IL NOSTRO PASSATO
DIMENTICATO
storia e storie di un paese della Calabria
I LIBRI DEL MEDITERRANEO
Introduzione
La storia è fatta pure di immagini.
E con le immagini la storia non narra solo di eroi o di grandi avvenimenti, ma diventa storia di
popoli, di classi che sono state escluse dalla narrazione e dal racconto.
Con la fotografia, l’immagine diventa parte integrante della storia.
Dietro un luogo, dietro una figura, occhi attenti sono in grado di leggere i segni del passato.
La fotografia diventa testimonianza di eventi, ma anche testimonianza della quotidianità della vita;
e racconta lo svolgere del tempo, la verità di quel momento.
L’immagine crea emozione. L’impatto emotivo di una foto vale mille editoriali, si dice.
Il tempo che passa e l’incuria degli uomini hanno determinato la scomparsa di importanti
testimonianze della nostra storia. E la memoria serve per consentire ai cittadini il recupero di una
dimensione più rispettosa della realtà, delle persone, dei luoghi e delle cose.
Un popolo che non ha memoria non ha futuro.
Questo lavoro raccoglie immagini di ieri e di oggi, ed è un contributo per la scoperta delle radici e
per la comprensione di un’identità perduta.
Immagini di luoghi e di persone che in larga parte non si vedono più. Luoghi e persone che sono
stati un prezioso punto di riferimento per la gente del paese. Immagini che oggi rappresentano il
nostro passato dimenticato.
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L’Ottocento
L’Ottocento è il secolo dell’unità d’Italia, del diritto di voto esteso a tutti i cittadini maschi che
sanno “leggere, scrivere e far di conto”, dell’abolizione della pena di morte, della nascita del Partito
dei Lavoratori Italiani, d’ispirazione marxista, e dell’enciclica “Rerum Novarum”, con la quale la
Chiesa ha auspicato la collaborazione tra le classi ed ha condannato l’egoismo dei possidenti e gli
eccessi del capitalismo.
L’Italia è un Paese in bilico tra arretratezza e sviluppo, ma comincia a muovere i primi passi sulla
via della modernizzazione e del progresso economico e scientifico.
L’Ottocento è il secolo dell’emigrazione, prima verso l’Europa ed i paesi del Mediterraneo e poi,
dal 1876 in avanti, verso le Americhe.
Dal 1875 al 1899 partono 276 mila calabresi su una popolazione di 1.200.000 abitanti. Alcuni si
fermano pochi anni e poi tornano nei centri di origine, comprano la casa e la terra e si mettono a
lavorare in campagna; altri rimangono all’estero e mettono radici, diventando progenitori di
generazioni ormai definitivamente integrate; altri ancora trovano la morte lavorando.
La popolazione di San Mango d’Aquino è cresciuta fino a superare 1.900 abitanti ed il paese ha
un’economia prevalentemente agricola: olio, vino e cereali sono le principali coltivazioni, ed il
paesaggio è caratterizzato dalla presenza degli alberi di gelso, le cui foglie servono ad alimentare
l’allevamento del baco da seta, praticato in tutte le famiglie perché questa è “l’ultima spiaggia per la
difesa contro la povertà”.
Nel 1876 è costruita la strada rotabile Bivio Bagni-San Mango ed il paese viene collegato con i
vicini centri abitati di Nocera, Falerna e Gizzeria; lo stesso anno viene impiantata la rete telegrafica,
mentre il servizio postale da bisettimanale diventa giornaliero. I collegamenti con Martirano e con
gli altri paesi della Valle del Savuto sono mantenuti grazie ad una strada mulattiera che per molti
tratti segue l’antico percorso della via consolare Popilia costruita dai Romani.
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Il tempo delle guerre (fino al 1945)
All’inizio del Novecento l’energia elettrica diventa il simbolo di un’Italia che marcia verso uno
sviluppo economico e tecnologico sempre più impetuoso. L’agricoltura comincia a perdere il
primato di settore trainante e gli addetti all’industria e al terziario sono sempre più numerosi.
Il divario tra Nord e Sud si accentua ed il Meridione continua a rimanere indietro rispetto alle altre
regioni italiane.
San Mango d’Aquino supera la soglia di duemila abitanti e nel 1911 arriva a 2.241 persone. Il
grosso della popolazione è concentrato nelle abitazioni che sorgono lungo le vie Arella, Piazza, San
Giuseppe, Croce del Mulino, Bonacci, Carpanzanese, Casale Sottano, Murachi, Chiesa, Castagnari,
Fontana e Piano. Nel 1905 l’impresa Grandinetti di Belsito scava l’acqua in Montagna e costruisce
un acquedotto che rifornisce le fontane pubbliche situate nei rioni di Carpanzano, Croce del Mulino,
San Giuseppe, Piazza, Sacchi, Castagnari e Arella.
La ruga continua ad essere il nucleo principale del paese, vero e proprio raggruppamento di
famiglie legate da vincoli di solidarietà e di amicizia, un luogo dove le donne si salutano, si
scambiano il lievito per il pane, partecipano al dolore e alla gioia dei vicini, intrecciano relazioni di
parentela e rapporti di comparaggio, attendono sull’uscio delle case il ritorno degli uomini dal
lavoro.
I terremoti del 1905 e del 1908, la guerra del 1915/18, il Fascismo e poi ancora la guerra del
1940/45 mettono a dura prova la vita delle famiglie. I monumenti si riempiono di nomi di soldati,
caduti o dispersi in terre lontane.
In Calabria il salario medio è di quattro o cinque lire al giorno. In America Ford paga gli operai con
cinque dollari al giorno, corrispondenti ad oltre 27 lire italiane, ed allora gli emigrati riprendono la
via dell’Oceano. In pochi anni parte più di mezzo milione di calabresi e diminuisce pure la
popolazione di San Mango.
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Gli anni della ricostruzione (1946-1955)
L’Italia diventa una Repubblica e manda in esilio la famiglia del re Savoia.
Sono tempi in cui i poveri soffrono la fame. Un muratore guadagna meno di 5.000 lire al mese, un
paio di scarpe costa 2.000 lire, un pane 30 lire, un litro di vino 60 lire ed una bicicletta 20.000 lire.
A San Mango d’Aquino mancano le scuole; l’ambiente è disastrato e le abitazioni sono prive di
servizi igienici e di acqua corrente. La luce elettrica, arrivata nel 1927, è diffusa solo all’interno del
centro abitato e le campagne, dove vivono più di 250 abitanti, sono prive di lampadine.
I bambini frequentano le lezioni in aule improvvisate, senza riscaldamento, spesso senza luce, con i
vetri delle finestre rotti, una lavagna e qualche quaderno. Nelle scuole viene allestita la refezione
scolastica e nei paesi entra in funzione l’Ente Comunale di Assistenza.
In molte zone della Calabria i contadini scendono in lotta per la conquista della terra.
Sono anni difficili, ma è anche il tempo della speranza.
De Gasperi vola negli Usa e gli aiuti americani, uniti alle rimesse degli emigrati, mettono in moto la
voglia di rinascita.
Fausto Coppi vince il Giro d’Italia ed il Tour de France e Gino Bartali si aggiudica la MilanoSanremo. La Ferrari vince il suo primo Gran Premio. Sulle strade fanno la loro apparizione la Vespa
e la Lambretta, costo medio 80.000 lire. Le Ferrovie dello Stato aboliscono la terza classe.
Nel 1951 la radio trasmette la prima edizione del Festival di Sanremo e nel 1952 parte il Festival
della canzone napoletana. Nel 1954 è inaugurata la Rai e un anno dopo iniziano le trasmissioni del
programma “Lascia o raddoppia” condotto da Mike Bongiorno. Un televisore costa 150.000 lire.
Nel 1955 viene presentata al Salone dell’automobile di Ginevra la Fiat Seicento, prima utilitaria
italiana destinata ad un pubblico di massa; lo stesso anno il governo approva il Piano decennale di
costruzioni autostradali.
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Gli anni del miracolo economico (1956-1965)
L’Italia firma il trattato istitutivo della Comunità Economica Europea assieme a Francia, Germania,
Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Nel 1957 parte Canzonissima ed alla trasmissione canora è abbinata la Lotteria Italia, costo del
biglietto 500 lire e primo premio 100 milioni. Nello stesso anno nelle case degli italiani arriva
Carosello, dieci minuti di pubblicità suddivisi in siparietti, e la Fiat presenta la Nuova Cinquecento,
costo 465.000 lire.
Modugno vince il Festival con “Nel blu dipinto di blu” e la canzone venderà 22 milioni di dischi;
Roma ospita le Olimpiadi; Angelo Roncalli diventa papa col nome di Giovanni XXXIII e John F.
Kennedy è eletto presidente Usa. I Beatles incidono il loro primo 45 giri, Celentano vince la prima
edizione del Cantagiro, la televisione trasmette il varietà di Studio Uno e le gambe di Alice ed Ellen
Kessler fanno sognare gli italiani.
Per arginare il fenomeno dei Teddy boys, le autorità italiane vietano l’uso di blue jeans.
Nasce il centro-sinistra ed i socialisti di Nenni entrano nel governo. La Cassa per il Mezzogiorno
comincia a funzionare ed in Calabria arriva un flusso notevole di risorse finanziarie, impiegate nella
costruzione di opere pubbliche e di infrastrutture.
Continua, però, l’emigrazione ed i sammanghesi vanno verso l’Argentina, gli Stati Uniti, il Canada,
l’Australia, il Belgio, la Francia, la Germania; nello stesso periodo il flusso migratorio comincia a
dirigersi verso i centri del triangolo industriale, Milano, Torino e Genova.
Nel frattempo le famiglie italiane che posseggono un televisore passano dal 12 al 49%, un
frigorifero dal 13 al 55%, una lavatrice dal 3 al 23%. Il salario di un operaio arriva a 50.000 lire al
mese e di un impiegato a 120.000 lire; una Fiat Seicento costa 580.000 lire. Nelle regioni del Sud,
però, un operaio di cantiere guadagna appena 12.000 lire.
San Mango d’Aquino si appresta ad uscire dalla condizione di arretratezza ed il Comune avvia la
costruzione di diverse opere pubbliche: nuovo acquedotto comunale, edificio delle scuole
elementari, asilo infantile, prime case popolari; nello steso periodo inizia la diffusione della rete
idrica e l’installazione dei tubi per le fognature.
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Gli anni della contestazione e del benessere (1966-1975)
La miseria comincia ad essere lasciata alle spalle, anche se resistono scampoli di civiltà contadina e
le donne vanno ancora a sciacquare i panni al fiume, dopo averli lasciati per una notte in acqua
calda bollita con la cenere.
Pure a San Mango d’Aquino arrivano i segni dello sviluppo e nelle case entrano i primi televisori, i
mobili in formica, i prodotti Moplen, le cucine a gas, le calze di Nylon.
In soli vent’anni, dal 1951 al 1971, lasciano la Calabria 690.000 persone; nello stesso periodo San
Mango perde 468 abitanti e la popolazione scende a 1.936 persone.
Le rimesse degli emigrati danno inizio ad una discreta attività edilizia e vengono recuperati
fabbricati vecchi e pericolanti; il Comune ingrandisce la rete idrica e fognante e quasi tutte le
abitazioni vengono fornite di acqua corrente e di servizi igienici.
In alcune zone d’Italia nascono le comunità di base e si manifesta il dissenso cattolico. A Roma
compaiono i primi capelloni. Fiat Cinquecento, Vespa e minigonna accelerano il cambiamento. Le
donne smettono di usare il reggicalze e con 700 lire comprano i collant. I juke box diffondono
nuove melodie e nuovi balli e la coppia Arbore-Boncompagni imperversa con “Bandiera Gialla”.
Sono gli anni della grande trasformazione sociale. Arriva l’onda della contestazione e in tutti i
settori della società italiana si diffondono l’aspirazione personale e collettiva alla libertà,
l’insofferenza verso ogni rigida predestinazione dei destini e la critica di tutte le gerarchie non
giustificate dalla preparazione e dalla competenza.
Nel 1969 l’uomo scende sulla luna, Jane Birkin e Serge Gainsbourg incidono la canzone “Je t’aime,
moi non plus” e al concerto di Woodstock partecipano trecentomila giovani. Lo stesso anno in Italia
inizia l’autunno caldo, la stagione delle grandi lotte operaie.
Nel 1973 scoppia la crisi petrolifera ed entrano in vigore le misure di austerità: circolazione di
veicoli a motore vietata nei giorni festivi, insegne e luci delle vetrine spente entro le 19, cinema e
teatri chiusi entro le 23 ed alla stessa ora finiscono le trasmissioni della televisione.
Nel 1975 i diciottenni diventano maggiorenni e viene riconosciuta la parità giuridica ai coniugi, che
acquisiscono entrambi pari diritti e responsabilità. Va in onda l’ultima edizione di Canzonissima; il
biglietto della Lotteria Italia costa mille lire e il primo premio è di 200 milioni.
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Gli anni della rabbia e del riflusso (1976-1985)
Nel 1976 Benigno Zaccagnini diventa segretario della Dc e il leader del Pci Enrico Berlinguer
dichiara di sentirsi più sicuro “sotto l’ombrello della Nato”.
La Corte Costituzionale stabilisce la legittimità delle trasmissioni televisive locali e nasce il
fenomeno delle radio e delle televisioni private. L’anno dopo la Rai inizia le trasmissioni a colori e
cessa di andare in onda Carosello.
Il 1978 arriva “La febbre del sabato sera” e con il trionfo delle discoteche si apre la stagione del
riflusso e del ritorno al privato. E’ il tempo della “disco music” e gli italiani si affollano nei locali e
si lasciano dietro contestazione e impegno politico. Il 1980 cominciano le trasmissioni di Canale 5
ed il 6 giugno dello stesso anno va in onda la soap opera Dallas. Il 1984 Craxi firma il decreto che
consente a Canale 5, Retequattro e Italia 1 della Fininvest di riprendere le trasmissioni, e vengono
annullate così le disposizioni emanate da alcuni pretori.
Ma è anche la stagione della rabbia e del terrorismo. L’eversione e le stragi provocate dalle bombe
si intrecciano con la criminalità organizzata e gli avvenimenti che ne conseguono lasciano sul
terreno una lunga scia di sangue, con centinaia di vittime ed un migliaio di feriti.
A San Mango d’Aquino il Comune avvia un intenso programma di opere pubbliche e la costruzione
di nuove strade legano le frazioni al centro abitato. Nel 1981 la popolazione torna a superare i
duemila abitanti. Lo svincolo sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria rompe l’isolamento e facilita
lo sviluppo del paese.
La popolazione va incontro ad un miglioramento generalizzato delle condizioni di vita; ma, come
dice Placanica rivolto alla Calabria, “si tratta di uno sviluppo senza progresso e senza innalzamento
spirituale, che connota tanta parte d’Italia”.
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Gli anni a cavallo del nuovo Millennio
“Ad un tratto - scrive il giornale La Repubblica - il Paese prova disgusto per la politica; in periferia
i giovani smettono di andare in sezione e si riversano nei bar e nelle balere. La borghesia riscopre le
feste, il lusso, i salotti, lo smoking, i gioielli. Ed i genitori, gli stessi che pochi anni prima avevano
chiesto a gran voce la partecipazione a scuola, mollano tutto e disertano le elezioni per gli organi
collegiali”.
Nel 1988 a Roma una donna eritrea viene insultata a bordo di un autobus e costretta a cedere il
posto ad un bianco. Nel 1989 cade il comunismo, ma a Pechino l’esercito spara sugli studenti ed in
piazza Tien An men si contano 7.000 morti; in Polonia il sindacato Solidarnosc vince le prime
elezioni libere; in Germania cade il muro di Berlino.
Nel 1992 inizia a Milano il ciclo di scandali di Tangentopoli ed escono di scena partiti politici che
hanno avuto responsabilità di governo fin dai primi anni del dopoguerra. Gli ideali svaniscono e si
perdono di vista valori e comportamenti che nel passato erano alla base del vivere civile. Il tessuto
connettivo, che in paesi come San Mango ha tenuto legata la comunità, gradualmente si lacera e la
struttura sociale diventa frammentaria e disgregata.
Con il tramonto della civiltà contadina scompare pure la miseria.
Nelle regioni del Mezzogiorno lo Stato, per alleviare i disagi derivanti dalla mancanza di lavoro,
effettua a favore delle famiglie grossi trasferimenti di risorse finanziarie, erogate sotto forma di
contributi, sussidi, pensioni e prebende varie. Le condizioni di vita migliorano ed i beni di consumo,
anche quelli non necessari, diventano accessibili a tutti.
Sono anni in cui la propensione al consumo è presentata come garanzia di successo.
A San Mango d’Aquino rimesse degli emigrati, nuove professioni e più ampie opportunità di lavoro
fanno emergere un ceto medio di stampo borghese che diventa classe dirigente e prende il posto del
vecchio ceto dei possidenti e dei notabili.
Nascono nuovi quartieri e nuove case, ma il centro storico si svuota, le piazze cessano di essere
luoghi di incontro e di ritrovo, il paese perde la sua identità e la popolazione si avvia a scendere al
di sotto dei duemila abitanti: segno evidente di un cambiamento che ha generato sviluppo ma non è
stato capace di creare progresso.
E così si arriva al Duemila.
Diceva un vecchio capo indiano: “Questa terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma
l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”.
E ai nostri figli abbiamo il dovere di restituire un mondo migliore.
Non è impresa facile. Le difficoltà sono enormi; spesso l’interesse e gli egoismi prendono il
sopravvento e ci condizionano nell’agire quotidiano. Ma, come diceva John F. Kennedy citando
Goethe, dobbiamo decidere se essere incudine o martello; dobbiamo decidere, cioè, se ciascuno di
noi vorrà trasmettere al mondo in cui vive i benefici e il talento acquisiti anche grazie al contributo
della società.
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E’ un compito che bisogna svolgere con coraggio e coerenza. Perché lo dobbiamo proprio ai nati a
cavallo di un nuovo Millennio, alle persone che oggi sono giovani e che rappresentano il futuro del
paese, della società.
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INDICE
Introduzione
pag. 2
L’Ottocento
pag. 3
Il tempo delle guerre (fino al 1945)
pag. 7
Gli anni della ricostruzione (1946-1955)
pag. 13
Gli anni del miracolo economico (1956-1965)
pag. 17
Gli anni della contestazione e del benessere (1966-1975)
pag. 30
Gli anni della rabbia e del riflusso (1976-1985)
pag. 41
Gli anni a cavallo del nuovo Millennio (1986-2010)
pag. 46
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Finito di scrivere
nel mese di giugno 2010
per conto dell’Associazione Amici della Musica
88040 San Mango d’Aquino (Cz)
2010 © Armando Orlando
Seconda edizione giugno 2020
per la Collana
diretta da: Alfredo Chieffallo
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