La Gnomonica nei monasteri benedettini
italiani
Nicola Severino febbraio 2006
Mauro Mazzuccotelli svela in un suo libro interessanti informazioni sulle
attività gnomoniche di alcuni monaci benedettini, protagonisti della cultura
scientifica del monachesimo in Italia.
Durante una ricerca relativa ad alcuni
capitoli della Regola Benedettina, mi
sono imbattuto in una scoperta che mi ha
felicemente sorpreso. Sono venuto a
conoscenza
di
una
pubblicazione
costituita da due piccoli volumetti, a
firma di Mauro Mazzucotelli e dal
titolo: Cultura Scientifica e Tecnica del
Monachesimo in Italia, edita nel 1999
dall'Abbazia di S. Benedetto di Seregno e
dal costo di 30 euro (entrambi i volumi
che sono indivisibili). Un libro che
consiglio vivamente di acquistare perchè
regala
una
lettura
estremamente
piacevole e rilassante, nonché ricca di contenuti umani, artistici e scientifici.
L'opera non vuole essere una enciclopedia, come richiederebbe la vastità
dell'argomento trattato, ma vuole far conoscere in che modo i benedettini
italiani siano stati presenti, lungo i secoli della loro storia, nella cultura
scientifica in Italia. Anche se l'autore non ha la pretesa di esaurire nelle 328
pagine l'approfondimento dei problemi di natura storica, scientifica, religiosa e
biografica che tale tema richiede, riesce però, a mio avviso, a dare un quadro
generale organicamente ben strutturato e di grande intelligibilità. In questo
grande sforzo mi è sembrato quanto mai meraviglioso poter constatare che la
Gnomonica firmata da alcuni grandi nomi del monachesimo benedettino
italiano abbia finalmente avuto un appassionato interprete ed un coraggioso
cronista. Alle notizie relative alle attività gnomoniche l'autore ha dedicato ben
otto pagine! E, come si potrà vedere, in queste otto pagine si possono leggere
davvero diverse notizie gnomoniche interessanti che non sono mai state
riportate in nessun libro di gnomonica. Sicuramente tali notizie possono essere
spunto per nuove ricerche, come mi auguro, il che spero contribuisca a dare
maggior
rilievo
e
valore
al
significativo
contributo
di Mazzuccotelli
all'argomento gnomonico nell'ambito del monachesimo italiano.
Questo libro costituisce una vera perla nell'ambito delle pubblicazioni di
carattere ecclesiastico, come si legge nelle stesse parole di presentazione
dell'Abate Valerio Cattana dell'Abbazia di Seregno: In via del tutto eccezionale
la nostra collana ha accolto un titolo realizzato in due volumetti con un
numero di pagine debordante rispetto alla media consueta. Lo abbiamo fatto a
ragion veduta proprio per la singolarità del tema e la quasi pratica
impossibilità di riferimenti a sintesi che consentano di esplorare la parte avuta
dai
monaci
nella
storia
della
scienza...(...)...E'
sufficiente
osservare
l'articolazione dell'indice, in ben 23 capitoli, per rendersi conto di come ogni
aspetto del mondo della scienza, dall'astronomia all'idraulica, dalla
cartografia alla mineralogia, dai musei monastici alla meteorologia, abbiano
interessato gli abitanti dei chiostri.
Ma vediamo in particolare le notizie storiche sulla gnomonica che questo
piacevole libretto ci offre.
Nello sfogliare le prime pagine, ci si imbatte subito in una ricca biografia
scientifica
di
Francesco
Maurolico, geometra,
matematico
ed
erudito
siciliano, lunga più di cinque pagine. Si arriva poi al terzo paragrafo del capitolo
quindi dell'Astronomia applicata, dedicato completamente ai Trattatisti di
gnomonica e costruttori di orologi solari.
La misura del tempo è una necessità fondamentale nell'osservanza della Regola
benedettina. Essa scandisce tutte le attività, dalla salmodia delle ore canoniche,
il cui segnale di inizio spetta, secondo la Regola, all'abate o a un suo delegato
diligente, alle occupazioni manuali quotidiane che vengono definite in ore
diverse secondo i ritmi stagionali. Tutto deve svolgersi con precisione nelle ore
stabilite. È costante l'insistenza sull'orario in cui debbono essere svolti gli atti
comuni e le attività personali. La giornata del monastero inizia con le Lodi al
levar del sole, non più al canto del gallo, e il sole scandisce il ritmo di tutta la
giornata monastica. È naturale quindi che nei monasteri sia sempre esistita una
preoccupazione costante per la misura del tempo e che monaci si siano dedicati
alla conoscenza delle leggi che regolano questa misura e che le abbiano attuate
realizzando la costruzione di meridiane e orologi solari.
Ai costruttori di orologi solari era indispensabile una vasta cultura che
comprendeva anzitutto abilità di calcolo matematico e geometrico, una buona
competenza in astronomia con la necessaria conoscenza dei movimenti e delle
rispettive posizioni del sole e della terra e della loro variabilità, in pratica
dovevano conoscere bene la sfera armillare e i suoi usi. Non potevano mancare
poi cognizioni di geografia.
Tutto questo bagaglio culturale dovettero possedere anche i monaci costruttori
di orologi solari a cominciare da Gerolamo Ruscelli (1538-1604) abate di S.
Pietro di Perugia, più volte presidente della congregazione Cassinese delle cui
vicende fu sempre importante protagonista, definito «scientiis omnibus
instructissimus» soprattutto in matematica, aritmetica, algebra, astronomia,
astrologia, cosmografia nonché letteratura, filosofia, musica e architettura.
Dotato di così vasta cultura, che tutte le fonti storiche gli riconoscono, si dedicò
anche alla realizzazione di diversi strumenti scientifici fra cui astrolabi, sfere,
compassi. Testimonia su di lui la Matricula Casinensis: «Plura manuscripta
cosmographis, arithmeticis et mathematicis perutilia reliquit. Instrumentorum
a se inventorum ope ac beneficio plurima loca et provincias geographíce
delineavit, plura item horologia solaria verticalia, horizontalia et annularia
fabricatus est».
Simile al Ruscelli nella accurata preparazione in matematica e geometria fu
anche l'abate camaldolese Clemente Mattei, vissuto nella seconda metà del XVII
secolo, nei monasteri di Faenza e di S. Gregorio a Roma, geografo alla corte di
Clemente X e di Innocenzo XI, lasciò tra i suoi manoscritti matematici e
astrologici un trattato De horologibus horizontalibus, verticalibus et
inclynatis cum tabulis astronomicis. Anche il vallombrosano Mercuriale
Prati, già ricordato come il costruttore di strumenti ottici, realizzò nel chiostro
romano di S. Prassede due orologi solari.
Alcuni monaci scrissero anche importanti opere di gnomonica. Nella
Congregazione di Monteoliveto due trattatisti si passarono idealmente il
testimone mantenendo viva la tradizione per questi studi lungo tutto il XVII
secolo. Il primo, Ippolito Salò (t 1626) riminese, ideò un metodo per la
costruzione degli orologi solari sui muri, detti appunto verticali, che descrisse
nel suo trattato Tabulae gnomonicae (...) che ebbe due edizioni a Brescia nel
1617 e, con aggiunte e integrazioni a Rimini nel 1626. Le tavole sono precedute
da tre brevi capitoli integrativi. Nel primo, Tabularum delucidatio l'autore
spiega i principi teorici, le definizioni essenziali, i concetti di latitudine
longitudine delle ombre e il modo di rappresentazione nei vari tipi di orologi.
Nel secondo, Tabularum usus viene descritto il metodo di individuazione dei
punti essenziali a seconda del tipo di orologio verticale o orizzontale e della sua
ubicazione. Il terzo capitolo, Tabularum fabrica riguarda la realizzazione vera e
propria degli orologi con particolare attenzione a quelli murali e con
l'illustrazione analitica delle regole da osservare secondo l'orientamento del
muro sul quale l'orologio è delineato. Seguono le tavole gnomoniche che
occupano la maggior parte del testo e quelle della latitudine delle principali città
italiane ed europee.
Raccolse idealmente la sua eredità il confratello Angelo Maria Colomboni da
Gubbio (16221673), ritenuto anche eccellente miniatore. Riconosciuto al Salò il
merito e l'originalità del suo metodo ne critica tuttavia la complessità nella
costruzione delle tavole d'elevazione del polo o latitudine di un luogo, unita a
una certa imprecisione del determinare la declinazione murale o direzione verso
cui il muro è rivolto, calcolata solamente di cinque in cinque sino a 85 gradi.
Afferma infatti nell'introduzione al suo trattato illustrando al lettore le tavole
geometriche da lui calcolate di «non defraudare della dovuta lode il vero autore
di questa invenzione che fu il Reverendissimo P. Abbate D. Ippolito Salò (...).
Vedrai ciò che mi mosse a calcolare queste tavole dopo di lui, à partirmi
alquanto dal di lui merito, à dar precetti in alcuna cosa differenti dai suoi e in
somma a comparirti avanti con un vestito d'altri sì, ma guarnito del mio (...)». Il
suo libro, più di seicentocinquanta pagine, si intitola Pratica gnomonica o
vero tavole con le quali ciascuno agevolmente può far da sé gli orologi da sole
orizzontali; verticali e riflessi di qualsivoglia grandezza. Calcolate a grado per
grado di declinazione murale per sei altezze di polo cioè i gradi 40 fino a 45...
(Bologna 1669). Anche qui la materia è suddivisa in tre libri ma esposta in modo
diverso dal Salò. Il primo libro è dedicato alle definizioni, ai principi teorici e
alle operazioni fondamentali per individuare le coordinate necessarie: altezza
del polo e declinazione dei muri. Il secondo illustra in cinquecentocinquanta
pagine le tavole e il loro uso nella realizzazione dei vari tipi di orologi. Segue
infine il terzo libro, una decina di pagine, con le indicazioni per la fabbricazione
degli orologi riflessi che, per essere tracciati in luoghi dove non arriva
direttamente la luce del sole segnano le ore mediante un raggio riflesso da uno
specchietto. Il trattato del Colomboni presenta delle novità rispetto a quello del
Salò. L'abbandono del latino per l'italiano, una maggior chiarezza espositiva in
cui abbondano riferimenti grafici e figure lo rendono decisamente più
accessibile. E inoltre l'altezza del polo che parte da 40 sino a 45 gradi e la
declinazione murale calcolata grado per grado da sud e da nord fino a 90 gradi,
e non più calcolata di 5 in 5 gradi come nel trattato del Salò, rendono
quest'opera più precisa e completa.
Sempre nella Congregazione di Monteoliveto del XVIII secolo Giorgio
Benedettoni (1741-1809) dedicò qualche capitolo della sua Pratica di
agrimensura stereometria e gnomonica (Lucca 1778) alla illustrazione di
orologi solari. Si tratta di poche pagine, una ventina in tutto che completano il
trattato dedicato alle misure lineari, geometriche e solide e all'utilità del loro
impiego in certi usi professionali.
L'ultimo olivetano costruttore di orologi solari fu il già ricordato Ferdinando
Mexia (1757-1810). Due belle meridiane ricordano la perizia con cui realizzava i
suoi calcoli. Una, tracciata nel grande corridoio di S. Michele in Bosco di
Bologna e l'altra a Napoli nella certosa di S. Martino, tracciata nei primi anni del
suo soggiorno nel monastero di Monteoliveto della stessa città.
La pratica della costruzione degli orologi solari si diffuse anche tra i monaci
seguaci di san Bruno. Lo studio della proiezione delle linee d'ombra su un
quadrante seguendo i ritmi stagionali delle posizioni del sole nel silenzio del
chiostro sembra molto in armonia col rigoroso ritmo quotidiano della certosa.
Questi studi si svilupparono nei sec. XVI e XVII tra i certosini lombardi,
curiosamente tutti di origine milanese. Michele Balestrieri (? 1651) alternò alla
competenza nella misurazione dei terreni quella di costruire meridiane. Alla sua
morte lasciò nella biblioteca della certosa di Pavia, tra i suoi manoscritti di
aritmetica e geometria anche un lavoro intitolato Pratica per costruire gli
orologi da sole. Sempre nella certosa di Pavia Bartolomeo Castíglioni (? 1715)
compose trattati di aritmetica, astronomia idraulica ed architettura ma
soprattutto lasciò numerosi manoscritti sul modo di formare analemmi per
gli orologi solari orizzontali. Chi invece pubblicò i suoi studi di gnomonica fu il
certosino nobile milanese Giovanni Battista Vimercati. Scrisse Dialogo de gli
horologi solari nel quale con ragioni speculative et prattiche facilmente
s'insegna il metodo di fabbricar tutte le sorti di horologi (Venezia 1557). Il
trattato si articola in forma di dialogo tra Pandolfo, l'esperto che espone dottrina
e principi e Prosdocímo che lo sollecita con domande, obiezioni, richieste di
chiarimenti. Il tutto corredato da numerose figure, schemi e tavole che
illustrano gli argomenti trattati. Le due parti in cui il dialogo è diviso, l'una di
teorica ragione e l'altra di pratica operazione possono considerarsi indipendenti.
Infatti con intento didattico l'autore stesso suggerisce a chi legge: «(...) solo
voglio avisare quegli che delle ragioni matematiche e della sfera del mondo
sono inesperti dove nella prima parte non riuscirebbero, vogliano almeno con
ogni loro sforzo dilettarsi nella seconda, che per esser ella tutta di pratica
ornata, non poco frutto con dilettazíone grandissima ne riporteranno (...)».
Questo volume sia per la forma dialogica di relativamente facile comprensione,
sia per l'ampio corredo iconografico, sia per essere stato scritto in italiano e
presentato come un piacevole passatempo, incontrò il favore di un pubblico
vasto. Alla prima edizione veneziana del 1557 ne seguirono almeno una decina,
in varie città, sino al 1587.
Qui termina il paragrafo dedicato strettamente alla gnomonica. Come si vede,
alcune notizie sono già note agli storici della gnomonica, come quelle relative a
Colomboni a Vimercato e forse al Mexia, ma diverse altre non lo sono. Nel
paragrafo successivo, l'autore parla delle riforme del calendario e della
cronologia dei monaci. Per quanto riguarda le immagini, viene riportata una
sola tavola relativa alla gnomonica con la rappresentazione a colori del disegno
dell'orologio orizzontale ad ore italiche tratto da una edizione del Vimercati.
Il libro prosegue con capitoli dedicati all'idraulica, alla cosmografia e
cartografia, geografia, astrologia e alchimia, medicina monastica, gastronomia,
scienze naturali, della terra, meteorologia, ecc. Per quanto riguarda le notizie
d'interesse gnomonico, il nostro interesse è ristretto a ciò che abbiamo già letto.
Gli indizi per uno stimolo alla ricerca non mancano, speriamo solo di trovare il
tempo e la strada giusta.