ARCHEOCLUB DI SAN SEVERO
33°
ConveGno
naZIonaLe
sulla
Preistoria - Protostoria - Storia
della Daunia
San Severo 10 - 11 novembre 2012
aTTI
a cura di
Armando Gravina
San Severo 2013
GIULIANA MASSIMO*
Scultura di epoca normanna in Capitanata:
un’indagine preliminare
*
Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” - Foggia
La produzione scultorea di committenza o, comunque, di epoca normanna è stata
analizzata in varie aree meridionali: dalla Campania, dove emergono le cattedrali
di Salerno (con l’iscrizione dedicatoria che attesta la committenza di Roberto il
Guiscardo) e di Aversa, alla Basilicata – con la cattedrale di Acerenza e, soprattutto,
con la chiesa abbaziale di Venosa designata dai sovrani normanni come pantheon
dinastico – e alla Puglia con la chiesa di San Benedetto a Brindisi e con Canosa, che
si impone per la presenza del mausoleo di Boemondo1.
La Capitanata, seppure non marginale negli interessi territoriali e politici degli
Altavilla (si pensi all’Honor Montis Sancti Angeli, istituito da Guglielmo II nel 1177
come dote per la moglie Giovanna d’Inghilterra, cfr. PALUMBO 1953, partic. pp. 338340; CIUFFREDA 1982), finora risulta un territorio poco indagato, probabilmente a
causa della scarsa visibilità delle sculture databili al XII secolo. Le mie ricerche
1
Tutti i siti citati sono stati oggetto di numerosi studi, pertanto si richiama solo la bibliografia più recente e significativa, dalla quale sarà agevole risalire ai lavori precedenti. Per
un’introduzione alle problematiche storico-artistiche legate ai Normanni si veda il catalogo della
mostra I NORMANNI; in particolare sulla scultura v. i capitoli dedicati alla Campania, alla Puglia
e alla Basilicata in D’ONOFRIO 2001. Per Salerno: BRACA 2003 e D’ONOFRIO 2007, in particolare
sulla scultura v. PACE 1990 e GANDOLFO 1999, pp. 20-27; Aversa: GANDOLFO 1999, pp. 12-14 e PACE
2002; per Venosa cfr. infra; Acerenza: BELLI D’ELIA, GELAO 1999; Brindisi: BELLI D’ELIA 1990 ed
EAD. 2003, pp. 213-221; Canosa: CRISTIANI TESTI 2003 e BELLI D’ELIA 2003, pp. 102-105.
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Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
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Giuliana Massimo
hanno individuato un gruppo di manufatti scultorei – in questa sede non intendo
fornire bilanci complessivi, il presente contributo vuole indicare un indirizzo per
ulteriori indagini – che, per le caratteristiche morfologiche, può essere annoverato
nel richiamato filone normanno: l’analisi ha preso le mosse dalle sculture del portico
dell’abbazia della Santissima Trinità di Monte Sacro (fig. 1). Il complesso non è ignoto
alla critica ed è stato oggetto di una monografia da parte di Fulloni2, incentrata sugli
scavi archeologici e la ricostruzione delle varie fabbriche, che non ha focalizzato
in maniera puntuale ed esauriente l’analisi della plastica architettonica. Questo mi
ha spinta ad affrontare un’indagine approfondita di quest’ultima perché una sua
corretta contestualizzazione, nell’ambito della produzione scultorea regionale, ha
evidenziato nuove prospettive di studio che coinvolgono anche manufatti inediti.
Non è mia intenzione trattare la storia dell’abbazia, analizzata già da altri studiosi
(PRENCIPE 1952; CORSI 1980 pp. 64-65; PEPE 1981; CORSI 1998, pp. 102-103); per
praticità vorrei solo rammentare che la prima menzione documentaria di una cella
dell’abbazia benedettina di Santa Maria di Calena presso il Monte Sacro ricorre nel
1058: a questa fase corrispondono le tracce archeologiche di una piccola chiesa
mononave, affiancata da una torre campanaria (mantenuta in uso anche nelle fasi
successive)3. Entro il terzo decennio del XII secolo avvenne la trasformazione in
priorato; mentre, nel 1138, è nominata come abbazia (il primo abate fu Urso): la
costruzione del primo nucleo monumentale del complesso è da collocare in questi
anni4.
Il periodo di maggior fulgore fu raggiunto tra pieno XII e XIII secolo, figura
di spicco ne fu l’abate Gregorio (1220-1248)5, che promosse importanti opere
2
Il volume è stato pubblicato nel 2003 in lingua tedesca ed è apparso in traduzione italiana
nel 2006 (v. FULLONI 2006); tali ricerche proseguono il lavoro intrapreso da Springer (se ne
veda il resoconto in SPRINGER, FULLONI 1995).
3
Cfr. FULLONI 2006, pp. 137-140; per una riproduzione della pianta v. schema 1 a p. 357 e
pianta 3, fuori testo.
4
Ibid. p. 67. Parte della critica prospetta, invece, una datazione tra fine XII ed inizi XIII secolo:
cfr. CALÒ MARIANI 1992, pp. LXXIII-LXXIV e PEPE (2002, p. 524), che aggancia i lavori al riconoscimento definitivo dell’indipendenza da Calena, nel 1198. A mio giudizio, tuttavia, bisogna
considerare che la dignità abbaziale era stata già raggiunta entro il 1138 e che sia le sculture
del portico, sia i capitelli della navata, non consentono una datazione così ritardata. Sul complesso di Monte Sacro v., altresì, PEPE 1981; CALÒ MARIANI 1984, pp. 59-60 e 96; EAD. 1991, pp.
72-77; EAD. 1992, pp. LXXII-LXXV; TRIGGIANI 1998; BELLI D’ELIA 2003, p. 257.
5
Personalità di spicco, che viaggiò a Parigi e a Roma, dove allacciò rapporti con esponenti
dell’alta gerarchia ecclesiastica, fu autore del poema didascalico-enciclopedico De hominum
deificatione (v. KINDERMANN 1995 e CHIESA 2003). Esiste un’epigrafe erratica, ora esposta presso il centro visitatori della Foresta Umbra, proveniente dall’abbazia di Monte Sacro: essa,
mutila, è di incerta lettura ma si riferisce, esplicitamente all’abate Gregorio (cfr. FIORENTINO
1979) e cita la fondazione, da parte di questi, di “certas ethereas…”. Difficile dire a cosa si
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
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architettoniche, forse anche a seguito dei danni causati dal sisma del 1223; secondo
la critica risalirebbe a quest’epoca la costruzione del nartece che precede la chiesa
abbaziale (FULLONI 2006, pp. 123-127: partic. 126). Non si può non notare, tuttavia,
che lo stile della plastica architettonica ivi presente non consente una datazione che
travalichi la metà del XII secolo e, pertanto, volendo mantenere tale cronologia per
l’erezione del portico, è necessario ipotizzare che i capitelli siano stati reimpiegati,
evidentemente prelevati da una precedente struttura del complesso monastico.
La chiesa presenta tre navate, scandite da pilastri rettangolari, desinenti in
altrettante absidi; la copertura è totalmente crollata, ma si può ipotizzare che fosse,
inizialmente a capriate lignee, poi sostituita da volte a botte6. Già Bertaux (BERTAUX
1903, p. 685, nota 4) aveva proposto, per la chiesa, una datazione al XII, che trova
giustificazione nella notizia documentaria del conferimento della dignità abbaziale
nel 1138. La collocazione cronologica alta è confermata, a mio modo di vedere, dai
capitelli dei colonnati (fig. 2) che, privi di decorazioni, presentano delle semplici
modanature in maniera analoga ad edifici di area garganica, databili in tale arco
temporale: Sant’Egidio in Pantano (Cfr. MASSIMO 2009, partic. pp. 193-195) e Santa
Maria di Devia7, per fare solo due esempi. Una data significativa che, nel panorama
scultoreo della Capitanata, segna una importante svolta è la consacrazione della
nuova abbaziale di Santa Maria di Pulsano, nel 1177, con l’avvento di una bottega
proveniente dall’Abruzzo, che impone motivi decorativi e tipologie plastiche
destinate ad avere ampia fortuna. Questa considerazione, insieme ad altri motivi
che verranno esposti in prosieguo, tende a confermare, per i capitelli del portico di
Monte Sacro, una datazione non troppo avanzata nel XII secolo.
Nel complesso abbaziale di Monte Sacro, nel corso di varie campagne di scavo,
sono stati recuperati frammenti di plutei e colonnette e un capitello a stampella,
proveniente dal chiostro8, ora esposto presso il Museo del Territorio di Foggia, con
raffigurazioni antropomorfe, da ascrivere ad un periodo più tardo (fine XII-inizi XIII
riferissero questi attributi – aethereus nel lessico del latino tardo medievale aveva mantenuto duplice significato di etereo e aereo (v. FORCELLINI 1864, a. v., t. I, p. 139) –: forse ad un rifacimento delle coperture? O alla ricostruzione del portico d’ingresso? Il giudizio deve essere sospeso a causa della frammentarietà del testo. Tale attività edilizia è da alcuni riferita ad
una ricostruzione di varie fabbriche abbaziali (CALÒ MARIANI 1992, pp. LXXIII-LXXIV), mentre FULLONI (2006, p. 67) la collega ai danni causati dal terremoto del 1223.
6
Ibid., p. 202; per un’analisi delle fasi costruttive v., altresì, pp. 146-147.
7
Cfr. BERTELLI 1998, partic. pp. 57-58 e BELLI D’ELIA 2003, p. 259. La chiesa è nota, principalmente per la ricca veste pittorica, ma tale argomento esula il contenuto del presente contributo.
8
Allo stesso chiostro è stato ricondotto un capitello erratico, ora in collezione privata, decorato con motivi fitomorfi: cfr. CALÒ MARIANI 1984, p. 96, con riproduzione fotografica.
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Giuliana Massimo
secolo) rispetto alla plastica del portico, con la quale non mostrano alcuna affinità9.
Procediamo, quindi, con l’analisi della decorazione plastica del nartece della chiesa:
è necessario premettere che la lettura dei rilievi è compromessa, oltre che dalle lacune,
dal forte degrado della superficie lapidea invasa, peraltro, da muschi e licheni.
Il portale (fig. 3) appare desueto nel panorama regionale, sia per i piedritti e
l’archivolto privi di motivi decorativi, sia per la forma torica di questi ultimi; soltanto
la lunetta è decorata a bassorilievo, con motivi aniconici, mentre il lieve sguancio
esprime, embrionalmente, la ricerca di un effetto monumentale. L’incertezza è acuita
dalla difficoltà di individuare manufatti romanici che non abbiano subito sostanziali
modifiche nel corso dei secoli successivi. L’assenza di architrave sembra comune
ad edifici risalenti al primo romanico, come il portale centrale di San Nicola di Bari,
quello della facciata della cattedrale di Trani10, della facciata di Santa Maria di Devia
e di Sant’Egidio di Pantano, per citare anche due esempi in Capitanata11. Non sono
molti, ivi, i monumenti da poter ricondurre all’XI e iniziale XII secolo: sebbene alle
volte sia nota la fondazione di una chiesa nell’XI secolo è raro che sia giunta a noi
senza subire cambiamenti nel corso della storia. In aggiunta al già richiamato caso
di Devia, sono da menzionare il portale della facciata di San Leonardo di Siponto –
con capitelli privi di decorazione ed un archivolto con motivo a palmette che poggia
in maniera incongrua sul liscio architrave, come se fosse un’aggiunta – e quello
dell’atrio interno della basilica di San Michele a Monte Sant’Angelo che incornicia le
preziose valve bronzee: esso, a prescindere dai capitelli, mostra elementi strutturali
piatti e privi di decorazione12. A Troia, con la cattedrale e la chiesa di San Basilio13,
si affermò, invece, il modello cosiddetto “campano” che ebbe notevole successo e
sviluppi, in tutta la regione, fino all’epoca sveva: l’archivolto lunato inquadra una
lunetta che può essere istoriata ed è separata dai piedritti mediante un architrave
(i vari elementi citati possono essere più o meno decorati), spesso sono presenti
capitelli all’antica o di ispirazione bizantina.
La mancanza di motivi decorativi e il gusto per la successione lievemente
9
Alcuni elementi furono esposti in occasione della mostra FEDERICO II: cfr. le schede 12.3.2,
12.3.5, pp. 511-512; per gli altri v. FULLONI 2006, p. 156 e figg. 101,103, 104, p. 345. Per il capitello figurato (riproduzione fotografica anche in CAPITANATA MEDIEVALE, p. 18) v., altresì, CALÒ
MARIANI 1992, p. LXXIV.
10
Gli studi relativi a questi due edifici sono molteplici pertanto si rimanda alla sintesi fornita
da BELLI D’ELIA 2003, pp. 107-125 e 171-185, con indicazione della bibliografia precedente.
11
Cfr. bibliografia citata alle note 11 e 12.
12
Come per gli altri edifici citati la storiografia critica è copiosa: per praticità si rimanda a
BELLI D’ELIA 2003, pp. 61-69: partic. p. 64 per il portale; per quello di Monte Sant’Angelo v., da
ultima, BERTELLI 2009, p. 329.
13
Per un ragguaglio sulle citate chiese di Troia cfr. BELLI D’ELIA 2003, rispettivamente pp.
71-91 e 250-252.
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
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sguanciata degli archivolti di Monte Sacro, insieme all’utilizzo dell’arco torico, si
discosta da quest’ultima tipologia e ricorda, piuttosto, l’articolazione delle pareti
delle navate centrali delle chiese normanne d’oltralpe (come Bernay, per citare
solo uno degli edifici più noti). Le modanature toriche sono state rapportate anche
alla Borgogn (BERTAUX 1903, p. 685; PEPE 1981, p. 48), ma è doveroso notare che
in tale regione i portali sono molto elaborati e ricchi di sculture anche figurative,
mentre l’assenza di decorazioni si nota, piuttosto, nelle finestre absidali o delle torri
campanarie di vari siti: per fare solo due esempi, si pensi a Sainte-Marie-Madeleine
di Vezelay e a Saint-Germaine di Auxerre.
Il nartece era costituito da tre campate, delle coperture a crociera sopravvive
solo la prima, a sinistra del portale; in un secondo momento le arcate anteriori
sono state tamponate. I capitelli, di forme diverse, si trovano nei punti di scarico
delle arcate e dei costoloni delle crociere e si alternano, senza apparente motivo,
con mensole e capitelli privi di decorazione. Non è chiaro lo schema che ha
portato ad una tale distribuzione degli elementi decorati; è evidente la scelta
programmatica di sistemare i due capitelli di maggiore raffinatezza esecutiva in
corrispondenza del portale della chiesa: va segnalato, inoltre, che questi ultimi
poggiano su una semicolonna – così come l’altro capitello che ricade nella campata
centrale del portico (il quarto è perduto) – a differenza di tutti gli altri elementi
che insistono su paraste. Potrebbe trattarsi di una conferma della natura di pezzi
di reimpiego? È forse possibile postulare che non vi fossero sufficienti elementi
decorati per il nuovo portico e siano stati integrati con manufatti più semplici; in
tal caso sembrerebbe lodevole un intervento volto a non snaturare le sculture
con l’aggiunta di manufatti tipologicamente estranei. A sostegno di tale ipotesi
vi è un’ulteriore considerazione: la forma degli abachi e delle mensole privi di
decorazione è omogenea (parte inferiore con bombatura a toro e parte superiore
costituita da tre cornici aggettanti), mentre gli abachi e le mensole decorati hanno
forma di tronco di piramide rovesciato.
I capitelli erano sembrati un prodotto isolato nel panorama regionale, tanto che ne
era stato proposto il confronto con quelli del deambulatorio dell’incompiuta chiesa
abbaziale della Santissima Trinità di Venosa (BERTAUX 1903, p. 685; PEPE 1981, p.
48; FULLONI 2006, p. 158), a loro volta piuttosto problematici. Questa comparazione,
viceversa, non è mai proposta da chi ha studiato Venosa, probabilmente per la scarsa
visibilità dei manufatti in esame che, evidentemente, sono tuttora poco noti al di fuori
dell’ambito specifico degli studi locali. La datazione dei capitelli venosini è piuttosto
dibattuta, ad ogni modo la maggior parte della critica sembra ormai orientata per una
collocazione alta, tra fine XI e primi del XII secolo14. Nell’economia di un tentativo di
14
Sull’abbazia di Venosa esistono numerosi studi, in questa sede mi limito a segnalare un’antologia di quelli di specifico taglio storico-artistico/architettonico: BOZZONI 1979 e 2007, DE
LACHENAL 1996 e 1998, PACE 1990 (in partic. sui capitelli: pp. 327-328), D’ONOFRIO 1997 e 2001,
pp. 140-146, ACETO 2007, PISTILLI 2010.
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Giuliana Massimo
analisi della scultura normanna della Capitanata appare di non scarso rilievo come
un gruppo di manufatti rapportabile ad un monumento di diretta committenza
normanna abbia tali somiglianze con i capitelli del portico di Monte Sacro (figg.
4-5). È da notare, altresì, che tale gruppo sia a sua volta raffrontabile con tutta una
serie di esempi “normanni” sia in Puglia, sia in Campania: per citarne solo alcuni, si
vedano quello del portico della cattedrale di Carinola, con le foglie piatte desinenti
in una sorta di uncino e quello del deambulatorio della cattedrale di Aversa15, per
la presenza di un alto abaco decorato con un motivo a tralcio schematizzato e,
soprattutto, quello della cripta della cattedrale di Sessa Aurunca, databile al 1113
ca.16, con un doppio registro di carnose foglie arcuate bilobate sormontato da sottili
caulicoli (fig. 6) che, a mio giudizio, è davvero molto simile al capitello di Monte
Sacro. Se non si può parlare di impiego delle medesime maestranze per Venosa
e Monte Sacro, perché le caratteristiche formali non sono del tutto coincidenti, è
evidente il riferimento a un modello comune, a meno che non si voglia postulare la
conoscenza diretta del cantiere venosino da parte del lapicida che eseguì i capitelli
in esame. Questa tipologia di capitello a due zone, con motivi a intreccio vimineo
trova confronti in analoghi manufatti presenti in chiese, spesso di pertinenza
monastica, della Normandia, come è stato evidenziato da Baylé. In questa regione,
nell’ultimo quarto dell’XI secolo, altresì si assiste sia ad una riproduzione di capitelli
desunti dal modello corinzio, declinati secondo una progressiva semplificazione e
schematizzazione formale – a partire da Bernay, fino alla resa delle foglie di acanto
come piatti uncini, nelle abbazie di Caen e nella cripta della cattedrale di Bajeux (fig.
7) – sia allo sviluppo di capitelli completamente ricoperti da motivi geometrici (es.
piano dei matronei di Saint-Etienne a Caen, secondo decennio del XII secolo)17.
Il secondo capitello cui alludo, privo di abaco, non è più in opera; a mio giudizio
il capitello erratico (fig. 8) che presenta identica struttura del calato, con uguali
foglie bilobate potrebbe provenire dal portico e, presumibilmente doveva trovarsi
nella campata centrale, come i tre capitelli tuttora in situ, infatti, mostra un
collarino rotondo, per l’aggancio ad una semicolonna. Nella collezione Sansone
di Mattinata si conserva un abaco frammentario (fig. 9), decorato da un tralcio
sinuoso (per l’analisi del motivo vegetale si rimanda oltre) di sicura provenienza da
15
Per Aversa v. bibliografia cit. alla nota 1, in aggiunta a D’ONOFRIO - PACE 1997, pp. 209-217
(riproduzione fotografica alla fig. 119) e PISTILLI 2010, pp. 400-403; per Carinola: cfr. D’ONOFRIO, PACE 1997, pp. 210-216 (fotografia alla fig. 40) e GANDOLFO 1999, p. 4.
16
La cattedrale di Sessa Aurunca, fondata all’inizio del XII secolo ha conosciuto molteplici fasi edilizie; nella cripta si trovano alcuni capitelli assegnabili a questa prima stagione: cfr.
GANDOLFO 1999, pp. 28-30.
17
BAYLÉ 2001 offre una sintesi della storiografia e delle principali problematiche inerenti alla
scultura della Normandia (in partic. per i suoi rapporti con Venosa v. pp. 41-42).
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
23
Monte Sacro18: per la forma esso richiama strettamente l’abaco del capitello in situ,
tanto che sento di formulare l’ipotesi che esso sia pertinente al suddetto capitello
erratico.
Le foglie carnose e bilobate trovano un significativo riscontro, a mio giudizio,
nell’inedito capitello di semipilastro rinvenuto recentemente a Montecorvino19 (fig.
10). Un capitello del tutto simile a quello in esame, purtroppo perduto, è riprodotto
in alcune vecchie fotografie inserite in una scheda dell’Archivio Fotografico della
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Bari20. Le indagini
archeologiche hanno chiarito l’esistenza di varie fasi architettoniche per la cattedrale
dell’antica Montecorvino; non spetta a me illustrare queste problematiche, in questa
sede interessa solo ricordare che è stata individuata una fase di XII secolo, che
prevedeva vari semipilastri addossati alle pareti d’ambito21: ad essi sembrerebbe
pertinente il capitello in esame, insieme a quello perduto.
Ad un esame più approfondito, tuttavia, risulta che soltanto due dei capitelli
di Monte Sacro declinano la tipologia “venosina” – ossia calato con foglie piatte,
sormontato da abaco decorato con motivi a intreccio vegetale o geometrico – mentre
i restanti capitelli e mensole mostrano motivi decorativi ben radicati nel panorama
regionale (riconoscibili da chi ha una buona dimestichezza con quest’ultimo, spesso
derivante da pazienti sopralluoghi, trattandosi talvolta di siti inediti o malnoti).
Si riscontrano:
1) un motivo a maglie circolari intrecciate (nella lunetta del portale della chiesa
– fig. 11 – e in una mensola erratica, fig. 12) che risulta diffuso sia in area garganica,
si pensi al portale di Sant’Egidio di Pantano (fig. 13), sia in ambito extraregionale:
abbaziale di Venosa, San Giorgio a Petrella Tifernina, per citare soltanto due esempi
meridionali, com’è noto il motivo è presente su tutto il territorio peninsulare22.
2) Un motivo a tralcio con girali circolari che racchiudono foglie a sei lobi (nella
18
DEROSA (1995) ne prospetta, invece, una datazione più tarda, a suo giudizio in relazione
al rifacimento delle fabbriche tra fine XII e inizi del XIII secolo.
19
Il sito è da anni oggetto di periodiche campagne di scavo condotte dall’equipe dell’Università
di Foggia diretta da Pasquale Favia e Roberta Giuliani (che ringrazio per avermi gentilmente
invitata a visitare lo scavo e a studiare questo ed altri reperti ivi rinvenuti).
20
La didascalia reca la fuorviante dicitura “Montefiorentino, presso Lucera”: (cfr. la riproduzione fotografica in CALÒ MARIANI 2008, p. 86) la presenza in tali immagini di un capitello a stampella, tuttora conservato presso il deposito parrocchiale della chiesa matrice di Pietramontecorvino, conferma, insieme al recente ritrovamento, la pertinenza al sito di Montecorvino dei materiali in esame. L’analisi più circostanziata di questi ed altri manufatti provenienti da Montecorvino deve essere rinviata ad altra sede: si rimanda, pertanto, ad uno studio che ho in preparazione.
21
Cfr., da ultimi, FAVIA, GIULIANI, DE VENUTO 2012, con l’indicazione della bibliografia precedente.
22
Cfr. MASSIMO 2009, pp. 193-194, con ulteriore bibliografia.
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Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
24
Giuliana Massimo
porzione esterna del primo mensolone, fig. 14) può essere confrontato utilmente
con gli archivolti delle finestre del campanile della cattedrale di Trani (fig. 15)
che, in epoca pienamente romanica, ripetono motivi già diffusi alla fine dell’Alto
Medioevo23.
3) Un motivo a tralcio ondulato interrotto da nodi, dal centro dei quali fuoriesce
una fogliolina ovata e si dipartono foglie trilobate, alternatamente verso l’alto
e verso il basso; gli elementi sono presenti in una duplice versione, sia lavorati
a solco, sia dalle forme piene (nella parte interna della suddetta mensola, in una
mensola frammentaria in corrispondenza del muro di tompagno – fig. 16 – e nel
citato abaco della collezione Sansone: fig. 9). La presenza del suddetto decoro
su altri elementi ancora in situ sembra essere prova dell’appartenenza dell’abaco
proprio al portico di Monte Sacro: ne scaturisce una datazione contestuale agli altri
manufatti analizzati. Tale motivo è largamente diffuso: si citano soltanto la serie di
frammenti proveniente dalla chiesa di San Pietro a Monte Sant’Angelo (fig. 17), ora
esposta nel Lapidario della basilica micaelica24 ed un pilastrino dell’abbazia di San
Giovanni in lamis25 (fig. 18).
4) Un motivo a intreccio vimineo (in un capitello interno – fig. 19 – e nell’abaco
del capitello “venosino”: fig. 5) molto diffuso, declinato in varianti più o meno
stilizzate: si vedano gli elementi provenienti da San Pietro a Monte Sant’Angelo (fig.
20), ora nel suddetto Lapidario (BERTELLI 2002, schede nn. 400-411, pp. 328-329), del
tutto simili alle cornici tuttora in opera presso l’abside superstite (BERTELLI 2001,
p. 43). Per citare soltanto un esempio al di fuori del contesto garganico, si pensi
all’archivolto del portale laterale di San Benedetto a Brindisi26.
La evocata serie di confronti con manufatti risalenti all’XI-XII secolo, a mio
giudizio, conferma una datazione non troppo avanzata, perché se sono possibili
23
Si veda l’architrave reimpiegato nella cripta della stessa cattedrale: cfr. BERTELLI 2002, n.
470, p. 378, con riproduzione fotografica alla tav. CL.
24
FULLONI (2006, pp. 154-155) ipotizza che questi ultimi provengano da Monte Sacro, mettendone in dubbio – con un ragionamento poco circostanziato e, quindi, poco convincente
– la pertinenza alla chiesa di San Pietro, peraltro, indicata chiaramente da SALVATORE 1980:
schede nn. 52-57, pp. 493-499.
25
Sul manufatto v., da ultima, MASSIMO 2010a, pp. 59-60; per qualche notizia sul potente cenobio garganico cfr. la sintesi fornita da EAD. 2003, pp. 41-43, con l’indicazione della bibliografia precedente. La circostanza che la superficie del tralcio non presenti solchi, secondo BERTELLI (2002, p. 344) è imputabile all’incompiutezza dell’elemento; accogliendo questa interpretazione ne scaturirebbe, anche per l’abaco erratico di Monte Sacro (fig. 9) una simile condizione di non finito? La suggestione che fosse attestato anche un tralcio privo di solchi sembra confermata, a mio modo di vedere, da alcuni dettagli del pavimento musivo della chiesa
abbaziale delle Tremiti (per una riproduzione fotografica v., il recente volume a cura di VASCO ROCCA 2007, pp. 51-52).
26
BELLI D’ELIA 1990, p. 299 e, per un aggiornamento sull’edificio, EAD. 2003, pp. 213-221.
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
25
attardamenti provinciali sembra poco verisimile che l’intero repertorio decorativo
sia incentrato su stilemi pienamente romanici e non mostri alcuna apertura verso
nuove istanze (come, ad esempio, la moda “abruzzese-pulsanese” o i capitelli
con crochet), registrabili, invece, in varie altre fondazioni monastiche di area
garganica.
Se non mancano confronti puntuali con manufatti presenti in edifici di fondazione
o di influenza normanna, non ritengo si possa parlare, per Monte Sacro di una
diretta committenza degli Altavilla; la tesi di Fulloni27, pertanto, sebbene intrigante,
non poggiando su alcuna esplicita fonte non può essere condivisa e, al contrario,
sembra deporre a suo sfavore l’analisi dell’icnografia della chiesa, di chiara matrice
cassinese, con l’impianto longitudinale triabsidato, privo di transetto sporgente.
Gli edifici storicamente legati ad una committenza normanna, prima in Calabria
(abbaziali della Matina e della Santissima Trinità di Mileto) e poi in Basilicata
(abbaziale di Venosa e cattedrale di Acerenza) e in Campania (cattedrale di Aversa)
mostrano, invece, piante desunte da modelli transalpini, presentando coro a cappelle
scalari o deambulatorio a cappelle radiali28. Il recente studio di Pistilli (2010, pp. 396
ss.) amplia il novero delle chiese “normanne” con transetto e coro ad ambulacro,
prospettando una simile soluzione anche per le cattedrali di Melfi e di Bovino. Questa
ipotesi – insieme alla considerazione che, presso le suddette abbaziali fondate da
Roberto il Guiscardo, erano presenti monaci provenienti dall’importante abbazia di
Uticum (Saint-Evroul-sur-Ouche in Normandia), ma non così presso Monte Sacro –,
a mio giudizio, sembra screditare ancor più l’evenienza di una diretta committenza
normanna per il monastero garganico.
Tornando all’analisi dei capitelli del portico di Monte Sacro, si rileva che
appartengono a tre tipologie: la prima (tipo I) è stata già analizzata, indicata come
“venosina” con foglie d’acqua piuttosto stilizzate e abaco con intreccio (fig. 5).
La seconda mostra un capitello figurato con aquile (fig. 21) che si apparenta
a manufatti simili, presenti in altri contesti “normanni”, che traducono in chiave
romanica modelli di origine bizantina (come quello della navata della cattedrale
di Taranto, collocabile alla fine dell’XI secolo, fig. 22). Una datazione non oltre
la metà del XII secolo per il capitello di Monte Sacro sembra confermata, a mio
modo di vedere, dal confronto sia con l’esemplare tarantino, che mostra un
modellato più sintetico, sia con un capitello erratico proveniente da San Clemente
27
FULLONI (2006, p. 57 e 154) ritiene che i cospicui possedimenti di Monte Sacro citati nella
bolla di Adriano IV, nel 1158, non siano frutto di donazioni di singoli fedeli, bensì la dotazione
regia in occasione dell’elevazione abbaziale. La suggestione sembra accolta da BELLI D’ELIA
(2003, p. 257), la quale accenna alla «particolare protezione della monarchia normanna e poi
sveva» che avrebbe determinato l’ascesa del cenobio.
28
Per una sintesi di queste problematiche di storia dell’architettura v. PISTILLI 2010, con la
bibliografia precedente.
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Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
26
Giuliana Massimo
a Casauria, dalla resa ad altorilievo molto aggettante, databile alla seconda metà
del XII secolo29.
La terza deriva dal capitello corinzio antico, con foglie di acanto un po’ più
naturalistiche (fig. 23). La rete dei rimandi può essere allargata anche al di fuori
dell’area garganica; un inedito capitello di riporto (fig. 24), in opera – assieme ad
altri due, che verranno analizzati di seguito – sulla facciata del settecentesco palazzo
Farina30 sito nelle immediate vicinanze della cattedrale di Foggia, trova un puntuale
confronto nel tipo III, marcando il ritorno alle forme corinzie, con i caulicoli ben
evidenziati ed un fiore al centro dell’abaco. A sua volta il manufatto foggiano si
aggancia ad un capitello del colonnato della cattedrale di Troia (fig. 25; databile agli
inizi del XII secolo: ACETO 2002, p. 315), sebbene quest’ultimo, di più fine fattura
mostri esiti più antichizzanti, e agli inediti capitelli del portale della chiesa di San
Marco a Bovino31 (fig. 26). Un inedito capitello di parasta – purtroppo in cattivo stato
di conservazione, sbrecciato in più punti e mancante quasi del tutto dell’abaco –,
reimpiegato nella facciata della moderna chiesa di San Matteo (già San Bernardino)
a San Severo32 (fig. 27), mostra foglie di acanto spinoso, simili a quelle di Bovino.
29
Cfr. AQUILANO 1995, con riproduzione fotografica a p. 534. Un capitello con aquile si trova
anche nella cattedrale di Sessa Aurunca (v. GANDOLFO 1999, p. 29, con riproduzione fotografica alla fig. 55): mi sembra significativo che vi siano ben due rimandi (per l’altro si veda supra), piuttosto precisi, con tale chiesa campana.
30
Nella storiografia locale esso è noto anche come palazzo D’Angiò (cfr. BICCARI, LOCO 1952,
p. 52, che prospettano un’improbabile datazione trecentesca per i capitelli e DE LEO 1986). La
didascalica scheda dell’Atlante del Barocco (DONOFRIO DEL VECCHIO 1996, n. 20, p. 475) è piuttosto ambigua, datando lo stabile al XVIII secolo e segnalando la «originale soluzione angolare con tre sottili colonne sovrapposte»: non v’è cenno ai capitelli, né alla circostanza che siano palesemente di reimpiego. Per un’analisi del palazzo v., altresì, DE LEO 1995, pp. 106-107.
Esso sorge sul sito di un precedente edificio, segnato con la lettera R (= palazzo de’ Branci)
nella pianta della Biblioteca Angelica di Roma; il noto disegno, risalente al 1580 ca., rientra
nel progetto di realizzare un Atlante di città dell’Italia meridionale da parte del cardinale Angelo Rocca: quest’ultimo, sebbene rimasto incompiuto, ha comportato la realizzazione di numerosi disegni con piante e vedute di città. Cfr. SCIARRA, VENDITTI 2005 e SERRAI 2005. Il disegno di Foggia è edito in fac-simile anche da DE TROIA 1988, p. 35, tav. VIII.
31
La chiesa fu costruita nel XII secolo e, più tardi, collegata alla cattedrale: per qualche notizia su San Marco v. BERTELLI 1989, pp.125-126.
32
La prima indicazione della presenza del monastero di San Bernardino ricorre nel 1453;
poche sono le notizie relative alla chiesa, rimaneggiata in vari momenti a partire dai danni patiti a causa di un terremoto nel 1627, fino ad un restauro ottocentesco che ne ha manomesso
la facciata: cfr. BASILE BONSANTE 1988, pp. 398-414.
In opera presso lo stesso portale della chiesa si trova un altro interessante capitello inedito, con una maschera sputaracemi, che sembrerebbe da assegnare all’iniziale XIII secolo ed
esula, pertanto, dal limite cronologico della presente analisi. Non è nota la provenienza dei
due capitelli, ma si rammenta che a San Severo si conservano vari altri frammenti di plastica
architettonica, con ogni probabilità pertinenti alle varie chiese medievali documentate, a volta murati in fabbriche successive: per un resoconto v. MASSIMO 2005.
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
27
Una variante di questa tipologia si segnala all’interno di San Giovanni in tumba a
Monte Sant’Angelo (databile, analogamente agli inizi del XII secolo: ACETO 2002, p.
316), con le volute sostituite dall’accostamento di rigogliose foglie ricadenti da un
unico stelo centrale (fig. 28). Un inedito capitello erratico, di ignota provenienza,
presente nel Museo Diocesano di San Severo può essere raffrontato a quest’ultimo
manufatto, sebbene la sua fattura sia più corsiva, e assegnato utilmente al XII secolo
(fig. 29).
Nel medesimo edificio foggiano, come accennato, si trovano reimpiegati altri
due capitelli (figg. 30-31), del tutto simili tra loro per la tipologia, ma non per lo
stato conservativo (quello superiore mostra delle sbrecciature) che presentano,
come quello già analizzato anche il fusto di una colonnetta, con tutta probabilità,
ugualmente di spoglio. Essi permettono di ampliare la riflessione ad un’altra
tipologia di capitello di derivazione corinzia, diffusa nel XII – ma perdente rispetto
al tipo con foglie carnose dei cantieri abruzzesi-pulsanesi e soppiantata, nel XIII
secolo, dal capitello a crochet –, caratterizzata da un doppio giro di foglie spinose
e sottili caulicoli dalle elici legate, sormontati da una piccola maschera grottesca
(che sostituisce il fiore dell’abaco). Essa si ritrova in alcuni capitelli dell’esterno di
Santa Maria di Siponto33: in particolare, i due reimpiegati per sorreggere il protiro
del portale, a mio giudizio hanno forti punti di tangenza con un capitello erratico
proveniente dall’abbazia di Sant’Ippolito a Monticchio34.
Quale ipotesi si può avanzare circa la provenienza dei tre capitelli foggiani? La
ecclesia Sancte Marie (poi collegiata di Santa Maria Iconavetere) è documentata già
nel 1092; si può pensare ad una pertinenza a questo edificio, in una fase precedente
alla ricostruzione monumentale degli anni settanta del XII secolo? Nel XII secolo, ad
ogni modo, sono attestate altre quattro chiese a Foggia: San Tommaso, Sant’Eleuterio,
San Pietro, Sant’Angelo (MARTIN 1998, pp. 34-35): i capitelli potrebbero appartenere
33
Il monumento, com’è noto, ha una cronologia piuttosto incerta dovuta alle molteplici fasi
costruttive e decorative che lo hanno caratterizzato; all’esterno, in corrispondenza delle arcate cieche sono presenti capitelli assegnabili a momenti diversi, da scalare tra XI e XIII secolo
(cfr. BELLI D’ELIA, D’ELIA 1975, pp. 55-56 e BELLI D’ELIA, GARTON 1975, pp. 56-57). A mio giudizio, sarebbe opportuno analizzare in maniera dettagliata questi manufatti al fine di fare chiarezza su tali cronologie, sembrando poco convincente una collocazione nel XIII secolo per molti
di essi che appaiono, piuttosto assegnabili al XII secolo e rapportabili a tutto un giro di esperienze raffinate e aggiornate su istanze transalpine, che trovano agganci con alcuni dei contesti focalizzati nel presente contributo. Da chiarire è, altresì, il rapporto che intercorre tra i
due capitelli del protiro ed un capitello di marmo erratico, conservato nella cripta, datato (da
BELLI D’ELIA, GARTON 1975, p. 56) all’iniziale XI secolo. La tematica, alquanto complessa, non
può rientrare in questo intervento e deve, pertanto, essere rimandata ad altra sede.
34
Presentato da Schettini 1966 è stato, più di recente, inserito da ACETO (2002, p. 317) in
un contesto di rimandi fra Capitanata (cattedrale di Troia e San Giovanni in tumba a Monte
Sant’Angelo) e Francia, con l’individuazione di precisi rimandi a Cluny e Vezelay.
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Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
28
Giuliana Massimo
ad una di esse, come i conci di archivolto esposti nel Lapidario del Museo Civico di
Foggia, ugualmente di provenienza sconosciuta (MASSIMO 2010b).
Mi piace chiudere questo breve resoconto delle ricerche sulla scultura
del XII secolo in Capitanata con un capitello frammentario (fig. 32, perduto!),
presumibilmente proveniente dalla cattedrale di Foggia che, significativamente
sembrerebbe da ricondurre allo stesso contesto appena delineato: trova, infatti, un
puntuale rimando ad un capitello di San Saturnino a Tolosa (fig. 33; ACETO 2002,
p. 317), a sua volta rapportabile ad uno dei capitelli interni di San Giovanni in
tumba a Monte Sant’Angelo. Esso è visibile (rovesciato) in una vecchia immagine
conservata presso il citato Archivio Fotografico di Bari35, che mostra altri frammenti
scultorei sia medievali (in parte ricollocati in opera presso il portale cosiddetto di
San Martino, in parte perduti), sia moderni36.
35
Io stessa (MASSIMO 2002) avevo pubblicato questa fotografia, ma in tale contributo non
avevo puntualizzato l’analisi del capitello frammentario che, pertanto, appare “inedito”.
36
Per una recente sintesi delle vicende dell’edificio v. MASSIMO 2010c; per i manufatti visibili nella citata fotografia v. EAD. 2002.
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
29
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Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
Fig. 1 – Monte Sacro, Abbazia della Santissima Trinità, veduta del portico di accesso.
33
Fig. 2 – Veduta parziale della navata centrale della chiesa.
Fig. 3 – Portale di accesso alla chiesa.
Fig. 4 – Capitello del portico (tipo I).
Fig. 5 – Venosa, Abbazia della Santissima Trinità,
chiesa incompiuta, capitello del deambulatorio.
ISBN-978-88-96545-47-8
Fig. 6 – Sessa Aurunca, cattedrale, capitello
della cripta.
Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
34
Giuliana Massimo
Fig. 7 – Bajeux, cattedrale, capitello della cripta.
Fig. 8 – Monte Sacro, Abbazia della Santissima Trinità, capitello erratico.
Fig. 9 – Mattinata, Collezione Sansone, abaco
frammentario (da Derosa 1995).
Fig. 10 – Montecorvino, area di scavo della
cattedrale, capitello di semipilastro.
Fig. 11. Monte Sacro, Abbazia della Santissima Trinità, lunetta del portale di ingresso.
Fig. 12. Mensola erratica.
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
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Fig. 14 – Monte Sacro, Abbazia della Santissima Trinità, mensola del portico.
Fig. 13 – Sant’Egidio in Pantano, facciata, portale, partic. da una fotografia di Haseloff (Bildarchiv Arthur Haseloff am Kunsthistorischen
Institut der Universität Kiel, inv. -Nr. 4119).
Fig. 15 – Trani, cattedrale, campanile, partic.
Fig. 16 – Monte Sacro, Abbazia della Santissima
Trinità, mensola frammentaria del portico.
Fig. 17 – Monte Sant’Angelo, Museo Lapidario di San Michele, frammento di cornice da
San Pietro (da Salvatore 1980).
Fig. 18 – San Marco in Lamis, Convento di
San Matteo, Lapidario, pilastrino.
Fig. 19 – Monte Sacro, Abbazia della Santissima Trinità, capitello del portico.
Fig. 20 – Monte Sant’Angelo, Museo Lapidario di San Michele, frammento di cornice da
San Pietro (da Bertelli 2002).
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Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
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Giuliana Massimo
Fig. 21 – Monte Sacro, Abbazia della Santissima Trinità, capitello del portico (tipo II).
Fig. 22 – Taranto, cattedrale, capitello della
navata (da Belli D’Elia 2003).
Fig. 23 – Monte Sacro, Abbazia della Santissima Trinità, capitello del portico (tipo III).
Fig. 24 – Foggia, Palazzo Farina, capitello di
reimpiego (I livello).
Scultura di epoca normanna in Capitanata: un’indagine preliminare
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Fig. 26 – Bovino, San Marco, capitello del
portale.
Fig. 25 – Troia, cattedrale, capitello della navata (da Aceto 2002).
Fig. 28 – Monte Sant’Angelo, San Giovanni
in tumba, capitello interno.
Fig. 27 – San Severo, San Matteo (già San
Bernardino), capitello del portale.
Fig. 29 – San Severo, Museo Diocesano, capitello.
ISBN-978-88-96545-47-8
Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
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Fig. 30 – Foggia, Palazzo Farina, capitello di
reimpiego (II livello).
Fig. 32 – Archivio Fotografico della Soprintendenza BB. AA. PP. di Bari, cattedrale di
Foggia, frammenti scultorei, partic. (da Massimo 2002).
Giuliana Massimo
Fig. 31 – Foggia, Palazzo Farina, capitello di
reimpiego (III livello).
Fig. 33 – Tolosa, San Saturnino, capitello della navata (da Aceto 2002).
333
INDICE
NICOLA CICERALE
Musica lungo le vie della fede. Santuari di Capitanata
nei canti devozionali del Medioevo . . . . . . .
.
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pag.
3
GIULIANA MASSIMO
Scultura di epoca normanna in Capitanata:
un’indagine preliminare . . . . . . . .
.
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»
17
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»
39
Il castello di Vico del Gargano: un’analisi archeologica
e di edilizia storica . . . . . . . . . . . . .
.
.
»
53
Insediamenti rupestri medievali in territorio di Cagnano
Varano (Fg): aspetti della civiltà del “vivere in grotta”
sulle rive del lago di Varano, tra religiosità e sfruttamento
delle risorse del territorio . . . . . . . . . . . .
.
»
67
VINCENZO VALENZANO
Il bestiario del vasaio. Decorazioni zoomorfe
nel Nord della Puglia. . . . . . . . .
MARIA MONACO
FRANCESCO MONACO
GIANFRANCO DE BENEDITTIS
L’insediamento medievale a San Giovanni Maggiore
(Carlantino (FG)): la motta e il castello . . . .
.
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»
87
PIERFRANCESCO RESCIO
Alle origini di Monte Sant’Angelo.
Scavi nella “Casa del Pellegrino” .
.
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»
97
Saggi ed Esplorazioni
nel terriritorio di San Giovanni Rotondo
.
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»
107
.
PIERFRANCESCO RESCIO
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Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
334
ARMANDO GRAVINA
Il gruppo lapideo policromo di Santa Maria
del Monte a Serracapriola: alcune considerazioni
.
.
.
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pag. 121
PASQUALE CORSI
La regina Giovanna I d’Angiò e la chiesa
di San Giovanni Battista in San Severo.
Tradizioni e interpretazioni a confronto . .
.
.
.
.
.
.
»
139
.
.
.
.
.
.
»
163
Merci e mercati della Capitanata medievale:
la testimonianza delle “pratiche di mercatura” .
.
.
.
.
.
»
175
Sculture lignee tra fine Cinquecento e primo Seicento
nella chiesa di Gesù e Maria a Foggia . . . . .
.
.
.
»
189
AMALIA FEDERICO
La Capitanata nell’itinerario di Anselmo
Adorno in Terra Santa (sec. XV) . . . .
NICOLA LORENZO BARILE
RITA MAVELLI
EMANUELE D’ANGELO
L’origine del patronato sanseverese
di san Severo di Napoli . . . . .
.
.
.
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»
207
La “macchina” lignea della SS. Trinità
dello scultore napoletano Arcangelo Testa .
.
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»
219
Due tipologie settecentesche per la copertura
della chiesa di S. Benedetto a Troia: un soffitto
ligneo a tavolato dipinto e un immenso telone .
.
.
.
.
.
»
229
.
.
.
.
.
»
239
Sviluppi della pittura solimenesca a San Severo: le opere
di Alessio D’Elia e Santolo Cirillo. Nuove attribuzioni . .
.
»
257
.
ISABELLA DI LIDDO
MIMMA PASCULLI FERRARA
FRANCESCO CAVALIERE
Itinerari mariani nel Subappennino dauno
.
CHRISTIAN DE LETTERIIS
335
FEDERICA MONTELEONE
San Michele Arcangelo praecursor di Federico II
di Svevia nel dramma storico di Guenther Wachsmuth .
.
.
pag. 283
.
.
.
»
303
.
.
.
»
319
GIOVANNI BORACCESI
La raccolta argentaria del convento di San Matteo
a San Marco in Lamis . . . . . . . . . .
MICHELE FERRI
Uno sconosciuto periodico dell’Ottocento:
“Il Gargano” di Cagnano Varano . . .
ISBN-978-88-96545-47-8
.
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Atti – 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2012.
Finito di stampare nel mese di settembre 2013 presso Centro Grafico S.r.l. - Foggia – www.centrograficofoggia.it