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Articolo per la morte di Alexander J. Seiler

10 area sindacale n° 20, 21 dicembre 2018 «Abbiamo chiamato braccia …» Ci ha lasciati il regista svizzero Alexander Seiler, autore vicino al movimento operaio e ai migranti di Mattia Lento La filmografia In Dvd Il cofanetto contente 8 Dvd, 12 film e diversi materiali esplicativi, prodotto da Dschoint Ventschr e cofinanziato da Unia, è uscito nel 2013 ed è ancora disponibile presso molti rivenditori online. Il titolo: Alexander J. Seiler. Dvd Edition. Arrivano i negozi senza casse Lo scorso 22 novembre è deceduto a Zurigo, all’età di 90 anni, il regista Alexander Seiler, personalità di primo piano del cinema svizzero. Il suo documentario Siamo italiani (1964), accompagnato da un libro di testimonianze di lavoratori stranieri in Svizzera, con una celeberrima prefazione di Max Frisch, ha raccontato le vite dei migranti italiani, allora invisibili, e ha aperto la stagione del Nuovo cinema svizzero. L’impegno di Seiler è continuato negli anni con molti altri film. Le Giornate del cinema di Soletta renderanno omaggio all’artista con la proiezione di due delle sue opere a fine gennaio. La maggior parte dei suoi film sono inoltre disponibili in un cofanetto Dvd cofinanziato da Unia. Il 2018 si chiude con due lutti importanti nel mondo del cinema: Yves Yersin, autore romando de Les petites fugues (1979), pietra miliare della cinematografia svizzera, e Alexander Seiler sono venuti a mancare entrambi lo scorso novembre. Le Giornate del cinema di Soletta hanno annunciato qualche giorno fa la proiezione straordinaria di tre dei loro film. Accanto al celebre film di Yersin, saranno proiettate due pellicole poco conosciute di Seiler: il cortometraggio sperimentale In wechselndem Gefälle (1962), Palma d’oro a Cannes nel 1963, e Geysir und Goliath (2010), ultimo documentario del regista dedicato allo scultore Karl Geiser. Siamo italiani Non tutti hanno visto questo documentario, ma almeno una volta nella vita, anche senza saperlo, è impossibile non essersi imbattuti in una delle immagini della sequenza del film in cui i corpi seminudi e allineati degli emigrati, attendono il loro turno per la visita obbligatoria presso la stazione di confine di Chiasso ; oppure Un‘immagine tratta dal documentario Siamo italiani (1964) di Alexander J. Seiler nell’immagine che ritrae i visi pieni d’espressività di una coppia italiana alle prese con un freddo impiegato della Svizzera tedesca; oppure ancora nelle immagini di alcuni interni di famiglie italiane che rivelano il quotidiano di soggetti fino ad allora considerati soltanto come forza lavoro a basso costo per l’industria elvetica. Dopo l’uscita del film, Alexander Seiler pubblica anche un libro omonimo con i materiali della sua ricerca, che diventa un’opera di indagine etnografica, oggi fonte storica preziosa per studiare l’emigrazione in Svizzera e il fenomeno degli stagionali. In quello stesso libro, nella prefazione, un autentico capolavoro letterario, Max Frisch conia la famosa frase che ritorna regolarmente in molti testi e contributi dedicati alla storia della migrazione in Svizzera: «Abbiamo chiamato braccia, sono arrivati esseri umani». Identità ibride Quasi quarant’anni dopo, Seiler riprende il filo del discorso sull’im- migrazione in Svizzera e gira Vento di settembre (2002). Per farlo si reca in Salento, ad Acquarica del Capo, paese caratterizzato storicamente da un altissimo tasso migratorio verso la Confederazione, e racconta la storia di emigrati non più alle prese con indifferenza o xenofobia, ma con il problema del ritorno in patria a pensione raggiunta. I migranti, dopo decenni di lavoro e vita in Svizzera, non si riconoscono più nel paese di origine, hanno quasi cambiato pelle. Ma non solo: i figli hanno ormai una vita in Svizzera, sono diventati padri e madri a loro volta, e non vogliono seguire i genitori nel loro viaggio di ritorno. Ecco allora che la Svizzera, da paese inospitale, diviene oggetto di nostalgia, e i ricordi più cupi legati all’esperienza emigratoria lasciano spazio ad altri sentimenti. Cinema e lavoro Tra i film di Seiler, Die Früchte der Arbeit (1977) è sicuramente il più impegnativo: in quasi due ore e mezza il regista ricostruisce più di mezzo secolo di storia del movimento operaio svizzero. Nel suo racconto si intrecciano quattro linee narrative: la quotidianità di una famiglia operaia, la storia del movimento dei lavoratori in Svizzera a partire dallo scoppio della Prima guerra mondiale, le testimonianze di alcuni lavoratori ed ex militanti sindacali in pensione e, infine, la storia personale del regista stesso, rampollo di una famiglia agiata di Lucerna. Di particolare impatto sono le sequenze che ritraggono il protagonista principale del documentario al lavoro, un operaio dell’Asea Brown Boveri (Abb) impegnato nella fabbricazione di enormi turbine per l’industria idroelettrica. Anche le testimonianze di lavoratori in pensione, tra cui un anziano militante comunista, sono di particolare interesse. Questo documentario conferma il registro etnografico, il talento documentaristico e, soprattutto, la grande passione civile di un regista che rimpiangeremo sicuramente. Edilizia Lotta quotidiana contro il dumping Un gruppo di piastrellisti riceve 100 000 Franchi di arretrati grazie a Unia 11 lavoratori italiani lavoravano da luglio sul cantiere Europaallee a Zurigo, impegnato nella costruzione di immobili per conto delle Ffs, come piastrellisti per una ditta subappaltatrice e al posto dello stipendio ricevevano soltanto bruscolini. Venutane a conoscenza, Unia è intervenuta tempestivamente ed è riuscita a far ottenere gli arretrati a tutto il gruppo. Le trattative per il Cnm dell’edilizia sono andate a buon fine ma il lavoro sindacale continua. Erano stati reclutati tutti in Italia con la promessa di un salario di 3500 Chf mensili, gli 11 piastrellisti impegnati sul cantiere zurighese. Un salario bassissimo, ma ancora niente a confronto di quello che hanno vissuto in Svizzera questi lavoratori : per mesi hanno ricevuto soltanto qualche misero contributo in contanti, appena sufficiente per il sostentamento. L’inganno I lavoratori felici dopo aver ricevuto la notizia del pagamento degli arretrati Novartis ha la sua sede a Basilea In breve I lavoratori non hanno mai ricevuto un vero stipendio, ma soltanto qualche pagamento in contanti senza ricevuta. Il datore di lavoro versava loro anche del denaro sul conto corrente, ma soltanto per ottenere una prova di pagamento da esibire in caso di controlli, e poi annullava il versamento. Gli operai hanno capito il gioco ma a un certo punto è subentrata la paura di perdere tutto il denaro. L’arrivo dei punti vendita senza casse sta per diventare realtà: l’azienda Valora, non certo tra le più virtuose in termini di condizioni di lavoro, ha annunciato l’apertura di un punto vendita a Zurigo per il 2019. La rivoluzione all’interno del ramo della vendita al dettaglio continua a ritmo sostenuto e spesso a pagarne le conseguenze sono le lavoratrici e i lavoratori. Unia è molto preoccupata in tal senso e chiede alle autorità pubbliche di investire con più coraggio sulla formazione continua e il ricollocamento professionale. Inoltre, propone di introdurre il diritto alla formazione professionale anche durante il periodo di disoccupazione. Gli edili hanno un nuovo contratto I delegati sindacali prima e quelli degli impresari costruttori poi hanno approvato in via definitiva i risultati delle lunghe trattative tra le parti sociali: la pensione a 60 anni è confermata, il Cnm è salvo e i salari aumenteranno a partire dal 2019. Nessuna arma in mani sbagliate La Svizzera ha sempre avuto di sé un’immagine di paese baluardo dei diritti umani. Questa rappresentazione è però in contraddizione con i recenti tentativi del Consiglio federale di modifica della legge in materia d’esportazione d’armi. Le regole, rese meno ferree già nel 2014, volevano essere ulteriormente allentate e la proposta è stata ritirata soltanto a seguito delle numerose critiche provenienti dalla società civile. Per questo, negli scorsi giorni, è stata lanciata una nuova iniziativa che intende inscrivere nella Costituzione il divieto di esportazione di armi verso quei paesi che violano sistematicamente e in modo grave i diritti umani. Unia, insieme a numerose organizzazioni, sostiene l’iniziativa. L’azione sindacale Dopo qualche tempo però, i lavoratori, alcuni dei quali iscritti a Unia, hanno deciso di rivolgersi al sindacato e di denunciare il caso che si è risolto nel migliore dei modi. L’impresa affidataria Porr si è presa tutte le responsabilità: ha dichiarato che verserà a breve tutti gli arretrati e ha assunto tutti i lavoratori direttamente. Il loro Natale sarà sicuramente più bello di quanto prospettato soltanto qualche giorno fa. Impressum pagine Unia Dipartimento comunicazione, C.P. 272 CH-3000 Bern 15, fax +4131 350 22 11 Redazione: Mattia Lento Impaginazione: Ida Schmieder E-mail: [email protected]