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2016, Campanotto, Udine
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Il rapporto tra linguaggio e realtà, tra scrittura e mondo, è oggi più che mai mediato da un uso massivo della tecnologia. Questa mediazione, così nutriente e vitale, non è tuttavia risolutiva di quei conflitti e di quelle difficoltà del rapporto tra il linguaggio, la scrittura e il mondo variamente messi in luce e indagati nel corso del Novecento da filosofi anche molto diversi come Wittgenstein, Foucault o Lyotard. In oltre trent'anni di fervida attività, il bolognese Gian Paolo Roffi ha studiato la problematicità di questo rapporto superando la riflessione estetica e sintetizzandola nella prassi artistica. Nasce così la "schizografia", una forma di scrittura verbo-visiva geometrizzante incentrata su tagli, scissioni e segmentazioni, metafore di quelle inevitabili crepe che spesso si generano tra le parole e le cose. Ai medesimi presupposti sono da ricondursi anche gli esperimenti voco-elettronici di Roffi, incentrati su ripetizioni lessicali e sintagmatiche ai limiti dell'ossessione, così come i suoi oggetti rivestiti di grafemi: libri, maschere, violini e stoviglie, "cose non dette" che, nella fantasia del poeta, si trasformano e assumono nuovi significati e nuovo valore estetico.
2021
La presenza della formula matematica risulta un elemento costante nella letteratura landolfiana. Quali sono le diverse modalità con le quali questa scienza influenza le opere? Carlo Bo aveva appurato definitivamente la relazione che si stabilisce tra il gioco (da cui era notoriamente dipendente l’autore) e la letteratura per Tommaso Landolfi, affermando che la necessità di scrivere deriva all’autore proprio da un desiderio di causalità da opporre alla casualità del gioco e della vita. Al gioco casuale Landolfi cerca di opporre dunque un gioco più logico, basato su formule da afferrare e combinare. La creazione letteraria appare così una sfida al caso, ordita con ingredienti e formule che quanto più si fanno precisi, tanto meno riescono davvero a garantire delle soluzioni univoche.
L a figura di Antonio Maria Viani, poliedrico artista e prefetto delle fabbri-che gonzaghesche dal 595 al 630, è stata molto rivalutata dagli studi degli ultimi decenni, in particolare con la rivelazione delle sue straordinarie doti di disegnatore, in seguito al ritrovamento di un album di disegni nella Repubblica Ceca, a Teplice. L'artista, cremonese di nascita e di formazione, lavorò alcuni anni a Monaco di Baviera, a fianco di Friedrich Sustris, e nel 592 giunse a Mantova, dove presto divenne il regista dell'arte di corte per oltre un trentennio. Pur non essendo nota la data precisa della sua morte, essa cade con certezza nel 630, in coincidenza del Sacco e della peste che funestarono la città. Infatti, se il 3 aprile di quell'anno il Viani risulta sicuramente in vita, in data 2 luglio 630 viene rogato il testamento del «signor Alberto figliolo che fu del quondam Anton Maria Vianini» . Desidero presentare alcune proposte per l'attività dell'artista a Mantova, attribuendogli una piccola tela e alcuni disegni e individuando la sua collabo-razione in un interessante affresco che riveste la volta di un salone nel palazzo mantovano che fu della famiglia Arrigoni. Va detto che dall'ultimo profilo completo sull'artista, risalente al 998 2 , numerose proposte attributive sono emerse in suo favore, senza che per altro sia stata fatta chiarezza su alcuni punti ancora oscuri della sua carriera (soprattutto riguardo ai primi anni). Di tutto ciò e del vasto ma eterogeneo catalogo dell'artista mi riservo di dare conto in un'occasione futura. Poco o nulla noti sono gli anni di formazione, trascorsi sotto l'egida di Giu-lio Campi; è stato recentissimamente affermato che il Viani giunse a Monaco da Firenze, dove sarebbe stato alcuni anni al seguito di Peter Candid 3 ; questa asserzione si poggia su una proposta formulata da Zottmann nel 90, priva però di sostegno documentario (e forse anche di nerbo) 4. Dopo alcuni anni spesi in Baviera, a stretto contatto soprattutto col Sustris, il Viani arrivò a Mantova nel 592, portando con sé uno stile quanto mai legato al tardo Manierismo mitteleuropeo. Nel 595 divenne prefetto delle fabbriche, al posto di un altro cremonese, Giuseppe Dattari, e tra i suoi primi lavori se ne deve annoverare uno di cui solo ora emerge traccia documentaria, ma che dobbiamo considerare irrimediabilmente perduto. Il 3 maggio 596 Fermo Porri, «uno de' signori del Ducal Maestrato di Mantoa», dettava il suo testamento, col quale dichiarava di voler essere sepolto nella chiesa di San Marco e aggiungeva: . Anton Maria Viani, Padre Eterno. Mantova, chiesa dei Santi Simone e Giuda (in deposito presso la basilica di Sant'Andrea).
"La Quadriennale di Roma. Da Ente autonomo a Fondazione" di Lýdia Pribišová postmedia books 2017 isbn 9788874901968
«Aesthetica Preprint», n. 113, 2020
coordinamento redazione: Leonardo Distaso (Università degli Studi di Napoli Federico II) segreteria di redazione: Giacomo Fronzi (Università del Salento), Lisa Giombini (Università degli Studi Roma Tre), Leonardo Monetti Lenner (Università degli Studi
2019
In this article, the objective is to retrace the Dahrendorf’s analysis of the relationship between inequality, life chances and social policy. Dahrendorf’s way of conceiving social policy, functional to the expansion of life chances, constitutes, in fact, an original approach to the question of social inequality in terms not only of analytics but also of social and political governance. He considers the problem of inequality in the 21st century a matter of entitlements, not merely of available wealth. To propose the actualization of the Dahrendorf’s theory, we focus on the minimum basic income and the issue of civil rights of citizenship on a transnational/global scale. The conclusions discuss the hypothesis that the expansion of life chances requires a new social policy based on a long-term perspective, the reference to values of solidarity, linked to the ethics of public service, and requires a democratic institutional framework anchored in the rule of law.
1. Per una buona parte del secolo scorso (direi almeno fino agli anni '50 compresi) era normale che chi si occupava professionalmente di filosofia non solo esponesse le proprie personali concezioni intreccian-dole strettamente con momenti e personaggi notevoli della storia del pensiero, ma anche si dedicasse alla ricostruzione storiografica in quanto tale, producendo monografie di ampio respiro senza partico-lari vincoli di specializzazione. Gli esempi che potrei citare, anche solo nel contesto "milanese" al quale lo stesso Banfi appartiene, sono nu-merosi: basti qui il solo esempio di Mario Dal Pra, che pur essendo accreditato di un suo personale indirizzo "teoretico" (il cosiddetto "trascendentalismo della prassi"), si occupò, con monografie dedicate, di tutti i classici "quattro tempi" della storia del pensiero occidentale (antico, medievale, moderno e contemporaneo). È troppo facile osser-vare che la crescente specializzazione degli studi e l'aumento esponen-ziale della bibliografia hanno fatto diventare questa impresa, e non da ieri, praticamente impossibile; almeno per chi voglia evitare l'accusa di superficialità. È però anche opportuno dire, a mio avviso, che in questo modo di fare filosofia c'è qualcosa che meriterebbe di essere salvato, e che invece oggigiorno rischia progressivamente di svanire, ossia il costante e costruttivo confronto della filosofia con la sua storia e con la sua tradizione. Anche qui, come sempre, le posizioni estreme non sono consigliabili. Il privilegiamento dell'approccio storico rischia facilmente di trasformarsi in "storicismo", e dunque suggerire un me-todo di indagine che passa attraverso categorie al tempo stesso troppo ampie e troppo vaghe (un difetto, come cercherò di mostrare, da cui non è immune lo stesso Banfi). D'altra parte è difficile non apprezzare,
Strenna piacentina 2013, 2013
Le pagine di questa rivista hanno ospitato a più riprese interventi sulla pittrice milanese Margherita Volò che, dopo aver sposato il cremonese Ludovico Caffi, ne assunse il cognome con il quale è passata alla storia ed è comunemente nota. Il motivo di tanto interesse nasce dalla permanenza in città dei due coniugi e dalla nutrita presenza delle loro opere negli inventari sei-sette-ottocenteschi di molte raccolte piacentine 1 .
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The Gospel of John: A Restoration of the Intended Original Version with a Translation and Commentaries, 2025
Journal of Language and Literature
Journal of Cold War Studies, 2021
Defence Strategic Communications, 2020
Материалы по археологии, истории и этнографии Таврии. Симферополь, 2023. Вып. XXVIII. С. 323-336 , 2023
arXiv (Cornell University), 2023
A TECNOLOGIA ESPACIAL NAS FORÇAS ARMADAS PORTUGUESAS: PRESENTE E TENDÊNCIAS - SPATIAL TECHNOLOGY IN PORTUGUESE ARMED FORCES: PRESENT AND TRENDS, 2015
Instantes y azares. Escrituras nietzscheanas, 2018
African Population Studies, 2014
Composites and Advanced Materials, 2021
The American Journal of Human Genetics, 2014
Cardiovascular Diabetology, 2009
Biochemistry Research International, 2020
Open Journal of Acoustics, 2013