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INA-Casa e luoghi urbani

Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione i documenti e i disegni di progetto rinvenuti ne raccontano la storia da un differente punto di vista. I migliori architetti e ingegneri dell’epoca coinvolti dall’INA-Casa durante il Primo settennio (1949-1956) provarono infatti, con grande impegno e particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi, ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso paesaggio urbano in cui vivere. Ne emerge un quadro inedito, relativo ad alcuni complessi residenziali sorti nel solco dell’espansione della città di Napoli verso Occidente, composto da tasselli preziosi per l’ampliamento della conoscenza di figure di primo piano, ma non ancora abbastanza indagate, tra cui Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale. Gli esiti della collaborazione anche con i professionisti romani, come Mario Fiorentino, rende infine possibile la verifica della fertile contaminazione delle idee in quegli anni.

Case INA e luoghi urbani Storie dell’espansione occidentale di Napoli Carolina De Falco Case INA e luoghi urbani. Storie dell’espansione occidentale di Napoli Carolina De Falco, architetto e PhD, è professore associato di Storia dell’Architettura, presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, dove insegna “Storia dell’Architettura e della Città”. È stata membro del Consiglio della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base (2013-2016) ed è componente della Commissione Didattica Paritetica. Ha svolto attività di peer reviewer ed è componente del Comitato Scientifico Internazionale della collana “Architetti del Novecento. Storia e Progetto” di Edifir. Relatrice e coordinatrice di sessione in Convegni nazionali e internazionali, negli ultimi dieci anni ha orientato il suo interesse di ricerca sulla seconda metà del Novecento, dalla ricostruzione agli anni del boom economico. Tra le principali pubblicazioni: la monografia Leonardo Savioli. Ipotesi di spazio: dalla “casa abitata” al “frammento di città” (Edifir, 2012) e gli articoli e i saggi Immagine e sviluppo della Napoli occidentale: case pubbliche e ricostruzione (“Eikonocity”, 2017); L’immagine turistica della Costa d’Amalfi negli anni sessanta del Novecento (E.S.I., 2014); Le Case della Divina Provvidenza nell’Italia meridionale (Electa, 2013); Nervi, Vaccaro, Perilli: la stazione di Napoli Centrale (Skira, 2012); La costruzione della nuova stazione nel secondo dopoguerra (Electa, 2010); Città e architettura negli anni ’60: le occasioni dell’Ina-Casa e il quartiere di Sorgane a Firenze (Alinea, 2010). Carolina De Falco Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione i documenti e i disegni di progetto rinvenuti ne raccontano la storia da un differente punto di vista. I migliori architetti e ingegneri dell’epoca coinvolti dall’INA-Casa durante il Primo settennio (1949-1956) provarono infatti, con grande impegno e particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi, ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso paesaggio urbano in cui vivere. Ne emerge un quadro inedito, relativo ad alcuni complessi residenziali sorti nel solco dell’espansione della città di Napoli verso Occidente, composto da tasselli preziosi per l’ampliamento della conoscenza di figure di primo piano, ma non ancora abbastanza indagate, tra cui Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale. Gli esiti della collaborazione anche con i professionisti romani, come Mario Fiorentino, rende infine possibile la verifica della fertile contaminazione delle idee in quegli anni. € 15,00 Case INA e luoghi urbani Storie dell’espansione occidentale di Napoli Carolina De Falco Copyright © 2018 CLEAN via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli tel. 0815524419 www.cleanedizioni.it [email protected] Tutti i diritti riservati È vietata ogni riproduzione ISBN 978-88-8497-657-4 Editing Anna Maria Cafiero Cosenza Grafica Costanzo Marciano Impaginazione doppiavoce Le fotografie sono dell’Autrice, quando non diversamente specificato in didascalia. Il presente volume è pubblicato con il patrocinio morale di: IACP Istituto Autonomo Case Popolari Provincia di Napoli DOCOMOMO Italia Il presente volume fa parte della Collana “Napoli e la Campania”. CLEAN Edizioni promuove le proprie pubblicazioni all’interno della comunità scientifica, nazionale e internazionale utilizzando procedure di peer reviewing. In prima pagina: INA casa roma . stazione appaltante I.M.E.P. piano incremento occupazione operaia . quartiere di agnano . fabbricato tipo A . veduta prospettica del fabbricato facciata ovest . progetto dell’architetto stefania filo speziale. 12 maggio 1953. Archivio Storico IACP Napoli, F. Licenze Edilizie. Rioni Bagnoli e Agnano, fasc. 469/53. Un sentito ringraziamento va innanzitutto al Commissario dell’IACP Napoli Alberto Romeo Gentile e, per avermi agevolato il lavoro, alla dirigente dell’Area Affari Generali Claudia Labella, al responsabile dell’Area Tecnica Angelo Colonna e a Ornella Crisci della segreteria commissariale. Il mio interesse per l’architettura del Novecento è iniziato con lo studio su Adolfo Avena, pubblicato con Alfonso Gambardella, cui pure devo la mia formazione sul Settecento. La conoscenza della poliedrica figura di Leonardo Savioli, cui ho dedicato una monografia, mi ha poi aperto la strada a molteplici temi, tra cui quello delle case popolari nel secondo dopoguerra. Per tale ragione, ho aderito con entusiasmo all’iniziativa di Pasquale Belfiore per il riordino dell’Archivio dell’IACP Napoli, cui sono grata per avermi coinvolta e per aver apprezzato il presente lavoro, così come desidero esprimere la mia gratitudine a Cettina Lenza per il valido sostegno. Sono quindi molto riconoscente a Fabio Mangone per la disponibilità. Desidero ancora ricordare la cortese accoglienza di Renato De Fusco nell’aprirmi il suo archivio materiale e immateriale. Il mio ringraziamento sentito va infine ad Alfredo Buccaro, così come ai colleghi e agli amici che, a vario titolo, mi hanno seguita in questo percorso: Ugo Carughi, Anna Giannetti, Antonio Lavaggi, Giovanni Menna e Gaia Salvatori. A Riccardo, per la pazienza. SOMMARIO 6 Introduzione 9 Spazi di vita tra privato e pubblico 9 L’opera corale dell’INA-Casa nel Primo settennio 19 La ricerca del Townscape e della “città socievole” 27 Portfolio Progetti e realizzazioni 41 41 52 63 Oltre la grotta, un luogo dall’«immancabile avvenire» Il «Rione Occidentale» nello sviluppo del secondo dopoguerra Il «complesso residenziale» di Carlo Cocchia a Bagnoli (1952) Stefania Filo Speziale: un rione modello ad Agnano (1953) 77 Un salto di scala dal “nucleo” al quartiere “autosufficiente” 77 Il quartiere: «tema principale di questo nostro tempo» 79 Giulio de Luca a Canzanella Soccavo (1955): nuovo “centro” o periferia? 81 Settore ovest (Lotti 1, 2 e 3) 85 Settori sud e centrale (Lotti da 4 a 8) con una testimonianza di Renato De Fusco 95 Settore nord (Lotti 9 e 10) 97 Luoghi per la collettività 105 Bibliografia essenziale 109 Indice dei nomi Introduzione Un significativo “osservatorio” delle trasformazioni e della crescita della città deriva senz’altro dalla progettazione e costruzione delle case popolari nel secondo dopoguerra, quando, prendendo le mosse dalle precedenti esperienze elaborate a partire dagli anni Venti, si prova a immaginare nuovi spazi e forme di aggregazione. Non sono mancati, negli ultimi anni, ampi studi dedicati alla residenza pubblica a Napoli, meritevoli di aver posto per primi l’accento su architetture determinanti, nel bene e nel male, nella configurazione dello skyline cittadino1, tuttavia questi stimolano ulteriori indagini delle vicende progettuali, in particolare di alcuni rioni, appena accennati all’interno di trattazioni di carattere più generale o dal taglio urbanistico, che è oltretutto possibile rileggere alla “distanza storica”2. D’altro canto, come già era stato notato, proprio il metodo storico «sembra quello capace oggi di offrirci la verifica più sicura di qualsiasi ipotesi sulla città; la città è di per se stessa depositaria di storia»3. L’occasione del riordino dell’archivio storico dell’IACP Napoli mi ha consentito di reperire un nucleo omogeneo di documenti e grafici di progetto relativi a episodi dell’espansione occidentale della città, sia a Fuorigrotta che a Bagnoli, Agnano e Soccavo, questi ultimi secondo i progetti urbanistici rispettivamente di Carlo Cocchia, Stefania Filo Speziale e Giulio de Luca, ideati per conto dell’INA-Casa durante il Primo settennio (1949-1956)4. Tali materiali da un lato vanno incontro al tentativo di rispondere alla domanda sul valore testimoniale dei quartieri come “documento/monumento” della modernità5, dall’altro forniscono il pretesto per approfondire la testimonianza di figure autorevoli e tuttavia ancora meno indagate rispetto ad altre, quale quella di Carlo Cocchia, o di aggiungere preziosi tasselli alla conoscenza di interventi poco noti, come quelli di Stefania Filo Speziale, essendo andato distrutto l’Archivio dei suoi progetti6. Lo studio critico dei numerosi disegni, tra cui piante tipo e prospetti, non solo ha anche reso possibile l’individuazione di alcuni edifici, ricostruendone la successione e la paternità degli interventi, ma ha soprattutto offerto l’opportunità di verificare quella fertile contaminazione che scaturisce in quegli anni dal lavoro comune di una valida generazione di professionisti7. Sullo sfondo della vicenda esaminata l’assenza di strumenti urbanistici adeguati, denunciata pure da Bruno Zevi nella sua veste di Segretario Generale dell’INU, il quale nel 1952 avverte che «l’aggiungere una o due case a un villaggio comporta il rischio di fare opera “stonata” perché una o due case sono troppo poche per creare una nuova unità ma sono troppe per rispettare quella antica, così un quartiere, se la sua ubicazione non è promossa da un piano regolatore bene elaborato, rimane episodio non assimilato nell’organismo economico e artistico della città»8. Da questo punto di vista tuttavia, pure se la questione urbanistica mostra la sua problematicità, è invece senz’altro opportuno rimarcare lo sforzo e l’entusiasmo che durante la fase avviata dal Piano Fanfani appassionò sinceramente più di una generazione di architetti e ingegneri9. Se l’INA-Casa ha assolto al compito preposto di costruzione di complessi residenziali, di certo, il Piano di Incremento Occupazione Operaia ha avuto il merito di avere raggiunto «oltre ai suoi scopi sociali e produttivi di lavoro e di case, un alto livello di qualità architettonica. Ha impegnato i migliori architetti di tutto il Paese […] Attraverso i suoi quartieri, ha dato non solo un alloggio, ma una sorridente comunità agli abitanti»10. 6 Gli interventi di quegli anni, infatti, oltre a far emergere un’indiscutibile attenzione prestata nella ricerca delle tipologie abitative più efficaci, combinando numero di vani e servizi, nel rispetto delle norme, possono essere letti anche come impegno nel creare un nuovo paesaggio urbano in cui vivere. Il townscape deriva dunque da una seria riflessione sulla qualità e sulla “forma” dei nuovi brani della città in espansione, volta a evitare che l’ambiente esprima conformità. Ciò ottenuto sia immaginando scorci e prospettive derivati dalla disposizione d’insieme dei differenti edifici, inseguendo l’effetto di una città “stratificata”, sia attraverso la scelta accurata dei materiali, della texture e del colore con cui sono realizzati gli esterni, in maniera molto più attenta di quanto si è di solito indotti a ritenere quando si tratta di periferie, almeno nella fase iniziale. La ricerca della forma urbana coinvolge naturalmente pure il progetto dei luoghi collettivi: edifici sociali, scuole, attrezzature comuni, mercati, negozi e piazze, anche in rapporto alla sistemazione a verde: d’altra parte la materia dello spazio «o l’oggetto di quel pensiero, che per gli antichi era la natura, per i moderni è la vita degli uomini […] nella sua organizzazione sociale»11. È questa la peculiarità anche dei primi rioni e dei nascenti quartieri del Primo settennio INA-Casa, rispetto al numero ancora contenuto di edifici popolari realizzati nella fase della ricostruzione immediatamente successiva al conflitto, nel solco della continuità con il Movimento Moderno. L’ampliamento di scala prevede pertanto un’organizzazione di luoghi per la vita comunitaria, nella consapevolezza «dell’importanza dell’aspetto esteriore della casa, del suo affiancarsi ad altre case in mutuo armonico rapporto, del loro collaborare a costituire uno spirito collettivo del rione, della strada, della piazza, dell’ambiente sociale nel quale l’uomo, in Italia specialmente, vive più ancora che nell’interno dell’abitazione»12. Una conoscenza più approfondita della storia di questi insediamenti, dunque non solo delle “case”, ma anche dei “luoghi”, può contribuire inoltre al recupero dell’identità di alcune parti di città, nel tentativo di restituirle a un uso più consapevole da parte della collettività, modi di vivere che oggi si vanno riscoprendo pure nella dimensione del cohousing13. Anzi, allo stato attuale, proprio i quartieri semiperiferici, storicamente e socialmente connotati come popolari, stanno assumendo un nuovo ruolo nella città globale contemporanea, divenendo luoghi in cui si sceglie di vivere14. La domanda di spazi pubblici e collettivi continua infatti a essere radicata nei cittadini e associata a una maggiore vivibilità dell’ambiente urbano15. Si tratta in definitiva di accrescere quel “capitale spaziale” di cui parla Secchi quando afferma che è ricco chi vive «in parti della città e del territorio dotate di requisiti che ne facilitano l’inserimento nella vita sociale, culturale, professionale e politica»16. Per agire sulla città è in ogni caso necessario prima leggerla profondamente, il che significa capire fino in fondo non soltanto il significato di ogni luogo, ma anche «le interrelazioni che uniscono tra loro i vari luoghi attraverso catene di significati che entrano profondamente nello spazio e nel tempo, nella concrezione delle configurazioni tridimensionali e nella storia»18. In una città dove sempre maggiori sono le differenze, etniche, religiose, linguistiche e culturali, che cancella e ridisegna i propri confini, servono «progetti con più saperi e progettisti con più preparazione e conoscenza della storia della periferia»18. Anche in tale direzione il presente lavoro prova a fornire un contributo. 7 1. Cfr. Sergio STENTI, Napoli moderna, città e case popolari 1868-1980, CLEAN, Napoli 1993; Lilia PAGANO, Periferie di Napoli, Aracne, Roma 2012, alla cui bibliografia più generale si rimanda. 2. Pasquale BELFIORE, Maria Dolores MORELLI, La tenuta urbana di due quartieri d’autore, in Ugo CARUGHI (a cura di), Città Architettura Edilizia pubblica. Napoli e il Piano INA Casa, CLEAN, Napoli 2006, p. 132. 3. Aldo ROSSI, L’architettura della città, Quodlibet, Macerata 2011 (I ed. Marsilio 1966), p. 144. 4. Convenzione del 2015 tra il Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia e Ambiente DICDEA (oggi Dipartimento di Ingegneria) e l’IACP Napoli per la “Conservazione e valorizzazione del patrimonio archivistico storico dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Napoli”, responsabile Pasquale Belfiore, nell’ambito della quale ho avuto un ruolo di coordinamento. Cfr. anche ISTITUTO AUTONOMO CASE POPOLARI PER LA PROVINCIA DI NAPOLI,1908-1988, 80 anni per Napoli, Gallo editore, Napoli 1989 e Luigi BERETTA ANGUISSOLA (a cura di), I 14 anni del piano INA-Casa, Staderini, Roma 1963. 5. Paola DI BIAGI (a cura di), La grande ricostruzione. Il piano Ina-Casa e l’Italia degli anni ’50, Donzelli, Roma 2001, p. 28. 6. Sulla figura di Carlo Cocchia manca ancora una monografia aggiornata e completa. Per i riferimenti cfr. Gabriella CATERINA, Massimo NUNZIATA (a cura di), Carlo Cocchia: cinquant’anni di architettura, 1937-1987, SAGEP, Genova 1987. Per la Filo Speziale cfr. da ultimo Marco BURRASCANO, Marco MONDELLO, Lo Studio Filo Speziale e il modernismo partenopeo. Palazzo Della Morte, CLEAN, Napoli 2014. Su de Luca cfr. Barbara BERTOLI, Giulio de Luca 1912-2004. Opere e progetti, CLEAN, Napoli 2013. Ulteriori citazioni sono in nota nel primo paragrafo. 7. Cfr. anche: Carolina DE FALCO, Immagine e sviluppo della Napoli occidentale: case pubbliche e ricostruzione, in «Eikonocity. Storia e Iconografia delle Città e dei Siti Europei», II, n.1 gennaio-giugno, pp. 85-99 e IDEM, L’INA Casa a Bagnoli, Agnano e Canzanella e gli interventi della Filo Speziale: ripartire dalla Storia per la salvaguardia ambientale, in Aldo AVETA, Bianca Gioia MARINO, Raffaele AMORE (a cura di), La Baia di Napoli. Strategie integrate per la conservazione e la fruizione del paesaggio culturale, Artstudiopaparo, Napoli 2017, pp. 204-208. 8. Bruno ZEVI, L’architettura dell’INA-Casa, in L’INA-Casa al IV Congresso Nazionale di Urbanistica, Venezia 1952, Società Grafica Romana, Roma 1953, p. 24. 9. Benedetto GRAVAGNUOLO, Il laboratorio linguistico della costruzione dei quartieri popolari, in Ugo CARUGHI (a cura di), Città Architettura Edilizia pubblica…, cit., pp. 58-68. 10. Bruno ZEVI, L’architettura dell’INA…, cit. 11. Giulio Carlo ARGAN, Progetto e destino, Milano 1965, p. 96. 12. Saverio MURATORI, La gestione Ina-Casa e l’edilizia popolare in Italia, in «Rassegna critica di architettura», n. 20-21, 1951, p. 19 e p. 24. 13. Cfr. Edoardo NARNE, Simone SFRISO, L’abitare condiviso. Le residenze collettive dalle origini al cohousing, Marsilio, Venezia 2013. 14. Di particolare interesse è il modo in cui la socialità che si crea negli spazi pubblici della città diventa un motore di trasformazione anche urbana dei quartieri. Sul fenomeno della gentrification, tra gli altri, cfr. Carlo CELLAMARE, Fare città. Pratiche urbane e storie di luoghi, Elèuthera, Milano 2008; Marco CREMASCHI, Tracce di quartieri, il legame sociale nella città che cambia, Franco Angeli, Milano 2008. 15. Paola DI BIAGI, Abitare tra pubblico e privato, in Gaia CARAMELLINO, Alice SOTGIA (a cura di) Tra pubblico e privato. Case per dipendenti nell’Italia del secondo Novecento, in «Città & Storia», IX, n. 2, 2014, pp. 319327. 16. Bernardo SECCHI, La città dei ricchi e la città dei poveri, Laterza, Bari 2013, p. 16. 17. Giancarlo DE CARLO, L’interesse per la città fisica, in «Urbanistica», 95, 1989 p. 17. 18. Sergio STENTI, Fare quartiere. Studi e progetti per le periferie, CLEAN Napoli 2017, p. 8. 8