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Presentazione del volume "Dalle steppe al Mediterraneo. Popoli, culture, integrazione", a cura di C. Ebanista e M. Rotili (Guida, Napoli 2017). Il volume, che fa parte della Collana "Giornate sulla tarda antichità e il medioevo" giunta ormai all’ottavo numero, raccoglie gli Atti di due convegni internazionali di studi tenutisi nel 2015 ("Fondazioni e rituali funerari delle aristocrazie germaniche nel contesto mediterraneo") e 2016 ("Oriente e Occidente fra tarda antichità e medioevo popoli e culture dalle steppe al Mediterraneo") nel santuario martiriale di S. Felice a Cimitile e presso il Dipartimento di Lettere e Beni culturali dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ a Santa Maria Capua Vetere. I convegni, che si svolgono nell’ambito dell’annuale appuntamento del Premio Cimitile, sono il risultato della proficua collaborazione tra la Fondazione Premio Cimitile, il Comune di Cimitile, il Dipartimento di Lettere e Beni culturali dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, il Dipartimento di Scienze umanistiche, sociali e della formazione dell’Università del Molise, il Centro studi longobardi e il Centro di Ricerca Interdipartimentale dal tardo antico al moderno (CIRTAM).
Kokalos, 2016
Questo articolo viene pubblicato esattamente come redatto molti anni fa, senza alcun aggiornamento neanche nella bibliografia. Esso testimonia lo stato dell'arte al momento in cui si tenne il convegno che solo adesso viene pubblicato, nonché il mio pensiero al riguardo in quel momento, che non è necessariamente identico oggi. Ritengo, infatti, che, pubblicandosi nel presente volume di Kokalos gli atti di quel convegno, non abbia senso aggiornarlo o rimodernarlo adesso. This article is published exactly as it was written many years ago, without any updating even in the bibliography. It witnesses the state of the art at the time when the conference was held, which is only now published; as well as my thoughts at that time, which are not necessarily the same today. In fact, I believe that, publishing in the present volume of Kokalos the proceedings of that conference, do not make sense to update or modernize it at this time.
V. Caminneci, M. C. Parello, M. S. Rizzo (eds.), Animum pictura pascit (Verg., Aen. I, 464). Abitare con le pitture nel Mediterraneo antico. Atti delle Giornate Gregoriane XIII Edizione, Agrigento 29 novembre-1 dicembre 2019, 2020
La pluridecennale tradizione di studi sulle decorazioni parietali ad intonaco e stucco deve la sua origine all'interesse suscitato dalle eccezionali scoperte fatte durante gli scavi di Pompei 1. È in questo clima di fervore che, nel 1882, A. Mau elaborò la sua classificazione dei quattro stili pompeiani, punto di riferimento per tutta la letteratura successiva 2. A lui si deve la "creazione" del "I stile", termine che, sebbene usato soprattutto per l'area italica, fu riconosciuto anche in un simile sistema decorativo a Delo. L'abbondanza di materiale fece sì che questi due siti diventassero i principali modelli per le decorazioni in I stile. La terminologia introdotta da A. Mau non fu esente da critiche che portarono all'introduzione di nuovi termini spesso contraddittori 3. Nonostante ciò, in seguito alle affermazioni diffuse in ambiente tedesco da K. Schefold, secondo cui questo stile nato a Roma era da considerare italico-romano, la dicitura "I stile pompeiano" venne introdotta nei manuali di archeologia classica 4. Per quanto riguarda il Mediterraneo orientale invece, V.J. Bruno, nel suo saggio sulla genesi di questo stile, coniò il termine "Masonry Style" per indicare una decorazione parietale specificamente greca a imitazione delle pareti in pietra che contrappose al cosiddetto I stile pompeiano, considerato espressione stilistica propriamente romana 5. Un altro termine ancora, "stile a zone", fu invece introdotto per Alessandria da H. Thiersch e ripreso anche da altri studiosi 6. È evidente che le differenze terminologiche oggetto di dibattito si basano principalmente su criteri geografici: il "I stile" è localizzato in Italia, Sicilia e, più in generale, nel Mediterraneo centrale ed occidentale, lo "stile a zone" ad Alessandria, lo "stile strutturale", o "Masonry Style", in Grecia, Asia Minore e Vicino Oriente. Nonostante la vasta gamma terminologica, i criteri adottati per la distinzione dei diversi sistemi stilistici non risultano molto convincenti. Un cambiamento sostanziale fu determinato dall'introduzione del termine "International Style" da parte di P. Guldager Bilde 7. La studiosa individuò un sistema decorativo con caratteri comuni a tutti i territori mediterranei e, all'interno di questo, distinse due gruppi sulla base di criteri formali: il primo, definito "stile a zone", caratterizzato soprattutto dall'assenza di una fascia con specchiature nella parte superiore della parete; il secondo, definito "I stile", per sottolineare la somiglianza con un sistema decorativo ben noto a Pompei, caratterizzato invece dalla presenza di una fascia con specchiature. Tuttavia, come già evidenziato da J. Chamonard per Delo e D.M. Robinson per Olinto, il saggio di Guldager Bilde manca di riferimenti cronologici, per queste manifestazioni che, in realtà, si diffusero in contemporanea 8. Personalmente ritengo che, per cogliere tutti gli elementi che accomunano le espressioni di I stile nei territori mediterranei, sarebbe più appropriato definire questo come un sistema decorativo che opera una suddivisione della parete attraverso un gioco di elementi in stucco più o meno aggettanti. Il presente contributo intende riconsiderare il I stile in una prospettiva di più ampio respiro, ovvero quella di uno stile mediterraneo con caratteristiche differenti da regione a regione dovute alla commistione con tradizioni locali. 1 Vorrei ringraziare gli organizzatori per la squisita ospitalità e per la possibilità di partecipare a queste giornate di studio e alla pubblicazione degli atti. Il presente contributo è frutto delle ricerche sul I stile, oggetto del mio dottorato presso l'Università di Tubinga (Lappi 2020), dell'analisi autoptica delle decorazioni in stucco di Pantelleria, Cartagine e Solunto e dello studio di numerosi frammenti di I stile sporadicamente pubblicati. Ringrazio P. Santospagnuolo per la revisione del testo.
2019
La dialettica tra personalità della responsabilità penale e prevenzione generale di Massimo Donini SOMMARIO: 1. Il problema culturale della colpa.-2. La normativizzazione della colpa tra ragioni di garanzia e finalità politiche.-3. L'ingresso della prevenzione generale nella struttura della colpa.-4. Colpa e pericolo. Differenze. La colpa come elemento soggettivo.-5. Il fatto proprio della colpa tra punto di vista ex ante ed ex post.-6. L'homo eiusdem, più che l'agente-modello, come alternativa alla culpa in re ipsa.-7. Illecito e colpevolezza tra processo accusatorio e inquisitorio.-8. La violazione delle cautele come indizio della colpa-elemento soggettivo.-9. La precedenza del fatto proprio.-10. Fatto proprio e colpe collettive. Il processo per il terremoto dell'Aquila e l'art. 113 c.p.-11. Il ruolo della prevedibilità, tra colpa ordinaria e colpa in contesto illecito.-12. La colpa come elemento soggettivo, oltre i casi di colpa cosciente.-13. La causalità della colpa come parametro di imputazione oggettivo-normativa.-14. Verso la colpevolezza colposa. Tipologie soggettive di confine.-15. Per una definizione della colpa come illecito (*) Il testo riproduce la trascrizione, solo corretta per la veste scritta e con un paio di integrazioni concettuali, oltre che con l'aggiunta di un apparato di note essenziali, della lezione svolta a Roma, al Corso organizzato dalla Scuola Superiore della Magistratura, su Il sistema della protezione civile: profili organizzativi, poteri ed ipotesi di responsabilità penale degli operatori, nei giorni 28-30 maggio 2018. Abstract. Lo scritto evidenzia l'importanza della cultura giuridica del reato colposo per una sua maggiore umanizzazione quale componente soggettiva conforme al principio di personalità della responsabilità penale. L'obiettivo culturale è perseguito attraverso una rigorosa analisi tecnica e giurisprudenziale, anche casistica, che mostra come negli ultimi lustri l'estrema normativizzazione e oggettivizzazione della colpa quale mera inosservanza di cautele, che ha condotto a forme di culpa in re ipsa e di responsabilità oggettiva occulta, sia stata progressivamente affiancata da una giurisprudenza, anche della IV sezione della Suprema Corte, che ha valorizzato sempre di più, in dialogo con la dottrina, momenti di prevedibilità soggettiva e di colpevolezza (oltre la c.d. misura soggettiva), ma anche di elaborazione di criteri ex post di imputazione normativa dell'evento come fatto proprio. Ciò attua quanto meno un bilanciamento rispetto all'ingresso di preoccupazioni di prevenzione generale che hanno sostenuto il pluridecennale dominio della categoria dell'agente modello quale superuomo cautelare. Un aggiornamento teorico generale e non solo politico-criminale individua i settori più nevralgici dove queste tematiche sono emerse e le soluzioni più corrette.
Ori dei Cavalieri delle steppe (Catalogo della mostra, Trento 2007), a cura di Gian Luca Bonora, Franco Marzatico (Milano 2007) 112–117., 2007
e non si può nemmeno ritenere che detto sviluppo si configuri nei termini di una semplice reazione agli stimoli culturali di provenienza sudorientale. Si dovrebbe piuttosto prospettare l'esistenza, nel corso del periodo delle tombe a fossa, di un sistema complesso di reciproca comunicazione culturale tra i territori delle steppe eurasiatiche e dell'Europa orientale, dell'Anatolia, dell'Egeo e dell'area danubiana. Nell'ambito di questa vasta rete di relazioni, le comunità dell'area danubiano-carpatica avrebbero svolto un ruolo non solo passivo, ma anche attivo, in veste di culture periferiche delle civiltà più evolute dell'Egeo e dell'Asia anteriore e, al contempo, di periferia occidentale dell'ambiente culturale delle steppe eurasiatiche, influendo così sullo sviluppo dell'Europa centrale, della Scandinavia meridionale e del Nord Italia. Parte degli studiosi ha infatti ripetutamente sottolineato come la decorazione spiraliforme, sviluppata in molteplici varianti stilistiche durante l'antica età del Bronzo nell'area danubiano-carpatica, rispecchi stimoli provenienti da aree mediterranee. Tra le decorazioni poste in relazione con possibili influssi mediterranei, pontici o europei orientali, la più diffusa è quella detta "a bande ondulate carpatica e mediterranea orientale", documentata durante il secondo quarto del II millennio a.C. nell'area danubianocarpatica, nel Peloponneso, in Anatolia e nella piana di Amuq. Ritrovamenti sporadici sono noti nelle steppe a nord e nord-est del mar Nero, in Baviera meridionale, Germania centrale, Italia settentrionale, Danimarca e forse perfino nella Francia sud-occidentale. Nella maggior parte dei casi si tratta di motivi intagliati su oggetti in osso o corno (pissidi, immanicature e finimenti). Nel bacino dei Carpazi i supporti per tali decorazioni sono inoltre rappresentati da una coppa e da bracciali d'oro, mentre nell'area di Micene da numerose applicazioni in lamina d'oro, da un disco in pasta vitrea e infine da resti di stele in pietra (David 1997(David , 2001(David e 2007. A Il'jičevka, distretto di Krasnolimanskij, nell'area di Donez (Ucraina), nell'ambito della cultura della mnogovalikovaja keramika (ovvero della ceramica realizzata con il metodo delle spirali multiple), è venuto alla luce un disco d'osso la cui decorazione a meandri disposti circolarmente trova strette analogie in reperti del complesso A delle tombe a fossa 112 1. Elemento decorativo spiraliforme in bronzo dal ripostiglio di Khudl'ovo (cat. 35) 2. Bottoni rivestiti d'oro, rivestimenti in lamina d'oro, frammenti litici di stele e dischi, impugnature e pissidi in osso con "decorazione a bande ondulate carpatica e mediterranea orientale" (da Lichardus
Thalassa, 2020
2019
La seguente ricerca si pone l'obiettivo di indagare la variabilità del valore degli oggetti, superando l'idea della realtà materiale come una realtà statica e neutrale, gettando quindi luce sulle diverse forme che essa può assumere in base alle sue interconnessioni con le dinamiche sociali, culturali e storiche. A partire da questa prospettiva gli oggetti vengono emancipati dal loro status di immobilità e sarà rivalutato il loro carattere mutevole se non per certi aspetti "vivente". Uno stesso oggetto può assumere infatti forme diverse in base al contesto in cui si trova: come vedremo esso può essere, a seconda del significato di cui viene investito, una merce, un oggetto d'arte e rituale, può essere inestimabile così come ignorato da qualsiasi tipo di interesse. Risulterà quindi difficile affermare l'esistenza di un modo generico per valutare le cose e i noti parametri economici di costo, utilità, valore lavoro, si riveleranno insufficienti se non addirittura fuorvianti. Tutto questo ci conduce alle potenzialità metodologiche di tale approccio: la realtà materiale non è più solo un prodotto passivo indagabile dal punto di vista delle reti economiche e commerciali, dello sviluppo tecnologico e industriale, ma può essere considerata come rivelatrice della mentalità e dei sistemi simbolici di una determinata società, così come una componente attiva della vita sociale e dei processi storici. L'idea che sta alla base di questa ricerca è dunque quella per cui il valore degli oggetti cambi a seconda del tempo, dello spazio e soprattutto del sistema di significati in cui essi entrano a far parte. A sostegno delle argomentazioni seguenti si prenderanno in analisi i saggi contenuti nei libri The Social Lives of Things: Commodities in Cultural Perspective curato da Appadurai e The global lives of things: the material culture of connections in the early modern world a cura di Gerritsen e Riello.
Voci dal Mediterraneo, 2019
Protagonista della Storia occidentale, il Mediterraneo può essere considerato via e crocevia di popoli erranti di ogni tempo. Sulle sue acque hanno viaggiato navi cariche di merci e di uomini di etnie diverse, lasciando e stringendo coste amiche e nemiche. Migrazioni di mare hanno influenzato l'assetto socio-politico e riscritto la compagine culturale della terraferma abitata con esiti nuovi tanto nelle arti musicali e figurative, quanto nella scrittura. Dalla contaminazione di culture sono sorti testi di nuovo stile, ma più interessanti sembrano essere gli scritti nati dall'esperienza del viaggio, talvolta mortale, prima di eroi e poi di uomini comuni. Le partenze, i pericoli, i naufragi, le tempeste, gli approdi sono stati declinati in pagine che sembrano affondare le radici nella scrittura omerica, virgiliana, ovidiana, trovando terreno fertile ancora oggi. Se nel IX-VIII secolo a.C. Omero canta il ritorno in patria di Odisseo osteggiato dalle onde e nel I a.C. Virgilio narra dell'approdo di Enea a una nuova terra, una letteratura dal Mediterraneo può farsi ancora tra e con le pagine di quei migranti che dalle coste dell'Africa Occidentale sbarcano in Sicilia. A raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti è soprattutto Erri De Luca: "scrittore del decennio" che, a bordo della nave Prudence, leggendo l'Eneide, assiste coi suoi occhi all'annegamento di uomini nello stesso mare. Ma, se l'èpos ha cantato gli eroi sopravvissuti e i compagni perduti, Ö Ü 139
Una confessione anzi uno sfogo. Perché il Mediterraneo mare dei Latini, che doveva accogliere e legare i popoli, è diventato nei secoli il posto al mondo con più vittime delle mafie.
Sara Brianti, 2020
Scopo di questa ricerca è analizzare un oggetto mutevole, molto spesso mal definito: la frontiera. Confusa spesso con il confine, essa gode di un particolare statuto: non ha né un inizio né una fine, viene “creata” e modellata sulla base delle necessità storiche, politiche, economiche e sociali. Infatti, non è possibile stabilire a rigori il principio e la conclusione di una frontiera. Per questo motivo, nella prima parte della ricerca, ci serviremo dei discorsi che formano la frontiera mediterranea e il Mediterraneo in quanto “mare-movimento”. Il fenomeno più rilevante – sotto tutti i punti di vista – che si verifica all’interno di una frontiera è, appunto, il movimento. Non a caso, l’immigrazione – che nella ricerca verrà declinata secondo un punto di vista sociale e culturale – viene spesso definita come “movimento migratorio”. La dimensione del movimento ha connotato da sempre la storia dell’essere umano: perché, alla luce delle politiche odierne, tale fenomeno è divenuto un “problema”? Nella ricerca verrà esposto come l’incontro tra culture – che in semiotica vengono definite semiosfere – sia necessario per comprendere proprio la radice culturale dell’immigrazione. Ancora, nella prima parte, si vedranno i discorsi alla base di essa, ovvero come l’impianto politico e mediatico alimenti la problematica che ha, secondo il nostro punto di vista, un punto di partenza culturale. Nella conclusione della prima parte, verranno analizzate le narrazioni dell’immigrazione e, tramite gli strumenti della teoria della narrazione, si cercherà di delineare un percorso che va dalla partenza da un luogo di appartenenza, attraverso il viaggio in mezzo alla frontiera, fino all’arrivo in un luogo di non-appartenenza. Nella seconda parte della ricerca, la dimensione della frontiera verrà declinata a uno spazio ben definito, ovvero la città. Infatti, non esistono solo frontiere definite tali dalla politica (come, ad esempio, la frontiera mediterranea o la frontiera balcanica), bensì anche frontiere più piccole, che spesso passano inosservate proprio perché sotto gli occhi di tutti i cittadini. In questo senso, la differenza tra periferia e centro città si viene a delineare come una frontiera, in cui spesso le regole di una si scontrano con le regole dell’altro. Da questo punto di vista, non può essere dunque tralasciato il punto di vista che si sceglie di adottare o il punto di vista che guarda da una parte o dall’altra: è il soggetto, in questo senso, che vive lo spazio in questione e lo dota di significato. Soggetto in quanto corpo, soggetto in quanto soggettività, soggetto in quanto corpo sociale: quante cose insieme può essere un soggetto? Non solo il soggetto percepisce lo spazio – in quanto corpo – e lo modifica in base alle sue necessita – personali e sociali – ma non può essere che modificato a sua volta dallo spazio. In un’azione reciproca, soggetti e spazi concorrono nel definire gli uni e gli altri. Nella ricerca, il punto di vista dei soggetti non verrà mai tralasciato, grazie alle interviste condotte sugli argomenti affrontati in questa sede. Dunque, uno spazio può essere enunciato ma può essere anche enunciazione o soggetto dell’enunciazione: quest’ambiguità è studiata dalla semiotica topologica, che verrà infatti utilizzata come punto di partenza per lo studio semiotico di uno spazio urbano. Così come lo spazio può essere studiato come un linguaggio, lo si può indagare nella sua dimensione testuale: un oggetto complesso, dunque, che viene modificato e a sua volta modifica chi lo abita, lo vive o semplicemente lo pensa. Lo spazio è mutevole, proprio come la frontiera: ciò che un giorno è unico, il giorno dopo non lo è più. È il caso della Borgata Santa Lucia, quartiere di Siracusa, che vive esso stesso una dimensione di frontiera. Infatti, poco distante dal centro storico, è il discorso che su di esso viene fatto che lo connota in quanto “periferia”. Di questo quartiere, tanto bello quanto maltrattato, verrà analizzato proprio il suo carattere testuale, i soggetti che lo abitano e le socialità che in esso si vengono a creare.
Buddhism in Central Asia III: Impacts of Non-Buddhist Influences, Doctrines, 2023
Περιοδικό Στρατιωτική Ιστορία, εκδόσεις Γκοβόστη, τεύχος 323, Ιούλιος, 2024
Journal of Geophysical …, 2011
Revista Mexicana de Análisis Politico y Administración Pública, 2023
IAEME PUBLICATION, 2024
The Books' Journal, 2023
Anuario Español de Derecho Internacional Privado, 2017
Journal of Apicultural Research 53(2): 205-214.
Journal of Adhesion Science and Technology, 2012
Ege Eğitim Dergisi, 2017
Zeitschrift für Physik C Particles and Fields, 1995
Journal of Volcanology and Geothermal Research, 1995
Studi Francesi, 2006
International Biological and Biomedical Journal, 2016
ULUL ALBAB Jurnal Studi Islam, 2018
Proceedings of the Latvian Academy of Sciences. Section B, Natural, Exact and Applied Sciences, 2020