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Toponomastica e segnaletica in friulano: una panoramica generale

2014, in F. Finco - G. Iannàccaro (eds.) Nomi, Luoghi, Identità: toponomastica e politiche linguistiche. Atti ... / Names, Places, Identities: Toponymy and Linguistic Policies. Proceedings ..., Società Filologica Friulana, Udine, 153-197

ENGLISH: Toponymy and signage in Friulian: an overview of the present situation. Friuli is a historical region of Northeast Italy comprising most of the Autonomous Region Friuli Venezia Giulia. It presents a special linguistic situation because Friulian (a Rhaeto-Romance language), Slovene, German and Veneto speaking communities coexist alongside the Italian community. In addition to the national law n. 482/1999 which protects historical linguistic minorities, the Autonomous Region Friuli Venezia Giulia has issued various laws to protect the different linguistic communities of its territory. Some of these laws contain specific rules concerning toponymy and signage in Friulian language (Regional Laws 68/1981, 15/1996, 29/2007, etc.). This paper considers the consequences of and the problems pertaining to the enforcement of these laws by local authorities (Region, Provinces, Mountain communities, Municipalities): i.e. graphization and normalization of Friulian toponymy, typologies and modes of realization of the road signs in Friulian, the relationship between the standard and local variants of place names, bi- and multilingual road signs and the Italian Highway code, the effects on and reactions of the local communities. In particular herein is shown the data collected and the results of the project "Mappatura Toponomastica del Friuli" (Toponymic Mapping of Friuli), which the author carried out in all the municipalities (177) where the legal protection of the Friulian language is in place. The paper is accompanied by photographic documentation gathered throughout the region. / – ITALIANO: Situata all’estremità nord-orientale dell’Italia, la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia presenta una situazione linguistica peculiare, poiché – oltre all’elemento italiano – vi convivono comunità retoromanze (friulane), slave, germaniche e venete. Oltre alle leggi nazionali (soprattutto n. 482/1999 di tutela delle minoranze linguistiche storiche) la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ha emanato varie leggi di tutela per le diverse comunità linguistiche del suo territorio, nelle quali compaiono norme specifiche sulla toponomastica. In questo contributo sono analizzati gli effetti e le problematiche legate all'applicazione di tali misure da parte degli enti locali (regione, province, comunità montane, comuni): processi di standardizzazione e normazione dei toponimi (grafia, morfo-fonologia, ecc.), rapporto tra varianti standard e varianti locali dei nomi, processi di ufficializzazione (o coufficializzazione) della denominazione friulana o slovena, segnaletica (bi- e trilingue) e codice stradale, gli effetti e le reazioni da parte delle comunità locali. In particolare sono illustrati i dati raccolti e i risultati del progetto "Mappatura Toponomastica del Friuli", che l'autore ha svolto in tutti i comuni (177) dove è prevista la tutela della lingua friulana. L'articolo è accompagnato da documentazione fotografica raccolta in tutta la regione.

FRANCO FINCO* TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Abstract Toponymy and signage in Friulian: an overview of the present situation Friuli is a historical region of North-east Italy comprising most of the Autonomous Region Friuli Venezia Giulia. It presents a special linguistic situation because Friulian (a Reto-Romance language), Slovene, German and Veneto speaking communities coexist alongside the Italian community. In addition to the national law n. 482/1999 which protects historical linguistic minorities, the Autonomous Region Friuli Venezia Giulia has issued various laws to protect the different linguistic communities of its territory. Some of these laws contain specific rules concerning toponymy and signage in Friulian language (Regional Laws 68/1981, 15/1996, 29/2007, etc.). This paper considers the consequences of and the problems pertaining to the enforcement of these laws by local authorities (Region, Provinces, Mountain communities, Municipalities): i.e. graphization and normalization of Friulian toponymy, typologies and modes of realization of the road signs in Friulian, the relationship between the standard and local variants of place names, bi- and multilingual road signs and the Italian Highway code, the effects on and reactions of the local communities. In particular herein is shown the data collected and the results of the project Mappatura Toponomastica del Friuli (“Toponymic Mapping of Friuli”), which the author carried out in all the municipalities (177) where the legal protection of the Friulian language is in place. The paper is accompanied by photographic documentation gathered throughout the region. I toponimi svolgono molteplici funzioni, com’è ben noto ai partecipanti di questo convegno, innanzitutto hanno la funzione essenzialmente pratica di individuare le entità geografiche – cioè i luoghi – nello spazio circostante e permettere l’orientamento, ma oltre a ciò essi contribuiscono a descrivere, classificare, organizzare e amministrare il paesaggio antropizzato (Marrapodi 2006: 88-95). In secondo luogo, i nomi di luogo rispondono a una funzione di carattere culturale, con- * Università degli Studi di Fiume. Le fotografie che accompagnano il testo sono state realizzate dall’autore (eccetto la foto 2). 153 FRANCO FINCO tribuendo alla salvaguardia della memoria storica di determinati luoghi. Essi sono manifestazione dei rapporti instauratisi nel corso del tempo tra uomo e natura, tra la società e l’ambiente, dunque i toponimi vanno considerati a pieno titolo come beni culturali immateriali,1 testimonianze di civiltà che necessitano di tutela e valorizzazione, in quanto a rischio di scomparsa causa le trasformazioni del territorio e i rapidi mutamenti socio-economici (Cassi 1997: 35-39; Throsby 2003: 167-168; Aversano 2006: 140). I nomi di luogo, inoltre, assolvono a una funzione simbolica perché valgono a identificare non solo gli àmbiti geografici, ma anche le comunità che vi risiedono, concorrendo a mantenere vivo il rapporto col territorio: la condivisione di un corpus toponimico è infatti uno dei segni del legame tra gli individui che si riconoscono come parte di una comunità e il territorio in cui risiedono e operano (Caprini 2001: 85; Lurati 2004: 8). Dunque i toponimi rientrano tra i simboli propri di una comunità, considerati come parte dell’identità collettiva, e l’autoctonia costituisce il presupposto materiale affinché gli appartenenti a quella stessa comunità possano vantare un diritto all’uso dei propri simboli. Ciò soprattutto in quelle comunità linguistiche – soggette a tutela oppure no – che abbiano sviluppato una coscienza della loro peculiarità e siano animate dalla volontà di preservare il patrimonio culturale e linguistico, come elementi fondamentali della propria identità.2 Ed è proprio sulla loro presenza storica in un dato territorio che le comunità di lingua minoritaria fondano la richiesta di misure di tutela, tra le quali è compreso il diritto a mantenere, esporre ed eventualmente ufficializzare la toponomastica locale nel proprio idioma (Piergigli 2011: 114). In assenza di misure positive di tutela o – peggio – di fronte al rifiuto da parte delle autorità a concederle, la rivendicazione di tale diritto può manifestarsi anche in modo illegale, ad esempio ‘ritoccando’ i cartelli stradali ufficiali a colpi di pittura o di vernice spray. Tale fenomeno è molto diffuso nelle zone di minorizzazione linguistica e ha interessato anche il Friuli, soprattutto tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 (alcuni esempi nelle foto 1 e 2), allorché si fece più vivace 1 2 154 «[...] il toponimo è infatti un bene culturale in sé, quando è pregevole grazie alla sua antichità, rarità o unicità e/o indicatività di fatti culturali passati, ma anche grazie alle trasformazioni subite nei secoli, sia che testimoni una variazione di contenuto territoriale (quando lo stesso sito prescelto esibisce denominazioni diverse nel tempo), sia che denunci una mutazione puramente linguistica (forma grafica, differente pronuncia, ecc.) a parità di oggetto o fenomeno designato, nella inerzia del referente geografico locale» (Aversano 2006: 140). La Convention pour la sauvegarde du patrimoine culturel immatériel, approvata dalla Conferenza generale dell’Unesco a Parigi il 17 ottobre 2003 e attivata il 30 aprile 2006, individua tra i beni culturali immateriali – da salvaguardare attraverso l’identificazione, la preservazione e la valorizzazione – proprio le tradizioni trasmesse per via orale, di cui i toponimi sono espressione viva: «[...] Ce patrimoine culturel immatériel, transmis de génération en génération, est recréé en permanence par les communautés et groupes en fonction de leur milieu, de leur interaction avec la nature et de leur histoire, et leur procure un sentiment d’identité et de continuité, contribuant ainsi à promouvoir le respect de la diversité culturelle et la créativité humaine [...]» (Art. 2). Sulla complessità del rapporto tra toponomastica e identità si vedano: Helleland 2006: 122-123; Kostanski 2009: 146; Helleland 2012: 109-110; Woodman 2014a, 2014b. TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE il dibattito sul riconoscimento e valorizzazione della lingua friulana (localmente furlan o anche marilenghe, letteralmente “madre lingua”). Foto 1 Foto 2 Quando l’esposizione di cartelli con toponimia nell’idioma locale è promossa e attuata da un’entità governativa substatale, un ente territoriale o un’amministrazione locale (a volte anche in contrasto con il governo centrale) – essa assume una valenza ancora maggiore, non solo sul piano giuridico e politico, ma anche dal punto di vista ideologico, simbolico e sociale. Il toponimo locale posto su un cartello in uno spazio pubblico assume lo status e le caratteristiche di scrittura esposta, per usare qui l’espressione coniata da Armando Petrucci,3 cioè è destinato a essere letto e fruito da una pluralità di persone (indigeni e forestieri) non solo per svolgere la sua funzione identificativo-referenziale, ma anche per essere simbolo esteriore della comunità locale (tanto più efficace quanto maggiore sarà la sua visibilità) e per marcarne il territorio di insediamento. Tra le attività di pianificazione linguistica di una lingua minoritaria, a qualsiasi livello siano intraprese (comune, provincia, regione, ecc.), troviamo spesso la trascodificazione dei toponimi locali dalla dimensione orale a quella grafica, nell’ottica di un loro inserimento nella cartellonistica (con la promozione a scrittura esposta) o eventualmente di una loro ufficializzazione. 3 L’espressione era originariamente riferita all’epigrafia. «Scrittura esposta: con questo termine intendo indicare qualsiasi tipo di scrittura concepito per essere usato, ed effettivamente usato, in spazi aperti, o anche in spazi chiusi, al fine di permettere una lettura plurima (di gruppo o di massa) ed a distanza di un testo scritto su di una superficie esposta. L’esponibilità, e perciò l’esposizione, fungono infatti da mezzo per un contatto potenzialmente di massa, o comunque più rilevante numericamente di quanto non possa avvenire con un testo contenuto in un libro o in un foglio, destinato alla lettura singolare. Condizione necessaria perché questo avvenga è che la scrittura esposta sia sufficientemente grande e presenti in modo sufficientemente evidente e chiaro il messaggio (verbale e/o visuale) di cui è portatrice» (Petrucci 1984: 88). 155 FRANCO FINCO Ma la trascodificazione è operazione tecnica tutt’altro che semplice (e non sempre contestuale alla normazione dell’idioma locale) che non di rado produce risultati insoddisfacenti, se non addirittura il rifiuto da parte della comunità linguistica di quel territorio. Per quanto riguarda il Friuli, il primo intervento compiuto da un’amministrazione locale in materia di segnaletica in friulano risale al 1981. Il 12 dicembre di quell’anno la giunta comunale di Prato Carnico deliberò l’acquisto e l’installazione di cartelli bilingui italiano-friulani nei centri abitati più importanti della Val Pesarina, ottenendo un contributo regionale sulla base dell’art. 25 della L.R. 68/1981 (Interventi regionali per lo sviluppo e la diffusione delle attività culturali) da poco approvata. Tale delibera fu ravvisata legittima dal Comitato provinciale di controllo e all’inizio di giugno 1982 le nuove tabelle furono collocate. L’anno seguente fu la volta del consiglio comunale di Tavagnacco, popoloso comune alle porte di Udine, che il 12 dicembre 1982 deliberò l’installazione di cartelli con toponimi in friulano. Il Comitato provinciale di controllo, il 3 marzo del 1983, ravvisò la delibera immune da vizi, «purché le tabelle da acquistare si diversifichino per formato e per colore da quelle previste dalla normativa in atto per la segnaletica ufficiale». A Tavagnacco furono realizzati cartelli con fondo giallo e scritte in azzurro, ispirandosi ai colori della bandiera del Friuli, collocati sotto la tabella ‘ufficiale’ di inizio centro abitato in lingua italiana. Tale soluzione fu imitata dalla maggior parte dei comuni che negli anni seguenti si dotarono di cartelli con toponimi scritti in friulano (di Caporiacco 1999: 19). Tralasciamo qui di descrivere il quadro normativo sulla toponomastica in lingua friulana e le tappe che hanno condotto alla situazione attuale, rinviando ai contributi di William Cisilino e Valeria Piergigli contenuti in questo stesso volume. In questa sede ci si concentrerà maggiormente sull’analisi della situazione della segnaletica in lingua friulana attualmente presente in Friuli. Mosso dall’interesse per la toponomastica friulana, sia dal punto di vista storico-linguistico che delle sue valenze culturali e simboliche, lo scrivente ha frequentemente percorso e ripercorso la regione allo scopo di raccogliere materiali di studio in forma orale e scritta, ma anche per procurarsi documentazione fotografica e cartografica dei luoghi e dei loro nomi, quali comparivano sulla cartellonistica o nelle mappe topografiche. Ai materiali raccolti in oltre 15 anni di ricerche, si sono aggiunti ultimamente i dati ricavati dal progetto denominato “Mappatura Toponomastica del Friuli”, realizzato dallo scrivente su iniziativa e finanziamento dell’Agenzia Regionale per la Lingua Friulana (ARLeF) in collaborazione con la Società Filologica Friulana. Tale progetto è consistito nel rilevamento sistematico della situazione della toponomastica in lingua friulana presente nella segnaletica stradale e cartellonistica dei 177 comuni della regione autonoma Friuli Venezia Giulia inseriti nell’ambito territoriale di tutela del friulano ai sensi dell’art. 5 della legge regionale n. 15/1996 (d’ora in avanti indicati come ‘comuni delimitati’).4 La ricerca è stata 4 156 Il dato di 177 comuni delimitati si riferisce al 2012, anno in cui è stata effettuata la rilevazione; successivamente si sono fusi insieme i comuni di Rivignano e di Teor, in provincia di Udine, che dal 1° gennaio 2014 sono uniti nel comune di Rivignano Teor (Legge Regionale 7 febbraio 2013, n. 1). TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE realizzata tra marzo e ottobre del 2012 compiendo sopralluoghi in situ e verificando la situazione presente in ciascuno dei 177 comuni delimitati. In ognuno di essi è stata raccolta adeguata documentazione fotografica, che ha formato un archivio di oltre 5000 immagini fotografiche digitali, riproducenti la segnaletica (monolingue e plurilingue) realizzata dalle amministrazioni comunali e provinciali, installata nei territori di competenza. La rilevazione in situ ha avuto come obiettivi quelli di verificare: – la presenza o meno di segnaletica e/o cartellonistica in lingua friulana; – la tipologia della segnaletica in friulano presente nei comuni indagati (segnali di direzione, inizio centro abitato, inizio territorio comunale, frazioni e località, strade e piazze, altri spazi pubblici, corsi d’acqua, segnali di territorio e turistici, zone industriali, ecc.); – le modalità di realizzazione della suddetta segnaletica (cartelli unici bilingui, cartelli aggiunti, colore e grandezza dei caratteri, grafia utilizzata, presenza di altre indicazioni, ecc.); – le condizioni materiali della suddetta segnaletica; – l’applicazione delle norme del Codice della Strada e delle norme di realizzazione della segnaletica bilingue; – la presenza di varianti locali dei toponimi friulani ed eventuale loro impiego nella segnaletica. Parallelamente ai sopralluoghi in situ, nell’ambito del progetto è stato condotto anche uno spoglio documentario presso l’archivio dell’ARLeF, dove sono depositate anche la carte dell’ex Osservatorio regionale della lingua e della cultura friulane (OLF).5 Mediante tale attività è stata esaminata la documentazione toponimica inviata all’OLF dalle amministrazioni comunali (ex art. 14 della L.R. 15/1996), nonché i pareri in materia di toponomastica espressi dall’OLF e successivamente dall’ARLeF su richiesta degli enti locali. Tali riscontri sono stati effettuati principalmente per verificare la conformità della situazione rilevata in loco con le indicazioni espresse dai due organismi regionali di consulenza. I dati raccolti con i sopralluoghi in loco e il riscontro documentario hanno permesso di delineare un’immagine complessiva della situazione della segnaletica stradale con toponomastica in lingua friulana esistente nella nostra regione. Nei paragrafi seguenti saranno presentati i risultati della ricerca, raggruppando i dati secondo nuclei tematici. 1. Distribuzione geografica e dati percentuali Il primo dato ricavabile da questa ricerca riguarda la distribuzione geografica e la percentuale dei comuni in cui è presente segnaletica in friulano, indipendentemente dalla tipologia e dalla 5 L’OLF era stato istituito con la L.R. 15/1996 (artt. 15-23) e come organismo regionale aveva principalmente compiti di consulenza. Nel 2005 è subentrata l’ARLeF, istituita con l’art. 6 della L.R. 4/2001 come agenzia autonoma della Regione per la politica linguistica sul friulano. 157 FRANCO FINCO modalità di realizzazione dei cartelli. Dei 177 comuni delimitati sono 130 quelli in cui compaiono toponimi in lingua friulana nella segnaletica e cartellonistica realizzata dall’amministrazione locale. Di questi, come si ricava dalla tabella seguente, la maggior parte – sia in termini percentuali che assoluti – è compresa nella provincia di Udine, dove si contano 104 comuni su 125 (83,2% dei comuni delimitati della provincia e 58,8% dei comuni delimitati della regione). Confrontando le percentuali, in seconda posizione si colloca la provincia di Gorizia, in cui 9 comuni delimitati su 15 (60%) posseggono segnaletica in lingua friulana. Infine nella provincia di Pordenone la segnaletica in lingua friulana compare in 17 comuni delimitati su 37 (45,9%). A questi andrebbe aggiunto il comune di Cimolais (PN) dove è presente segnaletica nella varietà friulana locale, ma non è compreso tra i comuni delimitati. comuni delimitati comuni con segnal. friul. percentuale* provincia percentuale* generale Gorizia 15 9 60,0% 5,1% Pordenone 37 17 45,9% 9,6% Udine 125 104 83,2% 58,8% provincia totale 177 130 73,4% * percentuale arrotondata al primo decimale La cartina alla pagina seguente illustra visivamente la distribuzione geografica dei comuni delimitati in cui è presente segnaletica con toponimi in lingua friulana. Come si può notare le concentrazioni più alte sono localizzate in provincia di Udine, particolarmente nel medio e alto Friuli e nella Carnia nord-occidentale. 2. Tipologia dei cartelli in percentuale Una seconda serie di dati ricavati dall’analisi della documentazione raccolta e dalla schedatura è quello relativo alla tipologia dei cartelli in cui compare la toponomastica in lingua friulana. Come si può osservare nella tabella a pag. 158, il tipo maggiormente diffuso è il segnale di inizio/fine di centro abitato (bianco con scritte nere), presente in 110 comuni su 177 (84,6% dei comuni con segnaletica in friulano e 62,1% dei comuni delimitati della regione). Segue il segnale di inizio/ fine di territorio comunale (marrone con scritte bianche), presente in 58 comuni delimitati. In 40 comuni vi sono segnali di località e/o borghi in lingua friulana di varia realizzazione: per lo più bianchi con scritte nere oppure marroni con scritte bianche, ma di formato minore rispetto ai precedenti. In 32 comuni sono presenti segnali con nomi di strade o piazze (odonimi) in friulano. In 23 comuni delimitati troviamo segnaletica urbana, di territorio e di servizi in lingua friulana 158 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE 159 FRANCO FINCO (luoghi di pubblico interesse, servizi comunali, installazioni, aree urbane, zone artigianali o industriali, ecc.), di colore bianco con freccia e scritte nere. In 17 comuni delimitati compaiono segnali di preavviso e direzione (blu con scritte bianche) con toponimi in friulano. In 11 comuni vi sono segnali turistici (marroni con scritte bianche) per indicazioni di località o punti di interesse storico, artistico, culturale e per denominazioni geografiche, aree ecologiche, aree di ricreazione, campeggi, ecc. Solo in 10 comuni sono stati installati segnali con gli idronimi in friulano. In 21 comuni sono presenti anche altri tipi di indicazioni o segnalazioni pubbliche in friulano, come ad esempio targhe in ceramica con nomi di vie e borghi (10 comuni); cartelli in legno indicanti sentieri, cortili, borghi e casali (4 comuni); tabelle con mappe comunali e/o percorsi turistici (3 comuni), ecc. numero comuni percentuale* relativa (comuni con segnal. friul.) percentuale* generale (comuni delimitati) 115 88,5% 65,0% inizio territorio comunale 59 45,4% 33,3% località e borghi 41 31,5% 23,2% odonimi 32 24,6% 18,1% urbani 23 17,7% 13,0% altri tipi 23 17,7% 13,0% preavviso e direzione 17 13,1% 9,6% turistici 11 8,5% 6,2% idronimi 10 7,7% 5,6% tipologia cartelli inizio centro abitato * percentuale arrotondata al primo decimale Un ulteriore dato è ricavabile dall’analisi tipologica dei segnali con toponimi in friulano, confrontando il numero di tipi differenti presenti in ogni comune. Questo dato indica quanto sia estesa la presenza del friulano nel complesso del sistema segnaletico di ciascun comune. Come si può osservare nella tabella sottostante, nella maggior parte dei comuni è presente segnaletica in friulano di due tipi (39 comuni, 30%) oppure di un solo tipo (38 comuni, 29,2%), generalmente si tratta dei segnali di inizio/fine centro abitato (rispettivamente 35 casi su 39 e 29 casi su 38). A seguire, nella graduatoria troviamo 26 comuni (20%) in cui sono presenti tre tipi di segnali in lingua friulana. In 9 comuni sono installati 4 tipi di segnali, ma ben 12 comuni hanno realizzato 5 tipi diversi. 160 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE numero tipi numero comuni percentuale* relativa (comuni con segnal. friul.) percentuale* generale (comuni delimitati) 9 1 0,8% 0,6% 8 0 – – 7 2 1,5% 1,1% 6 3 2,3% 1,7% 5 12 9,2% 6,8% 4 9 6,9% 5,1% 3 26 20,0% 14,7% 2 39 30,0% 22,0% 1 38 29,2% 21,5% * percentuale arrotondata al primo decimale Il comune in cui si riscontra la più ampia tipologia di cartelli in lingua friulana è quello di Precenicco dove sono presenti ben 9 tipi diversi: inizio centro abitato, inizio territorio comunale, località e borghi, vie e piazze (odonimi), indicazioni urbane, segnali di preavviso e direzione, segnali turistici, idronimi e altre tabelle (scuole, biblioteca, centro civico, ecc.). Seguono i comuni di Cassacco e Palazzolo dello Stella con 7 tipi di segnali in friulano, mentre presentano 6 tipi i comuni di Carlino, Chiopris - Viscone e Corno di Rosazzo. Va però detto che anche nei comuni in cui vi è un alto numero di segnali in lingua friulana, comprendendo più tipologie, sono comunque presenti anche cartelli in sola lingua italiana. Ciò dipende dall’epoca di installazione dei cartelli o dai diversi enti e amministrazioni che li hanno realizzati. 3. Grafia La grafia friulana ufficiale e il suo uso furono stabiliti dagli articoli 13 e 14 della legge regionale 27 febbraio 1996, n. 15 (Norme per la tutela e promozione della lingua e della cultura friulane e istituzione del Servizio per le lingue regionali e minoritarie).6 L’art. 1, comma 10, 6 In base all’art. 13 della L.R. 15/1996, «la Regione determina la grafia ufficiale della lingua friulana e ne promuove la conoscenza e l’uso» (c. 1). L’articolo prevedeva inoltre la nomina di una commissione scientifica (c. 4) con il compito di proporre «soluzioni univoche alle residue divergenze tra la grafia della Società Filologica Friulana [SFF 1993] e la “grafia unitaria normalizzata” individuata dalla Provincia di Udine 161 FRANCO FINCO della legge regionale 3 luglio 2000, n. 13 (Disposizioni collegate alla Legge finanziaria 2000) stabilì poi che «i nomi delle località in lingua friulana devono essere scritti nella grafia ufficiale [...]». La ricognizione nei 177 comuni delimitati ha permesso di documentare e analizzare – sia quantitavamente che qualitativamente – l’impiego della grafia friulana ufficiale nella segnaletica stradale o la presenza di altri sistemi di scrittura. In 19 comuni (il 14,6% dei comuni dotati di segnaletica in friulano) è stato riscontrato l’uso di grafie difformi da quella ufficiale. Solitamente queste grafie divergenti compaiono nei vecchi cartelli (con fondo di colore giallo o marrone) aggiunti sotto a quelli in lingua italiana di inizio/ fine centro abitato. Si tratta di una situazione residuale con cartelli realizzati generalmente prima dell’entrata in vigore della L.R. 15/1996 e non ancora sostituiti. Data la loro età, essi si presentano spesso in cattive condizioni materiali. In alcuni comuni (Ovaro, Pagnacco, Remanzacco, Rive d’Arcano, Tricesimo, Venzone) si è notata la compresenza di vecchi cartelli con grafia non ufficiale e di nuovi cartelli realizzati con grafia ufficiale e secondo le norme del codice stradale. Ad esempio a Venzone sono tuttora presenti i vecchi cartelli gialli aggiunti sotto alla tabella in sulla base della delibera consiliare n. 226 del 15 luglio 1986 [Lamuela 1987]» (c. 6). Il 10 settembre 1996 col D.P.G.R. n. 316 fu costituita la Commissione scientifica per la grafia ufficiale della lingua friulana, composta da Manlio Cortelazzo, Carla Marcato e Piera Rizzolatti. Tale commissione iniziò i lavori il 30 settembre 1996 e li concluse il 16 ottobre successivo, ma le soluzioni proposte (pubblicate in Cortelazzo 1996) non furono accettate dal governo regionale e con il D.P.G.R. n. 392 del 25 ottobre 1996 fu adottata la “grafia unitaria normalizzata” di Lamuela 1987 come grafia ufficiale della lingua friulana. Il ricorso al T.A.R. della Società Filologica Friulana fece sì che nel 1998 furono introdotte alcune minime modifiche alla grafia ufficiale riguardanti l’uso dei grafemi <z> e <q> (art. 124, comma 4, della L.R. n. 13 del 9 novembre 1998). Nello stesso anno l’Osservatorio regionale della lingua e della cultura friulane diffuse lo stampato Piçule guide de grafie uficiâl de lenghe furlane normalizade (OLF 1998), il cui testo fu ripubblicato – con qualche correzione e aggiunta – nelle due successive pubblicazioni riguardanti la grafia ufficiale della lingua friulana (OLF 1999 e OLF 2002). Sulla questione della grafia friulana si vedano: Rizzolatti 1998b: 324-326; Turello 2005: 49-106; Coluzzi 2007: 174-176. Con Decreto del Presidente della Regione n. 41 del 7 marzo 2013, fu adottata la grafia ufficiale delle varianti locali della lingua friulana, elaborata tra maggio e settembre 2012 da una commissione costituita da William Cisilino, Giovanni Frau, Giuseppe Napoli e Federico Vicario. Queste “Norme per la grafia delle varietà della lingua friulana” non si discostano dalla grafia ufficiale friulana stabilita dall’art. 13 della L.R. 15/1996, ma la integrano per consentire la scrittura di suoni assenti nell’inventario fonologico del friulano comune (ad es. le fricative interdentali e postalveolari), inoltre è consentito un uso più ampio dei segni diacritici (accento circonflesso, accento grave, apostrofo). Per quanto riguarda i nomi di luogo tali norme prevedono che: «Nella resa dei toponimi, rispetto alle indicazioni già fornite, sono consentite deroghe al fine di ripristinare una tradizione grafica consolidata e documentata; ciò in analogia a quanto disposto dalla grafia ufficiale con il mantenimento del grafema qu nei toponimi e negli antroponimi. Le deroghe in parola dovranno essere richieste dal Comune sul cui territorio è presente il toponimo, entro 120 giorni dall’emanazione del D.P.Reg. recante la grafia ufficiale delle varietà della lingua friulana, all’Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane – Agenzia regionale per la lingua friulana (ARLeF), corredate da adeguata documentazione comprovante la preesistenza di una consolidata tradizione grafica. Le deroghe sono adottate con D.P.Reg., previo parere del Comitato tecnico scientifico dell’ARLeF». 162 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE italiano di inizio centro abitato recanti la scritta <VENČON> con pipa (foto 3), accanto ai più recenti cartelli di inizio territorio comunale con la forma <VENÇON> con la cediglia, secondo la grafia ufficiale (foto 4). Così anche nel comune di Remanzacco (frazione Ziracco) accanto al più recente cartello in grafia ufficiale <ZERÀ> è ancora presente quello più vecchio, aggiunto sotto alla tabella in italiano, con il toponimo <GIRÀ> (foto 5 e 6). Foto 3 Foto 4 Foto 5 Foto 6 Le difformità rispetto alla grafia friulana ufficiale generalmente rispecchiano le caratteristiche delle grafie in uso precedentemente. Qui di seguito si elencano le principali differenze riscontrate: 1. uso dei digrafi <CI> e <GI> per le occlusive palatali, rispettivamente sorda e sonora [c] [ɟ], in luogo dei digrafi <CJ> e <GJ> (foto 16); 163 FRANCO FINCO Foto 7 Foto 8 Foto 9 Foto 10 Foto 11 Foto 12 164 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Foto 13 Foto 14 2. uso di <Z>, <ZZ>, <Č>, <C’> per l’affricata postalveolare sorda [tʃ] in luogo di <Ç> con cediglia o <C> semplice davanti a vocale anteriore (foto 3, 54); 3. uso di <G> o <Ǧ> per l’affricata postalveolare sonora [dʒ] in luogo di <Z> (foto 8); 4. uso di <Z> per la sibilante alveolare sonora [z] in luogo di <’S> (iniziale prevocalica) o <S> (intervocalica o precedente una consonante sonora); 5. uso di <J> per l’approssimante [j] in posizione interna o finale (foto 9); 6. uso del digrafo <CH> (talvolta <GH>) in posizione finale con pronuncia occlusiva velare [k] in luogo di <C> finale; 7. omissione della vocale <I> dopo i digrafi <CJ> o <GJ> (foto 23 e 24); 8. omissione di <V> davanti a [w] in posizione iniziale, postvocalica o postsibilante (foto 10). 9. uso dell’accento circonflesso su sillaba non finale (foto 31-34); 10. uso sovraesteso dell’accento breve (foto 25-29): 11. apposizione dell’accento su sillabe o elementi atoni (foto 26, 30). Non vengono contemplati qui i fenomeni grafematici dovuti all’uso della varietà friulana locale, come ad esempio l’uso di <S> o <Z> in luogo di <Ç> nelle località in cui si verifica rispettivamente l’assibilazione e l’affricazione dentale (es. <SARVIGNAN> Cervignano del Friuli, <SAN ZORZ> San Giorgio di Nogaro, <SAN LURINZ> San Lorenzo Isontino; foto 11-14), oppure la resa locale della nasale velare con <N> davanti a consonante bilabiale (es. <SPILINBERC> Spilimbergo; foto 12). In alcuni comuni è stata impiegata una grafia non ufficiale nella segnaletica stradale realizzata dopo l’anno 2000. In particolare si segnalano il comune di Visco, che negli odonimi ha impiegato la grafia del Vocabolario friulano dell’abate Jacopo Pirona (Pirona 1871: XXVI-XXX; foto 15), e il comune di Cervignano del Friuli, che ha utilizzato la grafia del Nuovo Pirona (Pirona 1935: XVII-XX; foto 16). In altri comuni (Campoformido, Casarsa della Delizia, Fagagna, Forni di Sopra, Ravascletto) è stata utilizzata una grafia non ufficiale nelle tabelle degli odonimi, sebbene siano 165 FRANCO FINCO 166 Foto 15 Foto 16 Foto 17 Foto 18 Foto 19 Foto 20 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Foto 21 Foto 22 Foto 23 Foto 24 state realizzate dopo il 1996 e in presenza di altra segnaletica dove è invece impiegata la grafia ufficiale. In alcuni casi si tratta probabilmente di meri errori materiali dovuta alla poca familiarità con le norme ortografiche friulane. Tra i casi più frequenti si riscontra l’omissione della cedilia (es. <PUCUI> accanto al corretto <PUÇUI> a Pozzuolo del Friuli; <SAN LAURINC> località San Lorenzo a Palmanova; foto 17-19), l’omissione dell’accento circonflesso (es. <MERET> accanto al corretto <MERÊT> a Mereto di Capitolo, frazione di S. Maria la Longa; <CJASIAT> per Cjasiât a Casiacco, frazione di Vito d’Asio; foto 20-22), l’omissione della vocale <I> dopo i digrafi palatali <CJ> o <GJ> (es. <RONCJS> a Ronchis, <SORECJSCJEL> Borgo Sopracastello a S. Daniele del Friuli; foto 23 e 24), ecc. Va segnalata una diffusa tendenza alla sovraestensione nell’uso del segno di accento breve rispetto a quanto previsto dalle norme della grafia friulana ufficiale (Lamuela 1987: 20; OLF 167 FRANCO FINCO 168 Foto 25 Foto 26 Foto 27 Foto 28 Foto 29 Foto 30 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE 2002: 6-7); il fenomeno è presente in almeno 18 comuni (foto 25-30). In alcuni casi ciò è dovuto all’epoca di realizzazione della segnaletica: nei cartelli più vecchi (anteriori o di poco posteriori al 1996) tale abuso è pressoché generale, giungendo a porre l’accento anche su sillabe atone o su preposizioni. Il fenomeno è presente – seppure in misura nettamente inferiore – anche nelle tabelle realizzate dopo l’anno 2000, a testimonianza della persistenza di questa consuetudine scrittoria, il cui scopo non è solo quello di agevolare la lettura, ma probabilmente anche quello di ‘iperdifferenziare’ la forma scritta dei toponimi friulani rispetto ai corrispondenti italiani. La grafia può infatti essere utilizzata per evidenziare o enfatizzare le differenze strutturali tra l’idioma locale e la lingua egemone.7 Un caso simile, ma con motivazioni parzialmente differenti, è invece quello dell’applicazione dell’accento circonflesso su sillaba tonica non finale (es. <SCLÛSE> Chiusaforte, <TRASÂGAS> Trasaghis, <MIÊLI> Mieli di Comeglians; foto 31-34), mentre la grafia friulana ufficiale lo prevederebbe solamente su vocali fonologicamente lunghe che si trovino in sillaba finale, salvo poche eccezioni (Lamuela 1987: 20-21; OLF 2002: 7-8). Questo diacritico, introdotto dall’abate Jacopo Pirona (1871), ha assunto col tempo le caratteristiche di un vero e proprio carattere bandiera nella scrittura in friulano.8 Ma oltre al valore simbolico del circonflesso, la sua apposizione su sillaba non finale può rispecchiare le condizioni fonetiche locali e la volontà di indicare quella specifica caratteristica (la lunghezza vocalica) nella forma scritta dei toponimi, in quanto sentita come tratto specifico e pertinente della parlata locale. Stesse motivazioni riscontriamo anche nell’applicazione dell’accento circonflesso su vocale tonica seguìta da vibrante in sillaba finale, in contesti dove sarebbe esclusa dalle norme della grafia ufficiale (Lamuela 1987: 20-21; OLF 2002: 7), ma tale uso viene a far corrispondendere la forma scritta all’effettiva pronuncia locale: es. <GONÂRS> a Gonars, <SAN VÎT DE TÔR> a S. Vito al Torre, <VIL DI VÂR> accanto a <VIL DI VAR> a Varmo (foto 35, 36, 39).9 Un caso che merita di essere menzionato riguarda la realizzazione della segnaletica bilingue nel comune di Casarsa della Delizia. L’amministrazione locale aveva chiesto la consulenza grafica dell’OLF nel 1998 e dell’ARLeF nel 2008 e 2010, ha poi installato i cartelli tra il 2009 e il 2010, scritti nella varietà friulana locale, ma utilizzando comunque la grafia ufficiale. Subito si accesero le polemiche, anche politiche, sulla scelta di scrivere <CJASARSA> con il digramma cj (foto 37), secondo le indicazioni di OLF e ARLeF, anzichè la forma Ciasarsa utilizzata precedentemente nei testi e pubblicazioni scritti nel friulano di Casarsa. In particolare le proteste furono portate avanti da parte di un consigliere regionale e di alcuni scrittori e animatori culturali casarsesi, i 7 8 9 Su tale fenomeno si vedano: Jaffe 2000: 502; Dell’Aquila - Iannàccaro 2004: 74-75. Con l’espressione caratteri bandiera (ingl. flag characters) si indicano quelle peculiarità ortografiche – grafemi, combinazioni di grafemi, segni diacritici e paragrafematici – che, oltre a specificare la pronuncia, hanno anche un valore simbolico e identificativo della lingua in cui sono impiegati (cfr. Dell’Aquila - Iannàccaro 2004: 76). Come accennato sopra, le “Norme per la grafia delle varietà della lingua friulana”, adottate dalla Regione con il D.P.Reg. n. 41 del 7 marzo 2013, consentono l’uso dell’accento circonflesso anche in sillaba non finale. 169 FRANCO FINCO 170 Foto 31 Foto 32 Foto 33 Foto 34 Foto 35 Foto 36 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE quali – tra l’altro – si appellavano al fatto che Pier Paolo Pasolini avesse sempre scritto <Ciasarsa> nella sua produzione poetica in casarsese. Va detto, inoltre, che quelli che nel friulano comune sono fonemi occlusivi palatali /c/ /ɟ/, nella varietà casarsese vengono pronunciati come affricate postalveolari [tʃ] [dʒ] (Francescato 1958: 17-18; Frau 1995: 277),10 pertanto un altro argomento addotto contro la forma normalizzata del toponimo risiedeva nella maggior aderenza della scrittura Ciasarsa alla pronuncia locale [tʃaˈzarsa], basata tuttavia sull’ortografia italiana. Le polemiche si protrassero fino a tutto il 2011 con lettere e articoli sui giornali, incontri pubblici e interventi sui media locali, approdando anche in Consiglio regionale.11 Foto 37 Foto 38 Un altro caso interessante riguarda il comune di Varmo, già menzionato sopra, nel quale a più riprese sono stati realizzati cartelli bilingui, ma il nome friulano del capoluogo è stato ortografato ogni volta in modo differente. Nei primi cartelli realizzati negli anni ’80, poi sostituiti, la forma del nome era <VIL’ DI VÂR>, poi tra il 2001 e il 2007 furono installati altri cartelli ma che, a seconda della tipologia, presentavano le varianti grafiche del toponimo <VIL DI VÂR>, 10 11 I fonemi affricati postalveolari del friulano comune vengono pronunciati come sibilanti alveolari [s] [z] nella varietà casarsese (Francescato 1958: 18; Frau 1995: 277) e come tali sono stati trascritti nella segnaletica bilingue di Casarsa: <SITAT> “città”, <MUNISSIPIT> “municipio” ecc., con l’eccezione di <SAN ZUAN> [sanzuˈan] San Giovanni di Casarsa (foto 38). Da tale dibattito scaturì l’aggiunta del comma 2-bis all’art. 5 della L.R. 29/2007, introdotto dall’art. 186, comma 1 della L.R. 17/2010: «[...] il Presidente della Regione, sentite l’ARLeF e le Università degli Studi di Udine e di Trieste, adotta con proprio decreto la grafia ufficiale delle varianti della lingua friulana». Come già detto, le “Norme per la grafia delle varietà della lingua friulana” furono adottate dalla Regione con il D.P.Reg. n. 41 del 7 marzo 2013. 171 FRANCO FINCO Foto 39 Foto 40 Foto 41 <VIL DI VAR> e <VILDIVAR>, queste ultime tre contemporeaneamente presenti sul territorio comunale (foto 39-41). 4. Varianti locali Un discorso a parte va fatto sulla scelta della varietà friulana con cui è stata realizzata la segnaletica: lingua standard (normalizzata) o varietà locale. La lingua friulana comune (varietà standard) è basata sul friulano centrale, privato dei tratti locali più vistosi (Frau 1984: 14-15, 16). Va precisato che l’espressione friulano centrale non identifica una determinata varietà dialettale, ma piuttosto abbraccia un gruppo di parlate locali presenti nell’area del Friuli centrale che mostrano un elevato grado di omogeneità: esse condividono determinate caratteristiche fonologiche, morfo-sintattiche e lessicali.12 Sebbene siano presenti differenze dialettali anche all’interno del friulano centrale, «le sfumature di varietà che si notano in esso, benché interessanti linguisticamente, non sono tali da colpire sufficientemente l’attenzione dei parlanti, e vengono di solito interpretate (come spesso in realtà sono) quali mere variazioni [...]» (Francescato 1966: 103-104). Il friulano centrale è il gruppo dialettale con il maggior numero di parlanti e la sua relativa unità – insieme ad altri fattori storici e socio-culturali – ne ha giustificato l’adozione come linguaggio letterario (la cosiddetta koinè friulana) già nel XVI secolo, proseguendo la sua parabola fino al Novecento.13 12 13 172 Le principali caratteristiche fonologiche e morfo-sintattiche del friulano centrale sono state individuate da Francescato 1966 (101-102); si vedano anche Frau 1984 (16 e segg.) e Vanelli 1998. Si vedano in proposito: Marchetti 1950; Battisti 1956; Francescato 1966: 100-101; Pellegrini R. 1987: 150-151, 187, 201, 303; Rizzolatti 1998b: 322-324; Francescato - Salimbeni 2004: 187-190, 219-225, 248-250, 268-273. TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Negli anni ’80 hanno avuto inizio le attività di corpus planning, che si sono concentrate particolarmente sulla normalizzazione della lingua friulana. Essa ha condotto all’elaborazione del friulano comune o standard (lenghe furlane normalizade, furlan comun, standard furlan), basato sui tratti linguistici della koinè letteraria, ma con alcune divergenze.14 Anche i toponimi friulani (i nomi di comuni e frazioni, i principali idronimi e oronimi) furono coinvolti in questo processo di normalizzazione con l’intento di stabilire forme univoche per le denominazioni geografiche, superando così la variazione e le oscillazioni grafiche (ad es. nella resa delle affricate e delle occlusive palatali). L’OLF fornì consulenza alle amministrazioni locali richiedenti e nel 2001 elaborò una prima lista di denominazioni toponimiche normalizzate che fu pubblicata in OLF 2002 (pp. 41-62).15 Tuttavia i toponimi friulani utilizzati in loco, cioè espressi nella varietà locale, possono presentare caratteristiche morfo-fonologiche divergenti rispetto a quelle del friulano comune. Ciò ha creato dei problemi al momento dell’installazione di cartelli con toponimi normalizzati, che in qualche caso non hanno trovato il consenso della popolazione del luogo. Come accennato all’inizio, i nomi di luogo (in particolare dei centri abitati) hanno valori simbolici molto forti per la comunità locale, evocando sentimenti di appartenenza, identità, storia, tradizione, ecc. (Helleland 2006: 122-123; Helleland 2012: 109-110). Per questa ragione la normalizzazione della toponomastica è un’attività di pianificazione linguistica particolarmente delicata, che va ponderata a fondo e da vari punti di vista (linguistici, storici, antropologici, psico-sociologici, ecc.). L’esposizione di nomi normalizzati divergenti dall’uso locale può provocare il rifiuto e l’opposizione degli abitanti – espressi anche con manifestazioni pubbliche, interventi sui giornali, ‘ritocchi’ clandestini con la vernice spray ecc. –, ripercuotendosi negativamente sul processo di status planning. Come è successo, ad esempio, a Santo Stefano Udinese, frazione di Santa Maria la Longa, dove nel 2005 è stata cancellata la lettera -t – non pronunciata – della forma normalizzata <SANT SCJEFIN> sul cartello di ingresso al paese (foto 42).16 A Versa, frazione di Romans d’Isonzo, la popolazione ha reagito veemente contro l’apposizione nel 2006 della forma iperstandardizzata <VIERSE> sulla segnaletica delle strade provinciali,17 al posto del nome 14 15 16 17 Sul processo di normalizzazione e standardizzazione del friulano si vedano: Rizzolatti 1998b; Turello 2005; Frau 2006; Cadorini 2006, 2008b; sulle resistenze alla normalizzazione si veda Cescutti 2007. Le varietà friulane centrali prese a riferimento della lingua friulana comune sono comprese in «una fascia intorno al territorio udinese, all’interno di un’area i cui vertici si possono individuare approssimativamente in San Daniele, Tarcento, Remanzacco e Pozzuolo» (Vanelli 1998: 14). Sui concetti di koinè e standard si veda Regis 2011 e 2013. In merito si rinvia al paragrafo 4.1 del saggio di William Cisilino pubblicato in questo volume. Sui problemi creati dalla normalizzazione degli agiotoponimi friulani si rimanda a Finco 2007b. La normalizzazione ha agito su questo toponimo sostituendo il dittongo -ià- e la -a atona finale rispettivamente col dittongo -ie- e la -e finale. Dunque sono stati applicati tratti fonetici del friulano comune a una varietà orientale, creando a tavolino una forma Vierse che però non è usata in nessuna area del Friuli. 173 FRANCO FINCO Foto 42 Foto 43 Foto 44 174 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE friulano Viarsa usato in loco. Le proteste sono sfociate in manifestazioni pubbliche, ‘correzione’ spray del cartello (foto 43), prese di posizione del consiglio comunale e articoli sui giornali locali. Sentiti i comuni interessati, nel 2008 l’ARLeF predispose una nuova lista per fissare la forma ufficiale dei toponimi in lingua friulana, come stabilito dall’art. 11, commi 1 e 2, della L.R. 29/2007. Tale lista, che comprende opportunamente anche le varianti locali, è stata approvata dalla Giunta regionale il 4 aprile 2013, con la deliberazione n. 579.18 Dalla documentazione raccolta nel corso della ricerca sono emerse significative indicazioni sulla scelta tra lingua standard e varietà friulana locale. Nella segnaletica bilingue realizzata dalle amministrazioni provinciali di Udine e Gorizia19 i toponimi friulani sono normalmente riportati nella lingua standard. Ciò dipende probabilmente dalla scelta di questi enti di utilizzare il friulano standard (normalizzato) nella loro comunicazione pubblica e istituzionale in marilenghe, rivolta alla popolazione di un ampio territorio in cui sono parlate più varietà locali di friulano. Nelle tabelle realizzate da amministrazioni comunali e comunità montane si riscontra, invece, una forte presenza di toponimi e indicazioni espressi nella varietà friulana locale, con caratteristiche morfo-fonologiche divergenti da quelle del friulano comune (foto 47-54). Tale fenomeno riguarda ben 47 comuni (36,2%), ovvero più di un terzo dei comuni dotati di segnaletica in friulano. Questo dato è significativo perché conferma col numero l’importanza simbolica e identitaria che le varietà friulane locali rivestono per le comunità locali e le loro amministrazioni, esibendole anche in un àmbito più formalizzato qual è la segnaletica stradale. Va anche detto che questo dato numerico va considerato in difetto, poiché non conteggia i comuni (soprattutto quelli in cui compare una sola tipologia di segnali) in cui vi è una casuale coincidenza tra la forma locale e quella normalizzata dei toponimi friulani presenti sui cartelli, a dispetto del fatto che la varietà friulana locale è – in realtà – sensibilmente differente dallo standard centrale. Ad esempio il comune di Sequals dove i cartelli di inizio centro abitato recano i toponimi friulani Secuals, Lestans, Solomberc (foto 45 e 46) in cui vengono a coincidere sia le forme del friulano standard sia quelle nella parlata locale, che per altri versi ha caratteristiche morfo-fonologiche assai differenti.20 In qualche raro caso è dato trovare sia la denominazione friulana locale, sia quella standard. Ad esempio in comune di Camino al Tagliamento le tabelle all’inizio della frazione Straccis – realizzate in tempi diversi – riportano in un caso la forma friulana standard <STRACIS>, in un altro caso la forma locale <STRASSIS> che riflette l’assibilazione [tʃ] > [s] tipica della varietà dialettale del luogo (foto 55 e 56). 18 19 20 In merito si rinvia al paragrafo 4.2 del saggio di William Cisilino pubblicato in questo volume. La provincia di Pordenone non ha realizzato segnaletica bilingue sulle strade di sua competenza. Ad esempio le uscite in -a / -es dei nomi femminili rispettivamente singolari e plurali, a differenza del friulano comune che ha le uscite -e / -is. 175 FRANCO FINCO 176 Foto 45 Foto 46 Foto 47 Foto 48 Foto 49 Foto 50 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Foto 51 Foto 52 Foto 53 Foto 54 Foto 55 Foto 56 177 FRANCO FINCO 5. Specificativo Lo specificativo o determinativo, solitamente un aggettivo attributivo o un sintagma preposizionale, è aggiunto al toponimo-base principalmente per distinguere tra loro località omonime, ma può anche fornire ulteriori informazioni (storiche, geografiche, turistiche, ecc.).21 Nelle denominazioni ufficiali italiane si tratta per lo più di specificativi d’uso burocratico introdotti in epoca postunitaria22 per eliminare omonimie con comuni di altre regioni; essi furono ricavati soprattutto da idronimi, coronimi o dal nome del capoluogo di provincia. In altri casi lo specificativo italiano riflette quello popolare friulano, tradizionalmente in uso, soprattutto se esso fa riferimento a frazioni del comune stesso (es. Forni Avoltri, Mereto di Tomba, Rive d’Arcano, Foto 57 Foto 58 Foto 59 Foto 60 21 22 178 Sugli specificativi nella toponomastica italiana si veda Pellegrini G.B. 1990: 424-425. In particolare con i Regi Decreti n. 3893 del 18 agosto 1867 e n. 800 del 23 marzo 1923. TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE San Giorgio di Nogaro) o a comuni confinanti (es. San Vito di Fagagna, Terzo d’Aquileia), posizione reciproca (es. Forni di Sopra / Forni di Sotto, Tramonti di Sopra / Tramonti di Sotto) o ad altri elementi geografici, storici, amministrativi e giurisdizionali (es. Castions di Strada, Colloredo di Monte Albano, Corno di Rosazzo, Reana del Rojale, Vito d’Asio). Nell’uso ufficiale e istituzionale la denominazione di una località deve essere completa e soprattutto univoca, specialmente nel caso del nome di comuni, pertanto lo specificativo deve essere necessariamente espresso per evitare ambiguità o errate identificazioni.23 Invece nell’uso locale, colloquiale e informale lo specificativo viene solitamente omesso quando il riferimento alla località sia sufficientemente chiaro, specialmente per i residenti locali. Ad esempio Vile può essere denominazione sufficiente per gli abitanti di Villa Santina, Villa Vicentina, Villa di Verzegnis, ecc. a indicare il proprio paese (foto 57-60); ma in friulano vìle (< lat. VĪLLA) è Foto 61 appellativo che indica un «villaggio, gruppo di case con chiesa, di carattere rurale» (Pirona 1935: 1276-1277) e con funzione denominativa compare nella toponomastica di molti paesi del Friuli a indicare il nucleo abitato principale di un villaggio o di un territorio (foto 61). Dunque in un àmbito come la segnaletica stradale il tipo toponimico friulano Vile non è sufficiente a identificare univocamente una determinata località. Nel corso della ricerca si è notata la frequente omissione dello specificativo nella forma friulana dei toponimi, aderendo in ciò all’uso locale, ma compromettendone la funzione referenziale. Ciò è particolarmente grave nel caso di segnali indicatori di direzione che avviano a località omonime poco distanti tra loro, come nel caso di Castions di Strada/Cjasteons di Strade e Castions delle Foto 62 23 Foto 63 Il Regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada prevede che nei segnali di inizio centro abitato «i nomi di località devono essere riportati per intero e senza abbreviazioni» (art. 131, comma 5). 179 FRANCO FINCO Foto 64 Foto 65 Mura/Cjasteons di Muris (frazione di Bagnaria Arsa) distanti tra loro solo 8 km, ma in alcuni cartelli indicati solo come <CJASTEONS> (foto 62-64); tale forma non è autosufficiente e rende necessario il ricorso al nome italiano per disambiguare l’omonimia e permettere l’orientamento a chi non è del luogo. Un altro caso rilevato è quello del toponimo friulano <RIVIS> che compare in alcuni cartelli bilingui e corrisponde sia a Rive d’Arcano sia a Rivis, frazione di Sedegliano, due paesi situati a 12 km l’uno dall’altro (foto 65). In almeno tre casi nello stesso comune compaiono sia tabelle con il toponimo friulano accompagnato dallo specificativo, sia tabelle con il solo toponimo-base privo di specificativo. A Reana del Rojale troviamo nei cartelli di inizio centro abitato sia la forma breve <REANE>, sia la denominazione completa <REANE DAL ROIÂL> (foto 66 e 67). Stesso discorso vale per il comune di Magnano in Riviera, dove i cartelli di inizio centro abitato riportano solo <MAGNAN>, mentre nei cartelli di inizio territorio comunale compare anche lo specificativo <MAGNAN IN RIVIERE> (foto 68 e 69). Anche in comune di Camino al Tagliamento sono presenti nei cartelli di entrambi i tipi sia la forma breve <CJAMIN>, sia la forma con specificativo <CJAMIN DAL TILIMENT> (foto 70 e 71). Foto 66 180 Foto 67 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Foto 68 Foto 69 Foto 70 Foto 71 6. Pari dignità grafica Un’ulteriore considerazione va fatta riguardo l’applicazione dell’art. 9, comma 2, del Regolamento di attuazione della Legge 482/1999, che prevede esplicitamente che nei segnali bilingui di località vi sia pari dignità grafica delle due lingue.24 Riguardo questo aspetto nel corso della ricerca si è potuta riscontrare la generale applicazione di questa norma nella segnaletica bilingue italiana-friulana realizzata dopo il 2001, anno in cui fu emanato il suddetto regolamento di attuazione.25 Vanno tuttavia segnalati pochi casi di mancato rispetto di tale disposizione. 24 25 «Nel caso siano previsti segnali indicatori di località anche nella lingua ammessa a tutela, si applicano le normative del codice della strada, con pari dignità grafica delle due lingue». Inoltre, la legge regionale n. 13/2000 in merito alla segnaletica bilingue prevede l’«aggiunta del nome delle località in lingua minoritaria direttamente sotto il nome in italiano, con medesimi caratteri e dimensioni, entro lo stesso pannello [...]» (art. 1, comma 10). Naturalmente non sono stati presi qui in considerazione i cartelli realizzati anteriormente al 2001, nei quali la differenza di dimensioni dei nomi in friulano è pressoché generale. 181 FRANCO FINCO 182 Foto 72 Foto 73 Foto 74 Foto 75 Foto 76 Foto 77 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Il comune di Talmassons nel 2009 ha realizzato i cartelli di inizio centro abitato delle sue frazioni dove i toponimi in lingua friulana sono scritti in un corpo nettamente inferiore a quello del nome italiano soprastante (foto 72 e 73). Il comune di Moraro presenta anch’esso i cartelli di inizio centro abitato dove il toponimo friulano Morâr è scritto in un corpo visibilmente inferiore a quello del nome italiano soprastante (foto 74). Nel comune di Camino al Tagliamento sono ancora presenti alcuni cartelli di inizio centro abitato (loc. Bugnins Vecchio / Bugnins Vecjo, loc. Mulino / Mulin di Glaunic, Straccis / Strassis) con i toponimi friulani scritti in un corpo inferiore a quello del nome italiano soprastante (foto 76 e 77). Si tratta degli ultimi cartelli residuali, risalenti al 1998, non ancora sostituiti. Nel 2009 la maggior parte dei cartelli fuori norma è stata sostituita con altri che rispettano la pari dignità grafica tra i due nomi. Nel comune di Frisanco i cartelli marroni di località (Borgo Cudili / Borc Cudili, Borgo Gobbo / Borc Gobo, Borgo Pie’ d’Uviel / Borc Pie’ d’Uviel, ecc.) recano il toponimo friulano scritto in un corpo più piccolo di quello del nome italiano soprastante (foto 75), mentre i cartelli di inizio centro abitato rispettano la norma sulla pari dignità grafica tra le due lingue. 7. Scritte accompagnatorie I dati raccolti con i sopralluoghi in situ permettono di fare considerazioni anche sulle diciture accompagnatorie, cioè quelle indicazioni poste solitamente sotto il nome della località, che specificano il comune di appartenenza, l’eventuale gemellaggio con altri comuni, oppure recano informazioni storiche, geografiche, ambientali o turistiche. Si è notato che nella segnaletica bilingue italiano-friulana non sempre tali scritte accompagnatorie sono riportate anche in Foto 78 Foto 79 183 FRANCO FINCO Foto 80 Foto 81 friulano. In 25 comuni delimitati (19,23% dei comuni con segnaletica in friulano e 14,12% dei comuni delimitati) queste indicazioni sono espresse solamente in lingua italiana nei cartelli di inizio centro abitato, di inizio territorio comunale o di località (foto 78-81). 8. Conformità con i pareri espressi da OLF e ARLeF Una parte delle attività del progetto di ricerca è stata dedicata al vaglio della documentazione fornita dai Comuni (ex art. 14 della L.R. 15/1996) all’Osservatorio regionale della lingua e della cultura friulane (OLF) e i pareri in materia di toponomastica espressi dall’OLF e successivamente dall’Agenzia Regionale per la Lingua Friulana (ARLeF) su richiesta degli enti locali.26 I dati raccolti in questo spoglio documentario sono stati messi a confronto con la situazione riscontrata in situ. Mediante questo riscontro si è potuto accertare – in linea generale – il rispetto e l’applicazione dei pareri espressi a loro tempo da OLF e ARLeF. Si segnalano però talune divergenze (8% dei casi) sull’adozione delle forme ortografiche proposte, tra le quali – in particolare – si notano le discordanze sull’uso dell’accento breve, applicato in modo più esteso rispetto alle norme ortografiche. Va inoltre segnalato che 6 comuni tra quelli delimitati (Cervignano del Friuli, Comeglians, Moraro, Preone, Treppo Carnico, Visco) hanno realizzato la segnaletica con toponimi in friulano senza aver richiesto la consulenza ai suddetti organismi regionali. 26 184 L’art. 1, comma 10, della L.R. 13/2000 stabilisce che «la grafia dei toponimi friulani è soggetta al preventivo parere dell’Osservatorio della lingua e cultura friulana». Come già detto sopra, nel 2005 all’OLF è subentrata l’ARLeF. TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE 9. Doppioni Per quanto riguarda i casi in cui il toponimo friulano sia graficamente identico al suo corrispondente italiano (omografia), gli organismi regionali competenti (OLF e poi ARLeF) nelle loro indicazioni e consulenze hanno più volte raccomandato l’inserimento di una sola forma nei cartelli e non la sua ripetizione.27 Ciononostante in non pochi casi si è potuto osservare la presenza di questi doppioni nella segnaletica locale (foto 82-87), non di rado anche in quella realizzata dopo il 2000. La preoccupazione di applicare la bilinguità a tutti i cartelli di una determinata tipologia (solitamente quelli di inizio centro abitato o territorio comunale) ha spinto talune amministrazioni a inserire entrambe le forme, sebbene siano omografe e ridondanti dal punto di vista funzionale. Foto 82 Foto 83 Foto 84 Foto 85 27 Oltre che nella informativa inviata dall’OLF a tutti i comuni delimitati (prot. n. 7306/4.FR.OS.3 del 19 agosto 1997) e nelle consulenze fornite alle amministrazioni richiedenti, tale raccomandazione è espressa anche in OLF 2002: 41. 185 FRANCO FINCO Foto 86 Foto 87 Foto 88 Foto 89 186 Foto 90 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE In alcuni comuni si è potuta rilevare la contemporanea presenza dei vecchi cartelli con il nome friulano aggiunto sotto a quello omografo italiano e dei nuovi cartelli che recano una sola volta il toponimo, ad es. a Cerneglons e Selvis in comune di Remanzacco (foto 88-90). Talvolta la differenza grafica tra toponimo italiano e corrispondente friulano è minima, affidata al solo segno di accento, come nel caso di Cormons (foto 91 e 92) e Gonars (foto 35).28 Per quanto riguarda quest’ultimo, va detto che nell’elenco delle denominazioni toponimiche pubblicato in OLF 2002 era prevista la forma Gonars anche in friulano, ma nel 2004 il comune di Gonars fece richiesta all’OLF di adottare Gonârs (con l’accento circonflesso) come forma propriamente friulana, per renderla più aderente alla pronuncia locale e per differenziarla dalla denominazione in italiano. Nel 2005 l’ARLeF – subentrata nel frattempo all’OLF – acconsentì al cambiamento, adottando Gonârs quale denominazione friulana del comune. Foto 91 Foto 92 In altri casi la ripetizione di nomi identici riguarda le denominazioni di strade, piazze o altri spazi pubblici, come nel caso di Via Armentaresse e Strade des Mazilis in comune di Moruzzo 28 Nel caso di Cormons in alcuni cartelli l’accento è posto sul nome italiano e in altri su quello friulano. 187 FRANCO FINCO 188 Foto 93 Foto 94 Foto 95 Foto 96 Foto 97 Foto 98 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Foto 99 Foto 100 (foto 93 e 94), Via Lavadusse e Via Polesan in comune di Palazzolo dello Stella (foto 95 e 96). Ma sono soprattutto gli odonimi celebrativi a mostrare più frequentemente tale inopportuna ripetizione, dato che i personaggi, i luoghi o gli eventi evocati mantengono la loro forma italiana anche nella versione friulana – come ad esempio Via Giuseppe Garibaldi a Carlino e Piazza Vittorio Emanuele a Silvella in comune San Vito di Fagagna (foto 97 e 98) –, salvo minimi adattamenti come Via Camillo Benso conte di Cavour sempre a Carlino (foto 99). In altri comuni si è optato per una soluzione più adatta, ponendo una sola volta il nome celebrativo e riportando nelle due lingue il solo appellativo: via/vie, piazza/place, strada/strade, vicolo/androne, ecc. Nel comune di Gonars si è applicato questo criterio, aggiungendo alla denominazione ufficiale anche quella popolare, posta su un listello marrone aggiunto sotto le tabelle (foto 100). 10. Segnaletica trilingue e quadrilingue In Friuli Venezia Giulia vi sono diverse aree plurilingui, in cui – oltre all’italiano – sono parlate più lingue ammesse a tutela, come ad esempio la Val Canale dove si parlano varietà di friulano, tedesco e sloveno. Dei 177 comuni delimitati nell’ambito territoriale del friulano, ben 16 fanno parte anche dell’ambito territoriale di un’altra lingua tutelata: a) comuni con popolazione slovenofona: Attimis, Cividale del Friuli, Cormons, Dolegna del Collio, Faedis, Gorizia, Malborghetto - Valbruna, Monfalcone, Nimis, Prepotto, Sagrado, Tarvisio, Torreano;29 b) comuni con popolazione germanofona: Malborghetto - Valbruna, Paluzza (la frazione di Timau), Pontebba, 29 Comuni delimitati in base all’art. 4 della legge statale 38/2001 e dalle delibere delle amministrazioni provinciali di Gorizia e di Udine. In totale i comuni del Friuli Venezia Giulia delimitati per la lingua slovena sono 31. 189 FRANCO FINCO Foto 101 Foto 102 Foto 103 Foto 104 Sauris, Tarvisio.30 Si noti che i comuni di Malborghetto - Valbruna e Tarvisio, entrambi situati nella Val Canale, sono delimitati per tutti e tre gli ambiti di tutela. Queste zone sono caratterizzate da quell’interessante fenomeno che è la polimorfia toponimica, per cui le località maggiori possiedono più varianti del loro nome, differenti sia in base alla tradi- 30 190 Comuni individuati dall’art. 1, comma 2 della L.R. 20/2009 sulla base della delibera della Giunta regionale n. 2680 del 3 agosto 2001 e delle delibere del Consiglio provinciale di Udine. La tutela delle popolazioni germanofone della Val Canale è specificamente prevista dall’art. 5 della legge statale 38/2001. TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Foto 105 Foto 106 Foto 107 Foto 108 zione linguistica (italiana, friulana, tedesca, slovena), sia in base alla varietà (locale o standard) di ciascuna lingua. In questi territori ci si può imbattere in segnaletica trilingue o anche quadrilingue. Nelle foto 101-104 si possono vedere alcuni cartelli trilingui in provincia di Gorizia con i toponimi in italiano, friulano e sloveno standard; le foto 105 e 106 sono state scattate nel Canal del Ferro (comuni di Moggio Udinese e Chiusaforte) dove alcuni segnali riportano i nomi in italiano, friulano e tedesco standard. Nella già citata Val Canale si possono trovare cartelli che riportano le varianti dei toponimi nelle quattro lingue parlate nella zona (foto 107 e 108). Ma così come abbiamo visto per il friulano, anche nell’ambito di tutela delle tradizioni linguistiche germanica e slava si può notare che sui cartelli possono comparire le varietà locali, invece 191 FRANCO FINCO Foto 109 Foto 110 Foto 111 Foto 112 della forma standard, come nel caso dell’antico dialetto tedesco parlato a Sauris (foto 109, con scritte in italiano, friulano e saurano) oppure le varietà slovene del Torre (terski) o del Natisone (nadiški) nelle valli del Friuli orientale (foto 110-112). Va però anche detto che questi cartelli tri- o quadrilingui non sarebbero a norma del codice stradale italiano, che prevede esplicitamente (art. 125, comma 5 del Regolamento di attuazione) che nella segnaletica stradale non debbano comparire più di due lingue: solitamente l’italiano e un’altra lingua ammessa a tutela. Il rispetto delle norme del codice della strada è espressamente menzionato dalle varie leggi di tutela delle minoranze del Friuli Venezia Giulia, ma tali norme non tengono in debita considerazione la realtà plurilingue di molti comuni di questa regione. 192 TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE 11. Reazioni negative Generalmente le azioni di salvaguardia e valorizzazione della toponomastica in friulano sono valutate in modo positivo dalla maggior parte della popolazione. Da un rilevamento effettuato nel 1999, con interviste a 463 individui tra i 18 e i 65 anni residenti nelle tre provincie del Friuli, risulta che il 74% degli intervistati era favorevole a tali interventi, tuttavia si notava un calo rispetto a un’analoga indagine compiuta nel 1977 dove i favorevoli erano l’84% del campione (Picco 2001: 55). Nonostante il favore generale, si segnalano alcune reazioni negative alla realizzazione e installazione di segnaletica bilingue italiano-friulana. A parte il rifiuto di forme normalizzate o iperstandardizzate divergenti dall’uso locale, di cui si è parlato al paragrafo 4, periodicamente si accendono anche polemiche sull’opportunità di dotare le strade di cartelli in italiano e friulano. Esse si manifestano per mezzo di lettere e articoli pubblicati sui giornali, incontri pubblici o interventi su altri media locali (radio, tv), blog, social networks ecc. Tra le ragioni lamentate vi sono i costi di realizzazione, la possibile confusione nell’identificazione delle località, la ridondanza informativa, il presunto disorientamento degli automobilisti forestieri, la difficoltà nell’individuare rapidamente l’informazione richiesta nella densità delle parti scritte dei cartelli con doppia denominazione, ecc.31 Alcuni episodi d’intolleranza e atti vandalici si sono verificati in particolare contro i cartelli recanti i nomi in friulano di alcune località situate al di fuori dell’area friulanofona (ad es. Grado, Trieste, Venezia), cancellandoli o imbrattandoli con vernice spray: nel 2004 in comune di Aquileia sulla strada che conduce a Grado (foto 113); nel 2011 a Udine in località Rizzi presso lo stadio (foto 114 e 115). Presumibilmente questi cartelli bilingui sono stati interpretati come imposizione di un’etichetta di ‘friulanità’ a territori e comunità che si rifanno ad altra tradizione linguistica, soprattutto quelli di parlata veneta che storicamente hanno goduto di uno status sociolinguistico più elevato rispetto al friulano,32 ma che non sono stati ammessi a tutela dalla legislazione statale sulle minoranze linguistiche storiche.33 31 32 33 A titolo d’esempio un articolo tratto dalla versione online di un quotidiano locale <http://messaggeroveneto. gelocal.it/udine/cronaca/2010/12/12/news/i-segnali-bilingui-a-udine-dividono-i-partiti-in-friuli-1.46933> (12.01.2012). De Marchi 1980: 25-27; Frau 1984: 8, 11-12, 188; Francescato 1989: 601-603, 605, 608; Francescato - Salimbeni 2004: 180, 209, 226-227, 251-259. A livello regionale la L.R. 5/2010 promuove azioni di valorizzazione dei dialetti veneti parlati in diverse zone della regione: triestino, bisiacco, gradese, maranese, muggesano, liventino, veneto dell’Istria e della Dalmazia, veneto goriziano, veneto pordenonese, veneto udinese (art. 2). L’art. 8 (Interventi nel settore toponomastica e cartellonistica) prevede: «1. Nel settore della toponomastica, la Regione sostiene indagini e partecipa alle iniziative di studio e ricerca promosse dai Comuni, anche in collaborazione con le università degli studi del Friuli Venezia Giulia e gli istituti culturali della regione. 2. La Regione sostiene gli enti locali e i soggetti pubblici e privati che operano nei settori della cultura, dello sport, dell’economia e del sociale per l’utilizzo di cartellonistica, anche stradale, nei dialetti di cui all’articolo 2». 193 FRANCO FINCO Foto 113 Foto 114 Foto 115 Si conclude qui questo contributo che ha inteso offrire dati e materiali sulla situazione della toponomastica in lingua friulana presente nella segnaletica stradale e cartellonistica in Friuli. Alle considerazioni espresse in questa sede riguardo le tematiche emerse dalla ricerca si potranno aggiungere in futuro nuove riflessioni e approfondimenti nell’analisi del fenomeno. Il rapporto tra toponomastica popolare orale, soprattutto di comunità minorizzate, e la sua rappresentazione scritta su cartelli è un ambito di ricerca (sociolinguistica, antropologica, ecc.) ancora poco esplorato in Italia,34 che oltre alle problematiche legate ai processi di transcodificazione e di normalizzazione, investe – in quanto scrittura esposta – anche le questioni del valore simbolico e ideologico di tali operazioni. 34 194 Ma si vedano i contributi presenti in questo volume, in particolare quelli di Brugnatelli, Duberti - Regis, Guerini e Rivoira. TOPONOMASTICA E SEGNALETICA IN FRIULANO: UNA PANORAMICA GENERALE DELLA SITUAZIONE PRESENTE Bibliografia AVERSANO 2006 = Vincenzo Aversano, “Cura” toponomastica per la montagna, in Enza Santoro Reale - Rocco Cirino (eds.), Identificazione e valorizzazione delle aree marginali. Il contributo della ricerca, della didattica, della società civile. 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