Santi patroni
e
Università in Europa
a cura di
Patrizia Castelli, Roberto Greci
INDICE
IX PATRIZIA CASTELLI, Introduzione
1 JACQUES VERGER, Les saints patrons à l’Université de Paris au Moyen Âge
11 KALUS HERBERS, Santi Patroni e Università nel Sacro Romano Impero
21 CÉSAR OLIVERA SERRANO – MANUEL MARTÍNEZ NEIRA, Santos patronos y universidad en el Cuatrocientos castellano
33 SIMONA NEGRUZZO, Santa Caterina d’Alessandria e le università d’Occidente
55 PATRIZIA CASTELLI, Il patrono della Natio normanna dell’Università di Parigi
73 PAOLO NARDI, San Bernardino da Siena e l’ambiente universitario del suo tempo
89 LUISA ERBA, I patroni dell’Università di Pavia: santa Caterina d’Alessandria e sant’Agostino
109 SIMONE BORDINI, Un aspetto della religiosità medievale: santi, luoghi di culto e riti dello Studium
parmense
121 RAFFAELLA PINI, Gli studenti inglesi a Bologna e il culto di Thomas Becket: ipotesi di committenza
127 STEFANIA ZUCCHINI, S. Ercolano patrono del comune e dello Studium perugino
133 PIERO DEL NEGRO, I santi protettori dell’Università di Padova tra medioevo ed età moderna
143 FRANÇOISE HIRAUX, Le patronage des saints. Politique de l’institution et dévotions étudiantes à
l’Université de Louvain (1425-2000)
153 JÓZSEF PÁL, Santi patroni accademici in Ungheria (dalle origini all’Università di Nagyszombat)
161 GAETANO GRECO, Professori santi nell’Italia moderna
177 MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT, I santi dell’Università di Pisa
189 DANIELA NOVARESE, L’iconologia dell’appartenenza. Soggetti profani e immagini sacre nei diplomi di laurea degli studenti siciliani del Seicento
199 CARLA FROVA, “Nuovi” santi e università
213 JULIÁN GÓMEZ DE MAYA, Peñafort, Lulio y la fundación de studia linguarum en el albor de las universidades
225 PAOLO TANGANELLI, Ignazio nell’Atene castigliana. Iconologia del Real Colegio di Salamanca
239 ALESSANDRO LAVERDA, Anatomia e santificazione. Paolo Zacchia, De cadaverum incorruptibilitate
247 INDICE DEI NOMI
267 GLI AUTORI
I santi dell’Università di Pisa
Maria Luisa Ceccarelli Lemut
Desidero prima di tutto ringraziare gli organizzatori scientifici di questo convegno, gli amici e colleghi
Patrizia Castelli e Roberto Greci, per avermi invitato a trattare un tema per me parzialmente nuovo, che
mi ha indotto a riflettere sulle vicende dell’Università ove mi sono formata e ove opero da molti anni e
sui santi che in essa furono venerati.
La nascita dell’Università di Pisa
La nascita dello studio generale pisano risale al pieno Trecento: benché la città fosse stata sin dalla fine
dell’XI secolo un importante centro di cultura e di studio1 e nel secolo XIII avesse visto la nascita dei due
importanti studi dei Domenicani e dei Francescani2, soltanto nel 1338 si cercò di dar vita ad uno studio generale, durante la signoria del conte Fazio di Donoratico Della Gherardesca, in un periodo particolarmente florido e pacifico. Questo tentativo non andò a buon fine per la mancata cooperazione del
papa Benedetto XII, tuttavia il Comune prese provvedimenti per istituire uno studio importante con le
due facoltà di diritto e di medicina, chiamando ad insegnare illustri docenti tra cui il celebre giurista Bartolo da Sassoferrato.
Cfr. GIUSEPPE SCALIA, Epigraphica Pisana. Testi latini sulla spedizione contro le Baleari del 1113-1115 e su altre imprese antisaracene del secolo XI, in Miscellanea di Studi Ispanici, Pisa (Firenze, Giuntina) 1963 (Pubblicazioni dell’Istituto di letteratura spagnola e ispano-americana dell’Università di Pisa), p. 234-286; CRAIG B. FISHER, The Pisan Clergy and the Awakening of
Historical Interest in a Medieval Commune, «Studies in Medieval and Renaissance History», 3 (1966), p. 143-219; MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT, Una biblioteca virtuale. I canonici della cattedrale di Pisa tra XI e XII secolo, in Biblioteche, bibliotecari,
committenti e spazi tra Medioevo e Età Moderna, Atti del X Convegno di Studi (Gubbio, 18-20 dicembre 2008), a cura di PATRIZIA CASTELLI, di prossima pubblicazione; CLAUDIA STORTI STORCHI, Intorno ai Costituti pisani della legge e dell’uso (secolo XII),
Napoli, Liguori, 1998 (Europa Mediterranea Quaderni, 11), p. 11-13 e la bibliografia ivi citata.
2 Cfr. GIANFRANCO FIORAVANTI, Il Convento e lo Studium domenicano di Santa Caterina, in Pisa crocevia di uomini, lingue
e culture. L’età medievale. Atti del Convegno di studio (Pisa, 25-27 ottobre 2007), a cura di LUCIA BATTAGLIA-ROBERTA CELLA,
Lanuvio, Aracne, 2009, p. 81-95; MAURO RONZANI, Il francescanesimo a Pisa fino alla metà del Trecento, «Bollettino Storico
Pisano», 54 (1985), p. 1-55: 31-32, 49; MAURO RONZANI, La Chiesa e il Convento di S. Francesco nella Pisa del duecento, in Il
francescanesimo a Pisa (secc. XIII-XIV) e la missione del beato Agnello in Inghilterra a Canterbury e a Cambridge (1224-1236).
Atti del Convegno di Studi (Pisa, 10-11 marzo 2001), a cura di OTTAVIO BANTI-MARINA SORIANI INNOCENTI, Pisa, Felici,
2003, p. 31-45: 38-42. Cfr. anche Les sermons et la visite pastorale de Federico Visconti archevêque de Pise (1253-1277), sous la
direction de NICOLE BÉRIOU, Rome, École Française de Rome, 2001, sermone per la sinodo della Pentecoste 1260, 23 maggio, p. 359; sermone tenuto nella chiesa di San Sisto alla fraternita dei cappellani nel 1263 o 1264, p. 388-389.
1
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Maria Luisa Ceccarelli Lemut
Il successo arrise invece pochi anni dopo al giovane Ranieri, figlio e successore di Fazio, ma in realtà
il vero signore di Pisa era il suo tutore, Tinuccio della Rocca, cui è da ascrivere il buon esito della richiesta:
grazie anche all’opera del nuovo arcivescovo Dino da Radicofani, il 3 settembre 1343 il papa Clemente
VI emanò la bolla In supremae dignitatis, che rappresenta la nascita ufficiale dello studio generale a Pisa
con le facoltà di teologia, diritto e medicina3.
Gli anni successivi – come del resto accadeva in altri centri – videro un alternarsi di momenti di floridezza ad altri di difficoltà, secondo le mutevoli condizioni della città, avviata sull’amaro cammino dell’inarrestabile decadenza politica, sociale ed economica culminato nella sottomissione a Firenze nel 14064.
Per questo primo periodo di storia dell’Università di Pisa si pone l’importante questione degli statuti: a noi non ne sono pervenuti e nessuna menzione proviene dalla documentazione sopravvissuta, per
altro scarsissima: furono verosimilmente adottati quelli di qualche altra celebre e prestigiosa università e
il pensiero corre a Bologna, ma talune differenze rispetto ad essa hanno fatto pensare a Marco Tangheroni al modello parigino sia perché il rettore era un doctor decretorum sia per l’istituzione della facoltà di
teologia. Ci manca così anche qualsivoglia informazione sui santi patroni o venerati5.
La rinascita dello studio pisano (1472-1535)
Il XV secolo rappresentò un periodo particolarmente critico per l’università pisana, nella difficile condizione della città dopo la conquista fiorentina del 1406, ma le cose cambiarono alla fine del 1472,
allorché la Signoria di Firenze, per volontà di Lorenzo il Magnifico, deliberò di ‘ordinare’ lo Studio
generale a Pisa, le cui attività ripresero in maniera organica il I novembre 1473, con le facoltà di teologia, diritto, medicina e arti. Alla rinata università vennero applicati gli statuti dello Studio fiorentino emanati nel 1388, che però si rivelarono insufficienti sì che si giunse ad una nuova normativa appositamente per Pisa il 4 novembre 1478, integrativa dei vecchi statuti fiorentini, pubblicata da mons.
Angelo Fabroni6.
Poiché si tratta di norme integrative rispetto ai cosiddetti ‘vecchi statuti’, ossia quelli fiorentini del
1388, manca il proemio con l’invocazione a Dio e ai santi, presente invece nel testo fiorentino, che appunto si apre con l’invocazione a Dio e alla Beata Vergine, ai santi particolarmente venerati in città – Gio3 Su tutto ciò cfr. MARCO TANGHERONI, L’età della Repubblica, in Storia dell’Università di Pisa, I (1343-1737), Pisa, Pacini, 1993, 1, p. 5-32: 5-16 e la bibliografia ivi citata.
4 Ivi, p. 24-32; RODOLFO DEL GRATTA, L’età della dominazione fiorentina (1406-1543), in Storia dell’Università di Pisa, I/1,
p. 33-78: 33-34.
5 TANGHERONI, L’età della Repubblica, p. 19-20. Cfr. anche ENRICA SALVATORI, Un’Università senza statuti? Le problematiche del caso pisano, in Gli Statuti universitari. Tradizione dei testi e valenze politiche, Atti del Convegno internazionale di studi (Messina-Milazzo, 13-18 aprile 2004), a cura di ANDREA ROMANO, Bologna, CLUEB, 2007 (Centro interuniversitario per la storia delle università italiane. Studi, 8), p. 81-100.
6
ANGELO FABRONI, Historia Academiae Pisanae, I, Pisis, excudebat Cajetanus Mugnanini in aedibus auctoris, 1791, p. 439462. È evidente che concordo con l’opinione di RODOLFO DEL GRATTA, Gli Studi di Pisa e di Firenze nel XV secolo, «Studi economico-giuridici», 49 (1979), p. 281-305, ora in RODOLFO DEL GRATTA, Scritti minori, Pisa, ETS, 1999, pp. 101-119, che,
sulla scia di una tradizione di studi ivi riferita, ritiene trattarsi di riattivazione dello studio pisano e non di trasferimento dello studio fiorentino a Pisa, ipotesi quest’ultima sostenuta a più riprese da EUGENIO GARIN (vedi per tutte L’educazione in Europa 1400-1600, Roma-Bari, Laterza, 1957, p. 113, e la Presentazione ad ARMANDO F. VERDE, Lo studio fiorentino 1473-1503.
Ricerche e documenti, I, Introduzione -Bibliografia - Ufficiali dello Studio - Rettori, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, 1973, p. IX-XI: XI; III, Studenti “Fanciulli a scuola” 1480, Pistoia, Memorie Domenicane, 1977, 1, p. XIII-XV:
XIII) e dallo stesso VERDE, Lo studio fiorentino 1473-1503, I, p. 1, 185; II, Docenti - Dottorati, Firenze, Istituto Nazionale di
Studi sul Rinascimento, 1973, p. 3; III/1, p. XXV.
I santi dell’Università di Pisa
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vanni Battista e Zanobi – e a san Luca7. Ma non possiamo ovviamente applicare meccanicamente questa frase all’Università pisana.
Nelle norme emanate per Pisa le lezioni iniziavano in ottobre subito dopo la festa di san Luca, il 18
ottobre, e terminavano il I agosto8; oltre alle consuete festività (Natale, Carnevale, Pasqua, Rogazioni),
venivano festeggiati i santi Giovanni Battista – il 24 giugno con i quattro giorni precedenti e i due seguenti –, Nicola, Luca, Antonio abate, Caterina d’Alessandria e i quattro dottori della Chiesa (Agostino, Girolamo, Ambrogio e Gregorio)9. L’importanza attribuita alla festività del Battista dipende chiaramente dal fatto di essere il patrono di Firenze, la città dominante, mentre gli altri santi rientravano nella tradizione universitaria e – come abbiamo sentito – erano presenti in molte altre Università per il loro rapporto con lo studio e la cultura10. Tuttavia, per noi è particolarmente interessante santa Caterina
d’Alessandria – la cui figura è stata già illustrata11 – poiché in quel periodo aveva assunto a Pisa un ruolo rilevante, dal momento che la sua immagine era presente su un lato del sigillo d’argento dell’Università ricordato il 3 febbraio 1485, che sull’altro aveva il Cherubino: «uno sigillo argenteo con segno di Santa Caterina [d’Alessandria] dall’un lato, dall’altro col Cherubino»12. Non è però possibile sapere se questo patronato possa essere retrodatato al XIV secolo.
Non compaiono invece in alcun modo i santi tipici della città: mentre a Firenze a Zanobi è riservato un ruolo importante13, a Pisa non si fa menzione dei due santi alle cui feste gli statuti comunali del
1287 dedicano rispettivamente una rubrica, ossia Ranieri – non ancora divenuto patrono della città – e
Torpè14, e neppure di san Pietro, che può essere considerato una sorta di copatrono15 accanto alla Vergine, titolare della cattedrale e patrona della città e della diocesi, raffigurata sul sigillo del Comune dal
1160 e sulle monete dal secondo quarto del Duecento16. Potremmo vedere in questo un altro esempio
7 Statuti della Università e Studio fiorentino dell’anno MCCCLXXXVII seguiti da un’appendice di documenti dal MCCCXX
al MCCCLXXII, a cura di ALESSANDRO GHERARDI, Firenze, presso G.P. Vieusseux coi tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana,
1881 (Documenti di storia italiana pubblicati a cura della R. Deputazione sugli studi di storia patria per le provincie di Toscana, dell’Umbria e delle Marche, VII), p. 11. Sugli statuti fiorentini cfr. anche ENRICO SPAGNESI, Lo studio fiorentino e i suoi
statuti del 1388, in Gli Statuti universitari, p. 101-120.
8 FABRONI, Historia Academiae Pisanae, rubrica VIII, p. 446.
9 Ivi, p. 447: per Natale, dalla vigilia di san Tommaso Apostolo (20 dicembre) fino al I gennaio incluso, Carnevale dalla
domenica prima della Quaresima fino al primo giorno di Quaresima incluso per un totale di dieci giorni, quindici giorni a
Pasqua, otto giorni a maggio per le Rogazioni, per san Giovanni Battista il 24 giugno con i quattro giorni precedenti e i due
seguenti; oltre ai santi citati nel testo, erano osservate tutte le altre festività della Chiesa.
10 Vedi in questo volume il contributo di PATRIZIA CASTELLI.
11 Vedi in questo volume il contributo di SIMONA NEGRUZZO.
12 VERDE, Lo studio fiorentino 1473-1503, IV, La vita universitaria, Firenze, Leo S. Olschki, 1985, 2, p. 567; cfr. DEL
GRATTA, L’età della dominazione fiorentina, p. 48. Si noti che il sigillo dello studio fiorentino, secondo gli Statuti della Università e Studio fiorentino, l. III, rubr. LXXVIIII, p. 84, portava «regem sapientissimum Salomon rectum in regio apparatu, coronam habentem in capite, in manu destra virgam regiam, in cuius cacumine flos lilium adponatur, in sinistra autem manu
librum»; il Serafino compariva sul «sigillum parvum de argento» usato dal massario.
13 Statuti della Università e Studio fiorentino, l. II, rubr. XLVII, p. 58-60.
14 I Brevi del Comune e del Popolo di Pisa dell’anno 1287, a cura di ANTONELLA GHIGNOLI, Roma, Istituto Storico Italiano
per il Medio Evo, 1998 (Fonti per la storia dell’Italia medievale, Antiquitates, 11) libro I, rispettivamente cap. CLXXXVIII,
p. 285; cap. CLXXXX, p. 288.
15 Per il culto di san Pietro a Pisa cfr. MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT, S. Piero a Grado e il culto petrino nella diocesi di
Pisa, in Nel segno di Pietro. La basilica di S. Piero a Grado da luogo della prima evangelizzazione a meta di pellegrinaggio medievale. Atti del Convegno di studi (S. Piero a Grado, 5-6 maggio 2000), a cura di MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT-STEFANO SODI, Pisa, Felici, 2003, p. 19-26, ora in MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT, Medioevo Pisano. Chiesa, famiglie, territorio, Pisa, Pacini, 2005 (Collana Percorsi, 13), p. 87-101
16 Cfr. MONICA BALDASSARRI, Nel segno di Pisa: monete, sigilli e vessilli del Comune tra XI e XV secolo, in La storia di Pisa
nelle celebrazioni del “6 agosto” (1959-2008), a cura di ALBERTO ZAMPIERI, Pisa, ETS, 2008, p. 333-357: 335, 340-344.
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di quella sistematica cancellazione da parte dei conquistatori fiorentini, insieme con le vestigia materiali, del ricordo e dell’immagine dei valori tradizionali locali: di fronte ad una città sottomessa «contro la
volontà generale dell’intera cittadinanza», i Fiorentini perseguirono una politica di cancellazione della
«struttura politica e dei fondamenti della ‘costituzione materiale’ della Repubblica pisana»17. Come ebbe a scrivere nel 1452 Enea Silvio Piccolomini – il futuro papa Pio II – nei suoi Commentarii «Florentini […] civitatem Pisanam duro imperio premunt Pisanosque omnes suspectos habent»18, tanto da giungere addirittura a «perseguire il disegno di un vero e proprio ricambio della popolazione», concedendo
esenzioni e privilegi fiscali per i Fiorentini o i forestieri che si trasferissero a Pisa, ma anche per i Pisani
che andassero a vivere a Firenze o a Oriente del fiume Elsa19.
Nell’ultimo quarto del XV secolo gli insegnamenti venivano impartiti in vari luoghi della città: le lezioni di diritto nei complessi, tra loro molto vicini, della chiesa di San Filippo dei Visconti, del monastero camaldolese di San Michele in Borgo e della canonica regolare di San Pietro in Vincoli – passata
agli Olivetani nel 1488 –, quelle di arti e di medicina in un edificio presso la chiesa conventuale domenicana di Santa Caterina d’Alessandria o nel convento agostiniano di San Nicola20. Tra questi edifici
emerge la chiesa di San Michele in Borgo, che già appare rivestire un ruolo importante, probabilmente
per il rilievo del cenobio all’interno dell’Ordine Camaldolese: ivi, secondo lo statuto del marzo 1485, veniva eletto il priore del collegio «utriusque iuris doctorum»21. Dal 1486 si cominciò a pensare di erigere
un edificio per le lezioni sul luogo della trecentesca piazza del grano22. I lavori procedettero con lentezza e, rimasti interrotti dal 1494 al 151523, terminarono soltanto negli anni Quaranta del XVI secolo24.
Per quanto riguarda le Nationes, i ‘vecchi statuti’ del 1388 ne prevedevano sei: l’ultramontana, la toscana (con Sardi, Corsi e Lunigianesi), la lombarda (con Friulani, Veneti, Marca Trevigiana, Savoia, Genova, Romagna), la romana (Ducato Romano e Patrimonio) e quelle del Regnum Apuliae (Sicilia e Regno di Napoli) e della Marca Anconetana (col Piceno)25.
Le turbolente vicende politiche della fine del XV e dell’inizio del XVI secolo, con la ribellione di Pisa a Firenze e la sua riconquista nel 1509, si riverberarono sulle vicende dello Studio, trasferito a Prato
Cfr. FABIO REDI, Fine del simbolo di Pisa repubblicana: il risultato della politica edilizia fiorentina in seguito alla conquita
della città, Pisa, Associazione degli Amici di Pisa, 1981, poi in Momenti di storia medioevale pisana. Discorsi per il giorno di S.
Sisto, a cura di OTTAVIO BANTI-CINZIO VIOLANTE, Pisa, Pacini, 1991, p. 199-206, ora in La storia di Pisa nelle celebrazioni del
“6 agosto”, p. 61-67.
18 ENEA SILVIO PICCOLOMINI, I Commentarii, a cura di LUIGI TOTARO, I, Milano, Adelphi, 1984, p. 122.
19 GIUSEPPE PETRALIA, Pisa nel Quattrocento: il destino dell’aristocrazia cittadina, in La storia di Pisa nelle celebrazioni del “6
agosto”, p. 144-151, le frasi citate sono alle p. 144-145.
20 Cfr. DEL GRATTA, L’età della dominazione fiorentina, p. 67; FABRONI, Historia Academiae Pisanae, I, p. 65; rubrica VIII,
p. 446. Queste chiese esistono tuttora, salvo San Filippo dei Visconti, attestata dal 1030 e profanata prima del 1587, che
sorgeva sull’angolo tra Borgo Stretto e via delle Colonne: cfr. EMILIO TOLAINI, Forma Pisarum. Storia urbanistica della città di Pisa - problemi e ricerche, Pisa, Nistri-Lischi, 19792, p. 27 nota 63; GABRIELLA GARZELLA, Pisa com’era. Topografia e insediamento dall’impianto tardoantico alla città murata del secolo XII, Napoli, Liguori, 1990 (Europa Mediterranea Quaderni, 6), p. 34.
21 FABRONI, Historia Academiae Pisanae, I, rubrica VIII, p. 446; rubrica II, p. 468.
22 DEL GRATTA, L’età della dominazione fiorentina, p. 67. Sulla piazza del grano, eretta nel 1340-1345, cfr. FABIO REDI, Pisa com’era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V-XIV), Napoli, Liguori, 1991 (Europa Mediterranea Quaderni,
7), p. 335-336.
23 DEL GRATTA, L’età della dominazione fiorentina, p. 68, 70.
24 TOLAINI, Forma Pisarum, p. 156, 163.
25 Statuti della Università e Studio fiorentino, l. I, rubr. XVII, p. 26-27; cfr. DEL GRATTA, L’età della dominazione fiorentina, p. 52.
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e poi a Firenze, tornato a Pisa nel 1515 e infine sospeso nel 1535. Nel 1515 le Nazioni erano solo cinque, poiché la Marca Anconetana era stata compresa nel Regnum Apuliae26.
L’età medicea
La riapertura dell’Università avvenne nel 1543 sotto il governo e per volontà del duca Cosimo I de’ Medici ed è principalmente da quella data che possediamo gli elenchi delle immatricolazioni27e delle lauree28. Alla riapertura seguì l’emanazione di nuovi statuti, entrati in vigore nel dicembre 1545 e durati fino all’epoca napoleonica. Di essi non ci è però pervenuto il codice originale e l’edizione a stampa curata da Francesco Buonamici un secolo fa, nel 1911, fu condotta su una copia del 1776 gravemente scorretta. All’inizio del XVII secolo, per il deterioramento del registro conservato nella Cancelleria e per i numerosi provvedimenti aggiuntivi che avevano modificato e derogato al corpus originario, le magistrature accademiche sollecitarono una nuova redazione, che si tradusse in una riscrittura ad opera del cancelliere Giuliano Lupi nel 1621.
Da allora scomparve ogni menzione dell’originale, ma sul finire del secolo si manifestò sempre più
acutamente l’esigenza di rintracciarlo29. Danilo Marrara ha pubblicato l’inedito progetto del rettore Scipione Torquato, conservato in originale nell’Archivio di Stato di Pisa, con la data 1545 (pisano) e ha pure dato alle stampe un registro cinquecentesco da lui rinvenuto nel medesimo archivio, contenente la legislazione entrata in vigore sul finire del 1545, non identificabile tuttavia con l’originale30.
Gli statuti si aprono con la rubrica relativa alla nationes, notevolmente moltiplicate rispetto al secolo
precedente. Gli studenti si dividevano in due grandi gruppi, transalpini e cisalpini, a loro volta appunto suddivisi in nazioni, tre per i transalpini (Tedeschi, Spagnoli, Francesi) e ben undici per i cisalpini. Per
i transalpini abbiamo la tedesca (Germania, Polonia e Ungheria), la spagnola (Spagna e Portogallo), la
francese (Gallia transalpina, con Fiandre e Bretagna, Provenza e Narbona). Il gran numero di nazioni cisalpine è spiegato con il fatto che «nostra Academia ex iis fere tota constat, qui huc propter propinquitatem regionum et urbium plurimi confluunt». La quarta era dei siciliani, poi seguivano la piemontese
(Ducato di Savoia, Piemonte, Marchesato del Monferrato, Nizza), quella del Regno di Napoli, la marchigiana (Marca Anconetana Piceno, Ducato di Urbino), quella del dominio veneziano, la lombarda
(Ducato di Milano, Ferrara, Mantova, Parma e Piacenza), la romana (Roma e il Patrimonio, il Ducato
di Camerino, Spoleto, Perugia e l’Umbria escluso Borgo San Sepolcro unito alla Toscana), la ligure (dominio genovese, Corsica e Lunigiana non fiorentina), la romagnola (Bologna e la Romagna compresa
quella fiorentina), la fiorentina comprendente i soli cittadini e abitanti della città di Firenze, la toscana
con tutto il resto della regione31. Fu aggiunta una quindicesima natio, Isole Baleari e Sardegna, da colIvi, p. 54.
Libri matricularum Academiae Pisanae (1543-1737), a cura di RODOLFO DEL GRATTA-MARGHERITA GIUNTA, Pisa, [Università degli Studi di Pisa], 1983.
28 Acta graduum Academiae Pisanae, I (1543-1599), a cura di RODOLFO DEL GRATTA; II (1600-1699), a cura di GIULIANA VOLPI; III (1700-137) - Supplementum ad Acta Academiae Pisanae (1738-1765), a cura di LEONARDO RUTA, Pisa, [Università degli Studi di Pisa], 1977-1980. Per gli anni della dominazione fiorentina VERDE, Lo studio fiorentino 1473-1503, II,
Docenti. Dottorati, p. 468-749.
29 DANILO MARRARA, Gli statuti di Cosimo I, in Storia dell’Università di Pisa, I/2, p. 571-656: 571-573.
30 Ivi, p. 579-645 sono pubblicati affiancati i due testi, il progetto di Torquato e le norme statutarie, seguiti, p. 647-656,
da venticinque documenti relativi agli statuti.
31 Ivi, cap. I, p. 579-580.
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locarsi dopo la francese e prima della siciliana. In seguito furono costituite le nazioni lucchese nel 1559
e di Massa e Carrara nel 164032.
Un’altra innovazione rispetto al secolo precedente riguarda il sigillo, che ora portava su ambedue i lati l’immagine del Serafino:
Volumus etiam quod fiat unum sigillum rotundum, magnitudinis competentis, quod a duobus lateribus
imprimere seu sigillare possit, in quo ab utroque latere incidatur ymago Seraphim, et circa latus maius sint
incisa hec verba UNIVERSITAS STUDII PISANI COSMO EXCELLENTISSIMUM DOMINUM COSMUM MEDICEM RESTAURATAE, a minori vero latere hec tantum sint verba INSIGNIA UNIVERSITATIS STUDII PISANI. Quo sigillo a latere maiori sigillentur tantummodo literae quas Universitas nostra ad Illustrissimum Ducem scripserit; sigillentur quoque dicto latere privilegia et liter[ae] credentiales quas
Rector aut Universitas alicui concesserit. Latere vero minori sigillentur edicte et apodixe a rectore seu Consiliariis emanate33.
Si tratta del già visto Serafino, presente su un lato del sigillo del 1485, e poi, chiamato Cherubino,
rimasto sino ad ora come emblema dell’Università. Stefano Maria Fabbrucci, nelle Adnotationes apposte
nel 1756 agli Statuti, scrive che l’insegna del Cherubino è «ad denotandum ardorem quo in Deum et Sapientiam Academici flagrare presumuntur». Il Cherubino, scrive ancora il Fabbrucci, si trovava dipinto
sulla porta settentrionale della Sapienza, su un piccolo scudo ligneo posto sotto l’immagine della Vergine e sulle mazze d’argento dell’Università:
signum hoc et super lateralem ianuam, nunc occlusam a Boreali parte pictum habetur, at iniuria temporum pene deletum. Conspicuum adhuc est in parvo scuto ligneo, quos subter imaginem Deipare Virginis
prope receptaculum Professorum in Theatro Scholarum suscipitur, et in argenteis baculis insculptum in occasione Processionum Collegialium per Bedellos circumferuntur, humeris superimpositi34.
L’anno accademico, posto sotto la protezione della Vergine Maria, si apriva solennemente per la festa dei santi Simone e Giuda – 28 ottobre – nella cattedrale, ove si riunivano tutti i doctores e i discipuli: la cerimonia iniziava con l’orazione inaugurale «de laudibus scientiarum et ad cohortandum scholares ad illas capessendas», tenuta da uno studente incaricato a ciò dal rettore prima dalle vacanze estive,
con l’eventuale assistenza del professore di lettere latine o greche; seguiva la lettura da parte dei bidelli
dell’elenco delle cattedre e dei loro titolari e dell’orario delle lezioni. La cerimonia terminava con la Messa dello Spirito Santo. Le lezioni iniziavano il 3 novembre35. Per quanto riguarda le festività, erano quelle «ab Ecclesia sub precepto institutis»36, ma finalmente troviamo l’indicazione dei patroni dello Studio,
32 DANILO MARRARA, L’età medicea (1543-1737), in Storia dell’Università di Pisa, I/1, p. 79-187: 110. Sulle nationes cfr.
anche [JACOPO ANTONIO LUPI], Notizie dello Studio di Pisa, ms. fine anni Sessanta secolo XVIII, ARCHIVIO DI STATO DI PISA,
Legato Paganini, n. 1, c. 50r-51r, 41r, 49r, 55v, 66v, 67r. Su questo manoscritto vedi CLORINDA AMANTE SIMONI, Lo Studio
pisano nel Seicento. Aspetti amministrativi e vicende accademiche da un codice inedito dell’Archivio di Stato di Pisa, «Bollettino
Storico Pisano», 53 (1984), p. 187-209.
33 MARRARA, Gli statuti di Cosimo I, cap. XXXIX, p. 610-611. Sui Serafini e le gerarchie angeliche in generale cfr. PSEUDO-DIONYSIUS AREOPAGITA, De coelesti hierarchia, De ecclesiastica hierarchia, De mystica theologia, Epistulae, hrsg. von GÜNTHER HEIL-ADOLF M. RITTER, voll. 2, Berlin-Boston, Walter de Gruyter Gmbh., 2012 (Patristische Texte und Studiein), p.
5-60.
34 ARCHIVIO DI STATO DI PISA, Università, II versamento, A.I.5, Statuta Pisane Universitatis cum notis Stephani Marie Fabbrucci Pisani Professoris Emeriti An. 1758, p. 89.
35 MARRARA, Gli statuti di Cosimo I, cap. XLII, p. 613; cfr. FABRONI, Historia Academiae Pisanae, II, p. 10; MARRARA, L’età
medicea, p. 157.
36 MARRARA, Gli statuti di Cosimo I, cap. XLVII, p. 618.
I santi dell’Università di Pisa
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santa Caterina d’Alessandria e san Nicola37. Il loro culto era da tempo presente a Pisa, in particolare
quello per il vescovo di Mira era radicato sia in città (la chiesa a lui dedicata, posta presso il porto fluviale cittadino, era stata verosimilmente eretta dal marchese Ugo alla fine del X secolo)38 sia nell’ambito
diocesano, ove si contano undici dedicazioni, con riferimento però alla sua funzione di protettore dei naviganti, ma il patronato dei due santi sull’Università appare piuttosto legato a tradizioni accademiche,
nelle quali possiamo considerare il ruolo del citato studio domenicano nel convento di Santa Caterina39,
considerata anche la politica di Cosimo I di deliberata cancellazione delle memorie cittadine. Potremmo pure pensare che, se effettivamente l’Università di Pisa al suo nascere nel XIV secolo si fosse modellata su quella parigina, da quella potesse provenire anche il patronato dei due santi: un’ipotesi suggestiva ma difficilmente dimostrabile.
Per le solennità di Caterina e di Nicola – rispettivamente il 25 novembre e il 6 dicembre – l’intera
Università si riuniva nella chiesa di San Michele in Borgo e di lì si recava processionalmente alle chiese
intitolate ai due santi (Santa Caterina dei Domenicani e San Nicola degli Agostiniani), ove il rettore faceva la consueta offerta e veniva celebrata la Messa40. Stefano Maria Fabbrucci alla metà del XVIII secolo descrive con dovizia di particolari la cerimonia, con speciale attenzione alle precedenze, continua
fonte di controversie. In ciascuna delle due chiese i partecipanti erano ricevuti sulla porta da quattro o
più frati e poi ammessi a baciare la reliquia del santo davanti all’altar maggiore41.
Il ruolo di San Michele in Borgo si rafforzò nel corso del tempo: era l’edificio sacro in cui si celebravano i riti religiosi dell’Università, nella sua sacrestia si riunivano i collegi dottorali e si assegnavano ai
laureandi i punti, ossia i testi sui quali essi dovevano poi riferire42; lì, oltre che nel Palazzo Arcivescovile,
potevano essere conferite le lauree dottorali43.
Significative variazioni al testo statutario furono apportate dalla prassi44. Ancora il Fabbrucci riferisce come la cerimonia inaugurale fosse stata spostata al I novembre, Ognissanti: dalla chiesa di San Michele in Borgo rettore, scolari e docenti si recavano nel Palazzo della Sapienza, nella cui schola magna (l’aula magna) si svolgeva la parte civile della manifestazione, ossia l’orazione pronunciata ora da un professore di lettere umane e la lettura del ruolo, già ad opera del cancelliere e ora dal primo dei nuntii academici. Ci si trasferiva poi nella cattedrale per la messa celebrata dal canonico ebdomadario, alla presenza
dell’arcivescovo:
Ivi, cap. XLVIII, p. 619.
Una tradizione derivante da PAOLO TRONCI, Descrizione delle chiese, monasteri et oratori della città di Pisa (ultimata intorno al 1643), attribuisce ad Ugo la fondazione della chiesa di San Nicola, ARCHIVIO CAPITOLARE DI PISA, ms. C 152, c. 131r;
ed. MARIA CATALDI, Paolo Tronci e la sua descrizione (cc. 1-136), tesi di laurea, Università di Pisa, a.a. 1978-1979, relatore Antonino Caleca, p. 256: benché la prima attestazione della chiesa risalga al 1097, la sua posizione vicino al palatium pubblico
e in un’area ove abbondavano le proprietà fiscali, rende verosimile l’ipotesi della fondazione da parte del marchese, GARZELLA, Pisa com’era, p. 85-87.
39 La chiesa di Santa Caterina d’Alessandria – unico edificio sacro a lei dedicato nell’intera diocesi pisana – fu fondata con
il suo ospedale all’inizio del XIII secolo dalla sarda Maria, vedova di Pietro di Marogna; verso il 1222 vi si stabilirono i Domenicani, che la ricostruirono e la ampliarono: cfr. MAURO RONZANI, L’organizzazione della cura d’anime nella città di Pisa (secoli XII-XIII), in Istituzioni ecclesiastiche della Toscana Medievale, Galatina, Congedo, 1980, p. 35-85: p. 53.
40 MARRARA, Gli statuti di Cosimo I, cap. XLVIII, p. 619; cfr. MARRARA, L’età medicea, p. 158.
41 Statuta Pisane Universitatis cum notis Stephani Marie Fabbrucci, p. 41-45.
42 [MIGLIOROTTO MACCIONI], Osservazioni sopra la giurisdizione e diritti spettanti all’Accademia pisana, ms. terzo quarto
secolo XVIII, Pisa, Biblioteca dell’Istituto di Diritto Romano e Storia del Diritto, p. 272-274.
43 NICOLA CARRANZA, Scritte goliardiche del XVI secolo sulla facciata della chiesa di San Michele in Borgo di Pisa, «Antichità Pisane», 2 (1975), 3, p. 24-28: p. 24.
44 MARRARA, L’età medicea, p. 158.
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Solemnis inchoatio fit et ea que precedere debet inauguralis oratio non amplius in Primatiali Ecclesia, ne
sacris functionibus aliquo sit impedimento, sed convocatis in ecclesia sancti Michaelis in Burgo omnibus
et singulis professoribus, collegialiter ad theatrum scholarum acceditis previis academicis viatoribus et tubicinis, ibique in schola magna, ab eo cui munus incumbit Publico Litterarum professori […] Peracta oratione recitatisque, olim a Cancellario, nunc a primo ex Nuntiis Academicis, recitatisque Professorum omnium Nominibus ac Materiis pro eo anno unicuique assignatis indictoque Prime lectionis publice habende die, ad princeps Templum properatur ubi ab Hebdomadario Canonico, adstante, ut plurimum, Supremo Antistite, Sacrum conficitur45.
Ancora in San Michele il rettore dell’Università all’inizio dell’anno di governo riceveva il solenne
omaggio di tutti i sottoposti alla sua giurisdizione e il giuramento del corpo accademico46, mentre secondo
gli Statuti egli, eletto all’inizio di maggio nel Palazzo Arcivescovile alla presenza dell’arcivescovo o del suo
vicario e del commissario ducale47, «ut tanti magistratus condecens fiat ingressus» avrebbe dovuto ricevere dal precedente rettore, entro otto giorni dall’elezione, le insegne rettorali in cattedrale, alla presenza dell’intera Università, seguita dalla Messa dello Spirito Santo48.
Si può infine osservare che ogni scusa era buona per fare vacanza (in occasione di eventi metereologici quali alluvioni e nevicate ad esempio) e si moltiplicavano gli abusi: in particolare tra il XVII e il
XVIII secolo alle feste dei due protettori dell’Università si aggiunsero abusivamente quelle dei patroni
delle singole nazioni49: a talune di esse fa riferimento un’altra mano settecentesca che opera alcune aggiunte alle più volte citate Adnotationes del Fabbrucci: vengono menzionate le vacanze straordinarie per
i santi Andrea Corsini e Antonino vescovo di Firenze, evidentemente dei Fiorentini, san Frediano (presumo dei Lucchesi), san Giuseppe per i Toscani, san Benedetto, san Francesco da Paola e infine san Torpè per i Pisani50.
I Collegi
Vorrei terminare esaminando un altro aspetto del tema, quello relativo ai collegi e ai loro santi. Anche a
Pisa, analogamente a quanto avveniva nel resto dell’Italia, vennero istituiti collegi per studenti, tra gli anni Quaranta del XVI secolo e l’inizio del successivo51. Il primo fu quello della Sapienza (o Ducale o Cosimo), fondato dal duca Cosimo I nel 1543 per ospitare trentanove toscani52. Esso aveva sede dal 1550
Statuta Pisane Universitatis cum notis Stephani Marie Fabbrucci, p. 94-95.
[MIGLIOROTTO MACCIONI], Osservazioni sopra la giurisdizione, p. 394.
47 MARRARA, Gli statuti di Cosimo I, cap. VII, p. 583-585.
48 Ivi, cap. IX, p. 586.
49 MARRARA, L’età medicea, p. 159.
50 Statuta Pisane Universitatis cum notis Stephani Marie Fabbrucci, p. 41. A queste si aggiungevano un giorno nella seconda settimana di Pasqua «pro iubileo et nundinis», il giorno della benedizione delle bandiere per il Gioco del Ponte e naturalmente il giorno in cui si svolgeva il gioco.
51 Cfr. GIULIANA VOLPI ROSSELLI, Il corpo studentesco, i collegi e le accademie, in Storia dell’Università di Pisa, I, p. 377-468:
414-417 e la bibliografia ivi citata.
52 Su di esso cfr. MARIA CLAUDIA TONIOLO FASCIONE, Aspetti di politica culturale e scolastica nell’età di Cosimo I: l’istituzione del Collegio della Sapienza di Pisa, «Bollettino Storico Pisano», 49 (1980), p. 61-86, che a p. 76-86 ne pubblica i Capitoli et ordinazioni; VOLPI ROSSELLI, Il corpo studentesco, i collegi e le accademie, p. 417-435; cfr. Livorno e Pisa: due città e un territorio nella politica dei medici, Pisa, Nistri-Lischi e Pacini, 1980, p. 511.
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al I piano del Palazzo della Sapienza53, con cappella dedicata a san Cosimo martire in onore del duca54.
Un vitto più ricco era previsto per alcune importanti festività, tra cui quella di san Giovanni, sempre in
riferimento al patrono di Firenze55, e particolare rilievo era riservato alla festa di san Cosimo, il 27 settembre, «con offitio et messa et vespri solenni, invitando almeno dodici sacerdoti»56.
Dal terzo granduca di Toscana, Ferdinando I de’ Medici, fu istituito il 17 dicembre 1593 il Collegio
Ferdinando per trentacinque studenti, mantenuti non dal granduca come per il Collegio della Sapienza
ma da alcuni Comuni toscani (Pistoia, Arezzo, Cortona, Prato, San Miniato, Castel Fiorentino)57. Aperto nel 1595, aveva sede nelle case già dei Familiati in via Santa Maria – ove aveva abitato Bartolo da Sassoferrato – ed era dotato di una cappella dedicata a san Gregorio Magno58 e, caso unico tra i collegi, di
una propria biblioteca59. Agli studenti era fatto obbligo di confessarsi e di recarsi «capitularmente» in cattedrale per comunicarsi – se presenti a Pisa oppure là dove si troveranno – per Natale, Pasqua, la festa
dell’Assunta e per san Gregorio (12 marzo)60.
Gli altri due collegi, di tipo privato, furono fondati dai presuli pisani. Il Collegio Ricci – fino al settembre 2012 sede della Facoltà di Lettere – fu eretto nell’agosto 1568 dall’arcivescovo Giovanni Maria
Ricci (1567-1574), cardinale del titolo di Santa Maria in Trastevere, per ospitare otto studenti della sua
patria, Montepulciano61. Il Collegio Puteano, in piazza dei Cavalieri, fu fondato l’8 dicembre 1604 dall’arcivescovo Carlo Antonio Dal Pozzo (1582-1607), originario di Biella, per sette studenti piemontesi,
provenienti da Biella, Torino e Alba62. Il collegio era posto dal fondatore sotto l’invocazione di san Gerolamo63, santo cui il presule era particolarmente devoto, tanto da avergli dedicato anche la cappella
eretta nel Camposanto. E infatti se agli studenti era fatto obbligo di comunicarsi per Pasqua nella vicina chiesa di San Sisto, negli altri tempi l’obbligo era spostato alla cappella del Camposanto o alla non
lontana chiesa di San Frediano64, anch’essa legata all’arcivescovo che nel 1594 vi aveva installato i Barnabiti.
53 Cfr. COSIMO LOMBARDO, Di un’antica planimetria dello Studio Pisano e del Collegio di Sapienza, «Bollettino Storico Pisano», 11-13 (1942-1944), p. 59-80.
54 TONIOLO FASCIONE, Aspetti di politica culturale e scolastica, p. 76.
55 Ivi, p. 79.
56 Ivi, p. 79, 85.
57 Su di esso cfr. MARIA GRAZIA BIAGI, Gli statuti del Collegio Ferdinando di Pisa in età medicea, «Bollettino Storico Pisano», 49 (1980), p. 87-118, che a p. 106-118 pubblica gli statuti; VOLPI ROSSELLI, Il corpo studentesco, i collegi e le accademie,
p. 435-446; cfr. Livorno e Pisa, p. 511-512.
58 BIAGI, Gli statuti del Collegio Ferdinando, p. 107.
59 Ivi, p. 113-114, ove il granduca stabiliva quali libri vi si dovessero trovare – si elencano testi di teologia, filosofia, medicina, diritto civile e canonico – e come dovessero essere, «coperti di asse e con una catenella attaccata, la qual catenella sia
attaccata alle tavole, o scaffali» onde i libri non si potessero asportare, «et sieno di stampe grandi in foglio».
60 Ivi, p. 114.
61 VOLPI ROSSELLI, Il corpo studentesco, i collegi e le accademie, p. 446-448; cfr. Livorno e Pisa, p. 511.
62 VOLPI ROSSELLI, Il corpo studentesco, i collegi e le accademie, p. 448-450; cfr. Livorno e Pisa, p. 511. Sull’arcivescovo Dal
Pozzo cfr. ENRICO STUMPO, Dal Pozzo Carlo Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXXII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1986, p. 202-204.
63 Collegii Puteani constitutiones, privilegia, fundatio, et dotatio ab illustrissimo et reverendissimo Carolo Antonio Puteo archiepiscopo Pisano, Pisis 1699; ristampato identico Pisis, ex Typographia archiep. apud Rayner. Prosperi, 1822, p. 5.
64 Ivi, p. 34-35.
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Maria Luisa Ceccarelli Lemut
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