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Quando si parla di verbi pronominali ci si riferisce a quei verbi nella cui forma di lemma appaiono uno o più pronomi clitici, i quali, come vedremo, sono di varia natura e svolgono funzioni diverse. Una vasta fetta di questi verbi pronominali è costituita dai verbi riflessivi, che possono essere a loro volta suddivisi in riflessivi diretti, riflessivi indiretti, riflessivi reciproci, e intransitivi pronominali (o riflessivi intransitivi)1, in base alla funzione svolta dal pronome clitico all’interno della struttura argomentale del verbo. Ma accanto ai verbi riflessivi, nei quali il pronome clitico svolge un determinato ruolo grammaticale, esistono anche forme di verbi pronominali lessicalizzate e dalla semantica opaca dove la funzione grammaticale del clitico (o dei clitici) non è più rintracciabile: chiameremo quest’ultima tipologia di verbi pronominali verbi procomplementari2. Analizzeremo ora ciascuna delle categorie di verbi pronominali appena individuate
1 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3 le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; 4 le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. 5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6 A mezzanotte si alzò un grido: "Ecco lo sposo! Andategli incontro!". 7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8 Le stolte dissero alle sagge: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". 9 Le sagge risposero: "No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene".
“Tam Tam Bum Bum. Librorivista internazionale di poesia”, novembre 2022, ISBN 9798364841742., 2022
Senza andare a scavare troppo lontano nel tempo e senza considerare l'articolata produzione delle avanguardie storiche, è facile osservare che la Poesia Concreta, la Poesia Visiva o Visuale che dir si voglia e la Poesia Sonora, considerata anche nella sua più ampia accezione performativa, costituiscono tre ambiti tecnici, variamente connessi tra di loro, a cui fanno riferimento, con mille sfumature diverse, i principi teorici elaborati da gruppi o da singoli artisti nella seconda metà del Novecento e in questo inizio di secolo. Parlavo di ambiti tecnici perché queste correnti creative (vere e proprie piattaforme operative), nonostante tutte le avversità interposte sul loro cammino da incomprensioni, fraintendimenti e conflitti di vario genere, e malgrado una certa disattenzione della critica e il relativo mancato pieno sostegno ai fini della promozione culturale, sono riusciti ad incidere in maniera molto significativa sul quadro generale della comunicazione mediatica, incuriosendo e sorprendendo per la varietà e la novità delle proposte sul piano pragmatico e metodologico. È evidente, e piuttosto consistente, per esempio, il debito che il mondo della pubblicità dovrebbe pagare alla sperimentazione verbo-visiva e sonora. Basti pensare alla gamma delle tipologie di rapporto tra testo e immagine, alla varietà degli assetti delle configurazioni grafiche e tipografiche, ai fonosimbolismi, alla retorica visiva, alle suggestioni sinestetiche, all'uso di particolari valori tonali, alle strategie compositive per sollecitare l'attenzione del fruitore, all'adozione di temi non convenzionali nella comunicazione corrente, all'uso di mood eccentrici, all'ambiguità espressiva, al nonsense, ecc. Per altro verso, è stato facile osservare che, specialmente nell'era del boom economico, l'influenza della cultura di massa sulla poesia sperimentale è stata molto forte. A tal proposito, sono da segnalare almeno l'adozione dell'iconografia dei prodotti di consumo, la decontestualizzazione di stampe pubblicitarie o di titoli di quotidiani o periodici, gli sconfinamenti nel fotoromanzo e nel fumetto, l'utilizzazione di linguaggi di settore, come quello della moda o dello sport. Si verificò, insomma, uno scambio di impulsi sul piano tecnico e di caratteri tipici dei singoli repertori espressivi, che ampliò notevolmente le relative aree linguistiche, introducendo considerevoli modifiche nelle rispettive zone di influenza. Lamberto Pignotti, tra i padri indiscussi della poesia visiva, con Eugenio Miccini e pochi altri, dette il via negli anni '60 ad un fenomeno artistico tutto italiano, perfino nel nome, considerata l'intraducibilità dei termini che lo designano. L'inglese visual poetry, il francese poésie visuelle o il tedesco visuelle Poesie corrispondono a poesia visuale, formula che, seppur nata dall'intuizione di Carlo Belloli nei primi anni '40 per definire il proprio lavoro, ha finito per abbracciare indistintamente l'intera produzione articolata tra parola e immagine. Basti pensare alla molteplicità delle tipologie poetiche che Anna e Martino Oberto indicavano nel loro famoso elenco (A. Spatola, Verso la poesia totale, Salerno, Rumma, 1969, p. 12). Tutte sigle ed etichette, che in realtà si riferivano agli ambiti di ricerca dei singoli artisti o di piccoli gruppi di sperimentazione, che Adriano Spatola collegò ad una nozione tanto ampia da poterle comprendere tutte: poesia totale. In ogni modo, quando nel '63 gli artisti del Gruppo 70 dettero il via alle loro poesie visive, «di questa singolare "specie"-scriveva Dorfles-non esistevano ancora documenti noti». Pignotti-che fu responsabile della prima antologia di poesia visiva per le edizioni Sampietro nel '65-, ha sempre sottolineato la sua specificità: non una poesia illustrata con l'ausilio di tecniche visuali, bensì una poesia dove testo e immagine fossero complementari e percepibili con approccio sintetico, in un sol colpo.
Fictio, falso, fake: sul buon uso della filologia. Summer School dal 15 al 20 luglio 2019, 2019
Tra il V ed il VI secolo la città di Ravenna, in virtù dei mosaici parietali degli edifici di culto, emerge fra i principali centri dell'impero per il suo ruolo di ponte tra Oriente e Occidente, e questo soprattutto perché l'arte musiva ravennate s'inserisce perfettamente in una koinè culturale e artistica che ha come comune denominatore il Mar Mediterraneo, grazie a parallele vicende storiche e politiche. Fin dall'antichità romana il Mediterraneo è stato l'epicentro di un articolato sistema di civiltà che per secoli ha raccolto e fuso armonicamente le culture dei popoli che hanno occupato tale area geografica. In particolare, la penisola italica, posta al centro del Mare nostrum, fece da tramite al grande traffico marittimo che poneva in comunicazione Europa ed Africa, Occidente ed Oriente. Il progressivo declino di Roma tra il IV ed il V secolo d.C. portò alla suddivisione dell'impero tra i due figli di Teodosio, Onorio e Arcadio, e al trasferimento della capitale occidentale a Milano: il mondo mediterraneo conobbe una notevole diversificazione regionale, sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista artistico. La parte occidentale e quella orientale ebbero dunque sorti assai differenti: l'Occidente dovette affrontare le invasioni barbariche che portarono alla disgregazione della struttura politica imperiale, mentre l'Oriente, pur mantenendo l'unità politica, fu caratterizzato da profonde scissioni religiose. Nonostante le divisioni, tra il V ed il VI secolo l'area mediterranea trovò in Costantinopoli, capitale dell'Impero d'Oriente, Nuova Roma, un polo di sviluppo ed un terreno di incontro delle nuove culture periferiche di tipo barbarico che premevano ai confini (Goti, Unni, Slavi, Avari): Costantinopoli, vera e propria 'città-faro', posta all'incrocio delle vie che collegavano l'Asia all'Europa ed il Mediterraneo al Mar Nero, era il fulcro degli scambi commerciali e il luogo nel quale si concentravano il potere politico, amministrativo e religioso dell'Impero, così come le principali correnti artistiche; indubbiamente, in questo contesto, anche il Cristianesimo fu un notevole elemento di coesione, poiché, dapprima grazie all'editto di Costantino del 313 1 e in seguito a quello di Tessalonica del 380 2 , unì spiritualmente popoli assai eterogenei per etnia, lingua e cultura. 1 ARNALDO MARCONE, L'editto di Milano: dalle persecuzioni alla tolleranza, in Costantino 313 d.C. L'editto di Milano e il tempo della tolleranza, a cura di Gemma Sena Chiesa, catalogo della Mostra (Milano, Palazzo Reale, 25 ottobre 2012 -17 marzo 2013; Roma, Colosseo e Curia Iulia, 27 marzo -15 settembre
Risus abundat in ore stultorum riprende un topos antico, riutilizzando la formula in ore stultorum che si trova nella traduzione della Vulgata in altri contesti; la tradizione proverbiale secondo cui il parlare è d'argento ma il silenzio è d'oro deriva anch'essa da un modo di dire biblico che esalta la parola come un bene prezioso, quindi d'argento, ma poi piega questo modo di dire per affermare il concetto tradizionale secondo cui il silenzio è migliore della parola; Vox populi vox Dei impiega una frase di Isaia il cui significato originario è molto diverso. Tre casi tra loro differenti, ma accomunati da un riuso in àmbito proverbiale di una fase con una valenza molto diversa da quella primaria. PAROLE CHIAVE: Proverbi, Vulgata, Riso, Silenzio, Fama ORIGIN AND DEVELOPEMENT OF SOME PROVERBS ABSTRACT: Risus abundat in ore stultorum is a proverb that draws on a commonplace of the classical literature and is based on the expression in ore stultorum, attested in Vulgata translation of the Bible, in passages that do not concern laugh. The proverb 'word is silver, silence is golden' draws on an expression found in the Bible, praising word as something wonderful: it uses this expression in order to state the traditional idea that silence is better than word. Vox populi vox Dei draws on a phrase attested in Isaiah, whose original meaning is quite different from the proverb quoted above. In these three examples, proverbs employ phrases in a sense completely different from the original one. KEY WORDS: Proverbs, Vulgata, Laugh, Silence, Fame ----------1 In tutte le lingue europee è inoltre attestato l'equivalente dei francesi Au rire connait-on le fol et le niais e Plus on est de fous plus on rit (riusato ad es. da Romain Rolland [Colas Breugnon¸ Paris 1926, 72 s.] e Alpholse Allais [L'Affaire Blaireau, Paris 1994,111]) e dell'italiano I matti si conoscono dal molto ridere; tra le variazioni citerei il tedesco Am Lachen und Plärren erkennt man den Narren, che accosta il riso al piagnucolare, il portoghese Muito riso è sinal de pouco siso e l'italiano Chi ride senza perché o è pazzo o ce l'ha con me (cf. Arthaber 1165, Lacerda-Abreu 149; 310, Mota 124, Schwamenthal-Straniero 1576). Ricordo che nel Canzoniere eddico (Canzone dell'eccelso, 22) si afferma che l'uomo dappoco e di cattivo gusto ride in ogni occasione, mentre, nella tradizione chassidica, notevole è un detto del Rabbi di Lublino, cf. Lifschitz (1995: 217), secondo cui si può ridere mentre si piange, perché il solo pianto porta alla disperazione,
Atti del XX convegno di studi Scienza e beni culturali Architettura e materiali del Novecento, 2004
During the early XX century, the Genoese Architecture was characterized by the construction of many buildings inspired by the Eclectizism and mainly by the "Coppedè Style". The aim of this paper is to investigate the different ways, tecniques and materials used by architects of the beginning of the century working in Genova to decorate villas and buildings using some main examples. We will focus particularly on Villa Gaslini (former Canali), made by Gino Coppedè in 1924, in what concerns its particular materials and sperimental technics and their decay. We will analize it also for the restoration of some prospects characterized by very different methodology. Introduzione La Genova che esce dal XIX secolo per affacciarsi verso il XX è una città che conosce un momento di grande espansione e vivacità in ogni aspetto della sua vita, che si manifesta in architettura con un gusto particolarmente vario e fantasioso. 1 I quartieri di nuova costruzione si popolano di grandi edifici ad appartamenti e di ville decorate attingendo all'idea di gotico, medioevo fiorentino, rinascimento, manierismo… Le molte costruzioni, dalla modernissima concezione strutturale perché realizzate-talvolta parzialmente-con l'utilizzo della nascente tecnica del cemento armato, sembrano quasi un catalogo di soluzioni decorative del passato reale o ideale, in cui sono utilizzati graffiti, dipinti murali, rivestimenti di pietra vera e finta, plastiche con motivi antropomorfi, floreali o geometrici,e molto spesso tutto questo insieme. Ma quanto rappresentato è solo apparentemente un riferimento all'antico, in cui si elabora una ricerca di effetti visivi spettacolari o allusivi tramite sperimentazione, con un uso fantasioso di materiali e soluzioni tecniche che innovano tradizioni decorative magari antichissime. Nell'occasione di lavori alle facciate di tre diversi immobili si sono svolte analisi dei materiali che hanno permesso di iniziare ad approfondire le qualità di tali esperimenti. Si è anche osservato come sia necessario oggi adeguare le tecniche di conservazione alle peculiarità riscontrate. In questo contributo si racconta come si è risolto un progetto conservativo applicato ad uno di questi oggetti e si cominciano a porre le basi per un più ampio confronto sul tema. Nel panorama sopra delineato si inserisce perfettamente la realizzazione di numerosi edifici eclettici che si riferiscono direttamente o per stile all'architettura di Gino Coppedè.
La Breva, 2020
Dall'età roma al XX secolo le Prealpi varesine sono state oggetto di ricerche e coltivazioni minerarie. Questo testo offre una panoramica sui più importanti.
Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), detto "lo Spagnolo" o "lo Spagnoletto" per gli abiti tipici alla moda iberica che era solito indossare, dopo un primo apprendistato presso Angelo Michele Toni (1640-1708) e Domenico Maria Canuti (1620-1660), studiò per due anni all'Accademia del Nudo di Carlo Cignani (1628-1719), il più stimato pittore bolognese del periodo, finché questo non si trasferì a Forlì nel 1684. Formatosi con Francesco Albani (1578-1660), allievo di Annibale Carraci (1560-1609), e fortemente appassionato di Correggio, Cignani si identificò quale fedele difensore dell'arte emiliana. Nonostante l'ipotesi di
The paper presents a comparison between Husserl " s phenomenology and Rosmini " s ideology in order to clarify some philosophical steps which, relying on the interpretation of being in terms of possibility, can contribute to a reformulation of the modern notion of " sense " .
In questo saggio si evidenziano quali siano gli studi di riferimento, pubblicati all'incirca nell'ultimo secolo, e quali i giacimenti archivistici più rilevanti attraverso i quali istruire ricerche, a più livelli, sul complesso problema dei confini medievali tosco-romagnoli, fossero essi civili, ecclesiastici, signorili o, più latamente, culturali.
Bilancia: Jurnal Studi Ilmu Syariah dan Hukum, 2019
Written Language & Literacy, 2022
Automation in Construction, 2020
Comparative Civilizations Review, 2020
Yayuk Putri Rahayu, 2022
National Museum of Korea, 2021
PLOS ONE, 2019
… arquitecturas: periódico de …, 2006
Research Policy, 1993
Remote Sensing of Environment, 2014
Jurnal Ekonomi dan Studi Pembangunan, 2020
Transitions Post-graduate Conference University of Bristol , 2022
Dermatology Practical & Conceptual, 2019
Quarterly Journal of Economic Research and Policies