è dà tre miglia in circa lontano dal mare, ma tiene
l’affacciata sua verso l’Oriente, e tra tutti paesi à se
convicini, con allegrezza grande nel matino si compiace
salutare il Sole.
G. Marafioti, Croniche 1601, c. 66v
Sommario
Contents
.
Storia
History
.
Pianta della città
Map
.
Arte
Art
.
La ceramica
Ceramics
.
L’olio d’oliva
Olive oil
.
La grappa
Grappa
.
In libreria
Books
.
Indirizzi utili
Addresses
.
Appendice
Documents
.
Bibliografia
Bibliography
............................. 2
............................. 20
............................. 22
............................. 70
............................. 82
............................. 86
............................. 88
............................. 89
............................. 90
............................. 103
Testi e foto di Monica De Marco
Collaborazione di Santo Gioffrè
English text by Helen Putterill
1
1
Itala nam tellus Graecia Maior (particolare; Abrahamus Ortelius, 1595).
La carta individua i luoghi, mitici e geografici, menzionati dalle fonti classiche.
2
Puglia Piana, Terra di Barri, Terra di Otranto, Calabria et Basilicata
(particolare; Gerardo Mercatore, 1589).
«è stata Seminara nel principio della sua fondatione sedia Vescovale, perche nel
tempo quando fù distrutta Tauriano fuggirono le genti col Vescovo della Città, &
habitarono in Seminara, mà Roggiero Guiscardo Signore di Calabria, e Sicilia,
veggendo ch’allhora i cittadini di Montileone, erano puochi, e meno erano anco di
numero i Cittadini di Seminara, con la volontà di Gregorio settimo Sommo Pontefice
Romano, da questi dui Vescovati, cioè, Seminara, e Montileone ha formato uno nella
città Mileto, nella quale il primo Vescovo è stato di nome Arnulfo, come appare nelle
scritture, e privilegij della stessa Chiesa Vescovale. Cominciò dopo a fiorire, e
moltiplicare se stessa, ch’hoggi è habitatione molto nobile, abbondante d’ogni cosa
necessaria all’humano vivere, nelle cui campagne si fà abbondanza d’oglio finissimo,
e vi sono caccie di diversi uccelli, mà in particolare, di turdi, faggiani, e starne, gli
huomini, e donne sono specolative, per dono di natura, e nella civile conversatione
dimostrano nobilmente, la gentilezza, e cortesia dell’animo. In questo territorio le
vindemie sono abbondanti, si cava il gisso specolare, del quale si fanno bellissimi
ornamenti stuccati nelle fabriche» (Marafioti 1601, c. 66v).
2
prima volta alla luce della storia, vi troviamo ricoverati, con il proprio vescovo, gli abitanti di Taureana, antica ed illustre sede episcopale, progressivamente abbandonata almeno a partire dall’VIII
secolo (cfr. Fiore 1691, I, p. 148), i cui resti sono stati in parte messi in luce dagli scavi archeologici degli ultimi decenni nel territorio di Palmi, lungo la
costa, a ridosso della torre di Pietre Nere (cfr. Gli
Italici 2005).
Secondo alcune fonti il trasferimento definitivo della popolazione taureanese superstite a Seminara,
con la traslazione della sede vescovile, si collocherebbe intorno al 986, anno in cui quasi tutta la Calabria fu devastata dai Saraceni (Aceti in Barrio 1737).
La permanenza della cattedra vescovile nel borgo
ebbe però vita breve, poiché le antiche diocesi di
Taureana e di Vibona, per volontà del Conte Ruggero il Normanno, furono accorpate alla prima diocesi latina della Calabria, con sede a Mileto, fondata nel 1073 (cfr. Fiore 1743, II, p. 281). Nel privilegio di aggregazione, detto Aureum Comitis Rogerii Sigillum, emanato nel 1086, si fa chiaro riferimento alle condizioni di abbandono in cui versavano al tempo le due vecchie sedi vescovili: «Quoniam Ecclesiae Episcopales Bibonae, & Thaurianae propter patrata scelera ah hominibus inhabitatae atque deperditae sunt ...» (Ibidem, p. 352).
In realtà l’intervento del religiosissimo Conte era mirato ad estendere il controllo della latinità su una vasta area in cui fortissima era – e per lungo tempo ancora sarebbe stata – l’influenza della religiosità bizantina, propagata da una serie di vetusti insediamenti monastici che erano stati casa di grandi mistici basiliani elevati all’onore degli altari, come i santi monaci Elia, Nilo, Luca, Fantino e Filarete.
Al monastero di S. Elia Nuovo e Filarete fanno peraltro riferimento i più antichi documenti vaticani relativi a Seminara, risalenti al XIII secolo (Regesto Vaticano, nn. 560, 1421, 1455).
Il ruolo di presidi della cultura greca, che tali insediamenti monastici svolgevano, attendendo allo
studio dei testi classici, è testimoniato dal contributo fondamentale che intellettuali quali Barlaam
Calabro e Leonzio Pilato apportarono al lento processo di appropriazione del patrimonio letterario
greco da parte dell’Occidente latino, trasmettendo
fra l’altro la conoscenza della lingua di Omero a Petrarca e Boccaccio.
Seminara, ubicata in posizione strategica, lungo la
più importante arteria di comunicazione della Calabria che ricalcava il tracciato dell’antica via consola-
History
The name Seminara first
appears in the history books as
the refuge of the inhabitants
and bishop of Taureana, an
ancient and illustrious
bishopric which was gradually
abandoned from the eighth
century onward and whose
remains have been uncovered
during archaeological digs in
the area surrounding Palmi,
along the coast and near the
Pietre Nere tower over recent
decades.
Some sources date the definitive
transferral of the surviving
population of Seminara and
their see around the year 986 at
the same time as the
devastation of the whole of
Calabria by the Saracens.
However, the cathedral was not
to remain in the town for long
as the ancient diocese of
Taureana and Vibona were
annexed to the first diocese of
Latin rite in Calabria based in
Mileto and founded in 1073
according to the wishes of the
Norman Count Ruggero. The
nobleman’s aim was to extend
the control of the Latin rite
over a vast area which was –
and would continue to be for
many years – strongly
influenced by the Byzantine
rite due to the great number of
ancient monastic settlements
which had produced holy
monks raised to sainthood
including Elia, Nilo, Luca,
Fantino and Filarete. In fact,
the oldest Vatican documents
concerning Seminara dating
back to the 13th century refer
to the monastery of S. Elia
Nuovo and Filarete.
The role of centres for Greek
culture, which these
monasteries undertook with
their study of the classics, is
witnessed by the essential
contribution that intellectuals
such as Barlaam Calabro and
Leonzio Pilato brought to the
slow process of appropriation of
ancient Greek literary heritage
by the Latinate west,
transmitting the language of
Homer to Petrarch and
Boccaccio.
Storia
Quando il nome di Seminara si affaccia per la
3
3
Monaco basiliano, nato a
Seminara intorno al 1290,
Barlaam Calabro, al secolo Bernardo Massari, dimorò lungamente a Costantinopoli, sin dal 1328,
ricoprendovi la carica di
abate del monastero di
San Salvatore. Filosofo,
astronomo e matematico,
ottenne una cattedra presso lo Studio costantinopolitano e a Tessalonica.
Nelle dispute tra le due
chiese, greca e latina, intervenne, quale incaricato
ufficiale, in difesa delle tesi ortodosse, con intenti
unionisti, finché, in seguito al concilio generale del
1341, fu indotto a lasciare
Bisanzio e ad accostarsi al
cattolicesimo.
Inviato nel 1339 dall’imperatore Andronico III in
missione diplomatica a
Napoli, Avignone e Parigi,
per guadagnare appoggi
in vista di una crociata
contro i Turchi, rientrò in
Ilias, con parafrasi latina di Leonzio Pilato (1362 ca).
Italia, soggiornando a NaVenezia, Biblioteca Nazionale Marciana.
poli a partire dal 1341, dove contribuì ad incrementare l’interesse degli umanisti verso le opere degli antichi greci.
Ad Avignone conobbe il Petrarca, impartendogli i primi rudimenti della lingua greca. Grazie all’intercessione dell’illustre letterato, nel 1342 gli fu affidata la sede vescovile di Gerace, che mantenne fino alla morte avvenuta ad Avignone nel 1348 (S.
Marcon in Scripturae et Imagines 2001, p. 168). Nel 1346 condusse la sua ultima missione diplomatica nell’ennesimo vano tentativo di riunire le due chiese.
Allievo di Barlaam fu Leonzio Pilato, anch’egli calabrese, il quale per diversi anni
seguì il maestro nelle sue peregrinazioni, soggiornando, fra l’altro, a Napoli, dove
conobbe Giovanni Boccaccio che sarebbe divenuto «il suo discepolo più amato» (Eleuteri-Canart 1991, pp. 192-194).
Nell’inverno 1358-1359 Leonzio approntò un saggio di traduzione dei primi cinque
libri dell’Iliade, su richiesta del Petrarca, il quale, riferendone poi al Boccaccio, la
giudicò una versione priva di resa stilistica e redatta in cattivo latino. L’operazione
di Leonzio, tuttavia, riuscì utile a rendere comprensibile, parola per parola, una lingua greca al tempo ancora pressoché sconosciuta ai letterati italiani (S. Marcon in
Scripturae et Imagines 2001, pp. 178-179).
Intorno al 1362 il monaco portò a compimento la traduzione integrale di entrambi
i poemi omerici, alla quale lavorò durante un soggiorno a Firenze protrattosi per
oltre due anni, supportato dal Boccaccio che gli fece ottenere la cattedra di greco
presso lo Studio fiorentino e gli procurò il testo dell’Iliade in un codice acquistato a
Padova. Nel tardo autunno del 1362, Leonzio raggiunse Venezia, dove in quei mesi dimorava il Petrarca. Alla fine dell’estate del 1363 iniziò il viaggio a Costantinopoli, al ritorno dal quale, nel 1365, trovò la morte.
4
Seminara is located in a
strategic position along the
most important axis of
communication in Calabria
which follows the ancient
consular Via Popilia, and is
also able to benefit from
maritime commerce with
nearby Sicily thanks to its
coastal position. Thus, in the
past, it became one of the
principal towns of the huge
area which was called Planities
Sancti Martini in the
Middle Ages.
With the exception of a limited
concession made to the Ruffo
family between 1410 and 1420,
the town remained royal
property until 1495 when
Ferdinand II of Aragon sold it
for 4,000 ducats to Carlo
Spinelli, a Neapolitan
nobleman, son of Troiano III,
baron of Summonte. The new
feudal owner, at the service
firstly of the Aragonese and
later of the emperor Charles V,
succeeded in raising the status
of the barony to privileged
county with a decree signed on
August 6, 1532. In November,
1535, Seminara was honoured
with the visit of the emperor
who had just concluded his
glorious campaign in Tunisia.
His march through the
territories was aimed at
consolidating links with the
feudatories who, in their turn,
guaranteed support for the
Spanish crown. The building of
Storia
re Popilia, traeva, inoltre, vantaggio dalla facilità degli scambi marittimi con la vicina Sicilia, grazie allo
sbocco sul mare. Divenne, dunque, in breve tempo,
uno dei maggiori centri della vasta area denominata nel Medioevo Planities Sancti Martini.
Ad eccezione di un’effimera concessione ai Ruffo
dal 1410 al 1420, la città rimase di demanio regio
fino a quando, nel 1495, Ferdinando II d’Aragona
la cedette per 4.000 ducati a Carlo Spinelli, patrizio
napoletano, figlio di Troiano III, barone di Summonte. Distintosi al servizio degli Aragonesi prima
e dell’Imperatore Carlo V dopo, il neofeudatario ottenne l’elevazione della baronia a contea con privilegio emanato il 6 agosto del 1532. Nel novembre
del 1535 ebbe l’onore di ricevere, proprio a Seminara, la visita dell’imperatore Carlo V, reduce dalla gloriosa campagna tunisina, in una marcia lungo i territori del regno mirata anche al consolidamento dei legami con i feudatari che garantivano il
proprio sostegno alla corona spagnola. Nel 1536 acquistò dal nipote Ferrante i feudi di Fuscaldo, Guardia e Pantano, che nel 1540, anno della sua morte,
donò al figlio Salvatore in occasione delle nozze di
questi con Feliciana Carafa.
Città tra le più popolose della Calabria Ulteriore, Seminara nel 1545 contava 1524 fuochi (nuclei familiari). Grande cura al feudo prestò il terzo conte, Carlo Spinelli (cfr. pp. 64-69), che, succeduto nel 1554 al
padre Pietro Antonio, nel 1559 divenne duca di Seminara e nel 1565 principe di Cariati.
Il suo erede, Scipione, nel 1578 vendette il feudo di
Seminara, col casale di Palmi, a Fabrizio Ruffo,
Conte di Sinopoli, destando una decisa reazione da
parte dell’Università, tanto che 200 cittadini, tra Seminara, Palmi ed altri casali, si quotarono per
4
Ingresso trionfale dell’imperatore Carlo V a Seminara, particolare, bassorilievo, dal Monumento al
duca Carlo Spinelli (Bottega di Andrea Calamech, ante 1568). Seminara, Municipio.
5
Storia
5
Battaglia sul Petrace nei pressi di Seminara (1503), particolare, bassorilievo, dal Monumento al
duca Carlo Spinelli (Bottega di Andrea Calamech, ante 1568). Seminara, Municipio.
the town walls was probably
due to the offices of Carlo
Spinelli who appears in two of
the four panels (ante 1568,
figg. 4-5) featured on the
monument dedicated to his
grandson of the same name
which stood in the Piazza of the
Spirito Santo (pp. 65-69). The
low relief panels depicting the
defensive structure, complete
with battlements, sloping,
square bastions and a central
ashlared town gate, are
decidedly Renaissance in style.
In the top right hand corner
sits the citadel, castle of the
Spinelli family, soon (1578)
destined to cease to exist as a
fortress and be handed over to
house the convent of the
Clarisse nuns of San Mercurio.
The panels represent an
exceptional document as they
enable the viewer to gain a
three-dimensional image of the
town in the 1560s and
appreciate the strategic
importance of Seminara in that
period of territorial competition
for the Piana. Some of the most
important battles of the period
(1495, 1503) took place around
the city walls in the events
leading up to Aragonese
supremacy over the Angevins
(p. 67).
The ancient inhabited area
6
100.000 ducati al fine di riscattarsi e passare al regio demanio.
Una tale intraprendenza da parte del corpo civico,
non estranea in Calabria anche ad altri contesti, testimonia la pressione di un folto ceto di notabili tendente ad emergere per gestire direttamente il potere amministrativo ed economico.
Una delle prime iniziative della nuova classe dirigente consistette nella trasformazione del castello
feudale in monastero di clausura, sotto la regola di
S. Chiara, dove vennero presto raccolte 40 suore della prima nobiltà di Seminara e della provincia.
Nel 1634 il casale di Palmi si rese autonomo, per passare subito dopo, nel 1636, in dominio del marchese di Arena Andrea Conchublet. Di lì a poco, nel 1641,
Seminara si restituì di propria iniziativa a Scipione
II Spinelli, IV principe di Cariati, che rivendicò il feudo al Regio Fisco e ne prese intestazione nel 1652.
Da allora il predominio degli Spinelli non avrebbe
più conosciuto interruzioni di continuità fino alle leggi eversive del 1806.
è probabilmente ad un intervento del primo feudatario, Carlo Spinelli, che si deve l’erezione della
cinta muraria che abbracciava l’abitato, così quale
appare in due dei quattro pannelli (ante 1568, fig.
4) provenienti dal monumento all’omonimo nipote
che sorgeva nella piazza di San Francesco (fi pp. 6469).
Nei bassorilievi, infatti, la struttura difensiva merlata e munita di bastioni quadrangolari scarpati, con
al centro la monumentale porta urbica bugnata, parla un linguaggio rinascimentale.
Storia
6
Avella (prov. di Avellino), Borgo fortificato, particolare (foto K. Mitroshenko).
In alto a destra appare la cittadella,
il “castello” degli Spinelli, che nel
1578, come abbiamo visto, avrebbe
dismesso le proprie funzioni di fortezza per ospitare il monastero delle clarisse di San Mercurio.
L’impianto rammenta il circuito murario dell’antico borgo fortificato di
Avella, di fondazione normanna, che
si vuole riconfigurato nel 1553 dal
feudatario pro tempore Pietro Antonio
Spinelli, conte di Seminara, come recitava un’iscrizione oggi conservata
nel palazzo ducale e un tempo murata sulla porta d’accesso al castello:
«Pietro Antonio Spinello Seminariensi
Comiti qui arcem hanc temporem iniuriam collapsam in splendidiorem formam
restituit a fundamentis» (Muollo, Coppola 1996).
Documenti eccezionali, in quanto in
grado di restituire una rappresentazione quasi tridimensionale dell’assetto urbano nel sesto decennio del
7
Cinquecento, per quanto in forma
Porta del Borgo, pilone visto da nord. Seminara,
idealizzata (si noti in particolare l’apBorgo di S. Antonio.
piattimento dei salti di quota), i panextends to the area north-west
nelli del monumento a Carlo Spinelli consentono di
of the modern town which
percepire l’importanza strategica che Seminara ricorresponds more or less to the
vestiva all’epoca nel contesto territoriale della Piana.
late 18th century rebuilding
Non per nulla sotto le sue mura, nel 1495 e nel 1503, undertaken after the earthquake
si svolsero episodi bellici fondamentali nelle vicenof 1783 (fig. 14, p.11)
Until the disastrous
de di affermazione della supremazia aragonese sulle
earthquake, the town was
mire angioine (fi p. 67).
approached through four gates.
L’antico abitato si sviluppava nell’area situata a nordThe main gates were the Porta
est dell’attuale centro urbano che corrisponde sodel Borgo (or Portella) to the
stanzialmente alla rifondazione tardosettecentesca,
north and the Porta della
Madonna della Montagna to
attuata dopo il terremoto del 1783 (fi fig. 14, p. 11).
7
Storia
the south. These gates were
connected by the main
thoroughfare, the Via di Mezzo.
The two secondary gates were
the Porta di Rosea to the
north-west, and the Porta del
Partuso which still exists
today and leads out into a
country lane known as
“bizzola”. The most important
gate was the Porta del Borgo,
flanked by two towers whose
15th century layout survived
well into the 18th century. It
was through this gate that
emperor Charles V had entered
the town.
From the Porta del Borgo (9) of
which little remains (fig. 7) on
the outskirts of the modern
town, is thought to come an
ashlar belonging to the
keystone arch in grey sandstone
(fig. 9), decorated with an
imposing mask with a gaping,
almost screaming, mouth, a
frowning forehead and
markedly expressive eyes.
Despite evident deterioration of
the stonework, the piece shows
strong affinities with a late
mannerist marble piece housed
in the Regional Museum of
Messina (fig. 8).
9
Once through the town gate,
Scalpellino tardo-manierista, Mascherone (chiave d’arco di
the visitor walks along the Via
portale). Seminara, Proprietà privata.
di Mezzo and reaches the
Spianate di San Francesco (also
Finché non fu distrutta dal grande flagello, alla città
known as the Piazza del Duca
8
Scultore tardo-manierista,
Mascherone. Messina, Museo
Regionale.
8
si accedeva attraverso quattro porte, due principali,
la porta del Borgo o del Portello a nord e quella della
Madonna della Montagna a sud, collegate fra loro dall’asse viario fondamentale, detto Via di Mezzo, e due
secondarie, la porta di Rosea a nord-ovest e quella del
Partuso, che sfociava in una stradina campestre detta bizzola, tuttora esistente.
L’accesso più importante era costituito dalla porta del
Borgo, stretta tra due torri, che ancora nel ’700 presentava l’impianto cinquecentesco (fi p. 14) e attraverso la quale aveva fatto il suo ingresso a Seminara l’imperatore Carlo V. Peraltro, la presenza nello
stesso sito di una porta urbica già nel XIII secolo è
suggerita da un passo della Platea dei Minori Conventuali, laddove si riporta che nel 1226 fu concessa ai frati «dal Regimento di questa città col consenzo
dell’Ordinario di quel tempo, una cappelluccia sotto il
titolo di S. Maria del Popolo vicino la porta della medesima città, oggi detta porta del Borgo di S. Francesco» (fi
doc. 5, p. 96; ms. 1722).
Storia
Dalla porta del Borgo, della
quale rimangono pochi resti (fig. 7) ai margini dell’attuale abitato, proverrebbe, secondo alcune testimonianze (cfr. Zappone
1988, p. 13), un concio di
chiave d’arco in arenaria
grigia (fig. 8), custodito nei
pressi del rudere da privati, ornato da un possente mascherone con la bocca spalancata, quasi urlante, la fronte corrugata e gli
occhi
marcatamente
espressivi, che presenta,
nonostante il forte degrado del materiale lapideo,
notevoli affinità con un
elemento architettonico
tardomanieristico in marmo conservato presso il
Museo Regionale di Messina.
Varcata la porta urbica ed
incamminatisi lungo la Via
di Mezzo ci si trovava di
fronte, sulla sinistra, la
10
spianata di San Francesco,
Archi di Rosia, particolare (avanzi della cinta muraria ai piedi
o piazza del Duca di Marmo,
dell’antica cittadella). Seminara, Rosia.
sulla quale prospettavano
la chiesa e il convento dei Minori Conventuali, la
di Marmo) onto which faced
the Church and the Monastery
chiesa dello Spirito Santo con l’annesso ospedale e
of the Minori Conventuali (6),
la piccola chiesa di San Rocco nella quale nella seChurch of the Spirito Santo
conda metà del ’700 si svolgevano i pubblici the
with its adjoining hospital and
parlamenti (fi p. 14).
the tiny Church of San Rocco
Al centro della piazza si ergeva il monumento a Carin which public meetings were
held during the second half of
lo Spinelli, primo duca di Seminara, che accoglieva
the 18th century (p. 14). In the
i viandanti illustrando le glorie del feudatario e del
centre of the piazza was the
suo casato (fi pp. 64-69). Sulla facciata dello Spirito
monument to Carlo Spinelli,
Santo una lapide ricordava la visita dell’imperatore
first duke of Seminara, who
avvenuta il 3 novembre del 1535: «Anno 1535. Caro- welcomed travellers illustrating
the glories of the feudatory and
lus V. Romanorum Imperator semper Augustus, post
his noble house (pp. 65-69).
quam debellavit Carthaginem, ingressus est Seminariam,
The façade of the Spirito Santo
tertio Novembr. Die Mercurio, & in quarto mensis eiuhas a plaque in memory of the
sdem recessit» (cfr. Fiore 1691, t. I, p. 149).
visit of emperor Charles V on
Inoltrandosi all’interno della città ci si imbatteva, sulNovember 3, 1535: “Anno
1535. Carolus V, Romanorum
la destra, nella svettante mole della cittadella, dotaImperator simper Augustus,
ta di un proprio circuito murario, al cui interno avepost quam debellavit
vano sede la dimora feudale, dal 1578 destinata ad
Carthaginem, ingressus est
ospitare il monastero delle clarisse, e l’antico epiSeminariam, tertio Novembr.
scopio, sul cui sito, già nella visita pastorale del
Die mercurio, & in quarto
9
Storia
11
Archi di Rosia (avanzi della cinta muraria ai piedi dell’antica cittadella). Seminara, Rosia.
1586, appare edificata la chiesa di S. Marco
Evangelista (fi doc. 2, p. 92). Ancora nell’800 le fonti segnalano una «contrada in Seminara denominata tuttavia il Vescovado, ove vedevansi non è guari
gli avanzi dell’Episcopio e dell’abitazione del Vescovo» (Bianchini post 1833, p. 6).
Dalla visita pastorale di Mons. del Tufo sappiamo,
inoltre, che la chiesa delle clarisse, dedicata a San Mercurio, aveva «due fenestre che spontano alla parte deli
fossi del castello della parte della città». Del monastero
ancora nel 1872 si conservavano consistenti avanzi,
tanto che si pensò di ricavare in un’ala dei ruderi il
nuovo edificio del carcere mandamentale. Attualmente, purtroppo, l’area si presenta stravolta dalla costruzione di un fabbricato che
avrebbe dovuto funzionare come casa di riposo per anziani ma oggi in stato di abbandono.
Si conservano, invece, i ruderi dell’antica
chiesa di San Marco, che dopo il 1783 mantenne il sito originario. Allora, venendosi a
trovare ai margini del nuovo abitato, le sepolture della chiesa furono utilizzate come
Ospedale degli Innocenti. Seminara, Via
mensis eiusdem recessit”.
Once inside the town, the
towering citadel could be seen
on the right, complete with its
own surrounding wall. Inside
was the feudal home which,
from 1578, was to house the
monastic community of the
Clarisse nuns and the ancient
bishop’s see, on whose site,
already during the pastoral
visitation of 1586, seems to
have existed the Church of San
Marco Evangelista (fig. 13).
12
10
Santa Maria La Porta.
Storia
13
Chiesa di San Marco, ruderi (a sinistra il corpo aggiunto dell’oratorio). Seminara, Via San Marco.
pubblico cimitero, mentre la confraternita, che vi
compare già nella visita pastorale del 1722, provvide a dotarsi di un proprio sepolcro nel vano dell’oratorio eretto a fianco dell’edificio chiesastico (fi
doc. 20, p. 100).
Nei pressi della «porta della città detta dell’acqua Rosa»
sorgeva la chiesa di San Nicola, accanto alla quale la
visita pastorale del 1586 rileva la presenza di un «hospedale nel quale allogiano li amalati» (fi doc. 2, p. 92),
di cui non si hanno notizie successive. è probabile
che la pia istituzione sia stata soppiantata da quella
annessa alla chiesa dello Spirito Santo, unitamente a
quest’ultima fondata intorno al 1544 (fi doc. 1, p. 90).
The church remained on the
same site after 1783 but as it
was now on the outskirts of the
new town, tended to be used as
a cemetery for the general
population while the
confraternity, which appears as
far back as 1722 during a
pastoral visitation, built its
own burial place inside the
oratory erected beside the
church.
Near the city gates was a
church dedicated to Spirito
Santo which appears to have
housed a hospital. In the second
1
Ciddadella
Area della città
antica
Riedificazione
post 1783
A
2
B
C
1
Porta del Borgo
2
Archi di Rosia
A
Fontana Rosella
B
Area dell’Episcopio
C
Area del Castello
14
11
Storia
15
Fontana Rosia (già Fontana Regia). Seminara, Rosia (già Via Regia).
16
12
Fontana Rosia, edicola destra, particolare (tracce di
affresco; SS. Elia e Filarete?). Seminara, Rosia.
Nella seconda metà del ’700 sorse un’altra istituzione analoga,
di cui si conserva tutt’oggi la
struttura, recuperata nel 1818
quale sede dell’ospedale e rilevata nel catasto del 1824 come
«Ospizio di S. Maria dei Polsi» (fig.
12) nel quartiere S. Maria La Porta (p. 324; si noti che la strada
antistante mantiene tuttora tale
denominazione).
Nell’acqua Rosa menzionata nella visita pastorale cinquecentesca si può cogliere un riferimento alla sorgente che tuttora
alimenta la fontana di Rosia
(figg. 15-17), identificabile con
una delle fontane site a ridosso
delle mura urbiche rimaste in
funzione dopo il grande flagello
del 1783 (fi doc. 12, p. 98).
Ubicata lungo l’antica via Regia,
nei pressi dei cosiddetti Archi
Storia
di Rosia (fig. 11), che costituiscono gli avanzi della half of the 18th century another
hospital was erected and some
cinta muraria urbica ai piedi della cittadella, la fonof the structure exists still
tana conserva la sua veste settecentesca e alcune
today (15). The only surviving
tracce degli affreschi che la ornavano: lo stemma di
parts of the town wall are the
Carlo V, sulla parete del fianco sinistro, e due san- so-called Rosia Arches (fig. 11).
Near them may be seen the
ti basiliani, di cui uno recante come attributo un’aancient Rosia Fountain (13)
scia e l’altro un libro (i Santi Elia e Filarete ?), suldecorated with the coat of arms
la fronte all’interno della nicchia all’estrema destra.
of Charles V (figg. 15-17).
La via Regia conduceva, probabilmente, alla porta
At 12.50 on the morning of
urbica detta di Rosia che, forse, interrompeva la corFebruary 5, 1783, Seminara
was devastated by a terrible
tina muraria alla sommità dell’attuale via Rosella.
earthquake which affected the
Nel 1783, alle ore 12:50 di mercoledì 5 febbraio, una
whole of southern Italy. Of its
terribile scossa tellurica devastò Seminara, la Cala4,816 inhabitants, 1,370 had
bria meridionale e il Valdemone. Nel corso del meperished in the earthquake and
se seguente altre 200 scosse si susseguirono comanother 500 were to die in the
pletando la furia distruttiva della prima. Al termine di quella
catena di movimenti sismici Seminara apparve quasi completamente rasa al suolo; dei 4.816
abitanti ben 1370 erano periti
sotto le macerie, altri 500 trovarono la morte in un’epidemia
che funestò la zona nei mesi
successivi.
«I superstiti non volevano più riabitarla (...) ma poiché la classe dei
nobili e i benestanti avrebbero voluto fabbricare la nuova Seminara
su i Piani della Corona, i contadini
si opposero, facendo rilevare la soverchia distanza tra quel luogo e le
terre da loro coltivate (...)» (De Salvo 1899).
17
Si decise dunque di edificare la
Fontana Rosia, particolare (tracce di affresco; Stemma
nuova città nell’area press’a po- dell’imperatore Carlo V). Seminara, Rosia (già Via Regia).
co pianeggiante ubicata poco
epidemics which followed. It
più a Sud, dove sorgevano i conventi dei Minori Oswas decided to build a new
servanti, dei Basiliani e dei Minimi.
town, designed by Vincenzo
Secondo quanto riportato dal De Salvo, il 21 luglio
Ferraresi, a little further to the
del 1784, dietro deliberazione del Decurionato di
south in the area occupied by
the Minori Osservanti
Seminara, il Vicario Generale avrebbe affidato l’incarico di eseguire la pianta della nuova città al re- monastery. A simplified version
gio ingegnere Giovan Battista de Cosiron, autore del of Ferraresi’s chessboard design
was adopted around a great
progetto per la ricostruzione di Palmi.
central Piazza.
In realtà il disegno dell’impianto urbanistico, pubDespite the damage caused by
earthquakes in 1894, 1905 and
blicato dal Vivenzio (1783), risulta inventato e deli1908, and by unsympathetic
neato da Vincenzo Ferraresi, al quale probabilmente si deve il primo schema poi messo a punto dal de repair work carried out over the
years, the town is still able to
Cosiron. La nuova città, impostata su una vasta area
offer the visitor examples of
rettangolare di 680x445 m, presenta la consueta struthigh quality late 18th century
architecture which highlights
tura a scacchiera, imperniata sull’ampio spazio vuo-
13
Storia
18
Chiesa de’ Basiliani in Seminara ruinata mentre porzione della medesima si ristarava (da Sarconi
1784; N. LV).
«... non cessarono le terremote, che di continuo s’intendono che devastò la Provincia e questa bellissima città: che era tutte le fabriche di pietra e calce, tenea otto Monasteri, e Conventi, due di donne e sei di monaci, tenea un ricco e commodo Ospedale, tenea un Monte di Pietà che sovveniva ai poveri col pegno senza interesse che
oggi ancora esiste, due Colleggiate ch’esistono, e vadono tutti e due sotto una Croce, teneva 32 chiese tutte commode e belle assai, la Chiesa Madre (...) era lunga 285
palme e settanta di larghezza, assai ricca di marmi, la Chiesa di S. Leonardo, la Chiesa di S. Giorgio, la Chiesa di S. Maria della Pace, la Chiesa di S. Maria della Sanità, la Chiesa di S. Pietro che era iussu patronato, e fondata dalla Casa d’Aquino, la
Chiesa di S. Maria delle Poveri, la Chiesa delle P.P. Domenicani, la Chiesa di S. Maria del Carmine, la Chiesa di S. Maria della Scala, la Chiesa di S. Maria dell’Arco,
la Chiesa di S. Maria del Soccorso, la Chiesa di S. Maria delle Grazie, la Chiesa delle PP. Basiliani, sotto il titolo di San Filareto, la Chiesa delle PP. Capuccini, la Chiesa delle PP. Osservanti sotto il titolo Maria degli Angeli, la Chiesa delle Monache
sotto il titolo di S. Mercurio, la Cchiesa di S. Marco Evangelista, dove vi era una
confraternita numerosissima, la Chiesa delle P.P. Pavolini sotto il titolo di S. Francesco di Paola, la Chiesa di S. Nicola, la Chiesa di S. Barbera, la Chiesa di S. Basilio, sotto il titolo delle Anime del Purgatorio, la Chiesa dello Spirito Santo col suo
Ospidale, la Chiesa di S. Rocco, attaccata a quella dello Spirito Santo dove si facevano li Parlamenti della Città, la Chiesa di S. Francesco d’Assisi, la Chiesa di S.
Maria delle Miracoli nel Borgo, la Chiesa di S. Anna e la Chiesa di S. Michele Arcangelo dove vi era un’altra congregazione, la Chiesa delle Monache della SS.ma
Annunziata, la Chiesa di S. Maria della Consolazione, la Chiesa di S. Maria della
Germania, l’altre chiese fuori in campagna, e tenea una superba entrata, entravi
della Porta del Borgo, si vedevano due Torre, e nel mezzo la Porta della Città, a parte destra il Convento di S. Francesco con un bellissimo campanile, in fronte si presentava il palazzo di Franco e seguitava la strada fino a S. Mercurio d’innanti all’ospedale; un’altra strada che si chiamava la strada di sotto che andava sino a S.
Maria la Porta, l’altra era la strada di mezzo che principiava del Soccorso e terminava alla Chiesa de’ Miracoli al Borgo ch’era un grosso miglio, innante la Chiesa
di S. Francesco vi era la piazza nomata la Piazza del Duca di Marmo seu la Piazza di S. Francesco e tirava sino alla chiesa dell’Anime del Purgatorio (...)» (Gioffrè 1996, pp. 28-30).
14
Storia
to centrale della piazza, destinata ai
pubblici mercati, sulla quale, nelle intenzioni del progettista, avrebbe dovuto prospettare anche la chiesa matrice, chiamata cattedrale, alle cui spalle si predispose la costruzione del palazzo ducale, che occupava un intero isolato rettangolare (Valensise
2003). Nella pianta vengono individuate anche alcune presistenze: al
margine superiore destro, il ponte detto della Croce Murata, o Via Regia, che
conduce all’antica città, ivi al borgo di
S. Francesco nuovamente riedificato, e,
in basso, l’antico convento de’ Basiliani, ora orfanotrofio, nell’area dell’attuate Largo Teatro, dove è ancora
eretto il cosiddetto obelisco dei Basiliani rappresentato in una nota
stampa del Sarconi (1784). Sempre al
margine inferiore, sulla collina dei
Cappuccini, è delineata la Baracca di
Mezzatesta, corrispondente al lotto
assegnato ad Agazio Mezzatesta, dove di lì a poco sarebbe sorto il palazzo
forse più magnifico della nuova Se19
minara.
Obelisco dei Basiliani (ricomposizione
A fronte delle varie decine di edifici
ottocentesca). Seminara, Largo Teatro.
di culto presenti nell’antica città, il
the close relationship and
nuovo progetto prevedeva una drastica riduzione ad
influence of Sicilian
appena quattro parrocchie ne’ diversi quartieri.
workmanship. Sicilian
Ancora una volta, il piano di progetto sarebbe stato
influence is evident in some
details of the impressive
adottato in forma semplificata, sicché l’attuale imPalazzo Mezzatesta (figg. 24pianto urbanistico ricalca del disegno di Ferraresi sol27), in particular the great
tanto lo schema della griglia ortogonale con gli isobalconies characterised by the
lati distribuiti intorno al fulcro urbanistico costituipresence of mythical creatures
to dalla grande piazza con al centro la fontana, prindepicted in animal form. The
great palazzo, today in ruins
cipale luogo di aggregazione sociale. Risulta, invece,
(16), was built on the site of an
stralciata la parte più magniloquente del progetto,
emergency shelter (baracca)
destinata a zona di espansione e strutturata da amerected immediately after the
pi viali obliqui alberati per le passeggiate.
1783 earthquake. Originally
Dati utili a individuare il sito degli antichi insediathere must have also been a left
wing as well as the remaining
menti conventuali nell’area della ricostruzione ottoright wing featuring ashlared
centesca si evincono dal Catasto del 1824, che constonework. The main façade
ferma, ad esempio, l’ubicazione del convento di S.
must have included examples of
Maria degli Angeli lungo la via che ancora oggi porvarying styles of contemporary
ta tale denominazione, mentre presso la strada Forresidential architecture in
Calabria. Building styles were
cella si serbava memoria della passata presenza dei
spread through the influence of
Paolotti (ASRC, Stato delle Sezioni, p. 281).
court engineers who proposed
Sebbene stravolto dai terremoti del 1894, 1905 e 1908,
late-Baroque elements together
e da impropri interventi di ristrutturazione, il teswith a more rational
suto storico della città è ancora in grado di offrire
international style. The façade
15
Storia
20
Vincenzo Ferraresi (disegnatore ed inventore), Aniello Cataneo (incisore), Pianta della nuova città di
Seminara, particolare (acquaforte; da G. Vivenzio 1783).
agli occhi del visitatore testimonianze architettoniche tardosettecentesche di una certa rilevanza, tanto più preziose per lo squarcio che gettano sul linguaggio specifico di quest’area che a tale data, come
già nel ’500, sembra assumere connotazioni proprie
in virtù degli stretti rapporti con la Sicilia.
A prototipi siciliani rimandano, ad esempio, alcuni
dettagli dell’imponente palazzo Mezzatesta, come i
possenti mensoloni teriomorfi della balconata angolare (fig. 26). Probabilmente sorto nell’area di una precedente baracca di emergenza postsismica (Menozzi 1992), il palazzo, oggi ridotto a rudere, doveva originariamente comprendere anche l’ala sinistra, attualmente compromessa da interventi posticci ma
che conserva un cantonale a bugne analogo a quelli visibili sul lato opposto. Lo sviluppo del prospetto principale, prima dei crolli, che si può intuire grazie ad un vecchio schizzo di Saverio Mezzatesta, mostra il repertorio consueto a diversi esempi di architettura residenziale coeva in Calabria, diffuso
anche per il tramite dei regi ingegneri giunti al seguito della Cassa Sacra, propagatori di un linguaggio che introduce accanto ad elementi conservativi
di sapore ancora tardobarocco aperture verso le ten16
Storia
denze razionaliste “internazionali”.
Così la fronte, scandita da paraste giganti bugnate, impostate su un’alta
zoccolatura listata, e dal ritmo delle
aperture dai timpani alternativamente acuti e arcuati, è interrotta al centro
da una quinta architettonica dal disegno autonomo, in pietra, monumentalizzata dall’aggetto di quattro semicolonne spinte in avanti dalla parete
che assume un andamento concavo. Il
trattamento listato ritorna nel comparto in cui si apre il portale in granito locale. Quest’ultimo, con bugne a
cofano e a doppia punta di diamante,
riproduce uno schema molto diffuso
in ambito serrese. Gli elementi lapidei
che compongono la facciata mescolano il granito locale, di grana fine e di
colorazione scura, con l’arenaria, grigia o dorata, nota nei documenti antichi come pietra di Siracusa ma probabilmente anch’essa reperita sul posto.
Tra le maglie dello scacchiere urbano
altre significative tracce architettoniche si possono osservare lungo l’at-
21
Palazzo Mezzatesta, cantonale. Seminara, Via San
Mercurio.
22
Palazzo Trovato, ala superstite. Seminara, Via Grimaldi.
17
Storia
23
Palazzo Mezzatesta, ruderi. Seminara, Salita Cappuccini.
mixes dark local granite with
grey or golden sandstone.
Other important urban
architecture may be observed in
the present day Via San
Mercurio. Here may be seen a
remaining ground floor of
another house belonging to the
Mezzatesta family (17) which
uses stonework recuperated
from ruins of the old town in
the main doorway. A reminder
of fortified buildings is to be
tuale Via San Mercurio, sulla quale prospetta la porzione superstite di un palazzo rimasto tronco al
pianterreno, anch’esso un tempo appartenuto ai Mezzatesta, che reimpiega nel portale principale elementi lapidei recuperati dalle rovine dell’antico abitato, mescolandoli con brani non pertinenti. Sono ancora leggibili il cantonale lapideo, che lascia intuire
la presenza di paraste giganti d’angolo, e la balconata sovrastante.
L’impiego di una cortina bugnata in calcarenite contraddistigue il livello terreno e le paraste del piano
24
Ricostruzione grafica del prospetto di Palazzo Mezzatesta (elab. M. De Marco da L. Menozzi 1992).
18
Storia
nobile di un palazzo appartenuto ai Trovato che,
nel possente cantonale
scarpato,
rammenta
esempi di architettura
fortificata.
Nonostante la pronta attuazione del programma
di ricostruzione, Seminara non si sarebbe più risollevata del terribile colpo infertole dal sisma
(Principe 2001), rivelandosi incapace di approfittare del vantaggio di
25
trovarsi sul percorso delPalazzo Mezzatesta, avanzi dello scalone. Seminara, Salita Cappuccini.
la strada delle Calabrie.
Le cause di un tale “fallimento” non vanno cercate tanto nelle presunte
carenze intrinseche del
nuovo progetto urbanistico quanto piuttosto
nell’evoluzione del tessuto sociale che sembra
perdere
progressivamente la propria coesione interna.
Se nel corso dell’800 ancora si avvertono signifi26
cativi segnali di ripresa
Palazzo Mezzatesta, balconata angolare, mensoloni teriomorfi.
economica e i documenSeminara, Salita Cappuccini.
ti attestano l’intraprenseen in a Palazzo belonging to
denza di un ceto dirigente compatto e capace di
the Trovato family (18). Worthy
esprimere un senso civico spiccato (fi docc. 12, 18),
of note is the limestone ashlared
soprattutto nel secolo successivo e in particolare nel
stonework present on the ground
secondo dopoguerra si registra un graduale ripiegafloor and first floor pillars.
19
Storia
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5
Storia
1. Basilica della Madonna dei Poveri/Sanctuary of the
Madonna of the Poor
2. Chiesa di San Marco Evangelista/ Church of St Mark
3. Chiesa di San Michele Arcangelo/ Church of St
Michael
4. Chiesa di San’Antonio al Borgo/ Church of St
Anthony
5. Chiesa Greca dei Santi Elia e Filarete/ Greek Church
6. Sito dell’antica Chiesa di San Francesco d’Assisi dei
Minori Conventuali
7. Antica Chiesa di San Marco/ Ancient Church of St
Mark
7b. Sito della distrutta Chiesa dei Cappuccini
8. Archi di Rosia
9. Porta del Borgo
10. Municipio/ Town Hall
11. Piazza del Mercato (oggi Vittorio Emanuele III) e
fontane dei delfini (sec. XIX)
12. Calvario (inizi sec. XX)
13. Fontana Regia, detta di Rosia (sec. XVIII)
14. Bottega del ceramista Rocco Condurso e antico
Borgo dei Pignatari/ Workshop of Rocco Condurso in
Borgo dei Pignatari
15. Ospedale degli Innocenti (sec. XVIII)
16. Palazzo Mezzatesta sulla collina dei Cappuccini
(fine sec. XVIII)
17. Palazzo Mezzatesta in Via San Mercurio (fine sec.
XVIII)
18. Palazzo Trovato (fine sec. XVIII)
19. Distilleria La Scala/ Distillery La Scala
21
Storia
mento delle classi politicamente egemoni ormai impotenti a saldare tra loro le parti sociali.
22
Madonna dei Poveri (sec. XII).
Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri.
scoperta del patrimonio storico-artistico della città
è il santuario della Madonna dei Poveri (1*), al quale si accede, preferibilmente, dall’ingresso laterale,
su Corso Barlaam.
L’originaria chiesa matrice di Seminara, che sorgeva nei pressi dell’attuale Via S. Maria La Porta (cfr.
ASRC, Catasto Provvisorio, Stato delle sezioni, p.
251), di fondazione medievale, nella visita pastorale del 1586 risulta dedicata a S. Maria delli Arangi
(fi doc. 2, p. 90), titolo successivamente traslato sull’Immacolata Concezione. Dall’essere un tempo stata sede dell’episcopato di Taureana discendeva l’obbligo da parte dei «Vescovi di Mileto di prender possesso della Chiesa di Seminara colla stessa pompa
e formalità come se Cattedrale fosse, stipulandosene all’uopo di tal possesso atti autentici per mezzo
di notaio» (Bianchini, post 1833, p. 6).
La chiesa fu eretta a collegiata in ottemperanza al-
Santuario della Madonna dei Poveri, facciata (1933 ca).
Seminara, Corso Barlaam.
Sanctuary of the Madonna
dei Poveri (Madonna of the
Poor)
The best starting point to
discover the artistic and
historical heritage of the town
is the Sanctuary of the
Madonna dei Poveri (1) which
may be entered from the side
entrance in Corso Barlaam.
The original mother church of
Seminara built in the Middle
Ages and situated near the
present day Via S. Maria la
Porta was dedicated to S.
Maria delli Arangi by the time
of the pastoral visitation in
1586 but was later dedicated to
the Immacolata Concezione
(Immaculate Conception). As
the church had once been see of
the bishopric of Taureana, the
bishops of Mileto were obliged
to take possession of the
Seminara church with the same
pomp and formality due to a
cathedral, producing authentic
notary documents authorising
such possession.
The church was built as a
collegiate church to comply
with the wishes expressed in
the will of Domenico Martelli
of Seminara dated September
21, 1658. Martelli left
disposition for the creation of
the collegiate church complete
with six canons (later increased
to eight), one of whom was to
be the archdeacon, all to have
been born in Seminara. Pope
Alexander VII issued a papal
bull on September 3, 1659
authorising the work. This first
canonry (soon numbering ten
members) was joined by a
second made up of eight canons
founded in 1707 by Filiberto di
Lauro and a third instituted by
Gaetano Rinaldi so that the
collegiate was latterly made up
of an archdeacon, responsible
for the souls of his flock, and as
many as 18 canons.
The mother church was
destroyed by the earthquake of
1783 and rebuilt within the
new town.
The church was seriously
27 damaged in the earthquakes of
1894, 1905 and 1908 but
rebuilt starting in 1922 on a
Arte
Punto di partenza obbligato in un itinerario alla
23
* I numeri in rosso individuano l’edificio nella mappa alle pp. 20-21.
Storia
28
29
Scultore del sec. XII, Madonna dei Poveri
(prima del restauro). Seminara, Santuario della
Madonna dei Poveri.
Scultore del sec. XII, Madonna dei Poveri
(dopo il restauro). Seminara, Santuario della
Madonna dei Poveri.
Fino al 1783 la Madonna dei Poveri era venerata in una chiesetta ad Ella intitolata,
attestata sin dal 1325 e visitata da Mons. del Tufo nel 1586 (fi doc. 2, p. 91).
Recuperata dalle macerie del grande flagello fu poi collocata nella chiesa madre che
aggiunse accanto al tradizionale titolo all’Immacolata anche quello alla Madonna
dei Poveri.
La piccola scultura in legno di pioppo (h. cm 96 ca) è stata recentemente sottoposta a un delicato intervento di restauro, curato da Giuseppe Mantella e Anna
Borzomati della Ditta Sante Guido Restauro. Le operazioni, condotte in un laboratorio temporaneo allestito all’interno della chiesa, sono state avviate nel mese di
marzo 2010 con una serie di indagini diagnostiche (raggi X, infrarossi, ultravioletti
XRF, sezioni stratigrafiche e carbonio14), coordinate da Nazareno Gabrielli, consulente scientifico della fabbrica di San Pietro. Sulla scorta dei risultati acquisiti, che
hanno fra l’altro consentito di precisare la datazione del manufatto intorno alla metà del sec. XII, i tecnici hanno quindi attuato l’intervento di restauro conservativo,
conclusosi il 18 luglio quando l’opera è stata restituita ai fedeli.
La pulitura ha riportato alla luce l’oro del manto, offuscato da uno spesso strato di
gomma lacca e nero fumo, facendo anche riemergere, nelle zone in cui la doratura appare consunta, il bolo rosso che conferisce alle vesti della Madre e del Bambino una calda tonalità purpurea.
Le indagini hanno inoltre confermato le notizie storiche di un restauro settecentesco, che rimediò ai danni cagionati dal sisma, con la sostituzione del braccio destro, ricoprendo un’estesa zona del manto della Vergine con un’invasiva ricostruzione che alterava il modellato, e delle mani. Si deve a un’integrazione posteriore
anche la testa del Bambino (cfr. già Frangipane in “Brutium”, 1930, 6-7, p. 4). L’originaria manina sinistra di quest’ultimo, casualmente recuperata nel sito dell’antica chiesa, si conserva nel Museo di Arte Sacra annesso al santuario.
24
project designed by an
engineer, Angelini, of Reggio
Calabria. The new church was
consecrated by Mons. Paolo
Albera, Bishop of Mileto, on
August 12, 1933 and elevated
to minor basilica by Pope Pius
XII on May 30, 1955.
The church was built in a neoRomanesque style (figg. 27, 32)
nevertheless retaining many
artefacts from the devastated
churches of the ancient town.
The high altar in polychrome
marble re-uses elements going
back to the second half of the
19th century with some later
additions, including the front
of the tabernacle. The aedicule
around the altar, built in the
1950s, contains a precious 12th
century wooden statue of the
Madonna dei Poveri placed on
a richly worked canopied silver
throne commissioned by canon
Onofrio Sanchez and
manufactured in Naples in
1780 (figg. 28-31, pp. 24, 26).
According to an ancient
legend, the statue was found
among the ruins of Taureana
and taken to Seminara in 1010.
Apparently the name Madonna
dei Poveri was given to the
statue after vain attempts by
the clergy and high ranking
members of the society to lift
the statue. Only when the town
poor attempted to move the
statue did it rise into the air. In
1768 the Madonna dei Poveri
was chosen as patron of the
town and invoked in times of
famine, pestilence and stormy
weather.
Recent repairs (p. 24) have
confirmed the period of
manufacture as the 12th
century and highlighted the
maternal figure of the
Madonna. It has also been
possible to study more
accurately the stylistic features
which place the work in a
period of early naturalism,
distancing it from the primitive
rigidity of similar artefacts
such as the Madonna of
Tindari.
The statue is kept inside a
metal safe which opens only at
the front and is lowered and
Arte
le volontà del seminarese Domenico Martelli che nel
testamento del 21 settembre 1658 ne dispose l’istituzione dotandola con i suoi beni e componendola
di sei canonici, uno dei quali arcidiacono, elevati ad
otto in un successivo codicillo, tutti nati in Seminara. L’erezione della collegiata fu confermata da Alessandro VII con bolla del 3 settembre 1659. A questo
primo canonicato, accresciuto di lì a poco fino al numero di dieci membri, se ne aggiunse un secondo
di otto canonici fondato nel 1707 da Filiberto di Lauro ed un terzo istituito da Gaetano Rinaldi, cosicché
la collegiata giunse a comporsi di un collegio comprendente un arcidiacono, al quale solo spettava la
cura delle anime, e ben 18 canonici.
Distrutta dal sisma del 1783, la matrice fu riedificata intorno al 1790 all’interno del nuovo scacchiere
urbano, in prossimità del luogo dove sorgeva l’antico convento dei Minori Osservanti. Nel 1880 la collegiata fu trasferita in una nuova più ampia chiesa
eretta alle spalle di Piazza del Mercato, sul sito dell’attuale, mentre il vecchio edificio fu concesso alla
confraternita di San Marco. Gravemente danneggiata
dai terremoti del 1894, 1905 e 1908, anche questa nuova chiesa fu ricostruita in cemento armato a partire
dal 1922 sulla base del progetto redatto dall’ingegnere Umberto Angiolini – padre carmelitano iniziale progettista della cattedrale di Reggio Calabria
– e consacrata il 12 agosto 1933 da Mons. Paolo Albera, vescovo di Mileto. Fu eretta in Basilica Minore con Breve di Pio XII del 30 maggio 1955.
L’interno, di gusto neo-romanico, conserva numerose testimonianze artistiche provenienti dalle chiese distrutte dell’antico centro.
L’altare maggiore, in marmi policromi, reimpiega
elementi databili alla seconda metà dell’800, con
qualche aggiunta posticcia, come il prospetto del tabernacolo. La portellina di quest’ultimo, in lamina
d’argento, rappresenta, con minuzia di particolari,
la Madonna dei Poveri assisa sul trono argenteo
tardosettecentesco. Un’iscrizione tramanda il nome
del committente: Paolo Filochimo.
L’edicola che sovrasta l’altare, realizzata negli anni
’50, ospita la preziosa statua lignea della Madonna
dei Poveri, del sec. XII, collocata entro un ricco trono argenteo completo di baldacchino eseguito nel
1780 a Napoli su commissione del canonico Onofrio
Sanchez (fi p. 26).
Secondo un’antica leggenda, riportata tra gli altri dal
Taccone Gallucci (1881, p. 176) e dal De Salvo (1899,
pp. 24-25), la statua, ritrovata tra le rovine di Taureana «annerita dalle fiamme dell’ultimo saccheggio», sarebbe stata trasportata a Seminara nel 1010.
25
Storia
31
30
Argentiere napoletano, Trono della Madonna
dei Poveri, particolare (1780). Seminara,
Santuario della Madonna dei Poveri.
Argentiere napoletano, Trono della Madonna dei
Poveri, particolare (1780). Seminara, Santuario
della Madonna dei Poveri.
Il trono della Madonna dei Poveri, alto 190 cm ca, composto di una struttura lignea rivestita anteriormente di lamine d’argento, culmina in un baldacchino lambellato che appare sorretto da due angeli in volo a tutto tondo.
Nel retro del tronetto, in corrispondenza del drappeggio che sovrasta la Colomba dello Spirito Santo, è inciso uno scudo con lo stemma della famiglia Sanchez
– leone, attraversato da una fascia, mirante una stella a sei punte nel cantone destro – accompagnato, in basso, da un’iscrizione – «Aere et Svmptibus V(triusque)
I(uris) D(octoris) R(everen)di Can(onici) c v D. Honvfrij Sanchez Civitatis Seminarie» – che riporta il nome del committente, il canonico Onofrio Sanchez, documentato quale procuratore dell’antica chiesa della Madonna dei Poveri nella visita pastorale del 1722 e quale curatore devoto della stessa in quella del 1735.
Il luogo e la data di fabbricazione del manufatto si evincono dal punzone rettangolare recante la dicitura «Nap(oli) 1780». Un altro bollo circolare N/DB/C potrebbe
riferirsi al console Nicola De Blasio, finora documentato nel 1776 (Catello 1996, p.
34), mentre un ulteriore punzone, con i caratteri «CR», reca le iniziali dell’argentiere ancora da individuare.
L’opera, benché realizzata per disposizione del canonico Sanchez e pagata con i
suoi lasciti, fu eseguita molti anni dopo la morte del committente che risulta già
deceduto nel 1768 (Verzì Borgese 1976-1977).
26
Seminara, Corso Barlaam.
Arte
Si vorrebbe, altresì, che la denominazione di Madonna
exhibited for the veneration of
the faithful three times a year:
dei Poveri le sia stata attribuita poiché, dopo vani rifrom dawn of the Tuesday of
petuti tentativi da parte di esponenti del clero e delHoly Week to midday of the
le più alte fasce della società, solo ai miseri la statua
following Wednesday, on
avrebbe concesso la facoltà di sollevarla per condurla
August 14 , when the statue is
a Seminara. Protettrice della città, che nel 1768 la elescarried in procession from
5p.m. to 11p.m. and on
se propria principale patrona, veniva invocata per
December 28.
scongiurare «contaggi, carestie, tempeste, epidemie»
At the sides of the aedicule on
(cfr. Verzì Borgese 1976-1977).
the highest two steps of the
I recenti restauri (fi p. 24) hanno comprovato per il
altar are two splendid marble
manufatto una datazione al sec. XII, esaltando la soastatues of St Peter and St Paul
(figg. 33, 34), unfortunately in
ve tenerezza materna della Vergine e consentendo
a bad state of repair due to the
una valutazione più puntuale degli aspetti stilistici
earthquakes and weather
che collocano l’opera in una fase di incipiente natuerosion which they were
ralismo, distanziandola dalla rigidezza “primitiva”
exposed to for a century
di esemplari analoghi, sotto il profilo cultuale e icoduring which time they were
placed on the façade of the
nografico, come la Madonna Nera di Tindari.
nineteenth century church,
All’influenza dell’immagine mariana siciliana, oggetto di grande devozione, si collega, probabilmente, la diffusione, in
questo tratto della costa
tirrenica calabrese, del
culto della Madonna Nera assisa, di cui un altro
esempio era rappresentato dall’icona lignea di Rosarno della quale purtroppo possediamo solo
una copia ottocentesca,
essendo la scultura originaria scomparsa in un incendio nel 1822.
Custodita all’interno di
una cassaforte metallica
aperta solo anteriormente, la statua viene calata
ed esposta più da vicino
alla venerazione dei fedeli in tre occasioni durante
l’anno: dall’alba del Martedì Santo fino al mezzogiorno del mercoledì, durante le Quarantore, il 14
agosto, quando viene portata in processione dalle
17:00 alle 23:00 circa, e il
28 dicembre.
Ai lati dell’edicola, sull’ultimo grado dell’altare
32
maggiore, sono collocate
due splendide statue
Santuario della Madonna dei Poveri, interno.
27
Arte
34
33
Antonello Gagini, attr., San Pietro (terzo
decennio del ’500). Seminara, Santuario della
Madonna dei Poveri.
having been recuperated from
the ruins of the 1783
earthquake. The new church
itself was later damaged by the
1908 tremor. The sculptures
date back to the 1530s and have
been attributed to Antonello
Gagini (De Marco 2010). They
feature amongst the most
highly refined sculptures of
their kind produced by the
great artist from Palermo.
In the first chapel on the right
of the main entrance may be
seen a 19th century font (figg.
35, 38), one of the most elegant
28
Antonello Gagini, attr., San Paolo (terzo
decennio del ’500). Seminara, Santuario della
Madonna dei Poveri.
marmoree, raffiguranti San Pietro e San Paolo, purtroppo in pessimo stato di conservazione a causa degli eventi traumatici subiti e dell’erosione esercitata dagli agenti atmosferici ai quali sono rimaste
esposte per circa un secolo dopo che, recuperate dalle macerie del grande flagello, furono poste in alto a
mo’ di acroteri sulla facciata della chiesa matrice tardottocentesca, a sua volta danneggiata dal sisma del
1908. La lettura delle due opere, inoltre, è ulteriormente compromessa dalla maldestra ricostruzione
delle mani e dalle integrazioni, probabilmente eseguite con malta di gesso, in corrispondenza delle linee di frattura che testimoniavano il distacco della
S. Giovanni battezza Gesù
(Matteo, III, 13).
Arte
36
37
S. Filippo battezza l’Etiope
(Atti, VIII, 38).
38
35
Scultore neorinascimentale, attr.,
Fonte battesimale. Seminara,
Santuario della Madonna dei Poveri.
S. Paolo battezza il custode
della prigione di Filippi
(Atti, 16, 33).
testa e il conseguente incollaggio.
Nonostante tutto, le sculture, databili al terzo decennio del ’500 e attribuite ad Antonello Gagini (De
Marco 2010), si collocano tra le più raffinate interpretazioni del soggetto messe a punto dal grande
artista palermitano.
Nella prima cappella a destra dell’ingresso principale è collocato un fonte battesimale neocinquecentesco, giunto nella matrice intorno al 1880 (fi doc.
26, p. 101), che costituisce uno degli esemplari più
eleganti e monumentali di questa tipologia di arredo liturgico tra quelli conservati nella regione, distinguendosi per il guardapolvere, o conopeum, come
examples of this type of
liturgical furnishing conserved
in Calabria. Noteworthy is the
marble (and not wooden as was
the custom) dustguard, or
conopeum, as it was generally
called. Three of the six sides of
the “drum” depict scenes from
the New Testament connected
to the sacrament of baptism:
the baptism of Christ on the
banks of the Jordan (fig. 36),
St Philip baptising the
Ethiopian (Acts 8, 38; fig. 37)
and St Paul assisted by Sila
baptising the custodian of the
29
Arte
39
30
40
Rinaldo Bonanno, Maddalena
(1585 ca). Seminara, Santuario
della Madonna dei Poveri.
Rinaldo Bonanno, Maddalena, particolare (1585 ca). Seminara,
Santuario della Madonna dei Poveri.
prison of Philippi (Acts 16, 33;
fig. 38).
On a low pedestal to the right
of the entrance is the famous
Maddalena (Mary Magdalene;
figg. 39-41). On its base there
is an incomplete inscription
“[...]NALDUS BONANUS
F.”, signature of the sculptor
Rinaldo Bonanno (1545-c.
1590), originally from Raccuia
but working in Messina,
second only to Antonello
Gagini as the greatest Sicilian
artist of the 16th century. The
statue in Seminara is based on
one produced by Gagini for the
Pignatelli family of Monteleone
(1524 -1534; fig. 42) and to be
found today in the cathedral of
S. Leoluca, Vibo Valentia
(present day name of
Monteleone). From the
Gaginian prototype may be
seen the figure with its floating
drapery ruffled in the wind.
Bonanno develops the theme in
veniva solitamente denominato nelle visite pastorali
antiche, non in legno, come di consueto, bensì in
marmo. Tre delle sei facce del “tamburo” rappresentano altrettante scene tratte dal Nuovo Testamento connesse con il sacramento del Battesimo: il
Battesimo di Cristo sulle sponde del Giordano; San
Filippo che somministra il Battesimo all’Etiope appena smontato dal proprio carro (Atti, 8, 38); San
Paolo che assistito da Sila battezza il custode della
prigione di Filippi (Atti, 16, 33).
Sempre a destra dell’ingresso, sopra un basso piedistallo, si può ammirare la nota Maddalena recante
sulla base l’iscrizione lacunosa «[...]NALDUS BONANUS F.», firma dello scultore Rinaldo Bonanno
(1545 ca-1590), originario di Raccuia ma operante a
Messina, che, dopo Antonello Gagini, può a buon
diritto essere considerato il più grande artista autoctono che la Sicilia abbia espresso nel corso del
’500. La statua, peraltro, prende a modello proprio
un capolavoro dell’artista palermitano: l’analogo
soggetto eseguito per i Pignatelli di Monteleone tra
il 1524 e il 1534, attualmente nella collegiata di San
Leoluca a Vibo Valentia (fig. 42). Dal prototipo ga-
Arte
42
41
Rinaldo Bonanno, Maddalena, particolare (1585 ca). Seminara,
Santuario della Madonna dei Poveri.
Antonello Gagini, Maddalena
(1524-1534 ca). Vibo Valentia,
Collegiata di San Leoluca.
giniano discende l’impostazione della figura col
fluente panneggio increspato dal vento che aderisce alle forme massicce del corpo; tuttavia, Bonanno stravolge in chiave manieristica lo schema introducendo suggestioni tratte dalle due figure mostruose di Scilla e Cariddi scolpite dal Montorsoli per
la fontana del Nettuno, non solo nell’espressionismo
“neoellenistico” del volto sofferente ma anche nella possanza fisica, nel piglio eroico della santa. Così, le chiome che nella statua gaginiana incorniciavano il viso leggermente mosse dal vento, scendendo morbide sulle spalle, nella Maddalena di Seminara diventano ciocche corpose che si aggrovigliano come serpenti intorno al capo.
Forse proveniente dall’antica chiesa dello Spirito
Santo, dove le visite pastorali settecentesche attestano l’esistenza di una cappella dedicata alla santa, con
annesso beneficio della famiglia Silvestri, la statua
costituisce uno dei più seducenti saggi dell’arte matura dello scultore di Raccuia. Nella figura, colta in
un moto ascensionale eppure saldamente piantata
per terra, più che l’estasi, lo scultore sembra voler
rappresentare il travaglio interiore, la tenacia della
the mannerist style introducing
suggestions from the sculptures
of the two mythical figures,
Scylla and Charybdis by
Montorsoli produced for the
Neptune Fountain in Messina.
Stylistic elements enable us to
date the Maddalena between
1582 and 1585 (De Marco
2010).
Opposite the statue of the
Maddalena is a statue of the
Madonna and Child, called
“degli Uccellari” (fig. 43),
probably originating from the
workshop of Martino
Montanini (c. 1560) produced
by the artist
himself with the assistance of
his pupil Giuseppe Bottone.
There is a clear link between
this work and the Madonna del
Popolo by Giovan Angelo
Montorsoli (1554) in the
cathedral of Tropea.
In the right hand transept
chapel there is a wooden statue
31
Arte
32
santa nel perseguire quella condotta
ascetica cui ha stabilito di assoggettare la propria esistenza. I caratteri
stilistici, prossimi alla Madonna del
Soccorso di Taurianova e al San Leo di
Bova, suggeriscono una datazione
tra il 1582 e il 1585 (De Marco 2010).
In posizione simmetrica, sulla sinistra,
è collocata una statua raffigurante la
Madonna col Bambino, detta degli
Uccellari, attribuibile alla bottega di
Martino Montanini, che probabilmente la eseguì, intorno al 1560, con
l’assistenza del giovane allievo Giuseppe Bottone. Evidente è il legame,
non solo iconografico ma anche stilistico, con la Madonna del Popolo conservata nella cattedrale di Tropea,
commissionata a Giovan Angelo
Montorsoli nel 1554, mentre notevoli
tangenze linguistiche si possono ravvisare con la S. Caterina d’Alessandria
di Forza d’Agrò, in provincia di Messina, anch’essa prodotto della collaborazione Montanini-Bottone.
Nella cappella destra del transetto si
segnala una statua lignea raffigurante l’Immacolata, probabilmente
riconducibile ad uno scultore napoletano del XIX secolo. L’opera, che
fortunatamente mantiene l’originaria cromìa, perpetua nella morbidezza della posa e nell’enfatico moto dei panneggi, ritorti e gonfiati dal
vento, un gusto teatrale di sapore
43
ancora settecentesco.
Tra
le altre statue, prevalentemente in
Martino Montanini e Giuseppe Bottone, attr.,
Madonna degli Uccellari (1560 ca). Seminara,
cartapesta e databili al sec. XX, si diSantuario della Madonna dei Poveri.
stingue un Ecce Homo ligneo, purtroppo
pesantemente
ridipinto, proveniente dalla
depicting the Immacolata
chiesa
dei
Cappuccini
e
che potrebbe datarsi all’800.
(Immaculate Conception of
Mary; fig. 44) probably by a
Sulla parete di controfacciata, ai lati dell’ingresso, si
19th century Neapolitan artist.
trovano due tele, raffiguranti la Trinità con anime purThe statue, which fortunately
ganti e la Madonna col Bambino, siglate dal pittore Carretains its original colouring,
melo
Tripodi (1874-1950) di Sant’Eufemia d’Asprocontinues a typically eighteenth
monte.
century theatrical style
characterised by the soft pose
Testimonianze dell’importanza della città e dei suoi
and emphatic movement of the
edifici di culto sono le imponenti campane conserdrapery, blowing in the wind.
vate all’interno del santuario. Una, in particolare, larOf the remaining statues
ga circa 80 cm, reca le figure a rilievo dei santi Basi(mainly 20th century papierlio Magno e Filarete e una lunga iscrizione – «Vermaché works), the most
interesting is a 19th century
bum caro factum est. In honorem SS. Patris Basilii
Arte
45
Carmelo Tripodi, Trinità e
anime purganti. Seminara,
Santuario della Madonna dei
Poveri.
46
44
Intagliatore napoletano, Immacolata (XIX sec.). Seminara,
Santuario della Madonna dei Poveri.
Carmelo Tripodi, Madonna col
Bambino. Seminara, Santuario
della Madonna dei Poveri.
Magni/ et Philareti Titularis huius monasterii tempore cubernii/ ipsiusmet Rim Pris Mri Abbatis D. Lodovicii Salerni A.D. MDCCLIII/ Opus F. Nicolaus
Astarita de Neapoli» – che ne rivela la provenienza
dal monastero basiliano di S. Filarete. Lo stemma recante una colonna ardente contornata dal motto «Talis est Magnus Basilius» e sormontato da un cappello prelatizio dal quale si dipartono i consueti cordoni annodati potrebbe riferirsi al priore, Ludovico Salerno, che nel 1753 fece fondere la campana presso
l’opificio napoletano di Nicola Astarita.
Un’altra campana di pari dimensioni, oltre all’iscrizione che esplicita la data di esecuzione e l’identità
del committente – «Antoninus Chilindri Adimplevit
wooden Ecce Homo,
unfortunately heavily
repainted, originally from the
Church of the Cappuccini.
At the sides of the main
entrance on the counter façade
may be found two paintings
depicting the Trinity with the
Souls of Purgatory (fig. 45)
and the Madonna and Child
(fig. 46) by Carmelo Tripodi
(1874 -1950) from
Sant’Eufemia d’Aspromonte.
The great bells of the Sanctuary
also bear witness to the
importance of the town and its
religious cult. One of the bells
33
Storia
34
La tela centinata raffigurante
l’Immacolata Concezione, attualmente conservata nei locali
del Museo di Arte Sacra annesso al santuario, proviene dalla
chiesa del soppresso convento
dei Cappuccini. L’autore, Giovann’Angelo D’Amato (Maiori,
doc. dal 1576 al 1614), attivo a
Napoli, si afferma in questi anni quale pittore prediletto dall’ordine in Calabria (Leone de
Castris 1991, pp. 154, 175, 328).
La timida figura della Vergine
si staglia sullo sfondo dorato
quasi come una statua policroma al naturale, secondo uno
schema iconografico ridotto all’essenziale ma nel contempo
di estrema efficacia, rivelando
da parte del pittore una notevole capacità di adattamento
alle esigenze e al gusto di una
committenza che aveva imparato a conoscere bene.
L’opera giunse probabilmente a
Seminara nel 1608, anno in cui
viene effettuato il finale pagamento di 12 ducati a compimento di 17 al pittore Giovann’Angelo, girato al di lui figlio
Francesco, da parte di Santoro
Romanello (D’Addosio 1919, p.
377; Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco Spirito Santo, Giornale 48, fol. 1285, 24
maggio).
Il medesimo personaggio compare in un precedente mandato del 1597 di ducati 25, sempre al D’Amato, in conto di 99,
47
per un quadro anch’esso destiGiovann’Angelo D’Amato, Immacolata (1608). Seminara,
nato alla chiesa dei CappucciSantuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra.
ni di Seminara (D’Addosio
1912, p. 599; ASBN, Banco AGP, Giornale 24, 22 maggio), di cui non è specificato
il soggetto ma che l’importo considerevole indurrebbe ad identificare con la tela
raffigurante la Madonna delle Grazie con San Nicola e San Francesco descritta dalle
fonti sull’altare maggiore (Le Pera 1982, p. 314).
L’Immacolata, di medie dimensioni (cm 170x80), doveva essere originariamente collocata sopra un altare laterale.
In un altro pagamento del 1602, lo stesso Sartoro Romanello, per conto di Sertorio Bartolicio di Seminara, paga al pittore 15 ducati in conto di 60 per un «quadro
del Sangue di Cristo», forse anch’esso destinato alla chiesa dei Cappuccini (D’Addosio 1919, p. 377; ASBN, Banco Spirito Santo, Giornale 29, fol. 388, 24 maggio).
has a width of 125 cm and
shows the figures in low relief
of the saints Basilio Magno and
Filarete together with a long
inscription which reveals the
provenance of the bells as the
Basilian monastery of San
Filarete. Another similar bell
has a small round picture of the
Virgin and child. A third bell is
on display in the small
Museum of Sacred Art housed
in a few rooms on the left of the
presbytery. This bell (1617) is
also very large and inscribed
with the names of the town
mayors of the time.
A series of 19th century
paintings originally situated in
the side chapels of the church
may be viewed in the Parish
Museum. There is also a
beautiful altar piece depicting
Arte
A.D. MDCXXXV» – presenta un piccolo tondo raffigurante la Vergine col Bambino, una colomba e, in
prossimità del margine inferiore una lucertola, simbolo che forse costituiva una sorta di “logo” del fonditore Michele Salicola, forse messinese, autore della campana nella chiesa parrocchiale di Gasponi, datata 1593, e di quella attualmente nel campanile della chiesa di S. Nicola ex Aleph a Roccella Ionica del
1591 (Racco 2010, p. 141).
Nel piccolo Museo di Arte Sacra, allestito in alcuni
vani a sinistra del presbiterio, si conserva una terza
campana, anch’essa di dimensioni ragguardevoli,
che un’iscrizione – «Anno Dni M.DCXVII Seminarie
Die X Augusti Regnante Ph.o De Austria/ Abb. Io.
Petrus Poeta V.I.D Rector/ Hiero Del Castillo Capit.
M. Ant. Marsano V.I.D Io. Domi.s Russo Sindic./ Iacob(u)s Mvsarra Mag(iste)r I. V. S S» – data al 1617,
fornendo, tra le altre indicazioni, i nomi dei sindaci
del tempo. Tra gli ornati a rilievo, oltre alla rappre-
48
Orafo meridionale, Corona in oro e pietre (1905 ca). Seminara, Museo di Arte Sacra.
35
Storia
Manifattura francese, Piviale, particolare (sec. XVIII).
Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra.
Il pezzo più importante, tra i paramenti sacri antichi esposti nel museo parrocchiale, è uno splendido piviale in lampasso liseré probabilmente di manifattura
francese, intessuto di filati d’oro su anima di seta gialla e d’argento su anima di
seta bianca, broccato con sete policrome e ornato di galloni dorati. Molto raffinato è il disegno del tessuto, dalla spiccata resa plastica, che alterna mazzi di fiori e
foglie variopinte, con le ampie corolle esplose che fuoriescono da una sorta di corona svasata in argento sbalzato, racemi di pomo, tralci di vite.
I due stemmi coronati, partiti Spinelli/Caracciolo, ricamati a rilievo in oro e argento sui lembi anteriori del piviale, consentono di individuare nel manufatto uno
dei quattro capi che componevano il parato «di color vario fiorito in argento, e seta regalato pria del Flagello del Tremuoto del 1783 dalla Principessa di Cariati» alla confraternita di San Marco, di cui era sorella, secondo quanto si evince da un incartamento
redatto nel 1833 (fi doc. 13, p. 98).
Del parato, originariamente consistente in un piviale, una pianeta e due tonicelle
(cfr. Frangipane 1933, pp. 307-309), è esposto nel museo anche un manipolo.
Alla confraternita seminarese la stessa principessa aveva donato inoltre due camici «di tela finissima» e una croce di legno con una reliquia della Santa Croce.
La donatrice è forse identificabile con Maria Rosa Caracciolo, dei duchi di Martina, già vedova del duca di Cassano, la quale sposò in seconde nozze Scipione III
Spinelli Savelli, sesto principe di Cariati e Duca di Seminara, a sua volta vedovo
di Emanuela d’Eryl.
Scipione III, figlio di Giovan Battista e di Giovanna di Marino Caracciolo, successe negli stati della famiglia alla morte dello zio, Carlo Filippo Antonio, deceduto
nel 1725 senza figli. Nel 1756 si intestò la terra di Palmi, avendone avuta nuova
cessione da Domenico Coscinà nel 1753 (Pellicano Castagna, pp. 392-393).
36
Arte
sentazione della Madonna di Loreto, spicca lo
stemma dell’Università di
Seminara, San Martino a
cavallo che trafigge Giuliano
l’Apostata.
Nel museo parrocchiale
sono esposti una serie di
dipinti ottocenteschi provenienti dalle cappelle laterali della chiesa, una bella
pala
raffigurante
l’Immacolata Concezione
(fi p. 34) commissionata
intorno al 1608 al pittore
napoletano Giovann’Angelo D’Amato per la locale chiesa dei Cappuccini,
preziose argenterie sacre e
paramenti liturgici.
Tra questi particolare interesse rivestono la Testa
reliquiario di Sant’Elia,
firmata dall’argentiere, finora non altrimenti noto,
Daniele Vervare e datata
1603, la Testa reliquiario
di San Filarete, datata
1717 e riconducibile a bottega messinese, due secenteschi Bracci reliquiaGuseppe Pesa, Madonna dei Poveri (terracotta dipinta, 1970 ca).
rio anch’essi di manifatSeminara, Museo di Arte Sacra.
tura messinese, un calice
the Immaculate Conception (p.
napoletano databile tra la fine del XVII e l’inizio del
around 1608
XVIII secolo, sulla cui coppa è inciso lo stemma gen- 34) commissioned
from the Neapolitan artist
tilizio della famiglia Marzano; una croce processioGiovann’Angelo D’Amato for
nale napoletana datata 1777; due ostensori comthe Church of the Cappuccini
as well as precious silverware
missionati dall’arcidiacono Michelangelo Ammenand sacred vestments
dolia rispettivamente nel 1921 e nel 1929, ed uno più
Of particular interest are:
antico proveniente dalla chiesa di San Marco e forA reliquary head of Sant’Elia
se identificabile con la sfera acquistata nel 1818 dai
by the silversmith Daniele
confratelli presso l’argentiere Pietro Pentimalli di
Vervare (1603; fig. 50); A
reliquary head of San Filarete
Sant’Eufemia (fi doc. 13, p. 98, 1833). All’arcicon(Messina, 1717; fig. 51); Two
fraternita dedicata all’Evangelista appartiene anche
reliquary arms (Messina, 17th
un piccolo Cristo Crocifisso in legno, menzionato
century; figg. 52-53); A chalice
in una relazione del 1881, come «un crocifisso delle diinscribed with a coat of arms,
mensioni di due palmi, ben scolpito, a giudizio di periti,
maybe belonging to the
Marzano family (Naples, late
ed assai pregevole, perché proviene dall’antica Taureana»
17th /early 18th century)
(fi doc. 27, p. 102), secondo una tradizione raccolta
A processional cross (Naples,
pure dal Frangipane (1933, p. 311) che proponeva
1777); Two ostentoriums
una datazione al XV-XVI secolo, da posticipare al
commissioned by Archdeacon
più presto al pieno ’500 per l’equilibrio della coMichelangelo Ammendolia
49
37
Storia
38
I reliquiari attualmente conservati nel museo parrocchiale erano un
tempo collocati nella cappella dedicata ai Santi Elia e Filarete, attestata all’interno dell’antica chiesa matrice almeno a partire dal
1680, quando il canonico Antonio
Longo incarica lo stuccatore messinese Mario Murabito di «formare dentro la Chiesa Collegiata di questa Città nel loco stabilito la Cappella delli Gloriosi Santi Filarete et Elia
di stucco» (cfr. Tripodi in Atlante
2002, p. 590). L’altare era stato fondato da Filiberto de Lauro, l’arcidiacono che nel 1707 aveva istituito il secondo canonicato della
collegiata (ASDM, Visita pastorale del 1722, fol. 104r).
Dalla visita pastorale del 1735 sappiamo, inoltre, che le teche in argento contenenti le reliquie dei
due santi protettori della città erano custodite in un armadio ligneo
foderato di bisso con sportello ferrato, ornato di pitture e munito di
50
doppia serratura (fi doc. 6, p. 96).
Daniel Vervare, Testa reliquiario di S. Elia il Giovane
I reliquiari venivano esposti alla
(1603). Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri,
venerazione più volte durante
Museo di Arte Sacra.
l’anno e condotti in processione
lungo le vie della città in caso di siccità o nubifragi.
Ad essi fa riferimento padre Fiore (t. II, p. 254), laddove elenca le reliquie venerate nella chiesa collegiata: «Parte di sotto la bocca co’ denti, e mole di s. Lucia V., e
m. - braccio di s. Filareto - capo, e gambe di s. Elia».
L’associazione cultuale dei due santi monaci basiliani – Elia il Giovane (Enna 823,
Tessalonica 903 ) e Filarete (Palermo 1020, Seminara 1070) – trova precise basi agiografiche. Il bios di S. Filarete, quale ci è stato tramandato da S. Nilo, sottolinea come
il giovane monaco, entrato all’età di 25 anni nel monastero di Aulinas, avesse assunto
a modello di vita religiosa il santo di Enna, di cui si professava allievo spirituale, tenendo sempre tra le mani il libro che parlava di lui (Musolino 2002, p. 87; cfr. le considerazioni di Leone in Sacre Visioni 1999, pp. 64-65).
In seguito all’abbandono del monastero fondato da S. Elia il Giovane alle Saline, le
spoglie di S. Filarete, già oggetto di venerazione, furono trasferite nel cenobio detto Sant’Elia Nuovo, eretto nei pressi di Seminara, al quale successivamente si aggiunse il titolo di S. Filarete. Perduta ormai memoria della tomba, i resti furono rinvenuti il 22 febbraio 1693, dopo il sisma che aveva distrutto il monastero, determinandone l’abbandono (cfr. la relazione in SASPm, not. D. Guardata, istr. 25 aprile
1693). Il 24 ottobre 1697 mons. Domenico Antonio Bernardini eseguì la ricognizione delle spoglie esposte alla venerazione dei fedeli.
Fu probabilmente in questi anni, in attesa che fosse edificato il nuovo monastero,
che le reliquie furono donate alla collegiata. Peraltro, nel 1709, alcuni frammenti delle spoglie del santo furono concesse alla chiesa palermitana di S. Basilio e sono oggi conservate nella cattedrale.
Sebbene morto a Tessalonica, le spoglie di Elia il Giovane furono anch’esse traslate
Storia
nel monastero di Aulinas, dal
quale furono plausibilmente trasferite nel cenobio fondato dai
monaci profughi a Seminara.
Il manufatto più antico, tra quelli conservati nel museo, è la Testa di S. Elia il Giovane, recante attorno al padiglione auricolare sinistro un’iscrizione – «MI.
DANIEL VERVARE FACIEB(AT)» – che rivela l’identità dell’argentiere, forse messinese,
mentre poco più in basso –
«1603» – è incisa la data di esecuzione. Altre iscrizioni (Leone
in Argenti 2006, pp. 84-85) forniscono dati in merito alla committenza, dovuta al concorso dell’Università – «Svmptibvs/ Vniversita.s/ Seminariae 1603», sul cranio – e, plausibilmente, del priore del monastero di San Filarete
– «Te(m)pore Prioratus R.P.D.o Jo.
Dominico Bottari 1603», sulla nuca – dal quale, come abbiamo ac51 cennato, il reliquiario giunse nella matrice probabilmente dopo
Argentiere messinese, Testa reliquiario di S. Filarete (1717).
che il complesso fu danneggiato
Seminara, Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di
dal terremoto del 1693.
Arte Sacra.
A bottega messinese può essere
certamente ricondotta la Testa di S. Filarete, di cui, grazie a un’iscrizione – «Il Rev.do
P.e D. Gioa. Batt.a Di Lauro p(ro) sua devot(ion)e fecit 1717», incisa sulla nuca – conosciamo committenza e data di esecuzione. Il manufatto reca stampigliato il punzone con lo scudo crociato, il bollo consolare «P.P.C.» e la sigla «G.C.» per l’argentiere. è da rilevare che Giovanni Battista Di Lauro doveva essere un discendente dell’arcidiacono Filiberto che, come abbiamo visto, aveva fondato la cappella.
Rispetto alla rudezza e alla sommarietà esecutiva del reliquiario più antico, il manufatto settecentesco presenta una lavorazione più accurata e una certa ricerca espressiva nel volto del santo che sembra scrutare lo spettatore.
Dei due Reliquiari a braccio, omogenei stilisticamente (cfr. Lojacono in Argenti
2006, pp. 306-307), è oggi difficile stabilire quali reliquie in origine contenessero,
dopo che, sconsideratamente, queste sono state rimosse e riversate in un’unica
cassetta prive dei contrassegni che ne consentivano l’identificazione. Se l’unica
iscrizione individuata sui due manufatti – sull’orlo della base «P. A. L.» – non permette, al momento, di trarre alcuna conclusione, sono invece molto utili, per individuare l’ambito di provenienza, i confronti con opere coeve conservate nella
Sicilia nord-orientale. Particolarmente pregnante è il riferimento al Braccio reliquiario
nella chiesa di S. Maria Assunta a Barcellona Pozzo di Gotto (Musolino 2001, fig.
48, p. 55), siglato dall’argentiere Giuseppe D’Angelo, attivo nella seconda metà del
’600, rispetto al quale, però, gli esemplari di Seminara, privi di piede, presentano
un impianto più essenziale.
Perduto è purtroppo il braccio reliquiario schedato e pubblicato nel 1933 da Frangipane (p. 307), che riporta le iscrizioni presenti sul braccio a suo parere quattrocentesco – «Mento: Mei D.ne Luisi De Sangvini Bati Me fecit» – probabilmente riferi-
39
Storia
52
53
Argentiere messinese, Braccio reliquiario (sec.
XVII). Seminara, Santuario della Madonna dei
Poveri, Museo di Arte Sacra.
Argentiere messinese, Braccio reliquiario (sec.
XVII). Seminara, Santuario della Madonna dei
Poveri, Museo di Arte Sacra.
bile all’argentiere, e sulla mano – «1605», all’altezza del polso – aggiunta successivamente forse ad opera dello stesso Vervare autore della Testa di S. Elia.
è plausibile che proprio quest’ultimo reliquiario contenesse l’osso del braccio di
San Filarete, segnalato nella visita al cenobio del 1457 nel Liber Visitationis di Athanasio Chalkeopoulos e menzionato sia dal Marafioti a proposito del monastero di
San Filareto («si riserba il braccio del predetto S. Filareto», Marafioti 1601, p. 70), sia
dal Fiore che lo elenca tra le reliquie della collegiata, alla quale dovette essere anch’esso donato nei primi anni del ’700.
40
.
Arte
struzione anatomica, l’intenso naturalismo che pervade la figura e la ricerca
espressiva che connota il
volto nonostante le dimensioni contenute.
Si segnalano, inoltre, le corone in argento “per tutti i
giorni”, prima dei recenti restauri solitamente poste ad
ornamento della Madonna
dei Poveri, e quelle in oro (fig.
48) che furono commissionate per la cerimonia di incoronazione celebrata da
Giuseppe Morabito vescovo
di Mileto, quale delegato
Pontificio, il 15 agosto 1905
(il decreto del Capitolo Vaticano, incorniciato, è anch’esso visibile nei locali del
museo). Le due corone, in
oro e pietre, realizzate con le
offerte dei fedeli, giungevano dopo oltre un secolo come a riscattare l’oltraggio
che la Vergine Avvocata dei
Poveri aveva subito quando
dopo il terremoto del 1783 i
funzionari della Cassa Sacra
54
avevano confiscato le antiPlasticatore seminarese, Testa di apostolo (terracotta dipinta,
che corone auree donate dal
1890 ca). Seminara, Museo di Arte Sacra.
miracolato principe di Scilla
(1921, 1929); An ostentorium
Fulco Antonio Ruffo nel 1768 (cfr. Archivio parroc(from the Church of San
chiale di Seminara, atto del not. Domenico Arena di
Marco, bought in 1818 by the
Seminara, 31 luglio 1768; Verzì Borgese 1976-1977).
confraternity from silversmith
Tra i paramenti liturgici, prevalentemente riconduPietro Pentimalli of
cibili a manifatture meridionali, con varia datazione Sant’Eufemia); A small wooden
dal XVIII al XIX secolo, si distingue un raffinatissi- Christ Crucified (16th century,
belonging to the Confraternity
mo parato settecentesco in lampasso broccato recante
of the Evangelist).
lo stemma partito Spinelli/Caracciolo (fi p. 36).
Also worth noting are the
Nel museo si conservano anche alcune importanti
“everyday” silver crowns used
(until recent repair work) for
testimonianze dell’arte dei plasticatori attivi a Sedecorating the statue of the
minara nel XIX e XX secolo, dai modellatori di fiMadonna dei Poveri. There are
gure da presepe fino a Giuseppe Pesa (1901-1997),
also golden crowns (fig. 48)
autore di una statuetta in terracotta policroma che commissioned for the crowning
riproduce la Madonna dei Poveri e di una piccola Asceremony celebrated by
Giuseppe Morabito, bishop of
sunta. Ad artisti seminaresi si deve, inoltre, una seMileto as Papal delegate on
rie di elementi anatomici in terracotta dipinta – teAugust 15, 1905. The two
ste, mani e piedi – che componevano le figure degli
crowns were made of gold and
apostoli rappresentate attorno al sepolcro della Ver- precious stones and paid for by
gine all’interno di un monumentale apparato effi- donations from the faithful and
41
Arte
55
Lapicida meridionale, Lapide proveniente dalla cappella Franco (1774). Seminara, Santuario della
Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra.
placed on the statue to right the
affront suffered a century
earlier when the ancient golden
crown donated by the Prince of
Scylla, Fulco Antonio Ruffo in
1768 in thanks for a miracle
received, was confiscated by
high ranking church officials.
Among the liturgical
vestments, mostly
manufactured in the south of
Italy between the 18th and
19th centuries, the best
example is a refined 18th
century set of brocaded altar
hangings embroidered with the
56
Spinelli/Caracciolo coat of
arms (p. 36).
Lapicida meridionale, Frammento di epitafio (1761). Seminara,
The museum also contains
Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra.
examples of models produced
by artisans in Seminara in the
mero – la cosiddetta Varia – che veniva condotto in
19th and 20th centuries
processione
il 15 agosto, nella festa dell’Assunzioincluding figures made for the
ne di Maria che coincideva con quella della Matraditional Christmas crib
scenes and two works by
donna dei Poveri. Documentata da alcune fotograGiuseppe Pesa (1901-1997) –
fie d’epoca, tra cui una risalente al 1890 (cfr. Zapa polychrome terracotta statue
pone 1988, p. 16; Verzì Borgese 1976-1977), la Varia
of the Madonna dei Poveri
fu smantellata in seguito al terremoto del 1908.
(fig. 49) and a small statue of
Tra i brani lapidei tratti dalle macerie degli edifici di
the Immacolata. There is also a
42
Arte
series of anatomical elements –
heads (fig. 54), hands and feet –
produced by town artisans to
complete figures of the apostles
placed around the shrine to the
Virgin inside a huge temporary
structure called the Varia which
used to be carried in procession
on August 15, Feast of the
Assumption and the same day
as the Feast of the Madonna dei
Poveri. The Varia, which may
be seen in photographs of the
time, was dismantled after the
earthquake of 1908.
Stonework recovered from the
ruins of local churches and
present in the museum include:
A marble epigraph once fixed to
the left wall of the Church of
the Cappuccini
commemorating father
Benedetto da Seminara (d.
1622) of the noble Leone
family;
A stone plaque from the Chapel
of the Transfiguration in the
Church of the Minori
Conventuali recording repairs
carried out on the altar by
Mons. Francesco Franco,
57
bishop of Nicotera in 1774 (fig.
Lapicida meridionale, Piedistallo con stemma (sec. XVI). Seminara,
55); A fragment of an
Santuario della Madonna dei Poveri, Museo di Arte Sacra.
incomplete epitaph probably to
Scipione III Spinelli (1766; fig.
56); A pedestal, probably the
culto distrutti, si annoverano: l’epigrafe marmorea,
base of the pier of an arch with
già collocata sulla parete sinistra della chiesa dei
Cappuccini (Le Pera 1982, p. 318), che commemora the Spinelli coat of arms (c. late
16th century; fig. 57).
il venerabile padre Benedetto da Seminara (†1622),
della nobile famiglia Leone, parente di quel Marcantonio che aveva fondato il Monte di Pietà; una lapide proveniente dalla cappella dedicata alla Trasfigurazione nella chiesa dei Minori conventuali, che ricorda il rifacimento dell’altare voluto nel 1774 da
mons. Francesco Franco, vescovo di Nicotera, discendente di quel Jacobello «miles ac comes palatinus»
che nel 1555 aveva commissionato la pala marmorea
attribuita a Martino Montanini (fi p. 52); un frammento di un epitaffio con iscrizione lacunosa – «[...]
IV NONAS IANVARIJ/ [...]PARI EXCELLENTIA PRINCEPS/
[...] CASTROVILLARVM DVX/ [..] IMMORTALIS MEMORIAE VIR[...]/ [...]A[...]RENT/ [...]CITATO SARCOPHAGO/
[...] ANIMI MONVMENTVM/ [...]ONDI JUSSIT A.
MDCCLXI» – verosimilmente riconducibile a Scipio-
ne III Spinelli (†1766); un piedistallo, probabilmente
base del piedritto di un arco, databile alla seconda
metà del ’500 e recante uno scudo con emblema abraso identificabile con lo stemma degli Spinelli.
43
Storia
44
Antonello Gagini, Madonna degli Angeli.
Seminara, Chiesa di San Marco (foto M. Panarello).
ca è ubicata l’attuale chiesa di San Marco Evangelista (2).
L’edificio, che fino al 1880 ospitava la collegiata, fu
costruito dopo il 1783 forse sul sito dell’antica chiesa dei Minori Osservanti, sotto il titolo di Santa Maria degli Angeli. Sulle pareti dell’unica navata si sviluppa una ricca decorazione in stucco realizzata
agli inizi del XX secolo dallo stesso artigiano che ha
lavorato al calvario (12) in via San Marco, in cui sono ripresi motivi tratti dalla lunetta del dossale
dell’Epifania (fig. 62).
Dalla chiesa originaria, nei pressi del castello, l’arciconfraternita intitolata all’evangelista si trasferì
nella sede attuale soltanto dopo il 1880 (fi doc. 26,
p. 101).
L’altare maggiore assembla elementi marmorei di
varia provenienza, tra i quali spiccano, composte
nel paliotto, due allegorie della Fede e della Speranza,
sedute sulle volute di due elementi laterali che in
origine dovevano affiancare un’edicola e che po-
Chiesa di San Marco Evangelista, facciata. Seminara, Via Santa
Maria degli Angeli.
Church of San Marco (St
Mark)
A short distance from the
basilica may be found the
present day Church of San
Marco Evangelista (2). Built
after the earthquake of 1783 on
the site of the ancient church
of the Minori Osservanti
monks and dedicated to S.
Maria degli Angeli, it has only
one nave with elaborate stucco
decorations on the walls. The
archconfraternity moved to its
present day site from the
original church near the castle
in the late nineteenth century.
The high altar combines
marble elements of diverse
provenance including two
allegories of Faith and Hope
(fig. 59) seated on spirals from
two altar side elements which
must have originally been
situated beside an aedicule and
could be related to the altar of
the SS Sacramento
manufactured in 1769 by the
Neapolitan marble worker,
Giuseppe Troccoli and his
follower Domenico Mazza.
The huge shelves supporting
the altar itself, the relief
depicting heads of cherubim
and the papal tiara in the
middle of the altar and a
prospect of a tabernacle now
reused on the high altar of the
Church of S. Michele probably
all come from the same
workshop (fig. 60).
The side altars also contain
hugs shelves and other marble
elements mostly the work of
18th century Sicilian marble
workers including the
polychrome slab featuring the
winged lion, symbol of St
Mark the Evangelist, probably
part of the original high altar
in the ancient church of the
confraternity.
The most precious work of art
to be found in the church is the
well-known Madonna degli
Angeli (p. 44, fig. 61),
attributed to Antonello Gagini
dating from the second decade
of the 16th century.
58 The charm of this piece lies not
so much in the absorbed,
almost absent expression of the
Arte
A distanza di poche decine di metri dalla basili-
45
Arte
59
Giuseppe Troccoli, attr., Brani di altare. Seminara, Chiesa di San Marco Evangelista, altare maggiore.
60
Giuseppe Troccoli, attr., Tabernacolo.
Seminara, Chiesa di San Michele, altare maggiore.
mother, as in the soft pose of
her child who appears to free
himself from the cold hardness
of the marble turning a tender
but lively gaze on the viewer.
Lower down, in the apparition
which dominates the scene of
the Dormitio Virginis on the
front of the groove, the son
46
trebbero essere pertinenti all’altare del SS. Sacramento eseguito nel 1769 per l’antica matrice dal
marmoraro napoletano Giuseppe Troccoli coadiuvato dal discepolo Domenico Mazza (fi doc. 8, p.
97; comunicazione orale di Mario Panarello). Allo
stesso contesto sono probabilmente da ricondurre
anche i mensoloni che reggono la mensa, il rilievo
con teste di cherubino e tiara pontificia al centro
Arte
del paliotto e un prospetto di tabernacolo attualmente reimpiegato nell’altare maggiore della chiesa di San Michele (fig. 60).
Anche gli altari laterali ricompongono
mensoloni, paliotti ed altri elementi
marmorei prevalentemente databili al
XVIII secolo ed attribuibili a marmorari siciliani, come il paliotto in commessi policromi recante al centro, a rilievo,
il Leone alato, simbolo tetramorfico di
San Marco Evangelista, forse parte dell’originario altare maggiore dell’antica
chiesa confraternale.
L’opera d’arte più pregevole tra quelle
conservate nella chiesa è la nota Madonna degli Angeli, attribuita ad Antonello Gagini e databile al secondo decennio del ’500. Persino Giovanni Fiore,
nella Calabria Illustrata, riferendo del
convento dei Minori Osservanti di
Seminara, sotto il titolo di S. Maria degli Angeli, non poté fare a meno di segnalare «l’immagine della medesima
Vergine di tutto rilievo, di marmo finissimo, opra insigne», lasciandoci una testimonianza dell’alta considerazione in
cui la statua era tenuta. Un’ulteriore prova dell’ammirazione tributata alla Madonna degli Angeli sono le numerose repliche scolpite da Giovambattista Mazzolo. Tutt’oggi «la meravigliosa Madonna di Seminara», pur non essendo
né firmata né documentata, è considerata «uno tra i più commoventi apici
autografi del Gagini in Calabria» (Caglioti 2002).
Il segreto del fascino di questa scultura
sta non tanto nello sguardo assorto, qua61
si assente, della Madre, quanto nella
Antonello Gagini, Madonna degli Angeli.
sciolta posa del Figlio, che sembra libeSeminara, Chiesa di San Marco.
rarsi della dura freddezza del marmo
volgendosi con tenero e vivido sguardo verso il riseems to support his mother’s
guardante. In basso, nell’apparizione che sovrasta la
soul on his arm.
scena della Dormitio Virginis rappresentata sulla fron- In the fifth altar on the right is
situated a marble frontal
te dello scannello, è invece il Figlio a reggere sul bracdepicting the Epiphany (fig.
cio l’animula della Madre. La statua, esposta alla mo63) attributed to
stra Sacre Visioni, è stata sottoposta a un intervento
Giovambattista Mazzolo
di restauro intorno al 1999.
dating from the second quarter
of the 16th century.
Sul quinto altare a destra è collocato un dossale marThe altar piece (185cm x 150
moreo raffigurante l’Epifania, attribuito a Giovamcm) uses the same subject as
battista Mazzolo e databile al secondo quarto del ’500,
the one painted by Cesare da
47
Arte
62
Maestro stuccatore dei primi decnni del ’900, Calvario, particolare.
Seminara, Via Calvario.
Sesto for the Church of San
Nicolò dei Gentiluomini in
Messina (c.1519) today
conserved in the Capodimonte
art gallery, which Mazzolo
reinterpreted in a smaller relief
(1544) today housed in the
capitular chapel of the
cathedral in Messina. The
Mazzolo Seminara Epiphany
altar piece was chosen as an
illustration for a postage
stamp issued in 1998.
The sixth altar on the left,
dominated by stucco
decorations, contains a
tabernacle front piece (1550s;
48
che potrebbe provenire
dalla distrutta chiesa dello Spirito Santo nella
quale le visite pastorali
settecentesche segnalano
la presenza di un altare
dedicato alla Natività
con obblighi di messe per
l’anima di Grillo e un beneficio semplice fondato
dal sacerdote Antonino
Gioffrè (ASDM, vol. 9,
1722, fol. 80v).
La pala (cm 185x150)
prende a modello l’analogo soggetto dipinto da
Cesare da Sesto per la
chiesa San Nicolò dei
Gentiluomini a Messina
(1519 ca), oggi nella pinacoteca di Capodimonte (Nostro in Sacre Visioni 1999), che lo stesso
Mazzolo reinterpreta in
un più piccolo rilievo
marmoreo oggi nella
cappella capitolare del
duomo di Messina,
eseguito nel 1544 (cfr.
Paolino 1996). Cettina
Nostro ha giustamente
posto in evidenza, nell’altorilievo seminarese,
l’eleganza del «brano della Madonna col Bambino, che panneggi ed acconciatura fanno divenire quasi una matrona ro-
mana».
Ad un’opera firmata del Mazzolo, il dossale nella
chiesa del Ritiro a Cetraro (1533), si riconnettono le
lunette che sovrastano la trabeazione, nelle quali sono raffigurati l’Angelo e l’Annunziata ai lati, la Pietà, con la Madonna, San Giovanni e Nicodemo, nel
comparto centrale.
La pala marmorea dell’Epifania è stata scelta come
soggetto per un francobollo natalizio emesso dall’Istituto Poligrafico nel 1998.
Sul sesto altare a sinistra, sovrastato da ornati in stucco, è murato un frontale di tabernacolo databile al
quinto decennio del Cinquecento e attribuito a Domenico Vanello (De Marco 2010), un’oscura perso-
Arte
63
Giovambattista Mazzolo e aiuti, attr., Dossale dell’Epifania. Seminara, Chiesa di San Marco.
nalità di cui ancora non si conoscono opere certe, ma
che pure fu tra i protagonisti della scena messinese
del quarto e quinto decennio del ’500, nonché capomastro della fabbrica del duomo almeno dal 1546 al
1550, quando fu sostituito dal Montorsoli.
Probabilmente identificabile con il Domenico di Iacopo Vanelli da Torano che interviene a Carrara in
un atto notarile del 1522, accanto a Girolamo Santacroce e Giovan Giacomo da Brescia per recuperare
presso gli eredi Ordóñez i compensi relativi all’opera prestata per ultimare alcuni lavori lasciati incom-
fig. 64), attributed to
Domenico Vanello (De Marco
2010), an obscure artist whose
works are not entirely known
but who was one of the main
artist working in Messina
during the 1540s and 50s as
well as being head mason of
the cathedral factory at least
between 1546 and 1550 when
he was replaced by Montorsoli.
The piece on display in
Seminara is of great
49
Arte
64
Domenico Vanello, attr., Custodia eucaristica. Seminara, Chiesa di San Marco.
importance in reconstructing
the personality of the artist.
On either side of the hatch
door are two adoring angels.
Two side niches contain
statues of St Francis of Assisi
and St Catherine of
Alessandria while in a half
moon above the statues may be
seen two angels holding the
chalice containing the
Eucharist. The presence of the
statue of St Francis of Assisi
may indicate that it originally
came from the ancient church
of the Minori Osservanti
monks.
The tabernacle, as well as
being similar in style to the
50
piuti dal maestro spagnolo, il Vanello coniugò con
l’attività di scalpellino e di commerciante di marmi
anche l’interesse per l’architettura. Documentato nella città dello Stretto a partire dal 1533, progetta, accanto a Polidoro da Caravaggio, ben quattro dei cinque archi trionfali eretti lungo le vie della città nel
1535 in onore della venuta di Carlo V.
La custodia seminarese, grazie ai confronti istituibili con opere siciliane, riveste un’importanza fondamentale per ricostruire la personalità dell’artista.
Ai lati della portellina sono due Angeli adoranti, nelle nicchie laterali San Francesco d’Assisi e Santa Caterina d’Alessandria, mentre in alto, entro una lunetta,
due angeli reggono il calice eucaristico. La rappresentazione del santo assisiate potrebbe indicare la
provenienza del manufatto dall’antica chiesa dei Mi-
Arte
65
Martino Montanini, attr., Dossale della Trasfigurazione (frammento). Seminara, Chiesa di San Marco.
nori Osservanti.
Il tabernacolo (h. cm 155 ca), oltre ad apparentarsi
nello sviluppo architettonico all’altare Cesarini nel
Duomo di Nola, datato 1523 ed attribuito al giovane Giovanni da Nola, presenta notevoli affinità con
un ciborio conservato nella chiesa di San Giovanni
Battista a Castanea delle Furie (Messina), databile al
1546 (De Marco 2010).
Il sesto altare, lungo la parete prospiciente, riutilizza come paliotto la parte inferiore di una pala marmorea raffigurante la Trasfigurazione, originariamente collocata nella cappella della famiglia Franco
all’interno della chiesa dei Minori Conventuali dove è puntualmente descritta nella Platea del 1722 (fi
doc. 5, p. 94). Il frammento superstite (cm 122x78 ca),
che rappresenta, sulla vetta del monte Tabor, gli
apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo, doveva trovare completamento nella figura del Cristo, circondata da un nembo raggiante. Dalla Platea settecentesca
sappiamo che l’altare era stato eretto nel 1555 da Jacobello Franco, canonico miletese, appartenente ad
una delle famiglie più influenti di Seminara. Il rilievo, in cui ricorrono motivi consueti nel repertorio
montorsoliano – i mantelli roteanti, la veste sblusata in vita che forma un ventaglio di pieghe convergenti verso il colletto, aderendo, invece, nella
parte inferiore, al ventre tanto da lasciar intravedere l’ombelico – è attribuibile a Martino Montanini e si apparenta strettamente ad altre opere dello
scultore conservate a Seminara nella chiesa di San
Cesarini altar in the cathedral
of Nola (1523), attributed to
the young Giovanni da Nola,
shows a strong affinity with a
ciborium kept in the Church of
San Giovanni Battista in
Castanea delle Furie (Messina;
1546).
The sixth altar along the
facing wall reuses the lower
part of a marble altar piece
depicting the Transfiguration
(fig. 65) by Martino
Montanini originally housed
in the chapel of the Franco
family inside the Church of the
Minori Conventuali. The
surviving fragment (122 cm x
78 cm) showing the apostles
Peter, John and James on
Mount Tabor would almost
certainly have been completed
with the figure of Christ
surrounded by a shining
cloud.
51
Storia
52
Martino Montanini, Dossale dell’Epifania (1551).
Seminara, Chiesa di San Michele.
le della chiesa di San Marco, in asse con l’attuale Via
Taureana che si diparte da Piazza Mercato.
L’edificio, nel quale ha sede la confraternita di San
Rocco, eretto tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX
secolo, è stato in parte ricostruito in seguito ai danni subiti nei sismi susseguitisi nei primi anni del XX
secolo. I lavori si protrassero a lungo, sicché nella
sua ricognizione del 1933 Alfonso Frangipane segnalò i brani marmorei della pala dell’Epifania ancora «occultati dalla sagrestia della nuova chiesa, fra
legnami e macerie» (p. 311).
Attribuito a Martino Montanini (Migliorato 2000),
scultore toscano allievo e collaboratore prediletto
di Giovan Angelo Montorsoli, al cui seguito giunse a Messina intorno al 1547, il dossale dell’Epifania (h. cm 280 ca) è senz’altro l’opera più importante tra quelle conservate nella chiesa, dove giunse recuperato dalle rovine dell’antica chiesa dei Minori Conventuali, al Borgo. In quest’ultima, nella
cappella eretta nel 1551 dai fratelli Longo, l’ancona
Chiesa di San Michele, facciata. Seminara, Largo San Michele.
Church of San Michele (St
Michael)
The Church of San Michele (3)
may be found almost directly
behind the Church of San
Marco in a line with the
present day Via Taureana
leading off from Piazza
Mercato.
The building, which houses the
confraternity of San Rocco, was
erected between the end of the
18th and the beginning of the
19th century and partially
rebuilt following the various
earthquakes of the early 20th
century.
The most important work of art
in the church is without doubt
the Epiphany altar frontal (c.
280 cm high; p. 52) attributed
to Martino Montanini
(Migliorato 2000), a Tuscan
sculptor and favourite pupil of
Giovan Angelo Montorsoli who
reached Messina around 1547
together with his master. The
lively narrative, attention to
detail and soft modelling
technique place the work
amongst the most important by
the Tuscan sculptor.
Of slightly inferior quality but
still presumably manufactured
in the Montanini workshop is
the frieze decorated with
cherubim heads alternating
with drapery and liturgical
utensils, reused as a step to the
backdrop of the same altar. This
is probably a fragment of a
huge Communion Holder, once
kept in the mother church, from
which also come the two reliefs
depicting St Peter and St Paul
(figg. 67, 68).
The side altars reuse marble
elements of various origin
mostly 18th century Sicilian
products. The brick and stucco
altarpieces are 19th century as
is the huge frontal with spiral
columns which stands out at
the back of the apse.
The high altar (figg. 70, 71) is
made up of various elements;
the tabernacle is of Neapolitan
production (probably the
Troccoli workshop) and may
come from the altar of the SS
66
Sacramento erected in the
mother church in 1769 (p.
Arte
La chiesa di San Michele (3) sorge quasi alle spal-
53
Arte
68
67
Martino Montanini e aiuti, attr., San Pietro.
Seminara, Chiesa di San Michele.
46); the backdrop, shelves and
slab are late 18th century and
present typically Sicilian
characteristics.
The wooden statues of St
Rocco on the high altar and St
Michael in the last side altar
on the left date back to the late
19th and early 20th centuries.
54
Martino Montanini e aiuti, attr., San Paolo.
Seminara, Chiesa di San Michele.
marmorea è minuziosamente descritta all’interno
della preziosa Platea settecentesca conservata presso l’archivio diocesano di Mileto (fi doc. 5, p. 93).
«Il quadro – si legge nel manoscritto – è di fino marmo bianco colle figure della Epifania, scolpite à basso rilievo, sopra vi sono due Angioli in atto di adorazione,
ed in mezzo l’effigge dell’Eterno Padre scolpite à basso
rilievo in detto marmo, col motto a lettere incise: Deli-
Arte
69
Martino Montanini, attr., Custodia eucaristica, particolare.
Galatro, Chiesa della Madonna della Montagna.
ciæ meæ cum filiis hominum. A pie del quadro à lettere
anche incise sul marmo leggonsi le seguenti parole: Regis Tharsis, & insulæ munera offerunt (sic)/ Reges Arabum, & Saba dona adducent».
La vivacità narrativa, la cura dei particolari, la morbidezza del modellato che indulge ad effetti di raffinato pittoricismo collocano l’opera tra le prove migliori dell’artista toscano.
Sebbene di qualità inferiore, in quanto eseguito con
il concorso della bottega, al Montanini si può ricondurre anche il fregio ornato da testine di cherubino
alternate a drappi ed utensili liturgici, riutilizzato come gradino del postergale nello stesso altare, che è
probabilmente un frammento di una monumentale
custodia eucaristica, un tempo nella chiesa matrice,
dalla quale provengono anche i due rilievi raffiguranti San Pietro e San Paolo entro nicchie dai catini a conchiglia, murati nei piloni della cupola (De
Marco 2010). Il confronto con la più integra custo-
Another type of statue which
gained favour in southern
Italy during the 19th century
was the model-statue. An
example of this is the
Madonna del Carmine (fig.
72) which has painted wooden
limbs and head and a rough
body dressed in velvet and silk
gold embroidered clothes.
Amongst the silverware
preserved in the church is a
chalice on which may be seen
a partially legible consular
stamp and the mark of a
Neapolitan silversmith,
Nicola Rossano who was
working around 1736.
55
Arte
70
Seminara, Chiesa di San Michele, Altare maggiore.
71
Marmoraro siciliano, mensolone reggimensa (fine sec. XVIII).
Seminara, Chiesa di San Michele.
56
dia conservata nella chiesa della Madonna della
Montagna a Galatro (fig.
69) consente, infatti, di riconnettere i brani ad un
passo della visita pastorale di Mons. Del Tufo, compiuta nel 1586, nel quale si
descrive l’altare maggiore
della chiesa di S. Maria
delli Arangi, in cui il Santissimo Sacramento era
conservato «in una fenestra
al muro guarnita di marmo
con l’immagine di San Pietro et Paulo con le cornici et
colonne di marmo et altre figure, la quale finestra si
apriva e serrava con chiave»
(fi doc. 2, p. 90).
L’articolazione più rigida
del modellato e lo stemperarsi di quella preziosa
sensibilità atmosferica che
permea l’esemplare galatrese e l’ancona dell’Epifania suggerirebbero, inoltre, una cronologia leggermente più avanzata, da
fissare intorno alla seconda metà del sesto decennio del ’500, in prossimità
del rilievo con la Trasfigurazione nella chiesa di San
Marco che, come abbiamo
visto (fi p. 51), si data al
1555.
Gli altari laterali reimpiegano elementi marmorei
di varia provenienza, per
lo più databili al ’700 e riconducibili a maestranze
siciliane. Le ancone in muratura e stucco risalgono
alla ricostruzione novecentesca, come il monumentale dossale con colonne tortili binate che si
staglia, isolato, sullo sfondo dell’abside.
Anche l’altare maggiore
assembla elementi etero-
Arte
72
Intagliatore meridionale, Madonna del Carmine (sec. XIX).
Seminara, Chiesa di San Michele.
genei: il tabernacolo è un manufatto napoletano e
potrebbe provenire dall’altare del SS. Sacramento
eretto nella matrice nel 1769 dalla bottega dei
Troccoli (fi pp. 45-46); postergale, mensoloni e paliotto sono, invece, databili al tardo Settecento e mostrano i caratteri tipici della coeva produzione siciliana. Nonostante il degrado e le fratture, sono ancora apprezzabili le qualità plastiche delle teste di
cherubino che ornano i mensoloni reggimensa (fig.
71).
Tra XIX e XX secolo si datano la statue lignee raffiguranti S. Rocco, nell’altare maggiore, e San Michele
Arcangelo, nell’ultimo altare a sinistra. Espressione
di una tipologia che incontrò nell’Italia meridionale un certo successo nel corso dell’800 è la statuamanichino della Madonna del Carmine, che presenta
testa e mani in legno dipinto e corpo grezzo vestito con abiti in velluto e seta ricamati in oro.
Tra gli argenti sacri conservati nella chiesa si segnala
un calice fuso a getto, recante un bollo consolare parzialmente leggibile ed il marchio dell'argentiere napoletano Nicola Rossano, attivo intorno al 1736 (Lojacono in Atlante 2002).
57
Storia
58
Seguace di Giovambattista Mazzolo, attr., Madonna col Bambino.
Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo.
Poco discosta dai ruderi della porta del Borgo, la
chiesa di Sant’Antonio (4) fu edificata dopo il sisma del 1783 forse sul sito dell’antica chiesa dedicata a Santa Maria dei Miracoli (cfr. ASDM, Visite
pastorali, vol. 13, 1802, fol. 171v) della quale mantenne per un certo tempo il titolo, presto traslato al
santo patavino, molto venerato a Seminara in quanto protettore dei pignatari.
Nella piazzetta antistante è stato eretto nel 2001 un
monumento al grande grecista Leonzio Pilato, con
una statua in bronzo opera dell’artista Maurizio
Carnevali.
In alto, sulla facciata, è murato un busto in arenaria raffigurante l’Eterno Benedicente identificabile
con il rilievo che nella platea settecentesca dei Minori Conventuali viene descritto in una nicchia sovrastante il portale laterale esterno della chiesa di
San Francesco d’Assisi, che sorgeva nei pressi della
porta urbica (fi doc. 5, p. 93). Lateralmernte, due nicchie ospitano grandi vasi in terracotta smaltata di
produzione seminarese, ivi collocati in occasione di
recenti lavori di ristrutturazione.
L’acquasantiera a destra dell’ingresso assembla una
conca in pietra rossa di Taormina con un elemento
reggimensa, capovolto, proveniente da un piccolo
altare settecentesco e una base in marmo bianco
recante la data 1702.
74
73
Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo, facciata.
Arte
Church of San Antonio (St
Anthony)
The Church of San Antonio
(4) was built a short distance
from the ruins of the town gate
after the earthquake of 1783
perhaps on the site of the
ancient church dedicated to
Santa Maria dei Miracoli. For
some time the church remained
dedicated to Maria but was
later renamed after St
Anthony, a saint highly
venerated in Seminara as the
patron of pottery workers.
In 2001 a bronze monument
dedicated to the Greek scholar
Leonzio Pilato created by the
artist Maurizio Carnevali was
erected in the small square in
front of the church.
At the top of the façade may be
seen a sandstone bust
depicting the Eternal Blessing
(fig. 75) which has been
identified as the relief once
positioned in a niche over the
external side door of the
Church of San Francesco
d’Assisi which stood close to
the town gate. On one of the
side walls are two niches in
Seguace di G.B. Mazzolo, attr.,
Madonna col Bambino.
59
Arte
60
Lungo la stessa parete è
murato uno scudo marmoreo coronato – inquartato: nel 1° e 4° contrinquartato di Castiglia e
Leon; nel 2° e 3° d’Aragona-Sicilia, sinistrato di
Angiò-Napoli (interzato in
palo di Gerusalemme, Angiò e Ungheria antica); innestato in punta di Granata (M. C. A. Gorra) –
recante l’arma di Ferdinando il Cattolico, re di
Spagna, subentrato sul
trono di Napoli nel 1503
e morto nel 1516. Lo
stemma si presenta accollato ad un’aquila al
volo abbassato, con la te75
sta in maestà (simbolo di
Scalpellino siciliano, attr., Dio Padre Benedicente (sec. XVII).
San Giovanni adottato
Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo, facciata.
dai Re Cattolici per
which stand huge enamelled
esprimere la propria devozione all’apostolo e in seterracotta vases manufactured
gno di gratitudine per la protezione accordata al rein the town and positioned
gno), che lo stringe tenendone i fianchi tra gli artithere following recent repair
gli. In basso sono rappresentate le imprese di Isawork. Also to be seen is a
bella di Castiglia e di Ferdinando il Cattolico: rimarble crowned shield bearing
the coat of arms of Ferdinand
spettivamente, alla destra araldica un fascio di frecthe Catholic (fig. 76), King of
ce e alla sinistra un giogo.
Spain, who came to the throne
Sulla parete opposta è collocata, su un basso piediof Naples in 1503 and died in
stallo in muratura, un’immagine marmorea della
1513. The coat of arms is
Madonna
col Bambino (h. cm 159 ca), di proveattached to a flying eagle,
symbol of St John adopted by
nienza ignota, che, come aveva giustamente rilevathe Catholic king and queen as
to già Alfonso Frangipane, riproduce, probabilmena sign of devotion to the
te dietro precise indicazioni della committenza, la
apostle and in recognition of
Madonna
degli Angeli di Antonello Gagini un tempo
the protection he was to afford
nella
chiesa
dei Minori Osservanti nella stessa Seto their kingdom. On the
opposite side is a marble statue
minara (fig. 61), opera che riscosse un notevole sucof the Madonna and Child (p.
cesso iconografico nell’area.
58, fig. 74) standing on a low
L’unica attribuzione ad una precisa personalità finora
brick pedestal (c. 1,59 m high).
proposta dalla storiografia è quella di Negri ArnolThe artist is unknown but
di
(1997) che ha fatto il nome di Giovambattista Mazseems, however, to have been
inspired by the Gagini
zolo, scultore carrarese attivo a Messina nella prima
Maddona degli Angeli (fig. 61) metà del ’500. Tuttavia, le masse anatomiche turgionce kept in the Church of the
de, i tratti fisionomici decisi delle figure, il trattaMinori Osservanti. The name
mento
delle chiome articolate in piccole ciocche ben
of Giovambattista Mazzolo has
definite,
le pieghe della veste della Vergine piatte e
been suggested despite various
differences with the usual style
quasi stirate e quelle del manto improntate a geoof the sculptor although a
metrie essenziali quanto rigide e forzate, allontanacertain similarity has been
no l’opera dal linguaggio più tipico del Mazzolo, mopointed out with the
strando, però, notevoli tangenze con un manufatto
Communion Holder existing
Arte
76
Stemma dei Re Cattolici (1503-1516 ca). Seminara, Chiesa di Sant’Antonio al Borgo.
tardo come la Custodia eucaristica di Santo Stefano di
Briga (Messina), datata al 1554, in cui l’anziano scultore dovette essere affiancato dal figlio Giovandomenico e probabilmente anche da altri aiuti (De Marco 2010).
Senza, dunque, arrivare a ipotizzare una collocazione nella produzione estrema di Giovambattista,
la statua di Seminara potrebbe essere il prodotto di
uno scultore di formazione carrarese attivo nella cerchia dei Mazzolo e di cui al momento non si conoscono altre opere.
L’altare maggiore reimpiega un paliotto e un tabernacolo tardosettecenteschi inseriti in una semplice
struttura in muratura.
at Santo Stefano di Briga
(Messina) dated around 1554
when the aged Mazzolo must
have been working alongside
his son Giovandomenico and
other artists (De Marco 2010).
It is therefore possible that the
statue is by a sculptor trained
in Carrara and working
within Mazzolo’s sphere of
influence. The high altar
reuses a late 18th century
altar covering and tabernacle
inserted into a brick structure.
61
Storia
62
Vasilios, Sant’Antonio Abate.
Seminara, Chiesa dei Santi Elia e Filarete.
Arte
77
Seminara, Chiesa Greca dei Santi Elia e Filarete.
Un tentativo di ripristinare l’antico legame di Se-
minara con la spiritualità bizantina è rappresentato
dall’erezione della cosiddetta Chiesa Greca (5), di
rito ortodosso, edificata tra il 2001 e il 2004 sul suolo donato da Santo Gioffrè al Patriarca Ecumenico
di Costantinopoli Bartolomeo I.
L’edificio sacro, dedicato ai Santi Elia e Filarete e ubicato a poca distanza dalla chiesa di Sant’Antonio al
Borgo, ripropone l’impianto planimetrico, l’articolazione architettonica e il linguaggio decorativo tipici delle strutture chiesastiche bizantine calabresi.
La scelta dei materiali e l’attenzione prestata nella
messa in opera conferiscono alla piccola chiesa il sapore di un edificio antico.
All’interno, su pareti e soffitti si stende una ricca decorazione pittorica, eseguita a tempera dal pittore
greco Vasilios, che riproduce santi della Chiesa greca ed episodi della vita dei titolari, tra cui, sul soffitto del Sancta Sanctorum, la scena del bagno penitenziale di San Filarete nelle acque gelide del fiume
che costeggiava il monastero, in seguito al quale il
monaco avrebbe incontrato la morte.
La chiesa è curata da una piccola comunità di suore basiliane che risiede nel prospiciente monastero
ricavato in una vecchia casa colonica donata dallo
stesso Gioffrè e ristrutturata all’uopo.
Chiesa Greca (Greek
Church)
An attempt to re-establish the
ancient link between Seminara
and the Byzantine rite has
been represented by the
building of the Greek Orthodox
Chiesa Greca (Greek Church)
(5) which took place between
2001 and 2004 on land
donated by Santo Gioffrè to the
Patriarch of Constantinople
Bartholomew I. The church is
dedicated to the saints Elia and
Filarete and is designed along
the lines of other Calabrian
Byzantine type churches.
Inside, the walls and ceiling
are richly decorated with
paintings by the Greek artists
Vasilios depicting lives of
saints venerated in the Greek
church.
The church is looked after by a
small community of Basilian
nuns who live in the nearby
monastery fashioned out of an
old farmhouse also donated by
Gioffrè.
63
Storia
78
Bottega di Andrea Calamech, attr., Carlo Spinelli (frammento dal monumento eretto nella
piazza di San Francesco d’Assisi a Seminara distrutto nel 1783).
Reggio Calabria, Museo Nazionale.
79
64
80
Medaglia recante l’impresa
di Carlo Spinelli “Non dum
in auge” (verso; 1562 ca).
Paris, Cabinet National de
France.
81
Medaglia celebrativa della
fondazione di Carlopoli
(recto; 1564 ca). Paris,
Cabinet National de France.
Medaglia celebrativa della
fondazione di Carlopoli
(verso; 1564 ca). Paris,
Cabinet National de France.
All’interno del municipio (10) si conservano importanti reperti recuperati dalle macerie dell’antico
abitato. Oltre a due statue in granito grigio locale,
mutile, raffiguranti monaci basiliani in preghiera, di
datazione e provenienza incerta, e a due stemmi recanti l’emblema civico, San Mercurio a cavallo nell’atto
di trafiggere Giuliano l’Apostata, soggetto rappresentato anche in un rilievo marmoreo quadrangolare
cinque-secentesco, un interesse eccezionale rivestono i quattro pannelli che rivestivano il basamento
del monumento a Carlo Spinelli, nei documenti antichi detto «il Duca di marmo» (fi doc. 5, p. 93).
L’opera, che campeggiava nella piazza antistante la
chiesa dei Minori Conventuali e che andò distrutta nel terremoto del 1783, presentava un’impostazione simile al monumento a Don Giovanni d’Austria, eretto intorno al 1572 dal Senato di Messina
in onore del vincitore di Lepanto, figlio naturale di
Carlo V, progettato e diretto da Andrea Calamech,
al quale si attribuisce anche l’intervento seminarese (Negri Arnoldi 1997).
Del monumento a Carlo Spinelli, oltre ai quattro
pannelli a bassorilievo conservati nel municipio, è
pervenuta anche la testa della statua che ritraeva il
feudatario (fi p. 83), probabilmente in armatura pedestre alla spagnola. Il brano scultoreo, in deposi-
Arte
Municipio (Town Hall)
The Municipio (10) houses
some important works of art
recovered from the ruins of the
old town. As well as two grey
limestone statues of Basilian
monks at prayer, two coats of
arms showing the town
emblem, and San Mercurio on
horseback spearing Giuliano
the Apostate (figg. 83, 84), also
depicted in a seventeenth
century marble relief, of
particular importance are the
four panels belonging to the
base of the monument to Carlo
Spinelli also called “il Duca di
Marmo” (The Marble Duke, p.
14) in old documents.
The monument, similar to one
dedicated to Don John of
Austria designed by Andrea
Calamech, also responsible for
the Seminara monument, and
erected in Messina around
1572, was situated in the
square in front of the Church of
the Minori Conventuali but
destroyed in the earthquake of
1783.
83
Scultore siciliano, attr., San
Mercurio. Seminara, Municipio.
84
82
Seminara, Municipio.
Stemma civico (XVIII sec.).
Seminara, Municipio.
65
Storia
Bottega di Andrea Calamech, Ingresso trionfale di Carlo V a Seminara e fondazione di Carlopoli.
Seminara, Municipio.
Il pannello che più ha attirato l’attenzione degli studiosi è senza dubbio quello
che presenta in una sorta di quadro sinottico, tratteggiato con vivace estro narrativo, eventi tra loro distanti cronologicamente ma unificati dal sotteso programma iconologico diretto «a legare per il futuro la città di Seminara all’ingresso trionfale di Carlo V e al feudatario» (Martorano 2002).
Immersa in un paesaggio animato culminante in alto a destra nella rappresentazione dello Stretto, al centro del rilievo appare la città di Seminara, cinta da un’alta cortina muraria bastionata, interrotta dalla porta urbica stretta tra due torri e
monumentalizzata da un trattamento a bugnato: al suo interno, dal fitto tessuto
urbano, in cui svettano le cupole e i campanili degli edifici religiosi, si distingue
la cittadella fortificata, su un’altura a destra dell’abitato. In basso a sinistra un corteo accompagna verso la città l’imperatore che, protetto da un sontuoso baldacchino, avanza sul suo cavallo bardato, preceduto dal suono delle trombe degli
araldi che aprono la strada tra due ali di folla.
In alto a destra, in prossimità della costa lambita dalle acque ondose dello Stretto,
al di là del quale si protende Messina con il suo porto falcato e la torre del Faro, il
duca Carlo, a ridosso dell’antico abitato di Palmi, è intento a dirigere i lavori di costruzione della nuova città fortificata alla quale avrebbe dato il nome di Carlopoli.
L’estremità superiore sinistra del pannello è occupata da una scena di caccia, una
pratica alla quale il territorio di Seminara era particolarmente vocato, come testimoniava, fra l’altro, la dedica a Santa Maria degli Uccellatori di un piccolo insediamento dei minori conventuali nei pressi di Palmi. L’abbondanza di cacciagione è, inoltre, sottolineata dalle fonti antiche.
Sembra che nel rilievo il duca abbia inteso fissare la propria visione di Seminara
che appare come una terra di delizie nella suggestione del paesaggio digradante
verso il mare, coniugando l’orgoglio della propria impresa di fondazione di Carlopoli con il ricordo di quando, nell’autunno del 1535, il nonno Carlo, primo conte di
Seminara, aveva accolto nella città Carlo V. La visita dell’imperatore, vanto della casata e della stessa città, era peraltro commemorata da una lapide murata sulla facciata della chiesa dello Spirito Santo, presso la porta settentrionale della città, prospettante sulla piazza dove era collocato il Duca di marmo.
66
Arte
85
Bottega di Andrea Calamech, Battaglia sul Petrace (ante 1568). Seminara, Municipio.
to presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria,
trova eccezionali riscontri nel busto rappresentato
sul recto di due medaglie celebrative, fatte coniare
dal duca tra il 1562 e il 1564, recanti rispettivamente
al verso la Sfera del Sole, secondo la concezione tolemaica, accompagnata dal motto «Non dum in auge», adottato da Carlo Spinelli quale sua personale
impresa, e una rappresentazione di Carlopoli, la
nuova città fortificata fondata dallo stesso a ridosso del vecchio abitato di Palmi.
Carlo Spinelli, terzo conte e poi duca di Seminara,
molto influente a corte, ove ottenne alti incarichi, è
ricordato dalle fonti contemporanee per il valore dimostrato nelle campagne belliche condotte al seguito del viceré e per le sue doti di uomo di cultura, in
contatto con artisti e intellettuali del tempo (De Marco 2010). Sempre attento ad accrescere il proprio potere feudale, ottenuto nel 1559 il titolo di duca sulla
terra di Seminara, per essersi distinto nella guerra
As well as the four panels, the
head of the statue of Carlo
Spinelli (fig. 78) dressed in
Spanish style armour has
survived and is exhibited in the
National Museum in Reggio
Calabria. Contemporary
evidence of the authenticity of
the head may be found
comparing it to the bust
printed on the reverse side (fig.
80) of two medals coined by the
Duke in 1562 and 1564. The
other side of the medals (fig.
79) depicts the sun and the
motto “Non dum in auge”
which the Duke himself
adopted together with a view of
Carlopoli (fig. 81), the new
fortified town founded by
Spinelli close to the old town of
Palmi.
Carlo Spinelli, third Count
67
Arte
86
Bottega di Andrea Calamech, Battaglia nella guerra di Campagna di Roma. Seminara, Municipio.
and later Duke of Seminara
was very influential at court
earning high positions. He is
remembered by contemporary
sources for his bravery shown
on the battlefield following the
viceroy as well as for his gift as
a man of culture, ever in
contact with artists and
intellectuals of the time. He
was careful to increase his
feudal power throughout his
life and in 1559 was granted
the title of duke after having
distinguished himself in the
war of the Campagna di Roma
under the Duke of Alba.
The monument to Spinelli was
commissioned in 1568, the year
of his death in Lecce where he
was living as commander of the
Terra d’Otranto. The four side
panels were to have been
accompanied by explanatory
68
di Campagna di Roma sotto il duca d’Alba e in Piccardia, nel gennaio del 1565 acquistò dalla propria
nuora lo stato di Cariati, conseguendovi nel novembre dello stesso anno il titolo di principe.
Le mire autocelebrative del personaggio, attestate dalla coniazione delle due medaglie e dai dati biografici tramandati dalle fonti, inducono a ricondurre al
duca anche l’erezione del monumento seminarese,
che, ubicato nella piazza che rappresentava lo snodo
urbanistico più importante della città e che si offriva
allo sguardo appena varcata la porta del Borgo, mirava non solo all’esaltazione del casato, ma principalmente ad illustrare le glorie militari del feudatario.
Commissionato entro il 1568, anno in cui Carlo Spinelli muore a Lecce dove risiedeva in qualità di Preside di Terra d’Otranto, il monumento presentava,
sulle quattro facce del podio, altrettanti bassorilievi accompagnati da targhe esplicative rimaste intonse probabilmente a causa della sopraggiunta
morte del committente.
Arte
plates which were never
completed probably due to
Spinelli’s death.
The three best preserved panels
depict a) the triumphal entry of
Charles V to Seminara and the
foundation of Carlopoli (p. 66)
b) the battle on the river
Petrace which took place near
the old bridge on April 14,
1503 between French and
Spanish troops (fig. 85) c) an
episode from the Campagna di
Roma war in which the Duke
of Alba with Carlo Spinelli in
his following, fought against
Papal and French forces
(1556/1557; fig. 86). The battle
is depicted as taking place in a
87
valley at the foot of a walled
city.
Bottega di Andrea Calamech, Carlo Spinelli al cospetto di Filippo II.
It is more difficult to interpret
Seminara, Municipio.
the fourth panel as only a
fragment
survives (fig. 87).
I pannelli più integri raffigurano l’Ingresso trionfale
However, there seems to be a
di Carlo V a Seminara e la fondazione di Carlopoli; la Batmilitary camp in a valley
taglia sul fiume Petrace, avvenuta nei pressi del Pondominated by a hill on which
te Vecchio il 14 aprile 1503 tra le squadre francesi e can be seen two fortified towns.
In the top right hand corner
quelle spagnole; un Episodio della guerra di Campagna
there is a man dressed in
di Roma, condotta contro le forze papali e francesi
armour paying homage to a
dal duca d’Alba tra il 1556 e il 1557, nella quale Carmonarch seated on a throne.
lo Spinelli fu impegnato in prima persona, portanThe man may well be Carlo
do fra l’altro a compimento, nel brevissimo spazio Spinelli and the scene may refer
to the war in Flanders and
di quaranta giorni, la fortificazione di Civita di ChiePicardy
in which the Duke
ti (De Marco 2010). Lo scontro si svolge in una valdistinguished himself and was
lata ai piedi di una città cinta da mura bastionate, subsequently rewarded by King
raffigurata in alto a destra, dalla cui porta urbica si
Philip II with the noble title.
riversa contro il nemico una squadra di fanti recante le insegne dello Stato pontificio (De Marco 2010).
Più ardua è l’interpretazione del quarto pannello,
frammentario, nel quale si vede un accampamento
militare, posto in una valle sovrastata da una cresta
collinare sulla quale sorgono due borghi fortificati.
In primo piano una squadra di cavalieri avanza preceduta dall’artiglieria schierata, mentre in secondo
piano un gruppo di fanti punta gli archibugi contro
il nemico. In alto a destra, un personaggio con armatura pedestre ed ampio mantello rende omaggio
a un sovrano seduto sul trono di cui si intravedono
i montanti laterali a foggia di sfinge.
L’uomo d’arme che esterna la propria abnegazione
al cospetto del suo re è probabilmente lo stesso Carlo Spinelli e la scena potrebbe riferirsi alla guerra
di Fiandra e Piccardia, nel corso della quale il conte di Seminara si distinse con atti di eroismo che gli
valsero la concessione del titolo ducale da parte del
sovrano Filippo II.
69
La Ceramica
Argilla grezza estratta in località Forese. Seminara, Bottega Ditto.
70
«Scomparsa l’industria per la lavorazione delle
pelli, il cui profitto dava sostenimento a molte famiglie (dato che il prodotto esportato nelle regioni
vicine era molto richiesto ed apprezzato) è invece
tuttora fiorente la lavorazione delle ceramiche artistiche e della terracotta vivacemente colorata, anche se progressivamente e metodicamente stanno
venendo a mancare i grossi laboratori ed i grossi
forni a legna ed a sansa che un tempo venivano utilizzati per la produzione di materiale edile (mattoni, tegole, fumaioli, ecc.)» (Zappone 1988, p. 15).
Oltre vent’anni sono trascorsi da quando Zappone
già denunciava il progressivo declino dell’arte ceramica seminarese. Oggi le botteghe che ancora perpetuano, con una tenacia che non manca di stupire, i sistemi tradizionali di lavorazione e di cottura
sono due soltanto, mentre le altre tre attive nel centro, delle varie decine attestate nel secondo dopoguerra, hanno finito, inevitabilmente, per adeguarsi al progresso tecnologico e alle nuove tendenze
del gusto, perdendo però in parte quei connotati tipici che avevano reso per secoli i prodotti semina-
La Ceramica
Ceramics
Today only two workshops
continuing the production of
ceramics using traditional
methods still exist. Three
others have adapted to
technological progress and
new trends in style losing
those typical characteristics
which, for centuries, had
distinguished Seminara
ceramics from similar products
in Calabria and Italy as a
whole.
Although it is not certain
when the production of
ceramics for decorative, rather
than purely functional
(pottery for cooking vessels)
purposes began, by the time
the Catasto Onciario (Town
Register) was published in
1746, the working of ceramics
was one of the main
manufacturing activities of the
local population. In that year
89
Macina per “smalti”. Seminara,
Bottega Ditto.
88
Macina per smalti. Seminara, Bottega Ferraro.
90
Forno per la cottura del piombo.
Seminara, Bottega Ditto.
71
La Ceramica
91
L’organizzatore Vincenzo Infantino e alcuni partecipanti al corso tenuto dalla Cooperativa Ceramisti di
Seminara nel 1950.
resi inconfondibili tra i manufatti analoghi non solo calabresi.
Sebbene non sia stata ancora chiarita l’epoca in cui
accanto alla produzione di stoviglie da cucina sia
stata introdotta a Seminara l’usanza di una lavorazione della ceramica con valenze decorative, di certo al tempo della redazione del
Catasto Onciario tale occupazione
costituiva una delle principali attività manifatturiere della popolazione. Nel 1746 risultano, infatti, attivi a Seminara 23 pignatari,
quasi tutti residenti nel borgo periferico che traeva la propria denominazione dalla concentrazione delle fornaci di pignate, secondo una tendenza documentata in
varie località che discendeva dall’esigenza di limitare i rischi d’incendi: Antonio di Condina, Antonino e Vincenzo Russo, Antonino, Paolo e Michele Terranova,
Antonio Valenti, cinque membri
del clan Evangelista (Bartolo, Bruno, Saverio, Egidio, Matteo), Bruno ed Aran Morè, Ivan e Nicola
Schimizzi, Aran e Giuseppe Russo, Nicola e Stefano Doculano,
Fornace a legna per la cottura della ceramica,
23 pottery makers were
working in Seminara, most of
whom living in an area on the
outskirts of the town which
took its name (Quartiere
Pignatari) from the high
number of pottery kilns. In
92
72
particolare. Seminara, Bottega Ditto.
Domenico Ditto e il “discepolo” Francesco Lombardo in bottega.
La Ceramica
1777 the English traveller
Henry Swinburne noted “a
certain liveliness of the
ceramics industry”. The town
register of 1824 records the
presence of four kilns in the
Quartiere Pignatari despite the
terrible damage caused by the
earthquake of 1783.
The second half of the 19th
century saw a rapid increase
in the number of kilns. By
1880, 28 working kilns are
recorded in the Crown register
with hand operated mills
working to grind enamels
employing as many as 25
lathe-turners, 18 kilnmen and
14 enamellers. Huge urns for
containing oil were
manufactured (giarre) as well
as rough pots and pans but
also decorative enamelled
vases. Trade of these products
followed pilgrimage routes and
much business was done with
the many pilgrims who came
93 to worship at the shrine of the
Madonna dei Poveri in
94
Esposizione di ceramiche alla 1a Fiera dell’Artigianato di Seminara (Domenico Ditto; Agosto 2010).
73
La Ceramica
74
Rocco Condurso in azione al suo tornio a pedali.
Seminara, Bottega Condurso al vecchio quartiere dei Pignatari.
Seminara. The pottery makers
themselves also took their
wares to sell at the main town
fairs around the region in the
past just as they continue to
do today.
Many different types of
pottery make up the
production including;
Double amphora (lancelle)
Tankards (cannate)
Decorated tankards (cuccumi)
Small jugs with spouts
(bumbuleji)
Hedgehog style pitchers
(porroni a riccio)
It is worth mentioning in
particular the votive fish
shaped flasks which
distinguished the pilgrims at
the Fair of San Rocco at
Rosarno. Another entertaining
type of pottery is the
gabbacumpari (“drink if you
can”), a wine jug with a series
of holes worked into the
pottery which only the most
able can drink from.
Today there are two artisans
still working in Seminara who
have held on to the old
traditions both in the type of
La Ceramica
Paolo, Bruno e Santo Marano (Donatone 1983). Da
questo elenco risalta subito la presenza di artigiani di origine ebraica. Nel 1777 un viaggiatore inglese, Henry Swinburne, nota nel paese «una certa
animazione di industrie ceramiche». Dal Catasto
del 1824 si rileva nella cittadina, messa in ginocchio
dal grande flagello del 1783, la presenza di quattro
fornaci osia fondaci di pignate, ancora per lo più ubicate nel quartiere Pignatari – appartenenti a don
Francesco Antonio Soraci (p. 245), mastro Domenico Antonio Russo (p. 246) e signor Vincenzo Evangelista (p. 247) – ma anche al Borgo – mastro Luigi
Furato (p. 328) – e al Partuso – mastro Gaetano Collura (p. 261) – in ogni caso quartieri periferici.
Nella seconda metà dell’800 la produzione subisce
un’impennata, tanto che nel 1880 il Corona registra
l’attività di ben 28 fornaci, con relativi mulini azionati a mano per la macinazione degli smalti, che davano lavoro a 57 addetti: 25 tornitori, 18 fornaciai e
14 smaltatori. Si producevano «grossi vasi per l’olio
(giarre), stoviglie grossolane ed anche vasi smaltati
per decorazioni».
La commercializzazione del prodotto seguiva le vie
dei pellegrinaggi, sulla scia della devozione alla Madonna dei Poveri, che attirava a Seminara un notevole concorso di pellegrini, ma anche grazie alla mobilità dei pignatari che allora come oggi non manca-
95
Fornace a legna per la cottura della ceramica.
Seminara, Bottega Condurso al vecchio quartiere dei Pignatari.
75
La Ceramica
76
vano di esporre le proprie
mercanzie alle principali
fiere della regione.
Intorno al 1948, per iniziativa di Vincenzo Infantino,
un insegnante laureato in
Pedagogia a Messina, viene
fondata una cooperativa alla quale aderiscono quasi
tutti i ceramisti operanti
nella cittadina, circa una
sessantina, tra i quali figurano gli ultimi membri dei
clan Russo e Ioculano, accanto a maestri ancora viventi come Domenico Ditto, Antonio Ferraro e Antonio Latino.
Anche se ad oggi le conoscenze della ceramica seminarese sono limitate a
manufatti ottocenteschi, come ha osservato Donatone
(1983), è presumibile che le
tipologie attestate nell’800
ripetano «un repertorio formale e plastico tradizionale già caratteristico dei
96
secoli precedenti. Le stesse
Trafilatrice per l’argilla. Seminara, Bottega Condurso al vecchio
tecniche di invetriatura,
quartiere dei Pignatari, scorcio dell’interno.
esclusivamente su ingobbio
article produced and in the
a decorazione spesso graffita, e con successiva vertechniques and materials used.
niciatura ad ossido di piombo, sono tipiche della ceDomenico Ditto (b.1936)
ramica medievale».
continues to use the local clay
Tra le forme prodotte – anfore biansate (lancelle),
extracted in the Forese area of
boccali (cannate), talora con ornati a rilievo (cuccuthe town and worked and
drawn in order to crush any
mi), piccole brocche con becco (bumbuleji), orci a foggrains of sand which could
gia di riccio (porroni a riccio), borracce a ciambella,
cause problems during
lanterne, bottiglie e fiasche antropomorfe (babbalumanufacture. Mastro
ti o babbuini), maschere grottesche, vasi da balcone
Domenico knows that this clay
(graste)
– si segnalano, per il loro carattere votivo,
has excellent elastic qualities ,
does not crack and is
le borracce a forma di pesce, che costituivano il diparticularly suited to being
stintivo rituale dei pellegrini della fiera di San Rocbaked in the traditional wood
co a Rosarno. Altra tipologia tipica, dalle valenze
kiln built with bricks and
quasi “iniziatiche”, è il gabbacumpari (bevi se puoi),
“tajo” like a bread oven. His
una
brocca da vino con una serie di fori, da dove
kiln was built in exactly the
same way as his father’s before
può bere soltanto chi è particolarmente abile.
him. He even prepares his own
Tra i ceramisti ancora attivi a Seminara, due sono
enamels in a special pestle
quelli che mostrano il maggiore attaccamento alla tramixing baked lead in a small
dizione, sia nelle tipologie fittili che nelle tecniche e
kiln with metal oxides (copper
nei
materiali adoperati. Nato nel 1936, Domenico
for green, iron for yellow,
manganese for brown and with
Ditto continua a lavorare l’argilla del posto, cavata
La Ceramica
97
Tegami in fase di lavorazione. Seminara, Bottega Condurso al vecchio quartiere dei Pignatari.
in località Forese, manipolata e trafilata per macinare i granelli di sabbia che creerebbero problemi durante la lavorazione. Mastro Domenico sa che quell’argilla possiede caratteristiche plastiche ed elastiche
eccezionali, «non spacca», ed è quanto mai adatta alla cottura nella tradizionale fornace a legna, costruita con mattoni e una terra grassa detta maddu, simile a un forno da pane, e che egli stesso ha fatto riprodurre, come gli aveva insegnato il padre Giuseppe, nel retro della nuova bottega alle spalle di
Piazza Mercato dove si è trasferito negli anni ’70 lasciando il laboratorio paterno che aveva sede nell’attuale via San Marco. Anche i “colori” adoperati
sono quelli che prepara da sé nell’apposita macina,
mescolando il piombo cotto in una piccola fornace
con gli ossidi metallici (a base di rame per il verde,
di ferro per il giallo, di manganese per il marrone, ai
quali si aggiunge il pigmento noto come blu Sèvres).
Mastro Domenico, oltre ad aver avviato all’attività
il figlio Antonio, è affiancato, ormai da quattro an-
the addition of blue Sèvres
pigment). Mastro Domenico
has taught the secrets of his
art not only to his son
Antonio but also to a young
pupil, Francesco
Lombardo.The Ditto family
kiln has a dome shaped cover
and is loaded through a side
passage closed by a metal
doorway.
An even more ancient type of
kiln is the one still used by
Rocco Condurso in the
workshop which once belonged
to his father in Borgo dei
Pignatari (14). His kiln
(c.1,80m deep) is known as an
“open well” type and is loaded
from the top. The ceramics to
be baked must be arranged in
such a way as to create a sort
of dome which is then covered
with broken old bits and pieces
77
La Ceramica
78
ni, da un giovane discepolo,
Francesco
Lombardo, al quale ha
trasmesso tutto il bagaglio dell’arte dei
maestri pignatari. Su
Francesco, Entrato in
bottega ad appena sedici anni e che ha già
acquisito un’eccezionale padronanza delle
complesse tecniche di
lavorazione e di cottura, grava l’onere di garantire ad altre generazioni la trasmissione
dei segreti della plurisecolare tradizione ceramica seminarese.
Se la fornace di Ditto,
dotata di copertura
cupoliforme, si carica
lateralmente attraverso uno stretto varco
chiuso da una porta
metallica, tratti ancora più arcaici rivela la
fornace utilizzata da
Rocco Condurso, l’unico che ancora mantiene il proprio laboratorio nella vecchia
bottega paterna al
98
borgo dei Pignatari
Ceramiche di Paolo Condurso
(14). La sua fornace,
del tipo detto “a pozzo
aperto”,
larga
e
profonda
circa 1,8 m, si carica
of pottery. Mastro Rocco
(b.1948) also works local clay
dall’alto. Al suo interno, le ceramiche da cuocere deand during the winter prefers
vono essere sistemate in modo da creare una sorta
to use the old pedal driven
di
“cupola” che viene infine rivestita con vecchi cocpotter’s wheel to help protect
ci
e
scarti di cottura. Questo forno non richiede canhimself from the cold wind
na
fumaria
perché il fumo fuoriesce naturalmente
that blows through the ancient
building. Rocco’s brother
dagli interstizi del tetto, con le tegole poggiate diPaolo has undertaken a
rettamente sull’ordito di travi e correntini.
different route even though he
Anche
mastro Rocco, nato nel 1948, impiega l’argilla
started by following in the
locale
che
conserva in uno spazio all’aperto, accanto
footsteps of his father,
alla
bottega,
coperta da un telo impermeabile. Nei meGennaro. Paolo (b.1928) has
developed an independent
si invernali preferisce adoperare il vecchio tornio a
artistic idiom made up of
pedali, per esorcizzare l’aria gelida che penetra nelornaments and bright colours
l’antico
fabbricato da ogni dove.
introduced to renew the
Una
strada
diversa ha intrapreso il fratello Paolo Contraditional colours of yellow
durso,
che
pur avendo mosso anch’egli i primi pasand green. Despite still
La Ceramica
si nell’alveo della tradizione, appresa dal padre Gen- producing some artefacts
in the ancient forms (although
naro, ha sviluppato nel tempo un linguaggio artistioften reinterpreted), Paolo
co autonomo. Nato nel 1928, la sua produzione si diCondurso has detached himself
stingue, infatti, per l’estro creativo degli ornamenti
from the old ways and
plastici e i cromatismi vivaci introdotti a interrom- traditions of Seminara in form,
pere il predominio dei gialli e dei verdi. Accanto a choice of materials and method
manufatti che riproducono forme tipiche, sia pure of baking which is now done in
a modern gas fired kiln. His
reinterpretrate, in buona parte le ceramiche del Caproductions are no longer
valiere, che firma i suoi pezzi per incisione, sono orSeminara ceramics but Paolo
mai sganciate dalla tradizione seminarese, sia nelle
Condurso’s creations and are,
to a greater extent, works of
tipologie che nella scelta dei materiali – argilla imart rather than simply
portata da Santo Stefano di Camastra e smalti induceramics.
striali – e nelle modalità di cottura che avviene in un
Giuseppe Ferraro is another
moderno forno a metano. I suoi prodotti non sono
artist who has opted for
più ceramiche di Seminara, sono semplicemente creainnovation. His ceramics have
lost any popular tendency and
zioni di Paolo Condurso, che, a buon diritto, si senbecome cultured and refined
te più artista che semplice ceramista.
works of art.
Fino a quando ha protratto la sua attività, anche AnThe time required for creating
tonio Ferraro, classe 1934, utilizzava per la cottura
ceramic pieces has decreased
una fornace “a pozzo aperto” che aveva fatto riwith the use of pre-packed
Tuscan clay bricks and gasprodurre, nel seminterrato del nuovo laboratorio
fired kilns. Even the enamels
dove si era trasferito intorno al 1968, su modello
dell’antica nell’originaria
bottega nel borgo dei Pignatari, dove aveva appreso l’arte dal padre Giuseppe (1890-1983) e dalla
quale provengono i pezzi,
diligentemente rimontati,
della grande macina per
smalti (fig. 88), un tempo
azionata da un mulo, di
cui pare si servisse gran
parte dei ceramisti seminaresi.
Il congegno è conservato
come un cimelio dal figlio
Vincenzo Ferraro, che
continua ad adoperare la
camera di essiccazione
paterna, in parte scavata
nella roccia, pur essendo
passato al più pratico forno a metano. La sua produzione si colloca a mezza strada fra tradizione e
innovazione, mantenendo le vecchie tipologie
con una revisione del repertorio formale in chiave
più sobria ed essenziale.
99
La via dell’innovazione ha
Paolo Condurso nella sua bottega.
79
La Ceramica
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Ceramiche di Vincenzo Ferraro.
are supplied by wholesalers,
and despite retaining a
preference for shades of yellow,
have a finished texture which
is smoother and more
homogenous than in the past.
In Giuseppe Ferraro’s
workshop it is possible to find
products which do not belong
80
scelto anche Giuseppe Ferraro, con il quale la ceramica seminarese ha abbandonato l’accento popolaresco per acquisire una veste più colta e raffinata,
sebbene per certi aspetti meno caratteristica.
I tempi di lavorazione sono snelliti grazie all’uso di
panetti confezionati di argilla di produzione toscana e alla cottura tramite forno a metano. Anche gli
smalti, pur mantenendo la gamma cromatica con-
La Ceramica
06
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07
Ceramiche di Giuseppe Ferraro.
sueta, con una particolare predilezione per i gialli,
sono quelli forniti dall’industria e presentano una
finitura superficiale più liscia e omogenea.
Nella bottega di Giuseppe Ferraro si possono trovare manufatti estranei al repertorio tradizionale seminarese ma molto richiesti dal mercato contemporaneo, come appliques, lampade, fioriere pensili,
vasi impreziositi da fiori e frutti variopinti.
to the tradition of Seminara
but which are highly sought
after by purchasers including
wall appliqués and lamps.
Vincenzo Ferraro’s production
lies halfway between tradition
and innovation. While holding
on to the ancient forms, he
reinterprets them in a simpler
81
L’Olio
Olio d’oliva Extra Vergine e Vergine (latta da 5 l). Seminara, Frantoio La Scala.
82
I frantoi oggi attivi a Seminara – due quelli prin-
cipali che commercializzano il prodotto con un proprio marchio – sono eredi di una tradizione antica,
che affonda le proprie radici lontano nei secoli, scaturendo dalla naturale vocazione olivicola dell’area.
Attraversando le campagne circostanti non ci si può
sottrarre al fascino che promana dagli ulivi secolari, altissimi, con le fitte chiome protese verso il cielo, protagonisti assoluti del paesaggio di Seminara.
Le caratteristiche vegetazionali degli alberi, prevalentemente nelle varietà ottobratica e sinopolese, l’altezza considerevole della pianta che può raggiungere i 10 m e il calibro contenuto dei frutti, hanno a
lungo impedito di garantire un buon livello qualitativo dell’olio prodotto, principalmente perché l’unico sistema di raccolta economicamente sostenibile prevedeva l’impiego delle reti e la caduta spontanea delle olive.
Solo di recente, con l’ausilio di scuotitori dotati di
braccio telescopico in grado di elevarsi fino a 12 m
da terra, le aziende hanno potuto migliorare le modalità di raccolta, cosicché il progresso tecnologico,
affiancato dalla maggiore attenzione prestata alle fasi di molitura, consente oggi di offrire al mercato un
prodotto altamente competitivo.
Il frantoio più antico, sebbene dotato di impianti
09
08
Antonino La Scala (1874-1940), fondatore della distilleria e del
frantoio La Scala. Seminara, Frantoio La Scala.
L’Olio
Olive Oil
The oil mills still working today
in Seminara inherit an ancient
tradition carried on for
centuries thanks to the
widespread cultivation of olive
trees in the area. As one travels
through the surrounding
countryside it is impossible not
to be impressed by the sight of
tall, centuries-old olive trees,
their tips reaching for the sky
and which absolutely dominate
the area.
The trees are of a particularly
tall variety, sometimes reaching
10 metres, and the fruit is often
to be found at the top of the
plant. For a long time this
meant that it was difficult to
guarantee a high quality oil,
mainly because the only
economically sound way of
collecting the olives was to wait
for them to fall spontaneously
onto the nets which were
positioned underneath the trees.
Recently, however, mechanical
olive shakers with telescopic
arms able to reach 12 metres
above ground have been used,
Il titolare Domenico La Scala
nel suo frantoio.
83
L’Olio
Sapone e Olio d’oliva Extravergine (vari formati). Seminara, Frantoio La Maddalena.
84
permitting the farms to improve
olive collection. So,
technological progress together
with a more careful milling
process, has enabled local
farmers to offer a high quality
and competitive product.
Domenico La Scala, grandson
of the firm’s founder Antonino
La Scala (1894-1940), manages
the oldest olive mill in the area
which, however, now uses
completely modernised
machinery.
The La Maddalena factory
offers a wider range of products
and is trying to adapt itself to
market trends by producing,
alongside the traditional virgin
and extra-virgin olive oils, oils
aromatised with hot pepper,
lemon, garlic, mint, rosemary
and basil and green olives in
brine and Marseilles soap.
The farm was founded by
Antonio Campagna in 1988
and comprises 25 hectares of
olive groves. Campagna died in
2000 but is work his continued
by his son and his widow,
Maria Maddalena Monteleone.
L’Olio
completamente modernizzati, è quello condotto da
Domenico La Scala, nipote di quell’Antonino La Scala (1874-1940) che nei primi anni del ’900 avviò la famiglia all’attività di molitura delle olive su grossa
scala. Padre di undici figli, proprietario terriero e imprenditore, impiantò a Seminara anche una distilleria, un saponificio ed una fabbrica di laterizi.
L’azienda arriva a produrre annualmente 15.000 l di
olio proprio, nelle varietà vergine ed extravergine,
al quale si aggiunge quello ricavato dalle olive molite per conto di utenti esterni.
Una più ampia gamma di prodotti propone al consumatore lo stabilimento La Maddalena, anch’esso
dotato di moderni impianti di molitura, che sta cercando di adeguarsi alle nuove esigenze del mercato
sia nel confezionamento che nella diversificazione
dell’offerta, comprendente, accanto al tradizionale
vergine ed extravergine estratto a freddo, anche oli
aromatizzati al peperoncino, limone, aglio, menta,
rosmarino e basilico, olive verdi in salamoia, sapone di Marsiglia.
Impiantata nel 1988 da Antonio Campagna, scomparso nel 2000, l’azienda, che comprende uliveti per
un’estensione complessiva di 25 ettari, è portata
avanti con grande professionalità dalla vedova, Maria Maddalena Monteleone, e dal figlio.
10
Apparecchiature per la molitura delle olive. Seminara, Frantoio La Maddalena.
85
Storia
86
Il titolare, Antonino La Scala, accanto al moderno impianto di distillazione a ciclo continuo.
Seminara, Distillerie La Scala.
La prima distilleria (19) sorse a Seminara agli inizi del ’900 ad opera di Antonino La Scala, il quale,
proprietario di numerosi oliveti e vigneti, pensò di
impiantare anche una distilleria per sfruttare le sue
vinacce e quelle del territorio.
Nella prima metà del ’900, nella Piana, erano attive
cinque distillerie: due a Seminara e altre tre tra Palmi e Gioia Tauro. Di questi opifici l’unico che è riuscito a sopravvivere alle mutazioni del mercato è la
distilleria La Scala di Seminara.
All’attuale titolare e conduttore, Antonino La Scala,
nipote e omonimo del fondatore, si deve l’introduzione della lavorazione dell’acquavite.
L’opificio, infatti, che in origine, come le altre distillerie della zona, produceva alcool, fu convertito
alla distillazione della grappa nel 1964. Dapprima
commercializzata solo all’ingrosso e immessa sul
mercato imbottigliata ed etichettata dai produttori
veneti, l’ottima grappa La Scala, ottenuta secondo
procedimenti artigianali, possiede un proprio marchio e viene venduta al dettaglio dal 1970.
Comparve così la Grappa Aspromonte, la prima
grappa distillata e imbottigliata in Calabria: ottenuta
con il metodo a fuoco diretto, si distingue per il particolare bouquet conferitole da un mix di vinacce ricavate da sette varietà di uve autoctone.
12
11
Grappe nelle varianti Classica, Aromatizzata al Bergamotto e al
Peperoncino. Seminara, Distillerie La Scala.
La Grappa
Grappa
The first distillery (19) was
opened in Seminara at the
beginning of the 20th century
by Antonio La Scala in order
to put to good use the grapes
produced in the area. By the
middle of the century four
distilleries had opened on the
Piana but of the four, only La
Scala’s in Seminara survives
today. The firm is run by the
founder’s grandson, of the
same name, who decided to
extend production to include
acquavita. At first the
distillery produced only
alcohol but by 1964 had begun
to trade in grappa as well.
Initially production was only
for sale to wholesalers and was
often bottled and labelled by
Venetian distilleries but in
1970 the first Grappa
Aspromonte, distilled and
bottled in Calabria, was sold
in the shops.
Disalcolatore continuo
Padovan (1964).
87
In Libreria
Santo Gioffrè
artemisia
sanchez
Mondadori, Milano 2007
ISBN: 978-88-04-56392-1
Euro 8,80
Giunta alla seconda edizione,
l’opera prima di Gioffrè che ha
ispirato la nota fiction televisiva trasmessa dalla RAI.
Nella primavera del 1785, a Seminara, un sacerdote di nobili origini viene ferito in un agguato. Chi ha colpito il
prelato? E, soprattutto,
perché? L’autore ha indagato
tra carte vecchie di oltre due
secoli, riuscendo a riportare
alla luce una tragedia di amori e potere negli anni difficili
in cui la Calabria tentava di
uscire dal passato feudale sotto la spinta delle idee illuministe.
Tra i primi ad appoggiare lo
spirito dei tempi nuovi c’è
proprio don Angelo Falvetti.
L’aggressore ha dunque voluto punire il prelato per aver tradito la propria nascita aristocratica? Si è trattato di una vendetta politica? O di vendetta
d’amore? Perché don Angelo
ha amato una donna bellissima, Artemisia Sanchez, giovane e ribelle rampolla della più
potente famiglia di Seminara.
è lei la vera protagonista di
questo racconto che, nella miglior tradizione del romanzo
88
Santo Gioffrè
Leonzio PiLato
Santo Gioffrè
La terra rossa
Rubbettino, Soveria Mannelli
2008
ISBN: 978-88-498-1854-3
Euro 13,00
Rubbettino, Soveria Mannelli
2010
ISBN: 978-88-498-2888-7
Euro 16,00
Nel dicembre del 1365, di ritorno dal suo ultimo viaggio
da Costantinopoli a Venezia, il
greco di Calabria Leonzio Pilato, distrutto nel fisico e stanco nella mente, punto nell’orgoglio, ripercorre, a ritroso, la
sua intensa e tragica vita.
Il romanzo affonda il suo dire in quel periodo storico misterioso e sconosciuto che
portò, da una parte, all’annientamento fisico, culturale e
spirituale dei greci di Calabria
da parte degli Angioini e, dall’altra, alla vendetta di quella
cultura che, attraverso la penna di Leonzio, perpetuò se
stessa dando all’Occidente le
fonti dell’umanesimo: la traduzione, per la prima volta nel
mondo medievale, dal greco in
latino dell’Iliade e dell’Odissea.
In un crescendo di pathos in cui
l’ardire del racconto diventa
inno alla libera cultura, Leonzio canta il massacro della sua
famiglia e la sua epica vendetta, i suoi amori, i suoi viaggi,
le conoscenze degli uomini
che mai potettero fare a meno di lui, da Barlaam a Roberto d’Angiò e al Boccaccio.
Un paese senza nome di quella parte di Calabria lambita dal
fiume Petrace (il Metauro del
tempo mitico) e battuta dallo
scirocco che rende folli gli uomini.
Gli anni della breve vita di don
Ciccio d’Alessandro (18901935), nobile e ricco medico,
le cui azioni renderanno tragiche le esistenze di coloro che
userà quasi fossero strumenti
in suo possesso. Strumenti che
si ammalano delle malattie incurabili della povertà e che a
volte prendono il nome di
“mantenute”, giovani donne
fedeli come mogli ma senza
averne i diritti.
E poi c’è la ’ndrangheta che finisce di avvelenare una società impietrita da meccanismi di
millenaria iniquità, congegnati per dare sempre più privilegi a chi già li ha e dolore a chi
non ha neppure il diritto di vivere e di amare i propri figli.
Due parti di umanità che la
morale vorrebbe lontane ma
che la natura, il destino, l’istinto vogliono mescolati in
incroci sterili, come sterili sono i muli.
- Municipio
Piazza Vittorio Emanuele III, 2
Seminara
Tel. 0966.317004, fax. 0966.317560
- Pro Loco
Via G. Monteleone (già Via Roma), 5
Seminara
Tel. 340.3072711, 320.4245274
- Basilica della Madonna dei Poveri
Via della Basilica, 2
Seminara
Tel. 0966.317269
- Guardia Medica
Via Consalvo, 4
Seminara
Tel. 0966.317624
- Ospedale e Pronto Soccorso (Palmi)
Via Bruno Buozzi
Palmi
Tel. 0966.45471
- Farmacia Colicchia
Via Beato Leone, 12
Seminara
Tel. 0966.317015
- Farmacia Casella
S.S. 18, 10
Seminara
Tel. 0966.410065 (Barritteri)
Ristoranti
- Anima e Core
Via Acquaniti, 5
Seminara
Tel. 0965.410064
[email protected]
- La Collina
Via Bivio Sant’Elia
Seminara
Tel. 0966.410130
Ceramisti
- Condurso Paolo
Corso Barlaam, 30
Seminara
Tel. 0965.308006, 329.7204731
- Condurso Rocco
Via Gioiello, 4
Seminara
Tel. 333.5639324, 348.5730894
- Ditto Antonio
Via Scuola Agraria, 11
Palmi
Tel. 340.5396603
- Ditto Domenico
Piazza Vittorio Emanuele III, 27
Seminara
Tel. 0966.317056, 340.7919047
- Ferraro Giuseppe
Via Luzzatti, 2
Seminara
Tel. 0966.317643
- Ferraro Vincenzo
Corso Barlaam
Seminara
Tel. 347.0011846, 349.7815378
Indirizzi utili
Pubblica utilità
Oleifici
- Oliaria La Maddalena
di Monteleone Maria Maddalena
Largo Teatro, 6
89028 Seminara
Tel. e fax: 0966.317270
Sito web: www.oliolamaddalena.com
Confezioni: lattine da 3 l e 5 l; bottiglie da 1
l, 750 ml, 500 ml, 250 ml.
Prodotti: Olio extravergine di oliva; Olio
vergine di oliva; Olio extravergine di oliva
aromatizzato al peperoncino, al limone, all’aglio, alla menta, al rosmarino, al basilico;
Olive verdi in salamoia; Sapone di Marsiglia.
- Oliaria Domenico La Scala
Via Gioiello II, 3
89028 Seminara
Tel. 0966.317170
Prodotti: Olio extravergine di oliva; Olio vergine di oliva.
Confezioni: lattine da 5 l.
Premio “Italia che lavora” 2000
Distilleria
- Distilleria Antonino La Scala
(Codice ACCISA IT 00 RCA 00001C)
Corso Barlaam
89028 Seminara
tel. 0966.317264/ 338.8577052.
Prodotti: Grappa Aspromonte, classica, trasparente, pura; Grappa dei Bronzi, bianca
trasparente, a gradazione superiore ai 40°;
Grappa al limoncello; Grappa alla liquirizia;
Grappe aromatizzate (al peperoncino, alla
ruta, ai frutti di bosco, al bergamotto).
89
Appendice
90
1) ASV (Archivio Segreto Vaticano), Reg. Lat., vol.
1718, foll. 363v-366 (Russo 1978-1993, n. 18757)
Pro rectore Hospitalis pauperum S. Spiritus, terrae Seminarae, Mileten. dioc., confirmatio institutionis dicti
Hospitalis et Confraternitatis, in eo institutae, et statutorum, cum pacto quod illud in titulum amplius non
conferatur. Dat. ut s.
«Superni dispositione consilii».
s.m.: Feltren. et Cesenaten. episcopis ac Vicario generali episcopi Nicoteren.
2) ASDM (Archivio Storico Diocesano di Mileto),
Acta Pastoralis Visitationis, vol. IV, foll. 658v-687v
Die XXVJ mensis octobris 1586. In civitate Seminarie
Mileten. dioc.
Continuando Mons.r Ill.mo la sua visitatione (...) visitò la matrice chiesa della città di Seminara sub vucabulo Santa Maria delli Arangi, nella quale havendo
entrato et fatto alquanto oratione avanti il S.mo visitò
quello che si conservava nell’altare maggiore in una fenestra al muro guarnita di marmoro et con l’imagine di
San Pietro, et Paulo, con le cornici et colonne di marmoro, et altre figure, la quale fenestra si apriva et serrava con chiave dalla parte di dentro tutta era guarnita di scarlato et vi era un vaso di argento, col suo coperchio nel quale si conservava il S.mo Sacramento.
Nella quale visitatione dimandato comparve D. Luca
Gioanne Paparone et asserì lui essere Rettore di quella
(...) et dimandato s’in detto altare vi è la compagnia del
Sacramento rispose di si (...).
Et continuando la sua visitatione visitò gli ogli santi li
quali si conservavano nelli vasi di stagno in una fenestra serrata conchiave vicino l’altare maggiore (...).
Et continuando visitò il fonte battesimale et ritrovò che
l’acqua si conservava in un fonte di marmo et sopra detto fonte vi era una cupula seu truglia di tavole con la
sua porta et chiave.
Per Mons. Ill.mo fu ordinato al detto Rettore presente
che sotto pena arb. fra termine di un mese debbia fare
sopra detto fonte uno coperchio di legno guarnito di sotto di piastre di rame stagnata.
Et continuando la detta visita visitò l’altare maggiore
il quale ritrovò che non era consacrato, ma era adornato di tre tovaglie, doi candileri et uno avanti altare di
velluto car(mosi)no lavorato (...).
Et continuando visitò l’altare sub vocabolo del Carmelo (...) della casa Claveri (...).
Visitò ancora un altro altare sub vocabulo di Santa Maria delli Arangi (...).
Et continuando visitò tutto lo stato della detta parochiale
la quale ritrovò essere stata consacrata (...), et la terza
parte di detta chiesa è intempiata et lo resto coverta a
tetti è alastracata con sepulture, ha tre fonti di acqua
benedetta luno bellissimo di marmoro l’altro di marmoro
piccoli ha tre campane sonanti, ha tre porte bone con
serrature et chiavi ha doi spallerotti per choro, doi confessionarij et pulpito di legno (...).
Die XXVIJ mensis octobris in civitate seminarie
Continuando la detta visita visitò la chiesa di San Basile di Seminara nella quale entrato e fatto alquanto oratione avanti l’altare maggiore visitò quello il quale non
era consacrato ne memo è consacrata la chiesa et era adornato di tre tovaglie doi candileri et avanti altare di auropelle con una cona di legname con le soi cornici colonne et architravi nella quale non è pintata ne posta
ancora niente et avanti detta figura vi era un crocifisso
(...) la detta è coverta a tetti, ammattonata con una campana sonante doi fonti di acqua benedetta e doi porte
con serrature (...).
Continuando a visitare visitò la chiesa di Santo Jacovo di detta città et ritrovò uno altare non consacrato,
con uno avanti altare di scotto torchino e sopra vi era
un quadro in tela con l’Immagine di San Filippo et Giacomo et sopra l’imagine della Madonna S.ma.
(....) giure patronato di casa fallacca (...).
Et continuando visitò la chiesa di San Georgio di detta città nella quale havendo entrato et fatto alquanto oratione, visitò l’altare maggiore che non era consacrato,
ne manco era consacrata la chiesa et l’altare era adornato di tovaglie candileri et avanti altare di damasco
carmosino con una cona in tavola con le cornici indorate et con la imagine della Madonna Sant.ma et di San
Georgio (...).
Dentro la detta chiesa stava un altro altare sub vocabulo Santa Maria della Catena nel quale vi era un altaretto portatile, tre tovaglie et avanti altare vecchio e
sopra un quadro in tela con l’imagine della Madonna
Sant.ma della Catena.
(...) la quale è intempiata alastracata campana sonante
fonte di acqua benedetta e porta con serratura.
Fu ancora visitata la chiesa di Santo Pietro Piccolo
di Seminara la quale fu trovata senza porta et senza cosa alcuna all’altare piena di brutture e paglia, solamente
coverta a tetti et tutta quasi piove (...) giure patronato
di casa Fallacca (...).
Et continuando la detta visita visitò la chiesa di Santo Leonardo di Seminara, nella quale havendo entrato e dopo fatto oratione avanti l’altare maggiore visitò quello et non era consacrato ma lo ritrovò adornato di tre tovaglie, quattro candileri et avanti altare
di auropelle.
Nella quale visitatione comparve Giovanni Antonio Tolaia e disse la detta chiesa essere confraternità di laici
et esso essere uno delli mastri di detta chiesa (...).
Nella quale chiesa vi sono li infrascritti altari, l’uno sub
vocabulo di Santo Lonardo il quale è con la imagine di
rilevo di stucco, di fora dorata adornato di tovaglia et
avanti altare.
Un altro sub vocabulo della Nunziata S.ma adornato di
tre tovaglie avanti altare et un quadro in tela con l’imagine della Sant.ma Nunziata.
Un altro sub vocabulo di San Caloiero adornato di tovaglie et avantialtare e sopra un quadro antiquo pinto
in tela sopra la tavola con l’imagine di detto Santo.
Et continuando visitò l’altare sub vocabulo di Santa Caterina et lo Carmelo adornato di tovaglie candileri, e
avantialtare con l’imagine pinta al muro della gloriosa
Vergine di Santo Carmelo e di Santa Caterina.
Visitò ancora lo stato della detta chiesa la quale è coverta a tetti alastracata con sepulture ha una campana
sonante doi fonti di acqua benedetta doi porte con serrature et chiavi et have soprapopulo di legname sopra
la porta magiore et non have sacrestia.
Continuando visitò la chiesa di Santo Pietro nella quale ritrovò uno altare non consacrato adornato di tre tovaglie et sopra un quadro in tela con la imagine della
Nostra Donna S.ma di San Pietro et di San Paulo et doi
candileri et era coverta a tetti ha una campana sonante senza astraco, porta con serratura et non have cosa
alcuna di entrata (...).
Continuando la detta visita visitò la chiesa di San Michele nella quale havendo entrato e dopo fatta oratione
ritrovò l’altare non essere stato consacrato ma vi era uno
altaretto portatile tre tovaglie quattro candileri et avanti altare di aurobello et sopra stava un quadro in tavola con la imagine della Madonna S.ma di San Michele
et Santo Vito con le cornici indorate (...).
Visitò anco lo stato della detta chiesa ha doi ali coverta tutta a tetti alastracata ha sepulture fonte di acqua
oratione avanti l’altare maggiore visitò quello il quale
ritrovò non essere consacrato, ma adornato di tre tovaglie doi candilieri et avanti altare di armosino verde et
sopra vi stava la imagine di nostra donna santissima
di rilevo antiqua di legno dorata col putto in braccia alla quale il populo have gran devotione et a torno a torno ci stavano certe cornici con colonne di legno dorate
alquanto con due figure pintate.
Nella quale visitatione comparse Do. Masi Santagate et
asserì detta ecclesia essere confratia di secolari (...).
Uno ciborio con quattro colonne dorate con le sue cornici nel quale si porta la Madonna Santissima per la
città.
Item doi confessionarij (...).
Item la bolla seu breve delle Indulgenze sub anulo piscatoris per diece anni cominciando dall’anno 1584.
Le quali robbe si conservano per li detti mastri e procuratori (...).
Continuando visitò l’altare sub vocabulo del nome di
Jesu a man destra dell’altare magiore il quale ritrovò
che non era consacrato ma adornato di tre tovaglie doi
candileri et avantialtare di damasco carmosino et sopra l’altare vi stava l’imagine seu quadro fatto in tavola con l’imagine del giuditio et un crocifisso grande
di rilevo affisso a detta cona, la quale cona era con le
cornici et colonne adorate con lo guardapolvere di tela turchina pinto (...).
Nel quale altare vi è la compagnia del nome di Jesu et
vi è la bolla spedita dalla Minerva di Roma a di 7 di novembre 1581.
Et continuando visitò l’altare di Santa Marina et di Santa Lucia adornato di avantialtare di velluto carmosino,
doi candileri tre tovaglie et sopra vi era una figura pinta in tavola dell’imagine di Santa Lucia, di Santa Marina et non ha entrata alcuna (...).
Visitò anco l’altare di San Bastiano adornato di tovaglie
avantialtare et candileri e l’imagine pinta in tavola di
San Bastianeo 676v.
Continuando visitò l’altare di Santa Caterina il quale
dissero essere di Angelo Fazali di Seminara adornato di
tovaglie candileri et avanti altare, et sopra un quadro
in tavola con l’imagine della Madonna S.ma di Santa
Caterina et Santo Antonio (...).
Visitò tutto lo stato della detta chiesa la quale non è consacrata, è tutta intempiata di tavole pinte di diversi colori, alastracata con sepulture ha doi porte co serratura,
doi fonti di acqua benedetta et doi campane sonanti.
Continuando visitò anco una chiesa in detta città sub
vocabulo di San Luca la quale è meza scoverta et have
una cona sopra l’altare ignudo et lo muro della parte di
avanti è tutto cascato.
(...) giure patronato del m.co Bono accorso Sacco (...).
Continuando la detta visitatione visitò la chiesa del S.mo
Rosario posta dentro detta città di Seminara, nel quale havendo entrato et fatto oratione avanti l’altare maggiore lo ritrovò non essere consacrato, ma adornato di
tovaglie, candileri, et avantialtare di damasco bianco, et
sopra detto altare vi era un quadro di legno con le cornici et colonne adorate con l’imagine della Madonna
S.ma et li misterij del S.mo Rosario.
Nella quale visitatione comparse mastro Bastiano Grasso et asserì esso essere Procuratore della confratia del
S.mo Rosario (...).
In primis uno avanti altare (...) nell’altare di San Cosmo et Damiano (...).
Item nell’altare di Santa Ursula (...).
Nell’altare dove sta il S.mo Crocifisso (...).
Item nell’altare di Santa Agata (...)
Et continuando visitò tutto lo stato della detta chiesa la
quale non era consacrata, et era tutta intempiata ala-
Appendice
benedetta una campana sonante et ha porte che stanno serrate (...).
Continuando la detta visitatione visitò la chiesa sub vocabulo di Santa Maria della Consolatione alias la
chiesa nova, nella quale havendo entrato e fatto alquanto
oratione visitò l’altare magiore il quale non era stato consacrato ma vi era uno altaretto portatile e stava adornato di tre tovaglie, doi candileri di ottone et avantialtare di damasco bianco et sopra un quadro con l’imagine dipinta in tavola della Nostra Donna S.ma di San
Giacomo et S.ta Lucia et era con le cornici, architravi
et colonne adorate et pintate et sopra l’architravo l’imagine della S.ma Assumptione della Madonna
Sant.ma.
Nella quale visitatione comparse mastro (...) Manuli et
disse esso essere uno delli mastri della detta chiesa, la
quale è confraternità di laici (...).
Et continuando visitò l’altare sub vocabulo di Santa Maria della Neve sopra il quale vi stava l’imagine di creta
seu stucco col putto in braccia pintata et era di rilevo,
et detto altare era solamente adornato di candileri.
Visitò anco un altro altare nudo sub vocabulo Santa Maria di Monserrato con l’imagina pinta al muro (...).
Visitò anco un altro altare sub vocabulo Santa Maria
dell’Idria adornato solamente di tovaglie et un quadro
in tela con le cornici di noce con l’imagine della Madonna S.ma dell’Idria.
Visitò un altro altare sub vocabulo di San Gioanne, et
era nudo con la imagine pinta al muro della Madonna
S.ma di San Gioanne et San Paulo.
Visitò anco tutto lo stato della detta chiesa et avanti l’altare magiore stava una cupula fatta allamia, il resto della chiesa intempiata alastracata, ha doi campane sonanti,
uno atrio avanti la porta fonti di acqua benedetta la porta con serratura et chiave e have sacrestia.
Et sotto la detta chiesa vi sta una chiesa nominata Santo Gioseppe allamia nella quale sta uno altare non consagrato con l’imagine fatta di stucco della Madonna
S.ma, di San Gioseppe, et vi sono sepulture, la porta con
la serratura. Have astraco (...).
Continuando la detta visita visitò la chiesa sub vocabulo Santa Maria della Scala fuori il burgo di Seminara la quale non la ritrovò essere consacrata, né manco
l’altare adornato di tre tovaglie doi candileri et avantialtare di tela lavorata et un quadro sopra l’altare di tela con l’imagine della Madonna S.ma di San Gioseppo
et Santa Carpina.
(...) giure patronato de familia Caposceli (...).
Et continuando visitò la chiesa sub vocabulo di Santa
Maria del Soccorso fuori della detta città di Seminara nella quale havendo entrato et dopo fatto alquanto
oratione visitò l’altare magiore il quale non era consacrato, ma adornato di tre tovaglie, doi candileri et avanti altare di velluto giallo et torchino, sopra del quale vi
stava un quadro grande di legno con le cornici et colonne indorate con l’imagine sant.ma della Madonna del
Soccorso del beato San Francesco et di Santa Caterina
et avanti detto altare stavano doi candileri grandi di legno con una sepultura con la toverta di marmori, et dietro detto altare stava una cupula seu truglia nova la
quale non era fornita, et era detta chiesa tutta coverta
di intempiatura adorata et pintata di varij colori, con
uno organetto, et soprapopulo, ha una campana sonante fonte di acqua benedetta di marmoro, porta di marmoro con sua serratura et dentro vi erano diversi voti
di cera, intorno et imagini attorno detta chiesa per la
devozione che havia (...).
Continuando la detta visitatione visitò la chiesa di Santa Maria delli poveri chiamata, posta dentro la città
di Seminara, nella quale havendo entrato e fatto alquanto
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Appendice
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stracata con sepulture, ha doi porte con serratura et chiavi, fonti di acqua benedetta, vi è un bello soprapopulo
et la sacrestia et nave anco una campana sonante.
Die XXVIIJ mensis cotobris 1586 in eadem civitate Seminarie Mileten. dioc.
Continuando la detta visitatione visitò la chiesa fuori
del borgo nominata Santa Domenica, nella quale havendo entrato et fatto alquanto oratione avanti l’altare
maggiore visitò quello il quale ritrovò che non era consacrato, ma adornato di tre tovaglie doi candileri et avanti altare di stracci di seta et sopra un quadro piccolo con
l’imagine di San Germano et vi era anco un quadro con
colonnette ma non pintato ancora.
Nella quale chiesa et visita comparse Giovan Maria Vitalone et disse la detta chiesa essere poverissima (...).
Et continuando visitò uno altare sub vocabulo Santa
Maria della Sanità, adornato di tre tovaglie avantialtare di saia et doi candileri et sopra un quadro in tela
con l’imagine della Madonna Sant.ma con tre lampi
di avanti (...).
Vi è un altro altare sub vocabulo di Santo Aloi adornato di tovaglie et avanti altare di tela turchina e doi candileri et sopra un quadro pinto in tela con la imagine di
Santo Aloi.
Visitò anco lo stato di detta chiesa la quale è coverta a
tetti ha la porta con serratura è senza astraco, ha fonte
di acqua benedetta et una campana sonante (...).
Continuando la sua visitatione visitò la chiesa di Santa Barbara posta dentro la città di Seminara, la quale fu ritrovata non essere stata consacrata, ne manco
l’altare il quale era nudo di ogni cosa (...), è tutta amattonata, coverta a tetti et intempiata tutta non ha campana (...).
Continuando visitò la chiesa di Santo Nicola di Seminara nella quale havendo entrato e fatto alquanto oratione avanti l’altare maggiore visitò quello et ritrovò che
era stato consacrato (...) et era adornato di tre tovaglie,
doi candileri et avanti altare di tela pinta et sopra vi era
la figura pinta al muro dell’imagine della Nostra Donna Sant.ma di Santo Ambrosio et Santo Nicola.
Nella quale visita comparve mastro Giulio Villicca mastro di detta chiesa et disse la detta chiesa essere confratia et beneficio semplice a collatione dell’ordinario (...).
Item una casa per sacrestia limito la chiesa et l’hospedale nel quale allogiano li amalati (...).
Item have uno hospedale all’incontro della chiesa limito la porta della città detta dell’acqua Rosa, ma non si
tiene hospitalita.
Visitò anco il stato della detta chiesa la quale è intempiata piana sotto li tetti e alastracata ha doi porte con
le serrature et chiavi fonti di acqua benedetta, una campana sonante, uno campanello a mano et sopra l’altare
vi era Santo Nicola di rilevo.
Continuando a visitare visitò la chiesa di San Marco
di detta città di Seminara nella quale havendo entrato
visitò l’altare maggiore il quale non era consacrato, ma
adornato di tre tovaglie, doi candileri et un avanti altare di saia scotta verde et sotto un altro di tela bianca et
sopra l’altare vi stava un quadro in tela con l’imagine
della Madonna S.ma di Santo Aug.no et San Marco.
La quale chiesa ha tre ducati annui d’entrata lassati per
l’anima sua per il quondam mag.co Giovan Bernardo
Longo e li paga la sua herede.
Et è fabricata dove il vescovado antiquo coverta a tetti
senza astraco, una campana sonante, fonti di acqua benedetta una campanella à mano e doi porte serrate con
chiave (...).
Continuando la detta visitatione visitò la chiesa di Santo Mercurio Monastero di donne monache della Regola di Santa Chiara, nella quale havendo entrato et fatto
oratione avanti l’altare maggiore sopra il quale sta il Santissimo Sacramento visitò quello altare il quale non era
consacrato, ma adornato di tre tovaglie, quattro candileri et avanti altare di dubletta di seta carmosina et quattro cuscini sopra detto altare et una custodia di legno
con sopraveste di teletta lisciata et cestiata di fori inaurata dentro guarnita di tela bianca, seu corporale, dentro la quale vi era un vaso di legno con lo coverchio dove si conservava il Sant.mo Sacramento et dietro la custodia vi era un quadro fatto in tela con l’imagine di
San Rocco et San Bastiano (...).
Et continuando visitò lo stato della detta chiesa la quale non fu ritrovata consacrata, et è alquanto intempiata di intempiatura vecchia è tutta alastracata, ha una
campanella sonante, un pulpito di legno un parlatorio
seu grada per dove si parla, un fonte di acqua benedetta, et una porta con la chiave et serratura, ha due fenestre che spontano alla parte deli fossi del castello della
parte della città che spontano in uno horto et ha uno
atrio avanti la porta della chiesa.
Per Mons. Ill.mo fu ordinato a detti Procuratori presenti che nelle due fenestre sopradette della detta chiesa che spontano nella parte delli horti facciano fra doi
mesi le gravigliate di ferro, overo fabricarle di fabrica.
3) ASV, Sacra Congreg. Stato Regolari, Relationes,
I (1649), 37, foll. 143r-148v
Il Convento di S. Maria dell’Angeli d’ordine di minori
osservanti di S. Francesco della Città di Seminara diocesi di Mileto, situato un miglio in circa fuori dalle mura di detta Città nella strada pubblica isolato et in luogo aperto.
Fu eretto l’Anno 1436 dal Beato Padre fra Paolo di Sinopoli edificato a spese delli Popoli di detta Città, e stavano vinti frati.
La Chiesa sta sotto il titolo di S. Maria degli Angeli,
è un corpo solo senza Colonne il di sopra architettato
vi è il choro sopra la porta maggiore dove si recitano
l’uffizii divini con grandissima devozione e concorso
di Popoli.
Al Convento vi sono doi Dormitori, all’uno vi sono 18
stanze dico diece et otto per stanziare li frati architettato l’altro sta in fieri, è quasi fornito di fabbrica. Vi commorano al presente di fameglia otto frati (...).
Il Convento tiene un Giardino seu orto per servitio delli frati circumcirca del Convento in tanta quantità quanto à pena basta per far fogle per la cocina per sostentamento di frati.
Non possede Casale, ne massarie ne terreno lavorabile
per far entrate (...).
4) ASV, Sacra Congreg. Stato Regolari, Relationes,
(1650), fol. 51r (D’Alatri 1985, pp. 252-253)
Il convento di frati minori capuccini della città di Seminara, della provincia di Reggio, situato fuori d’essa
città di Seminara, diocesi di Mileto, aperto, circondato
da siepi, limita d’intorno all’orto et selva con più persone, ciò è con l’eredi di Filippo Morabito, di Iacopo Marzano, don Salvo Milino; e di detta città, serrata con muro e torre, è distante un miglio in circa. Fu fondato col
consenzo dell’Ordinario l’anno 1563, come si ha relatione di frati antichi, ad istanza dell’ecc.mo signor duca di Seminara Carlo Spinelli; fabricato a sue spese et
d’altri amorevoli; eretto secondo la povera fortuna capuccina, con celle vinti due e tre stanze per comunità.
Ha la chiesa sotto il titolo della Madonna santissima
della Gratia. Il detto convento, oltre all’horto e selva che
sono della Sede Apostolica, non possede altre entrate perpetue né temporali, né altra proprietà di beni stabili.
5) ASDM, Platea venerabilis conventus PP. Minorum
Conventualium S. Francisci de Assisio Civitatis Seminariae, 1722 (redatta dal Padre Baccelliere Bonaventura Gilberto da Varapodio), foll. 11r-18r (Tripodi 1998)
Primieramente entrati per la porta maggiore della Venerabil Chiesa di detto Convento, che stà attaccata col
medesimo, ci siamo portati avanti l’Altare maggiore, e
fatta l’adorazione al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, che ivi conservasi, ritroviamo esser la Chiesa sudetta lunga palmi cento venti uno, larga palmi trenta
sette ed un quarto, con tre porte, cioè l’una quale è la
porta maggiore, che risguarda il piano avanti il Duca
di Marmo, che anche dicesi il piano di Santo Francesco,
lavorata con pietre di Siracusa colla volta ad arco ala
maniera francese, infra del quale vi sono dipinte tre immagini l’Immaculata Concezzione con Santo Francesco
di Assisi, e S. Antonio da Padova a suoi lati, sopra le
quali immagini sotto all’arco predetto vi è uno stemma
di marmo della Casa Spinelli con una barra con tre stelle; nella prospettiva della chiesa nel mezzo vi è un occhialone seu fenestra rotonda vetreata, a i lati del quale vi stan due fenestre anco vetreate.
Si entra per detta porta da tre scalini, che colla soglia
son tutti di pietra marmorea; e nel primo ingresso vi è
un anteporto di tavole, à man destra una fonte per acquasanta di marmo bianco, e con serafini scolpiti e piedestallo anche di marmo bianco.
L’altra porta piccola a man sinistra nell’entrare, che riguarda la strada maestra della porta del Borgo della città con cinque scalini tre angolati di pietra, e soglia con
l’archi travo anche di pietra sul quale vi è una piccola
nicchia continente una statua di pietra a mezzo busto
dell’Eterno Padre sul’arco della quale nicchia vi è un
serafino dell’istessa pietra; e nell’entrare per detta porta à man destra vi è una picciola fonte per acquasanta
di marmo mischio affissa nel muro in piano.
L’altra porta picciola per la quale si discende dalla detta Chiesa al Chiostro, situata sotto il Pulpito, quale ha
sei gradini di pietra marmorea colla soglia à lato della
quale à man destra vi è una picciola fonte per acqua santa, di marmo bianco affissa nel muro a forma di nicchia.
L’Altare maggiore è situato nel mezzo sotto l’arco maggiore dove vi sono le croci rosse per segno della consagrazione di detta Chiesa, qual arco è lavorato di pietre
bianche dette di Seracusa; Per salire all’Altare predetto
vi sono tre gradini di lunghezza quanto è larga la Chiesa, tutti di pietra marmorea.
La Custodia è di legno tutta intagliata con colonne, ed
alcune picciole nicchie con dentro tutta dorata lunga seu
alta palmi undici, ed un terzo fatta in tempo del Molto
Reverendo Padre Maestro frate Annibale Cavallaro di
questa città di Seminara nell’anno 1607 come sta descritto à due lati di detta Custodia, con dentro il tabernacolo, ove conservasi la sacra Pisside, quale è tutta di
argento, e di dentro dorata. La predetta Custodia sta collocata in mezzo di una Cappella di legno con sue colonne tutte dorate nel di cui frontespizio leggonsi in un
cartellino, scritte à lettere di oro le seguenti parole: Adoro devote Latens Deitas, e sopra le due porte picciole di
detto Altare per le quali si entra al Coro, vi sono dieci
statuette di legno dorato, due delle quali sono intere, cioè
nel lato del Evangelo S. Bonaventura intero, e senza reliquia e altre quattro à mezzo busto, e colla loro reliquia
in petto, e questi sono S. Chiara di Assisi, S. Lorenzo
martire, S. Ursula Vergine, S. Hippolito; nel corno della Epistola, S. Lodovico intero, ed altre quattro parimente
à mezzo busto, e colla loro reliquia in petto, e questi so-
no S. Bartolomeo Apostolo, S. Biaggio martire S. Vennera Martire, e S. Flavia.
In cornu Evangelij di detto Altare maggiore vi è la Cappella di legno lavorata tutta in oro, e dentro una nicchia collocata vi stà la statua di legno del Patriarca S.
Francesco stimmatizzato.
In cornu Epistolae vi è un altra cappella in tutto simile alla già descritta con dentro la sua nicchia una
statua di legno del Glorioso S. Antonio di Padova col
Bambino Gesù in mano tutti i detti tre Altari sono bene adornati con loro tovaglie, pietre sagre fiori vasi, e
candilieri etc. con loro avantealtare, con Cornice di legno intagliato, e smaltato con mistura di oro. Avanti
i quali nel piano del pavimento vi sono due candilieri
grandi di legno intagliati, e smaltati ancora con mistura d’oro; vi son parimente in una stessa fila tredici lampade, nel terzo trave appesi con funicelli di Canape duodeci delle quali sono con loro lampieri piani
di bronzo, e la decimaterza, che stà in mezzo entro un
lampione di vetro appesa con catena di ferro; tre di esse lampadi cioè l’una avanti l’Altare maggiore, e due
avante la cappella sudetta sono accese, e continuamente
mantengonsi accese come dissero essi Padri. Nel del
Vangelo di detta chiesa, vi son cinque cappelle, la prima delle quali che siegue appresso del Patriarca S. Francesco, è sotto il titolo dell’Epifania del Signore della famiglia de’ Signori di Longo di questa predetta Città di
Seminara (...). Qual cappella tiene due colonne intagliate di pietra bianca di Seracusa; Il quadro è di fino
marmo bianco colle figure della Epifania, scolpite à basso rilievo, sopra vi sono due Angioli in atto di adorazione, ed in mezzo l’effigge dell’Eterno Padre scolpite
à basso rilievo in detto marmo, col motto a lettere incise: Deliciæ meæ cum filiis hominum. A pie del quadro à lettere anche incise sul marmo leggonsi le seguenti parole: Regis Tharsis, & insulæ munera offerunt (sic)/ Reges Arabum, & Saba dona adducent.
E sopra la detta cappella, verso il suo finimento, vi si
leggono incise anche in detto marmo le seguenti parole: Vidimus stellam eius in Oriente, et venimus cum muneribus adorare Dominum. Joannes Bernardus Longus,
et eius frater, ad honorem christi et eius matris hoc opus
fieri fecerunt 1551.
E successivamente la seconda Cappella è sotto il titolo
della Natività di Nostro Signore col quadro di pittura
in tela colle due colonne come la sudetta prima gia descritta; qual cappella è anche del sudetto Convento; desiderata però dalla Signora Giuditta Migliorino Vedova del quondam Sig. D. Girolamo Coscinà seppellito nella sepoltura avanti la detta Cappella colla lapide di marmo sopra di cui vi sta incisa la seguente iscrizzione: Hic
iacet Illustr. D. Hieronijmus Coscina, et Papalia ex Baronibus Careri, & Natili/ han Aram erecta ab Atavis
eius, ex parte matris Judith Migliorino ob Amorem/ erga benevolum virum concinnari iussit, et lapidem hun
de novo malleare curavit./ A.O.R.
Per qual Cappella si stà trattando con detta Signora Vedova di appropriarsila per detta famiglia Coscinà, e dotarla come ella desidera, e si spera effettuirsi.
La quarta è la cappella del Carmine semplicissima senza lavoro di pietra od altro, col suo quadro dentro il muro di pittura in tela con cornice d’intaglio dorata; In detto quadro oltre all’immaggine di essa S. Maria del Carmine tenuta da due Angioli, vi sono ancora le immaggini di S. Gaetano, e S. Andrea di Avellino, a’ di lei lati dipinte; avanti la quale, vi stà una lampada accesa,
col suo lampiero di bronzo piano [...] la quale è mantenuta da essi Padri continuamente accesa à devozione
dell’Ecc.mo Sig. Duca [...] di Telese, quale al ritorno fece anni sono dalla Sicilia per Napoli e capitato in que-
Appendice
Vi habitano di fameglia sacerdoti numero 6 (...).
93
Appendice
94
sto Convento, lasciò la limosina d’accendersi in perpetuum essa lampada, e giunto in Napoli mandò il quadro predetto, così ci han riferito essi Padri e detta Cappella è del Convento.
La quinta, ed ultima del lato predetto, è la Cappella dell’Immacolata Concezzione colla statua di legno intera,
e tutta dorata, dentro la nicchia, tenuta da due Angioli scolpiti di legno e à rilievo anche dorati, col suo portiere di seta; l’architettura di essa Cappella è di pietra
siracusana; sul frontespizio della quale leggesi la seguente iscrizzione: Laureate bis senis sideribus Astrorum Triumphatrici dicatum, minorum Conventualium
Eri. Anno 1611. Qual Cappella è del Convento; avanti di cui vi è una lampada accesa, entro il suo lampiero di stagno inconcavo.
Fra la terza, e quarta Cappella vi è un Bancone di legno, con due gradini pure di legno per sedere nelle publiche funzioni il Regimento di questa Città; nella spalliera di esso Bancone vi sono scolpite le seguenti tre lettere F. P. A., che significano fra Pietro Attisano, quale
fu sacerdote di detto Convento figlio, Religioso di rara
esemplarità, e perfezzione.
Appresso la sudetta ultima Cappella vi è un Confessionale di legno semplice; Verso la fine di detto lato destro
vi è un stipo di legno alto palmi undici attaccato col muro dentro del quale conservasi una bellissima statua del
Glorioso Santo Antonio di Padova al naturale, di palmi sette, posta sopra una base di legno intagliata à fiorami smaltata tutta con mistura di oro, quale fu fatta a
spese di alcuni divoti del santo di questa Città, che portasi processionalmente nel giorno della sua festività.
Nel fondo di essa Chiesa seu sotto l’organo vi sta situato
un tabburro di tavole, che si apre da tutti i lati secondo
le occorrenze, e detto tabburro serve per mantenersi la
venerazione dell’Altare maggiore.
Tutti i sudetti Altari gia descritti (toltone tre, e questi
sono quello della Trasfigurazione, della Madonna della
Itria e la Madonna della Catena, quali sono ignudi, e
sprovisti di tutto il bisognevole da potersi celebrare, però si accommoderanno da cui si deve) sono adornati con
tovaglie, Candilieri, carte di gloria, pietre sagre fabricate e di ogn’altra cosa bisognevole à detti Altari per potersi celebrare (...).
(...) in cornu epistolae praefatae Ecclesiae (...) vi sono
sei cappelle, prima però di esse vi è un arco con colonne fisse al muro inguisa di Cappella, che stà immediate sotto quella di S.to Antonio, ed è senza quadro e senza Altare.
Delle sudette sei cappelle, la prima è sotto il titolo della Trasfigurazion del Signore il di cui quadro è di marmo fino colle figure di detta Trasfigurazione à basso rilievo scolpite, alli due finimenti del quadro vi sono incise le Armi del Padrono, e nel frontespizio leggesi la
seguente iscrizzione: Salvatoris Jesu Christi Transfigurationi dicavit, et sibi, et suis à fundamentis opera divina erexit Jacobellus Francus, Antonij filius, Dei, et
Apostolicæ sedis gratia Miles, ac Comes Palatinus, ac
Canonicus Militensis, Anno 1555. (...) La seconda è la
Cappella della Madonna dell’itria, l’architettura di cui
è ad arco con colonne di pietra di Siracusa semiquadrato
nel muro à i piedistalli vi sono scolpite le Armi del
Padrono. Il quadro è di pittura in tela vecchio colla immaggine di essa Santa Maria dell’Itria, a man destra
l’immaggine di S. Girolamo, alla sinistra quella di S.
Francesco di Paola, e nella fine di esso quadro vi è scritto il nome del Pittore Paulus Villari Messinensis pingit 1595, nel di cui frontespizio leggonsi le seguenti parole: Ad honorem Nativitatis Mariae Virginis fieri fecit
N.lis Matheus Rubeus 1670. Qual cappella è ricaduta
al convento.
Appresso segue la sopra descritta porta piccola per dove si va al Chiostro del Convento, dopra la quale vi è il
Rostro, seu Pergamo di legno lavorato bellissimamente
d’intaglio, nel mezzo di cui vi sono le Armi del Padriarca
Santo Francesco, a destra quelle dell’Ecc.mo Sig.r Principe di Cariati Pr.e di questa Città, ed à sinistra le Armi della Città predetta, col suo sopra Cielo della medesima fattura, con quattro Angioletti di legno con istrumenti musicali in mano, ed è tutto dorato.
La terza è la Cappella del SS.mo Crocifisso pittato in
tela con S. Maria Maddalena e S. Giovanni, adornata
con tutta la suppellettile dovuta; nel di cui frontespizio
leggesi: Non corruptibilibus auro, vel argento redempti estis, sed pretioso sanguine quasi Agni Immaculati
Christi p.r Petri. Anno Domini 1603, col suo velo di tela nel ferro, nel qual velo vi sta dipinta la immaggine
di Christo in atto di portar la Croce al Calvario; a’ lati
dell’architettura entro due nicchie vi sono due statuette intere di legno degli SS. Apostoli Pietro, e Paolo. Qual
cappella è del convento.
La quarta è la cappella della Porziuncola, seu S. Maria
degli Angioli qual è della nobile famiglia Rossi di questa Città (...). Il quadro è di pittura in tela senza cornice,
dentro al muro. L’architettura di essa cappella è bellissima per essere da’ piedistalli per tutto il suo finimento con sue due colonne, capitelli, ed altro di pietra di Siracusa; a’ piedistalli sudetti vi son le armi del Padrono;
nel frontespizio di essa cappella verso la parte superiore leggesi la seguente iscrizzione: Joseph, et Dominicus
Doctor uterque, Laurentius, Carolusque soboles quaterna Doctores eximij Marci Antonij Rosso sacellum hoc
aere suo stelliferi Coeli Regi, Reginaeque Matri
consacrarunt, Anno 1604. L’Altare è tutto adornato con
sue suppellettili avanti del quale vi sta la sepoltura di
detta famiglia sopra lapide.
La quinta è la Cappella della Madonna della Catena
ricaduta al Convento; Il quadro è di pittura in tavola
coll’immagine di detta Madonna, e di tre altri santi,
nella parte inferiore, in mezzo S. Nicola da Tolentino,
à destra il Padriarca S. Francesco di Assisi, ed à sinistra S. Francesco da Paola, nella fine del quadro l’armi dell’antico Padrono col motto: Justus formidine caret; Appresso il nome del Pittore e del millesimo: Paulus Villari Anno Domini 1599. L’architettura di detta cappella è simile alla prima del sudetto lato sinistro.
L’Altare è sfornito di lapide sagra, e povero di ogn’altra suppellettile.
La sesta, ed ultima è la Cappella della Immacolata Concezzione col suo quadro in tela che prima intitolavasi S.
Margherita come dissero essi PP., ed oggi è della nobile famiglia de’ Franchi di questa città (...). L’architettura di essa cappella è tutta di pietre di Siracusa lavorata da’ piedistalli per tutto il suo finimento con sue colonne, capitelli, architrave, ed ogn’altro, a’ piedistalli predetti vi sono incise le Armi del Padrono, e nel frontespizio leggesi la seguente epigrafe su la pietra incisa: D.
O. M. Sacellum hoc Immaculatae Virginis Mariae Conceptioni, Franciscus, et Caesar de Franco eorum devotione dicarunt, Die decima novembris 1585.
Fra le sudette quinta, e sesta cappella vi è un confessionale di tavole à tre stanze fisso al muro: sopra la
porta grande della chiesa dalla parte di dentro vi è un
soprapopolo di legno con sue gelosie, per cui si affaccia entro detta Chiesa, qual sopra popolo appoggia da
lungo à lungo ad ambidue i lati di essa chiesa, ed in
mezzo à detto soprapopulo collocato vi sta un organo
ad otto registri.
Il pavimento di essa Chiesa è ad astraco vecchio, e rotto con sepolture (...) parte delle quali sono de’ Padroni
delle cappelle sudette, col loro Jus, e le altre son comu-
tro poi fu questa sudetta chiesa ingrandita a dismisura,
che oggi vedasi, ed apparisce. Nell’anno poi 1527, à 28
luglio fù la sopradetta chiesa consegrata da Monsig.r
Cesare Vescovo Peruggino, siccome in un libro maggistrale di esso convento formato nell’Anno 1595 - fol.
486 - chiaramente leggesi (...).
(...) devenimus ad ianuam magnam, vulgo detta Porta
di battere qual è un portone grande nella dirittura dell’istessa facciata, seu prospettiva della chiesa, à man destra dell’entrare, avante di cui vi è un piano grande detto comunemente il piano di S. Fran.co, in cui à man destra nell’entrare in detta chiesa, e convento, vi è la chiesa dello Spirito Santo, campanile, e suo ospedale, e la
chiesa diruta di S. Rocco, che oggi non si vede altro che
un muro chiuso laterale, che attacca colla chiesa dello
Spirito Santo, e colla stalla, seu casino di detto convento
il di cui muro attacca col medesimo; ed à man sinistra
nella cantoiera della chiesa vi è un recinto di muro, che
chiude in parte il piano sudetto, restando di fuori la strada maestra publica, che tira dalla porta grande del Borgo. Qual portone, seu porta di battere è c.arcato tutto
di pietre intagliate anco la soglia, la porta è di legno in
due, con suo portello; ha le sue fermature, e catenaccio
di ferro, da questo portone si entra nel chiostro, per un
supporto volto a lamia lungo palmi trentadue, e largo
palmi dodici; nel quale vi sono i suoi sedili di fabrica, e
dalla parte destra nell’entrare vi sono due magazzini da
ripostarvi grano, ed altro, colle lor porte, e catenacci di
ferro. Ed entrati nel chiostro, quale è situato in quadro,
colle volte à lamia, ha cinque archi per ogni braccio; li
di cui pilastri son di mattoni al rustico, per ogni braccio vi sono quattro catene di ferro; ciaschedun braccio è
palmi novantuno di lunghezza, e palmi dieci, e due terzi di larghezza. Nel vacuo del Chiostro, seu nel piano
di esso, vi è un piede di Palma circumdato di muro, con
terrapieno, ed una cisterna grande col suo arco di cantoni intagliati coll’armi del Patriarca S. Francesco ed il
millesimo nell’una, e l’altra parte inciso, che dice: 1695.
Alla fine del primo braccio vi è una porta per dove si va
ne’ magazzini, che stanno in un passetto colla volta à
lamia lungo palmi dieceotto, e largo palmi nove; due à
man destra nell’entrare, il primo è per uso di conservarsi l’olio, in cui vi stanno giarre n.° venti sei capaci
di cafisi mille incirca (...), e nell’altro, per conservare
vino, ed altro; e nell’entrare à nan sinistra vi sono due
altri magazzini, uno, che serve per dispenza della grascia, nel quale anche vi stanno giarre n.° quindici (...),
e l’altro, qual è il refettorio vecchio dove si sogliono tenere i Reggimenti di questa Università per i Consigli
della medesima, qual magazzino è vacuo servendo attualmente a detto convento per tenersi scuola di umanità. qui vi è un altra porta per dove si esce in un largo per uso di giardino, nel quale vi è una pergola di uva
bianca, con alcuni piedi di aranci, e cedri, un piede de’
quali aranci vi è tradizione, che sia stato piantato dal
Padre S. Daniello, e dal Beato Pietro della serafica Religione, qual giardinetto si distende sino alle mura della Chiesa dello Spirito Santo, limito dalla parte dell’oriente l’orto dell’Erede del S.r Stefano Caloiero di questa città, e dalla parte dell’occidente limito la chiesa diruta di S. Rocco, dalla qual parte vi è una casetta fabricata di mattoni crudi, volgarmente detti visale, per
uso di stalla per esso convento; dal quale giardinetto si
entra per una porta con arco di fabrica attaccato alle
mura del convento al giardino grande del medesimo convento; quale porta di tavole è col suo catenaccio.
Ed entrati in detto giardino grande abbiam ritrovato essere il medesimo di capacità di mezzarolate tre incirca
di terra coltivabile alborate con gelsi neri piedi n.° tredici, fichi di più sorte piedi n.° dieci ed altri alberi frut-
Appendice
ne, e del convento. Nel muro laterale del cornu dell’epistola vi son tre finestre vitriate che corrispondono sopra il chiostro del convento, ed in parte del Vangelo due
altre consimili che corrispondono alla strada. Il tetto è
bellissimo lavorato tutto di legno intagliato, e spruzzato ad oro, con dieciotto travi pittati dell’istesso modo.
Nel mezzo vi è un quadro in tela coll’immagine della
Concezzione, S. Francesco di Assisi, e S. Antonio di Padova, sopra l’arco dell’Altare maggiore vi è un Baldacchino di tavole pittato nel di cui Cielo l’immagine di S.
Francesco stimatizzato (...).
(...) Coro à dietro l’altare maggiore che attualmente serve invece di sagristia per essersi la sagristia smantellata come vecchia, ed impeditiva alla nuova fabbrica del
quarto col campanile, che risguarda il Borgo. Il Coro
predetto è palmi ventiquattro in quadro, il pavimento è
mattonato antico in che vi stanno sepolture n.° sette,
cioè quella de’ frati del convento colla sua lapide piana
con alcune torte linee scolpite in mezzo, la detta è di fino marmo bianco senza suo ferro da potersi comodamente levare con sua cornice attorno di pietra dove sta
collocata. Un altra alla parte destra con sua lapide di
pietra semplice, e senza lavoro col suo cerchio di ferro
in mezzo, della famiglia de’ Signori Lamari dove stava
anche la cappella di detta famiglia sotto il titolo di Santa Margherita (...). Un altra nello stesso lato colla lapide di marmo fino con due perni di ferro affissi per potersi alzare posta sopra la sua cornice dell’istesso marmo in quadro: in mezzo à detta lapide vi sta scolpito un
lione stemma di cui era detta sepoltura d’attorno alla
medesima leggonsi incise le seguenti parole: Gabriel Saccusq. minores hic benedicti omnes surgite adeste Patris
N. expectat. Due altre per linia retta dietro l’altare maggiore di pietra semplice. Una in mezzo alla portella per
dove si entra à detto Coro di pietra semplice dove leggonsi le seguenti parole: De Manduci 1572. Ed una sotto alle sedie di esso coro à man sinistra di pietra semplice la lapide. A’ due lati di esso coro vi stanno le sedie colle loro spalliere di tavole vecchie per quando celebransi i divini ofizi. Sulla porta per dove entravasi alla sagristia vecchia, vi sta un campanello appeso con
suo legno fisso nel muro per sonarsi nel uscir la messa.
In mezzo à detto coro vi sta collocato il leggìo posto sopra una base quadra di tavole dove conservansi i libri
necessarij all’uso del canto. A costo al muro che risguarda l’altare maggiore vi sta uno stipo seu bancone
con suoi tiratori dove ripongonsi le suppellettili di essa
chiesa, e vestimenti sacerdotali. Dietro una delle porte
piccole di esso coro à man destra vi sta collocato uno
stipo grande, e semplice, con sua firmatura dove anche
conservansi alcune suppellettili calici etc. (...)
Il tetto di esso coro è a volta di lamia leale con una crociera di colonne, che tirano fino al pavimento.
La già sopra descritta, e bene squadrata chiesa non è stata altrimente dal suo principio, e fondazione così spaziosa come si è qui sopra già riferito, poiche la di lei origine è provenuta da una picciola cappelluccia sotto titolo S. Maria del Popolo sita, e posta vicino la porta
grande di questa città, oggi detta porta del borgo, qual
picciola cappelluccia (per quel che per antica tradizione
e ne’ libri antichi manuscritti di esso convento, e da noi
letti, abbiam osservato) fu nell’anno 1226 dal Regimento
di questa predetta città con anche il beneplacito dell’ordinario del luogo di quel tempo concessa al Padre Daniello di Belvedere allora ministro Provinciale di ambedue le Provincie di Calabria citra, ed ultra oggi santo,
ed al Padre Pietro anche di Belvedere compagno di esso
santo, il di cui corpo oggi sta riposto entro la chiesa de’
PP. di detto ordine nella città di Castrovillare in una
bellissima cappella a lui dedicata (...). Dal quale P. Pie-
95
Appendice
96
tiferi. Dalla parte del mezzogiorno limita col giardino
del mag.co Domenico Calogero siepe mediante, nella qual
siepe vi sta un piede grande di gelso nero, che è del convento (...). Da detto giardino si esce nella strada pubblica per una porta murata con suo arco di fabrica, in
quella stessa parte, che riguarda il mezzogiorno. Nel capo del giardino vi è un trappeto grande per far olio, fabricato di mattoni crudi, seu visale, con suoi pedamenti di pietra, e calce (...).
Ritornati per il medesimo giardino nel chiostro sudetto
abbiamo entrato per la porta della clausura nella cucina, situata à man sinistra (...).
Di la abbiamo andato al refettorio, ivi contiguo, ch’è volto à lamia (...).
Donde si entra nel cellajo del vino (...). Saliti per la scala di pietra qual è in tre pezzi con volte à lamia finta
(...) si entra (...) nel primo dormitorio (...) il di cui corridore dal finestrone, che risguarda il mezzogiorno all’altro finestrone, che risguarda la tramontana, è lungo
palmi 170, e largo palmi 14, colla suffitta nuova di tavole semplice, vi sono cinque camere seu stanze esposte
all’oriente (...).
Nel secondo dormitorio, seu braccio esposto alla tramontana, che risguarda il Borgo vi è solmente una camera nuova isolata, con due finestre, l’una verso l’oriente con vitriata, e l’altra verso tramontana senza vitriata (...).
Il resto del sudetto braccio (toltone i finestroni delle due
gallerie verso l’oriente, e tramontana, che abbracciano
detta camera) è imperfetto, stando presentemente in fabrica sendovi però buona parte di essa fabrica inalzata,
che la muraglia maestra tira sino alla torre della porta
della città all’affacciata del borgo, dove sta principiato
ancora il campanile con pietre di Siracusa.
(...) devenimus al terzo dormitorio, seu braccio, che è a
man sinistra nel salire della scala è il dormitorio vecchio senza soffitta, ma solamente con un pezzo rotto à
lamia finta; ed è dal finestrone esposto all’oriente per insino al muro della chiesa per linea retta, lungo palmi
133, e largo palmi 15 quarti 3. In questo dormitorio vi
sono sei camere, seu stanze esposte al mezzogiorno (...).
Da questa sesta camera siegue l’altro corredore attaccato al muro laterale della Chiesa, senza camere, ma solo colla copertura di tegole, che tira per linea retta dal
finestrone avanti il coro sopra la porta di battere sino al
muro dove attualmente vi stan le campane; il finestrone sudetto è con sua grada di ferro, con una gelosia di
legno. Questo corridore è lungo palmi 128 largo palmi
12 e mezzo, nel mezzo vi è una picciola porta per cui si
entra nel pulpito della chiesa. Le campane sudette sono
tre l’una grande nello di cui giro vi stanno incise seu
gettate le seguenti parole: Baccalaureus Paulus Ciatti
de Maiarato Guardianus. opus Laurentij, et Salvatoris
Borgia Com. Melicuccae Prior.s 1717, ed anche due statuette di S. Francesco, e S. Antonio parimente di getto.
Un altra campana mezzana di accordo nel di cui giro vi
stanno similmente gettate le seguenti parole: (...) fuit
refacta M. Mattheu. Sance fecit A.D. MDCXXXII. Lucas Egaturne eius uxor Catarina fecerunt fieri A.D.
MDXXXXVIII. Jesus M. +, ed un altra campanella qual
serve per sonarsi il segno de’ divini officij. Dal sudetto
corridore si gira per gli altri tre bracci di corridori esteriori sopra il chiostro senza camere, ma coverti solamente
di tegole, che sono di lunghezza tutti, e tre palmi 270;
e di larghezza palmi dodici, e mezzo.
Questo convento fu nella sua origine edificato dal P. Daniello allora Ministro Provinciale delle due Provincie di
Calabria citra, & ultra, e dal P. Pietro suo compagno
ambidue della città di Belvedere nell’anno 1226, alli quali fu concessa dal Regimento di questa città col consen-
zo dell’Ordinario di quel tempo, una cappelluccia sotto
il titolo di S. Maria del Popolo vicino la porta della medesima città, oggi detta porta del Borgo di S. Francesco,
avendogli ancora esso Regimento assegnato, e conceduto luogo capace di potersi fabricare detto convento qual
luogo era circondato da tre torri, che custodiano la detta città, due delle quali si mantennero in piedi lungo
tempo. Ma perche il convento minacciava rovina per essere stato incendiato tre volte da’ francesi, come se n’à
la tradizione, e la notizia delle cose sopra dette da un libro maggistrale di questo Venerabile Convento formato
nell’anno 1688 che si conserva in Convento. Quindi li
PP. di esso convento risolsero diroccare le antiche fabriche, e far nuova pianta nell’istesso luogo col disegno,
che al presente si vede sopra descritto, restando solamente l’antica chiesa sudetta, nell’istessa forma, e modello, che fu dal sopramentovato P.re Pietro edificata (...).
6) ASDM, Acta Pastoralis Visitationis, vol. IX, 1735,
fol. 407v
Visitavit Altare Sanctorum Filareti et Eliae Protectorum
huius Civitatis, quod est annexum Ecclesiae, in ipso adsunt sacra reliquia dictorum Sanctorum thoecis argenteis inclusa, asservata in capsa lignea vestita intus ab
omni parte bissus, suum habet ostium foris ferratum et
ornatum aliqua pictura munitum duabus clavibus, pluries in anno exponuntur et circumferunt per civitatem
pro necessaribus occurrentibus, et maxime ad pluviam
et aeris serenitatem obtinendas, in dicto altari inest onus
celebrandi quotidie per reverendos canonicos secundae
fundationis pro anima quondam Philiberti de’ Lauro
fundatoris (...).
7) de Sarno Andrea, Ragioni per la Città di Seminara nella causa che verte tra essa, ed il Sacro Monte dell
Pietà della città medesima, Napoli 1756, pp. 34-35
Marcantonio di Leone Patrizio di Seminara nella sua
grande età fecesi Religioso dell’Ordine di S. Francesco;
e facendo il noviziato nel Monistero sito nella Città di
Caserta, acciocché non potesse nascere dopo sua morte
alcun litigio per la porzione de’ suoi beni, fece la sua
ultima testamentaria disposizione addì 20 Marzo 1584,
istituendo sua erede universale in tutti i beni ad esso
lui spettanti la Università di Seminara, colla espressa
legge, che tutto il suo asse ereditario, ridotto in danaro avesse dovuto essere il Patrimonio di un Sacro Monte sotto il nome della Pietà, da ergersi nella Città di Seminara; e tal sua volontà avesse dovuta da eseguirsi fra
lo spazio di anni quattro coll’espresso consenso del Dottor D. Niccolò di reggio suo parente, e Cittadino Seminarese (...). Fu concesso il privilegio per la erezione
del Sacro Monte della Pietà della Città di Seminara,
giusta la relazione formatane dal Cappellan Maggiore
(...); ed indi nel l588 fu eretto il Monte della Pietà nella Città di Seminara (...).
Negli anni 1598 portossi nella Città di Seminara il Consigliere D. Diego di Vera con ordine del Regio Collateral Consiglio, acciocchè avesse stabilito il modo, con cui
avessero avuto ad eleggere gli Amministratori universali di Seminara; com’anche per fare altri stabilimenti
toccante il buon governo dell’Università. E per l’elezione
degli Amministratori universali stabilì, che nel dì quindici di Agosto di ciascheduno anno, precedentino le solite solennità, si convocasse pubblico Parlamento nella
Chiesa di S. Francesco, com’era il solito, nel qual pubblico Parlamento vi avessero ad intervenire tutt’i Cittadini di Seminara, i nomi de’ quali posti in differenti
bussole, giusta li loro stati, se ne prendessero tredici dalla bussola de’ Patrizj, dalla bussola de’ Civili sette, dal-
8) ASDM, Parrocchie, II, n 5, 1769-1770 (Tripodi in
Atlante 2002)
Bilancio d’introito, ed esito delle rendite della venerabile Cappella del SS.mo Sacramento di questa Città di
Seminara (...) dal primo settembre 1769 à tutto agosto 1770 (...)
Per rata di pagamento al Notaio di Napoli per lo contratto dell’altare di marmo per mano di D. Michele
Richichi __ 002.10
A D. Giuseppe Troccoli di Napoli mastro marmoraro per
la fattura marmi, ed ogn’altro posto alla marina delle
pietre nere à tutte sue spese come dal contratto __ 0700
(...) Rigalati a detto D. Giuseppe Troccoli, e suo discipulo Domenico Mazza per mano di detto Sig.r Richichi
__ 0018
9) ASDM, Acta Pastoralis Visitationis, vol. XII, 1775,
foll. 579-620
Seminara 24 settembre 1775
Chiesa Collegiale sotto il titolo della Concezione con cura di anime, la quale risiede presso l’Arcidiacono Prima
Dignità ch’è al presente D. Pasquale d’Alessandro provvisto con bolle apostoliche.
La Chiesa suddetta è a lamia: l’altare maggiore di marmo sotto il titolo della Concezione. Dietro del medesimo ci è il coro, ed a lato dello stesso in cornu Evangelii
vi è la sagristia. (...)
In cornu Epistolae ci è la Cappella del Santissimo anche di marmo col tabernacolo di marmo. (...)
Chiesa delle RR. monache di S. Mercurio
L’altare maggiore della medesima sotto il titolo di S.
Mercurio col tabernacolo è di marmo (...)
In cornu Evangelii ci è l’altare dell’Immacolata Concezione il quale è di stucco (...)
L’altare di S. Francesco d’Assisi è pure di stucco (...)
In cornu Epistolae vi è l’altare della Purificazione (...)
Monastero dell’Annunziata
L’altare maggiore sotto il titolo della SS.ma Annunziata col tabernacolo di legno; e cappella ancora di legno
(...)
In cornu Evangelii vi stà l’altare di S. Antonio di stucco (...)
In cornu Epistolae vi stà l’altare del SS.mo Crocefisso
di stucco (...)
Chiesa di S. Maria delli Poveri
L’altare maggiore sotto lo titolo di S. Maria delli Poveri è di marmo col suo tabernacolo di marmo (...)
In cornu Eva,gelii vi sono quattro altari tutti di legno
indorati la prima sotto il titolo di S. Filippo Neri (...)
In cornu Epostolae vi sono parimente altri quattro al-
tari di legno indorati (...).
10) ASRC, Inv. 27, Consiglio Generale degli Ospizi, b. 471, f. 4, Seminara, Stabilimento dell’Ospedale
Civile. Spese per rimetterlo, 1817
Seminara 5 luglio 1817/ Commissione amministrativa
di Pubblica Beneficenza/ Seminara
Signore/ Nell’essersi da noi praticata la diligenza per
trovare a pigioni un locale dove possa stabilirsi il novo
ospedale, che si è ella degnata ultimamente determinare di doversi ravvivare in questa Comune, non si han
potuto trovare se non che delle case, che per essere nel
mezzo, e vicino all’abitato, incontrarono delle difficoltà, e delle opposizioni per parte di quei cittadini, che son
domiciliati in quei contorni. Si è perciò fatto d’alcuni
un progetto che sembrarebbe a noi il più plausibile, ed
il migliore di ogni altro, e su di cui non manca, se non
che la sua approvazione, che venghiamo ora ad implorare colla presente.
Esiste in questa Comune l’antico ospedale civile situato in luogo di buon’aere, e fuori dell’ambito dell’abitato, che potrebbe facilmente colla spesa di circa cento novanta docati riattarsi per l’uso, che bisogna. (...) Facendosi la stessa si andrebbe a mettere in salvo un’antica fabbrica del valore di molte migliaia di docati, che
lasciandosi così in abbandono andrebbe col tempo a perdersi interamente. Si avrebbe per l’ospedale un luogo
comodo, e fisso, e non sogetto alle variazioni, a cui son
sottoposte le case, che si prendono a pigioni.
Non s’incontrarebbero quelle difficoltà, che vengono poste per tutte l’altre case, che si avrebbero voluto pigliare per tal’uso in affitto (...).
P. Nesci Sindaco/ C. Franco
Provincia di Calabria Ultra/ Distretto di Palmi
Processo verbale
Della istallazione dell’Ospedale Civile nel Comune di
Seminara sotto il titolo dello Spirito Santo
L’anno mille ottocento diceotto il di primo del mese di
Giugno.
Il Sotto Intendente del Distretto, assistito dalla Commissione di pubblica Beneficenza di questo Comune à
proceduto alla inaugurazione dell’Ospedale Civile riaperto per ordine del Sig.r Intendente della Provincia;
avendo destinato all’oggetto il Sig.r D. Francesco Elia
per Procuratore del medesimo. I Sig.ri Dottori Fisici D.
Basilio Carnovale, e D. Agostino Morabito, per medici
ordinari. Il Rev.do Sacerdote D. Giuseppe D. Giuseppe
Elia Cappellano, ed il Sig.r Domenico Ottavà per ospidalere (...).
Cesare Franco membro della Commissione Amministrativa di Pubblica Beneficenza
Pietro Nesci Sindaco Presidente (...).
Appendice
le bussole de’ Mastri, e Massari sei, che uniti alli due
Sindaci, formassero il numero di venti otto vocali, o siano decurioni. Il Sindaco de’ Patrizj propone, i Sindaci,
ed Eletti, che devono governare nel susseguente anno,
li quali ballottati dagli anzidetti vocali con voti secreti,
con due palle l’una negra, e l’altra bianca, fanno rimanere inclusi quelli, che an maggioranza di voti. Crediam
noi, che in fino al 1655 si fosse sempre fatta l’anzidetta elezione il dì quindici di Agosto; ma dalli libri, in cui
notansi i reggimenti dell’Università di Seminara, leggesi, che l’elezione si fosse trasferita dal dì quindici del
mese di Agosto al primo del mese di Maggio, su ’l motivo, che il dì quindici di Agosto nella Città di Seminara sollennizasi una delle maggiori festività; E nel medesimo giorno si tiene una gran Fiera, concorrendovi da
molte bande gran moltitudine di gente, e la Fiera tenendosi avanti la Chiesa di S. Francesco, luogo, in cui
era solito, che si facesse l’elezione de’ Sindaci (...).
11) ASRC, Inv. 27, Consiglio Generale degli Ospizi, b. 471, f. 5, 1817-1818, fol. 20v
Riflessioni sul conto morale
Si preintende che vogliasi imputare a carico della Commissione la spesa dell’importo della compra di una parte dell’orto del canonico Zirilli per formarsi la strada,
onde darsi l’ingresso alla casa dove adesso si è formato
l’Ospedale (...).
12) ASRC, Inv. 10, b. 151, f. 4, 1819
L’anno 1819 il di otto del mese di Giugno in Seminara.
Convocatosi Decurionato nel luogo solito delle sue sedute, e dal Sig.e Sindaco Presidente si è fatta la seguente
proposizione: Signori, Vi partecipo, che il Sig.e Sotto In-
97
Appendice
tendente del Distretto mi ha comunicato una lettera del
Signor Intendente della Provincia, che contiene un ricorso avanzato da varj cittadini di questo nostro Comune, col quale reclamano la riattazione della Fontana
publica, e progettano il metodo della esecuzione (...).
Si è unanimemente deliberato, e conchiuso che a questa
Comune sia utile, utilissima l’acqua, che s’intende nella medesima trasportare, e che perciò sia amisibile a’ cittadini il progetto, che si è adottato dai cittadini ricorrenti, anche perché nel trasporto della detta acqua, la
Comune (...) anderebbe a vantaggiare coll’acquisto di
quattro canali di acqua perenne nella principale Piazza
della stessa detta il mercato.
Ma siccome della moltitudine dei ricorrenti soli dieci individui si offrirono pronti prontissimi di trasportare a
loro proprie spese l’acqua dalla generalità reclamata, e
desiderata, questi sono per appunto li Signori D. Cesare Franco, D. Gaetano Anile, D. Paolo Marzano, D. Basilio Nesci, D. Gregorio Sanchez, D. Francesco Mezzatesta, D. Ettore Marzano, D. Saverio Candido, D. Luigi Collura, D. Cesare Marzano, dei quali li Signori Anile, Franco, Sanchez, Mezzatesta, e Collura sono in atto Decurioni di questo Comune; i quali conoscendo il
vantaggio, che ritrae la Comune loro principale col trasporto dell’acqua sudetta, e perché mancarono i soggetti, che fussero concorsi alla spesa che si richiede per lo
detto trasporto, non ostante che siano Decurioni, pure
prestarono, e prestano il loro nome, e contribuiscono la
loro quota per lo vantaggio di questa Comune; a patto
però che la Comune debba avere perenni nella Piazza
principale del Mercato non già quattro penne di acqua,
ma bensì quattro canali di mezza oncia per ciascheduno canale, e che lo spandito di quest’acqua detta Fontana del mercato debba rimanere a beneficio della Comune sudetta, la quale debbasi in ogni anno incaricare della manutenzione del canale, che da Barritteri trasporta
tutta l’acqua in questo Comune (...).
Al Sig.re Intendente della Provincia della Prima Calabria Ulteriore
A 12 Luglio 1819 (...)
IL Can.co Michelangelo della Città di Seminara con supplica l’espone, come taluni cittadini della Città sudetta
per di loro vantaggio particolare hanno avanzato presso di questa Intendenza supplica colla quale esposero,
che sendasi molti anni dietro rotto l’aquidotto, che conduceva l’acqua nell’antica Città di Seminara sudetta,
per effetto del Tremuoto del 1783, così l’acqua sudetta
fu dispersa, che i cittadini furono obligati servirsi di quest’elemento d’alcune fontane contigue alle mura della
detta Città, da’ quali scaturiva, e tutta via scaturisce; e
volendo ripristinare le antiche acque nel diloro corso antico, domandarono in questa Intendenza, che loro fosse
permesso a spese proprie di rimettere le acque sudette
nell’antico aquidotto cennato per inaffiare i diloro giardini (...).
13) ASRC, Inv. 27, b. 533, f. 24, 1833
Il Decurionato di questo Comune di Seminara sulla richiesta del Signor Don Saverio Candido nella qualità di
Priore della Confraternità di San Marco della Comune
cennata, attesta, e certifica esser cosa publica, e notoria
in detto Comune di Seminara_ Primo. Che l’espressata
Confraternità di San Marco possedeva i seguenti arredi sacri, delli quali secondo il bisogno faceva uso nelle
sacre funzioni, e talvolta li prestava per le funzioni ancora della Chiesa Madre_ Primo. Cinque apparati intieri, vale a dire consistenti ogniuno di un Piviale, una
Pianeta, e due Tonicelle, delle quali uno di color vario
fiorito in argento, e seta regalato pria del Flagello del
Tremuoto del 1783 dalla Principessa di Cariati alla cen-
98
nata Confraternità, e di cui ne era sorella; E tre, uno
fiorato col campo color di perla che pria appartenevasi
alla soppressa cappella di Sant’Anna; un altro fiorato
col campo violace; un altro color negro; i quali due appartenevansi al soppresso convento dei Padri Domenicani; ed un altro di colore cenericio con frasche d’argento di proprietà di essa Confraternità_ Secondo. Che
nella soppressione dei conventi, e delle cappelle sacre, e
sequesto degli arredi sacri per ordine del Governo, li rappresentanti della così detta Cassa Sacra, consegnarono
a richiesta dell’Arcidiacono di quel tempo Signor Don
Pasquale Alessandro alla Confraternità di San Marco
gli anzidetti tre parati, cioè quello della cappella di Sant’Anna, e li due del Convento dei Padri Domenicani per
farne uso nelle sacre funzioni_ Terzo. Possedeva ancora tre così dette camici, cioè uno di tela Battista guarnita di punto di Alenson, e l’altri due di tela finissima,
che l’espressata Signora Principessa aveva regalato alla Confraternità di San Marco pria dell’espressato Tremuoto_ Quarto. Possedeva una croce di legno con incentro della stessa una reliquia di legno della Santa Croce, di cui faceva uso nelle sacre funzioni, e che anche le
aveva regalato la ridetta Signora Principessa.
Più un così detto morale di seta color bianco con in mezzo una croce di Sdizzillo d’Oro; un baldacchino di seta
fiorito con il campo celeste, li quali due oggetti appartenevansi al detto soppresso Convento dei Padri Domenicani; Più un missale guarnito di velluto di Genua
color Clemis con ciappe di argento che apparteneansi al
soppresso convento dei Padri Paolotti della cennata Comune di Seminara. Gli anzidetti morale, Baldacchino,
e missale furono date alla confraternità di San Marco
per farne uso nelle sacre funzioni dai ridetti rappresentanti della Cassa Sacra, e diversi Pianete ancora, e Tonicelle di diversi colori che essa confraternità se ne serviva alla giornata_ Quinto. Possedeva una sfera di argento comprata dalla confraternità di San Marco verso
l’anno 1818 dall’argentiere Don Pietro Pentimalli di
Sant’Eufemia, avendo pagato il Danaro Mastro Domenico Masseo vivente, che allora faceva le funzioni di Collettore, o sia Cassiere della Confraternità cennata. Più
una navitta, ed un Incenziere d’argento che mentre faceasi lo scavo nella diruta Chiesa di San Marco per riedificarsi vennero rinvenuti da mastro Domenico Tarantino vivente, e consegnati alla confraternità, la quale li à fatto riattare dal ridetto argentiere Signor
Pentimalli_ Sesto. Possedeva ancora due stendardi di seta, uno color nero, e l’altro color bianco, di cui ne faceva uso nelle sacre funzioni_ Settimo. Siccome i sudetti
oggetti di molto valore non possonsi tenere in chiesa per
non essere involati, così la confraternita fra gli altri impiegati aveva un sagrestano maggiore il quale custodiva, e conservava religiosamente gli arredi sacri per consegnarli alla confraternità in ogni tempo che li
domandava. Un tal sagristano erasi il vivente canonico
Don Michel’Angelo Anile, il quale conservava gli
anzidetti arredi sacri. Poi in tempo che erasi Priore della confraternità il vivente Don Emmanuele Barba, sono stati tolti dal Canonico Anile, e consegnati al di lui
fratello Don Gaetano Anile. Essendo morto lo stesso,
passarono a’ di lui figli, ed eredi Signori Don Antonio,
e Don Basilio, che in atto li posseggono_. In onore del
vero in vantaggio di chi spetta si è formata la presente
sotto scritta dagli attuali componenti il Decurionato, e
munita del suggello comunale_ Fatta in Seminara nel
giorno quattordeci settembre mille ottocentotrentatre.
14) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1811, Lavori opere pubbliche, 1835-1838
Perizia che si redige da me qui sottoscritto Domenico
15) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1812, Riparazione strada conduce Barritteri, 1838-1839
Copia/ l’anno 1838 il giorno ventitre marzo nella Casa
Comunale in Seminara/ Riunitosi regolarmente il Decurionato (...) Il Signor Sotto Intendente del Distretto
nel suo foglio 14 andante mise tenere una offerta di Carmine Gaglioti di Barritteri relativa alla riattazione della strada che da qui per quel Villaggio conduce ai piani
della Corona (...) di assoluta necessità non solo per lo
trafico degli abitanti del Villaggio in questo Comune,
ma sibbene da qui per transitare in Bagnara, e negli altri luoghi di tale linea (...).
(...) Perizia per ciò che bisogna per rendere accessibile
la pubblica, e più commerciale strada, che dall’abitato
della sudetta Comune di Seminara conduce alla Chiesa
detta di Barritteri sù i piani della Corona non solo, ma
a molte comuni della Provincia (...).
La strada di cui si tratta, devesi per estrema necessità
selciare in molti luoghi, dapoiché per la sua antichità, e
per gli alluvioni, che da tempo in tempo sopravennero,
si è resa inaccessibile, e per conseguenza quasi del tutto interrotto il Commercio (...).
16) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1814, Costruzione traversa che conduce strada consolare, 1841-1842
Progetto, e stato estimativo dei lavori per la costruzzione della strada traversa rotabile che dalla città di Se-
minara andar deve alla Consolare sul punto denominato Barritteri su i piani della Corona, formato da me sottoscritto ingegniere dietro venerata disposizione del S.r
Intendente di questa Provincia (...).
La strada traversa rotabile di sopra enunciata principiar deve dall’angolo del mercato, che dona origine alla
strada interna detta di S. Michele, e termina alla consolare nel luogo chiamato Barritteri sui piani della Corona, percorrendo in parte l’attuale strada, ed in parte
taccando delle proprietà particolari, che per quanto mi
sono ingegniato non arreca positivi danni, né occupazione di tagliare fondi per mezzo, o gran numero di alberi, anzi pochissimi (...).
La medesima traversa portar deve la larghezza di palmi
20, e 2 altri di fossetto, o sia condotto, ad oggetto di corrervi per dentro di esso le acque, che in tempo di pioggia si riuniscono in tutta la linea della strada.
Tal larghezza è molto commoda per una strada secondaria di simil natura, mentre con facilità, e senza ostacolo veruno possono transitarvi i legni a ruota di qualsivoglia struttura, allorché s’incontraranno in qualunque luogo (...).
Nella prescritta larghezza di palmi 20 si divideranno
palmi 12 nel mezzo per formarsi in alcuni luoghi di necessità il selciato, e sopra il corrispondente brecciame, e
nel resto il solo brecciame, e palmi 8 resteranno per passeggiatore, cioè palmi 4 per cadaun lato (...).
S. Eufemia 8 Gennaro 1842/ L’Ingegniere delegato/ Gaetano Oliverio
Appendice
Gangemi maestro murifabro di questo Comune per ordine avuto da questo S.r Sindaco per determinare la spesa necessaria per l’accomodo della Pubblica strada di questa Città, la quale comincia dalla Chiesa della Santa Maria, e scende sino al punto chiamato Madonna della
Montagna. Dessa perizia è come appresso:
Pietra necessaria a sarcire l’insalciata della strada canne otto, che alla ragione di carlini otto per ogni canna
importa __ 06.40
Manifattura di maestri, e giovini per assisterli, alla ragione di carlini due per ogni canna di estensione, che
s’impiega alla strada cennata, la quale offre in varj punti canne trentadue di tratto in totale, che merita l’accommodo, mentre con una canna di pietra si fanno quattro canne d’insalciata in una __ 12.80
Seminara 30 giugno 1835.
Copia/ L’anno mille ottocento trentacinque, il giorno due
del mese di luglio nella Casa comunale in Seminara/ Riunitosi regolarmente il Decurionato (...), il S.r Sindaco
Presidente ha proposto quanto siegue: Signori Decurioni/ è notorio a tutto il pubblico che l’acqua di questa nostra fontana contrada Santa Maria scorre in pochissima quantità, e quasi non basta pei bisogni della
popolazione, per essersi deteriorato col tempo il cammino, o sia l’aquidotto donde tal liquido
vi scorre. è anche conosciuto che la lapide antica apposta sulla sepoltura scoverta della diruta chiesa del Rosario sia rotta in diversi pezzi, per cui detto sepolcro ingombro sempre da freschi cadaveri de’ poveri che ivi si
ripongono, rimase per qualche giorno aperto. Quale grave inconveniente è pregiudizio alla pubblica salute, ne
siegue da ciò, le SS. LL. il comprendono, anche perché
detto sepolcro è nell’abitato. Io non ho mancato di riparare provisoriamente, ed alla meglio siffatto disordine.
Finalmente non ignoravo che la pubblica strada di questa città la quale dal punto detto Santa Maria giugne
al luogo detto Madonna della Montagna, sia quasi tutta senza insalciata in varj punti (...). Questi tre oggetti (...) mi han determinato disporre a questo Domenico
Gangemi, maestro murifabro di formare tre corrispondenti perizie (...).
17) ASRC, Inv. 37, b. 59, f. 1815, Riparazione fontana, 1842-1843
Perizia/ che si redige da me qui sotto scritto maestro fabricatore, dietro ordine ricevuto dal Signor Sindaco di
questo Comune di Seminara, per lo accomodo, e riattazione della fontana di questo sudetto Comune denominata Rosia, del tenor seguente
Per numero sei canne di tubi aperti, volgarmente detti
imbrice alla ragione di carlini tre la canna posti sul luogo
importano __ 01:80
Per numero rotolo uno di cottone a grana quaranta il
rotolo __ 00:40
Olio bisognevole per formare la colla; e pel lume necessario a poter travagliare nell’aquiedotto cafiso uno, à docati due il cafiso importa __ 02:00
Per formare un pezzetto di fabrica della lunghezza di
pal. 16, altezza pal. 12, e grossezza pal. 3 si richiede la
seguente spesa:
Calce salme sei alla ragione di grana sessanta la salma
posta sul luogo importa __03:60
Pietra canne cinque incluse in queste le piccole pietre,
e pezzi di mattoni a carlini dodeci la canna importano
__ 06:00
Arena bisognevole per detto muro __00:60
Per numero dieci giornate di maestro fabricatore a grana quaranta per ognuna importa __ 04:00
Per n.o cinque giornate di manuale a granaventi l’una
importa __ 01:00
Più per pulire il cammino, ed il cosiddetto Buttisco si
richiede la spesa di __ 01:80
Per numero due, e mezza giornate di maestro per incollare l’imbrice, e per murare i buchi del ricettacolo ossia del detto buttisco onde far salire l’acqua sopra a grana 40 per ognuna giornata importa 01:00
Totale docati __ 22:00
Seminara li 9 Settembre 1842/ Dominico Gangemi (...)
Copia/ L’anno mille ottocento quarantadue il giorno
quindeci Settembre in Seminara/ Riunitosi regolarmente
il Decurionato nella casa Comunale (...) si è dal Signor
99
Appendice
Sindaco fatta la seguente proposta/ Signori Decurioni/
Conoscono pur troppo che questa fontana nel luogo detto Rosea non può provvedere l’acqua perché da qualche
tempo alterato il cammino in modo da non permettere
il regolare passaggio all’acqua istessa: conoscono del pari che il Pubblico abbisogna di tal fontana, mentre quantunque n’esista un’altra non basta a fornire sufficientemente questo elemento al Pubblico (...).
18) ASRC, Inv. 10, b. 152, f. 15, 1842-1852, Traversa
rotabile che mena alla Consolare, Progetto e stato descrittivo ed estimativo, 1848
Il Comune di Seminara è situato sulla costa orientale
del monte sulla di cui cima sono i così detti Piani della
Corona, per quali passa la Strada Consolare delle Calabrie; da esso Comune, mediante una strada cavalcabile
che sviluppa il suo andamento per una vallata di esso
monte si va ad incontrare la detta Consolare (...).
Daltronte la posizione topografica del Comune di Seminara è tale, che tutti i Paesi della Piana, ad oggetto
di abbreviare camino l’attraversano, e quindi vi è per
esso un continuato trafico di passeggieri, e derrate che
da’ paesi della Piana si conducono a Reggio, ed altri paesi marittimi (...).
I naturali di Seminara quindi conoscendo ad evidenza
il grande utile che loro apporta la costruzione della strada rotabile, si hanno volontariamente imposto una tassa il di cui prodotto è stato destinato, e superiormente
approvato per la costruzione della strada traversa da Seminara alla Consolare, sperando essi in seguito di fare
l’altra suddetta traversa ed il Ponte sul Petrace (...).
19) ASRC, Inv. 3, b. 185, f. 8230, 1852, Seminara, Riparazione Chiesa di S. Marco, 1848
8 agosto 1848
Essendo crollata porzione della chiesa di S. Marco in
Seminara, e precisamente dalla parte del cimitero destinato provvisoriamente per l’interramento de’ cadaveri,
quel sindaco convinto della necessità di essere prontamente restaurata ha fatto deliberare sconvenevolmente
il Decurionato, e nel tempo stesso redigere la corrispondente perizia (…).
Per costruirsi detto muro alto palmi 40 lungo palmi 32,
e grossezza palmi (…).
20) ASRC, Inv. 27, b. 533, f. 29, 1852, Domanda della Pia adunanza circa allo interramento de’ cadaveri.
A Sua Eccellenza/ Il Signor Direttore del Ministero dell’Interno_ Ramo interno
Eccellenza/ I rappresentanti della Confraternita di S.
Marco Evangelista del Capo Circondario di Seminara
in Provincia della 1a Calabria Ulteriore, e Distretto di
Palme, umiliano all’E.V. quanto segue.
La loro Chiesa sotto il titolo di S. Marco Evangelista fu
destinata per campo santo provvisorio di detta comune
di Seminara. In essa vi esistono due grandiosi sepolcri,
che si addissero per lo interro della spoglia mortale dei
naturali della Comuna suddetta, avendo la detta congrega rinunciato al dritto che vi avea sui detti sepolcri,
a spesa della stessa costruiti_ Attaccata alla cennata chiesa, la confraternita suindicata vi fe’ edificare il suo oratorio, ed un singolare sepolcro, chiamato volgarmente
cimitero, addetto per la sola spoglia mortale dei confratelli medesimi, avendolo custodito con catenaccio.
Si vorrebbe da taluni sarcenti e perturbatori anche questo cimitero renderlo comune a tutti, per fare onta alla
confraternita in parola, ed annientare il giusto titolo di
proprietà, che ne conserva in perfetta opposizione a tutte le leggi vigenti (...).
100
21) ASRC, Inv. 27, b. 533, f. 33, 1858-1859,
Grande Archivio/ 2° Ufficio/ Napoli 5 Gennajo 1857/
Copia estratta dal volume 215 de’ Privilegi di Camera
Reale per gl’anni 1769 e 1770 fol. 71 a 80 tergo (...)./Gli
officiali e confratelli della congregazione sotto il titolo
di S. Marco Evangelista della città di Seminara in Provincia di Calabria Ultra umilmente alla Maestà Vostra
rappresentano come trovandosi quella sin da tempo immemorabile eretta dentro la chiesa sotto l’istessa invocazione in oggi colle pie contribuzioni accresciuta di rendite, ed arricchita di sacri arredi, comeché i di loro predecessori curarno impetrare il Regio Assenso; prostrati perciò al Real Trono di Vostra Maestà umilmente la
supplicano d’impetrarglielo, e di approvare le regole che
professano (...) Seminara li 10 Febraro 1769 (..). Regole che si osservano nella confraternita sotto il titolo di
San Marco Evangelista della città di Seminara in Provincia di Calabria Ultra arrollata all’Arciconfraternita
del SS.mo Nome di Maria in Roma_ Primo. che chiunque desidera essere ammesso in essa confraternita, doverà fare un memoriale al Priore (1130036) (...). Terzo_
Che li confrati devono farsi la cappa, o sia il sacco col
cappuccio di tela fina bianca semplice senza lavoro, cinto di armosino color rosso ch’è l’insegna della confraternità (...).
Grande Archivio/ Secondo Ufficio/ Napoli li 30 Marzo
1858/ Copia estratta dal foglio 41, a 52 del Volume de’
Privilegi di Camera Reale segnato col numero 267, per
l’anno 1777 (...)./Il Priore, ò sia Prefetto ed assistenti
in unione delli sottoscritti, e sottocrocesegnati fratelli
che compongono la maggior parte della Laical Confraternità di S. Rocco, eretta nell laical chiesa sotto il titolo di San Michele Arcangelo della Città di Seminara in
Provincia di Calabria Ultra, prostrati alla Maestà Vostra, unmilmente le rappresentano, come sin da tempo
immemorabile, di cui non si è potuto rinvenire memoria, trovandosi eretta dentro detta laical chiesa, sotto lo
stesso titolo, ed invocazione di S. Michele Arcangelo, e
siccome li predecessori de’ supplicanti, non curano impetrare il Real’assenso, così supplicano la Maestà Vostra umilmente, degnarsi impartitglielo, tanto nella fondazione di cui non vi è memoria, quanto nell’approvazione delle Regole (...).
Regole della Confraternità di S. Rocco, eretta nella laical Chiesa sotto il titolo del Glorioso S. Michele Arcangelo della Città di Seminara in Provincia di Calabria
Ultra, arrollata all’arciconfraternità di S. Rocco di Roma= Primo. Che la sudetta Confraternità s’abbia da reggere, e governare da un gentiluomo principale, ed originario confratello che paga in atto le mesate del Monte, col titolo di Priore, o sia Prefetto, ed altri due confratelli col titolo di assistenti, il primo anche gentiluomo, ed il secondo del ceto dell’onorati (...). Terzo. Che
tutti i fratelli siano tenuti (...) terminate sarannodette
Quarantore, sera di martedì (...) intervenire processionalmente al picciolo giro del Santissimo, che si fà nell’ambio di detta Confraternità, che principia dalla Casa di Monizio, scende per la strada nomata lo Scaturchio, e termina alla porta della Confraternità sudetta=
Quarto. Che ogni volta che si anderà processionalmente (...) l’istessi fratelli sian’obbligati andar vestiti, con
sacco bianco, e col Cappuccio in testa col cingolo di seta di color celeste alla cinta, e con un mozzetto anche a
color celeste di seta, con una Pellegrinetta negra anche
di seta con suo pizzillo d’argento con bordone in mano,
e con guanto nella medema di seta color celeste, cappello
pendente alle spalle, ò in capo ad arbitrio de’ confratelli, e scarpe con stivaletta anche dello stesso colore, e che
22) ASRC, Inv. 27, Consiglio Generale degli Ospizi, b. 533, f. 6, 1864-1865
Vecchio carcere tra Via S. Michele, Via Monte e Via
S. Maria degli Angeli (1130073)
(...) Seminara 4 novembre 1864.
Signore/ Il Monte di Pietà amministrato dalla Congregazione di Carità possiede una casa palaziata in questo
abitato rione il Monte, nella quale trovasi il Regio Giudicato, e Carceri degli uomini.
23) ASRC, Inv. 27, b. 533, n. 3, 1864-1865
Regolamento amministrativo per l’Ospedale di Seminara
(fasc. a stampa)
Art. 1./ L’Ospedale di Seminara è destinato ad accogliere
ammalati poveri del Comune; in casi urgenti vi possono essere ammessi anche ammalati poveri di altri Comuni, purché vi siano letti disponibili.
Vi possono essere ammessi sempreché vi siano letti disponibili, anche ammalati non poveri, pagando una tassa gionaliera, che sarà fissata dall’Amministrzione in
principio di ogni anno.
Art. 2./ L’amministrazione dell’Ospedale è demandata
alla Congregazione di Carità del Comune.
Art. 3./ I membri della congregazione di Carità, ad eccezione del Presidente, sono tenuti ad attendere, secondo il Turno stabilito in principio di ciascun anno, alla
direzione speciale, e sorveglianza dell’Ospedale col titolo di Direttore.
Art. 4./ Il Direttore visita l’Ospedale giornalmente, e dà
tutte quelle disposizioni che fossero richieste dall’urgenza del caso, riferendole poscia alla Congregazione.
Invigila anzitutto sulla nettezza delle stanze e della biancheria, sulla bontà e salubrità del vitto (...).
Art. 5./ Sono addetti al servizio dell’Ospedale:/ Un economo coll’incarico anche d’infermiere/ Un medico/ Un
chirurgo/ Una lavandaia per pulire la biancheria/ Due
salassatori e barbieri coll’obbligo di fornire anche le mignatte necessarie.
Tutti questi funzionari sono nominati dalla Congregazione di Carità per un anno, e sono sempre rieligibili (...).
Il soprascritto regolamento è stato deliberato dalla Congregazione di Carità del Comune di Seminara, oggli li
14 del mese di Gennaio 1865 (...).
24) ASRC, Inv. 4, b. 252, f. 33, Accomodi al teatro,
1859-1860
Copia/ L’anno 1859 il giorno 15 maggio nella casa comunale in Seminara/ Riunitosi regolarmente il Decurionato ed in numero opportuno il S.r Sindaco ha fatto
la seguente proposta: Sig.ri Decurioni/ Il pubblico teatro di questo Comune sito nella piazza Basiliani merita di essere preso in considerazione per gli urgenti e necessarii accomodi che ha bisogno, mentre si trova bastantemente devastato e si andrebbe a distruggere se non
avessero luogo le bisognevoli riparazioni e restaurazioni, ho fatto perciò elevare la perizia che presento alle SS.
LL. e la spesa ammonta alla somma di docati centoventi due, e grana ottantadue (...).
Il Decurionato/ Considerando che gli accomodi al teatro municipale sono veramente necessarii ed urgenti, non
solo per la ristaurazione e manutenzione di siffatto locale il quale non si deve abbandonare per non andare in
totale deperimento, ma benanco affinché nelle comiche
rappresentazioni che si verificano in diverse volte l’anno il pubblico potesse stare con decenza e comodità nella Platea e nei Palchi,/ Delibera, e Propone/ Che dovessero aver luogo gli accomodi sopradetti con la cennata
spesa di D. 122,,82 prelevandosi sull’articolo di D.
1011:90 addetto per opere pubbliche comunali del corrente esercizio nello stato finanziario e che i lavori si
eseguissero in economia dalla Deputazione delle opere
pubbliche comunali./ Il Sindaco Cavaliere U. D’Elia (...).
25) ASRC, Inv. 4, b. 252, f. 44, Somministrazioni di
viveri alle truppe del Generale Garibaldi, 1860
Signor Governatore/ Il Comune di Seminara ha erogato D. 150:16 per mille razioni di viveri, per vetture ed
altro alle truppe del Dittatore Signor Generale Garibaldi,
come si degnerà rilevare dalle annesse carte (...)/ Al Signore Governatore Generale della Provincia/ Per Vice
Governatore in congedo/ Il funzionante G: Raso (28 settembre).
Appendice
oltre dette robbe, che sono l’insegne della confraternità,
il Priore, e gl’assistenti che anderanno nell’ultimo luogo, debbano portare in petto la medaglia d’argento lineata d’oro, nelle quali son scolpiti l’immagine dell’Immacolata Vergine Santissima, delli Gloriosi S. Michele, e S. Rocco (...).
26) ASDM, Confraternite, Seminara, Confraternita
di San Marco
Seminara 9 Giugno 1880
Eccellenza Reverendissima/ Essendosi questa nuova
Chiesa messa nello stato commodo con un Altare a marmo e Cappella a stucco, ed altre Cappelle, magnifico Coro di noce, ampia sagrestia e Battistero, bellissimo lavoro di marmo a due soli pezzi, ed essendo assai spinto
il voto pubblico che il Corpo Collegiale dell’antica Chiesa, ove in atto esercitasi la quotidiana divina uffiziatura e tutte le funzioni Parrocchiali, passasse nella cennata Chiesa Nuova ad esercitare in essa quanto eseguesi dal Parroco e Collegio nella attuale, mi sono deciso di
tanto pratticare fra pochi giorni; però non senza pria
umiliare a V. E.nza Rev.ma questo fatto per averne il
Suo Permesso.
Perché poi l’attuale Chiesa Parrocchiale e Collegiale non
avesse a restare muta delle sacre funzioni, ad istanza de’
Rappresentanti della Confraternita di S. Marco Evangelista si è fatta da me e da Signori Canonici la Deliberazione, della quale le umilio una Copia, pregandola parimenti perché si degnasse emettere il Suo necessario Decreto di trasferimento della Confraternita anzidetta nell’attuale Chiesa Parrocchiale (...) (Canonico Arcidiacono F. Grio).
27) Seminara, Archivio Parrocchiale del Santuario
della Madonna dei Poveri, Relazione fatta al Rev.
Can.co Penitenziere D. Domenico Taccone Gallucci, dietro richiesta dell’Arcid. Candiloro Ricevuto, 23 feb.
1881 (ed. da Verzì Borgese 1976-1977)
Primo prezioso tesoro è per Seminara il possesso della
Statua in legno di Nostra Signora de’ Poveri, patrimonio e pegno della fede dell’antichissima Tauriana, da cui
Seminara trae origine. Essa ha superato l’onda di tanti secoli senza soffrire gli insulti del tempo, miracolosamente preservata dall’incendio e dalle distruzioni, con
cui gli Angorani, i Mori, i Cartaginesi collegati a’ Siciliani segnarono le loro vittorie sopra quella illustre ed
infelice città; ed è ora per noi argomento di gloria e di
protezione.
A questa miracolosissima immagine si consacra la rinomata Festa del 15 Agosto alla quale accorre una immensa folla di devoti dalle due Calabrie e da più Provincie della vicina Sicilia, per tributare a Maria de’ Poveri i sioi pietosi omaggi. (...)
La statua non presenta alcun rilevante lavoro artistico;
ma tuttora conserva la sua originaria doratura, per-
101
Appendice
102
ciocché d’allora fin qui non venne mai tinta da colori di
sorta. Abbiamo ancora dall’antica Tauriana un Crocifisso in legno di due palmi circa, reputato un buon lavoro da persone di gusto.
Seminara ha sette chiese, cioè l’attuale Parrocchia-Collegiale, che per la sua ampiezza è reputata la prima delle tre Calabrie, non ancora terminata, ma fregiata nel
vano maggiore di ornamenti di gesso lucido (...).
La seconda dell’Arciconfraternita di S. Marco Evangelista; la terza della Confraternita de’ SS. Michele e Rocco con belli lavori a stucco lucido; la quarta del SS. Ecce Homo, appartenuto un dì agli espulsi PP. Cappuccini; la quinta anche essa dell’Arciconfraternita di S. Marco Evangelista, fuori abitato, la più antica, giacché esisteva pria della distruzione della vetusta città da molti
secoli; la sesta, dedicata alla SS.a Vergine Addolorata,
la quale è fabbricata sul suolo della grandiosa Basilica
Abbaziale de’ PP. Basiliani; la 7a dedicata a S. Antonio
di Padova fuori dell’abitato. V’ha ancora una Cappella
pubblica sul palazzo de’ Sigg. Marzano, dedicata a Maria SS.a della Pace.
Nella prima Chiesa si conserva un grandioso Quadro,
antichissimo e di molto pregio il quale rappresenta il Mistero della Circoncisione, ove dei molti Personaggi, a giusta misura umana, non sai più se sia ammirabile la verità o la grazia delle pose. V’ha ancora una statua in
marmo bianco della Maddalena, che sarebbe un lavoro
artistico assai pregevole, se con la caduta dell’antica cupola d’essa chiesa non fosse stata in qualche parte mutilata.
Nella 2a, cioè dell’Arciconfraternita di S. Marco Evangelista si conserva un crocifisso delle dimensioni di due
palmi, ben scolpito, a giudizio di periti, ed assai pregevole, perché proviene dall’antica Taureana. V’è ncora una
grande Statua in marmo bianco finissimo della SS.a degli Angeli, antichissima e ritenuta un prezioso lavoro
artistico da uomini di gusto; il piedistallo di questa Statua è anco stupendo lavoro, che rappresenta in piccola
mole la SS.a Vergine già morta, circondata dagli Apostoli, sul ciglio di due de’ quali indovini le lacrime, tanto è sensibile la rivelazione dell’anima, e l’atteggiamento
del dolore; una Cappella in marmo rappresenta il Mistero dell’Epifania con finezza di arte ed un Quadro col
Crocifisso di molti secoli e di valore.
Nella 3a Confraternita de’ SS. Michele e Rocco v’hanno una Statua in marmo di S. Sebastiano Martire assai pregevole ed una Cappella tutta in marmo, rappresentante anco il Mistero dell’Epifania, ove i personaggi sono assai bene scolpiti. Nella gentilizia Cappella pubblica de’ Sigg. Marzano v’ha il Quadro della Vergine
SS.a della Pace di valore antichissimo, portato da Roma dal Generale de’ Basiliani P. Gacomo Marzano, Patrizio Seminarese.
La nostra Collegiata insigne, già soppressa, la quale
ha il privilegio d’indossare giornalmente la Cappa Vescovile e l’Armellino dell’Avvento a Pentecoste, oltre
la Gran Cappa, nella sua Fondazione e Statuti risulta composta dal Canonico Arcidiacono Curato prima
ed unica dignità e 18 Canonici, fra’ quali il Teologo
non dignità.
Essa Collegiata è per onorificenze la prima della Diocesi, secondoché rilevasi da due Decreti della S. Congregazione de’ Riti del dì 14 Agosto 1666 e 9 Febbraio
1775, i quali sono del tenore seguente «Mileten/ Sacra Rituum Congregatio declarat Praecedentiam in
Synodo Diocesana, et in aliis Ecclesiasticis Fonctionibus deberi Collegiatae Insigni Seminariae, non autem
Terrae Pitii, non obstant quod ipsa Collegiata Simplex
sit antiquioris erectionis».
Nella nostra Chiesa Collegiale si conserva il trono vescovile in memoria del tempo che vi dimorò il Vescovo
di Tauriana dalla distruzione di essa e da’ tempi di Giovanni XIII a Callisto II pel decoro di Cento e più anni,
finché il Conte Ruggero il Guiscardo ottenne da S. Gregorio VII che il Vescovado di Tauriana trasferito in «Castrum Seminariae, donec reaedificieretur Taureana»
(Bull. Rom. Baronius de hoc anno) venisse aggregato a
quello di Mileto. Oltre di che il Vescovo di Mileto dietro il possesso nella Cattedrale, dee anco trasferirsi in
Seminara a prendervi il possesso di essa. Questo diritto fu più volte contrastato e nelle controversie si fece
sempre a noi ragione, specialmente sotto il Pontefice Urbano VIII quando fu eletto a Vescovo di Mileto Gregorio Panzano, ed il nostro attuale Ecc.mo Vescovo Filippo Mincione adempì fedelmente questa parte.
La cura del Can. Arcid.o Parroco si estende anco su i
due villaggi di Barrittero e Ceramida, mantenendovi tre
Economi coadiutori, abbenché Ceramida, un dì anco sotto comune di Seminara, trovasi oggi aggregato civilmente al Comune di Bagnara.
Vi sono due Confraternite Laicali esistenti da secoli, cioè
quella di S. Marco Evangelista, elevata ad Arciconfraternita dall’Augusto regnante Pontefice Leone XIII e
l’altra de’ SS. Michele e Rocco. V’ha anco una Congregazione di Carità, la quale amministra le rendite dell’Ospedale Civico fondato da molti secoli.
L’attuale Seminara sorge poco discosta dall’antica città, distrutta col terremoto del 5 Febbraio 1783. Essa è
sita a mezzacosta sur un contraforte dell’Appennino,
detto S. Elia e domina tutta la Piana detta di Seminata (v. Valensise Dom.co, Monografia di Polistena). Gode di buonissima aria, fabbricata sul gusto moderno, assai ben divisa, con una ampia Piazza, ornata da quattro fontanine di marmo, dalle quali si dipartono 12 strade larghe tutte parallele e circondate da mediocri edifizi. Abbonda di ulivi e vigneti, da’ cui prodotti si fa grande esportazione.
Il Comune è amministrato dal Sindaco e 19 Consiglieri, ed ha per sotto comuni le Borgate di S. Anna e Barrittero. V’ha ancora la Pretura, la cui giurisdizione si
estende sopra le due cennate Borgate e sul Comune di
Melicuccà.
Il Palazzo della Congregazione di Carità è ornato al di
fuori da tre Tavole in marmo, sulle quali trovasi assai
bene scolpita la rinomata Battaglia della Figurella, combattuta in questo territorio verso il Cinquecento sotto
l’Impero di Carlo V fra gli Spagnoli e Francesi, e la solenne entrata in Seminara del vincitore Generale degli
Spagnoli Consalvo di Cordova.
28) ASRC, Inv. 38, b. 27, f. 880, 22 maggio 1895
Il terremoto del 16 novembre 1894 oltre ai gravi danni
cagionati a questo paese, che lo à quasi distrutto, apportò dei gravi danni alle persone, mentre più che 180
ne restarono feriti e molti gravemente (Dott. Arcaro
Bonaventura, medico dell’ospedale di Seminara).
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