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2011
1. "Tra la Beneventum classica e quella elevata a capitale del ducato longobardo, la città tardoantica è di fatto sconosciuta, sia per lo scarso apporto delle fonti letterarie, insufficiente sia quantitativamente che qualitativamente, sia per l'assoluta assenza finora riscontrata di evidenze monumentali" 1 : queste le mie parole nella introduzione alla pars beneventana dell'VIII volume delle Inscriptiones Christianae Italiae, apparso nel 1993. Dopo solo pochi anni il quadro delle ricerche sulla Benevento tardoantica iniziava a mutare in positivo, a giudicare dall'intervento di G. tocco sciaRelli, allora Soprintendente per le province di Salerno, Avellino e Benevento al XXXVIII Convegno di Studi di Taranto nel 1998, incentrato sui territori della Magna Grecia in età tardoantica 2 . Nel medesimo anno, in una efficace sintesi presentata alle VI Giornate di studio sull'età romanobarbarica tenutesi a Benevento, M. Rotili evidenziava i primi risultati -nel senso di revisioni e riletture delle cronologie -dell'attività di ricerche archeologiche mirate anche al periodo precedente l'arrivo dei Longobardi 3 . Le indagini sono continuate per tutto il decennio successivo 4 . Nel 2006 infine è apparsa, curata dal medesimo M. Rotili, una monografia a più voci incentrata proprio sulla Benevento tardoantica: a dire dello studioso, a questo periodo -e non alla fase della presa longobarda della fine del secolo VI -devono essere attribuiti rilevanti mutamenti nel tessuto romano della città e nel suo immediato suburbio 5 . Prove di attività di restauri e modifiche urbanistiche durante i secoli IV e V erano già date da alcuni documenti epigrafici nei quali si ricordano ripristini di edifici pubblici o il recupero di opere d'arte da parte della locale classe dirigente, probabilmente in conseguenza di eventi sismici 6 , anche in linea con quanto testimoniato dalla nota lettera di Simmaco del 375 7 . * Dipartimento di Studi classici e cristiani -Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" (Italia). 1 ICI VIII: Regio II. Hirpini (intr. ediz. e comm. a cura di A. E. felle). Bari 1993, 17. Su altri documenti epigrafici postclassici beneventani vedi A. E. felle, Rinvenimenti dimenticati nella cattedrale di Benevento: note epigrafiche e iconologiche. RivAC 70 (1994) 247 -269; id., Tra l'epigrafe classica e l'iscrizione medievale: alcune note sulla produzione epigrafica cristiana di Benevento. In: Incontri di popoli e culture tra V e IX secolo. Atti delle V Giornate di Studio sull'età romanobarbarica (Benevento, 9 -11 giugno 1997). Benevento 1998, 155 -166. Lo iato risultava evidente nella stessa intitolazione della sintesi di M. Rotili, Benevento romana e longobarda. Napoli -Ercolano 1986. 2 G. tocco sciaRelli, L'età tardoantica nelle province di Salerno, Avellino e Benevento. In: L'Italia meridionale in età tardoantica. Atti del XXXVIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 2 -6 ottobre 1998). Taranto 1999, 243 -266, part. 245 -246. 3 M. Rotili, Aspetti dell'insediamento nel Ducato longobardo di Benevento. In: Memoria del passato, urgenza del futuro. Il mondo romano fra V e VII secolo. Atti delle VI Giornate di Studio sull'età romanobarbarica (Benevento, 18 -20 giugno 1998). Napoli 1999, 225 -243. 4 Cfr. M. Rotili, Benevento e il suo territorio: persistenze e trasformazioni. In: I Longobardi dei ducati di Spoleto e di Benevento. Atti del XVI Congresso internazionale del Centro Italiano di studi sull'alto medioevo (Spoleto, 20 -23 ottobre 2002, Benevento, 24 -27 ottobre 2002). Spoleto 2003, 827 -879, tavv. I-XVI, part. 864 -871. Vedi anche M. R. toRelli, Benevento romana. Roma 2002, 245 -306. 5 M. Rotili, Cellarulo e Benevento. La formazione della città tardoantica. In: Benevento nella tarda antichità. Dalla diagnostica archeologica in contrada Cellarulo alla ricostruzione dell'assetto urbano (a cura di M. Rotili). Napoli 2006, 9 -89; da ultimo vedi id., L'assetto urbanistico di Benevento tardoantica. In: Archeologia del paesaggio medievale. Studi in memoria di Riccardo Francovich (Quaderni di Archeologia Medievale 9) (a cura di S. Patitucci uggeRi). Firenze 2007, 151 -160. 6 Cfr. M. R. toRelli, Benevento romana, 254 -271; si veda da ultimo A. E. felle, Una novità epigrafica beneventana. ZPE 173 (2010) 278 -282. La formula di datazione incisa sul fianco della base onoraria per il comes fabricarum Pullidio Argolico (CIL IX, 1590 = ILS 5508) -finora ignota -rimanda all'anno 353 e quindi consente di collegare le attività di ricostruzione curate da Pullidius Argolicus ai ripetuti eventi sismici dell'anno 346 (cfr. I terremoti prima del Mille in Italia e nell'area mediterranea (a cura di E. guidoboni). Bologna 1989, 605 -606, n. 54; vedi anche CIL IX, 2638 = ILS 5588) e non a quello più noto del 375. 7 Q. Aur. Symmach. epist. 1, 3 (ed. o. seeck, MGH AA VI. Berolini 1883, 4 -5): dehinc brevi intervallo Beneventum me recepi. Ibi summo cultu civium plausuque susceptus tanto honore celebrabar ut iam gravarer officiis. Sedulitas enim, quae non MITTEILUNGEN ZUR CHRISTLICHEN ARCHÄOLOGIE 17, 77 -90
Appare difficile inquadrare una realtà, come quella santuariale, estremamente diffusa a livello territoriale e pregna di connotazioni storiche, religiose, artistiche, culturali, demo-etno-antropologiche. Sembra ancor più ardua l'impresa di censire, registrare e descrivere puntualmente tali realtà, senza trascurare nulla di quell'insieme di peculiarità che le contraddistinguono come «osservatorio per le trasformazioni del paesaggio, sia urbano che rurale» 1 .
INDICE PRESENTAZIONE pag . 13 PREFAZIONE pag. 16 PREMESSA pag. 20 CAPITOLO I Religiosi e Religiose presenti in S.Arpino nel secolo XVII pag. 27 Padre MAROTTA Donato pag. 34 CAPITOLO II Religiosi e Religiose presenti in S.Arpino nel secolo XVIII pag. 39 Mons. DE SIMONE Marco pag. 68 Madre SANCHEZ DE LUNA Cecilia pag. 76 Padre SANCHEZ DE LUNA Gennaro pag. 79 8 CAPITOLO III Religiosi e Religiose presenti in S.Arpino nel secolo XIX pag. 87 Abate DE MURO Vincenzo pag. 96 Padre FESTA Antonio pag. 102 Mons. MAGLIOLA Orazio pag. 103 CAPITOLO IV Religiosi e Religiose presenti in S.Arpino nel secolo XX pag. 110 Padre D'ANTONIO Felice pag. 117 Padre BOERIO Raffaele pag. 124 Madre BOTTIGLIERO Lucia pag. 128 Padre BOERIO Agostino Maria pag. 130 Padre ZIELLO Pasquale pag. 135 Padre BOERIO Nicola pag. 146 Padre D'ALIA Umberto pag. 185 Padre ARENA Luigi Maria pag. 187 CAPITOLO VI Parroci Chiesa S.Elpidio Vescovo pag. 191 Parroci Chiesa S.Canione pag. 194 Eremiti Chiesa S.Maria delle Grazie o S.Canione pag. 195 Frati Minimi del Convento di S.Maria della Stella pag. 197 Dati statistici sui Religiosi/e santarpinesi tra i secoli XVII e XXI pag. 200 Dati statistici sui Religiosi/e suddivisi per Casato pag. 201 CAPITOLO VII Mons. SANCHEZ DE LUNA Nicola pag. 213 sopravvenuti nel linguaggio e nell'organizzazione sociale potrebbero in un primo tempo occultare. Teilhard de Chardin, anni or sono, scriveva in una lettera: «il passato mi ha rivelato la costruzione dell'avvenire 3 » la conoscenza del passato quando viene utilizzata per meglio situarci il presente, può servire a dare una prospettiva. La loro memoria, insomma non ha per fine di riportarci al passato, bensì di portare il passato nel presente. L'approdo di questo scritto per quanto discutibile è, infine, sembra di proporre come possibile e raggiungibile un equilibrio, spesso instabile, intrinseco alla vita cristiana: la (problematica), armonia fra il suo "essere cristiano" e il suo "essere situata". A proposito può essere delucidante quanto afferma G. Moioli quando argomentando teologicamente afferma: «nella storia, il cristiano che vive i valori propri della sua fede, si presenta come una tipica figura" di uomo non fuori dello spazio dell'umano; ma dentro "questo spazio: dove l'umano qui va prendendo e prende i suoi contorni dalla fede in Gesù Cristo. Si potrebbe dire: nel cristiano incontriamo l'umano, la realtà e l'esperienza dell'umano ma secondo la fede vissuta in Gesù Cristo 4 » Concludendo, lo scritto vuole farci attivare il contatto con significativi "uomini e donne di Dio" che nel loro piccolo ministero hanno gridato al mondo "il Vangelo": buona novella di "Gesù figlio di Dio". Tale accostamento sembra il non piccolo pregio di farci sperimentare quanto il gesuita J. P. De Caussade così indicava: «com'è il fuoco che riscalda e non la scienza e la conoscenza di questo fenomeno e dei suoi effetti, è l'ordine di Dio, è la sua volontà che opera la santità nelle nostre anime e non la curiosa speculazione di questo principio e di questo fine. Quando si ha sete, per dissetarsi bisogna lasciare i libri che spiegano le cose e bere 5 » 3 TEILHARD DE CHARDIN, lettres de voyage (1923-1939) paris 1956, 186. 4 G. MOIOLI, la figura del Crsitiano nella storia, in AA.VV. Il Cristiano di ieri, il cristiano di oggi, il Cristo di sempre, ed Ancora, Milano 1980,67 5 J.P. DE CAUSSADE, l'abbandono della divina provvidenza. Testo critico originale ristabilito e presentato da M.OLPHE GALLIARD, Ed Paoline, Cinisello balsamo 1986, 71s. Padre MAROTTA Donato CARMELITANO INSIGNE CARMELITANO P. Donato MAROTTA risulta, tuttora, un illustre sconosciuto nel suo paese natio pur essendo Egli stato uno dei più insigni Religiosi della Provincia Napoletana dell'Ordine dei Carmelitani. Nato in S.Arpino l'8 dicembre del 1576, entra nell'Ordine del Carmelo a 15 anni. Coltiva i suoi studi fino alla laurea in teologia e, nel 1611, diventa Priore del Carmine Maggiore in Napoli. Nel 1615 è Provinciale della Provincia Carmelitana di Napoli e Basilicata. Durante questo periodo egli fonda il Convento di Capodichino in Napoli dove il Carmine Maggiore stanzierà il noviziato nel 1706. RELIGIOSI E RELIGIOSE PRESENTI IN S. ARPINO NEL SECOLO XVIII (1701-1800) RELIGIOSI 1. Frà GIOVANNI Eremita di nazionalità inglese -Morto, a 84 anni, il 25 2.1703-Sepolto in S. Elpidio. 2. Rev. SORECA Francesco Di Giuseppe e Porzia DELLA VOLPE-Parroco di S. Elpidio dal 1665 al 1703 -Morto, a 68 anni, il 26.09.1703-Sepolto in S. Elpidio. 3. Rev. PEZZELLA Gioacchino Parroco di S.Elpidio dal 1703 al 1705-Morto, a 42, anni il 27.11.1705 -Sepolto nella Chiesa di S. SOSIO in Frattamaggiore.
in beni archeologici di Matera 12,2012 e s t r a t t o SIRIS 12,2012. Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera -ISBN 978-88-7228-707-1 -© 2013 · Edipuglia s.r.l. -www.edipuglia.it
2021
Eng The cult of relics caused the transformation of late-Antique Italian landscape, first of all in suburban areas. The saint’s cult was especially promoted by Emperor Constantine, pope Damasus and bishops Ambrose of Milan and Paulinus of Nola. The promotion of martyrs’ tombs led to the birth of large santuaries. They were composed of funerary and religious buildings but also service facilities, accommodations for pilgrims and monasteries. The most important sanctuaries, such as those of saints Peter in Vatican, Paul on via Ostiense, Erasmus in Formia, Alexander in Nomentum, Felix in Cimitile, Januarius in Naples, Felix in Venosa, Marcianus in Syracuse and Apostles in Concordia Sagittaria became very popular, validating the Jerome’s expression: movetur urbs sedibus suis et currit ad martyrum tumulos. In the 5th and 6h centuries, the sanctuaries spread in rural areas too, usually along important routes, as the site of San Canzian d’Isonzo exemplifies. Analysing hypogeal and subdial contexts, the book describes the evolution of loca sancta: from simple tombs to memoriae, then to place of worship and finally to well-structured sanctuaries. For the first time the contexts of Rome are methodically compared with the others from the rest of Italy. Ita Il culto delle reliquie, incentivato tra gli altri dall’imperatore Costantino, da papa Damaso e dai vescovi Ambrogio di Milano e Paolino di Nola, ha determinato la trasformazione del paesaggio italiano tardoantico, delle aree suburbane in particolare. Il processo di graduale valorizzazione delle tombe martiriali, infatti, condusse alla nascita di estesi santuari, generalmente composti da edifici funerari e cultuali, oltre che da strutture di servizio, alloggi per pellegrini e monasteri. I santuari più importanti, come quelli dei santi Pietro in Vaticano, Paolo sull’Ostiense, Erasmo a Formia, Alessandro a Nomentum, Felice a Cimitile, Gennaro a Napoli, Felice a Venosa, Marciano a Siracusa, nonché degli Apostoli a Concordia Sagittaria, divennero così popolari da giustificare la locuzione di Girolamo: movetur urbs sedibus suis et currit ad martyrum tumulos. Tra V e VI secolo i santuari si diffusero anche in aree rurali, di solito lungo importanti percorsi viari, come documenta il sito di San Canzian d’Isonzo. Analizzando contesti ipogei e subdiali, il volume delinea l’evoluzione degli spazi santificati da reliquie, in un processo che portò le tombe venerate a divenire dapprima memoriae, quindi luoghi di culto e infine articolati santuari. Per la prima volta nella storia degli studi, i contesti di Roma sono messi organicamente a confronto con quelli del resto d’Italia.
Stato, Chiese e Pluralismo Confessionale, 2012
Alcune note sulla Chiesa Greco-Cattolica Romena * SOMMARIO: 1. L'unione con Roma degli ortodossi della Transilvania-2. La Chiesa cattolica di rito greco nel Regno di Romania-3. Le direttive sovietiche sulla soppressione della Chiesa cattolica di rito greco-4. Il ruolo dell'Ortodossia romena nella soppressione della Chiesa greco-cattolica-5. L'arresto dei vescovi greco-cattolici-6. Il decreto sulla liquidazione della Chiesa Greco-Cattolica Romena-7. La fine del regime comunista e il riconoscimento della Chiesa Greco-Cattolica Romena-8. Il problema della restituzione dei beni ecclesiastici. L'evoluzione della normativa-9. La giurisprudenza in materia-10. La resistenza dell'Ortodossia romena-11. La situazione attuale 1-L'unione con Roma degli ortodossi della Transilvania L'avvicinamento a Roma di una parte della Chiesa ortodossa, iniziato nelle eparchie della Rzeczpospolita polacco lituana con il Sinodo di Brest del 1596 1 , a coronamento di un processo iniziato anni prima e accelerato
L'evangelizzazione delle zone appenniniche si svolge, probabilmente, su due direttrici non contemporanee; da Luni, ma anche da Lucca, considerati i possessi che il vescovo di quella città ebbe in Lunigiana ed anche nel parmense, e sia, in un secondo tempo, da Bobbio. Recentemente Maria Luisa Simoncelli Bianchi ha esaminato l'evolversi della penetrazione dei monaci diretti verso l'Appennino e provenienti da Roma e dal Medio Oriente, allievi questi ultimi delle grandi scuole filosofiche, e anche da Luni, ancora bizantina sino al 641, all'epoca della conquista di Rotari. In generale, in mancanza di riferimenti archeologici, fatta eccezione per i ritrovamenti recentemente esposti da G.L. Bottazzi, e storici sicuri si può pensare che l'occupazione dell'Alta Lunigiana possa essere avvenuta da Lucca o dall'alta Valtaro, forse prima del 590 da Autari, ma forse, anche, dalla zona marittima, pianeggiante e meno difendibile, in quanto i bizantini si erano fortificati sui controcrinali dell'appennino (Monte Castello) a difesa dei longobardi provenienti da Parma, Piacenza, Reggio e Lucca. Paolo Diacono scrive:"Igitur Rothari rex Romanorum civitate ab urbe Tusciae Lunensis universas quae in litore marinis sitae sunt usque ad Francorum fines cepit. D'altro canto si può forse supporre che la strettoia delle Lame di Aulla, e quella di Roccamurata in Valtaro costituissero un ostacolo difficile da superare e che le stesse guarnigioni dei "castra", formate da guerrieri goti già sconfitti ma, ancorchè infidi e legati a gente della stessa origine, rimasti al soldo dell'Impero, potessero costituire una più facile preda. Crediamo che tale predicazione in territori ancora saldamente in possesso bizantino si sia espansa anche oltre il crinale delle Valli del Taro, Vara ed Enza ed estesa sino alle zone controllate dai longobardi, Castrum Nebla, Solignano e Castrum Bismantuum, Castelnuovo Monti. Importante, a conferma, la presenza di un toponimo quale Sant'Abdon, venerato in Medio Oriente, e di una cappella ormai scomparsa con lo stesso nome, pertinenza della Pieve di Varsi. Altresì si ritrovano dedicazioni a San Giorgio martirizzato verso la metà del III secolo e venerato in Siria e Palestina, il cui culto è presente in località dove erano presidi bizantini. Vi sono anche segni di interscambi religiosi fra l'Emilia e la Toscana/Liguria, legati a una presenza monastica altomedievale come possono essere le dedicazioni a San Venerio in Reggio Emilia, di San Donnino a Gavedo di Groppoli e forse quella di San Prospero in Lunigiana. L'influenza dei monasteri "Lombardi" sembra si estenda anche nelle isole spezzine del Tinetto, della Palmaria e del Tino, sede del Monastero di San Venerio, dove sono attestati già nei primi anni dell'XI secolo possedimenti del Monastero di San Giovanni di Vigolo Marchese, anche questo fondato dagli Obertenghi in territorio piacentino. Tali beni vengono ceduti nel XII secolo alla chiesa spezzina di Vivera, in quanto il monastero era ormai abbandonato. Non ci sembra quindi casuale che la chiesa della Palmaria sia intitolata a San Giovanni e quella di Vivera a Sant'Antonino, patrono di Piacenza. Il Monastero di Bobbio viene fondato nel 614 dal monaco irlandese San Colombano, al quale Teodolinda ed Agilulfo donano una chiesa dedicata a San Pietro, venerato presso i nordici come portinaio del cielo; tale chiesa posta in un
Cuadernos de Prehistoria y Arqueología, 2003
Sulla base dell'esame della documentazione archeologica disponibile proveniente da santuari e luoghi di culto del Sannio, questo contributo cerca di analizzare alcuni aspetti connessi all'uso della dedica di armi nel mondo sannitico e di evidenziare la complessità di tale fenomeno. Per quanto riguarda il principale luogo di culto sannita (il noto santuario pentro di Pietrabbondante), la notevole presenza di armi e parti dell'armamento fra i materiali votivi ne rivela chiaramente il ruolo centrale nelle forme ideologiche di auto-affermazione e auto-rappresentazione sannitiche. Sembra plausibile interpretare le armi e le parti dell'armamento dedicate sia come preda di guerra (skyla o làphyra apò tòn polemìon) che come armi proprie del dedicante (òpla oìs autòs echreìto). Per quanto concerne altri santuari e luoghi di culto sannitici (Campochiaro, Schiavi d'Abruzzo, Valle d'Ansanto, ecc.), pare verosimile ritenere che la presenza di armi e parti dell'armamento dedicate sia riconducile a offerte individuali, connesse a dediche private (òpla oìs autòs echreìto), pratiche iniziatiche, riti di passaggio, ecc.
FOLD&R FastiOnLine documents & research, 2007
Durante i lavori di scavo archeologico all'interno della chiesa di S. Pancrazio di Vedano Olona, sotto il pavimento del sacrestia a nord del presbiterio sono stati rinvenuti, nello strato di preparazione del pavimento seicentesco, numerosi frammenti di intonaco dipinto; se ...
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Proceedings of the 2nd GamiFIN Conference, 2018
Grace Bintan, 2020
Israel: testemunhas do Reino, 2010
Jandi Sapi Editori, 1989
Bandung Conference Series: Mining Engineering, 2022
El eco cultural. Las estampillas por los 150 años de relaciones diplomáticas entre el Perú y Japón, 2023
BMC nephrology, 2018
Romanian journal of morphology and embryology = Revue roumaine de morphologie et embryologie, 2016
Proceedings of the First International Conference on …, 1980
Oncology Reports, 2020
Journal of neurosurgery, 2020