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La Chiesa in armi

Relazione elaborata nel corso degli studi per la Laurea Magistrale in Storia e Società nella quale si esamina un aspetto della Controriforma, o Riforma Cattolica, che è propriamente quello dell'Inquisizione. Entro il limite massimo di pagine consentito, si è cercato di dare una visione complessiva del problema dell'Inquisizione Romana.

Università degli Studi di Cagliari Corso di Laurea Magistrale in Storia e Società Relazione sul tema: “La Chiesa in armi” Studente: Fabio Manuel Serra, matr. N°20/44/6**** A fronte della Riforma protestante, che progressivamente aveva portato la Latinità cristiana alla perdita della sua unitarietà originale nella forma trovata dopo il Grande Scisma del 1054, la Chiesa cattolica si trovò costretta a riorganizzarsi. La perdita diretta del controllo della vita religiosa sui fedeli di buona parte del Sacro Romano Impero1, ma anche dell'Inghilterra, aveva rappresentato certamente la più grande sconfitta che la il papato avesse mai subito. Il potere divino che i pontefici pretendevano di esercitare per concessione di Dio, in effetti, si era rivelato effimero al punto tale che con sole 95 tesi un monaco tedesco lo aveva frantumato. La credibilità della Chiesa stessa era stata messa in profonda discussione già da tempo immemore, ma ormai non si poteva più rimandare l'adozione di una linea dura. Lo scontro ferreo che si verificò tra protestanti e cattolici, soprattutto, aveva come tema centrale il richiamarsi alla Chiesa delle origini: ciascuna delle due fazioni, infatti, rinfacciava all'altra di non essere depositaria del messaggio originale di Gesù, ma di averlo profondamente innovato e modificato a proprio uso e consumo 2. La richiesta che giungeva dallo stesso Martin Lutero al papa era quella della convocazione di un concilio che potesse essere segno di apertura verso tutta la cristianità. Anche l'imperatore Carlo V premeva perché si giungesse all'apertura di lavori conciliari, per poter così affrontare le questioni di fede e risolvere la diatriba. Ma a Clemente VII la cosa spaventava: già nel XV secolo, infatti, si era giunti all'affermazione che l'autorità conciliare era superiore a quella papale, e inoltre il succitato papa era figlio naturale di Giuliano de' Medici, e questo costituiva una irregolarità canonica. Temendo quindi di essere deposto, ignorò ogni richiesta in tal senso, e così la situazione peggiorò ulteriormente3. Inoltre, il sacco di Roma operato dai lanzichenecchi nel 1527 era stato visto dai protestanti come la punizione di Dio per coloro che non ne rispettavano i dettami evangelici, e dunque ecco che la propaganda riformista aveva sempre più maggior vigore4. Solo con Paolo III Farnese (1534 – 1549), infine, si ebbero i primi significativi tentativi di reazione alla Riforma. La storiografia di stampo cattolico parla per questa fase storica di Riforma cattolica, mentre la storiografia di stampo protestante la definisce Controriforma, sottolineando così un nesso di causalità tra gli eventi iniziati in Germania nel 1517 e le successive azioni della Chiesa che furono messe in opera proprio a partire da Paolo III. Questi, infatti, convocò nel 1536 una commissione di 1 2 3 4 1 Impero, che come il nome ricorda, nasceva come sacro, per diretta incoronazione da parte del papa del nuovo imperatore, e questo, se possibile, rendeva ancora più inaccettabile l'accaduto. Cfr. A. PROSPERI, Dalla Peste Nera alla guerra dei Trent'anni, Torino 2000, pag. 237. Cfr. A. PROSPERI, Dalla Peste Nera alla guerra dei Trent'anni, cit., pag. 241. Cfr. A. PROSPERI, Dalla Peste Nera alla guerra dei Trent'anni, cit., pag. 240. cardinali per una riforma morale del clero, ormai resasi necessaria. Ciononostante, anche se alcuni alti prelati si dimostrarono favorevoli a una riconciliazione con i protestanti in occasione della Dieta di Ratisbona, convocata da Carlo V nel 1541, la commissione non portò ad alcun risultato concreto; così il papa, con la bolla Licet ab initio, istituì il Santo Uffizio dell'Inquisizione universale, con lo scopo di rimettere in moto la macchina inquisitoriale di origine medievale5. Tale istituzione traeva le mosse da un passo evangelico: «Si autem peccaverit in te frater tuus, vade et corripe eum inter te et ipsum solum. Si te audierit, lucratus eris fratrem tuum. Si autem te non audierit, adhibe tecum adhuc unum vel duos, ut in ore duorum vel trium testium stet omne verbum. Quod si non audierit eos, dic ecclesiae. Si autem ecclesiam non audierit, sit tibi sicut ethnicus et publicanus»6 (Mt 18, 15 – 17). Sostanzialmente, quella che il Vangelo presenta come correzione fraterna, viene interpretata al punto che è lecito “saltare” i primi due passaggi, ossia la correzione individuale e, in caso di reticenza, la correzione con altri due fratelli, e si giunge direttamente dinanzi all'assemblea, all'ecclesia, che però qui ha il potere non di correggere, ma di giudicare e, in caso di ulteriore reticenza, di abbandonare al braccio secolare. L'Inquisizione, nata dunque tra il 1180 e il 1123 7, divenne, secondo la definizione del teologo Natale Benazzi e del giurista Matteo D'Amico instrumentum regni tanto nel Quattrocento (in Spagna), quanto soprattutto nel Cinquecento, alimentando una logica del terrore 8. Paolo III, con la sua bolla sopra ricordata, evidenziava come, non essendo ancora potuti iniziare i lavori del concilio 9, non potendo egli da solo risolvere le eresie, affidava ai cardinali Giovanni Pietro Carafa, Juan Toledo, Pier Paolo Parisio, Bartolomeo Guidiccioni, Dionisio Laurerio e Tommaso Badia il ruolo di Commissari e Inquisitori Generali, col compito di giudicare in materia di fede, e conferendo loro il diritto di chiedere la collaborazione dell'Ordinario diocesano, di nominare loro sottoposti afferenti a un qualsiasi ordine religioso, finanche di chiedere l'intervento del braccio secolare al fine di estirpare definitivamente la “eretica pravità”10. Quanto l'Inquisizione del tempo pose in opera (denominata dal Cammilleri Inquisizione Romana, per distinguerla da quelle dei periodi precedenti11) fu una rivisitazione inasprita dei metodi già coniati nel medioevo per mantenere il controllo delle coscienze. Il Manuale dell'inquisitore, scritto nel 1376 da Fra' Nicolau Eymerich O.P., fu infatti emendato dal doctor in utroque iure Francisco Peña (1540 – 1612), e insieme alle altre opere del giurista divenne una delle linee guida per tutti gli 5 6 7 Cfr. A. DESIDERI, G. CODOVINI, Storia e Storiografia plus, 1B, Messina 2015, pag. 275. Testo tratto da A. MERK, Novum Testamentum Graece et Latine, Roma 199211, pagg. 60 – 61. Cfr. N. BENAZZI, M. D'AMICO, Il Libro Nero dell'Inquisizione, La ricostruzione dei grandi processi, Casale Monferrato 20005, pag. 8. 8 Cfr. N. BENAZZI, M. D'AMICO, Il Libro Nero dell'Inquisizione, cit., pagg. 10 e segg.. 9 Che già il pontefice aveva finalmente deciso di convocare, ma che prenderà le mosse solo tre anni dopo, nel 1545. 10 Cfr. il testo della bolla riportato in A. DESIDERI, G. CODOVINI, Storia e Storiografia plus, 1B, Messina 2015, pag. 289. 11 Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, Vademecum medievale ad uso degli inquisitori, A.D.1376, R. CAMMILLERI (ED.), Casale Monferrato 20004, pag. 17. 2 inquisitori del tardo Cinquecento e del Seicento12. Esaminando questo importante documento storico è possibile, dunque, ricostruire con estrema precisione i metodi di lavoro di questi spietati esponenti del clero della prima età moderna. Come principale aspetto, avendo per oggetto l'eresia, il manuale sopra ricordato dà una definizione di quali siano gli eretici, cioè indica chi bisogna colpire. È interessante notare come questa definizione non abbia avuto bisogno d'essere emendata dal Peña, in quanto già soddisfacente sin già dal 1376. Sono dunque eretici:  tutti gli scomunicati;  tutti i simoniaci;  chiunque si opponga alla Chiesa romana e ne contesti la dignità ricevuta da Dio;  chiunque commetta errori nella spiegazione della Scrittura (ovvero ne contesti l'interpretazione del Magistero cattolico);  tutti coloro che creano una nuova setta o aderiscono ad essa;  coloro che non accettano la dottrina della Chiesa in materia di sacramenti;  chiunque abbia opinioni diverse rispetto alla Chiesa in materia di articoli di fede;  chiunque dubiti della fede13. Su questa base, dunque, è identificato come perseguibile chiunque non si sottometta ad ogni singolo dettame della Chiesa, che così rivendicava il diritto di controllo delle coscienze. Gli eretici venivano divisi in tre categorie: impenitenti, pentiti e relapsi, dunque coloro che nel primo caso non abiuravano le accuse loro mosse, nel secondo coloro che abiuravano e si sottomettevano alle pene stabilite dall'Inquisizione, e nel terzo coloro che, pur avendo abiurato, ricadevano nell'eresia 14. Peña, emendando l'articolo del manuale, specifica che ai relapsi è concesso un tempo di grazia entro il quale possono abiurare pubblicamente, se si presentano spontaneamente all'inquisitore; la loro abiura sarà pubblica, ma la pena inflitta rimarrà segreta. Chi invece non si presenterà durante il tempo di grazia sarà trattato con maggior rigore 15. La Chiesa, per garantire il massimo controllo sull'eresia, ma anche per impedire la fuga o la latitanza agli eretici, considerava come potenziali colpevoli anche coloro che li ospitavano; si distingueva, però, da chi ospitava una o due volte un eretico, garantendogli una presunzione di innocenza, da chi invece lo ospitava o accoglieva frequentemente. Questi ultimi, infatti, erano da considerare colpevoli e cadevano automaticamente sotto scomunica16. Peña aggiunge che coloro che vengono colpiti da scomunica in quella circostanza, se per un anno restano scomunicati, sono esiliati a vita dalla comunità e i loro beni sono confiscati17. Il sistema di controllo dell'inquisizione andava addirittura a colpire quelli che vengono chiamati diffamati d'eresia. Se per la nostra percezione del Diritto la 12 13 14 15 16 17 3 Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pag. 20. Questo elenco è parafrasato dall'originale contenuto in N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pag. 31. Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pag. 49. Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pag. 50. Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pagg. 86 – 87. Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pag. 87. diffamazione è un reato che si subisce, per gli inquisitori essere diffamato diventa una colpa. Chiunque è in tale condizione, infatti, nel medioevo veniva colpito da una pena canonica e, in caso di rifiuto, veniva scomunicato; ma in età moderna la cosa si aggrava, e Peña spiega che se c'è diffamazione c'è un procedimento, soprattutto se si può contare sulla semplice deposizione di due testimoni onesti18. Stabilite queste premesse, si giunge dunque al processo vero e proprio. L'inquisitore poteva istruire un processo sulla base di un'accusa, di una delazione o di un'inchiesta. La differenza tra accusa e delazione sta nel fatto che colui che denunciava all'inquisitore un personaggio poteva scegliere di divenirne anche pubblico accusatore (ma accettando di sottomettersi alla legge del taglione), oppure rimanere un anonimo delatore19. Una volta che l'accusato veniva tradotto in tribunale, iniziava un interrogatorio subdolo: è infatti specificato nel manuale che l'inquisitore doveva iniziare con domande generiche sulle origini e sulla famiglia, per giungere poi a chiedere se l'accusato fosse a conoscenza di questa o quella questione di fede, nascondendo in esse le accuse mossegli. Dunque, chi veniva arrestato, non aveva idea del perché. E da quel momento era necessario che l'inquisitore annotasse le risposte e facesse in modo di cogliere eventuali contraddizioni o anche parziali affermazioni dell'eresia20. Al termine del lungo procedimento di istruzione del processo, l'inquisitore giungeva alla pronunzia della sentenza. Le possibilità per l'accusato erano diverse:  assoluzione;  colpevole di essere diffamato d'eresia;  meritevole d'essere sottoposto a tortura;  sospettato d'eresia, in diversi gradi (debolmente, fortemente, gravemente);  accettare l'abiura, purché non si tratti di un relapso;  è relapso, secondo svariati casi (che per brevità tralascerò);  è un eretico impenitente o in fuga21. Normalmente la condanna consisteva nell'abiura e nelle pene canoniche o, per i casi gravi, nell'abiura e nella carcerazione a vita o, in caso di mancanza di abiura o di ricaduta nell'eresia, l'accusato veniva abbandonato al braccio secolare, espressione eufemistica per dire che veniva condannato a morte per rogo sulla pubblica piazza. L'inquisizione, dunque, era un mezzo tremendo per estirpare anche fisicamente l'eresia, ed è la più concreta espressione della Chiesa in armi, nel vero senso del termine. Ma un altro aspetto non secondario dell'inquisizione è stata anche l'applicazione della censura preventiva alla circolazione dei libri che potevano contenere un affermazioni eretiche. A partire dal 13 luglio 1543, infatti, il Santo Uffizio affermò la priorità della lotta contro il libro eretico, puntando a negarne la 18 Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pagg. 104 – 105. 19 Naturalmente imporre la legge del taglione serviva a scoraggiare che il delatore divenisse anche accusatore. Era facile, infatti, essere così sottoposti a inquisizione anche per sola denuncia, e quindi si lasciava l'onere di essere pubblica accusa allo stesso inquisitore, che era anche giudice. Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pag. 132. 20 Cfr. N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pagg. 141 – 142. 21 Questo elenco è parafrasato dall'originale contenuto in N. EYMERICH, Manuale dell'inquisitore, cit., pag. 190. 4 pubblicazione o facendo sì che se ne possano pubblicare solo alcune parti. Non tutti gli stati accolsero con favore la censura, e ad esempio la Francia e Venezia la mantennero come esclusiva dell'autorità civile, negando la giurisdizione canonica. Questo conflitto caratterizzò l'ancien régime, e alimentò continue trattative tra le parti22. Altro aspetto non secondario fu l'assimilazione della Donna alla figura della strega, con l'istruzione di una serie di processi dalla metà del Cinquecento e nel primo Seicento23. Si tendeva, il più delle volte, ad interpretare pratiche di origine contadina, come il ciclo dell'agricoltura, con conoscenze antichissime di derivazione popolare, come vere e proprie opere di devozione al diavolo. Le donne, ad esempio, erano accusate di poter uccidere gli uomini trasmutandosi in animali con l'aiuto dei demoni, e il conoscere la volta celeste e le costellazioni era considerata una prova della collusione con le forze del male24. Le presunte streghe venivano incarcerate con metodi speciali, al punto tale che era consigliabile ispezionare in tutte le sue parti la cella, compreso il soffitto, per evitare che la presunta strega ivi potesse trovare oggetti per operare incantesimi e fuggire25. Frattanto, con Pio IV Medici (1559 – 1565) il Concilio di Treno giungeva alla conclusione nel 1563, e la Chiesa ne usciva rafforzata politicamente e garantita teologicamente, con una sostanziale riaffermazione dei principi che l'avevano fino ad allora caratterizzata, ma con una maggiore moralizzazione del clero26. 22 Cfr. A. DESIDERI, G. CODOVINI, Storia e Storiografia plus, cit., pagg. 291 – 292. 23 Tutto questo si ebbe sia in ambito cattolico che protestante. Cfr. Cfr. A. DESIDERI, G. CODOVINI, Storia e Storiografia plus, cit., pag. 281. 24 Cfr. Malleus maleficaru, De lamiis et strigibus, et sagiis, aliisque magis et daemoniacis, eorumque arte, et potestate et poena, Francoforte 1588, pagg. 23 – 24. 25 Cfr. Malleus maleficarum, cit., pag 528. 26 Cfr. A. PROSPERI, Dalla Peste Nera alla guerra dei Trent'anni, cit., pag. 250. 5