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Letteratura ROMANTICISMO

Il Romanticismo è una corrente culturale che si afferma in Europa tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Il termine "romantico", nel Seicento, era usato in modo spregiativo; solo nei primi anni dell'Ottocento assunse un significato positivo.

ROMANTICISMO Il Romanticismo è una corrente culturale che si afferma in Europa tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Il termine “romantico”, nel Seicento, era usato in modo spregiativo; solo nei primi anni dell’Ottocento assunse un significato positivo. Il quadro storico: L’età del Romanticismo coincide con gli anni in cui la borghesia si afferma come classe dirigente e toglie il potere ai nobili. Durante la Rivoluzione Francese, i borghesi acquistano sempre maggiori diritti. L’Italia partecipa al grande movimento di trasformazione in ritardo perché la sua unità nazionale avviene solo nella seconda metà del secolo (1861). Le caratteristiche: Il romanticismo anche se presenta molte differenze tra un Paese europeo e l’altro è caratterizzato da alcuni aspetti comuni. Il Romanticismo si oppone all’Illuminismo perché, mentre gli illuministi sostenevano che il buio dell’ignoranza poteva essere vinto dalla luce della ragione, i romantici rivalutano il sentimento, la passione ed esaltano le differenze individuali. I romantici aspirano ad evadere dalla realtà perché la sentono come una prigione che li spinge a cercare i valori assoluti: Dio, l’amore perfetto, gli ideali più alti della patria e dell’umanità. Per raggiungere ciò in cui credono, loro assumono atteggiamenti da eroi che lottano contro tutti, pronti a violare ogni norma. L’artista doveva cercare la propria fonte di ispirazione nelle tradizioni del popolo a cui apparteneva e attribuiva alla storia un grande valore. Infatti gli uomini devono studiare la storia per capire se stessi e le proprie origini. Un altro elemento è il senso della natura, oggetto di rappresentazioni pittoriche e letterarie. Tra il 1816 e il 1819 nasce il primo gruppo di scrittori italiani che si ispirano al Romanticismo: scrivono sulla rivista “Il Concilio” fino a quando la polizia austriaca non la sopprime. Tra gli scrittori, Alessandro Manzoni, Silvio Pellico e Giovanni Berchet. Tra gli autori più importanti: - Ugo Foscolo, rappresenta il momento di passaggio tra il Classicismo e il Romanticismo; - Alessandro Manzoni; - Giacomo Leopardi. La questione della lingua è un problema che non riguarda soltanto l’Italia. In questo periodo (1815-1816) nasce l’esigenza di dare a tutti gli italiani una lingua unitaria, che permetta loro di comunicare senza incontrare ostacoli dovuti alla diffusione dei vari dialetti regionali e locali. A tal proposito, Alessandro Manzoni era favorevole all’uso del fiorentino. UGO FOSCOLO Ugo Foscolo è uno dei poeti più influenti della letteratura italiana dell'Ottocento. Egli nacque a Zante, isola greca a cui dedica una poesia molto celebre, conosciuta con il titolo di A Zacinto. Questa poesia rievoca in pieno il luogo natio di Ugo Foscolo. Il celebre poeta si formò e studiò in Dalmazia, per poi trasferirsi successivamente nella città di Venezia. Nel 1812 poi decise di trasferirsi nella città di Firenze, in cui continuò la sua attività poetica. Tra le liriche celebri del poeta si ricordano Alla sera, in cui il poeta descrive la sera come unico momento della giornata in cui riesce a rassenerarsi. Molto celebri sono anche le poesie raccolte in Dei Sepolcri e quelle contenute nell'opera letteraria Le ultime lettere di Jacopo Ortis. I temi che ricorrono spesso nelle liriche del Foscolo sono quelli della morte, dell'esilio, Linguaggio : -è aulico, vuole rendere immortale la bellezza della donna in cui trasforma Diana e Venere in divinità immortali. pubblico e civile e quello privato -poesia assume una funzione eternatrice proiettando la bellezza in una dimensione infinita. Pensiero e poetica: -carattere passionale che lo portava a vivere delle forti delusioni, partecipò alle vicende del suo tempo intellettualmente e emotivamente. Le sue opere sono autobiografiche. -Pone confronto gli ideali e condizione reale dell’uomo nella storia che erano contrapposti ai valori ideali. Come tanti altri intellettuali Foscolo visse profondamente il messaggio spirituale che deriva dalla teoria che il mondo e il uomo avevano un ciclo di vita limitato che si conclude con la morte. -scorrere del tempo porta a vicende storiche cosi che le opere degli uomini vengono distrutte dal tempo. In questo processo la vita individuale di ciascuno risulta essere effimera destinata a durare poco - Giunge ad una conclusione: la caducità della vita può essere riscattata dalla sopravvivenza di alcuni nobili ideali resi eterni dalla poesia. L’eternità viene resa dalla poesia. In Foscolo vi è una sorta di idealismo in contraddizione con il materialismo meccanicistico influenzato a causa della circolazione delle idee illuministiche. Questa prospettiva idealistica si alterna in Foscolo però anche ad un cupo pessimismo indotto dal materialismo e dalla meditazione sul suo tempo, tristi vicende storiche che lo porteranno alla solitudine ed esilio. Lui diventa un profeta che indica gli ideali della vita. L’eroe perdente che propone di credere nell’illusione di una sopravvivenza umana dopo la morte attraverso il perdurare dei valori e del perpetuarsi della memoria. Ideali: -libertà, concepita come conquista che comporta l’impegno e la partecipazione dell’individuo. -patria intesa come una nazione libera da qualsiasi governo assolutistico, da qualsiasi oppressore. -amore, gli affetti famigliare, la bellezza. Funzione della poesia: Secondo Foscolo la poesia ha una funzione di celebrare e rendere eterna gli animi e gli uomini che hanno difeso nel corso della loro esistenza. La poesia diventa una strumento anche di educazione morale e civile e assume funzione didascalica, superando conflitto per creare un mondo di serenità e armonia. Alla poesia vanno riconosciute tre funzioni fondamentali: -Funzione eternatrice della poesia -Civilizzatrice: armonia con cui espressi gli ideali portano gli uomini a coltivarli -Rasserenatrice e consolatoria sollevando l’uomo per appagarlo nel suo bisogno di perfezione e di assoluto Opere: Dei sepolcri è una delle opere di Ugo Foscolo più compatta e conclusa, composta da 295 endecasillabi sciolti. Prima sezione (vv. 1 - 90) Il sonno della morte, afferma l'autore, non è certamente meno duro nei sepolcri curati e confortati dall'amore dei vivi e quando, per il poeta, le bellezze della vita saranno perdute, non sarà certo una tomba, che distingua le sue ossa dalle numerose altre sparse in terra e in mare, a compensare questa perdita. Anche la speranza, che è l'ultima dea, abbandona i sepolcri e l'oblio trascina con sé ogni cosa. Il poeta però si chiede perché l'uomo debba togliersi l'illusione di vivere, anche dopo la morte, nel pensiero dei suoi cari se il suo sepolcro sarà curato e onorato nella sua terra natale da chi è rimasto in vita. Solamente coloro che morendo non lasciano affetti o rimpianti possono trarre poca gioia dalla tomba. Una legge ostile toglie oggi i sepolcri agli sguardi dei pietosi e tenta di strappare il nome ai morti: per questo motivo Parini, che in vita pur nella povertà coltivò gli allori della poesia ed ispirato dalla musa Talia condannava la nobiltà di Milano, giace senza tomba. La Musa sta cercando la sua salma nei cimiteri suburbani perché Milano non gli ha eretto un sepolcro tra le sue mura, ed ora, forse, le ossa del grande poeta si trovano nella desolata campagna mescolate a quelle di un ladro che ha scontato i suoi crimini sul patibolo. La prima parte della sezione sembrerebbe negare la concezione di tipo materialistico di Foscolo: l'uomo è un aggregato di atomi (come sostenuto da Epicuro e anche da un poeta ben conosciuto dall'autore, Lucrezio) e tale rimane prima e dopo la morte. Le domande iniziali si riferiscono invece alla parte sensibile umana, che si dispiace per la morte, introducendo il tema della prima parte: la tomba e l'eredità affettiva ad essa associata. Procedendo nella lettura si comprende infatti che l'intento dell'autore non è rinnegare la sua concezione materialistica e meccanicistica dell'uomo, bensì sottolineare come sia possibile per l'uomo, che è destinato a perire, realizzare comunque una "corrispondenza di amorosi sensi": chi muore, perché potrà essere ricordato dai vivi (proprio attraverso la sepoltura), chi rimane in vita perché potrà compiangere e ricordare i cari perduti (ancora una volta attraverso la sepoltura). L'esistenza sulla Terra, dunque, non è del tutto vana. Di questa consolazione non può godere il poeta Parini. A lui la sua città non diede una dignitosa sepoltura e le sue ossa vennero gettate in una fossa comune. La presenza di Parini apre una serie di riferimenti ai grandi autori del passato che si incontreranno nelle seguenti sezioni. Seconda sezione (vv. 91 - 150) Gli uomini, iniziando ad istituire forme legali come le nozze, le leggi e la religione, diventarono civili e cominciarono a seppellire i morti e a considerare le tombe sacre (in questo Foscolo si richiama al pensiero storicistico del filosofo Giambattista Vico. "Dal dì che nozze tribunali ed are" scrive il poeta). I morti non furono sempre seppelliti nelle chiese in "cimiteri-pavimento" nelle cripte in cui il lezzo dei cadaveri contaminava gli incensi dei fedeli in preghiera; il terrore delle madri nel Medioevo (il tempo in cui le mura urbane erano cosparse d'effigiati scheletri) nasceva dal timore che i congiunti defunti spaventassero nel sonno i loro figli, chiedendo la venal prece, la preghiera a pagamento che avrebbe potuto alleviare le loro pene ultraterrene. Le tombe in un tempo più antico furono anche curate con alberi, fiori e lampade, e i vivi indugiavano spesso a parlare con i cari estinti nella pietosa illusione che ancor oggi rende piacevoli alle giovani inglesi i confortevoli cimiteri suburbani dove esse pregano i numi perché facciano ritornare in vita Nelson. Dove però non esiste più il desiderio di gesta eroiche e lo Stato è servo di chi comanda, le tombe sono inutile pompa, come nel Regno d'Italia dove i dotti, i mercanti e i possidenti sono sepolti, ancora vivi, nei lussuosi palazzi, mentre il poeta desidera solamente una semplice tomba dove poter riposare in pace dopo aver lasciato agli amici una poesia libera. Il ragionamento nella seconda sezione, che introduce il valore civile del sepolcro, avviene attraverso immagini: due negative all'inizio e alla fine, due positive centrali. Inizialmente viene presentato il periodo classico come esempio di civiltà che si occupò di fondare e trasmettere il valore del culto dei morti, ma quest'immagine verrà ripresa meglio nella parte centrale poiché positiva. La prima epoca analizzata è, in realtà, il Medioevo, un'epoca in cui superstizione, cattive condizioni igieniche e il valore nullo della tomba avevano la meglio. Il secondo esempio positivo della storia, accanto alla ripresa della civiltà classica, è quello dei cimiteri inglesi[7]. All'interno di questa penultima evocazione si inserisce l'episodio di Orazio Nelson, l'ammiraglio britannico che avrebbe dato ordine di costruire la sua bara con il legno dell'albero maestro della nave ammiraglia napoleonica Orient, da lui catturata durante la battaglia navale di Abukir. Le tombe e il culto dei morti sono alla base della civiltà umana: l'ultima immagine è proprio riferita al contemporaneo provvedimento napoleonico, che mostra di essere totalmente insensibile a quest'idea, con la creazione dell'editto di Saint Cloud (come chiarito nella prima parte) che impone che i cimiteri siano posti all'esterno delle città e che tutte le tombe siano prive di un'iscrizione funeraria personale. Terza sezione (vv. 151 - 212) Le tombe dei forti rendono bella la terra che li ospita e spingono a grandi opere (egregie cose). Quando il Foscolo vide in Santa Croce le tombe di Machiavelli, di Michelangelo, di Galilei inneggiò a Firenze considerandola beata per la bellezza della sua terra e per aver dato i genitori e la lingua a Dante e al Petrarca, ma ancora più beata perché ha conservato in un tempio le glorie d'Italia che sono le uniche rimasteci dopo che gli stranieri ci hanno rapito tutto, tranne la memoria. In Santa Croce, dove ora riposa, veniva l'Alfieri per cercare di dar pace alla sua anima tormentata. La pace che ispira le tombe ha alimentato il valore dei greci contro i persiani a Maratona dove gli ateniesi caduti in quella battaglia furono seppelliti. All'ultimo verso della seconda sezione si ricollega la terza: Nella terza parte Foscolo si sofferma sul valore politico della tomba. Come è importante per i cari ricordare i propri cari defunti (parte 1), così per una civiltà è importante possedere un buon culto dei morti (parte 2), in quanto il ricordo dei morti consente di ricordare gli uomini di grande valore (e tanti ne vengono presentati in questa parte). Questi "grandi" uomini possono, attraverso il loro ricordo, suscitare nelle generazioni future la memoria dei grandi valori morali. Verso emblematico al riguardo è il 188, "quindi trarrem gli auspici", che indica che dal ricordo di gesta valorose può scaturire l'azione politica futura, nel nome dei grandi valori. I personaggi presentati sono: • Machiavelli: chiaro riferimento al Principe ("quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allòr ne sfronda"), dando però un'interpretazione particolare del suo messaggio, visto come un disvelamento delle miserie della tirannide; • Michelangelo: "colui che novo Olimpo / alzò in Roma a' Celesti"; • Galilei: colui che tra i primi convalidò la concezione copernicana, e con le sue ricerche aprì la strada agli studi sulla gravitazione universale di Newton (l'Anglo) • Dante: definito il "ghibellin fuggiasco", mentre recita la Commedia che gli avrebbe consolato l'esilio. Diverse interpretazioni si scatenarono sull'epiteto: per alcuni sarebbe stato causato dall'abbandono da parte di Dante del gruppo dei ghibellini a cavallo della battaglia di Lastra (cui Dante non prese parte) con i quali cercava di rientrare nella sua amata Firenze, per altri il suo pensiero si sarebbe avvicinato moltissimo a quello dei ghibellini come si può notare nel X canto dell'inferno nella Divina Commedia nel discorso con Farinata Degli Uberti, per altri ancora si tratterebbe semplicemente di un mero errore dello stesso Foscolo; • Petrarca: poeta dell'amore (coperto di un velo candidissimo, quello dei sentimenti, rispetto all'amore nudo dei classici) • Alfieri: ultimo personaggio della sezione, che racchiude in sé il valore politico della poesia, appunto tema centrale. Quarta sezione (vv. 213 - 295) Probabilmente durante i suoi lunghi viaggi il giovane Pindemonte varcò l'Egeo e sentì dire che la marea aveva trasportato le armi gloriose di Achille, che erano state assegnate ingiustamente ad Ulisse, sopra la tomba di Aiace, dal momento che solo la morte è dispensatrice della gloria. Foscolo, che è costretto a fuggire di gente in gente (In morte del fratello Giovanni, vv. 1-2), spera che un giorno le Muse, che conservano la memoria dei defunti anche quando il tempo ne ha distrutto le tombe, lo chiamino ad evocare gli eroi. Dove un giorno sorse Troia, si trova un luogo che Elettra ha reso eterno, quando supplicò, morendo, l'antico amante Giove di farla vivere nel ricordo dei posteri, e il dio rese sacra la sua tomba. In quel luogo furono sepolti Ilo ed Erittonio, e anche Cassandra che predisse la distruzione della città e insegnò ai nipoti un canto d'amore e di pietà nel quale li assicurava che, nelle rovine del centro, sarebbero rimaste in eterno le ombre degli eroi troiani nelle loro tombe, circondate e protette dagli alberi coltivati con lacrime e devozione. Cassandra evoca Omero stesso, che si sarebbe ispirato ad esse per rendere eterni in tutto il mondo i prìncipi di Argo ed Ettore, l'eroe troiano dell'amor di patria tra i più valorosi e infelici; i versi di Omero su Ettore saranno ricordati, finché il sole illuminerà le sciagure umane. I SONETTI DI FOSCOLO I sonetti che rappresentano un genere di poesia costituito da due quartine e due terzine di versi endecasillabi, furono composti in due tempi per un totale di 12 componimenti (12 sonetti). I primi sono 8 e si riconducono all’atmosfera giovanile del romanzo epistolare “Le ultime lettere” di Jacopo Ortis. Gli ultimi quattro sono stati composti in una fase più matura e presentano tutti temi tipici della poesia foscoliana, temi quali l’amore, la patria, la bellezza, la fama, la gloria, l’eroismo, la tomba e la poesia che rappresenta l’ultimo tema, proprio perché, appunto, attraverso la poesia, il poeta riesce ad immortalare e quindi eternare ogni aspetto del vivere, permettendo così di uscire da un drammatico pessimismo. Dei quattro sonetti maggiori, noi ne leggeremo tre, considerati i maggiori e i più famosi. -Il primo, “A Zacinto”, tratta il tema della patria, luogo di bellezza e di armonia dove nacque la stessa Venere. Quei luoghi furono anche testimoni del viaggio di Ulisse che per decisione del fato, dopo un lungo peregrinare giunse finalmente in patria, atteso dalla famiglia, altra tema foscoliano che però il poeta considera con profondo pessimismo. Alla fine del sonetto, è presente il tema della poesia, rappresentata da Omero che canta, nel poema dell’Odissea, il viaggio di Ulisse e il suo ritorno finale in patria atteso dalla famiglia. -Il sonetto “Alla sera”, tratta il tema della vita come viaggio per mare in tempesta e il ritorno al porto a sera, allorché si stemperano le passioni e finalmente si giunge alla fine del viaggio, inteso come metafora della morte. -Il terzo sonetto, “In morte del fratello Giovanni”, tratta appunto della morte del fratello Giovanni Dionisi in terra straniera e del suo desiderio, in un momento di stasi, di poter recarsi sulla sua tomba per portare una testimonianza di affetto familiare, ricostituendo così, insieme alla madre. LE GRAZIE Le Grazie, figlie di Venere che è il simbolo della bellezza e armonia dell'universo, sono considerate da Foscolo delle divinità che stanno tra il cielo e la terra e hanno il compito di attuare nel mondo l'armonia per mezzo di quelle arti che rendono l'animo degli uomini più nobile predisponendoli alla civiltà. Dedica alle Grazie Scrive Foscolo nella dedica che precede i tre inni: Nel primo inno, dedicato a Venere, un'umanità ancora allo stato primordiale si trova ad assistere all'apparizione di Venere dal mare greco accompagnata dalle Grazie che fa scoprir loro la bellezza. Foscolo riprende il mito di Esiodo in cui Afrodite/Venere emerge dalla schiuma del mare, come mostrato anche nel dipinto di Botticelli La nascita di Venere. Nascono così nel mondo quelle arti belle che conducono l'uomo alla civiltà, ispirato al celebre passo della Scienza nuova di Giambattista Vico. In questo primo inno emerge il tema foscoliano della terra natale nella rievocazione dell'isola di Zacinto che, grazie alle sue "candide nubi", a "le selve ampie d'ulivi" e a "i perpetui cedri", rende possibile una eterna primavera. Infine Venere prima di abbandonare la terra, invita le Grazie a perpetuare il ricordo dei nobili sentimenti che rendono eterni gli uomini (ripresa di un tema dei Sepolcri). Secondo Inno Il secondo inno, che è dedicato a Vesta la dea del focolare domestico, si svolge a Bellosguardo dove si sta svolgendo un rito alle Grazie alla presenza di tre sacerdotesse che incarnano tre donne bellissime amate dal poeta (Eleonora Nencini, Cornelia Rossi Martinetti[10], Maddalena Bignami) che rappresentano l'arte della musica, della poesia, della danza e ispirano nel cuore degli uomini una grande armonia. Al rito, dove sono invitati garzoni e donzelle che rappresentano il coro, la prima donna suona l'arpa in modo così soave da rievocare l'armonia di tutto l'universo, la seconda donna porta in omaggio votivo un favo, simbolo della dolcezza della parola e pertanto dell'arte poetica mentre la terza donna offre un cigno alla vice-regina d'Italia e danza con mirabile grazia. Terzo Inno Il terzo inno è dedicato a Pallade Atena, la dea della virtù che trasporta le Grazie sopra un cocchio nel mondo mitico dell'Atlantide, simbolo di quel mondo superiore senza tempo e senza inconsulte passioni che rappresenta la massima armonia spirituale. In questo luogo Pallade dà l'ordine alle dee minori concessele da Giove, le Parche, Flora, Psiche, Erato, Ebe, Iri, di tessere un velo, nel quale sono raffigurate le virtù e gli affetti più sacri, che le protegga dagli impulsi ferini. L'inno e il carme si chiudono con una preghiera alle Grazie perché ritornino a risvegliare negli occhi della terza donna, la Bignami, il sorriso. Il tema dell’inno è il legame tra poesia e nobili sentimenti, capaci di civilizzare l’animo umano, elevarlo al sublime e ispirargli azioni virtuose. BERCHET Il letterato traduttore e poeta milanese Giovanni Berchet è uno dei massimi esponenti del romanticismo italiano; pubblicò a Milano gli scritti intitolati: "Sul cacciatore feroce" e sulla "Eleonora" di Goffredo Augusto Brüger. Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo: Con quest'opera Berchet si prefiggeva due scopi: presentare la traduzione in prosa di due celebri ballate romantiche del poeta tedesco Brüger e, assumendo le vesti di un certo Grisostomo, dare consigli, tra il serio e l'umoristico, al figlio, sui problemi della letteratura e dell'arte, ma soprattutto illustrare i caratteri sia positivi che negativi dell'innovazione romantica. Quindi egli finge di essere un intellettuale cristiano che invita questa lettera al figlio in collegio per motivi di studio, e ad essa allega le traduzioni delle due ballate tedesche. LETTERA SEMISERIA DI GRISOSTOMO AL SUO FIGLIOLO La lettera può essere divisa in due parti, nella prima spiega al figlio gli aspetti negativi della letteratura romantica di cui Brüger è esponente. Questa prima parte la considera comica, infatti mette in evidenza la predilezione per gli aspetti fantastici, per il linguaggio popolare. Si adotta tale scrittura poiché, essendo il movimento romantico promosso dalla classe della borghesia, questa preferiva un linguaggio medio, non eccessivamente colto come lo era stato lo stile classico né eccessivamente inferiore. Nella prima parte si ottiene così una lettura ironica, quasi comica, da cui il titolo “lettera semiseria”, che tuttavia diviene “seria” nella seconda parte della lettera.Nella seconda parte della lettera, infatti, Berchet è serio nell'elencare gli aspetti positivi del Romanticismo, è infatti la parte in cui espone il suo punto di vista su questa corrente culturale. Elenca i vantaggi della letteratura romantica e divide il pubblico cui la poesia romantica è destinata in tre categorie, divisione che troverà grande affermazione e fortuna tra gli scrittori del suo tempo: ottentotti, parigini e popolo. SPIEGAZIONE della LETTERA SEMISERIA DI GRISOSTOMO AL SUO FIGLIOLO : Egli sostiene che vi è "lo stupido ottentotto" (nome di un popolo africano, infatti vi era il luogo comune che gli africani fossero rozzi) Il quale non è in grado neanche di avvertire da lontano la presenza del messaggio poetico, e dunque tanto meno di capirlo ed apprezzarlo; poi vi è il "parigino", lettore colto e raffinato, nel quale però le facoltà dell'immaginazione e del cuore si sono attenuate, poiché sazi dell'esercizio poetico, perciò tale gruppo tende più al razionale che al fantastico e più al filosofico che al poetico. Manzoni Alessandro Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 – Milano, 22 maggio 1873), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano. Manzoni è il rappresentante più significativo del movimento romantico italiano. In lui si realizza la sintesi delle idee illuministiche con quelle cristiane. Vi è quindi il rifiuto del materialismo ateo di Foscolo e Leopardi, ma non quello delle idee illuministiche di giustizia, libertà, uguaglianza, fraternità, le quali però vengono per così dire "battezzate" da una religiosità cattolico- giansenista, non dogmatica, ma critica, aperta alle idee democratiche e laiche del suo tempo, austera e rigorosa sul piano morale. L'idea religiosa dominante è quella di provvidenza, grazie alla quale anche il male -secondo il Manzoni- può essere ricompreso in una visione più globale della storia. Il dolore che gli uomini soffrono a causa delle ingiustizie/oppressioni non può mai essere disperato se si ripone fiducia nella provvidenza divina. Chi vuole compiere il male è guardato dal Manzoni non con disprezzo ma con ironia, appunto perché il credente sa in anticipo che il corso della storia non può essere modificato dalle singole azioni negative degli uomini. Ovviamente per il Manzoni gli uomini non devono attendere passivamente la realizzazione del bene, ma devono avere consapevolezza, nel mentre cercano di vivere con coerenza il loro ideale evangelico di giustizia, che la realizzazione del bene dipenderà dai tempi storici della provvidenza più che dalla loro volontà. Senza questa consapevolezza gli uomini tenderebbero ad attribuire a loro stessi la causa di ogni bene, il che li porterebbe facilmente a ricadere nel male. vita e opere Sul piano poetico, Manzoni rifiuta categoricamente ogni mitologia, ogni fantasia che non abbia riscontri reali, ogni imitazione pedissequa dei classici greco-romani. Accetta la fusione della storia con la poesia, perché se la storia racconta la verità oggettiva degli avvenimenti. Scopo del drammaturgo/poeta/romanziere è quello di saper trarre dal vero reale il vero ideale, senza alterare i fatti storici, ma riservandosi uno spazio (il coro) in cui poter parlare personalmente, rendendosi interprete dei sentimenti morali dell’umanità. INNI SACRI Gli Inni Sacri furono la prima opera scritta dal Manzoni. dopo la conversione 1810. Manzoni rinnega la sua attività letteraria precedente e si concentra sulla celebrazione delle principali festività cristiane del calendario liturgico. Egli rifiuta il culto del mondo antico, poiché ritiene che sia come un qualcosa di "falso", e si propone di trattare temi vivi nella coscienza contemporanea, rivolgendosi ad un vasto numero di persone, e non ai pochi dotti. Egli in particolare aveva stabilito di scrivere dodici inni sacri che celebrassero le festività maggiori del calendario liturgico, ma ne compose solo cinque: i primi quattro, cioè la Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione, li compose tra il 1812 e il 1815, l'ultimo invece, la Pentecoste, venne scritto nel 1822. Negli inni sacri Manzoni descrive i valori cristiani profondamente radicati nel rito liturgico, i quali ripropongono eventi santi che sono accaduti veramente in passato, considerati eternamente presenti dai fedeli. Vengono messi in evidenza poi gli effetti della fede nella vita degli uomini, e viene testimoniata la continuità tra i valori illuministici e quelli relativi alla conversione. Negli Inni è inoltre sempre presente la redenzione vista da un punto di vista storico ma nello stesso tempo attuale, in quanto si rinnova ogni volta nella celebrazione liturgica.    LA PENTECOSTE DI MANZONI: STRUTTURA E TEMATICHE La Pentecoste è un inno incentrato sulla discesa dello Spirito Santo. Ecco lo schema compositivo: i v. 1-48: discesa dello Spirito Santo, e inizio della Chiesa. La Chiesa riporta alla luce e al trionfo dal silenzio iniziale ii v. 48-80: gli effetti della discesa dello Spirito Santo sul mondo. Ispirazione democratica e ugualitaria nei versetti 65-80 iii v. 81-144: invocazione allo Spirito Santo di tutti gli uomini La Pentecoste celebra la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli riuniti nel cenacolo cinquanta giorni dopo la Pasqua. Vi è una visione originale del Cristianesimo: negli altri Inni c'è la celebrazione dei fatti liturgici, mentre qui il messaggio cristiano diventa un vero e proprio annuncio di libertà e giustizia, in senso democratico e romantico.La poesia della Pentecoste raggiunge livelli altissimi ed un equilibrio solenne, trattando la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli fino ad arrivare alla trasformazione del mondo grazie alla diffusione della parola di Dio.  lunedì 16 ottobre 2017 12