali che siegue appresso del Patriarca S. Francesco, è sotto il titolo dell’Epifania del Signore della famiglia de’ Signori di Longo di questa predetta Città di Seminara (...). Qual cappella tiene due colonne intagliate di pietra bianca di Seracusa; Il quadro è di fino marmo bianco colle figure della Epifania, scolpite à basso rilievo, sopra vi sono due Angioli in atto di adorazione, ed in mezzo l’effigge dell’Eterno Padre scolpite à basso rilievo in detto marmo, col motto a lettere incise: Deliciæ meæ cum filiis hominum. A pie del quadro à lettere anche incise sul marmo leggonsi le seguenti parole: Regis Tharsis, & insulæ munera offerunt (sic)/ Reges Arabum, & Saba dona adducent. E sopra la detta cappella, verso il suo finimento, vi si leggono incise anche in detto marmo le seguenti parole: Vidimus stellam eius in Oriente, et venimus cum muneribus adorare Dominum. Joannes Bernardus Longus, et eius frater, ad honorem christi et eius matris hoc opus fieri fecerunt 1551. E successivamente la seconda Cappella è sotto il titolo della Natività di Nostro Signore col quadro di pittura in tela colle due colonne come la sudetta prima gia descritta; qual cappella è anche del sudetto Convento; desiderata però dalla Signora Giuditta Migliorino Vedova del quondam Sig. D. Girolamo Coscinà seppellito nella sepoltura avanti la detta Cappella colla lapide di marmo sopra di cui vi sta incisa la seguente iscrizzione: Hic iacet Illustr. D. Hieronijmus Coscina, et Papalia ex Baronibus Careri, & Natili/ han Aram erecta ab Atavis eius, ex parte matris Judith Migliorino ob Amorem/ erga benevolum virum concinnari iussit, et lapidem hun de novo malleare curavit./ A.O.R. Per qual Cappella si stà trattando con detta Signora Vedova di appropriarsila per detta famiglia Coscinà, e dotarla come ella desidera, e si spera effettuirsi. La quarta è la cappella del Carmine semplicissima senza lavoro di pietra od altro, col suo quadro dentro il muro di pittura in tela con cornice d’intaglio dorata; In detto quadro oltre all’immaggine di essa S. Maria del Carmine tenuta da due Angioli, vi sono ancora le immaggini di S. Gaetano, e S. Andrea di Avellino, a’ di lei lati dipinte; avanti la quale, vi stà una lampada accesa, col suo lampiero di bronzo piano [...] la quale è mantenuta da essi Padri continuamente accesa à devozione dell’Ecc.mo Sig. Duca [...] di Telese, quale al ritorno fece anni sono dalla Sicilia per Napoli e capitato in que- Appendice Vi habitano di fameglia sacerdoti numero 6 (...). 93 Appendice 94 sto Convento, lasciò la limosina d’accendersi in perpetuum essa lampada, e giunto in Napoli mandò il quadro predetto, così ci han riferito essi Padri e detta Cappella è del Convento. La quinta, ed ultima del lato predetto, è la Cappella dell’Immacolata Concezzione colla statua di legno intera, e tutta dorata, dentro la nicchia, tenuta da due Angioli scolpiti di legno e à rilievo anche dorati, col suo portiere di seta; l’architettura di essa Cappella è di pietra siracusana; sul frontespizio della quale leggesi la seguente iscrizzione: Laureate bis senis sideribus Astrorum Triumphatrici dicatum, minorum Conventualium Eri. Anno 1611. Qual Cappella è del Convento; avanti di cui vi è una lampada accesa, entro il suo lampiero di stagno inconcavo. Fra la terza, e quarta Cappella vi è un Bancone di legno, con due gradini pure di legno per sedere nelle publiche funzioni il Regimento di questa Città; nella spalliera di esso Bancone vi sono scolpite le seguenti tre lettere F. P. A., che significano fra Pietro Attisano, quale fu sacerdote di detto Convento figlio, Religioso di rara esemplarità, e perfezzione. Appresso la sudetta ultima Cappella vi è un Confessionale di legno semplice; Verso la fine di detto lato destro vi è un stipo di legno alto palmi undici attaccato col muro dentro del quale conservasi una bellissima statua del Glorioso Santo Antonio di Padova al naturale, di palmi sette, posta sopra una base di legno intagliata à fiorami smaltata tutta con mistura di oro, quale fu fatta a spese di alcuni divoti del santo di questa Città, che portasi processionalmente nel giorno della sua festività. Nel fondo di essa Chiesa seu sotto l’organo vi sta situato un tabburro di tavole, che si apre da tutti i lati secondo le occorrenze, e detto tabburro serve per mantenersi la venerazione dell’Altare maggiore. Tutti i sudetti Altari gia descritti (toltone tre, e questi sono quello della Trasfigurazione, della Madonna della Itria e la Madonna della Catena, quali sono ignudi, e sprovisti di tutto il bisognevole da potersi celebrare, però si accommoderanno da cui si deve) sono adornati con tovaglie, Candilieri, carte di gloria, pietre sagre fabricate e di ogn’altra cosa bisognevole à detti Altari per potersi celebrare (...). (...) in cornu epistolae praefatae Ecclesiae (...) vi sono sei cappelle, prima però di esse vi è un arco con colonne fisse al muro inguisa di Cappella, che stà immediate sotto quella di S.to Antonio, ed è senza quadro e senza Altare. Delle sudette sei cappelle, la prima è sotto il titolo della Trasfigurazion del Signore il di cui quadro è di marmo fino colle figure di detta Trasfigurazione à basso rilievo scolpite, alli due finimenti del quadro vi sono incise le Armi del Padrono, e nel frontespizio leggesi la seguente iscrizzione: Salvatoris Jesu Christi Transfigurationi dicavit, et sibi, et suis à fundamentis opera divina erexit Jacobellus Francus, Antonij filius, Dei, et Apostolicæ sedis gratia Miles, ac Comes Palatinus, ac Canonicus Militensis, Anno 1555. (...) La seconda è la Cappella della Madonna dell’itria, l’architettura di cui è ad arco con colonne di pietra di Siracusa semiquadrato nel muro à i piedistalli vi sono scolpite le Armi del Padrono. Il quadro è di pittura in tela vecchio colla immaggine di essa Santa Maria dell’Itria, a man destra l’immaggine di S. Girolamo, alla sinistra quella di S. Francesco di Paola, e nella fine di esso quadro vi è scritto il nome del Pittore Paulus Villari Messinensis pingit 1595, nel di cui frontespizio leggonsi le seguenti parole: Ad honorem Nativitatis Mariae Virginis fieri fecit N.lis Matheus Rubeus 1670. Qual cappella è ricaduta al convento. Appresso segue la sopra descritta porta piccola per dove si va al Chiostro del Convento, dopra la quale vi è il Rostro, seu Pergamo di legno lavorato bellissimamente d’intaglio, nel mezzo di cui vi sono le Armi del Padriarca Santo Francesco, a destra quelle dell’Ecc.mo Sig.r Principe di Cariati Pr.e di questa Città, ed à sinistra le Armi della Città predetta, col suo sopra Cielo della medesima fattura, con quattro Angioletti di legno con istrumenti musicali in mano, ed è tutto dorato. La terza è la Cappella del SS.mo Crocifisso pittato in tela con S. Maria Maddalena e S. Giovanni, adornata con tutta la suppellettile dovuta; nel di cui frontespizio leggesi: Non corruptibilibus auro, vel argento redempti estis, sed pretioso sanguine quasi Agni Immaculati Christi p.r Petri. Anno Domini 1603, col suo velo di tela nel ferro, nel qual velo vi sta dipinta la immaggine di Christo in atto di portar la Croce al Calvario; a’ lati dell’architettura entro due nicchie vi sono due statuette intere di legno degli SS. Apostoli Pietro, e Paolo. Qual cappella è del convento. La quarta è la cappella della Porziuncola, seu S. Maria degli Angioli qual è della nobile famiglia Rossi di questa Città (...). Il quadro è di pittura in tela senza cornice, dentro al muro. L’architettura di essa cappella è bellissima per essere da’ piedistalli per tutto il suo finimento con sue due colonne, capitelli, ed altro di pietra di Siracusa; a’ piedistalli sudetti vi son le armi del Padrono; nel frontespizio di essa cappella verso la parte superiore leggesi la seguente iscrizzione: Joseph, et Dominicus Doctor uterque, Laurentius, Carolusque soboles quaterna Doctores eximij Marci Antonij Rosso sacellum hoc aere suo stelliferi Coeli Regi, Reginaeque Matri consacrarunt, Anno 1604. L’Altare è tutto adornato con sue suppellettili avanti del quale vi sta la sepoltura di detta famiglia sopra lapide. La quinta è la Cappella della Madonna della Catena ricaduta al Convento; Il quadro è di pittura in tavola coll’immagine di detta Madonna, e di tre altri santi, nella parte inferiore, in mezzo S. Nicola da Tolentino, à destra il Padriarca S. Francesco di Assisi, ed à sinistra S. Francesco da Paola, nella fine del quadro l’armi dell’antico Padrono col motto: Justus formidine caret; Appresso il nome del Pittore e del millesimo: Paulus Villari Anno Domini 1599. L’architettura di detta cappella è simile alla prima del sudetto lato sinistro. L’Altare è sfornito di lapide sagra, e povero di ogn’altra suppellettile. La sesta, ed ultima è la Cappella della Immacolata Concezzione col suo quadro in tela che prima intitolavasi S. Margherita come dissero essi PP., ed oggi è della nobile famiglia de’ Franchi di questa città (...). L’architettura di essa cappella è tutta di pietre di Siracusa lavorata da’ piedistalli per tutto il suo finimento con sue colonne, capitelli, architrave, ed ogn’altro, a’ piedistalli predetti vi sono incise le Armi del Padrono, e nel frontespizio leggesi la seguente epigrafe su la pietra incisa: D. O. M. Sacellum hoc Immaculatae Virginis Mariae Conceptioni, Franciscus, et Caesar de Franco eorum devotione dicarunt, Die decima novembris 1585. Fra le sudette quinta, e sesta cappella vi è un confessionale di tavole à tre stanze fisso al muro: sopra la porta grande della chiesa dalla parte di dentro vi è un soprapopolo di legno con sue gelosie, per cui si affaccia entro detta Chiesa, qual sopra popolo appoggia da lungo à lungo ad ambidue i lati di essa chiesa, ed in mezzo à detto soprapopulo collocato vi sta un organo ad otto registri. Il pavimento di essa Chiesa è ad astraco vecchio, e rotto con sepolture (...) parte delle quali sono de’ Padroni delle cappelle sudette, col loro Jus, e le altre son comu- tro poi fu questa sudetta chiesa ingrandita a dismisura, che oggi vedasi, ed apparisce. Nell’anno poi 1527, à 28 luglio fù la sopradetta chiesa consegrata da Monsig.r Cesare Vescovo Peruggino, siccome in un libro maggistrale di esso convento formato nell’Anno 1595 - fol. 486 - chiaramente leggesi (...). (...) devenimus ad ianuam magnam, vulgo detta Porta di battere qual è un portone grande nella dirittura dell’istessa facciata, seu prospettiva della chiesa, à man destra dell’entrare, avante di cui vi è un piano grande detto comunemente il piano di S. Fran.co, in cui à man destra nell’entrare in detta chiesa, e convento, vi è la chiesa dello Spirito Santo, campanile, e suo ospedale, e la chiesa diruta di S. Rocco, che oggi non si vede altro che un muro chiuso laterale, che attacca colla chiesa dello Spirito Santo, e colla stalla, seu casino di detto convento il di cui muro attacca col medesimo; ed à man sinistra nella cantoiera della chiesa vi è un recinto di muro, che chiude in parte il piano sudetto, restando di fuori la strada maestra publica, che tira dalla porta grande del Borgo. Qual portone, seu porta di battere è c.arcato tutto di pietre intagliate anco la soglia, la porta è di legno in due, con suo portello; ha le sue fermature, e catenaccio di ferro, da questo portone si entra nel chiostro, per un supporto volto a lamia lungo palmi trentadue, e largo palmi dodici; nel quale vi sono i suoi sedili di fabrica, e dalla parte destra nell’entrare vi sono due magazzini da ripostarvi grano, ed altro, colle lor porte, e catenacci di ferro. Ed entrati nel chiostro, quale è situato in quadro, colle volte à lamia, ha cinque archi per ogni braccio; li di cui pilastri son di mattoni al rustico, per ogni braccio vi sono quattro catene di ferro; ciaschedun braccio è palmi novantuno di lunghezza, e palmi dieci, e due terzi di larghezza. Nel vacuo del Chiostro, seu nel piano di esso, vi è un piede di Palma circumdato di muro, con terrapieno, ed una cisterna grande col suo arco di cantoni intagliati coll’armi del Patriarca S. Francesco ed il millesimo nell’una, e l’altra parte inciso, che dice: 1695. Alla fine del primo braccio vi è una porta per dove si va ne’ magazzini, che stanno in un passetto colla volta à lamia lungo palmi dieceotto, e largo palmi nove; due à man destra nell’entrare, il primo è per uso di conservarsi l’olio, in cui vi stanno giarre n.° venti sei capaci di cafisi mille incirca (...), e nell’altro, per conservare vino, ed altro; e nell’entrare à nan sinistra vi sono due altri magazzini, uno, che serve per dispenza della grascia, nel quale anche vi stanno giarre n.° quindici (...), e l’altro, qual è il refettorio vecchio dove si sogliono tenere i Reggimenti di questa Università per i Consigli della medesima, qual magazzino è vacuo servendo attualmente a detto convento per tenersi scuola di umanità. qui vi è un altra porta per dove si esce in un largo per uso di giardino, nel quale vi è una pergola di uva bianca, con alcuni piedi di aranci, e cedri, un piede de’ quali aranci vi è tradizione, che sia stato piantato dal Padre S. Daniello, e dal Beato Pietro della serafica Religione, qual giardinetto si distende sino alle mura della Chiesa dello Spirito Santo, limito dalla parte dell’oriente l’orto dell’Erede del S.r Stefano Caloiero di questa città, e dalla parte dell’occidente limito la chiesa diruta di S. Rocco, dalla qual parte vi è una casetta fabricata di mattoni crudi, volgarmente detti visale, per uso di stalla per esso convento; dal quale giardinetto si entra per una porta con arco di fabrica attaccato alle mura del convento al giardino grande del medesimo convento; quale porta di tavole è col suo catenaccio. Ed entrati in detto giardino grande abbiam ritrovato essere il medesimo di capacità di mezzarolate tre incirca di terra coltivabile alborate con gelsi neri piedi n.° tredici, fichi di più sorte piedi n.° dieci ed altri alberi frut- Appendice ne, e del convento. Nel muro laterale del cornu dell’epistola vi son tre finestre vitriate che corrispondono sopra il chiostro del convento, ed in parte del Vangelo due altre consimili che corrispondono alla strada. Il tetto è bellissimo lavorato tutto di legno intagliato, e spruzzato ad oro, con dieciotto travi pittati dell’istesso modo. Nel mezzo vi è un quadro in tela coll’immagine della Concezzione, S. Francesco di Assisi, e S. Antonio di Padova, sopra l’arco dell’Altare maggiore vi è un Baldacchino di tavole pittato nel di cui Cielo l’immagine di S. Francesco stimatizzato (...). (...) Coro à dietro l’altare maggiore che attualmente serve invece di sagristia per essersi la sagristia smantellata come vecchia, ed impeditiva alla nuova fabbrica del quarto col campanile, che risguarda il Borgo. Il Coro predetto è palmi ventiquattro in quadro, il pavimento è mattonato antico in che vi stanno sepolture n.° sette, cioè quella de’ frati del convento colla sua lapide piana con alcune torte linee scolpite in mezzo, la detta è di fino marmo bianco senza suo ferro da potersi comodamente levare con sua cornice attorno di pietra dove sta collocata. Un altra alla parte destra con sua lapide di pietra semplice, e senza lavoro col suo cerchio di ferro in mezzo, della famiglia de’ Signori Lamari dove stava anche la cappella di detta famiglia sotto il titolo di Santa Margherita (...). Un altra nello stesso lato colla lapide di marmo fino con due perni di ferro affissi per potersi alzare posta sopra la sua cornice dell’istesso marmo in quadro: in mezzo à detta lapide vi sta scolpito un lione stemma di cui era detta sepoltura d’attorno alla medesima leggonsi incise le seguenti parole: Gabriel Saccusq. minores hic benedicti omnes surgite adeste Patris N. expectat. Due altre per linia retta dietro l’altare maggiore di pietra semplice. Una in mezzo alla portella per dove si entra à detto Coro di pietra semplice dove leggonsi le seguenti parole: De Manduci 1572. Ed una sotto alle sedie di esso coro à man sinistra di pietra semplice la lapide. A’ due lati di esso coro vi stanno le sedie colle loro spalliere di tavole vecchie per quando celebransi i divini ofizi. Sulla porta per dove entravasi alla sagristia vecchia, vi sta un campanello appeso con suo legno fisso nel muro per sonarsi nel uscir la messa. In mezzo à detto coro vi sta collocato il leggìo posto sopra una base quadra di tavole dove conservansi i libri necessarij all’uso del canto. A costo al muro che risguarda l’altare maggiore vi sta uno stipo seu bancone con suoi tiratori dove ripongonsi le suppellettili di essa chiesa, e vestimenti sacerdotali. Dietro una delle porte piccole di esso coro à man destra vi sta collocato uno stipo grande, e semplice, con sua firmatura dove anche conservansi alcune suppellettili calici etc. (...) Il tetto di esso coro è a volta di lamia leale con una crociera di colonne, che tirano fino al pavimento. La già sopra descritta, e bene squadrata chiesa non è stata altrimente dal suo principio, e fondazione così spaziosa come si è qui sopra già riferito, poiche la di lei origine è provenuta da una picciola cappelluccia sotto titolo S. Maria del Popolo sita, e posta vicino la porta grande di questa città, oggi detta porta del borgo, qual picciola cappelluccia (per quel che per antica tradizione e ne’ libri antichi manuscritti di esso convento, e da noi letti, abbiam osservato) fu nell’anno 1226 dal Regimento di questa predetta città con anche il beneplacito dell’ordinario del luogo di quel tempo concessa al Padre Daniello di Belvedere allora ministro Provinciale di ambedue le Provincie di Calabria citra, ed ultra oggi santo, ed al Padre Pietro anche di Belvedere compagno di esso santo, il di cui corpo oggi sta riposto entro la chiesa de’ PP. di detto ordine nella città di Castrovillare in una bellissima cappella a lui dedicata (...). Dal quale P. Pie- 95 Appendice 96 tiferi. Dalla parte del mezzogiorno limita col giardino del mag.co Domenico Calogero siepe mediante, nella qual siepe vi sta un piede grande di gelso nero, che è del convento (...). Da detto giardino si esce nella strada pubblica per una porta murata con suo arco di fabrica, in quella stessa parte, che riguarda il mezzogiorno. Nel capo del giardino vi è un trappeto grande per far olio, fabricato di mattoni crudi, seu visale, con suoi pedamenti di pietra, e calce (...). Ritornati per il medesimo giardino nel chiostro sudetto abbiamo entrato per la porta della clausura nella cucina, situata à man sinistra (...). Di la abbiamo andato al refettorio, ivi contiguo, ch’è volto à lamia (...). Donde si entra nel cellajo del vino (...). Saliti per la scala di pietra qual è in tre pezzi con volte à lamia finta (...) si entra (...) nel primo dormitorio (...) il di cui corridore dal finestrone, che risguarda il mezzogiorno all’altro finestrone, che risguarda la tramontana, è lungo palmi 170, e largo palmi 14, colla suffitta nuova di tavole semplice, vi sono cinque camere seu stanze esposte all’oriente (...). Nel secondo dormitorio, seu braccio esposto alla tramontana, che risguarda il Borgo vi è solmente una camera nuova isolata, con due finestre, l’una verso l’oriente con vitriata, e l’altra verso tramontana senza vitriata (...). Il resto del sudetto braccio (toltone i finestroni delle due gallerie verso l’oriente, e tramontana, che abbracciano detta camera) è imperfetto, stando presentemente in fabrica sendovi però buona parte di essa fabrica inalzata, che la muraglia maestra tira sino alla torre della porta della città all’affacciata del borgo, dove sta principiato ancora il campanile con pietre di Siracusa. (...) devenimus al terzo dormitorio, seu braccio, che è a man sinistra nel salire della scala è il dormitorio vecchio senza soffitta, ma solamente con un pezzo rotto à lamia finta; ed è dal finestrone esposto all’oriente per insino al muro della chiesa per linea retta, lungo palmi 133, e largo palmi 15 quarti 3. In questo dormitorio vi sono sei camere, seu stanze esposte al mezzogiorno (...). Da questa sesta camera siegue l’altro corredore attaccato al muro laterale della Chiesa, senza camere, ma solo colla copertura di tegole, che tira per linea retta dal finestrone avanti il coro sopra la porta di battere sino al muro dove attualmente vi stan le campane; il finestrone sudetto è con sua grada di ferro, con una gelosia di legno. Questo corridore è lungo palmi 128 largo palmi 12 e mezzo, nel mezzo vi è una picciola porta per cui si entra nel pulpito della chiesa. Le campane sudette sono tre l’una grande nello di cui giro vi stanno incise seu gettate le seguenti parole: Baccalaureus Paulus Ciatti de Maiarato Guardianus. opus Laurentij, et Salvatoris Borgia Com. Melicuccae Prior.s 1717, ed anche due statuette di S. Francesco, e S. Antonio parimente di getto. Un altra campana mezzana di accordo nel di cui giro vi stanno similmente gettate le seguenti parole: (...) fuit refacta M. Mattheu. Sance fecit A.D. MDCXXXII. Lucas Egaturne eius uxor Catarina fecerunt fieri A.D. MDXXXXVIII. Jesus M. +, ed un altra campanella qual serve per sonarsi il segno de’ divini officij. Dal sudetto corridore si gira per gli altri tre bracci di corridori esteriori sopra il chiostro senza camere, ma coverti solamente di tegole, che sono di lunghezza tutti, e tre palmi 270; e di larghezza palmi dodici, e mezzo. Questo convento fu nella sua origine edificato dal P. Daniello allora Ministro Provinciale delle due Provincie di Calabria citra, & ultra, e dal P. Pietro suo compagno ambidue della città di Belvedere nell’anno 1226, alli quali fu concessa dal Regimento di questa città col consen- zo dell’Ordinario di quel tempo, una cappelluccia sotto il titolo di S. Maria del Popolo vicino la porta della medesima città, oggi detta porta del Borgo di S. Francesco, avendogli ancora esso Regimento assegnato, e conceduto luogo capace di potersi fabricare detto convento qual luogo era circondato da tre torri, che custodiano la detta città, due delle quali si mantennero in piedi lungo tempo. Ma perche il convento minacciava rovina per essere stato incendiato tre volte da’ francesi, come se n’à la tradizione, e la notizia delle cose sopra dette da un libro maggistrale di questo Venerabile Convento formato nell’anno 1688 che si conserva in Convento. Quindi li PP. di esso convento risolsero diroccare le antiche fabriche, e far nuova pianta nell’istesso luogo col disegno, che al presente si vede sopra descritto, restando solamente l’antica chiesa sudetta, nell’istessa forma, e modello, che fu dal sopramentovato P.re Pietro edificata (...). 6) ASDM, Acta Pastoralis Visitationis, vol. IX, 1735, fol. 407v Visitavit Altare Sanctorum Filareti et Eliae Protectorum huius Civitatis, quod est annexum Ecclesiae, in ipso adsunt sacra reliquia dictorum Sanctorum thoecis argenteis inclusa, asservata in capsa lignea vestita intus ab omni parte bissus, suum habet ostium foris ferratum et ornatum aliqua pictura munitum duabus clavibus, pluries in anno exponuntur et circumferunt per civitatem pro necessaribus occurrentibus, et maxime ad pluviam et aeris serenitatem obtinendas, in dicto altari inest onus celebrandi quotidie per reverendos canonicos secundae fundationis pro anima quondam Philiberti de’ Lauro fundatoris (...). 7) de Sarno Andrea, Ragioni per la Città di Seminara nella causa che verte tra essa, ed il Sacro Monte dell Pietà della città medesima, Napoli 1756, pp. 34-35 Marcantonio di Leone Patrizio di Seminara nella sua grande età fecesi Religioso dell’Ordine di S. Francesco; e facendo il noviziato nel Monistero sito nella Città di Caserta, acciocché non potesse nascere dopo sua morte alcun litigio per la porzione de’ suoi beni, fece la sua ultima testamentaria disposizione addì 20 Marzo 1584, istituendo sua erede universale in tutti i beni ad esso lui spettanti la Università di Seminara, colla espressa legge, che tutto il suo asse ereditario, ridotto in danaro avesse dovuto essere il Patrimonio di un Sacro Monte sotto il nome della Pietà, da ergersi nella Città di Seminara; e tal sua volontà avesse dovuta da eseguirsi fra lo spazio di anni quattro coll’espresso consenso del Dottor D. Niccolò di reggio suo parente, e Cittadino Seminarese (...). Fu concesso il privilegio per la erezione del Sacro Monte della Pietà della Città di Seminara, giusta la relazione formatane dal Cappellan Maggiore (...); ed indi nel l588 fu eretto il Monte della Pietà nella Città di Seminara (...). Negli anni 1598 portossi nella Città di Seminara il Consigliere D. Diego di Vera con ordine del Regio Collateral Consiglio, acciocchè avesse stabilito il modo, con cui avessero avuto ad eleggere gli Amministratori universali di Seminara; com’anche per fare altri stabilimenti toccante il buon governo dell’Università. E per l’elezione degli Amministratori universali stabilì, che nel dì quindici di Agosto di ciascheduno anno, precedentino le solite solennità, si convocasse pubblico Parlamento nella Chiesa di S. Francesco, com’era il solito, nel qual pubblico Parlamento vi avessero ad intervenire tutt’i Cittadini di Seminara, i nomi de’ quali posti in differenti bussole, giusta li loro stati, se ne prendessero tredici dalla bussola de’ Patrizj, dalla bussola de’ Civili sette, dal- 8) ASDM, Parrocchie, II, n 5, 1769-1770 (Tripodi in Atlante 2002) Bilancio d’introito, ed esito delle rendite della venerabile Cappella del SS.mo Sacramento di questa Città di Seminara (...) dal primo settembre 1769 à tutto agosto 1770 (...) Per rata di pagamento al Notaio di Napoli per lo contratto dell’altare di marmo per mano di D. Michele Richichi __ 002.10 A D. Giuseppe Troccoli di Napoli mastro marmoraro per la fattura marmi, ed ogn’altro posto alla marina delle pietre nere à tutte sue spese come dal contratto __ 0700 (...) Rigalati a detto D. Giuseppe Troccoli, e suo discipulo Domenico Mazza per mano di detto Sig.r Richichi __ 0018 9) ASDM, Acta Pastoralis Visitationis, vol. XII, 1775, foll. 579-620 Seminara 24 settembre 1775 Chiesa Collegiale sotto il titolo della Concezione con cura di anime, la quale risiede presso l’Arcidiacono Prima Dignità ch’è al presente D. Pasquale d’Alessandro provvisto con bolle apostoliche. La Chiesa suddetta è a lamia: l’altare maggiore di marmo sotto il titolo della Concezione. Dietro del medesimo ci è il coro, ed a lato dello stesso in cornu Evangelii vi è la sagristia. (...) In cornu Epistolae ci è la Cappella del Santissimo anche di marmo col tabernacolo di marmo. (...) Chiesa delle RR. monache di S. Mercurio L’altare maggiore della medesima sotto il titolo di S. Mercurio col tabernacolo è di marmo (...) In cornu Evangelii ci è l’altare dell’Immacolata Concezione il quale è di stucco (...) L’altare di S. Francesco d’Assisi è pure di stucco (...) In cornu Epistolae vi è l’altare della Purificazione (...) Monastero dell’Annunziata L’altare maggiore sotto il titolo della SS.ma Annunziata col tabernacolo di legno; e cappella ancora di legno (...) In cornu Evangelii vi stà l’altare di S. Antonio di stucco (...) In cornu Epistolae vi stà l’altare del SS.mo Crocefisso di stucco (...) Chiesa di S. Maria delli Poveri L’altare maggiore sotto lo titolo di S. Maria delli Poveri è di marmo col suo tabernacolo di marmo (...) In cornu Eva,gelii vi sono quattro altari tutti di legno indorati la prima sotto il titolo di S. Filippo Neri (...) In cornu Epostolae vi sono parimente altri quattro al- tari di legno indorati (...). 10) ASRC, Inv. 27, Consiglio Generale degli Ospizi, b. 471, f. 4, Seminara, Stabilimento dell’Ospedale Civile. Spese per rimetterlo, 1817 Seminara 5 luglio 1817/ Commissione amministrativa di Pubblica Beneficenza/ Seminara Signore/ Nell’essersi da noi praticata la diligenza per trovare a pigioni un locale dove possa stabilirsi il novo ospedale, che si è ella degnata ultimamente determinare di doversi ravvivare in questa Comune, non si han potuto trovare se non che delle case, che per essere nel mezzo, e vicino all’abitato, incontrarono delle difficoltà, e delle opposizioni per parte di quei cittadini, che son domiciliati in quei contorni. Si è perciò fatto d’alcuni un progetto che sembrarebbe a noi il più plausibile, ed il migliore di ogni altro, e su di cui non manca, se non che la sua approvazione, che venghiamo ora ad implorare colla presente. Esiste in questa Comune l’antico ospedale civile situato in luogo di buon’aere, e fuori dell’ambito dell’abitato, che potrebbe facilmente colla spesa di circa cento novanta docati riattarsi per l’uso, che bisogna. (...) Facendosi la stessa si andrebbe a mettere in salvo un’antica fabbrica del valore di molte migliaia di docati, che lasciandosi così in abbandono andrebbe col tempo a perdersi interamente. Si avrebbe per l’ospedale un luogo comodo, e fisso, e non sogetto alle variazioni, a cui son sottoposte le case, che si prendono a pigioni. Non s’incontrarebbero quelle difficoltà, che vengono poste per tutte l’altre case, che si avrebbero voluto pigliare per tal’uso in affitto (...). P. Nesci Sindaco/ C. Franco Provincia di Calabria Ultra/ Distretto di Palmi Processo verbale Della istallazione dell’Ospedale Civile nel Comune di Seminara sotto il titolo dello Spirito Santo L’anno mille ottocento diceotto il di primo del mese di Giugno. Il Sotto Intendente del Distretto, assistito dalla Commissione di pubblica Beneficenza di questo Comune à proceduto alla inaugurazione dell’Ospedale Civile riaperto per ordine del Sig.r Intendente della Provincia; avendo destinato all’oggetto il Sig.r D. Francesco Elia per Procuratore del medesimo. I Sig.ri Dottori Fisici D. Basilio Carnovale, e D. Agostino Morabito, per medici ordinari. Il Rev.do Sacerdote D. Giuseppe D. Giuseppe Elia Cappellano, ed il Sig.r Domenico Ottavà per ospidalere (...). Cesare Franco membro della Commissione Amministrativa di Pubblica Beneficenza Pietro Nesci Sindaco Presidente (...). Appendice le bussole de’ Mastri, e Massari sei, che uniti alli due Sindaci, formassero il numero di venti otto vocali, o siano decurioni. Il Sindaco de’ Patrizj propone, i Sindaci, ed Eletti, che devono governare nel susseguente anno, li quali ballottati dagli anzidetti vocali con voti secreti, con due palle l’una negra, e l’altra bianca, fanno rimanere inclusi quelli, che an maggioranza di voti. Crediam noi, che in fino al 1655 si fosse sempre fatta l’anzidetta elezione il dì quindici di Agosto; ma dalli libri, in cui notansi i reggimenti dell’Università di Seminara, leggesi, che l’elezione si fosse trasferita dal dì quindici del mese di Agosto al primo del mese di Maggio, su ’l motivo, che il dì quindici di Agosto nella Città di Seminara sollennizasi una delle maggiori festività; E nel medesimo giorno si tiene una gran Fiera, concorrendovi da molte bande gran moltitudine di gente, e la Fiera tenendosi avanti la Chiesa di S. Francesco, luogo, in cui era solito, che si facesse l’elezione de’ Sindaci (...). 11) ASRC, Inv. 27, Consiglio Generale degli Ospizi, b. 471, f. 5, 1817-1818, fol. 20v Riflessioni sul conto morale Si preintende che vogliasi imputare a carico della Commissione la spesa dell’importo della compra di una parte dell’orto del canonico Zirilli per formarsi la strada, onde darsi l’ingresso alla casa dove adesso si è formato l’Ospedale (...). 12) ASRC, Inv. 10, b. 151, f. 4, 1819 L’anno 1819 il di otto del mese di Giugno in Seminara. Convocatosi Decurionato nel luogo solito delle sue sedute, e dal Sig.e Sindaco Presidente si è fatta la seguente proposizione: Signori, Vi partecipo, che il Sig.e Sotto In- 97 Appendice tendente del Distretto mi ha comunicato una lettera del Signor Intendente della Provincia, che contiene un ricorso avanzato da varj cittadini di questo nostro Comune, col quale reclamano la riattazione della Fontana publica, e progettano il metodo della esecuzione (...). Si è unanimemente deliberato, e conchiuso che a questa Comune sia utile, utilissima l’acqua, che s’intende nella medesima trasportare, e che perciò sia amisibile a’ cittadini il progetto, che si è adottato dai cittadini ricorrenti, anche perché nel trasporto della detta acqua, la Comune (...) anderebbe a vantaggiare coll’acquisto di quattro canali di acqua perenne nella principale Piazza della stessa detta il mercato. Ma siccome della moltitudine dei ricorrenti soli dieci individui si offrirono pronti prontissimi di trasportare a loro proprie spese l’acqua dalla generalità reclamata, e desiderata, questi sono per appunto li Signori D. Cesare Franco, D. Gaetano Anile, D. Paolo Marzano, D. Basilio Nesci, D. Gregorio Sanchez, D. Francesco Mezzatesta, D. Ettore Marzano, D. Saverio Candido, D. Luigi Collura, D. Cesare Marzano, dei quali li Signori Anile, Franco, Sanchez, Mezzatesta, e Collura sono in atto Decurioni di questo Comune; i quali conoscendo il vantaggio, che ritrae la Comune loro principale col trasporto dell’acqua sudetta, e perché mancarono i soggetti, che fussero concorsi alla spesa che si richiede per lo detto trasporto, non ostante che siano Decurioni, pure prestarono, e prestano il loro nome, e contribuiscono la loro quota per lo vantaggio di questa Comune; a patto però che la Comune debba avere perenni nella Piazza principale del Mercato non già quattro penne di acqua, ma bensì quattro canali di mezza oncia per ciascheduno canale, e che lo spandito di quest’acqua detta Fontana del mercato debba rimanere a beneficio della Comune sudetta, la quale debbasi in ogni anno incaricare della manutenzione del canale, che da Barritteri trasporta tutta l’acqua in questo Comune (...). Al Sig.re Intendente della Provincia della Prima Calabria Ulteriore A 12 Luglio 1819 (...) IL Can.co Michelangelo della Città di Seminara con supplica l’espone, come taluni cittadini della Città sudetta per di loro vantaggio particolare hanno avanzato presso di questa Intendenza supplica colla quale esposero, che sendasi molti anni dietro rotto l’aquidotto, che conduceva l’acqua nell’antica Città di Seminara sudetta, per effetto del Tremuoto del 1783, così l’acqua sudetta fu dispersa, che i cittadini furono obligati servirsi di quest’elemento d’alcune fontane contigue alle mura della detta Città, da’ quali scaturiva, e tutta via scaturisce; e volendo ripristinare le antiche acque nel diloro corso antico, domandarono in questa Intendenza, che loro fosse permesso a spese proprie di rimettere le acque sudette nell’antico aquidotto cennato per inaffiare i diloro giardini (...). 13) ASRC, Inv. 27, b. 533, f. 24, 1833 Il Decurionato di questo Comune di Seminara sulla richiesta del Signor Don Saverio Candido nella qualità di Priore della Confraternità di San Marco della Comune cennata, attesta, e certifica esser cosa publica, e notoria in detto Comune di Seminara_ Primo. Che l’espressata Confraternità di San Marco possedeva i seguenti arredi sacri, delli quali secondo il bisogno faceva uso nelle sacre funzioni, e talvolta li prestava per le funzioni ancora della Chiesa Madre_ Primo. Cinque apparati intieri, vale a dire consistenti ogniuno di un Piviale, una Pianeta, e due Tonicelle, delle quali uno di color vario fiorito in argento, e seta regalato pria del Flagello del Tremuoto del 1783 dalla Principessa di Cariati alla cen- 98 nata Confraternità, e di cui ne era sorella; E tre, uno fiorato col campo color di perla che pria appartenevasi alla soppressa cappella di Sant’Anna; un altro fiorato col campo violace; un altro color negro; i quali due appartenevansi al soppresso convento dei Padri Domenicani; ed un altro di colore cenericio con frasche d’argento di proprietà di essa Confraternità_ Secondo. Che nella soppressione dei conventi, e delle cappelle sacre, e sequesto degli arredi sacri per ordine del Governo, li rappresentanti della così detta Cassa Sacra, consegnarono a richiesta dell’Arcidiacono di quel tempo Signor Don Pasquale Alessandro alla Confraternità di San Marco gli anzidetti tre parati, cioè quello della cappella di Sant’Anna, e li due del Convento dei Padri Domenicani per farne uso nelle sacre funzioni_ Terzo. Possedeva ancora tre così dette camici, cioè uno di tela Battista guarnita di punto di Alenson, e l’altri due di tela finissima, che l’espressata Signora Principessa aveva regalato alla Confraternità di San Marco pria dell’espressato Tremuoto_ Quarto. Possedeva una croce di legno con incentro della stessa una reliquia di legno della Santa Croce, di cui faceva uso nelle sacre funzioni, e che anche le aveva regalato la ridetta Signora Principessa. Più un così detto morale di seta color bianco con in mezzo una croce di Sdizzillo d’Oro; un baldacchino di seta fiorito con il campo celeste, li quali due oggetti appartenevansi al detto soppresso Convento dei Padri Domenicani; Più un missale guarnito di velluto di Genua color Clemis con ciappe di argento che apparteneansi al soppresso convento dei Padri Paolotti della cennata Comune di Seminara. Gli anzidetti morale, Baldacchino, e missale furono date alla confraternità di San Marco per farne uso nelle sacre funzioni dai ridetti rappresentanti della Cassa Sacra, e diversi Pianete ancora, e Tonicelle di diversi colori che essa confraternità se ne serviva alla giornata_ Quinto. Possedeva una sfera di argento comprata dalla confraternità di San Marco verso l’anno 1818 dall’argentiere Don Pietro Pentimalli di Sant’Eufemia, avendo pagato il Danaro Mastro Domenico Masseo vivente, che allora faceva le funzioni di Collettore, o sia Cassiere della Confraternità cennata. Più una navitta, ed un Incenziere d’argento che mentre faceasi lo scavo nella diruta Chiesa di San Marco per riedificarsi vennero rinvenuti da mastro Domenico Tarantino vivente, e consegnati alla confraternità, la quale li à fatto riattare dal ridetto argentiere Signor Pentimalli_ Sesto. Possedeva ancora due stendardi di seta, uno color nero, e l’altro color bianco, di cui ne faceva uso nelle sacre funzioni_ Settimo. Siccome i sudetti oggetti di molto valore non possonsi tenere in chiesa per non essere involati, così la confraternita fra gli altri impiegati aveva un sagrestano maggiore il quale custodiva, e conservava religiosamente gli arredi sacri per consegnarli alla confraternità in ogni tempo che li domandava. Un tal sagristano erasi il vivente canonico Don Michel’Angelo Anile, il quale conservava gli anzidetti arredi sacri. Poi in tempo che erasi Priore della confraternità il vivente Don Emmanuele Barba, sono stati tolti dal Canonico Anile, e consegnati al di lui fratello Don Gaetano Anile. Essendo morto lo stesso, passarono a’ di lui figli, ed eredi Signori Don Antonio, e Don Basilio, che in atto li posseggono_. In onore del vero in vantaggio di chi spetta si è formata la presente sotto scritta dagli attuali componenti il Decurionato, e munita del suggello comunale_ Fatta in Seminara nel giorno quattordeci settembre mille ottocentotrentatre. 14) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1811, Lavori opere pubbliche, 1835-1838 Perizia che si redige da me qui sottoscritto Domenico 15) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1812, Riparazione strada conduce Barritteri, 1838-1839 Copia/ l’anno 1838 il giorno ventitre marzo nella Casa Comunale in Seminara/ Riunitosi regolarmente il Decurionato (...) Il Signor Sotto Intendente del Distretto nel suo foglio 14 andante mise tenere una offerta di Carmine Gaglioti di Barritteri relativa alla riattazione della strada che da qui per quel Villaggio conduce ai piani della Corona (...) di assoluta necessità non solo per lo trafico degli abitanti del Villaggio in questo Comune, ma sibbene da qui per transitare in Bagnara, e negli altri luoghi di tale linea (...). (...) Perizia per ciò che bisogna per rendere accessibile la pubblica, e più commerciale strada, che dall’abitato della sudetta Comune di Seminara conduce alla Chiesa detta di Barritteri sù i piani della Corona non solo, ma a molte comuni della Provincia (...). La strada di cui si tratta, devesi per estrema necessità selciare in molti luoghi, dapoiché per la sua antichità, e per gli alluvioni, che da tempo in tempo sopravennero, si è resa inaccessibile, e per conseguenza quasi del tutto interrotto il Commercio (...). 16) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1814, Costruzione traversa che conduce strada consolare, 1841-1842 Progetto, e stato estimativo dei lavori per la costruzzione della strada traversa rotabile che dalla città di Se- minara andar deve alla Consolare sul punto denominato Barritteri su i piani della Corona, formato da me sottoscritto ingegniere dietro venerata disposizione del S.r Intendente di questa Provincia (...). La strada traversa rotabile di sopra enunciata principiar deve dall’angolo del mercato, che dona origine alla strada interna detta di S. Michele, e termina alla consolare nel luogo chiamato Barritteri sui piani della Corona, percorrendo in parte l’attuale strada, ed in parte taccando delle proprietà particolari, che per quanto mi sono ingegniato non arreca positivi danni, né occupazione di tagliare fondi per mezzo, o gran numero di alberi, anzi pochissimi (...). La medesima traversa portar deve la larghezza di palmi 20, e 2 altri di fossetto, o sia condotto, ad oggetto di corrervi per dentro di esso le acque, che in tempo di pioggia si riuniscono in tutta la linea della strada. Tal larghezza è molto commoda per una strada secondaria di simil natura, mentre con facilità, e senza ostacolo veruno possono transitarvi i legni a ruota di qualsivoglia struttura, allorché s’incontraranno in qualunque luogo (...). Nella prescritta larghezza di palmi 20 si divideranno palmi 12 nel mezzo per formarsi in alcuni luoghi di necessità il selciato, e sopra il corrispondente brecciame, e nel resto il solo brecciame, e palmi 8 resteranno per passeggiatore, cioè palmi 4 per cadaun lato (...). S. Eufemia 8 Gennaro 1842/ L’Ingegniere delegato/ Gaetano Oliverio Appendice Gangemi maestro murifabro di questo Comune per ordine avuto da questo S.r Sindaco per determinare la spesa necessaria per l’accomodo della Pubblica strada di questa Città, la quale comincia dalla Chiesa della Santa Maria, e scende sino al punto chiamato Madonna della Montagna. Dessa perizia è come appresso: Pietra necessaria a sarcire l’insalciata della strada canne otto, che alla ragione di carlini otto per ogni canna importa __ 06.40 Manifattura di maestri, e giovini per assisterli, alla ragione di carlini due per ogni canna di estensione, che s’impiega alla strada cennata, la quale offre in varj punti canne trentadue di tratto in totale, che merita l’accommodo, mentre con una canna di pietra si fanno quattro canne d’insalciata in una __ 12.80 Seminara 30 giugno 1835. Copia/ L’anno mille ottocento trentacinque, il giorno due del mese di luglio nella Casa comunale in Seminara/ Riunitosi regolarmente il Decurionato (...), il S.r Sindaco Presidente ha proposto quanto siegue: Signori Decurioni/ è notorio a tutto il pubblico che l’acqua di questa nostra fontana contrada Santa Maria scorre in pochissima quantità, e quasi non basta pei bisogni della popolazione, per essersi deteriorato col tempo il cammino, o sia l’aquidotto donde tal liquido vi scorre. è anche conosciuto che la lapide antica apposta sulla sepoltura scoverta della diruta chiesa del Rosario sia rotta in diversi pezzi, per cui detto sepolcro ingombro sempre da freschi cadaveri de’ poveri che ivi si ripongono, rimase per qualche giorno aperto. Quale grave inconveniente è pregiudizio alla pubblica salute, ne siegue da ciò, le SS. LL. il comprendono, anche perché detto sepolcro è nell’abitato. Io non ho mancato di riparare provisoriamente, ed alla meglio siffatto disordine. Finalmente non ignoravo che la pubblica strada di questa città la quale dal punto detto Santa Maria giugne al luogo detto Madonna della Montagna, sia quasi tutta senza insalciata in varj punti (...). Questi tre oggetti (...) mi han determinato disporre a questo Domenico Gangemi, maestro murifabro di formare tre corrispondenti perizie (...). 17) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1815, Riparazione fontana, 1842-1843 Perizia/ che si redige da me qui sotto scritto maestro fabricatore, dietro ordine ricevuto dal Signor Sindaco di questo Comune di Seminara, per lo accomodo, e riattazione della fontana di questo sudetto Comune denominata Rosia, del tenor seguente Per numero sei canne di tubi aperti, volgarmente detti imbrice alla ragione di carlini tre la canna posti sul luogo importano __ 01:80 Per numero rotolo uno di cottone a grana quaranta il rotolo __ 00:40 Olio bisognevole per formare la colla; e pel lume necessario a poter travagliare nell’aquiedotto cafiso uno, à docati due il cafiso importa __ 02:00 Per formare un pezzetto di fabrica della lunghezza di pal. 16, altezza pal. 12, e grossezza pal. 3 si richiede la seguente spesa: Calce salme sei alla ragione di grana sessanta la salma posta sul luogo importa __03:60 Pietra canne cinque incluse in queste le piccole pietre, e pezzi di mattoni a carlini dodeci la canna importano __ 06:00 Arena bisognevole per detto muro __00:60 Per numero dieci giornate di maestro fabricatore a grana quaranta per ognuna importa __ 04:00 Per n.o cinque giornate di manuale a granaventi l’una importa __ 01:00 Più per pulire il cammino, ed il cosiddetto Buttisco si richiede la spesa di __ 01:80 Per numero due, e mezza giornate di maestro per incollare l’imbrice, e per murare i buchi del ricettacolo ossia del detto buttisco onde far salire l’acqua sopra a grana 40 per ognuna giornata importa 01:00 Totale docati __ 22:00 Seminara li 9 Settembre 1842/ Dominico Gangemi (...) Copia/ L’anno mille ottocento quarantadue il giorno quindeci Settembre in Seminara/ Riunitosi regolarmente il Decurionato nella casa Comunale (...) si è dal Signor 99 Appendice Sindaco fatta la seguente proposta/ Signori Decurioni/ Conoscono pur troppo che questa fontana nel luogo detto Rosea non può provvedere l’acqua perché da qualche tempo alterato il cammino in modo da non permettere il regolare passaggio all’acqua istessa: conoscono del pari che il Pubblico abbisogna di tal fontana, mentre quantunque n’esista un’altra non basta a fornire sufficientemente questo elemento al Pubblico (...). 18) ASRC, Inv. 10, b. 152, f. 15, 1842-1852, Traversa rotabile che mena alla Consolare, Progetto e stato descrittivo ed estimativo, 1848 Il Comune di Seminara è situato sulla costa orientale del monte sulla di cui cima sono i così detti Piani della Corona, per quali passa la Strada Consolare delle Calabrie; da esso Comune, mediante una strada cavalcabile che sviluppa il suo andamento per una vallata di esso monte si va ad incontrare la detta Consolare (...). Daltronte la posizione topografica del Comune di Seminara è tale, che tutti i Paesi della Piana, ad oggetto di abbreviare camino l’attraversano, e quindi vi è per esso un continuato trafico di passeggieri, e derrate che da’ paesi della Piana si conducono a Reggio, ed altri paesi marittimi (...). I naturali di Seminara quindi conoscendo ad evidenza il grande utile che loro apporta la costruzione della strada rotabile, si hanno volontariamente imposto una tassa il di cui prodotto è stato destinato, e superiormente approvato per la costruzione della strada traversa da Seminara alla Consolare, sperando essi in seguito di fare l’altra suddetta traversa ed il Ponte sul Petrace (...). 19) ASRC, Inv. 3, b. 185, f. 8230, 1852, Seminara, Riparazione Chiesa di S. Marco, 1848 8 agosto 1848 Essendo crollata porzione della chiesa di S. Marco in Seminara, e precisamente dalla parte del cimitero destinato provvisoriamente per l’interramento de’ cadaveri, quel sindaco convinto della necessità di essere prontamente restaurata ha fatto deliberare sconvenevolmente il Decurionato, e nel tempo stesso redigere la corrispondente perizia (…). Per costruirsi detto muro alto palmi 40 lungo palmi 32, e grossezza palmi (…). 20) ASRC, Inv. 27, b. 533, f. 29, 1852, Domanda della Pia adunanza circa allo interramento de’ cadaveri. A Sua Eccellenza/ Il Signor Direttore del Ministero dell’Interno_ Ramo interno Eccellenza/ I rappresentanti della Confraternita di S. Marco Evangelista del Capo Circondario di Seminara in Provincia della 1a Calabria Ulteriore, e Distretto di Palme, umiliano all’E.V. quanto segue. La loro Chiesa sotto il titolo di S. Marco Evangelista fu destinata per campo santo provvisorio di detta comune di Seminara. In essa vi esistono due grandiosi sepolcri, che si addissero per lo interro della spoglia mortale dei naturali della Comuna suddetta, avendo la detta congrega rinunciato al dritto che vi avea sui detti sepolcri, a spesa della stessa costruiti_ Attaccata alla cennata chiesa, la confraternita suindicata vi fe’ edificare il suo oratorio, ed un singolare sepolcro, chiamato volgarmente cimitero, addetto per la sola spoglia mortale dei confratelli medesimi, avendolo custodito con catenaccio. Si vorrebbe da taluni sarcenti e perturbatori anche questo cimitero renderlo comune a tutti, per fare onta alla confraternita in parola, ed annientare il giusto titolo di proprietà, che ne conserva in perfetta opposizione a tutte le leggi vigenti (...). 100 21) ASRC, Inv. 27, b. 533, f. 33, 1858-1859, Grande Archivio/ 2° Ufficio/ Napoli 5 Gennajo 1857/ Copia estratta dal volume 215 de’ Privilegi di Camera Reale per gl’anni 1769 e 1770 fol. 71 a 80 tergo (...)./Gli officiali e confratelli della congregazione sotto il titolo di S. Marco Evangelista della città di Seminara in Provincia di Calabria Ultra umilmente alla Maestà Vostra rappresentano come trovandosi quella sin da tempo immemorabile eretta dentro la chiesa sotto l’istessa invocazione in oggi colle pie contribuzioni accresciuta di rendite, ed arricchita di sacri arredi, comeché i di loro predecessori curarno impetrare il Regio Assenso; prostrati perciò al Real Trono di Vostra Maestà umilmente la supplicano d’impetrarglielo, e di approvare le regole che professano (...) Seminara li 10 Febraro 1769 (..). Regole che si osservano nella confraternita sotto il titolo di San Marco Evangelista della città di Seminara in Provincia di Calabria Ultra arrollata all’Arciconfraternita del SS.mo Nome di Maria in Roma_ Primo. che chiunque desidera essere ammesso in essa confraternita, doverà fare un memoriale al Priore (1130036) (...). Terzo_ Che li confrati devono farsi la cappa, o sia il sacco col cappuccio di tela fina bianca semplice senza lavoro, cinto di armosino color rosso ch’è l’insegna della confraternità (...). Grande Archivio/ Secondo Ufficio/ Napoli li 30 Marzo 1858/ Copia estratta dal foglio 41, a 52 del Volume de’ Privilegi di Camera Reale segnato col numero 267, per l’anno 1777 (...)./Il Priore, ò sia Prefetto ed assistenti in unione delli sottoscritti, e sottocrocesegnati fratelli che compongono la maggior parte della Laical Confraternità di S. Rocco, eretta nell laical chiesa sotto il titolo di San Michele Arcangelo della Città di Seminara in Provincia di Calabria Ultra, prostrati alla Maestà Vostra, unmilmente le rappresentano, come sin da tempo immemorabile, di cui non si è potuto rinvenire memoria, trovandosi eretta dentro detta laical chiesa, sotto lo stesso titolo, ed invocazione di S. Michele Arcangelo, e siccome li predecessori de’ supplicanti, non curano impetrare il Real’assenso, così supplicano la Maestà Vostra umilmente, degnarsi impartitglielo, tanto nella fondazione di cui non vi è memoria, quanto nell’approvazione delle Regole (...). Regole della Confraternità di S. Rocco, eretta nella laical Chiesa sotto il titolo del Glorioso S. Michele Arcangelo della Città di Seminara in Provincia di Calabria Ultra, arrollata all’arciconfraternità di S. Rocco di Roma= Primo. Che la sudetta Confraternità s’abbia da reggere, e governare da un gentiluomo principale, ed originario confratello che paga in atto le mesate del Monte, col titolo di Priore, o sia Prefetto, ed altri due confratelli col titolo di assistenti, il primo anche gentiluomo, ed il secondo del ceto dell’onorati (...). Terzo. Che tutti i fratelli siano tenuti (...) terminate sarannodette Quarantore, sera di martedì (...) intervenire processionalmente al picciolo giro del Santissimo, che si fà nell’ambio di detta Confraternità, che principia dalla Casa di Monizio, scende per la strada nomata lo Scaturchio, e termina alla porta della Confraternità sudetta= Quarto. Che ogni volta che si anderà processionalmente (...) l’istessi fratelli sian’obbligati andar vestiti, con sacco bianco, e col Cappuccio in testa col cingolo di seta di color celeste alla cinta, e con un mozzetto anche a color celeste di seta, con una Pellegrinetta negra anche di seta con suo pizzillo d’argento con bordone in mano, e con guanto nella medema di seta color celeste, cappello pendente alle spalle, ò in capo ad arbitrio de’ confratelli, e scarpe con stivaletta anche dello stesso colore, e che 22) ASRC, Inv. 27, Consiglio Generale degli Ospizi, b. 533, f. 6, 1864-1865 Vecchio carcere tra Via S. Michele, Via Monte e Via S. Maria degli Angeli (1130073) (...) Seminara 4 novembre 1864. Signore/ Il Monte di Pietà amministrato dalla Congregazione di Carità possiede una casa palaziata in questo abitato rione il Monte, nella quale trovasi il Regio Giudicato, e Carceri degli uomini. 23) ASRC, Inv. 27, b. 533, n. 3, 1864-1865 Regolamento amministrativo per l’Ospedale di Seminara (fasc. a stampa) Art. 1./ L’Ospedale di Seminara è destinato ad accogliere ammalati poveri del Comune; in casi urgenti vi possono essere ammessi anche ammalati poveri di altri Comuni, purché vi siano letti disponibili. Vi possono essere ammessi sempreché vi siano letti disponibili, anche ammalati non poveri, pagando una tassa gionaliera, che sarà fissata dall’Amministrzione in principio di ogni anno. Art. 2./ L’amministrazione dell’Ospedale è demandata alla Congregazione di Carità del Comune. Art. 3./ I membri della congregazione di Carità, ad eccezione del Presidente, sono tenuti ad attendere, secondo il Turno stabilito in principio di ciascun anno, alla direzione speciale, e sorveglianza dell’Ospedale col titolo di Direttore. Art. 4./ Il Direttore visita l’Ospedale giornalmente, e dà tutte quelle disposizioni che fossero richieste dall’urgenza del caso, riferendole poscia alla Congregazione. Invigila anzitutto sulla nettezza delle stanze e della biancheria, sulla bontà e salubrità del vitto (...). Art. 5./ Sono addetti al servizio dell’Ospedale:/ Un economo coll’incarico anche d’infermiere/ Un medico/ Un chirurgo/ Una lavandaia per pulire la biancheria/ Due salassatori e barbieri coll’obbligo di fornire anche le mignatte necessarie. Tutti questi funzionari sono nominati dalla Congregazione di Carità per un anno, e sono sempre rieligibili (...). Il soprascritto regolamento è stato deliberato dalla Congregazione di Carità del Comune di Seminara, oggli li 14 del mese di Gennaio 1865 (...). 24) ASRC, Inv. 4, b. 252, f. 33, Accomodi al teatro, 1859-1860 Copia/ L’anno 1859 il giorno 15 maggio nella casa comunale in Seminara/ Riunitosi regolarmente il Decurionato ed in numero opportuno il S.r Sindaco ha fatto la seguente proposta: Sig.ri Decurioni/ Il pubblico teatro di questo Comune sito nella piazza Basiliani merita di essere preso in considerazione per gli urgenti e necessarii accomodi che ha bisogno, mentre si trova bastantemente devastato e si andrebbe a distruggere se non avessero luogo le bisognevoli riparazioni e restaurazioni, ho fatto perciò elevare la perizia che presento alle SS. LL. e la spesa ammonta alla somma di docati centoventi due, e grana ottantadue (...). Il Decurionato/ Considerando che gli accomodi al teatro municipale sono veramente necessarii ed urgenti, non solo per la ristaurazione e manutenzione di siffatto locale il quale non si deve abbandonare per non andare in totale deperimento, ma benanco affinché nelle comiche rappresentazioni che si verificano in diverse volte l’anno il pubblico potesse stare con decenza e comodità nella Platea e nei Palchi,/ Delibera, e Propone/ Che dovessero aver luogo gli accomodi sopradetti con la cennata spesa di D. 122,,82 prelevandosi sull’articolo di D. 1011:90 addetto per opere pubbliche comunali del corrente esercizio nello stato finanziario e che i lavori si eseguissero in economia dalla Deputazione delle opere pubbliche comunali./ Il Sindaco Cavaliere U. D’Elia (...). 25) ASRC, Inv. 4, b. 252, f. 44, Somministrazioni di viveri alle truppe del Generale Garibaldi, 1860 Signor Governatore/ Il Comune di Seminara ha erogato D. 150:16 per mille razioni di viveri, per vetture ed altro alle truppe del Dittatore Signor Generale Garibaldi, come si degnerà rilevare dalle annesse carte (...)/ Al Signore Governatore Generale della Provincia/ Per Vice Governatore in congedo/ Il funzionante G: Raso (28 settembre). Appendice oltre dette robbe, che sono l’insegne della confraternità, il Priore, e gl’assistenti che anderanno nell’ultimo luogo, debbano portare in petto la medaglia d’argento lineata d’oro, nelle quali son scolpiti l’immagine dell’Immacolata Vergine Santissima, delli Gloriosi S. Michele, e S. Rocco (...). 26) ASDM, Confraternite, Seminara, Confraternita di San Marco Seminara 9 Giugno 1880 Eccellenza Reverendissima/ Essendosi questa nuova Chiesa messa nello stato commodo con un Altare a marmo e Cappella a stucco, ed altre Cappelle, magnifico Coro di noce, ampia sagrestia e Battistero, bellissimo lavoro di marmo a due soli pezzi, ed essendo assai spinto il voto pubblico che il Corpo Collegiale dell’antica Chiesa, ove in atto esercitasi la quotidiana divina uffiziatura e tutte le funzioni Parrocchiali, passasse nella cennata Chiesa Nuova ad esercitare in essa quanto eseguesi dal Parroco e Collegio nella attuale, mi sono deciso di tanto pratticare fra pochi giorni; però non senza pria umiliare a V. E.nza Rev.ma questo fatto per averne il Suo Permesso. Perché poi l’attuale Chiesa Parrocchiale e Collegiale non avesse a restare muta delle sacre funzioni, ad istanza de’ Rappresentanti della Confraternita di S. Marco Evangelista si è fatta da me e da Signori Canonici la Deliberazione, della quale le umilio una Copia, pregandola parimenti perché si degnasse emettere il Suo necessario Decreto di trasferimento della Confraternita anzidetta nell’attuale Chiesa Parrocchiale (...) (Canonico Arcidiacono F. Grio). 27) Seminara, Archivio Parrocchiale del Santuario della Madonna dei Poveri, Relazione fatta al Rev. Can.co Penitenziere D. Domenico Taccone Gallucci, dietro richiesta dell’Arcid. Candiloro Ricevuto, 23 feb. 1881 (ed. da Verzì Borgese 1976-1977) Primo prezioso tesoro è per Seminara il possesso della Statua in legno di Nostra Signora de’ Poveri, patrimonio e pegno della fede dell’antichissima Tauriana, da cui Seminara trae origine. Essa ha superato l’onda di tanti secoli senza soffrire gli insulti del tempo, miracolosamente preservata dall’incendio e dalle distruzioni, con cui gli Angorani, i Mori, i Cartaginesi collegati a’ Siciliani segnarono le loro vittorie sopra quella illustre ed infelice città; ed è ora per noi argomento di gloria e di protezione. A questa miracolosissima immagine si consacra la rinomata Festa del 15 Agosto alla quale accorre una immensa folla di devoti dalle due Calabrie e da più Provincie della vicina Sicilia, per tributare a Maria de’ Poveri i sioi pietosi omaggi. (...) La statua non presenta alcun rilevante lavoro artistico; ma tuttora conserva la sua originaria doratura, per- 101 Appendice 102 ciocché d’allora fin qui non venne mai tinta da colori di sorta. Abbiamo ancora dall’antica Tauriana un Crocifisso in legno di due palmi circa, reputato un buon lavoro da persone di gusto. Seminara ha sette chiese, cioè l’attuale Parrocchia-Collegiale, che per la sua ampiezza è reputata la prima delle tre Calabrie, non ancora terminata, ma fregiata nel vano maggiore di ornamenti di gesso lucido (...). La seconda dell’Arciconfraternita di S. Marco Evangelista; la terza della Confraternita de’ SS. Michele e Rocco con belli lavori a stucco lucido; la quarta del SS. Ecce Homo, appartenuto un dì agli espulsi PP. Cappuccini; la quinta anche essa dell’Arciconfraternita di S. Marco Evangelista, fuori abitato, la più antica, giacché esisteva pria della distruzione della vetusta città da molti secoli; la sesta, dedicata alla SS.a Vergine Addolorata, la quale è fabbricata sul suolo della grandiosa Basilica Abbaziale de’ PP. Basiliani; la 7a dedicata a S. Antonio di Padova fuori dell’abitato. V’ha ancora una Cappella pubblica sul palazzo de’ Sigg. Marzano, dedicata a Maria SS.a della Pace. Nella prima Chiesa si conserva un grandioso Quadro, antichissimo e di molto pregio il quale rappresenta il Mistero della Circoncisione, ove dei molti Personaggi, a giusta misura umana, non sai più se sia ammirabile la verità o la grazia delle pose. V’ha ancora una statua in marmo bianco della Maddalena, che sarebbe un lavoro artistico assai pregevole, se con la caduta dell’antica cupola d’essa chiesa non fosse stata in qualche parte mutilata. Nella 2a, cioè dell’Arciconfraternita di S. Marco Evangelista si conserva un crocifisso delle dimensioni di due palmi, ben scolpito, a giudizio di periti, ed assai pregevole, perché proviene dall’antica Taureana. V’è ncora una grande Statua in marmo bianco finissimo della SS.a degli Angeli, antichissima e ritenuta un prezioso lavoro artistico da uomini di gusto; il piedistallo di questa Statua è anco stupendo lavoro, che rappresenta in piccola mole la SS.a Vergine già morta, circondata dagli Apostoli, sul ciglio di due de’ quali indovini le lacrime, tanto è sensibile la rivelazione dell’anima, e l’atteggiamento del dolore; una Cappella in marmo rappresenta il Mistero dell’Epifania con finezza di arte ed un Quadro col Crocifisso di molti secoli e di valore. Nella 3a Confraternita de’ SS. Michele e Rocco v’hanno una Statua in marmo di S. Sebastiano Martire assai pregevole ed una Cappella tutta in marmo, rappresentante anco il Mistero dell’Epifania, ove i personaggi sono assai bene scolpiti. Nella gentilizia Cappella pubblica de’ Sigg. Marzano v’ha il Quadro della Vergine SS.a della Pace di valore antichissimo, portato da Roma dal Generale de’ Basiliani P. Gacomo Marzano, Patrizio Seminarese. La nostra Collegiata insigne, già soppressa, la quale ha il privilegio d’indossare giornalmente la Cappa Vescovile e l’Armellino dell’Avvento a Pentecoste, oltre la Gran Cappa, nella sua Fondazione e Statuti risulta composta dal Canonico Arcidiacono Curato prima ed unica dignità e 18 Canonici, fra’ quali il Teologo non dignità. Essa Collegiata è per onorificenze la prima della Diocesi, secondoché rilevasi da due Decreti della S. Congregazione de’ Riti del dì 14 Agosto 1666 e 9 Febbraio 1775, i quali sono del tenore seguente «Mileten/ Sacra Rituum Congregatio declarat Praecedentiam in Synodo Diocesana, et in aliis Ecclesiasticis Fonctionibus deberi Collegiatae Insigni Seminariae, non autem Terrae Pitii, non obstant quod ipsa Collegiata Simplex sit antiquioris erectionis». Nella nostra Chiesa Collegiale si conserva il trono vescovile in memoria del tempo che vi dimorò il Vescovo di Tauriana dalla distruzione di essa e da’ tempi di Giovanni XIII a Callisto II pel decoro di Cento e più anni, finché il Conte Ruggero il Guiscardo ottenne da S. Gregorio VII che il Vescovado di Tauriana trasferito in «Castrum Seminariae, donec reaedificieretur Taureana» (Bull. Rom. Baronius de hoc anno) venisse aggregato a quello di Mileto. Oltre di che il Vescovo di Mileto dietro il possesso nella Cattedrale, dee anco trasferirsi in Seminara a prendervi il possesso di essa. Questo diritto fu più volte contrastato e nelle controversie si fece sempre a noi ragione, specialmente sotto il Pontefice Urbano VIII quando fu eletto a Vescovo di Mileto Gregorio Panzano, ed il nostro attuale Ecc.mo Vescovo Filippo Mincione adempì fedelmente questa parte. La cura del Can. Arcid.o Parroco si estende anco su i due villaggi di Barrittero e Ceramida, mantenendovi tre Economi coadiutori, abbenché Ceramida, un dì anco sotto comune di Seminara, trovasi oggi aggregato civilmente al Comune di Bagnara. Vi sono due Confraternite Laicali esistenti da secoli, cioè quella di S. Marco Evangelista, elevata ad Arciconfraternita dall’Augusto regnante Pontefice Leone XIII e l’altra de’ SS. Michele e Rocco. V’ha anco una Congregazione di Carità, la quale amministra le rendite dell’Ospedale Civico fondato da molti secoli. L’attuale Seminara sorge poco discosta dall’antica città, distrutta col terremoto del 5 Febbraio 1783. Essa è sita a mezzacosta sur un contraforte dell’Appennino, detto S. Elia e domina tutta la Piana detta di Seminata (v. Valensise Dom.co, Monografia di Polistena). Gode di buonissima aria, fabbricata sul gusto moderno, assai ben divisa, con una ampia Piazza, ornata da quattro fontanine di marmo, dalle quali si dipartono 12 strade larghe tutte parallele e circondate da mediocri edifizi. Abbonda di ulivi e vigneti, da’ cui prodotti si fa grande esportazione. Il Comune è amministrato dal Sindaco e 19 Consiglieri, ed ha per sotto comuni le Borgate di S. Anna e Barrittero. V’ha ancora la Pretura, la cui giurisdizione si estende sopra le due cennate Borgate e sul Comune di Melicuccà. Il Palazzo della Congregazione di Carità è ornato al di fuori da tre Tavole in marmo, sulle quali trovasi assai bene scolpita la rinomata Battaglia della Figurella, combattuta in questo territorio verso il Cinquecento sotto l’Impero di Carlo V fra gli Spagnoli e Francesi, e la solenne entrata in Seminara del vincitore Generale degli Spagnoli Consalvo di Cordova. 28) ASRC, Inv. 38, b. 27, f. 880, 22 maggio 1895 Il terremoto del 16 novembre 1894 oltre ai gravi danni cagionati a questo paese, che lo à quasi distrutto, apportò dei gravi danni alle persone, mentre più che 180 ne restarono feriti e molti gravemente (Dott. Arcaro Bonaventura, medico dell’ospedale di Seminara). gnolo, storia arte architettura e urbanistica, a cura di Alessandra Anselmi, Gangemi, Roma 2009, pp. 336-385. CAPPELLI Biagio, Recensione dell’Inventario degli oggetti d’arte d’Italia. II, “Archivio Storico per la Calabria e la Lucania”, a. IV, 1934, pp. 104-172. 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