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2019, The Medieval Networks in East Central Europe: Commerce, Contacts, Communication, ed. B. Nagy, F. Schmieder, A, Vadas
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1984, 1948
1984 (en su versión original en inglés: Nineteen Eighty-Four) es una novela política de ficción distópica, escrita por George Orwell entre 1947 y 1948 y publicada el 8 de junio de 1949. La novela popularizó los conceptos del omnipresente y vigilante Gran Hermano o Hermano Mayor, de la notoria habitación 101, de la ubicua policía del Pensamiento y de la neolengua, adaptación del idioma inglés en la que se reduce y se transforma el léxico con fines represivos, basándose en el principio de que lo que no forma parte de la lengua, no puede ser pensado. Muchos analistas detectan paralelismos entre la sociedad actual y el mundo de 1984, sugiriendo que estamos comenzando a vivir en lo que se ha conocido como sociedad orwelliana,1 una sociedad donde se manipula la información y se practica la vigilancia masiva y la represión política y social. Sin embargo, no hay que olvidar que estos elementos ya aparecen en la novela rusa Nosotros (1920) de Zamiatin, en la que se inspiró Orwell, y que se considera la novela fundadora de la novela distópica contemporánea. La novela de 1984 es, sin embargo, mucho más popular y el término «orwelliano» se ha convertido en sinónimo de las sociedades u organizaciones que reproducen actitudes totalitarias y represoras como las representadas en la novela. La novela fue un éxito en términos de ventas y se ha convertido en uno de los más influyentes libros del siglo XX.
Tempus Psicológico, 2020
El presente artículo pretende realizar un análisis entre la relación del Self del terapeuta y la Autorreferencia en la Terapia Familiar Sistémica. Para esto, se realizó una revisión documental de 54 artículos científicos y textos, tanto de medios electrónicos como físicos, dando lugar a tres categorías de análisis que fueron: Self del terapeuta, Autorreferencia y Terapia Familiar Sistémica. Se concluye que estos dos conceptos como es el Self y Autorreferencia tienen como primera instancia co-construir o transformar constantemente el sí mismo, dando apertura a las observaciones que emergen en terapia a través de la conversación, lo cual evoca un proceso reflexivo del sí mismo para dar paso a la utilización de la Autorreferencia como estilo terapéutico
Es la descarga o liberación de la tensión emocional asociada a una idea, conflicto o recuerdo desagradable reprimido, esto se consigue reviviendo nuevamente la experiencia emocional penosa.
A Revolução Portuguesa – e o consequente desejo de refazer Portugal – desde cedo que esteve vinculada à ideia que era preciso integrar Portugal, decisivamente e definitivamente, na Europa. Até para sedimentar o novo regime político. Toda a política externa portuguesa, a partir de 25 de abril, se orientou nesse sentido. A adesão a um projeto europeu teve o consenso das elites políticas no Portugal democrático. Era esse o caminho para a modernização de Portugal. O “destino” europeu de Portugal foi exaltado como talvez nunca tenha sido ao longo da história.
2020
It is well known that the inverted Collatz sequence can be represented as a graph or a tree. Similarly, it is acknowledged that in order to prove the Collatz conjecture, one must demonstrate that this tree covers all (odd) natural numbers. A structured reachability analysis is hitherto not available. This paper investigates the problem from a graph theory perspective. We define a tree that consists of nodes labeled with Collatz sequence numbers. This tree will be transformed into a sub-tree that only contains odd labeled nodes. The analysis of this tree will provide new insights into the structure of Collatz sequences. The findings are of special interest to possible cycles within a sequence. Next, we describe the conditions which must be fulfilled by a cycle. Finally, we demonstrate how these conditions could be used to prove that the only possible cycle within a Collatz sequence is the trivial cycle, starting with the number 1, as conjectured by Lothar Collatz.
Dal Barocco a Manzoni. Percorsi nella narrativa tra Sei e Ottocento per Quinto Marini, a cura di Luca Beltrami, Matteo Navone, Giordano Rodda, Pisa, Ets, 2024
Analysis of the tragedy "Alcippo spartano" (1623) by Ansaldo Cebà, to which the author entrusts a political message addressed to contemporary Genoa.
Bushidō: letteralmente, la "via del guerriero a cavallo". Il termine è composto da diversi ideogrammi [1] : bu sta per il concetto di "guerriero", ed è composto a sua volta da un ideogramma che sta per "dominare" o "fermare" e da un altro che sta per "alabarda". Shi corrisponde forse all'anèr greco, poiché indica l'uomo considerato in tutto il suo valore virile e spirituale, ed è composto dal segno del dieci e da quello dell'uno, a simboleggiare la concezione buddista secondo cui l'uomo compendia in sé il cosmo. Dō corrisponde al cinese tao, ed indica la via, il percorso, in senso allegorico: il metodo etimologicamente inteso) da seguire per una piena realizzazione spirituale. L'ideogramma che i cinesi leggono tao e i giapponesi dō sembra fosse composto dalla rappresentazione grafica di tre idee [2] : una strada, la testa di un maestro, i piedi di un altro uomo -ad indicare un discepolo che segue il maestro sulla via. Il bushidō contiene dunque la visione del mondo, l'etica, la disciplina di vita dei bushi (guerrieri), o samurai (dal verbo saburaru/samuraru: "servire"). Il processo di formazione del bushidō in Giappone raggiunge l'apice della maturità nel XVII secolo, ma il termine bushido è probabilmente più recente: è nel XVIII-XIX secolo che esso va a sostituire l'espressione kyûba no michi, la "via dell'arco e del cavallo". Il codice filosofico-etico dei samurai non fu mai messo per iscritto, ma è depositato all'interno di una secolare tradizione orale giapponese, e delle gesta la cui memoria essa custodisce: per questo non è possibile indicare una precisa epoca o un preciso luogo di nascita del bushidō. Una prima elaborazione, il "bushidō guerriero" [3] , prese corpo nel Medioevo giapponese, parallelamente al rafforzarsi del sistema feudale, nei secoli dal XIII al XVII; esso è caratterizzato dall'influenza del buddhismo zen (importato in Giappone dalla Cina già a partire dal VI secolo). Una seconda fase, del "bushidō confuciano", vede un forte influsso del confucianesimo, corrispondentemente al periodo di pace che va dall'era Tokugawa (1603) alla Restaurazione Meji, segnata dalle dimissioni dell'ultimo shogun (1868) e dalla fine della società feudale. L'ultima declinazione del bushidō è quella detta del "bushidō nazionale", quella sorta di patriottismo mistico o shintoismo di Stato che dalla Restaurazione Meji giunge fino alle gesta dei rinomati kamikaze nella Seconda Guerra Mondiale. Se è vero che lo spirito del bushidō ha continuato a influenzare la società giapponese fino all'età contemporanea [4] , ed è stato anzi sfruttato per alimentare il ben noto nazionalismo giapponese emerso nell'ultimo conflitto mondiale, si può dubitare dell'autenticità del "bushidō nazionale": Secondo noi, l'editto che nel 1870 soppresse formalmente il Feudalesimo, rappresentò il primo segnale di rintocchi a morte del Bushidō, e l'editto pubblicato cinque anni dopo, che vietava l'uso della spada, […] risuonava ormai nella nuova epoca dei 'sofisti, degli economisti e dei calcolatori'. [5] Non è probabilmente un caso, tuttavia, che Hagakure -il più importante testo scritto che raccolga, anche se non in forma esaustivamente codificata, lo spirito del bushidō -fu stampato per la prima volta con questo titolo e portato a conoscenza del grande pubblico proprio tra la fine dell'Ottocento e la metà del Novecento. Bruciato dagli Americani alla fine del secondo conflitto mondiale, nella convinzione che fosse la causa del fanatismo nazionalista giapponese, fu riscoperto e commentato in seguito da Yukio Mishima [6] , che tentò con il suo drammatico suicidio di richiamarne lo spirito ai Giapponesi. Questi pochi elementi sono sufficienti a capire come si possa concludere che …conoscere il Bushidō […] significa conoscere gran parte della storia della cultura del Giappone tradizionale e, in parte, significativi aspetti della sua anima contemporanea assieme alle dimensioni del conflitto in atto fra modernità e tradizione. [7] 2. Hagakure e la vita al cospetto della morte «Ho scoperto che la Via del Samurai è la morte». Questa è una delle prime riflessioni, forse la prima per importanza, contenute in Hagakure, testo risalente al XVIII secolo. Esso contiene riflessioni e aneddoti di Yamamoto Tsunetomo, o Jōchō, ex-samurai fattosi monaco buddista nel 1700, alla morte del proprio signore [8] . Alla
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HAL (Le Centre pour la Communication Scientifique Directe), 2016
Anadolu Medeniyetleri Müzesi Yıllığı, 2003
https://www.ijrrjournal.com/IJRR_Vol.9_Issue.7_July2022/IJRR-Abstract46.html, 2022
International Journal of Electrical and Computer Engineering (IJECE), 2022
Journal of Artificial Intelligence Research, 2006
International Journal of Earth Sciences, 2021
International Journal of Finance and Accounting, 2012
SiSli Etfal Hastanesi Tip Bulteni / The Medical Bulletin of Sisli Hospital, 2020
Turkish journal of physics, 2012
Journal of Applied Microbiology, 2009