24/03/2018
RELEASE 3
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Premessa (con nota anti-neoliberista)
Di solito le leggi delle ultime legislature fatte da politici allevati e formati a “leggi del mercato
economico e neoliberismo” quando si trattava di scrivere leggi sulla sicurezza, pur scrivendo cose
anche sostanzialmente giuste, queste per essere realizzate necessitavano di “costi della sicurezza”,
che con molta leggerezza venivano scaricati sul datore di lavoro che a sua volta si scaricano sul
prezzo finale del bene o servizio. Finché, quindi si tratta del mercato privato, non c’è problema per
lo stato, coso mai sono problemi del datore di lavoro. Non è così perché poi certi costi ricadono
sempre sulla collettività direttamente o indirettamente. Ma non è tema di questo studio. In ogni
caso, oggi il parlamento (e/o il governo è lo stesso) qualunque cosa voglia fare anche pulire un bagno
deve sempre dire come fa a dare la copertura economica, ovvero dove si trovano i soldi? Senza
sovranità monetaria quindi si rischia sempre di rimanere con tante buone idee in mano ma non si
possono realizzare poiché non ci sono soldi. La strada degli incidenti è piena di buone intenzioni che
finiscono con lo stesso finale: se solo avevamo investito un po’ di soldi…. Per un periodo in molte
leggi usci una formula molto rocambolesca che recitava “l’attività non deve prevedere ulteriore
esborso o costi per l’amministrazione” questo perché l’assurdità del pareggio di bilancio (che già
non hanno quasi senso in una “società privata” figuriamoci in un ente pubblico che per definizione
sono “enti non economici”) fa si che se non ci sono soldi in cassa non si fa nulla. Il tecnico, ma anche
la signora Maria, trova ovvio e giusto l’affermazione che se non ci sono soldi non si fa nulla. Il
problema è capire perché da 40 anni a questa parte non ci sono mai i soldi e ogni governo che si
succede fa sempre tagli su tagli. La realtà è molto più triste, i soldi che rappresentano la ricchezza ci
sono ma vengono “distratti” per pagare interessi su interessi il tutto per avere una moneta debito
quale è quella dell’euro, per cui si pagano miliardi di interessi a chi ci presta il denaro (che dall’1981
e poi 1992 sono dei perfetti privati) e gli spiccioli che restano si usano per gestire l’economia dello
stato. Se si ritornasse alla sovranità monetaria ci sarebbero tanti soldi per fare molte cose e
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 1
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
soprattutto sicurezza. Dopo questa divagazione possiamo dire che quando si tratta di fare sicurezza
(privata o pubblica) i soldi ci devono essere sempre. Un euro non speso in prevenzione può valere
4/5 euro in danni da pagare per la prevenzione non fatta. Certamente uno stato con sovranità
monetaria non ha necessità di fare lo scarica barile tra enti e privati per cercare chi si sobbarca i
costi delle varie sicurezze. Nelle manifestazioni pubbliche i soggetti interessati sono sempre tanti e
spesso c’è la necessità di ripartire i costi tra pubblico e privato. Anche questo non è oggetto di questo
studio, ma la riflessione è necessaria proprio perché poi quando si dividono le competenze e le
responsabilità di fatto arrivano i conti e soprattutto i problemi di chi deve pagare tra enti e privati
quando si fa una manifestazione che spesso sono un miscuglio di pubblico e privato. Per questo
motivo è necessario stabilire prima i ruoli, le competenze, chi fa che cosa. L’italia per mille motivi
anche storici è geniale nelle attività individuali, diventa farraginosa e quasi un disastro quando deve
lavorare in team, figuriamoci se devono collaborare più enti insieme, ma è l’unica strada per
ottenere sicurezza. La sicurezza è prima di tutto rete di protezione, di comunicazione, di intervento
per cui diventa necessario un coordinamento forte, un commissario che gestisca senza riserve le
situazioni. Le prefetture o la protezione civile potrebbero essere deputate a questo ma il cammino
è lungo. In oltre sarebbe utile che il pool di interforze cominciasse a diventare un ente permanente
interministeriale dove insistono per esempio ministero degli interni, ministero della sanità,
ministero della cultura e dello spettacolo oltre a competenze e professionalità private.
Un ultima nota, anche questa fuori coro, a mio avviso coma la sanità dovrebbe essere gratuita (ma
il neoliberismo la sta privatizzando) è a carico della collettività, anche la sicurezza (gran parte di essa
che concorre al benessere primario della umanità) dovrebbe essere gratuita e a carico della
collettività, ovviamente questo concetto è difficilissimo da capire anzi incomprensibile se si è stati
allevati e formati in seno alla cultura neoliberiste dove regna l’assurda “legge della competizione”
per risponder al “dio mercato” che tutti accettiamo senza battere ciglio, dove invece in una futura
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 2
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
e civile umanità dovrebbe regnare solo ed esclusivamente la “cooperazione”. Detto questo, questo
mio piccolo studio/lavoro, messo a disposizione gratuitamente, potrà essere di stimolo e riflessione
per affrontare le questioni della sicurezza nelle manifestazioni pubbliche.
Principi cardini generali
1. La vita è un bene prezioso e per questo deve essere sicura.
2. la sicurezza personale e collettiva è un valore assoluto.
3. la sicurezza deve essere oggettiva e si persegue senza deroghe di sorta.
4. tutti devono concorrere alla sicurezza
Introduzione
Per fare sicurezza e capire cosa bisogna fare, prima di tutto c’è la necessità di rispondere alle sei
classiche domande di rito.
1) Chi?
2) Fa che cosa?
3) Dove?
4) Quando?
5) Come?
6) Perché?
Già rispondendo a queste domande in maniera “seria” ed esaustiva, emergono tutte le notizie (e
anche le prime criticità) necessarie per realizzare la “valutazione dei rischi” e definire “i limiti
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 3
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
funzionali” (che saranno i dati di ingresso) utili a progettare la manifestazione con tutti i criteri di
sicurezza possibili.
Tavolo di concertazione (commissioni) e progettazione
La Sicurezza come si sa, si può “coordinare” e gestire” solo se prima la si è “pensata” e “progettata”.
La progettazione della sicurezza ovviamente va fatta correttamente. Nelle manifestazioni,
ovviamente ci sono delle variabili umane (antropiche) che spesso non sono controllabili del tutto a
priori, per cui il perimetro dell’imponderabile rispetto a quello che invece deve essere programmato
può diventare esso stesso un rischio che non si può valutare. Per questo è importante fa re uso
anche dei dati statistici e storici, che hanno molta importanza per un corretto “dimensionamento
della manifestazione” con tutti i servizi necessari. Le manifestazioni pubbliche hanno la
caratteristica della “temporaneità” e della “mobilità” per questo motivo è possibile quasi
paragonare la “tipologia della sicurezza” a quella dei “cantieri temporanei e mobili” per cui non solo
all’interno delle manifestazioni spesso ci sono “opere provvisionali” come impianti, ponteggi, bagni
come nei cantieri ma anche la manifestazione ha in sé molte caratteristiche simili ai cantieri. Tutta
la progettazione della “manifestazione in sicurezza” deve necessariamente nascere in seno ad un
tavolo dove devono sedere tutti gli attori diretti di tutti quelli che hanno a che fare con la
manifestazione, dagli organizzatori, agli enti pubblici ed i loro tecnici, alle Forze dell’ordine, alla
protezione civile, presidi medici e ASL, servizi d’ordine privati, artisti, associazioni di categoria
(ambulanti), ecc. Ovviamente tutti quelli presenti e direttamente coinvolti.
Anche se è moto difficile “coordinare una progettazione” dall’inizio con tutti gli attori al tavolo, sia
perché spesso sono indisponibili, oppure superficiali, ma soprattutto perché mai abituati a lavorare
in TEAM. In Italia come si sa, colpevole quel mostro che si chiama “burocrazia”, fa sì che gli enti non
si parlino tra loro. Molte volte questo muro tra enti dipende non tanto da regole interne degli enti
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 4
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
(anche) ma dipende molto dalle persone che ci lavorano che spesso non hanno la cultura e la forma
pensiero di capire che la collaborazione è necessaria ed utile al benessere della nazione.
Tipologia della manifestazione
La prima cosa da analizzare, sembra ovvio, è: che tipo di manifestazione stiamo studiando e
progettando?
Dalla tipologia della manifestazione vengono fuori le caratteristiche “dimensionali” dell’evento oltre
che il “target” dell’utenza, la “location” ecc. Per ogni tipo di manifestazione scaturiscono le scelte
da operare in considerazione della manifestazione. Per ogni tipo di manifestazione poi si dovrebbe
fare uno studio dedicato, in oltre alcune di queste manifestazioni hanno già uno storico di
esperienza da cui attingere anche se in letteratura (divulgativa) non c’è molto. Di seguito un elenco
delle più comuni:
•
Concerti
•
Raduni militari o ex militari,
•
Raduni bandistici
•
Raduni di categoria (auto d’epoca, moto, bici, ecc.)
•
Feste patronali e folcloristiche
•
Carnevali
•
Gare sportive
•
Giochi di società
•
Manifestazioni di protesta
•
Discoteche all’aperto (temporanei/estivi)
•
Cinema all’aperto (temporanei/estivi)
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 5
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
•
Sagre
•
Mercati dell’usato e/o antiquariato
•
Lunaparck itineranti
•
Mostre di animali
•
Fiere campionarie
•
Pellegrinaggi religiosi
•
Ricorrenze date storiche e/o eroi della patria o locali
•
Comizi
•
Giornate varie della memoria
•
Ecc.
Alcune manifestazioni possono anche essere la somma di più manifestazioni, certamente ogni
manifestazione ha la sua “fisionomia” e “fisiologia” che va conosciuta e sviscerata al fine di
comprendere i limiti dimensionali e le vulnerabilità.
Limiti dimensionali
Dal tipo di manifestazione si dovrebbe comprende, la potenzialità dell’utenza che può partecipare
all’evento, all’interno di una finestra (minimo-massimo) che ne determinerà poi tutto il resto dalla
giusta location, ai servizi, parcheggi e tutto il resto. La determinazione giusta di questo numero fa sì
che progettino correttamente tutti i servizi ed il resto. La cosa spesso è difficilissima soprattutto se
sono manifestazioni nuove, per le manifestazioni storiche infatti ci si rifà agli eventi precedenti per
avere i numeri di affluenza e a furia di provare anche il “lay out” ottimale (in italiano si dice
distribuzione) per il migliore funzionamento della manifestazione. Quando si tratta di manifestazioni
nuove è necessario valutare altri parametri, per esempio:
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 6
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
1) manifestazioni simili
2) location simili
3) popolarità dell’evento
4) capacità di richiamo
5) vicinanza a luoghi con alta densità (città, spiagge d’estate, ecc.)
6) ecc.
In ogni caso per una giusta progettazione è necessario avere “il carico massimo” (usando in prestito
una definizione dal mondo della progettazione ingegneristica) ma di questo stiamo parlando anche
se la possiamo chiamare capacità massima di affollamento, poiché con questo numero (sempre per
eccesso) abbiamo il giusto dato per “dimensionare tutto ciò che è provvisionale” e “verificare le
capacità di tenuta” delle strutture esistenti. Per le discoteche all’aperto ma realizzate in pianta
stabile è necessario definire il numero massimo di persone (capacità) che possono entrare al fine
per esempio di dimensionare le uscite di sicurezza. La capacità massima unitaria di affollamento (e
non per tutti i luoghi) e di circa tre su un metro quadro, oltre questo numero, che è già limite,
comincia la “calca”. La distanza in ambito militare per la marcia per esempio viene presa con il
braccio teso, spazio considerato minimo per una corretta marcia. In una manifestazione (e dipende
cosa si fa la distanza minima di non invadenza della propria “sfera privata” in situazione ordinaria è
quella di un raggio di un metro intorno all’asse verticale di una persona. Cosi anche nel luogo di
lavoro per esempi sono previsti “x” mq per tipologia di attività 3/5 metri per attività di ufficio per
esempio. Nelle manifestazioni queste distanze ovviamente lasciano il tempo che trovano anche se
per esempio nei concerti ci sono i settori con capacità definite che nascono proprio da calcoli simili.
In un concerto realizzato in uno stadio hai la possibilità di realizzare dei settori con capacità definite.
In concerti come il primo maggio o di capodanno la settorializzazione è un po’ più difficile da
realizzare ma la sicurezza delle persone non è diversa anche se non sono paganti. Spesso quando
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 7
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
ai telegiornali danno il numero dei partecipanti alle manifestazioni, al di là delle cifre ballerine per
questioni tattiche o politiche, questo viene calcolato proprio partendo dai metri quadrati di una
piazza o spezzone di strada noto e moltiplicando per il numero di capacità massima unitario che può
andare da 1 persona per metro quadro fino a 3 o 4/ mq. Questo considerando l’ingombro medio
visto in pianta di una persona corrispondente ad una ellisse con il raggio grande pari a 60cm ed il
raggio piccolo a 40cm. Non a caso il modulo singolo minimo unitario delle uscite di sicurezza è
proprio di 60cm, misura definita in sede internazionale.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 8
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Capacità delle strutture fisse e provvisionali
Dopo aver ipotizzato il numero di affluenza è necessario capire come si muove questa affluenza,
poiché molte manifestazioni hanno un evento unico per cui la capacità massima è concentrata nello
stesso momento e nello stesso luogo (esempio io concerto), altre (come le sagre per esempio)
l’affluenza è diluita in un periodo di giorni con dei picchi in alcune giornate ma certamente
l’affluenza massima sarà dovuto alla somma delle singole affluenze giornaliere. È necessario, quindi
comprendere attraverso la capacità massima se può essere contenuta, se può essere ospitata, se ci
sono parcheggi a sufficienza, se ci sono punti di ristoro ecc.
Cosa non di poco conto sono le “portare” di ponti, balconi, piazze sospese, tribune provvisionali,
ponti mobili ecc, ovvero tutte quelle strutture che potenzialmente dovranno o potranno sostenere
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 9
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
il passaggio pedonale o stanziale di una quantità massima di persone. Molti ponti, palchi e balconi
sono venuti giù per averli “caricati” oltre il “carico ammissibile” altri addirittura perché la camminata
dei pedoni innescava una frequenza che mandava in oscillazione di risonanza la struttura fino a farlo
collassare. Quindi un elemento da valutare anche con l’aiuto dei tecnici locali (o professionisti
strutturisti) è proprio quello delle capacità di carico di tutto quelle strutture interessate al carico
della folla. Peso medio per persona 70/80kg con un affollamento di 3/mq si arriva a 240kg/mq. Si
ricorda che le opere provvisionali (ponteggi, tribune, ponti, tendoni, teloni pubblicitari,
tensostrutture, ecc.) spesso realizzate velocemente sono dei punti critici, non tanto per la loro stessa
consistenza strutturale, ma nel loro posizionamento contestuale (basamenti improvvisati, non si
considerano le intemperie metereologiche come vento neve pioggia, ingrossamento fiumi ecc.
Rischi classificati e specifici
•
Rischi antropici,
•
Rischio tecnici,
•
Rischi naturali
RISCHIO ANTROPICO
La folla è antitetica per definizione alla sicurezza che prevede sempre di diminuire le “quantità” in
genere. Gli assembramenti quindi sono in se già un rischio, hanno in se il rischio intrinseco del
comportamento antropico. Più persone metti insieme e più avrai la possibilità di concentrare tutte
le possibili declinazioni del rischio insito nella natura umana. Senza voler girarci troppo intorno
dietro il rischio antropico c’è l’anomali del comportamento umano quando esce dal quello che si
intende un “comportamento normale”. Poiché questo perimetro in queste circostanze è molto
labile per tutta una serie di fattori insite proprio nel fatto che molte di queste manifestazioni sono
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 10
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
fatte proprio per “non stare in quella finestra di normalità” (vedi sagra del vino/birra, discoteche,
carnevali, incontri sportivi, concerti, ecc).
Per ogni rischio ci vorrebbe un trattato ma elenchiamone alcuni:
•
Concentrazione – massa critica – interferenza.
•
Panico del pubblico
•
Suggestione e condizionamento del gruppo (vedere e sentire cose e crederle vere solo
perché sentite da altri)
•
Paura collettiva, emozione di gruppo (psicologia della folla)
•
Istinto di Imitazione e movimento a gregge (in massa)
•
Emulazione
•
Conformismo
•
Comportamento da Branco
•
Suicida imbottito che si fa esplodere
•
Terrorismo
•
Infiltrati Black Block
•
Malati particolari (epilettici)
•
Alcol
•
Droghe
•
Borseggiatori
•
Pedofili
•
Bulli
•
stupratori
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 11
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
RISCHIO TECNICO
Per i rischi tecnici si può fare riferimento alla letteratura classica in particolare si ricordano:
•
Esplosioni
•
Fuochi d’artificio
•
Incendi dolosi e colposi
•
Rischio elettrico e folgorazione
•
Contaminazione forniture idriche
•
Impianti
•
Opere provvisionali
•
Condizioni di contesto della location
•
Viabilità
•
Servizi in sofferenza
RISCHIO NATURALE
Per i rischi naturali si ricordano quelli conosciuti che ovviamente fanno riferimento anche alla
location scelta:
•
terremoto
•
maremoto
•
esondazioni laghi e fiumi
•
frane
•
smottamenti
•
voragini
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 12
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
•
slavine
•
neve
•
grandine
•
pioggia
•
vento
•
insolazione
Conformismo omologazione comportamento di gruppo contagio emotivo,
psicologia sociale, animale scimmia, imita copia,
L’umana ragione, quando è in gruppo ha un comportamento diverso, scatta un meccanismo di “ragione
collettiva” che però tende al comportamento del “gregge” sia per questioni di mobilità sia perché subentrano
meccanismi di emulazione “scimmia” per cui tutti fanno (ma basta la maggioranza) quello che fanno tutti.
Sembra un gioco di parole ma purtroppo le dinamiche ormai conosciute dei grandi concentramenti sono
conosciute per cui basta che, per esempio un piccolo gruppo, crea un movimento, questo si trasmette a tutta
la massa. Basta che ci sia una situazione di panico e questa si trasmette immediatamente a tutta la massa,
come fosse un unico corpo, il problema che diventa un corpo senza una testa per cui spesso avvengono gli
ammassi con incidenti. La contingentazione e la segregazione per settori rigidamente divisi negli stadi ma
anche in altre realtà è conseguenza di questo, più le masse tendono al gruppo (100/500 unità) più sono
controllabili, più diminuisce il potenziale di interferenza e statisticamente più sicuro. Il comportamento in
gruppo del singolo individuo tende sostanzialmente al conformismo, ovvero si vuole assomigliare agli altri
nel modo di pensare e di comportarsi per non sentirsi diversi ed esclusi tendenza che nel peggiore dei casi
tende alla “comportamento di branco”. Allo stesso modo c’è un contagio emotivo, i grandi assembramenti
generano un “pensiero collettivo forza” (egregora) che rende ancora più difficile l’utilizzo della razionalità
individuale è ci si affida alla “razionalità collettiva”, se uno accende un accendino, tutti comunicano ad
accendere un accendino, non c’è una ragione individuale, ce solo una emulazione (centesima scimmia), si fa
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 13
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
perché lo fanno tutti e perché è giusto così. Se chiedi il perché ti diranno che non c’è, se non solo perché è
bello, perché lo fanno tutti, perché emoziona ecce cc.
Gli esperimenti delle “dinamiche di gruppo”, nei gruppi già danno risultati eccellenti e sconvolgenti
(Milgramm-x-x) su come il comportamento umana cambia di adegua, si adagia, si conforma. Nella massa
questo diventa ancora più accentuato anche se non ci sono (a mia conoscenza) esperimenti con masse
enormi (salvo in Cina) per cui i comportamenti non possono essere testati ma solo osservati durante gli
eventi, e di solito si coregge il tiro per l’evento successivo.
Ormai del resto c’è una buona esperienza, di circa 50 anni e si è imparato molto da woodstock ai vari G8 nel
gestire le folle, e le regole sono sempre le stesse.
La concentrazione di troppa gente estremamente eterogenea, è di per se un rischio altissimo di difficile
gestione
Psicologia sociale della folle e La gestione del branco
Ritorno su questo capitolo in quanto già comprendere la psicologia di un singolo individuo è un’opera
complessa figuriamoci di una “massa” di 100 ÷100000 ogni uno un mondo a se, Per questo motivo la società
i se è un rischio. La società per quanto possa essere governata, educata, indirizzata, contenuta, manipolata,
ecc. ha sempre una variabile incognita che nella sommatoria dei rischi è quella con il valore più alto. Ma se
in un contesto controllato come possono essere i luogo di lavoro abbiamo dei rischi residui accettabili, in
questi contesi dove regna sovrana la “intelligenza emotiva-emozionale” il rischio residuo cresce in maniera
sostanziale ma allo stesso momento diminuisce la sua accettabilità, per molte ragioni tra cui anche il
“caricamento mediatico” dell’eventuale crisi utilizzata per fini speculativi da qualche forza di interesse di
parte ma che coinvolge comunque l’intera collettività sempre al livello emozionale. Chi fa sicurezza
seriamente e non solo “discorsi speculativi sulla sicurezza” sa perfettamente che non si possono conciliare
queste due cose, anzi spesso la emotività va ignorata perché annebbia ragione e soprattutto fa perdere
tempo (la cosiddetta freddezza). Purtroppo bisogna fare i conti con la percezione del rischio e la sottostante
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 14
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
cultura del rischio che nella “massa” è un qualche cosa di legato alla emozione, alla paura, alla spavento, al
sentito dire, ecc. mentre nel tecnico esperto di sicurezza è un dato, un numero, una statistica, un valore, un
range, che nulla hanno a che vere con la emozione poiché sono “scientificamente” legati ad un danno. Ad un
rischio è legato uno o più danni. La scienza della sicurezza codifica ogni giorno le statistiche per migliorare
l’albero dei rischi, che produce la catena dei danni (in prestito dalla meccanica che studiava l’albero dei
guasti). Nelle masse in cui la quantità dei tecnici è sicuramente la minoranza questa freddezza tecnica non
esiste, per cui ci si trova a gestire “tecnicamente” un “sentimento emozionale di massa”, proprio perché la
percezione del rischio è diversa. Per citare il solito esempio l’aereo è percepito più rischioso dell’auto,
nonostante sia statisticamente più sicuro dell’auto (in ogni anno muoiono più di 3000 persone per incidenti
automobilistici).
L’aggregazione ha una qualche ragione ancestrale, e la ragione concupiscibile (per usare un termine caro alla
filosofia greca) nel gregge trova la sua comunicazione che altrimenti sarebbe costretta a passare il filtro della
ragione che invece viene bypassata ecco perché nel gregge emerge prepotentemente il linguaggio del corpo
della mimica del gesto, del vestiario, del tono della voce (piuttosto che il contenuto). IL branco riconosce i
propri simili . Lo stare insieme è già di per se il fine come una comunicazione collettiva (una grande egregora).
Per quanto ogni modellazione della psicologia delle folle lasci il tempo che trova ed è funzionale solo allo
studio che si sta facendo possiamo dire che la folla si può inquadrare in quattro stadi: l'identificazione,
l'eccitazione, la liberazione e la conclusione.
1. L'identificazione è particolarmente importante soprattutto per gruppi che seguono una certa “fede”
calcistica o cantante rock, o politica.
2. L'eccitazione definisce lo stile con cui la massa esprime la sua festa e raggiunge una coralità, spesso
accompagnata da slogan detti coralmente o piccole strofe o azioni comunque di gruppo.
3.
La liberazione nel divertimento è così inteso come evasione, estraniazione, fuga dalla realtà.
L'intensa esperienza emotiva si accompagna ad un uso di droghe alcol che diminuiscono i “freni
inibitori” ed aumentano l'euforia da sballo del branco.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 15
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
4. La conclusine è solitaria, non di rado sotto effetto dell'alcol e delle droghe. Questo è il momento dove
il rischio aumenta esponenzialmente, poiché ci possono essere strascichi in quanto alcuni non
vogliono accettare che l’evento è finito e vogliono continuare “l’emozione- liberazione” (sballo) e il
distacco dal branco può generare dinamiche incontrollate. (risse, rave, ulteriori sedute di droga,
alcol)
La Psicologia ci aiuta a capire la natura umana in stato “normale” e in stato “non normale” (ovviamente
“normale” per quello che noi intendiamo la ordinarietà della vita con le sue regole che ogni società si dà e
tenta di seguire) degli individui e quindi dalla società per quello che può essere un senso condiviso della
maggioranza come benessere.
Ora gestire la sicurezza in un evento di massa dove insistono speranze, rabbie, aspettative, emozioni, sogni,
gioia, amore, competizioni, odio, ecc. non è cosa facile.
Il fatto di aumentare la capacità di controllo e gestione della quotidianità, è un obiettivo strategico di sviluppo
e costituisce un indicatore misurabile della condizione di benessere di un individuo e di conseguenza della
società.
Spesso siamo infelici e abbiamo la sensazione che le cose ci sfuggano di mano e diventiamo disperati quando
siamo privati completamente di affetti, beni sogni speranze.
La vita di ogni persona è costituita da un alternarsi tra una “dimensione normale” (ordinari) - il tempo del
quotidiano ripetitivo e conosciuto - e una dimensione “non normale” (straordinaria) - il tempo dell'uscita dal
quotidiano, dell'avventura.
Quando l’ordinario –normale diventa monotono e “stressante” la psiche umana cerca l’anormale –il fuori
ordinario. La esperienza di discontinua diventa necessita dove esercitare dei bisogni (dell’uomo ancestrale),
come ad esempio:
o
Rompere la monotonia e diversificare
o
Ricerca di emozioni sensazioni forti
o
Ricerca di provare il limite
o
Bisogno di eccitazione nel tempo libero
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 16
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
o
Bisogno di appartenenza ad un gruppo forte (branco)
o
Ricerca di sfida
o
Ecc.
La ricerca e il bisogno di fare esperienza nello straordinario, rappresentano una dimensione evolutiva
(soprattutto nella giovane età) e sono quindi da interpretare come momenti di esplorazione, in cui mettersi
alla prova, sfidare e sfidarsi, sperimentare la dimensione del rischio e dell'avventura.
La sperimentazione di eventi e situazioni straordinarie è occasione di apprendimento, è occasione di
ricercare e comprendere parti di sé. (inconscio individuale incontra l’inconsci collettivo) Tutto questo avviene
non consapevolmente ma quasi automaticamente. Per queste (e molte altre) ragioni la massa è come un
corpo senza testa, pur essendoci una “ragione collettiva” questa non governa nulla e in situazioni critiche va
gestita come i pastori fanno con il gregge.
La ragione della organizzazione deve gestire la Ragione collettiva senza commettere errori. Il branco non
solo non perdona ma difficilmente si ferma ed è lento nel cambiare manovra.
Addendum
La mente collettiva La psicologia delle folle
Il potere deve conoscere come si muovono le folle (ovvero persone riunite in un unico posto) che non è
sinonimo delle masse (masse che invece fanno parte di un gruppo che non necessariamente condivide lo
stesso spazio fisico ed emozionale). Proprio per questo motivo nelle dinamiche di gestione delle piazze è
fondamentale conoscere le dinamiche della “mente collettiva”.
L’uomo vive di imitazione e di effetto scimmia, ovvero fa quello che vede fare, gli esperimenti del professor
Asch in America dimostrano come in un gruppo anche se un singolo vede cose diverse e anche vere si
uniforma agli altri che vedono tutti insieme cose deformate. Da queste cose dipendono anche le allucinazioni
collettive. Ad innescare le allucinazioni o ipnosi collettive a volte basta un piccolo gruppo convinto e
passionale che consciamente o inconsciamente fa partire la visione.
Il contesto emozionale si fonde e si carica nel gruppo poiché il gruppo dà la considerazione di non essere soli,
l’essere soli è indice di paura, l’unione da emozione di forza. Ricordiamoci che salvo rare eccezione, l’uomo
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 17
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
è un animale sociale, per cui vive di cose sociali. La folla è un rito che alimenta la “mente collettiva”, dove il
singolo cede volentieri la capacità decisionale singola in virtù della innata idea che tutto il gruppo è
sicuramente più “nel giusto “ di quello che può essere la volontà e l’idea singola. Del resto la “scienza che
studia i funzionamenti della democrazia” nasce da questo istinto, che poi porta all’idea che la “maggioranza
ha comunque ragione”! Il principio è quello che uno può sbagliare, due possono sbagliare, tutti (la
maggioranza) non si può sbagliare. Ovviamente non entro in questioni filosofiche su questo argomento che
lasciamo ai filosofi, ma restituisco le dinamiche su cui si muovono le folle in base al comportamento
piscologico in seno ad un gruppo sempre più grande fino a diventare folla.
Alcuni esempi:
Se in una folla uno innesca uno slogan un gruppo piccolo lo comincia a ripetere fina quando lo ripete tutta la
folla. Cosi se un piccolo gruppo si comincia a muovere in una direzione sia per questioni puramente
meccaniche dinamiche in quanto si creano vuoti e moti, tutto il gruppo si comincerà a muovere in quella
direzione! Tutto attiene alla emozione collettiva che si genera nella egregora dello stare insieme.
Il ruolo dei capi e/o trascinatori.
Cosa succede se nella folla si innescano più gruppo di traino anche contrapposti? Questo succede soprattutto
quando in una manifestazione si inseriscono sotto gruppi per avere visibilità o per mettere il cappello (il
brand) ad una manifestazione che per esempio nasce spontanea.
Da li possono nascere i coordinamenti.
Se la “piazza” (folla) non è ancora un “movimento” è un problema poiché chi gestisce l’ordine ha necessità
di trattare con degli interlocutori precisi e specifici per gestire eventuali movimenti, ordini e/o trattative.
La storia ci in insegna che se un referente non c’è bisogna crearlo! Come:
•
Individuando quello che magari ha voglia di emergere
•
Individuando quello che ha le caratteristiche dei leader ma non emerge
•
Infiltrando uno specialista che osserva e che poi prende la parola
•
Affiancando una associazione conosciuta che condivida l’idea di quella piazza ma che è controllata
•
Ecc.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 18
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Se il leader non c’è lo si crea, puntandogli addosso le telecamere, vecchia tecnica che prende il fondamento
da quel principio che chiunque vuole 5 minuti di celebrità, la voglia di mettersi in mostra, poi farà il resto,
ecco perché nella “elezione mediatica del capo” (front-men) la scelta deve ricadere sul personaggio giusto.
Individuato e fatto emergere il capo di riferimento, il resto è solo questione di gestione e manipolazione. Più
si ha voglia di mettersi in mostra più si è facilmente manipolabili, la forza dell’ego ha le sue debolezze.
Poi ci sono le azioni di infiltrazione vere e proprie di “gruppi addestrati” che utilizzando l’effetto scimmia e
innescano certe azioni, spesso anche violente o per dare la giustificazione dell’intervento delle FFO e
terminare la manifestazione o per far intraprendere uno svolgimento diverso. Molte volte, ansi quasi sempre
c’è la necessità del supporto mediatico, per cui può anche succedere che le azioni siano combinate e le
telecamere sono già pronte per riprendere l’azione al fine di “pomparla mediaticamente” e cosi dare in pasto
all’opinione pubblica una versione manipolata dell’evento! Fa parte della ingegneria del consenso e qui che
c’è il legame (emozionale) da spezzare tra la folla in piazza e la massa che sta a casa!
Far passare la manifestazione come violenta, ridicolizzarla, denigrarla e molte volte neanche documentarla,
poiché l’effetto scimmia può anche innescare la ulteriore discesa in piazza della massa verso la folla! Per cui
l’aspetto mediatico è assolutamente importante anche ai fini della sicurezza.
Questa tecnica è chiamata anche “strategia della tensione”, ricordo sempre che l’aspetto emozionale, tra cui
quello della gestione della paura è fondamentale e decisivo nella gestione delle folle e della sua sicurezza.
Queste strategie producono diversi risultati, tra cui:
•
La caratterizzazione negativa (o positiva) della manifestazione
•
La dispersione delle persone normali, per paura
•
La fine della manifestazione!
•
Ecc.
Non entro nel merito politico / filosofico delle scelte che si possono fare per governare le folle che rientra in
altro tipo di trattazione, qui espongo solo le possibili dinamiche che possono succedere (del resto è storia),
il tutto per avere un visone più ampia nella valutazione di “tutti i rischi” ai fini della scurezza!
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 19
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Emergenza e Scenari critici
Fatte le dovute analisi sui rischi possibili si dovranno scegliere quelli più probabili, non trascurando
o sottovalutando gli altri ed in base a questi si dovrà progettare il piano di emergenza per ogni
scenari che si presenta cosa fare come agire, quando agire chi deve essere informato ecc., anche
qui la regola del definire vale sempre: chi fa che cosa come dove quando e perché. In questo caso
ovviamente il perché è scontato ma è meglio ripeterselo, l’obbiettivo e la sicurezza delle persone.
Negli scenari di emergenza che si progettano è opportuno coinvolgere certamente le forze
dell’ordine che da sempre si sono occupati sicurezza.
•
La viabilità locale ai Vigili Urbani
•
L’antiincendio ai Vigili del Fuoco
•
La sicurezza pubblica alla Polizia e Carabinieri
•
La sanità al 118 sistema si soccorso
•
La gestione della sicurezza alla Protezione civile
•
Addetti antincendio
•
Addetti primo soccorso
•
Servizio d’ordine
Punto di gestione unità di crisi
Per gli eventi più consistenti e grandi è necessario pensare di avere un punto già predisposto
opportunamente attrezzato cono connessioni ridondanti e energia di riserva, dove in caso di necessità si
possa riunire il team di crisi precedentemente nominato con reperibilità al fine di gestire l’emergenza. Tale
punto in ogni caso una volta istituito e realizzato dovrà comunque essere presidiato, per il controllo ordinario
della manifestazione.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 20
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Punto di crisi
È necessario prevedere un punto di gestione sia per il controllo che per la eventuale riunione di crisi,
tale ufficio sia che sia in un container o tenda sia che sia in un locale dovrà avere dei requisiti minimi
sia in termini di “posizionamento strategico” sia in termini di sevizi di emergenza (acqua, gruppo
elettrogeno) sia in termini di comunicazione oltre ai cellulari anche delle postazioni radioamatori.
Tale punto è importante come riferimento sia per le informazioni sia per il controllo video. Le radio
sono importanti in quanto quando ci sono grandi assembramenti le celle telefoniche sono quasi
sempre sature per cui è fondamentale avere un mezzo di comunicazione alternativo. È auspicabile
che prima dell’insediamento dell’unità di crisi si chiedano ai vari genti che comporranno l’unità di
crisi le loro necessità per poi raggiungere una sintesi ed una ottimizzazione nell’istallazione
dell’equipaggiamento e attrezzature. In ogni caso (almeno) due computer di cui (almeno) uno
connesso alla rete internet, una stampante A4 (per un eventuale comunicato a particolari gruppi
e/o ordinanze) Una cassetta di attrezzi da elettricista, un defibrillatore, una cassetta medica, un
estintore, Acqua, fazzoletti di carta. Ecc.
La location
Lo studio e la valutazione del sito è fondamentale, se è adeguato e funzionale allo svolgersi della
manifestazione in situazioni ordinaria e se allo stesso tempo può sostenere delle emergenze per cui
è necessario lo studio preventivo delle vulnerabilità con dei sopralluoghi con personale che conosce
i luoghi, possibilmente anche con gli enti fornitori dei servizi per concoscere criticità e punti di
fornitura o punti di potenziale rischio. Il tecnico del comune addetto alle strade e alla viabilità anche
qui per avere una visione il più possibile complessiva delle criticità, potenziali rischi, portate di ponti,
altre situazioni. Come già detto la scelta dell’area/locale è fondamentale soprattutto per in via
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 21
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
provvisionale dovrà essere adeguata alle esigenze di sicurezza relative alla manifestazione.
Ricordando che l’assembramento in se di molta gente è un rischio elevato di per se in quanto si
concentrano persone non omogene con ogni estradizione e condizioni psichiche (droga alcol,
euforia, ecc.) per cui è difficilissimo il controllo di quello che poi sarà “la intelligenza collettiva” che
purtroppo scende di livello razionale proporzionalmente all’aumento del numero fino a trasformarsi
praticamente in “grege” (branco).
Comprendo che questo linguaggio potrebbe sembrare crudo in ambienti “intellettualmente
scientifici” ma la sicurezza benché attinga molto dalla scienza e dalla filosofia quando la si deve
esercitare in situazioni di “emergenza” la si fa solo con estrema e cruda praticità.
Vediamo un possibile elenco di valutazione in merito alla location
•
Non assembrare troppe persone se necessario fare in due tempi/giorni
•
Contingentare arrivo e partenza
•
Sezionare e stabilire percorsi controllati il più possibile controllati
•
Scegliere aree molto grandi ed adeguate all’afflusso con molte vie accesso
•
Necessarie più vie per evacuazione per eventuali emergenze
•
Prevedere prima presidi di soccorso, emergenza, informazione
•
Informare sul comportamento da tenere con ogni mezzo (audio, cartelli, wideo-wall, stuart, volantini
all’ingresso o nei punti di accesso, sito, sms, what’sup, ecc)
Distribuzione e logistica
Il concetto di “carico ammissibile” è da estendersi anche alle manifestazioni pubbliche, dove questo principio
può assumere varie declinazioni. Prima di tutto è necessario capire quante persone possono essere presenti
contemporaneamente nel contesto. Ovviamente sono da considerarsi tutte si utenti, sia organizzatori, sia
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 22
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
commercianti, sia FFO, artisti, ecc. insomma tutti nessuno escluso. L’uomo da “mantenere al sicuro”
prescinde dal ruolo, è tutti concorrono al “caos” o alla “sicurezza” tutto dipende da due cose fondamentali:
•
La formazione
•
L’organizzazione
Ci sono poi altre cose a seguire, ma il corretto svolgimento (in sicurezza) dipende tutto da una buona
“organizzazione” e dalla “formazione” di tutti i soggetti attivi, per gli altri è sufficiente una corretta
“informazione” e “comunicazione”. In casi di gestione dell’emergenza all’interno della formazione è da
intendersi anche l’esperienza (affiancamento e addestramento). L’emergenza ha necessità di essere vissuta
come per i piloti contano le “ore di volo” cosi vale anche per la gestione della emergenza. Ricordiamoci che
in emergenza non c’è mai spazio per la improvvisazione, le cose o si sanno fare oppure si creano più danni.
Tornado all’argomento del paragrafo è necessario “progettare” una giusta dislocazione (distribuzione) di
tutte “entità” che parteciperanno al contesto.
Gli ingressi in posizione e quantità sufficiente e
ragionevolmente contrapposti (salvo scelte diverse). Dislocazione dei servizi igienici in quantità d distanze
sufficienti punti di informazione in quantità e qualità sufficiente, servizio d’ordine di ronda in quantità e
qualità (oltre che equipaggiati) adeguata. Valutazione del corretto afflusso e deflusso, presenza di FFO nelle
ore di punto (arrivo e chiusura). Capacità di parcheggi, valutare con le FFO locali i parcheggi “provvisori” che
si possono utilizzare, valutare con le FFO la possibilità poi di passaggio dei mezzi di soccorso anche per i
camion dei VVF. Valutazione della portata di ponti piazze terrazzamenti in termini di carico e capienza. Molti
ponti sono caduti per risonanza al semplice passaggio pedonale. La posizione dei presidi di soccorso se
necessari e in quantità sufficiente raggiungibili da tutte le parti della manifestazione oltre che segnalati, e da
dove si possa anche arrivare e partire velocemente con un’ambulanza. La posizione dei commercianti
ambulanti, delle giostre, dei camerini mobili, dei gruppi elettrogeni. I palchi per artisti e cantanti, la eventuale
settorializzazione di platee dove ci possono essere molte persone che si possono ammassare, ecc. Tutto
dovrebbe essere pensato all’interno di una organizzazione della distribuzione razionale ma soprattutto con
la finalità di evacuazione ordinata e sicura.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 23
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Ricordiamoci che la massa perde la sua coscienza di singola persona per cederla tutta o in parte alla coscienza
collettiva con comportamento da branco. In ogni caso anche se uno singolo volesse comportarsi
diversamente, comunque non ci riuscirebbe all’interno di una massa che fa corpo che risponde ad un unico
“contagio emotivo”.
Viabilità ed evacuazione
Come detto precedentemente al capitolo della “location” è necessario verificare in fase di scelta e
sopralluogo dell’area oggetto di interesse per la manifestazione, non solo la capacità di capienza dell’area
dove si terrà l’evento, ma delle via di accesso (e fuga), dei parcheggi, (autobus, macchine, moto) e se queste
vie sono per prima cosa adeguate e sufficientemente adeguate, se è previsto un parcheggio eccezionale visto
il grande afflusso, se è necessaria una segnaletica aggiuntiva se è necessaria una illuminazione aggiuntiva, se
è necessario un presidio delle forze dell’ordine preposte. Se passano i mezzi di soccorso compreso i camion
dei Vigili del Fuoco ecc.
È necessario per quanto possa sembrare un esercizio speculativo cercare di calcolare il tempo di deflusso in
situazione ordinaria e tempo di evacuazione in situazione di emergenza. Ricordiamoci quanto ci fa perdere
tempo una sola macchina davanti a noi quando il semaforo è verde.
Il tempo.
L’arrivo in alcuni eventi è lento, lungo e graduale per cui diluito nel tempo, ma la partenza spesso è corta
istantanea e contestuale e concentrata. Tutti vogliono partire insieme a fine evento.
La condizione umana fattore stanchezza
Si arriva riposati si parte stanchi
La stabilità (il carico massimo)
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 24
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Da ricordare sempre le capacità di carico delle strade, (ponti, piazze, palchi , balconi, barche, chiatte, tribune
provvisionali, impalcati, parapetti ecc. (kg/mq)
Spesso c’è da contingentare anche i deflussi (avvertendo la gente, altrimenti si imbestialisce perché è stanca)
La massima capacità di affollamento solitamente non dovrebbe superare due /tre persone/mq ma
potrebbero esserci condizioni più restrittive.
Capacità di carico ingressi e uscite possibilmente separati e ragionevolmente contrapposti; se l’ingresso è
lento e contingentato può essere uno altrimenti va dimensionato l’uscita deve essere sempre multipla poiché
l’emergenza è sempre istantanea.
Illuminazione ordinaria decorativa emergenza
L’illuminazione è fondamentale sia in situazione ordinaria sia in fase di emergenza. Il buio è fonte di rischio
intrinseco. Per cui è necessario valutare gli impianti esistenti nella location che normalmente servono per la
viabilità ordinaria, se stanno a posto se sono stati manutenuti efficientemente, se non ci sono punti fuori
servizio, quindi assicurarsi di questo prima che inizi ogni evento. Le luci che vengono aggiunte devono essere
installata e regola d’arte da imprese serie e che svolgono da anni queste attività. Gli impianti provvisionali
devono:
•
Essere sicuri elettricamente ai sensi del DM37/2008 (anche se per gli impianti totalmente all’aperto
tale DM non si applica ma i principi di sicurezza rimangono).
•
Essere fissati strutturalmente in maniera affidabile, non devono venire giù i pali e le luminarie
•
Esserci potenza (in kWh disponibile al punto o ai punti di allaccio.
•
Esserci una o più squadra di pronto intervento elettrico o su chiamata.
•
Se necessario realizzare un circuito di emergenza con linea dedicata alimentata da GE per il punto
di crisi, per i punti nevralgici e i punti di uscita.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 25
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
In ogni caso è necessario che la illuminazione sia oggetto di valutazione seria soprattutto se la manifestazione
prevede pubblico eterogeneo con presenza di anziani e bambini, e lo sviluppo della manifestazione si protrae
per più giorni.
Comunicazione e informazione
In qualsiasi organizzazione umana di ogni ordine e grado la comunicazione è alla base di tutto, senza
comunicazione non ci sarebbe stato: linguaggio, sviluppo, civiltà, scuola, diritto scienza, filosofica.
Alla base di una buona organizzazione quindi è fondamentale che si sia una buona comunicazione, sia in
termini di buoni contenuti, efficacia della comunicazione, comprensione dei messaggi, risposta alla
informazione. L’intelligenza umana (solitamente) dovrebbe reagire alla corretta informazione. Ovviamente
molto dipende anche dalla predisponine alla comunicazione.
La comunicazione deve essere di qualità già in fase di progettazione tra gli attori, quindi gli operatori, gli
organizzatori, le associazioni di categoria, le forze dell’ordine, i commercianti, le agenzia, gli artisti, la
protezione civile, ecc.
La comunicazione broadcast ovvero quella verso gli utenti (che non ha possibilità del riscontro di
comprensione) è molto importante per cui deve essere la più chiara e comprensibile possibile. In oltre deve
avere la “permanenza” e “distribuzione” adeguata al fine di raggiungere il più possibile l’utenza e non solo
chi vuole partecipare all’evento ma anche a chi magari non vuole andare li ma non vorrebbe trovare traffico
passando da quelle parti.
La comunicazione quindi deve avere le caratteristiche classiche:
•
Messaggio giusto per i target
•
Linguaggio semplice e breve
•
Distribuito nei tempi giusti
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 26
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
•
Ripetuto se necessario (la ripetizione è fondamentale)
•
Distribuito nei luoghi giusti
Diffusa nei giusti canali per quell’evento (radio, manifesti, tv, giornali, web, ecc)
Le comunicazioni devono non solo essere di “pubblicità alla manifestazione”, ma anche di logistica, di
sicurezza, di coordinamento.
In fine durante la manifestazione (salvo che non sia un concerto dove c’è già l’impianto di amplificazione) se
è di un certo rilievo dovrebbe avere un sistema di altoparlanti per le comunicazioni di servizio, (smarrimento
di minori, segnalazione del punto di incontro).
Per quanto riguarda il servizio di sorveglianza, se la manifestazione è di un certo rilievo è utile che abbiano
un sistema di comunicazione alternativo ai cellulari (radioamatori) poiché spesso i ponti radio possono essere
non accessibile per diverse ragioni come la saturazione per la presenza di troppe persone che chiamano, fuori
uso per incidente, temporale, o evento naturale.
Ovviamente la comunicazione passa anche per i punti di informazione che devono essere formati ed
informati su tutto ciò che succede, e manifesti distribuiti in giro per la manifestazione con le notizie e numeri
di telefono utili al funzionamento o soccorso relativi alla manifestazione.
Controllo e sorveglianza
Per le ragioni che abbiamo sopra esposto riguardo alla psicologia della massa, il controllo non è solo
consigliato ma a mio avviso dovrebbe essere obbligato con opportune legge. La presenza del controllo in se,
è già prevenzione che induce ad un comportamento più sobrio. In ogni caso a seconda di quanto è grande ed
articolata la manifestazione deve essere calcolata la presenza del controllo sul territorio, oltre che una
sorveglianza con sistemi elettronici (telecamere dedicate e panoramiche) dal punto di crisi. Le ronde che
ispezionano l’intera manifestazione, più i presidi fissi sui punti caldi, ingressi, uscite, servizi igienici, punti che
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 27
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
in fase di valutazione siano stati valutati a rischio come per esempio può essere un ponte/passerella
provvisionale, una balconata ecc. Oltre alle forze dell’ordine, che sono formate per rispettiva specificità
(Pronto soccorso, FFO,VVF, Protezione Civile) potrebbero essere utilizzati volontari Stuart che debbono
essere opportunamente formati, per un controllo generale e rilievo di primo allarme.
La gestione della eventuale chiamata di soccorso è importante perché in emergenza il tempo è sacro e corre
alla rovescia, che vuol dire che il tempo è come fosse un countdown, un cronometro per cui hai un tempo
finito per intervenire, prima che le cose precipitando diventano irreversibili. Il dramma è che non si conosce
il tempo da cui parte il cronometro.
1. Evento
2. Rilevazione del evento
3. Chiamata generica
4. Valutazione del tipo di intervento
5. Chiamata intervento specifico
6. Intervento e messa in sicurezza
7. Emergenza chiusa e verbalizzazione
In ogni caso più briefing/formazione tra tutti i soggetti che si occuperanno della sicurezza della
manifestazione, prima, durante e dopo sono assolutamente necessari, per raccontarsi su come si svolgerà la
manifestazione senza sorprese ed eventualmente chiarire dubbi, vuoti di valutazione, carenze di ogni tipo.
La presenza è già prevenzione La presenza del controllo è fondamentale.
La presenza il più possibile capillare è importante è crea una azione preventiva. La presenza attiva di
sorveglianza del controllo scoraggia l’azione “non ordinata” dell’individuo che a sua volta si trasmette per
imitazione al “gregge”.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 28
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
La presenza capillare dà la giusta informazione/prevenzione controllando per esempio i gisti flussi e/o
deflussi e riporta all’unità di controllo centrale lo stato dell’arte come
•
Quantità di persone
•
Anomalie nei flussi ingressi, parcheggi
•
Problematiche di gruppi un po’ caldi
•
Situazione illuminazione
•
Situazioni servizi igienici
•
Criticità varie
La presenza capillare in oltre individua immediatamente l’eventuale “crisi” e se adeguatamente formata e
preparata può intervenire direttamente o chiamare ulteriori livelli di intervento accorciando il tempo di
intervento drasticamente per la risoluzione della crisi.
Piano di emergenza
Nella progettazione di tutto l’evento oltre che a prevedere su come dovrebbe funzionare l’intero evento in
condizioni ordinarie, è necessario studiare degli scenari di possibili eventi imprevisti (naturali o antropici) che
possono creare l’emergenza, senza escluderne nessuno.
Vediamone alcune
Incendi, terremoti, alluvioni, temporali, tornadi, maremoti, attentati, panico collettivo.
•
Cosa succederebbe se scoppia un incendio?
•
L’incendio si può propagare verso fuori (foresta)?
•
L’incendio viene da fuori e ostruisce una via di esodo?
•
Il soccorso dei VVF da dove viene?
•
Quanto tempo ci mette ad arrivare?
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 29
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
•
Può passare dalle strade già piene di auto?
Nota finale
Per quanto si possa avere storia e statistica per gli eventi già gestiti o esperienza su problemi riscontrati in
passato non esistono scenari univoci poiché ogni evento non sarà mai uguale agli altri poiché la “massa”
sarà sempre diversa. Gli sforzi della macchina organizzativa ovviamente sono quella di “omogeneizzare” gli
eventi in quanto i le situazioni conosciute sono più controllabili di quelle ignote, per cui la sforzo è quello di
ripetere scenari in cui storicamente la macchina organizzativa ha funzionato bene, non trascurando però il
fatto che la valutazione del rischio va fatta sempre e comunque. Ogni evento è sempre diverso anche se la
location è la stessa, non lo è il tempo del calendario, non lo è il tempo meteorologico, non lo è la massa
(folla) che vi partecipare probabilmente anche il personale della macchina organizzativa è diverso.
Appendice - NOTE TECNICHE
SICUREZZA (3 SIGNIFICATI)
SAFETY
(Salute, incolumità, benessere psicofisico)
SECURITY
(beni persone cose patrimonio)
EMERGENCY
(fare protezione nelle situazioni di emergenza)
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 30
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
RISCHIO DI INTERFERENZE
Quando persone e/o agenti si muovono nella stessa area e nello stesso tempo senza essere
coordinati con azioni che possono incrociare quelle degli altri generando rischio e potenziale danno.
SAFETY – SECURITY - EMERGENCY
⇒ PREVENZIONE (Studio, valutazione a priori sul rischio, organizzazione)
⇒ PROTEZIONE (predisposizioni delle misure attive e passive e formazione)
⇒ GESTIONE DELL ‘EMERGENZA (azione di soccorso e messa in atto delle misure)
SAFETY
⇒ Lavorare in sicurezza
⇒ Mantenere la propria salute ed integrità psicofisica (ma anche degli altri).
Non si mette mai in pericolo la propria vita per salvarne un’altra, soprattutto se non si è addestrati a
farlo il rapporto 1 a 1 non vale (si immola una persona per salvarne un’altra), la sicurezza non ha
bisogno di eroi. In casi estremi un rapporto diverso si può considerare ma solo sulla volontarietà del
soccorritore 1 ne salva più di uno (2, 3… 5… 10… 100).
SECURITY
⇒ Sorveglianza del patrimonio
Il patrimonio materiale, beni della location
Il patrimonio “clienti” privati e pubblici
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 31
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
⇒ Sorveglianza sulla “Safety” degli ospiti massa
La security del “patrimonio vite umane” diventa anche “safety per le persone”
EMERGENGY
⇒ Gestire una emergenza è “fare sicurezza”
⇒ In emergenza sostanzialmente si fa:
PREVENZIONE
Per eventuali ulteriori Rischi
Messa in sicurezza dello scenario
PROTEZIONE
Per il danno in essere
Vite umane
Patrimonio
La vigilanza (PREVENZIONE)
⇒ verifiche periodiche
⇒ verifiche permanenti
⇒ Il controllo degli accessi (uscite, ingressi, scale, ponti, parcheggi, servizi igienici, ecc)
⇒ La sicurezza delle persone
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 32
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
⇒ l’integrità degli ambienti e strutture (infissi, arredi, soppalchi, opere provvisionali di ogni genere,
ecc)
⇒ Controllo degli impianti (per quanto di competenza in caso chiamare la squadra dedicata)
⇒ La prevenzione contro atti di sabotaggio, vandalismo, ubriachi molesti, spaccio, etc.
⇒ Gli interventi di “ordine pubblico” (contenimento),
⇒ La verifica e segnalazione alle Forze di primo intervento, nonché al responsabile
dell’emergenza,
⇒ Rilievo di: principi d’incendio, perdite d’acqua, fughe di gas, ecc, nonché
l’intervento laddove possibile con i mezzi portatili di primo intervento
⇒ Uso per quanto è possibile e previsto dei mezzi di soccorso e se di competenza (estintore, idranti,
defibrillatore, ecc.).
⇒ Il controllo della chiusura di aree a rischio.
⇒ Periodiche visite di controllo nell’ambito di tutti i locali di pertinenza.
⇒ Il servizio di accoglienza di visitatori-ospiti-clienti, controllo visivo, per informazioni e per
eventuale rilascio (ove previsto) agli stessi di idonei passi
⇒ Il servizio di evacuazione ordinata secondo le procedure.
⇒ Assistenza per l’eventuale accesso dei disabili, secondo specifiche procedure (se previsto)
⇒ servizi vari
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 33
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
RISCHI GENERICI
⇒ RISCHIO FISICO (MECCANICO)
⇒ RISCHIO INCENDIO
⇒ RISCHIO ELETTRICO
⇒ RISCHIO BIOLOGICO-CHIMICO
⇒ INTERFERENZA (GREGE)
RISCHI SPECIFICI
Spinti, urti, minacce, cadute, taglio, biologico, elettrico, sommossa, svenimenti, stupefacenti, alcol,
incendio, antropico.
MISURE
Formazione, Procedure, DPI, organizzazione
La gestione dell’emergenza
⇒ Mantenere la calma
nella gestione della emergenza l’elemento più difficile è il controllo delle emozioni.
La sicurezza si fa con i numeri e con i fatti nel vostro lavoro bisogna ignorare le emozioni
COMPORTAMENTO
⇒ un codice etico (MANUALI SPECIFICI)
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 34
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
⇒ un protocollo – (procedure)
mantenere la calma far mantenere la calma allontanare chi crea panico osservare attentamente a 360
gradi .
ESAME DELLA SCENA
⇒ Ascoltare TUTTO E TUTTI E RAPIDA SELEZIONE
⇒ Osservare (Tutto lo scenario, i punti di crisi, le persone coinvolte, la precipitazione dello
scenario, per la eventuale messa in sicurezza, la chiamata di altre unità, ecc.)
⇒ Valutare le priorità COLLETIVA, PERSONALE, UMANA, BENI, ecc.
⇒ (briefing) scelta di cosa fare uno solo al comando
⇒ Agire (azione specifica di soccorso: pubblica sicurezza, soccorso medico, VVF ecc)
Scoperta dell’evento
Si entra in regime di emergenza
⇒ ordinario
⇒ straordinario
⇒ rilievo della crisi
⇒ valutazione di quale intervento
⇒ primo intervento generico
⇒ messa in sicurezza dell’area se necessario e/o ordine di evacuare
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 35
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
⇒ chiamata di soccorso specifico
⇒ assistenza e controllo dello scenario in attesa di soccorso specifico
⇒ consegna dello scenario al soccorritore specializzato e messa a disposizione
⇒ chiusura della crisi con verbalizzazione (notare cosa è successo, dove, quando, persone
coinvolte, come, testimoni, ecc.)
Intervento di che tipo:
⇒ Primo Soccorso
⇒ Intervento Antincendio
⇒ Ordine (prevenzione – “Contenimento”)
⇒ Evacuazione
Chiamata Soccorso Specializzato (alcuni hanno attivato un numero unico)
⇒ Pronto Soccorso 118
⇒ Vigili del Fuoco 115
⇒ Ordine Pubblico 113
Evacuazione Generale
All’arrivo dei soccorsi specialistici
⇒ Fare rapporto sintetico orale
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 36
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
⇒ Mettersi a disposizione
⇒ Fare rapporto scritto
(chi, cosa, dove, quando, come, perché)
Evacuazione
“Inerzia umana” (pigrizia)
La conoscenza del luogo
Ci si ricorda sempre da dove si è entrati
(il comportamento psicologico induce a fare percorsi che conosciamo perché la conoscenza
delle situazioni e delle cose ci da sicurezza)
L’istinto del percorso più breve
(ma magari non sicuro)
La velocità di evacuazione
(passo sostenuto ma mai corsa)
(differenti capacità psicomotorie delle persone)
Non spingere
Aiutare i più deboli e disabili
L’uscita straordinaria (evacuazione)
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 37
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
⇒ Il filtro e pre - filtro
⇒ La corda
⇒ Il dispersore (posto all’uscita) (tipico fermarsi proprio al di fuori per saluti e varie)
⇒ La ronda
⇒ Allontanamento dei curiosi
La gestione dell’evacuazione
Imprevedibilità del comportamento singolo e collettivo
Affollamento
Distribuzione delle persone
Tipologia del pubblico
Stato delle persone (sobrie, ubriache, euforiche, drogate, ecc)
Ci devono essere le condizioni affinché ogni persona si possa mettere in “salvo” da sola.
Strutture a norma
Conoscenza del piano di emergenza
Piano di evacuazione
Squadra affiatata di gestione della emergenza
Struttura a norma:
Giusto utilizzo
Carico kg/mq
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 38
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Impianti a norma
Cartellonistica
Manutenzione
Gestione
Le uscite
Il modulo 60cm
Il doppio modulo
Il maniglione che incastra il braccio
La riduzione degli spazi
Area della persona 60x45 =027mq
In affollamento si riduce a 0.22mq
La capacità delle strutture
⇒ Non sovraccaricare le capienze massime consentite:
Dei locali
Dei corridoi
Dei balconi
Dei palchi e soppalchi
Delle giostre
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 39
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Delle scale sia fisse che mobili
Qualunque opera fissa o mobile che debba sostenere un carico umano kg/mq
delle strade, delle piazza, dei ponti delle scale, ecc
Gli impianti ove esistenti (protezione attiva)
impianto elettrico
illuminazione di sicurezza
impianto di condizionamento
impianti di rivelazione fumi
impianti di spegnimento incendi (sprinkler)
operatori disponibili ed esperti ad utilizzarli
la disponibilità di acqua potabile
ecc.
Attrezzatura antincendio:
(colore rosso)
Idranti UNI 70 ⇒ 300 litri/minuto (solo squadre addestrate)
Idranti UNI 45 ⇒ 120 litri/minuto (solo persone addestrate)
Naspi UNI 25 ⇒ 35 litri/minuto (tutti lo possono usare)
Estintori portatili e carrellati
Armadi antincendio
Coperte -Asce
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 40
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Piccozze - Corde
Caschi - Tute
Maschere - Guanti
La squadra (addetti al primo intervento)
Uno solo deve assumere il comando (solitamente il più esperto e affidabile) in emergenza non c’è
spazio per la democrazia.
L’azione in due è sempre da preferire meglio ancora se in tre
•
Per accorciare i tempi di intervento
•
Per una lucidità di osservazione
•
Per una migliore capacità di intervento
•
Per avere a disposizione una unità a chiamare soccorso in caso di assenza di segnale e
contemporaneamente la necessità di sorvegliare lo scenario di crisi.
La squadra
Una chiama il soccorso
L’altro interviene
Uno mette insicurezza la scena
Uno va a prendere le eventuali necessità (estintore, acqua, cassetta medica, ecc)
L’azione di uno
Individuazione
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 41
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Controllo e valutazione scenario
Contenimento
(Messa in sicurezza)
Intervento solo se necessario (Ferito in una zona che sta bruciando)
Chiamata e attesa in sicurezza
Il tempo
in emergenza il tempo è il peggior nemico
il tempo corre al contrario quando c’è una crisi che può degenerare
Organizzazione e Formazione
La prima sicurezza attiva è la formazione dell’uomo
Prevenzione
Corsi di formazione
Corsi di addestramento
Realizzazione della orgniazzaizone
Briefing sull'emergenza
raccolta di notizie dello scenario
consultazioni di soluzioni storiche su scenari simili
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 42
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
breve valutazione e scelte delle priorità
azione (chi fa che cosa, con che cosa e come e quando sotto comando)
La cartellonistica
Progettarla ed installarla
Provarla (la efficacia della visibilità)
Se necessario rinforzarla con elementi sonori e/o luminosi
Conoscerla - Leggerla prima
Educare la massa alla lettura della cartellonistica
Giusta Ubicazione:
•
le uscite / ingressi
•
i percorsi
•
i punti di informazione
•
voi siete qui
•
le FFO
•
i servizi igienici
•
dove bere ristoro
•
i parcheggi
•
i presidi medici, protezione ecc.
•
cartellonistica dedicata ai soccorritori Le attrezzature
•
ecc.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 43
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Gli allarmi e le forniture
Le intercettazioni delle forniture provvisionali
Operatori deputati in grado di intervenire
Gli estintori
⇒L’estintore in CO2
Nell’uso non da problemi di visibilità
In un ambiente chiuso
Deve essere usato più vicino al fuoco
(1-1,5metri anche meno)
Raffredda (-75°C)
Soffoca (ma solo per il tempo di erogazione)
L’estintore in CO2
I vecchi modelli hanno l’ogiva grigia
Non c’è manometro la carica si verifica dal peso
Nell’uso non toccare l’erogatore di metallo
Ci si può ustionare
Adatto per elettronica ed elettricità
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 44
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Non usare su persone
⇒L’estintore a Polvere
Negli ambienti chiusi
Crea problemi di respirazione e di visibilità
Si può usare su tutti i tipi di fuoco
Ottimo per la classe A
In quanto la polvere rimane a soffocare anche
Dopo la fine della erogazione (18/20”)
L’estintore a Polvere
Il lancio si può effettuare anche da 2/3 metri
Nel lancio andare (utilizzando la pressione di getto) a tagliare la fiamma dal comburente
(non per i liquidi) ossia Separazione
L’estintore lavora per soffocamento
⇒ Il fumo
Il fumo è quello che uccide per primo
Bastano 3-4 Boccate per morire
Non solo, più l’organismo non sente arrivare ossigeno (ma fumo) più aumenta la velocità di
respirazione introitando altro fumo dannoso.
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 45
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Bibliografia essenziale
•
Manuale ARS srl corso Bodigard
•
Introduzione alla sicurezza di sistemi nucleari – Giuseppe Quartieri
•
Il rischio – Simona Morini - Bollati Bordingheri
•
Manuale operativo di pubblica sicurezza – Maggioli
•
Manuali protezione civile
Sommario
Premessa (con nota anti-neoliberista) .............................................................................................................. 1
Principi cardini generali ..................................................................................................................................... 3
Introduzione ...................................................................................................................................................... 3
Tavolo di concertazione (commissioni) e progettazione................................................................................... 4
Tipologia della manifestazione .......................................................................................................................... 5
Limiti dimensionali ............................................................................................................................................ 6
Capacità delle strutture fisse e provvisionali .................................................................................................... 9
Rischi classificati e specifici ............................................................................................................................. 10
RISCHIO ANTROPICO................................................................................................................................... 10
RISCHIO TECNICO ........................................................................................................................................ 12
RISCHIO NATURALE ..................................................................................................................................... 12
Conformismo omologazione comportamento di gruppo contagio emotivo, psicologia sociale, animale
scimmia, imita copia, ....................................................................................................................................... 13
Psicologia sociale della folle e La gestione del branco .................................................................................... 14
Emergenza e Scenari critici .............................................................................................................................. 20
Punto di gestione unità di crisi ........................................................................................................................ 20
Punto di crisi .................................................................................................................................................... 21
La location ....................................................................................................................................................... 21
Distribuzione e logistica................................................................................................................................... 22
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 46
SAFETY-SECURITY-EMERGENCY: ENGINEERING
Viabilità ed evacuazione .................................................................................................................................. 24
Illuminazione ordinaria decorativa emergenza ............................................................................................... 25
Comunicazione e informazione ....................................................................................................................... 26
Controllo e sorveglianza .................................................................................................................................. 27
La presenza è già prevenzione La presenza del controllo è fondamentale. ................................................... 28
Piano di emergenza ......................................................................................................................................... 29
Nota finale ....................................................................................................................................................... 30
Appendice - NOTE TECNICHE........................................................................................................................... 30
Bibliografia essenziale ..................................................................................................................................... 46
Licenza Creative Commoms (citare la fonte)
Contatto:
Giuseppe Turrisi Salvatore
[email protected]
Giuseppe Turrisi Salvatore
EXIT 47