Thesis Chapters by Carlo Sforna
L’oggetto del presente lavoro sono i verbi procomplementari, definizione coniata da De Mauro nel ... more L’oggetto del presente lavoro sono i verbi procomplementari, definizione coniata da De Mauro nel Grande Dizionario Italiano dell’Uso (GRADIT, 1999). Si tratta di una categoria di verbi all’apparenza molto eterogenea, all’interno della quale De Mauro inserisce verbi quali cavarsela, smetterla, avercela, volerci, metterci, starci, andarsene, ecc. per un totale di 157. Tali verbi, o almeno – come vedremo – gran parte di essi, presentano la particolarità di contenere uno o più clitici incorporati nella propria struttura, con conseguenze, rispetto al verbo di base – privo della componente clitica – che si manifestano a livello sintattico, semantico e pragmatico. Per fare un esempio, un verbo procomplementare come finirla differisce da finire sul piano semantico, con mutamento di significato, da ‘portare a conclusione (qualcosa)’ (finisci di scrivere) a ‘smettere di fare (qualcosa)’ (finiscila di scrivere), e su quello pragmatico, con l’aggiunta di una valutazione negativa da parte del parlante, rispetto alla stato di cose di cui si richiede la fine; o, ancora, nel verbo procomplementare vederci, il clitico ci agisce a livello sintattico, rendendo intransitivo il verbo di base vedere, e a livello semantico, modificandone il significato: ‘ci vedo’ è infatti soltanto parafrasabile come ‘possiedo la capacità di vedere’, mentre ‘vedo’ può solo marginalmente avere tale significato. Già tali esempi ci aiutano a cogliere il significato del termine coniato da De Mauro per tali verbi: “procomplementari” nel senso che accettano (pro: ‘in favore di’) a complemento del proprio significato uno o due clitici (Viviani 2006).
La tesi è articolata in otto capitoli. Nel Capitolo 1 mi occuperò di presentare i verbi procomplementari, illustrandone le principali proprietà sintattiche, morfosintattiche e semantiche; fornirò inoltre una lista dei verbi procomplementari che sono risultati essere i più frequenti dall’analisi di due corpora di italiano contemporaneo, il PEC (in prevalenza scritto), e il LIP (esclusivamente parlato). Tale lista sarà ampliata al Capitolo 8, dove tenterò di delineare una proposta di didattica dei verbi procomplementari più frequenti.
Nel Capitolo 2 farò un passo indietro e mi occuperò di definire, per sommi capi, cosa sono i clitici per poi analizzare nel dettaglio i pronomi clitici dell’italiano, illustrandone le proprietà sintattiche e le principali funzioni svolte.
Nel Capitolo 3 introdurrò il fenomeno della grammaticalizzazione, un processo diacronico per il quale un elemento lessicale assume statuto grammaticale. La grammaticalizzazione può interessare anche un elemento (già) grammaticale, il quale può assumere ulteriori funzioni grammaticali. Ad illustrazione del fenomeno della grammaticalizzazione porterò come esempio – a mio avviso paradigmatico – la genesi del futuro sintetico romanzo, che presenta all’opera i principali meccanismi messi in atto dal processo di grammaticalizzazione. Discuterò poi brevemente il ruolo della metafora e della metonimia nel processo di grammaticalizzazione ed introdurrò il concetto di lessicalizzazione. Grammaticalizzazione, e, in minor misura, lessicalizzazione, ci saranno utili per comprendere e analizzare in che modo si siano originati i verbi procomplementari: di questo mi occuperò nei Capitoli 5, 6 e 7. Ma prima, nel Capitolo 4, tratterò alcuni fenomeni di grammaticalizzazione che sembrano aver agito diacronicamente nella formazione del sistema dei pronomi clitici dell’italiano contemporaneo, per discutere infine l’ipotesi che l’italiano stia sviluppando una coniugazione oggettiva realizzata per mezzo appunto dei pronomi clitici, i quali segnalerebbero sul verbo l’accordo con l’oggetto diretto e l’oggetto indiretto, oltre a quello con il soggetto che già è realizzato in italiano.
Il Capitolo 5 sarà dedicato ai verbi procomplementari con clitico ci (metterci, volerci, ecc.); il Capitolo 6 ai verbi con clitico (o clitici) la (finirla, smetterla, ecc.), si + la (cavarsela, prendersela, ecc.) e ci + la (avercela, mettercela tutta, ecc.), e il Capitolo 7 ai verbi con clitico (o clitici) ne (volerne, andarne, ecc.), si + ne (andarsene, guardarsene, ecc.) e ci + ne (corrercene). In ciascuno di questi tre capitoli cercherò di individuare la funzione svolta dai clitici in alcuni verbi procomplementari, sostenendo, come Russi (2008), che alla base dell’incorporazione della componente clitica nella struttura di tali verbi – e alla base dunque della loro genesi – sia stato all’opera un processo di grammaticalizzazione per cui i clitici sono divenuti elementi obbligatori, la cui omissione restituisce verbi inesistenti, oppure comporta agrammaticalità o, ancora, produce frasi accettabili ma di significato differente. Vedremo quindi come gran parte dei verbi procomplementari siano da considerarsi vere e proprie entrate lessicali spesso semanticamente distanti dal verbo che, ipoteticamente, ne costituisce la base.
Infine, nel Capitolo 8, dapprima riporterò i risultati dell’indagine che ho svolto sui corpora Perugia Corpus (PEC) e Lessico Italiano Parlato (LIP), nei quali ho ricercato i 157 verbi procomplementari individuati da De Mauro nel GRADIT, più alcuni altri verbi notevolmente frequenti che sono a mio avviso da ritenere procomplementari a tutti gli effetti. Partendo dai verbi procomplementari che saranno risultati più frequenti dall’indagine nei due corpora, fornirò alcuni spunti per il loro insegnamento, focalizzandomi in particolar modo sul confronto tra i verbi procomplementari e i verbi con clitici pronominali, i quali possono risultare formalmente indistinguibili dai primi.
Il qui presente lavoro si propone di analizzare la questione della lingua
all’interno del Regno U... more Il qui presente lavoro si propone di analizzare la questione della lingua
all’interno del Regno Unito. A tal fine verrà posta particolare attenzione al
variegato quadro linguistico britannico e alla sua evoluzione storica, fortemente condizionata dal ruolo via via sempre più egemone che qui l'inglese è venuto assumendo nel corso degli ultimi secoli. Tale diversità linguistica trova espressione ancora oggi nelle lingue autoctone del Regno Unito. Si tratta di lingue celtiche (Welsh, Scottish Gaelic, Irish e Cornish) preesistenti all’arrivo dei dialetti anglosassoni che si sarebbero poi evoluti nella lingua inglese, sia di lingue germaniche di formazione successiva (Scots e Ulster-Scots). Ognuna di queste lingue verrà esaminata dal punto di vista storico, demografico e istituzionale, sottolineando la drastica azione marginalizzatrice esercitata su di esse dalla concomitante ascesa della lingua inglese a mezzo di comunicazione privilegiato della vita pubblica ufficiale nel Regno Unito.
Dopo secoli di noncuranza e persecuzione, gli ultimi decenni del XX e
l'inizio del XXI secolo saranno caratterizzati da una nuova consapevolezza nei confronti delle lingue autoctone che si tradurrà nell'adozione di misure di varia natura volte alla loro tutela e promozione; misure che, come analizzeremo nella specificità dei singoli casi, si riveleranno talvolta inadeguate e insufficienti, talvolta soddisfacenti ma perfezionabili. Un'analisi che sarà condotta ricercando di volta in volta i diritti linguistici di cui effettivamente gode il cittadino nel
Regno Unito.
Drafts by Carlo Sforna
Scholars in different fields of research have demonstrated the existence of prototypes in the int... more Scholars in different fields of research have demonstrated the existence of prototypes in the internal organization of natural categories. In keeping with those studies the present paper aims firstly to evaluate the degree of prototypicality for 36 basic level elements of the Italian language (i.e. nouns readily available in the basic lexicon of an Italian native speaker) belonging to nine common superordinate categories (i.e. taxonomies). The evaluation of prototypicality (from 1 to 7) has been carried out by means of a questionnaire to which 580 native speakers of Italian took part. The 36 words have been extracted from a corpus of written and spoken Italian (Perugia Corpus – PEC) according to the following criterion: 18 high-frequency words (2 for each taxonomy) and 18 medium/low-frequency words (2 for each taxonomy). Thus, the second aim of the present research is to demonstrate the existence of a positive correlation between the frequency of a word in a corpus and its degree of prototypicality.
Quando si parla di verbi pronominali ci si riferisce a quei verbi nella cui forma di lemma appaio... more Quando si parla di verbi pronominali ci si riferisce a quei verbi nella cui forma di lemma appaiono uno o più pronomi clitici, i quali, come vedremo, sono di varia natura e svolgono funzioni diverse. Una vasta fetta di questi verbi pronominali è costituita dai verbi riflessivi, che possono essere a loro volta suddivisi in riflessivi diretti, riflessivi indiretti, riflessivi reciproci, e intransitivi pronominali (o riflessivi intransitivi)1, in base alla funzione svolta dal pronome clitico all’interno della struttura argomentale del verbo. Ma accanto ai verbi riflessivi, nei quali il pronome clitico svolge un determinato ruolo grammaticale, esistono anche forme di verbi pronominali lessicalizzate e dalla semantica opaca dove la funzione grammaticale del clitico (o dei clitici) non è più rintracciabile: chiameremo quest’ultima tipologia di verbi pronominali verbi procomplementari2. Analizzeremo ora ciascuna delle categorie di verbi pronominali appena individuate
Papers by Carlo Sforna
INTRECCI DI PAROLE: Esperienze di pianificazione del plurilinguismo, in Europa e fuori dell'Europa, 2021
Il presente contributo ha lo scopo di fornire un’analisi della questione della lingua all’interno... more Il presente contributo ha lo scopo di fornire un’analisi della questione della lingua all’interno del Regno Unito. A tal fine verrà posta particolare attenzione al variegato quadro linguistico britannico dal punto di vista della sua evoluzione istituzionale, processo fortemente condizionato dal ruolo via via sempre più egemone che l'inglese è venuto assumendo nel corso degli ultimi secoli. Tale diversità linguistica trova espressione ancora oggi nelle lingue autoctone del Regno Unito: lingue celtiche (gallese, gaelico scozzese, irlandese e cornico) preesistenti all’arrivo dei dialetti anglosassoni che si sarebbero poi evoluti nella lingua inglese, e lingue germaniche (Scots e Ulster-Scots) di formazione successiva alle prime. Per ciascuna di queste lingue verrà fornito un resoconto delle loro attuali condizioni demografiche ed istituzionali, condizioni in larga misura risultato della drastica azione marginalizzatrice esercitata su di esse dall’ascesa della lingua inglese a mezzo di comunicazione privilegiato della vita pubblica ufficiale nel Regno Unito. Dopo secoli di noncuranza e persecuzione, gli ultimi decenni del XX e l'inizio del XXI secolo sono stati caratterizzati da una nuova consapevolezza nei confronti delle lingue autoctone che si è tradotta nell'adozione di misure di varia natura volte alla loro tutela e promozione; misure che, come analizzeremo nella specificità dei singoli casi, si riveleranno talvolta inadeguate e insufficienti, talvolta soddisfacenti ma perfezionabili. Un'analisi che sarà condotta ricercando di volta in volta i diritti linguistici di cui effettivamente gode il cittadino nel Regno Unito.
This paper aims to provide an analysis of the language question within the United Kingdom. To that end particular attention will be given to the diverse linguistic landscape of this country and to its institutional evolution, a process greatly conditioned by the increasingly dominant role acquired by the English language over the course of the last centuries. Such linguistic diversity is expressed still today by the autochthonous languages of the United Kingdom: celtic languages (Welsh, Scottish Gaelic, Irish and Cornish), pre-existing the arrival of the Anglo-Saxon dialects which were later to evolve into the English language, and germanic languages (Scots and Ulster-Scots), which appeared later than the celtic languages. For each of these languages I will provide an account of their current demographic and institutional conditions; these conditions are to a large extent the result of the dramatic marginalizing action exerted on them by the ascent of the English language as the privileged means of communication in the public life of the United Kingdom. After centuries of neglect and persecution, the last decades of the XX century and the beginning of the XXI century have been characterized by a new awareness towards the autochthonous languages which translated into the adoption of measures of various kinds aimed to their protection and promotion. Such measures, as will be analysed in the specificity of the individual cases, will prove to be sometimes inadequate and insufficient, other times satisfactory but perfectible. The analysis will be carried out by investigating the language rights actually enjoyed by the citizen of the United Kingdom.
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La tesi è articolata in otto capitoli. Nel Capitolo 1 mi occuperò di presentare i verbi procomplementari, illustrandone le principali proprietà sintattiche, morfosintattiche e semantiche; fornirò inoltre una lista dei verbi procomplementari che sono risultati essere i più frequenti dall’analisi di due corpora di italiano contemporaneo, il PEC (in prevalenza scritto), e il LIP (esclusivamente parlato). Tale lista sarà ampliata al Capitolo 8, dove tenterò di delineare una proposta di didattica dei verbi procomplementari più frequenti.
Nel Capitolo 2 farò un passo indietro e mi occuperò di definire, per sommi capi, cosa sono i clitici per poi analizzare nel dettaglio i pronomi clitici dell’italiano, illustrandone le proprietà sintattiche e le principali funzioni svolte.
Nel Capitolo 3 introdurrò il fenomeno della grammaticalizzazione, un processo diacronico per il quale un elemento lessicale assume statuto grammaticale. La grammaticalizzazione può interessare anche un elemento (già) grammaticale, il quale può assumere ulteriori funzioni grammaticali. Ad illustrazione del fenomeno della grammaticalizzazione porterò come esempio – a mio avviso paradigmatico – la genesi del futuro sintetico romanzo, che presenta all’opera i principali meccanismi messi in atto dal processo di grammaticalizzazione. Discuterò poi brevemente il ruolo della metafora e della metonimia nel processo di grammaticalizzazione ed introdurrò il concetto di lessicalizzazione. Grammaticalizzazione, e, in minor misura, lessicalizzazione, ci saranno utili per comprendere e analizzare in che modo si siano originati i verbi procomplementari: di questo mi occuperò nei Capitoli 5, 6 e 7. Ma prima, nel Capitolo 4, tratterò alcuni fenomeni di grammaticalizzazione che sembrano aver agito diacronicamente nella formazione del sistema dei pronomi clitici dell’italiano contemporaneo, per discutere infine l’ipotesi che l’italiano stia sviluppando una coniugazione oggettiva realizzata per mezzo appunto dei pronomi clitici, i quali segnalerebbero sul verbo l’accordo con l’oggetto diretto e l’oggetto indiretto, oltre a quello con il soggetto che già è realizzato in italiano.
Il Capitolo 5 sarà dedicato ai verbi procomplementari con clitico ci (metterci, volerci, ecc.); il Capitolo 6 ai verbi con clitico (o clitici) la (finirla, smetterla, ecc.), si + la (cavarsela, prendersela, ecc.) e ci + la (avercela, mettercela tutta, ecc.), e il Capitolo 7 ai verbi con clitico (o clitici) ne (volerne, andarne, ecc.), si + ne (andarsene, guardarsene, ecc.) e ci + ne (corrercene). In ciascuno di questi tre capitoli cercherò di individuare la funzione svolta dai clitici in alcuni verbi procomplementari, sostenendo, come Russi (2008), che alla base dell’incorporazione della componente clitica nella struttura di tali verbi – e alla base dunque della loro genesi – sia stato all’opera un processo di grammaticalizzazione per cui i clitici sono divenuti elementi obbligatori, la cui omissione restituisce verbi inesistenti, oppure comporta agrammaticalità o, ancora, produce frasi accettabili ma di significato differente. Vedremo quindi come gran parte dei verbi procomplementari siano da considerarsi vere e proprie entrate lessicali spesso semanticamente distanti dal verbo che, ipoteticamente, ne costituisce la base.
Infine, nel Capitolo 8, dapprima riporterò i risultati dell’indagine che ho svolto sui corpora Perugia Corpus (PEC) e Lessico Italiano Parlato (LIP), nei quali ho ricercato i 157 verbi procomplementari individuati da De Mauro nel GRADIT, più alcuni altri verbi notevolmente frequenti che sono a mio avviso da ritenere procomplementari a tutti gli effetti. Partendo dai verbi procomplementari che saranno risultati più frequenti dall’indagine nei due corpora, fornirò alcuni spunti per il loro insegnamento, focalizzandomi in particolar modo sul confronto tra i verbi procomplementari e i verbi con clitici pronominali, i quali possono risultare formalmente indistinguibili dai primi.
all’interno del Regno Unito. A tal fine verrà posta particolare attenzione al
variegato quadro linguistico britannico e alla sua evoluzione storica, fortemente condizionata dal ruolo via via sempre più egemone che qui l'inglese è venuto assumendo nel corso degli ultimi secoli. Tale diversità linguistica trova espressione ancora oggi nelle lingue autoctone del Regno Unito. Si tratta di lingue celtiche (Welsh, Scottish Gaelic, Irish e Cornish) preesistenti all’arrivo dei dialetti anglosassoni che si sarebbero poi evoluti nella lingua inglese, sia di lingue germaniche di formazione successiva (Scots e Ulster-Scots). Ognuna di queste lingue verrà esaminata dal punto di vista storico, demografico e istituzionale, sottolineando la drastica azione marginalizzatrice esercitata su di esse dalla concomitante ascesa della lingua inglese a mezzo di comunicazione privilegiato della vita pubblica ufficiale nel Regno Unito.
Dopo secoli di noncuranza e persecuzione, gli ultimi decenni del XX e
l'inizio del XXI secolo saranno caratterizzati da una nuova consapevolezza nei confronti delle lingue autoctone che si tradurrà nell'adozione di misure di varia natura volte alla loro tutela e promozione; misure che, come analizzeremo nella specificità dei singoli casi, si riveleranno talvolta inadeguate e insufficienti, talvolta soddisfacenti ma perfezionabili. Un'analisi che sarà condotta ricercando di volta in volta i diritti linguistici di cui effettivamente gode il cittadino nel
Regno Unito.
Drafts by Carlo Sforna
Papers by Carlo Sforna
This paper aims to provide an analysis of the language question within the United Kingdom. To that end particular attention will be given to the diverse linguistic landscape of this country and to its institutional evolution, a process greatly conditioned by the increasingly dominant role acquired by the English language over the course of the last centuries. Such linguistic diversity is expressed still today by the autochthonous languages of the United Kingdom: celtic languages (Welsh, Scottish Gaelic, Irish and Cornish), pre-existing the arrival of the Anglo-Saxon dialects which were later to evolve into the English language, and germanic languages (Scots and Ulster-Scots), which appeared later than the celtic languages. For each of these languages I will provide an account of their current demographic and institutional conditions; these conditions are to a large extent the result of the dramatic marginalizing action exerted on them by the ascent of the English language as the privileged means of communication in the public life of the United Kingdom. After centuries of neglect and persecution, the last decades of the XX century and the beginning of the XXI century have been characterized by a new awareness towards the autochthonous languages which translated into the adoption of measures of various kinds aimed to their protection and promotion. Such measures, as will be analysed in the specificity of the individual cases, will prove to be sometimes inadequate and insufficient, other times satisfactory but perfectible. The analysis will be carried out by investigating the language rights actually enjoyed by the citizen of the United Kingdom.
La tesi è articolata in otto capitoli. Nel Capitolo 1 mi occuperò di presentare i verbi procomplementari, illustrandone le principali proprietà sintattiche, morfosintattiche e semantiche; fornirò inoltre una lista dei verbi procomplementari che sono risultati essere i più frequenti dall’analisi di due corpora di italiano contemporaneo, il PEC (in prevalenza scritto), e il LIP (esclusivamente parlato). Tale lista sarà ampliata al Capitolo 8, dove tenterò di delineare una proposta di didattica dei verbi procomplementari più frequenti.
Nel Capitolo 2 farò un passo indietro e mi occuperò di definire, per sommi capi, cosa sono i clitici per poi analizzare nel dettaglio i pronomi clitici dell’italiano, illustrandone le proprietà sintattiche e le principali funzioni svolte.
Nel Capitolo 3 introdurrò il fenomeno della grammaticalizzazione, un processo diacronico per il quale un elemento lessicale assume statuto grammaticale. La grammaticalizzazione può interessare anche un elemento (già) grammaticale, il quale può assumere ulteriori funzioni grammaticali. Ad illustrazione del fenomeno della grammaticalizzazione porterò come esempio – a mio avviso paradigmatico – la genesi del futuro sintetico romanzo, che presenta all’opera i principali meccanismi messi in atto dal processo di grammaticalizzazione. Discuterò poi brevemente il ruolo della metafora e della metonimia nel processo di grammaticalizzazione ed introdurrò il concetto di lessicalizzazione. Grammaticalizzazione, e, in minor misura, lessicalizzazione, ci saranno utili per comprendere e analizzare in che modo si siano originati i verbi procomplementari: di questo mi occuperò nei Capitoli 5, 6 e 7. Ma prima, nel Capitolo 4, tratterò alcuni fenomeni di grammaticalizzazione che sembrano aver agito diacronicamente nella formazione del sistema dei pronomi clitici dell’italiano contemporaneo, per discutere infine l’ipotesi che l’italiano stia sviluppando una coniugazione oggettiva realizzata per mezzo appunto dei pronomi clitici, i quali segnalerebbero sul verbo l’accordo con l’oggetto diretto e l’oggetto indiretto, oltre a quello con il soggetto che già è realizzato in italiano.
Il Capitolo 5 sarà dedicato ai verbi procomplementari con clitico ci (metterci, volerci, ecc.); il Capitolo 6 ai verbi con clitico (o clitici) la (finirla, smetterla, ecc.), si + la (cavarsela, prendersela, ecc.) e ci + la (avercela, mettercela tutta, ecc.), e il Capitolo 7 ai verbi con clitico (o clitici) ne (volerne, andarne, ecc.), si + ne (andarsene, guardarsene, ecc.) e ci + ne (corrercene). In ciascuno di questi tre capitoli cercherò di individuare la funzione svolta dai clitici in alcuni verbi procomplementari, sostenendo, come Russi (2008), che alla base dell’incorporazione della componente clitica nella struttura di tali verbi – e alla base dunque della loro genesi – sia stato all’opera un processo di grammaticalizzazione per cui i clitici sono divenuti elementi obbligatori, la cui omissione restituisce verbi inesistenti, oppure comporta agrammaticalità o, ancora, produce frasi accettabili ma di significato differente. Vedremo quindi come gran parte dei verbi procomplementari siano da considerarsi vere e proprie entrate lessicali spesso semanticamente distanti dal verbo che, ipoteticamente, ne costituisce la base.
Infine, nel Capitolo 8, dapprima riporterò i risultati dell’indagine che ho svolto sui corpora Perugia Corpus (PEC) e Lessico Italiano Parlato (LIP), nei quali ho ricercato i 157 verbi procomplementari individuati da De Mauro nel GRADIT, più alcuni altri verbi notevolmente frequenti che sono a mio avviso da ritenere procomplementari a tutti gli effetti. Partendo dai verbi procomplementari che saranno risultati più frequenti dall’indagine nei due corpora, fornirò alcuni spunti per il loro insegnamento, focalizzandomi in particolar modo sul confronto tra i verbi procomplementari e i verbi con clitici pronominali, i quali possono risultare formalmente indistinguibili dai primi.
all’interno del Regno Unito. A tal fine verrà posta particolare attenzione al
variegato quadro linguistico britannico e alla sua evoluzione storica, fortemente condizionata dal ruolo via via sempre più egemone che qui l'inglese è venuto assumendo nel corso degli ultimi secoli. Tale diversità linguistica trova espressione ancora oggi nelle lingue autoctone del Regno Unito. Si tratta di lingue celtiche (Welsh, Scottish Gaelic, Irish e Cornish) preesistenti all’arrivo dei dialetti anglosassoni che si sarebbero poi evoluti nella lingua inglese, sia di lingue germaniche di formazione successiva (Scots e Ulster-Scots). Ognuna di queste lingue verrà esaminata dal punto di vista storico, demografico e istituzionale, sottolineando la drastica azione marginalizzatrice esercitata su di esse dalla concomitante ascesa della lingua inglese a mezzo di comunicazione privilegiato della vita pubblica ufficiale nel Regno Unito.
Dopo secoli di noncuranza e persecuzione, gli ultimi decenni del XX e
l'inizio del XXI secolo saranno caratterizzati da una nuova consapevolezza nei confronti delle lingue autoctone che si tradurrà nell'adozione di misure di varia natura volte alla loro tutela e promozione; misure che, come analizzeremo nella specificità dei singoli casi, si riveleranno talvolta inadeguate e insufficienti, talvolta soddisfacenti ma perfezionabili. Un'analisi che sarà condotta ricercando di volta in volta i diritti linguistici di cui effettivamente gode il cittadino nel
Regno Unito.
This paper aims to provide an analysis of the language question within the United Kingdom. To that end particular attention will be given to the diverse linguistic landscape of this country and to its institutional evolution, a process greatly conditioned by the increasingly dominant role acquired by the English language over the course of the last centuries. Such linguistic diversity is expressed still today by the autochthonous languages of the United Kingdom: celtic languages (Welsh, Scottish Gaelic, Irish and Cornish), pre-existing the arrival of the Anglo-Saxon dialects which were later to evolve into the English language, and germanic languages (Scots and Ulster-Scots), which appeared later than the celtic languages. For each of these languages I will provide an account of their current demographic and institutional conditions; these conditions are to a large extent the result of the dramatic marginalizing action exerted on them by the ascent of the English language as the privileged means of communication in the public life of the United Kingdom. After centuries of neglect and persecution, the last decades of the XX century and the beginning of the XXI century have been characterized by a new awareness towards the autochthonous languages which translated into the adoption of measures of various kinds aimed to their protection and promotion. Such measures, as will be analysed in the specificity of the individual cases, will prove to be sometimes inadequate and insufficient, other times satisfactory but perfectible. The analysis will be carried out by investigating the language rights actually enjoyed by the citizen of the United Kingdom.