Academia.eduAcademia.edu

Missione senza ritorno

2020, Rivista Marittima

The highly secret and never realized plan for the spectacular assault on the port of Pula planned by the Italian Royal Navy in the autumn of 1918, told on the basis of documents kept in the Historical Office of the Italian Navy.

STORIA E CULTURA MILITARE «Vi è da compiere un’ardua impresa di guerra che sarà da me condotta e nella quale vi sono novantanove probabilità su cento di lasciarci la pelle, e una di prendere una medaglia d’oro: vi avrei prescelto, se accetterete, per mio Comandante in 2ª, ma non vi posso ancora dire di cosa si tratta» (1). Con queste parole, scritte sul finire di settembre del 1918, l’allora Capitano di Vascello Alessandro Ciano, designato comandante della vecchia corazzata Re Umberto per una missione segretissima, si rivolse al comandante Ugo Perricone, suo compagno d’armi nel corso di un’importante missione internazionale nell’anteguerra (2). Ciano proponeva al comandante Perricone di affiancarlo in quella che, seppur non eseguita, fu ritenuta la più «geniale e audace operazione contro la Piazzaforte di Pola» (3) progettata nel corso della Grande Guerra. Una missione talmente segreta che nessuno dei pochi documenti scritti inerenti quella vicenda sopravvisse alla guerra. Missione senza ritorno Il piano, mai realizzato, dello spettacolare assalto al porto di Pola progettato dalla Regia Marina nella Prima guerra mondiale Claudio Rizza (*) La corazzata RE UMBERTO in navigazione nell’ultimo decennio del XIX secolo. Si noti la colorazione in uso all’epoca, definita «Vittoriana» in quanto adottata in prima battuta dalla Royal Navy, con scafo nero, sovrastrutture bianche e fumaioli e alberature in giallo ocra (Fonte: USMM). (*) Ufficiale di Marina del Corpo di Stato Maggiore e laureato in Scienze Marittime e Navali e in Scienze Politiche. Ha ricoperto vari incarichi, a bordo e a terra, tutti inerenti la propria specializzazione di «Direttore del Tiro» e di Comando a bordo. Collabora, oltre che con la Rivista Marittima, anche con il mensile Storia Militare. 82 Rivista Marittima Gennaio 2020 Rivista Marittima Gennaio 2020 83 Missione senza ritorno L’ultima missione di un anziano Re già svolto prima della guerra, fino all’ottobre del 1912 quando fu posta in disarmo e utilizzata quale nave caNate come evoluzione delle «Italia», rese ormai antiserma prima nel porto di Genova e, dal maggio 1914, quate, così come le precedenti «Duilio», dal rapido proa La Spezia, ove alloggiò il costituendo equipaggio gresso tecnologico di fine XIX secolo, le tre corazzate della dreadnought Andrea Doria in quel periodo in aldella classe «Re Umberto» (4) furono navi caratterizzate lestimento. Nel dicembre del 1915, a seguito dell’enda un potente armamento, ottima velocità e sufficiente trata in guerra dell’Italia, la nave fu nuovamente protezione, tanto da essere definite da alcuni autori quali inscritta nel quadro del naviglio in armamento e trasfe«anticipatrici dell’incrociatore da battaglia» (5). rita a Brindisi con il compito di concorrere, quale batPassato in armamento nel luglio del 1893 dopo una teria galleggiante, alla difesa di quel porto. Dal serie di prove e collaudi sviluppatisi nell’arco dell’innovembre del 1917 fu quindi dislocata in Albania, dove tera primavera precedente, il Re Umberto prese parte, concorse alla difesa delle acque del porto di Valona. negli anni a cavallo tra i due secoli, alle normali attività Il 16 aprile del 1918 la nave fece rientro in Italia, addestrative delle unità di squadra, oltre che a buona presso l’Arsenale di Taranto, dove iniziarono i lavori parte delle missioni svolte dalla Regia Marina in Patria per la sua trasformazione, ufficialmente in nave trae all’estero. Di particolare rilevanza furono le attività sporto truppe, in realtà in ariete con il quale travolgere, svolte, nel 1896-97, nelle acque dell’isola di Creta a nottetempo, le tre linee di ostruzioni del porto di Pola seguito della crisi tra Grecia e impero ottomano e la e aprire la strada a un devastante assalto di tre squamissione di soccorso alle popolazioni di Reggio Caladriglie di MAS. Un piano ardito e originale, ideato dalbria e Messina colpite dal devastante terremoto del l’Ammiraglio Thaon di Revel in persona con l’ausilio 1908. Il battesimo del fuoco per il Re Umberto avdei fratelli Costanzo e Alessandro Ciano, che, se riuvenne, però, nel corso della guerra italo-turca, durante scito, avrebbe dato il colpo di grazia alla flotta da batla quale la nave operò in supporto alle operazioni in taglia austro-ungarica, già rinunciataria di ogni Libia in due distinti periodi tra l’ottobre e il dicembre ulteriore puntata offensiva contro le forze navali al1911 e tra il marzo e il luglio del 1912. Rientrata in Italeate dopo l’infausto incontro, nelle acque di fronte lia l’unità riprese il compito di nave scuola Meccanici, all’isola di Premuda, con i MAS di Rizzo e Aonzo. Terminata una prima serie di lavorazioni presso l’Arsenale di Taranto (6), il Comandante Ciano ricevette, dal Comando in Capo dell’Armata, l’ordine di trasferire la propria unità dal capoluogo ionico all’Arsenale di Venezia. La crociera iniziò la mattina dell’8 ottobre 1918 con la scorta dei cacciatorpediniere Nievo e Schiaffino ma fu interrotta, alle 10 del giorno successivo, dall’ordine di entrare Un’altra immagine del RE UMBERTO in navigazione all’inizio del ‘900. La colorazione dell’unità è interamente a Brindisi, diramato dal Corealizzata con il «grigio medio» introdotto nel 1905 e poco più chiaro del «grigio ferro» adottato dalla Regia mando dell’Armata che riteMarina durante gli anni Venti (Fonte: USMM). neva in quel frangente troppo 84 Rivista Marittima Gennaio 2020 La flotta austro-ungarica alla boa nella rada di Pola durante il Primo conflitto mondiale (Fonte: USMM). pericoloso il trasferimento della vecchia corazzata. La dislocazione a Venezia fu nuovamente tentata il 13 ottobre successivo con la scorta del Nievo e dello Schiaffino avvicendati, 2 miglia a sud dell’isola di San Damiano, dai cacciatorpediniere Abba, Ardente e Ardito. Giunto senza ulteriori impedimenti, la mattina del 14 ottobre, a Venezia, il Re Umberto fu rapidamente immesso in bacino, ove proseguirono, nella massima riservatezza (7), i lavori per la sua trasformazione in ariete. Il progetto prevedeva la demolizione di parte delle sovrastrutture, lo sbarco delle artiglierie di grosso calibro e dell’armamento antiaereo, l’accorciamento dei fumaioli, la realizzazione di controcarene da riempire in cemento, la costruzione di una ridotta per sei bombarde a prora e la blindatura della plancia comando. Tutte le superfici esposte al tiro nemico in coperta, inoltre, sarebbero state protette da paglietti lardati mentre per le eliche fu ideata una speciale pro- Rivista Marittima Gennaio 2020 tezione per evitare l’incattivamento dei cavi di sostegno delle ostruzioni retali. Venne inoltre progettata la realizzazione di uno speciale coltello taglia reti a funzionamento automatico da sistemarsi al disopra dello sperone prodiero. L’armamento per la missione, oltre alle bombarde poste nel ridotto prodiero, fu limitato a sei siluri per lato e varie postazioni di mitragliatrici sui fianchi, da utilizzarsi per disturbare il tiro del nemico. Anche per i locali macchine e caldaie furono previsti estensivi lavori: per impedire l’affondamento prematuro dell’unità furono riempiti di sughero cofferdams, locali interni e depositi munizioni, così come furono rinforzate con puntelli le principali paratie stagne. Per garantire l’eventuale autoaffondamento della nave, inoltre, fu previsto il posizionamento di una carica esplosiva azionabile tramite comando remoto a funzionamento elettrico. Infine, furono predisposte lungo i fianchi della nave 85 Missione senza ritorno Missione senza ritorno corazzata si sarebbe dovuta lanciare contro di esse e, una volta penetrata nella rada di Pola, avrebbe dovuto attaccare la nave nemica alla fonda in posizione più esterna. Sulla scia del Re Umberto i MAS, rimorchiati dalle torpediniere fino a poche miglia dall’obiettivo, avrebbero dovuto attaccare tutte le altre unità in rada e, subito dopo, disimpegnarsi. Anche il Re Umberto, colpito l’obiettivo assegnato, avrebbe dovuto tentare il disimpegno guadagnando l’uscita della rada seguendo un percorso di boe luminose rosse e verdi che lo stesso Il Ct ABBA in rientro a Brindisi il 13.09.1916. Sullo sfondo le corazzate RE UMBERTO e ITALIA, impiegate come batterie galleggianti a difesa del porto (Fonte: Imperial War Museum, IWM Q43308). equipaggio dell’unità avrebbe dovuto lanciare in mare nel corso della fase di forzamento del porto. In caso fosse stato necessario numerose biscagline arrotolate atte a garantire la raauto-affondare la nave, l’equipaggio sarebbe dovuto espida evacuazione dell’unità da parte dell’equipaggio. sere recuperato da un paio di MAS, tra cui quello con a Parallelamente ai lavori condotti in Arsenale, si bordo Costanzo Ciano. dette il via alla costituzione e all’addestramento delNonostante i fervidi preparativi, però, i lavori di tral’equipaggio, «reclutato fra i migliori arditi marinai sformazione del Re Umberto non terminarono in tempo. del Piave, che ignoravano con precisione quale doIl precipitare degli eventi e il conseguente armistizio vesse essere l’operazione», intuendo, però, dalla graimpedirono l’esecuzione della missione, che rimase avvità dei preparativi che «si trattasse di una volta nel segreto per i successivi ventuno anni. arditissima missione di guerra marittima» (8). Anche i MAS coinvolti nell’assalto, al comando del Segreto impenetrabile Capitano di Vascello Costanzo Ciano, perfezionarono il Come si è detto, la preparazione di quella spregiuloro addestramento specifico per la missione (9), mentre dicata missione fu mantenuta talmente segreta che di lo stesso Alessandro Ciano compì, a bordo dei motoscafi essa non furono redatti piani o ordini scritti. Se ne fa delle squadriglie coinvolte, numerose missioni di attersoltanto breve cenno, pur senza riportare alcuna docuraggio occulto al porto di Pola, al fine di prendere conmentazione a supporto, nella Cronistoria Documentata fidenza con le rotte di avvicinamento e con le difese della guerra italo-austriaca (12), la monumentale della piazzaforte nemica (10). Sulla base delle informaopera voluta dallo stesso Ammiraglio Thaon di Revel, zioni raccolte (11) furono messi a punto i dettagli opela cui stesura fu affidata, nel 1919, all’allora Capitano rativi del piano. L’incursione si sarebbe dovuta di Corvetta Guido Po. Fu solo nel settembre del 1939 realizzare nel corso di una notte illune che, sulla base che lo stesso Guido Po, in quel momento nuovamente della previsione di completamento dei lavori sul Re Umo a capo dell’Ufficio Storico della Marina, decise di conberto, si ipotizzò essere quella sul 1 gennaio del 1919. tattare i protagonisti di quella poco nota vicenda — di La rotta di sicurezza di avvicinamento all’obiettivo sacui egli aveva sentito parlare durante la guerra — al rebbe dovuta essere indicata da un fanale direzionale acfine di poter lasciare di essa testimonianza scritta ceso a bordo di un MAS che, in precedenza, si sarebbe nell’Archivio dell’Ufficio da lui diretto. dovuto posizionare in maniera occulta sotto Punta PeIl primo a essere contattato dall’Ammiraglio Po fu, neda. Giunta a breve distanza dalle ostruzioni, la vecchia minato «Raccolta di base dei documenti storici della con una missiva del 6 settembre 1939, Alessandro Regia Marina dal 1861 al 1939», uno dei più imporCiano il quale, a stretto giro, rispose che avrebbe provtanti corpi documentali custoditi dall’Ufficio Storico veduto a contattare il comandante in seconda del Re della Marina. Ma non tutti i documenti raccolti finiUmberto dell’epoca, l’allora Tenente di vascello Ugo rono, come vedremo, nello stesso fascicolo. Perricone, che egli riteneva «più indicato» a scrivere una memoria su quella vicenda. In effetti, Ugo PerriIl silenzioso custode della memoria cone aveva già consegnato una memoria scritta dei suoi Le vicende del mai compiuto assalto alla base navale ricordi di guerra, comprensivi anche della preparazione austro-ungarica di Pola, grazie alla documentazione al forzamento di Pola con il Re Umberto, ma, evidenteraccolta dall’Ammiraglio Guido Po, furono dettagliamente quel documento non dovette essere versato altamente raccontate, per la prima volta, dal dottor l’Ufficio Storico negli anni successivi alla guerra. La Franco Ceccarelli che, nel 1987, ne trasse un interesrisposta dell’Ammiraglio Perricone, dunque, non si fece santissimo saggio per il Bollettino d’Archivio dell’Ufattendere. Il 13 settembre successivo, infatti, egli inviò ficio Storico della Marina Militare (13). Altrettanto già una lunga memoria, sostanzialmente tratta dalla sua prenote erano le immagini della Regia Nave Re Umberto, cedente relazione del 1919, all’Ammiraglio Po, rivescattate a Venezia probabilmente sul finire del 1918, lando con dovizia di particolari tutto quanto egli sapeva ove sono evidenti le modifiche apsu quella poco nota vicenda. portate nell’autunno di quell’anno Ma la certosina opera di ridall’Arsenale della città lagunare. cerca e documentazione storica Ma il silenzioso custode della dell’Ammiraglio Po non si esaurì memoria della Marina Militare, con l’acquisizione delle memorie l’Archivio dell’Ufficio Ufficio di Ugo Perricone. L’allora capo Storico, a poco meno di cento anni dell’Ufficio Storico chiese e otda quella incompiuta vicenda, tenne una memoria scritta anche aveva ancora qualcosa d’inedito da dal Comandante Bobbiese, alrivelare. A seguito di una fortunata l’epoca dei fatti imbarcato su uno ricerca è infatti emerso un ulteriore dei MAS al comando di Costanzo carteggio (14) intercorso, sempre Ciano. La memoria del Comannell’autunno del 1939, tra l’Ammidante Bobbiese consentì di appuraglio Po e il Cavalier Cosimo rare che il numero di MAS di Cassetta, Capo tecnico presso l’Arprevisto impiego per l’assalto era senale di Venezia e assistente del dodici, per un totale di tre squaGenerale del Genio Navale Giordriglie, e non di quaranta, come gio Pruneri, purtroppo all’epoca erroneamente ricordava l’Ammigià scomparso. Grazie alle indicaraglio Perricone. In effetti, un nuPo ritratto con i gradi di Ammiraglio di Divisione. mero così elevato di motoscafi Guido Tra il 1919 e il 1944 fu per quattro volte a capo dell’ zioni fornite dall’allora tecnico arStorico della Marina, rimanendovi, nell’ultimo senalizio, fu possibile stabilire che lanciati all’attacco all’interno Ufficio periodo, quale mobilitato civile (Fonte: USMM). i piani costruttivi delle controcadella rada di Pola avrebbe probarene in cemento da applicare al Re Umberto erano stati bilmente comportato una tremenda confusione con il realizzati dall’Arsenale di Taranto sulla base di un morischio di pericolose collisioni fratricide. dello di semi-carena della nave realizzato, sempre dallo Terminata la raccolta d’informazioni sulla vistesso stabilimento di lavoro, nel novembre del 1917, cenda, l’Ammiraglio Po ripose il carteggio, con cura dunque poco meno di un anno prima che si decidesse e meticolosità, all’interno di un faldone che fu poi ardi dar via ai preparativi per l’assalto a Pola. chiviato in quello che divenne l’attuale fondo deno- 86 Rivista Marittima Gennaio 2020 Rivista Marittima Gennaio 2020 87 Missione senza ritorno Missione senza ritorno 3 6 2 5 Il modello in questione era, ancora nel 1939, custodito presso la sala di tracciamento della «Direzione delle Costruzioni Navali e Meccaniche» (MARICOST) dello stabilimento tarantino ma, a oggi, non è stato possibile rintracciarlo. Fortunatamente, però, le fotografie del modello e un disegno quotato delle controcarene, chiesti e ottenuti nel 1939 dall’Ammiraglio Po al Comando dell’Arsenale del capoluogo ionico sono rimaste conservate per settantasette anni in un dimenticato fascicolo della «Raccolta di Base» e possono essere oggi riproposte a corredo di queste righe. 8 I disegni, riprodotti nel 1939 da MARICOST Taranto, delle controcarene protettive applicate allo scafo del RE UMBERTO (Fonte: USMM). 1 4 A sinistra: 1. una vista da poppa del RE UMBERTO che consente di notare l’assenza anche della torre binata poppiera e il riposizionamento di due pezzi scudati, probabilmente da 120 mm, a poppa estrema; 2. il RE UMBERTO a Venezia dopo i lavori di trasformazione. Ben visibili sul fianco dell’unità le controcarene protettive in cemento armato e l’assenza dei pezzi da 120 mm in casamatta e di quelli da 152 scudati in prima tuga; 3. un’altra immagine dell’unità alla boa a Venezia. Si noti l’assenza della torre binata prodiera da 343/30, rimossa durante i lavori di trasformazione (Fonte: USMM). 88 A destra: 4. vista di fianco del modello di semi-carena del RE UMBERTO. Si noti, confrontando il modello con l’immagine dell’unità alla boa a Venezia, come le controcarene effettivamente realizzate fossero meno estese di quelle inizialmente progettate; 5. vista prodiera della semicarena del RE UMBERTO realizzata presso l’Arsenale di Taranto per la progettazione delle controcarene in cemento armato di cui fu dotata l’unità; 6. lo stesso modello di semi-carena visto di poppa (Fonte: USMM). Rivista Marittima Gennaio 2020 NOTE (1) Lettera dell’Ammiraglio Ugo Perricone all’Ammiraglio Guido Po in data 13 settembre 1939, Archivio Ufficio Storico della Marina Militare, Fondo «Raccolta di base dei documenti della Regia Marina 1861-1939», busta 1371, fascicolo 9. (2) Il Capitano di fregata Alessandro Ciano, imbarcato sul Garibaldi, fu posto a capo del distaccamento da sbarco italiano che, insieme a quelli delle Marine inglese, francese, austriaca e tedesca, sbarcò a Scutari, il 14 maggio del 1913, per sostituirsi alle truppe montenegrine che avevano occupato la città prima della proclamazione, il 30 maggio successivo, del Principato indipendente d’Albania. In quell’occasione l’allora Tenente di vascello Perricone, imbarcato sul Ferruccio, fu da prima al comando della sezione da sbarco formata dai marinai di quell’unità, quindi prescelto, il 4 giugno 1913, per sostituire il parigrado Parisio Perrotti quale Ufficiale aggregato al Municipio della città di Scutari. Fu in quell’occasione che si creò il rapporto di fiducia tra i due Ufficiali, in base al quale il Comandante Perricone fu voluto quale comandante in seconda dal comandante Ciano per l’esecuzione della pericolosa missione a bordo del Re Umberto (cfr. Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca, fascicolo «L’attività della R. Marina dalla guerra libica a quella italo-austriaca», op. cit., pag. 81 e Le fanterie di marina italiane, op. cit., pagg. 63-65. (3) G. Scarabello, Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l’opera di difesa della Marina italiana, vol. II, op. cit., pag. 419. (4) Le unità delle classe avrebbero dovuto essere originariamente due: Re Umberto e Sicilia, rispettivamente da realizzarsi presso il Regio Stabilimento di Castellammare di Stabia e presso il Regio Arsenale di Venezia. Nel 1884, mentre le prime due navi si trovavano ancora in costruzione, il Ministro Brin propose la realizzazione di un’ulteriore unità, la Regia Nave Sardegna, identica alle precedenti a meno di qualche leggero miglioramento. La proposta del Brin fu approvata nel 1885 e, lo stesso anno, fu iniziata la realizzazione del Sardegna presso il Regio Arsenale di La Spezia. (5) G. Gorgerini, A. Nani, Le navi di linea italiane. 1861-1961, op. cit., pag. 142. (6) Dalla documentazione custodita presso l’Archivio dell’Ufficio Storico, per la maggior parte costituita da memorie postume dei protagonisti della vicenda, non è stato possibile stabilire quali lavorazioni furono eseguite a bordo del Re Umberto nel corso della sosta presso l’Arsenale di Taranto avvenuta tra la metà di aprile del 1918 all’inizio di ottobre dello stesso anno. È ipotizzabile, stante la necessità di doversi trasferire a Venezia attraversando quindi tutto l’Adriatico all’epoca ancora minacciato dalla presenza della Marina austro-ungarica, che le lavorazioni effettuate presso l’Arsenale ionico siano state volte ad assicurare l’efficienza e l’affidabilità dell’apparato motore dell’anziana unità che, come specificato nel rapporto di navigazione, riuscì nel corso della navigazione di trasferimento a toccare ben 15 dei 18 nodi di velocità di progetto (cfr. AUSMM, fondo «Raccolta di base dei documenti della Regia Marina 1861-1939», busta 2198, fascicolo 5, Fg. prot. n. 76/A/RR in data 16 ottobre 1918 della R.N. Re Umberto). (7) Secondo la testimonianza resa dal Capitano di Vascello Bobbiese, le misure di sicurezza prese durante la sosta del Re Umberto in bacino a Venezia furono particolarmente rigorose tanto che sia l’accesso che le vicinanze dello stesso furono sorvegliate da guardie armate (cfr. Lettera in data 8 settembre 1939 del CV Bobbiese all’Ammiraglio Po, AUSMM, fondo «Raccolta di base dei documenti della Regia Marina 1861-1939», busta 1371, fascicolo 9). (8) Lettera in data 13 settembre 1939 dell’Ammiraglio Perricone all’Ammiraglio Po, AUSMM, fondo «Raccolta di base dei documenti della Regia Marina 1861-1939», busta 1371, fascicolo 9. (9) A tale proposito, ecco quanto scriveva il Capo di Stato Maggiore della Marina al Comandante in Capo del Dipartimento e della Piazza Marittima di Venezia il 26 ottobre 1918: «Il momento politico giustifica i maggiori ardimenti. V. E. dispone di uomini di prim’ordine e di mezzi preziosi per portare gravi colpi al nemico. Nei futuri riguardi della Re Umberto è opportuno che i suoi ufficiali si familiarizzino con la costa che dovranno poi avvicinare, onde la prego disporre che l’Ispettore dei M.A.S. includa nelle spedizioni uno alla volta gli ufficiali dell’Umberto. Parto stasera per Parigi per trattarvi le condizioni di armistizio; spero ricevervi gloriose notizie da Venezia» (cfr. Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca, Raccolta «Impiego delle Forze navali – Operazioni», fascicolo XII, pag. 186. (10) Nel corso di una di quelle missioni il MAS con a bordo il Comandante Alessandro Ciano giunse fino alla distanza di soli 500 metri dalle ostruzioni di Pola venendo più volte lambito, senza essere per fortuna essere avvistato, da uno dei proiettori di scoperta della base navale austro-ungarica. Probabilmente grazie all’esperienza acquisita nell’avvicinamento occulta a Pola, Alessandro Ciano fu presente a bordo del MAS che rimorchiò fin sotto le ostruzioni della piazzaforte nemica la mignatta di Paolucci e Rossetti con la quale, il 1o novembre 1918, i due ufficiali riuscirono ad affondare la Viribus Unitis. Per quella missione il Comandante Alessandro Ciano fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare. (11) Quando il 4 novembre 1918 il Comandante Alessandro Ciano e il signor Perricone entrarono a Pola a seguito dell’Ammiraglio Cagni, essi poterono verificare di persona che «i piani degli sbarramenti di mine e delle ostruzioni ivi esistenti corrispondevano con precisione a quanto noi conoscevamo in seguito alle esplorazioni aeree Rivista Marittima Gennaio 2020 89 Missione senza ritorno e alle informazioni». Dunque l’assalto progettato, seppure difficile e pericoloso, avrebbe effettivamente avuto buone probabilità di riuscita (cfr. Lettera in data 14 settembre 1939 dell’Ammiraglio Perricone all’Ammiraglio Po, AUSMM, fondo «Raccolta di base dei documenti della Regia Marina 1861-1939», busta 1371, fascicolo 9). (12) Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca, op.cit.; collezione «La preparazione dei mezzi», fascicolo II pag. 6 e collezione «L’impiego delle Forze navali - Operazioni», fascicolo XII, pag. 186. (13) Op. cit. (14) Busta 2198, fascicolo 5. BIBLIOGRAFIA Atti dell’Ufficio Storico della Marina Militare (1913-1990), a cura di E. Graziani e M. Mainini, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 2007. Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca, a cura dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, Roma, Ufficio Storico della Regia Marina, 1925; collezione: «La preparazione dei mezzi», fascicolo II: «Costruzione e riparazione del naviglio. Approntamento e impiego delle armi e materiale vario di guerra». Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca, a cura dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, Roma, Ufficio Storico della Regia Marina, 1925; collezione: «L’impiego delle Forze navali - Operazioni», fascicolo XII: «La condotta delle operazioni navali in Adriatico sul finire della guerra e le nostre relazioni con gli alleati navali». Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca, a cura dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, Roma, Ufficio Storico della Regia Marina, 1925; Serie Speciale, fascicolo «L’attività della Regia Marina dalla guerra libica a quella italo-austriaca». E. Bagnasco, A. Rastelli, Navi e marinai d’Italia nella Grande Guerra, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1997. G. Giorgerini, A. Nani, Le navi di linea italiane 1861-1961, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1962. L. Fulvi, G. Manzari, T. Marcon, O. Miozzi, Le fanterie di Marina italiane, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1988. G. Scarabello, Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l’opera di difesa della Marina italiana, vol. II, Venezia, Tipografia del Gazzettino illustrato, 1933. V. Tur, Plancia Ammiraglio, vol. II, Roma, Edizioni Moderne, 1960. F. Ceccarelli, il piano Pola. Un progetto azzardato, in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, anno I, settembre 1987, pagg. 291-305. Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, fondo «Raccolta di base dei documenti della Regia Marina 1861-1939»: fascicoli 1371/9 e 2198/5. Corazzata Re Umberto Costruttore Impostazione Varo Completamento Dislocamento Dimensioni Apparato motore Combustibile Autonomia Velocità Armamento Protezione Equipaggio Radiazione Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia 10 luglio 1884 17 ottobre 1888 21 luglio 1893 Normale: 13.300 t, a p.c.: 15.000 t Lunghezza f.t.: 127,6 m, larghezza: 23,4 m, immersione 9 m 18 caldaie cilindriche, 4 motrici alternative verticali a triplice espansione, 21.000 HP, 2 assi Dotazione normale: 1.200 t di carbone, dotazione a p.c.: 3.000 t 6.000 miglia a 10 nodi 18,6 nodi IV-343/30, VII-152/40, XVI-120, II-75, XVI-57/43, X-37/20, II mitragliatrici Maxim, 5 t.l.s. Whitehead A 110 da 450 mm Verticale max. 100 mm, orizzontale max. 100 mm, torri G.C. max 100 mm, bar bette G.C. max 350 mm 37 ufficiali, 752 sottufficiali, Sc. e comuni 4 luglio 1920 Fonte: AA.VV, Le navi di linea italiane. 1861-1961, op. cit., pagg. 137-139. Il Senatore del Regno d’Italia Alessandro Ciano. È stato ammiraglio, imprenditore e politico italiano. Designato comandante del RE UMBERTO per una missione, seppur non eseguita, ritenuta «geniale e audace contro la Piazzaforte di Pola». 90 Rivista Marittima Gennaio 2020