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Germana Perani & Gabriella Tassinari, TAPPI D'ANFORA, 2018

Germana Perani & Gabriella Tassinari, "Tappi d'anfora", Amoenissimis .... Aedificiis. Gli scavi di Piazza Marconi a Cremona, vol. II - i materiali, Studi e Ricerche di Archeologia 5 (2018), pp. 241 sqq.

STUDI E RICERCHE DI ARCHEOLOGIA 5 AMOENISSIMIS...AEDIFICIIS GLI SCAVI DI PIAZZA MARCONI A CREMONA VOLUME II - I MATERIALI A CURA DI LYNN ARSLAN PITCHER CON ERMANNO A. ARSLAN, PAUL BLOCKLEY, MARINA VOLONTÉ COORDINAMENTO SCIENTIFICO Curatela e redazione scientifica Lynn Arslan Pitcher, con Ermanno A. Arslan, Paul Blockley, Marina Volonté Impostazione grafica e impaginazione SAP Società Archeologica s.r.l. Foto di copertina Matteo Blaschich, Studio PiTre Cremona Redazione Angela Guglielmetti, Elena Mariani Documentazione grafica e fotografica di scavo Archivio topografico della già Soprintendenza Archeologica della Lombardia Scavi CAL Brescia (scavi 1983), RA.GA s.r.l. (scavi 2002-2008) Fotografie dei materiali archeologici Luigi Monopoli e Luciano Caldera - Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese Paolo Antamati, Danilo Fraticelli, Angelo Lando, Mauro Maffi, Carlo Tomba Ricostruzioni grafiche Giulia Sterpa, Alessio Merulla, Teodor Dan Pislariu, Davide Uberti, Enzo Laidelli Disegni Alex Cucchiaro, Silvia Di Martino, Davide Gorla, Laura Marchesini, Eva Reguzzoni Rielaborazione della documentazione di scavo Paul Blockley CON IL CONTRIBUTO DI Roberto Giacomelli Rotary Club Cremona Camera di Commercio di Cremona 2018, © già Soprintendenza Archeologica della Lombardia, per testo e immagini, ove non altrimenti specificato © SAP Società Archeologica s.r.l. Strada Fienili, 39a - 46020 Quingentole (Mantova) Tel. 0376-42591 www.archeologica.it ISBN: 978-88-99547-25-7 in copertina: coppa italo-megarese Il titolo è una licenza letteraria. Si tratta di una citazione (Tacito Hist. III, 33) nella quale con il termine aedificiis si intendono le ville suburbane e non le domus urbane. Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali indice 8 Presentazione 15 Considerazioni Lynn Arslan Pitcher 27 Tabella cronologica 28 Planimetria della Domus del Ninfeo, fase IVC I MATERIALI 29 Ceramica comune da mensa, da dispensa e di uso vario Linda Ragazzi, Ilaria Frontori 89 Ceramiche comuni da fuoco Nicoletta Cecchini, Filippo Airoldi 129 Ceramica a vernice nera Giordana Ridolfi 179 Lucerne a vernice nera Giordana Ridolfi 193 Ceramica a pareti sottili Sara Matilde Masseroli 203 Vasi antropoprosopi Daniela Benedetti 205 Ceramica decorata a matrice Marina Volonté 215 Anfore. Il ruolo di Cremona nei commerci regionali e transregionali tra la fondazione della colonia e il I secolo a.C. Diana Dobreva, Thea Ravasi 241 Tappi d’anfora Germana Perani, Gabriella Tassinari 253 “Vasetti” ovoidi, piriformi, cilindrici Gabriella Tassinari 257 Terre sigillate di prima e media età imperiale Stefania Jorio Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 283 Terre sigillate di media e tarda età imperiale. La produzione padana e le importazioni Lilia Palmieri 293 Ceramica invetriata tardoromana Marina Volonté 297 Lucerne Daniela Benedetti 309 Materiali da atelier per la produzione di ceramica Germana Perani 315 Vetri Maria Grazia Diani 341 Pietra ollare Cristina De Masi 349 Bolli e impronte su laterizi Francesco Muscolino 353 Iscrizioni su manufatti Rita Scuderi 361 Spunti per l’analisi delle monete Ermanno A. Arslan 385 Oggetti in metallo. Recipienti, arredi, instrumenta Marina Castoldi 395 Tintinnabula Giovanni Mocchi 397 Oggetti d’ornamento Elisabetta Gagetti 413 Un arbusto prezioso Federica Grossi 415 Fibule. Prime osservazioni Prisca Bartoli 419 Oggetti in osso, palco e avorio Chiara Bianchi 449 Un frammento di matrice per scultura in terracotta Furio Sacchi 451 La coroplastica. Religio e autorappresentazione Federica Giacobello 459 Manufatti in pietra scheggiata e levigata Marco Baioni 463 Ciottoli invetriati Paul Blockley Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 465 Rivestimenti parietali e pavimentali in materiale litico Elena Baiguera 473 Cenni sulle tecniche edilizie Lynn Arslan Pitcher, Alberto Bacchetta, Paul Blockley LE ANALISI 487 Alcune osservazioni sui manufatti lignei Elisabetta Castiglioni, Mauro Rottoli 495 Materiali botanici Elisabetta Castiglioni, Mauro Rottoli 503 Analisi archeozoologica Silvia Di Martino, Paolo Andreatta 509 Ostriche Silvia Di Martino, Paolo Andreatta 511 Indagini minero-petrografiche sui reperti ceramici Dion Nole, Sergio Sfrecola 523 Analisi XRF su ceramiche a vernice nera Letizia Bonizzoni, Eleonora Meda, Michela Venturelli 529 Glass: a scientific study Caroline Jackson, Sally Cottam 539 Materiali lapidei Roberto Bugini, Luisa Folli 551 Considerazioni sui materiali dall’insula. Produzioni locali, rotte commerciali e scelte della committenza Marina Volonté RESTAURI 557 Il restauro e la restituzione Lynn Arslan Pitcher 567 ABBREVIAZIONI 568 BIBLIOGRAFIA 603 AUTORI 605 RINGRAZIAMENTI I disegni di scavo, i repertori e gli approfondimenti degli autori E.A. Arslan, R. Bugini e L. Folli, C. Bianchi, M. Castoldi, M. Mapelli (I volume), G. Mocchi, G. Perani, L. Ragazzi e I. Frontori, G. Tassinari sono consultabili e scaricabili sul sito web della Casa Editrice al seguente link: http://www.archeologica.it/index.php?page=editoria&category=09&cod=ISBN_978-88-99547-25-7 Non è stato svolto alcun lavoro di redazione sui materiali online. Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 241 TAPPI D’ANFORA GERMANA PERANI, GABRIELLA TASSINARI OPERCULA, “SIGILLI” DELLE TRANSAZIONI COMMERCIALI, DOCUMENTI PER LA PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DELLE MERCI: QUALCHE OSSERVAZIONE Gli opercula in argilla rappresentano una delle modalità di chiusura delle anfore1, in concorrenza con altri tipi di tappi, realizzati con materiali organici, quali il legno e il sughero, con i ciottoli, o di fortuna, come le pigne, sopra cui venivano utilizzati i copritappi di pozzolana (figg. 1-3). L’esame di questa classe di materiali, soprattutto degli esemplari che riportano formule onomastiche, si intreccia con la storia economica. Gli opercula, che sigillavano il prodotto immagazzinato nelle anfore, permettevano di concludere la procedura contrattuale della transazione2. L’azione dell’operculare è dunque essenziale nella filiera commerciale, per garantire la corretta conservazione del prodotto e per evitare manipolazioni del contenuto delle anfore. Lo studio tipologico dei tappi consente di indagare alcuni aspetti dell’articolazione del lavoro all’interno delle botteghe, spesso collocate in prossimità delle zone di imbarco delle merci, che fabbricavano le anfore e i relativi tappi, nonché le modalità di trasporto dei prodotti dalle aree di produzione a quelle d’imbarco. Figg. 1-2. Anfore al momento del rinvenimento chiuse da ciottoli e da tappi in argilla. 1 Per una casistica delle possibili chiusure delle anfore, si veda BELTRÁN LLORIS 1970, pp. 70-88. Cfr. anche LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013, p. 130. Per un esame delle fonti letterarie, MAYER 2012-2013, p. 16. 2 Da ultimo, GIANFROTTA 2012-2013, p. 11. 242 Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora La loro varietà morfologica impone di interrogarsi sulle modalità di utilizzo nella chiusura delle anfore e di rimozione una volta che la merce, giunta a destinazione, doveva essere travasata in contenitori più adatti alla distribuzione, per così dire “al dettaglio”, come documentato anche da alcuni rilievi3. GP GT I TAPPI DI PIAZZA MARCONI Lo scavo di piazza Marconi, con i suoi 1072 esemplari diagnostici, ha restituito un quantitativo di tappi d’anfora senza dubbio eccezionale, secondo nel nord Italia solo al caso di Iulia Concordia, dove però essi, provenienti del tutto probabilmente dal vicino porto fluviale, erano utilizzati come preparazione per un pavimento4. L’entità anomala degli opercula cremonesi ancor più risalta se confrontata con la media generalmente rilevata nelle attestazioni di tale classe. E non sembra trovare riscontro altrove il fatto che essi costituiscano poco meno di un quinto delle anfore5. Altro elemento di interesse: la loro provenienza, in larghissima parte6, da contesti stratigrafici sicuri e datati; ciò consente di sviluppare considerazioni cronotipologiche7. Vediamo come i tappi cremonesi si inquadrano e quali dati essi possono offrire a diverse problematiche, premettendo che si sono distinti quattro insiemi principali: al tornio, a stampo (detti anche a “disco”), ritagliati da pareti di anfore, e (quarto gruppo) i tappi ricavati da laterizi, di pietra, eseguiti a mano (si veda graf. 1). L’AZIONE DELL’“OPERCULARE”: UN’AMPIA CASISTICA Una categoria “particolare”8, non certo cospicua e frequente, è quella dei tappi in pietra9, nel cui insieme rientra Us 4497.53, di calcare nero, di forma irregolare, ancorabile alla fase VA (69 d.C.). Ricordiamo esemplari ritagliati da marmo10, da “pietra verde”11, in pietra calcarea12, in rocce13, un ciottolo14. Forse è documentato il riutilizzo di un’esagonetta pavimentale (Us 3428.6; fase IVA). Due coperchietti sono piccoli (diam. 5 cm): uno, a stampo, con presa circolare (tav. I.1); l’altro realizzato a mano, modellando un pezzetto d’argilla (tav. I.2). Altri due opercoli leggermente più grandi appaiono realizzati a mano, con foro regolare sull’orlo (praticato apposta?) (tav. I.3). Coperchi ricavati da pareti di anfore di diametro molto ridotto (arrivando persino a 2-3 cm)15 sono stati anche interpretati come pedine da gioco o gettoni da calcolo16. Un’altra ipotesi più probabile (confermata dal rinvenimento di tappi come piccoli dischi di pareti di anfore e ceramici, nel relitto di Yassi Ada, in Turchia17) è che fossero impiegati per chiudere contenitori di minori dimensioni: balsamari, olpi, anfore, in particolare africane e mediorientali. Presumibilmente tali tappi erano realizzati nei centri di produzione con residui di anfore utilizzate18. Alcuni dischi di questo tipo presentano un profilo arrotondato con evidenti tracce di taglio mediante scalpellatura, caratteristica che forse si evidenzia in Us 240A.225, a stampo decorato a raggiera, probabilmente ritagliato per adattarlo (tav. I.4). Ad es., GABUCCI 2017, pp. 61-62, fig. 15. GOBBO 1998; RINALDI et al. 2012-2013, pp. 65-66. 5 Ad es. nel Magdalensberg è stata rilevata una notevole discrepanza tra le più di 9000 anfore e i circa 800 tappi conservati (pur tenendo presente che il numero complessivo non è chiaro): SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012-2013, pp. 165-166. Analoga discrepanza nel relitto di Yassi Ada, in Turchia: BASS 1982, p. 161. 6 Gli opercula fuori strato sono nel complesso 52 su 1072. 7 Si enucleano qui solo alcuni aspetti, fornendo dati essenziali e funzionali a inquadrare i tappi di anfora di piazza Marconi. Per un’analisi specifica e completa si rimanda a PERANI, TASSINARI c.s. 8 Ricordiamo che si ritiene fossero usati per chiudere le anfore anche quei particolari “vasetti” (cfr. TASSINARI in questo volume). 9 Mayer i Olivé ricorda che i materiali lapidei non sono bene studiati come elementi di chiusura (MAYER I OLIVÉ 2008, p. 232). 10 Fos, vicino a Marsiglia (BENOÎT 1952, p. 279); Aquileia (CHINELLI 1994, pp. 481, 490, tipo AC III C 1). 3 4 11 Vercelli (prima metà I sec. a.C.-II sec. d.C.): PANTÒ 1984, p. 151, n. 32, tav. LX, n. 32. 12 Aquileia (DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 75). 13 Alto Adige (TECCHIATI et al. 2012-2013, pp. 188-189, figg. 4-5). 14 Brescia, Santa Giulia (BRUNO, BOCCHIO 1999, p. 254). 15 Ad es. a Genova (MILANESE 1993, pp. 148-154), ad Aquileia (CHINELLI 1994, p. 480), a San Antonino di Perti (MURIALDO 2001, pp. 605-606) e a Cartagine (FULFORD, PEACOCK 1984, pp. 251-252, fig. 96) [FULFORD]. Per altri piccoli tappi (sui 5 cm), non da pareti di anfore: Milano (BOCCHIO 1991, pp. 290-291, tav. CXXV, n. 327; molto probabilmente di un’anfora del tipo Forlimpopoli); Trento (MAURINA 1995, pp. 249, 252, fig. 7, nn. 13-17); relitto Port-Vendres (COLLS et al. 1977, p. 40, fig. 14.3). 16 FULFORD, PEACOCK 1984, pp. 251-252 (Cartagine; però si sottolinea che non c’è nessuna evidenza esterna a suggerire una funzione) [FULFORD]; MILANESE 1993, pp. 153-154 (Genova). 17 BASS 1982, pp. 160-161, fig. 8.7. 18 MILANESE 1993, pp. 153-154; CHINELLI 1994, p. 480; MURIALDO 2001, p. 606; ZULINI 2007, pp. 171-172; MAYER I OLIVÉ 2008, p. 237, nota 80. Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 243 Graf. 1. Opercula al tornio, da parete e a stampo nelle diverse fasi. Fase XI &'()",*" Fase X &'()"," &'()"+***" Fase VIII Fase VII &'()"+**" Tornio Fase VI &'()"+*" Parete Fase V &'()"+" Stampo Fase IV &'()"*+" Fase III &'()"***" Fase II &'()"**" 0 !" 50 #!" 100 $!!" 150 $#!" 200 %!!" 250 %#!" Particolare menzione merita un opercolo al tornio (tav. I.5a-b), con un abbozzo di presa centrale creata con un grumo di argilla: l’impasto appare lo stesso delle anfore del tipo Lamboglia 2, Dressel 6A. La particolarità sta nel fatto che è stato sagomato come una calotta, con i margini in parte tagliati assai regolarmente, in parte irregolari con argilla lasciata debordare frastagliata e non levigata. Sembrano ricavati da un fondo a disco di olpe (?) Us 2799.18 (tav. I.6), da un contesto di seconda metà I sec. d.C., e Us 2577.230, dal piede ad anello di un anforotto ritagliato19. Si tratta di una delle tante “varianti” del fenomeno del reimpiego: coperchi destinati alla chiusura di anfore (o di altri contenitori), ritagliati da altri recipienti fittili, in genere da fondi20. Quanto alla questione dei sistemi di estrazione del tappo, in qualche operculum cremonese al tornio (tav. I.8a-b, I.9) vi è un piccolo foro passante sulla presa, o un incavo, nel quale è presumibile fosse inserita una corda che permetteva l’estrazione rapida21. Sembra che un altro sistema consistesse nell’inserire, in una/due aperture semicircolari praticate opposte nell’orlo, una/due leve atte a scalzarlo22. Tali aperture, a volte tagli regolari nell’orlo, fori a V, si evidenziano in alcuni opercula cremonesi; non si può stabilire quanti, perché talvolta il taglio potrebbe esser semplicemente una rottura. E quasi tutti i tappi cremonesi sono danneggiati o scheggiati, specialmente ai margini, molto probabilmente in seguito alla loro rimozione dalla chiusura dell’anfora. Forse va interpretato come leva-cavatappi – funzionalità provata su alcuni opercoli inseriti nelle anfore – un manufatto rinvenuto ad Ariano Ferrarese, fraz. di Mesola (Fe), in un contesto che ha restituito frammenti di anfore e tappi23. Di forma tubolare (lungh. 8,2, spess. 3,2 cm), in argilla compatta ben depurata beige, desinente a coda di rondine, probabilmente era inserito in quelle su accennate aperture di alcuni opercoli e utilizzato esercitando una leggera pressione per sollevarli. Vi sono prese particolari, come una che si ramifica a stella, divenendo decorativa (Us 5589.20), una tripartita (Us 5353.57) o una presa modellata a mano, a richiamare la testa di un toro, sul tappo a stampo Us 1039.393 (fase IVA; ca. 40 a.C.-20 a.C.; tav. I.10). Essa trova riscontro con due esemplari di Aquileia24, per i quali si rileva sia la forma insolita della presa che coincide con la decorazione sia che non è chiaro se ciò dipenda da una particolare tecnica di apertura, quasi una svitatura del tappo25 o da un mero scopo decorativo. Forse ricavato da un fondo è anche Us 821.4 (tav. I.7). Sul riutilizzo dei ceramici, MILANESE 1993, pp. 147-154; CHINELLI 1994, p. 481; MURIALDO 2001, pp. 605-606; TECCHIATI et al. 2012-2013, pp. 187-189, tav. I, figg. 2-3. Cfr. anche FULFORD, PEACOCK 1984, pp. 251-252 [FULFORD]. 21 Una delle ricostruzioni più complete di questo metodo di estrazione, con la corda annodata in fondo, è in BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008, pp. 468469, fig. 6. Cfr. inoltre, RODRIGUEZ-ALMEIDA 1974b, p. 171. Si vedano i numerosi tappi con foro rinvenuti nel relitto di Port-Vendres (COLLS et al. 1977, fig. 14, n. 1), un tappo veneto (CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012-2013, p. 95, fig. 4.2) 19 20 e uno di Aquileia, per il quale è stata avanzata anche l’ipotesi si tratti di un foro di sfiato collegato al contenuto dell’anfora (BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 36). 22 Ad es. un tappo veneto: CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012-2013, p. 95, fig. 4.1. 23 LODI 2014, p. 8, figg. 19-20. 24 BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 36, figg. 6-7. 25 Una presa molto irregolare con ditate a creare un effetto di svitatura presenta l’opercolo al tornio Us 2828 (tav. I.11). 244 Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora b 8 10 9 Tav. I. Tappi d’anfora. 1-4) scala 1:2; 5-14) scala 1:3 (disegni D. Gorla). Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 245 Ma vero è che rimangono incertezze sulla reale funzione della presa26. E la casistica offerta dagli opercula cremonesi perfettamente si allinea con quanto già osservato: accanto alle prese ben sagomate, pronunciate, il cui utilizzo pratico è evidente, ve ne sono di piatte o appena accennate, non utilizzabili per maneggiare il coperchio. Ci sono anche semplici dischi piani a stampo privi di presa, all’incirca una decina; talvolta non è chiaro se la presa manca dall’origine o è andata perduta (tav. I.12). Coperchi simili sono stati trovati ancora in posizione originaria in due anfore Dressel 6B, una nella vicina Calvatone27 e l’altra nel Magdalensberg con bollo Laekanius28. Si è supposto29 che opercoli spezzati in corrispondenza dell’asse mediano fossero connessi alle modalità di apertura delle anfore, risultato forse di un colpo su un lato del tappo per provocarne la rotazione e la rimozione; la presa rilevata potrebbe esser funzionale solo alla chiusura dell’anfora, ricordando appunto tappi con prese inadeguate al loro ruolo o del tutto assenti. Per la presenza di un foro su un tappo d’anfora dall’officina ceramica di Crikvenica, in Dalmatia, si richiama l’utilizzo di una corda per il fissaggio, per agevolare l’apertura e/o la fuoriuscita del contenuto30. Queste osservazioni trovano perfetto riscontro nel tappo al tornio con foro passante vicino al bordo e presa irregolare (tav. I.13). Nel banco di anfore di via Massarotti a Cremona (metà del I sec. d.C.), non pochi tappi rinvenuti ancora nella sede originaria erano inseriti con la presa verso l’interno31; nel relitto di Port-Vendres i tappi trovati in situ avevano sempre il lato con la presa verso l’interno dell’anfora: se ne deduce che la protuberanza non era un bottone di presa32. GT I TAPPI DI PIAZZA MARCONI: QUALCHE CONSIDERAZIONE In linea generale forme/tipi e decorazioni dei tappi33 corrispondono a quelli più comunemente altrove attestati, con una fertilissima variabilità34. Inoltre si riscontra la presenza contemporanea di coperchi di diverso tipo all’interno della stessa Us. Rimandando ai materiali disponibili al link indicato in calce all’indice del volume brevi osservazioni per gli opercula realizzati al tornio e a stampo, è opportuno qui qualche cenno sui tappi ricavati da pareti di anfore, sebbene la loro percentuale sia assai inferiore (122 pezzi). L’analisi macroscopica autoptica degli impasti di questi tappi evidenzia che le anfore più rappresentate appartengono in netta prevalenza al tipo Lamboglia 2, Dressel 6A e, in misura minore, Dressel 6B. Seguono, a distanza, le anfore Dressel 2/4, Dressel 1A, 1B, le brindisine Apani III. Tali risultati concordano perfettamente con il quadro emerso altrove35, relativo all’analisi dei tappi: l’assoluta predominanza del tipo Lamboglia 2 e Dressel 636. Fig. 3. Anfore con tappo al momento del rinvenimento. 26 WEDENIG 2001, p. 445; MAYER I OLIVÉ 2008, p. 234, nota 64; BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 36. 27 MASSEROLI 1997b, p. 101, nota 65, tav. XIV, 5; BONINI, MASSEROLI 1998, p. 500, nota 20. 28 WEDENIG 2001, p. 449, tav. 4, n. 72; altri tappi privi di presa, ibidem, p. 445, tav. 4, nn. 61-67. 29 RINALDI et al. 2012-2013, p. 67. 30 LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013, pp. 130, 132, n. 9, fig. 3, n. 9. 31 PASSI PITCHER 1998, p. 132. 32 COLLS et al. 1977, pp. 38, 40. 33 Per convenzione abbiamo considerato “interi” i tappi conservati a metà o più della metà; frammentari quelli meno della metà (come, ad es., in RINALDI et al. 2012-2013, p. 67). 34 Nello stesso tempo è stato giustamente osservato come forma, decorazioni, dimensioni, impasto dei tappi diano un’impressione molto omogenea in una vasta area geografica: LINDHAGEN 2009, p. 90. 35 Non pare casuale che la massiccia produzione di tappi in Occidente inizi a partire dal 140 a.C., cioè da una data coincidente con la diffusione in grande scala delle Dressel 1: BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008, p. 468. 36 Ad es. Calvatone (VOLONTÉ 1996, pp. 194-195; MASSEROLI 1997b, p. 101); Milano (BOCCHIO 1991, p. 289); Aquileia (CHINELLI 1991, p. 243; CHINELLI 1994, pp. 464-465; DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 75; MAGGI 2012-2013, p. 47); Sevegliano (FUMOLO 2008, p. 162); agro di Cluana, nelle Marche (DIGEVA et al. 2012, pp. 162, 166); relitto A delle Tre Senghe (Isole Tremiti; VOLPE 1996); Siculi, in Dalmazia (ŠUTA 2012-2013, p. 109); Slovenia (ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, pp. 138-139). I tappi ritagliati da pareti di anfore dall’area veneta sono sempre Dressel 6A e Dressel 6B: CIPRIANO, MAZZOCCHIN 20122013, p. 94. Per altri siti, DIGEVA et al. 2012, p. 166, nota 17. 246 Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora Comunque l’ampio spettro di tipi di anfore di piazza Marconi e la loro diffusione geografica indicano differenti ambiti di produzione con cui si devono fare i conti per i tappi rinvenuti (cfr. DOBREVA, RAVASI in questo volume). Del resto è stato osservato anche un vasto arco cronologico di coperchi ricavati da anfore di diverso tipo. In alcuni contesti tardo antichi, preponderanti sono le africane37. Sono inoltre documentati 15 tappi ricavati da laterizi (dalla fase IV), di frequente lisciati su una superficie, talvolta su entrambe e accuratamente scalpellati in modo da sagomare i bordi e rendere una superficie minore dell’altra (tav. I.14). Anche a piazza Marconi si riscontra quanto rilevato nella quasi totalità dei casi “terrestri”: gli opercula sono noti separatamente dal contenitore cui si riferivano. Sono rimasti solo tre tappi, realizzati al tornio, associati alle anfore che essi originariamente chiudevano, tipo Lamboglia 2. Provengono dalla Us 2328 (fase IIC) e dalla Us 3172 (bonifica, fase IVA) (figg. 4-5). Potremmo ipoteticamente dedurre che anche gli altri tappi siano riferibili, in linea generale, ai tipi di anfore indicate sia da questo risultato sia dall’analisi dei tappi ritagliati dalle pareti. Purtroppo, allo stato attuale degli studi, sembra impossibile distinguere i tappi delle anfore Lamboglia 2 e quelli delle Dressel 638: un unico tipo di tappo può esser pertinente ad entrambe. Sebbene sia azzardato stabilire l’esatta corrispondenza tra coperchi e tipi di anfora39, è stata proposta un’associazione dei tipi di opercula con le serie anforiche40. È presumibile che i coperchi fossero fabbricati nella stesse officine produttrici delle anfore, usando lo stesso tipo di argilla. Ma nell’officina ceramica di Crikvenica che produceva, tra l’altro, anfore, il quantitativo di tappi è così esiguo da indurre a supporre modalità di chiusura alternative41; e nessuna delle anfore è stata rinvenuta chiusa. Un altro aspetto spinoso riguarda la datazione dei tappi: va distinto un uso primario e uno secondario, o riuso, che sembra esser molto frequente, se non sistematico. Mayer i Olivé insiste sulla necessità di tenere presente il fenomeno del riutilizzo dei tappi , ritenendo che, almeno in tale uso secondario, essi non avessero elementi utili o significativi per il consumatore finale del prodotto nel contenitore che essi chiudevano42. D’altra parte si sottolinea la possibilità di delineare una sequenza tipocronologica degli opercula e di considerarli come elementi datanti, specie tra II e I sec. a.C.43. Inoltre a Cremona, come altrove44, la presenza dei tappi è collegata ad interventi di bonifica che precocemente interessano questo settore orientale della città, nel corso della seconda metà del II sec. a.C. Pertanto stabilire una datazione puntuale di un coperchio d’anfora può esser rischioso, considerandone Figg. 4-5. Anfore con tappo al momento del rinvenimento. Ad es. Aquileia (CHINELLI 1994, pp. 464, 480; DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 75) e San Antonino di Perti (MURIALDO 2001, p. 605). 38 BUORA 2012-2013, p. 26. 39 Al Magdalensberg, in tipi differenti di anfore si trovavano coperchi di forma differente (WEDENIG 2001, p. 442); nel relitto di Port-Vendres, le anfore Dressel 20 e Haltern 70 erano chiuse con lo stesso tipo di tappi (COLLS et al. 1977, p. 38). 37 BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008, pp. 466-468, fig. 5 e passim. LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013. 42 MAYER 2012-2013, p. 15. 43 BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008. 44 La già citata Concordia, Padova (CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012-2013, pp. 9540 41 Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 247 Graf. 2. Distribuzione degli opercula nelle varie fasi. Nel grafico si evidenzia la significativa presenza di tappi nella fase IVA, in relazione con gli interventi di livellamento e innalzamento, funzionali alla realizzazione delle domus, determinando così una profonda trasformazione della zona, da produttiva a residenziale. )XRULVWUDWR )DVH;, )DVH; )DVH9,,, )DVH9,, )DVH9,H9,$ )DVH9 )DVH,9& )DVH,9% )DVH,9$ERQLILFKH )DVH,9$ )DVH,,, )DVH,,& )DVH,,% )DVH,,$         l’uso prolungato. Comunque, i tappi di piazza Marconi risultano prevalenti nei contesti per la preparazione della costruzione della domus, di avanzato I sec. a.C. (fasi III, IVA) e di I sec. d.C. (fasi IVB, IVC e V) (si veda graf. 2). GP GT OPERCULA DECORATA: QUALCHE CONSIDERAZIONE Come di consueto, sono gli opercoli realizzati a stampo a recare sulla superficie superiore vari “segni”, da soli o combinati con lettere (singole e in legatura), grafemi, pseudoscritte, contrassegni, simboli, segni numerali, varie decorazioni. Una delle questioni più discusse (e tuttora irrisolte) riguarda il significato, l’interpretazione di tali “segni”: la loro lettura e decodificazione sono complesse, difficoltose, problematiche, ma l’operazione offre un potenziale informativo rilevante. Così, gli opercula inscripta rappresentano un osservatorio privilegiato per la storia economica nel mondo romano; perciò hanno focalizzato l’interesse degli studiosi, tanto da porre in secondo piano l’analisi di altri tipi di tappi. Ma anche altri “segni” rimandano ad ambiti semantici precisi. È del tutto verosimile che essi fossero chiari e compresi dagli antichi, in possesso di quei codici ermeneutici che noi dobbiamo ricostruire; che essi avessero significato e comunicassero informazioni. Varie sono le spiegazioni dei “segni” impressi sui tappi: ad esempio che fossero collegati ad aspetti dell’organizzazione del processo produttivo; che servissero per identificare il produttore e la figlina; una sorta di funzione di garanzia in considerazione del commercio a distanza; segni di controllo; indicazioni relative al contenuto o alla quantità; imitazioni/contraffazioni del marchio di produttori famosi. Comunque l’interpretazione delle diverse valenze di tutti questi elementi generalmente ci sfugge45. È stata proposta una classificazione degli opercula inscripta46, che qui è parso opportuno seguire. Va premesso che alcune tracce in rilievo sui tappi cremonesi si classificano con difficoltà, anche per lo stato di conservazione; infatti è stato spesso sottolineato che tali segni non sempre sono facili da “leggere”. Esempio significativo sono le cosiddette “pseudoiscrizioni”, imitazioni di lettere che hanno talvolta carattere ornamentale; può esser dubbio se alcuni segni siano alfabetici o ornamenti; alcune curvature ricordano forme di lettere 98), Aquileia (DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 77 (coperchi d’anfora impiegati come isolante). 45 Ad es. Buora rileva la singolare somiglianza tra la decorazione in quattro quadranti con al centro puntini in alcuni tappi e la stessa organizzazione spaziale in alcune monete celtiche diffuse negli ultimi decenni del I sec. a.C.: BUORA 2012-2013, p. 26. 46 BUORA et al. 2012-2013. 248 Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora greche. Emblematica è l’incertezza tra la lettera greca Psi e il motivo del tridente che si riscontra così su due opercula cremonesi come altrove47. Più simile a una freccia o a un’ancora, come spesso interpretata, è il motivo su Us 1609.6848 (tav. II.1). Nella categoria “decorazione geometrica” rientra una vastissima serie di “segni”, variamente combinati, non sempre definibili con esattezza. La decorazione più semplice e frequente è costituita da una linea mediana, più o meno rilevata, più o meno spessa, composta da due raggi che si dipartono dalla presa. Spesso tale rilievo centrale non è 1 cm determinato altro che dalla giunzione delle due metà dello stampo; la giuntura delle due valve non precisa origina disallineamenti evidenti sulla presa e/o lungo Fig. 6. Tappo a stampo con motivo a onde liberamente disposte. il bordo. Linee più o meno regolari, in asse, parallele, formano quadranti più o meno regolari. Linee/cordoli si possono disporre con un effetto decorativo a raggiera – motivo molto diffuso49 – (tav. II.2-3), a stella (tav. II.4-5)50, “onde correnti”, a comporre un sole51 o liberamente disposte (fig. 6). Alla linea/linee rilevate decorative si possono associare altri elementi, come linee circolari, un triangolo arrotondato, delle lettere come una V o due V, una dritta l’altra capovolta (più rare). Brevi linee possono formare una X, interpretabile anche come lettera52, o un segno a croce, variabili per forma, grossezza, posizione53, quasi una pseudosvastica (rara); oppure sono disposte a “graticola”; in un caso quattro linee rilevate dalla presa 1 cm finiscono con un pallino. Su vari tappi cremonesi compare quella decorazione che si può definire “a globetti”, costituita da masserelle, bugnette, piccole protuberanze, di spesFig. 7. Tappo a stampo con cerchi concentrici e croce al centro. sore ineguale, di diversa forma e misura, e disposizione variabile, prodotte quindi da diverse matrici54 (tav. II.6-8). Tre tappi recano una decorazione a cerchi concentrici rilevati (tav. II.9-11); un altro a cerchi meno profondi con in mezzo una croce (fig. 7). Per analoghi tappi dall’officina ceramica di Crikvenica si ipotizza una 47 Ad es., WEDENIG 2001, pp. 446, 448, tav. II, nn. 27-29; BRAIDOTTI et al. 20122013, p. 41, fig. 18; BUORA 2012-2013, pp. 26-27, tav. I, nn. 3-5; RINALDI et al. 2012-2013, p. 71. 48 Simili coperchi a Sevegliano (FUMOLO 2008, pp. 163, 165-167, ACIt 7 e ACIt 24) e nel Magdalensberg (WEDENIG 2001, p. 449, tav. 3, n. 43). 49 A Milano (BOCCHIO 1991, p. 290, tav. CXXV, nn. 310-316); in Friuli (BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 34; BUORA 2012-2013, p. 28); a Siculi, in Dalmazia (ŠUTA 2012-2013, pp. 111-112, nn. 1-4, tav. 1, nn. 1-4, pp. 122-123, n. 42, tav. 8, n. 2); nel Magdalensberg (WEDENIG 2001, pp. 448-449, tav. 2, nn. 30-40). 50 Un esemplare simile da Aquileia (CHINELLI 1991, p. 249, tav. 45, AC I 16). 51 Confronti: RINALDI et al. 2012-2013, pp. 70-71, tav. 2, n. 8; ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, p. 148, tav. 2, n. 27. 52 Considerazioni generali sugli opercula da piazza Marconi, in particolare sui tappi d’anfora decorati, iscritti e con formule onomastiche, disponibili al link indicato in calce all’indice del volume. 53 Cfr. ad es., Calvatone (MASSEROLI 1997b, p. 101, tav. XIV, n. 6); Sevegliano (FUMOLO 2008, pp. 163, 165, 166-168, ACIt 5-ACIt 6, ACIt 24, ACIt 27); Siculi (ŠUTA 2012-2013, pp. 116-117, nn. 21-22, tav. 4, nn. 5-6); in Slovenia (ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, p. 151, n. 41, tav. 3, n. 41). Il segno a croce è stato anche interpretato come stilizzazione di una rete da pesca: BRAIDOTTI et al. 2012-2013, pp. 41-42, fig. 21; Made in Roma 2017, p. 131, n. 6.9 [E. BRAIDOTTI]. 54 Esemplari simili sono frequenti. Ad es.: CHINELLI 1991, p. 249, tav. 45, AC I 15; WEDENIG 2001, p. 449, tav. 3, nn. 46-48; FUMOLO 2008, pp. 164-167, ACIt 15-ACIt 16, ACIt 19-ACIt 21; BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 35; ŠUTA 20122013, pp. 113-115, nn. 7-10, 12-15, tav. 2, nn. 1-4, tav. 3, nn. 1-4, pp. 122-123, n. 42, tav. 8, n. 2; ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, p. 144, nn. 1-3, tav. 1, nn. 1-3. Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 249 Tav. II. Tappi d’anfora (scala 1:3; disegni D. Gorla). corda lungo un solco circolare55. Può esser una conferma il fatto che vari coperchi sloveni a stampo ornati a rilievi circolari sono privi di presa56. Menzioniamo alcune decorazioni particolari, come due opercoli con quattro triangoli, più o meno evidenti, posti sulla stessa linea, una “corona”: Us 2828.506 con anche una croce (tav. II.12), mentre Us LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013, pp. 130-133, nn. 2, 4, 11, fig. 2, nn. 2, 4, fig. 4, n. 11. Altri simili tappi a Trento (MAURINA 1995, pp. 249, 252, fig. 7, nn. 5-6) e a Fasana (PAIĆ et al. 2008, pp. 34, 36-37, nn. 65-73). 55 56 ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, pp. 139, 158-160, nn. 71-77, tav. 5, nn. 71-77. 250 Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora 2577.231, spezzato a metà, non conserva la parte eventualmente con le croci (tav. II.13). Si è avanzata l’ipotesi che i quattro triangoli possano esser ricondotti all’ambito semantico legato al mare: sarebbe la corona di Nettuno, unita appunto a due croci, stilizzazione di reti da pesca57. Un altro opercolo spezzato presenta un cerchio con una croce in mezzo (tav. II.14)58. Alcuni opercoli realizzati a stampo, con orlo indistinto, presa circolare irregolare, profonde impressioni di ditate sulla superficie inferiore, si possono definire a “ciotola”, perché ottenuti con l’uso di una matrice a “ciotola”59. GT OPERCULA INSCRIPTA: CONSIDERAZIONI GENERALI Gli opercula inscripta offrono in generale un contributo basilare per lo studio dei commerci antichi. Infatti, l’incrocio dei dati di rinvenimento con altri documenti epigrafici o storico letterari consente di individuare chi fossero gli attori di questi traffici marittimi. In particolare i ceppi d’ancora e i copritappi delle anfore, i tituli picti, consentono di mettere a fuoco elementi importanti della rete produttiva e distributiva60. Le iscrizioni, talvolta costituite da formule onomastiche, presentate dai copritappi di pozzolana e dagli opercula a stampo hanno funzioni molto diverse. Nei copritappi di pozzolana le gentes attestate dai gentilizi avevano membri distribuiti tra le varie aristocrazie e i negotiatores. Spesso si è osservata la contemporanea presenza dello stesso gentilizio anche su ceppi di piombo delle ancore, il che dà corpo all’idea che queste gentes giocassero, attraverso i loro liberti, un ruolo importante nel commercio marittimo come mercatores, negotiatores e navicularii 61. Per gli opercula il discorso si fa un po’ più articolato e per certi versi più sfuggente. Anche considerando qui solo gli esemplari con indicazioni onomastiche uninominali, con grafemi, sigle e simboli figurati ad essi abbinati, per la cui classificazione si fa riferimento a quella recentemente proposta62, la casistica è assai diversificata. Accanto a forme onomastiche uninominali (fig. 8) o bimembre, sono attestate singole lettere alle quali non si sa se attribuire un valore alfabetico o numerico; risulta così difficile individuare un sistema di riferimento. Talvolta alcuni segni possono essere intesi come lettere dell’alfabeto greco: in piazza Marconi non ve ne sono esempi sicuri. In generale, dato l’esiguo numero di attestazioni di tali tappi, non sempre è facile capire se vengano da un ambito produttivo in cui si parlava greco, o se si tratti di abbreviazioni di nomi di soggetti di condizione servile, sovente grecanici, oppure, ancora, se si tratti di lettere utilizzate con valore ornamentale (pseudo iscrizioni)63, il che, sia detto per inciso, potrebbe far riflettere sulla presenza di individui o di gruppi in grado di conoscere l’alfabeto greco o di parlare greco. Anche in piazza Marconi l’iscrizione o il grafema possono presentarsi associati con motivi decorativi quali il tridente, la corona, le reti da pesca o il caduceo, utilizzati con evidente significato scaramantico rispetto al buon esito dell’attività commerciale o dei viaggi per mare sottesi a tutti i commerci antichi sulla lunga distanza. Un popolo superstizioso come quello romano era particolarmente attento ad adottare tutte le possibili precauzioni perché il carico arrivasse sano e salvo a destinazione, garantendo al mercator l’auspi- Fig. 8. Tappo a stampo con formula onomastica ACATO. Made in Roma 2017, p. 131, n. 6.9 [E. BRAIDOTTI]. Si tratta di un coperchio da Aquileia (I sec. a.C.-I sec. d.C.): BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 42, fig. 21. Un altro simile, da Aquileia: DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 82, fig. 5, n. 22. 58 Un confronto ad Aquileia: DOLCI 2012-2013, tav. 1, Ac1. 59 Sui tappi a “ciotola”, RINALDI et al. 2012-2013, pp. 67, 69. 57 GIANFROTTA 2008, pp. 65-66. GIANFROTTA 1994, pp. 593-597; GIANFROTTA 2008, p. 66; GIANFROTTA 20122013, p. 11. 62 BUORA et al. 2012-2013, p. 9. 63 SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012-2013, p. 172. 60 61 Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 251 8VVHQ]DIDVH )XRULVWUDWR )DVH; )DVH9,,, )DVH9, )DVH9 )DVH,9 )DVH,,   'HFRUD]LRQLPLVWH '     3VVHXGRLVFUL]LRQL &F   ,VFUL]LRQL &E    *UDIHPLLLVRODWL &D Graf. 3. Tappi con formule onomastiche e segni alfabetici: quadro d’insieme. Si rimanda ai materiali disponibili al link indicato in calce all’indice del volume per l’esame dettagliato dei singoli tappi. cato guadagno. In tal senso si spiegano anche i nomi di divinità, Zeus soprattutto, Artemide, Apollo, Vesta, Eracle, Tyche, o alcuni epiteti ben auguranti scritti sui ceppi d’ancora rinvenuti nei relitti in varie zone del Mediterraneo, così come Salvia, Σωτίρα, Σώτρα64. Per quanto riguarda il significato di queste iscrizioni, associate o meno a motivi decorativi, varie sono le opinioni degli studiosi. Wedenig65, collegandosi anche ai bolli presenti sulle anfore, ritiene che esse indichino le relazioni all’interno della bottega e le modalità di organizzazione della stessa, con nomi che connoterebbero i vasai che lavoravano con un contratto d’appalto; i contrassegni potrebbero identificare le partite avviate alla cottura, ad esempio66. Anche Gianfrotta67 ipotizza una produzione dei tappi nelle stesse botteghe che fabbricavano le anfore, perché in tal modo si poteva tener conto dei diametri dei colli d’anfora in cui si sarebbero inseriti ed essi potevano essere pronti al momento dell’impiego. Lo studioso ritiene possibile che gli opercula inscripta viaggiassero con i mercanti itineranti e polivalenti che periodicamente acquistavano le merci direttamente nei diversi luoghi di produzione: in questo modo i tappi erano disponibili per suggellare definitivamente la compravendita. I contrassegni generici o decorativi si collegherebbero invece a mercanti occasionali. Secondo alcune ipotesi sarebbe il contesto d’uso a rivelare l’intento della scrittura. Una volta usciti dall’officina, gli opercula inscripta avrebbero potuto controllare attività connesse alla vendita del contenuto. Alcuni tappi del Magdalensberg su cui compare, oltre ad una formula onomastica uninominale, anche la scritta liquamen, sarebbero legati al contenuto delle anfore e al personale che le sigillava68. Di conseguenza il significato di segni o iscrizioni sarebbe da collegare al contenuto delle anfore e alla loro distribuzione. Su un’urna cine64 Il nome della divinità scritto sul ceppo d’ancora poteva essere legato alla merce che veniva trasportata, come nel caso della doppia iscrizione a Iside e Cerere sull’ancora di una nave con carico di cereali: GIANFROTTA 1994, pp. 600608, con relativa bibliografia. 65 WEDENIG 2001, p. 444. 66 Che i grafemi o le formule onomastiche potessero essere collegati ai soggetti di volta in volta coinvolti nel processo produttivo dei tappi e/o nell’attività commerciale sembrerebbe confermato anche dai bolli presenti contemporaneamente sulle botti: BARATTA 1994, p. 562. 67 GIANFROTTA 2012-2013, p. 11. 68 SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012-2013, p. 171. 252 Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora Fase di scavo Grafemi II IVA Segni alfabetici e simboli V; T; VX X; VX; I; V; TF in nesso; T D e raggi o croce latina, A N IVB O IVC IT VS D e raggi V A; A o V; VL V+motivo a onda V Lettere e globetti; lettere e ramo (tav. II.15) V IP o SP; T o croce latina; linea spezzata+I L; X; D VI Croce latina VIII V e croce o rete da pesca; IN+palma V XA V XIA Croce latina Post medievale II+àncora Medievale V Us 302 Us 2528 Us 4316 F/S XeM Nomi HALV o HMALV ACATO Quantità totale per fase 4 9 AVIL PILF ICINVS RVLLI 2 3 5 2 CR 7 1 3 1 1 1 1 AVSVN o MAVSVN con 1 nesso MA 1 Onda+V 1 Ramo di palma, caduceo? 2 bolli: SANIE; 3 e iscrizione illeggibile (tav. SC --- AN II.16) Tab. 1. Distribuzione dei tappi con formule onomastiche e segni alfabetici nelle varie fasi. Si fa riferimento alla classificazione degli opercula inscripta proposta in BUORA et al. 2012-2013. raria da Firmun Picenum è raffigurato il servus Syrus che attinge da un culleus per riempire un contenitore da tappare. Il rinvenimento di un tappo dal vicino territorio di Cluana con la scritta SIR può forse suggerire che i nomi stampati sugli opercula si riferiscano al personale addetto al travaso e responsabile della chiusura del contenitore69. In tal senso orienterebbe la percentuale modesta di tappi inscritti. Lo conferma anche il contesto di piazza Marconi: i tappi a stampo con decorazioni o segni alfabetici o grafemi sono solo 141 su 1072. Di questi 45 hanno restituito iscrizioni, pseudo-iscrizioni, grafemi, combinati o meno con altri simboli o motivi decorativi (si vedano graf. 3 e tab. 1). GP 69 MARENGO, DIGEVA 2012-2013, pp. 101-102. Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali 567 ABBREVIAZIONI PERIODICI PBSR, Papers of the British School at Rome AAAd, Antichità Altoadriatiche PdP, La Parola del Passato, rivista di studi classici AnnBenac, Annali Benacensi QuadAPiem, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte AÉ, L’année épigraphique QuadChieti, Quaderni dell’Istituto di archeologia e storia antica. Università degli Studi “G. 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Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali TAPPI D’ANFORA GERMANA PERANI, GABRIELLA TASSINARI 1. FORME, TIPI, IMPASTI: QUALCHE CONSIDERAZIONE L’estrema variabilità e oscillazione di possibili parametri quali profilo e andamento dell’orlo e del fondo, grandezza / forma della presa, può rendere difficile creare una precisa tipologia dell’ingente quantità dei tappi di anfora rinvenuti negli scavi di piazza Marconi. In assenza di un repertorio morfologico degli opercula lombardi “codificato”, “canonico” cui fare riferimento, seguendo il criterio di solito applicato che tiene conto delle modalità di produzione, si sono distinti tre insiemi principali di tappi: al tornio, a stampo, ritagliati da pareti di anfore. Un quarto gruppo raccoglie tutti gli esemplari che non rientrano nei primi tre: tappi ricavati da laterizi; di pietra; eseguiti a mano… La schedatura dei tappi è stata effettuata seguendo una scheda impostata con i seguenti lemmi. Corpo ceramico: colore, base il codice Munsell (superficie esterna / interna e frattura; rivestimento se presente); vacuoli (frequenza, forma, dimensioni); dimagrante, diviso secondo le voci di frequenza (frequenti (30%); mediamente frequenti (10-20%); radi (5%)), granulometria (molto grande ( > 3 mm); grande (0.5-3.0 mm); medio-fine (0.5-2.0 mm); fine (0.5-1.0 mm)) e tipo (chamotte, mica, calcarei…); impasto, diviso secondo le voci di: grado di depurazione (grossolano, mediamente grossolano, mediamente depurato, depurato); sensazione al tatto (ruvido, granuloso, saponoso, farinoso); durezza (duro, mediamente duro, tenero); frattura (netta, frastagliata, a scaglie). Seguono la descrizione del pezzo, le sue misure e ogni sorta di osservazioni. Per quanto riguarda la schedatura dei tappi ritagliati da pareti di anfore si è usato un campionario di impasti1, sempre con riferimento all’aspetto, alla depurazione, alla frequenza e al tipo degli inclusi, cercando di attribuirli alle relative anfore da cui sono stati ricavati. Premettiamo alcune brevi osservazioni valide sia per gli opercula al tornio che a stampo. Si rileva una certa uniformità negli impasti; sono rare le incrostazioni consistenti (verdi grigiastre, grigio nerastre) e le probabili tracce della pece o del materiale del conglomerato con cui i coperchi venivano sigillati; impronte digitali possono ricorrere lungo il bordo o sulla parte inferiore. Si riscontra la presenza contemporanea di coperchi di diverso tipo all’interno della stessa Us2. In linea generale forme, tipi e decorazioni corrispondono ai coperchi di anfora più comunemente altrove attestati, con una fertilissima variabilità3. In modo molto schematico e sintetico si possono dividere i tappi realizzati al tornio (i segni del tornio sono di frequente visibili o ben evidenti, talvolta quasi decorativi) in due gruppi, entrambi di forma circolare. Il primo tipo è più “leggero”, sottile, con orlo distinto, ingrossato, arrotondato, ripiegato o rialzato e sottolineato da un incavo, ad angolo più o meno accentuato, o a profilo triangolare; presa cilindrica, regolare o no, a volte alta, con forti ditate; il fondo, al centro, ha un incavo interno corrispondente alla presa, leggero o profondo. L’altro tipo è robusto, grosso, con orlo di solito indistinto, arrotondato, più o meno ingrossato, a volte appena rialzato; il corpo è rastremato verso l’alto; la presa spesso è grande, massiccia, irregolare, di Per la definizione degli impasti, ci siamo basate sui campioni identificati da Thea Ravasi e Marcella Nicodemo nel corso del lavoro sugli impasti svoltosi parallelamente all’indagine archeologica sul campo. I dati sono stati rielaborati, tenendo conto di altre tipologie, non inerenti alle anfore di piazza Marconi. Dato il carattere preliminare e generale di questa trattazione non sono state effettuate indagini archeometriche sugli impasti, invece presenti in PERANI, TASSINARI c.s. 2 Anche, ad esempio, ad Aquileia (DOLCI 2012/2013, p. 56). 3 Nello stesso tempo è stato giustamente osservato come forma, decorazioni, dimensioni, impasto dei tappi diano un’impressione molto omogenea in una vasta area geografica: LINDHAGEN 2009, p. 90. 1 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali frequente reca le impronte delle dita del vasaio, profonde o appena accennate, in numero variabile, talvolta a creare un effetto movimentato, quasi decorativo; il fondo è piano o lievemente incavato e ombelicato. Il diametro va da 9 cm a 11 cm, dimensioni attestate in ugual misura; lo spessore oscilla da 0,6 cm a 1,3 cm. L’impasto è di solito mediamente depurato, mediamente duro, ruvido, con frattura irregolare; di rado depurato, duro, polveroso; gli inclusi vanno da radi a frequenti, per lo più minimi e piccoli, rari i medi, bianchi e bruni di vario tipo (chamotte, mica, calcarei…). I vacuoli sono di solito irregolari, pochi o radi; di frequente del tutto assenti. L’ingobbio è molto raro. I colori più attestati sono 10 YR 8/3, 8/4 (brun très pâle), 2,5 Y 8/3 (jaune pâle), 7,5 YR 7/4 e 2,5 7/8 (rose), 5 YR 6/6 (jaune rouge); meno frequenti 7,5 YR 6/2 (gris rose), 5 YR 8/1 (blanc), 5 Y 7/1 e 8/3 (gris clair). Talvolta l’orlo sembra scalpellato per adattarlo nelle dimensioni. Appartengono al tipo più “robusto” dei tappi realizzati al tornio i già citati tre esemplari associati alle anfore tipo Lamboglia 2 che essi originariamente chiudevano. Due sono interi (Us 3172.43, due parti combacianti; Us 3172.44), di diam. 9,5-10 cm e sp. 0,7-1 cm, con orlo indistinto e arrotondato, presa massiccia, irregolare, conservata parzialmente, fondo lievemente incavato e ombelicato; l’impasto è mediamente depurato, duro, ruvido, con inclusi radi, minimi e medi, vacuoli radi di dimensioni medie; il colore è 10 YR 8/3 (brun très pâle). Il terzo tappo (Us 2328.1) è frammentario; ha orlo distinto arrotondato, presa cilindrica irregolare, impasto mediamente depurato e duro, con inclusi piccoli abbastanza frequenti, di colore 5 YR 7/4 (rose). Gli opercoli realizzati a stampo presentano forma circolare, orlo indistinto, di solito arrotondato, presa (a volte forse aggiunta dopo: si vedono i segni nell’argilla) tonda, cilindrica, meno frequente rettangolare o quadrata, a volte irregolare, fondo piano o leggermente convesso. Spesso il fondo presenta tracce della lisciatura a stecca per rimuovere l’argilla in eccesso; talvolta si vedono le sbavature d’argilla lungo il bordo. Il diametro va da 7 cm a 11 cm (entrambi rari), con la maggior documentazione sugli 8-10 cm; lo spessore dagli 0,8 cm fino 2,5 cm (rarissimo) e si attesta specialmente sui 1,4-1,6 cm. L’impasto più frequente è mediamente depurato, duro, talvolta polveroso o sabbioso, la superficie ruvida con frattura di solito irregolare, con inclusi radi / pochi / frequenti, bianchi e bruni, di solito minimi e piccoli, di rado medi (chamotte, mica, calcarei…). Rari sono gli impasti sia depurato tenero, farinoso o polveroso, con frattura frastagliata (gli inclusi rimangono dello stesso tipo) sia poco depurato / mediamente grossolano/ grossolano fino ad arrivare a molto grossolano (rarissimo). I vacuoli sono tanto più frequenti che sugli opercoli al tornio; sono di solito irregolari, piccoli e medi, di rado grossi. L’ingobbio è davvero raro. I colori più attestati sono 7,5 YR 7/4, 7,5 YR 8/4 e 2,5 7/8 (rose), 10 YR 7/4, 10 YR 8/3, 10 YR 8/4 (brun très pâle), 2,5 Y 8/3 (jaune pâle); meno frequenti 5 YR 6/6 (jaune rouge), 5 YR 8/1, 5 Y 8/2 (blanc), 10 YR 7/3, 5 Y 7/1 (gris clair), 5 Y 6/1 (gris), 2,5 YR 7/2 (rose gris), 5 Y 6/3 (olive pâle). All’interno della produzione a stampo in relazione alla presenza/assenza del disallineamento mediano o della linea diametrale a rilievo, si può individuare una produzione da matrice bivalve, rispetto a quella ad unica matrice4. Assai inferiore è la percentuale dei tappi ricavati da pareti di anfore, di solito stondati (ma uno / due pezzi sono semplicemente squadrati), piuttosto grossi e spessi, generalmente con la parte interna incurvata. Le dimensioni variano da 7 cm a 12 cm (entrambi rari) e per lo più si attestano sui 9-10 cm; lo spessore da 1 cm a 3 cm (entrambi rari) e per lo più è sui 1,5-2 cm. L’impasto di solito è mediamente depurato con inclusi frequenti, minimi / piccoli / medi, bianchi e bruni, micacei, calcarei e di chamotte, di rado anche affioranti; i vacuoli sono per lo più pochi, talvolta Si vedano le riflessioni legate alle diverse tecniche di realizzazione, riguardo al considerevole rinvenimento di opercula di Concordia, anche con l’ausilio dell’archeologia sperimentale: RINALDI et al. 2012/2013, p. 67. 4 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali anche grossi. Ben meno frequenti sia l’impasto semidepurato o depurato con inclusi di vario tipo, radi, minimi, sia l’impasto grossolano, con inclusi molto frequenti di chamotte, calcare e mica, anche affioranti. I colori prevalenti della superficie esterna sono il rosa (5 YR 7/4, 7,5 YR 7/4-8/4 rose; 2,5 YR 7/2 rose gris); il rosso/ rossastro (2,5 YR 4/6 rouge, 5 YR 6/6, 7/6, 7/7 jaune rouge), il bruno pallido / beige (10 YR 8/3, 8/4, 7/4 brun très pâle; 5 Y 8/4, 2,5 Y 8/3 jaune pâle) fino al bianco (5 YR 8/1, 10 YR 9/2 blanc), anche per la presenza dell’ingobbio. Analogamente per la superficie interna predominano le varie tonalità di rosa (7,5 YR 7/4-8/4; 2,5 YR 7/4-7/8 rose, 2,5 YR 7/2 rose gris) e di rosso (5 YR 7/6-7/7, 7,5 YR 8/6 jaune rouge, 2,5 YR 5/8 rouge, 2,5 YR 6/4 brun rouge clair), molto meno il bruno (10 YR 7/4, 8/3, 6/3 brun très pâle, 10 YR 5/2 brun gris). La frattura può presentare differenti colori, a strati, della superficie esterna e interna. Quando presente, l’ingobbio è prevalentemente bianco (10 YR 9/2, 5 YR 8/1 blanc), beige (10 YR 7/4, 8/4 brun très pâle; 2,5 Y 7/4 jaune pâle), anche rosa e rosso chiaro (7,5 YR 8/4, 10 YR 7/4 rose; 10 R 6/8 rouge claire). Assai di rado si riscontrano sia tappi ritagliati da una scaglia di parete di anfora sia tracce di ingobbio interno. Non sono documentati in modo massiccio i coperchi d’anfora ricavati da laterizio. L’impasto presenta inclusi di vario tipo, frequenti / molto frequenti, da piccoli a grossi, di una gamma di colori prevalenti dal rosa (2,5 YR 7/4, 5 YR 7/4, 7,5 YR 7/4 rose; 7,5 YR 7/2 gris rose) al rosso (5 YR 6/6, 7/7 jaune rouge; 2,5 YR 6/8 rouge clair; 2,5 YR 5/6 rouge) al bruno più o meno chiaro (10 YR 8/4 brun très pâle; 5 YR 6/4 brun rouge clair; 2,5 YR 8/4 jaune pâle). Le misure vanno da 8 cm a 14 cm (entrambi rari), per lo più si attestano sui 9-12 cm; lo spessore fino a 4 cm (raro) e per lo più è sui 2,5/3 cm. Di frequente i coperchi da laterizio sono lisciati, almeno un po’, su una superficie; talvolta su entrambe e accuratamente scalpellati in modo da sagomare i bordi e rendere una superficie minore rispetto all’altra. GT. 2. I CONTESTI DI RINVENIMENTO Come si vede nel grafico, nella fase IIA, di II sec. a.C, i tappi sono attestati in misura non significativa in terreno di riporto con inquinamento, legato all’avvio delle attività di risanamento della zona. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Nella fase IIB, datata tra la metà e la fine del II sec. a.C., i tappi si trovano in strati di riporto, bonifiche o buche di scarico. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali La successiva fase IIC è caratterizzata da interventi di sistemazione idraulica della zona con drenaggio di anfore (Us 1883 e 2563), da situazioni di livellamento e bonifica (Us 2600) e da sedimentazioni nella conca naturale posta nella zona orientale dell’insula. La fase III segna una profonda modifica della zona, che viene rialzata con terra di riporto per uno spessore che varia dai due ai tre metri, coprendo gli edifici della precedente fase II. Le unità stratigrafiche ad essa riferibili documentano interventi di bonifica e drenaggi con anfore, piani d’uso, livellamenti e fasi di abbandono. Il grafico evidenzia che gli opercula pertinenti a questa fase non provengono, in percentuale significativa, dai contesti di drenaggio o bonifica con anfore, bensì da strati di abbandono e di livellamento. È tuttavia nella fase IVA, datata tra 40 a.C. e 20 a.C., caratterizzata da interventi di livellamento relativo alla costruzione della domus del Ninfeo, che si concentra un numero rilevante di tappi. Il grafico della fase IVA mostra i contesti stratigrafici da cui essi provengono. Significativo in questa fase il numero degli opercula da strati di riporto o di livellamento. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Nelle successive fasi IVB (20 a.C.-40 d.C.) e IVC (40 d.C.-69 d.C.) la presenza di tappi è attestata da 93 esemplari. GP.-GT. 3. GRAFEMI, NOMI ED ELEMENTI FIGURATI Il contesto di piazza Marconi sembra confermare quanto osservato altrove5: i tappi a stampo con decorazioni o segni alfabetici o grafemi rappresentano una percentuale minore, precisamente 141 su 1072. Di questi solo 45 hanno restituito iscrizioni, pseudo-iscrizioni, grafemi, combinati o meno con altri simboli o motivi decorativi. Il riutilizzo dei tappi, documentato anche nei contesti stratigrafici cremonesi, rende senza dubbio più difficile collegare i motivi presenti sugli opercula al tipo di anfora e cercare di stabilire una relazione tra le indicazioni del tappo e il contenuto delle anfore stesse. Tuttavia, la provenienza della maggior parte dei tappi cremonesi da contesti stratigrafici affidabili, per i quali spesso è anche possibile l’attribuzione alle diverse fasi individuate nello scavo6, rende possibile definirne una cronologia. Come già accennato nel contributo a stampa (PERANI-TASSINARI), per la classificazione degli opercula inscripta di piazza Marconi è stata utilizzata la tipologia7 che individua quattro gruppi, a seconda che sul tappo, sempre realizzato a stampo, compaia un grafema (tipo Ca), una forma nominale (tipo Cb), una pseudoiscrizione (tipo Cc) o una combinazione di motivi figurati e lettere (tipo D). In piazza Marconi, come mostra il grafico, prevale in modo netto il tipo Ca, con singoli grafemi. Segue il tipo D, in cui i grafemi sono in vario modo combinati con elementi figurati o decorazioni astratte. MAYER 2012/2013, p. 15. ARSLAN PITCHER 2017, p. 100. 7 BUORA, MAGNANI, ROSSET 2012/2013, p. 9. 5 6 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali 3.a Grafemi singoli o associati8 3.a.1) Lettera V Tra i 44 tappi con segni o iscrizioni, il grafema V ricorre in 9 casi, con varianti che riguardano le modalità di realizzazione e le caratteristiche della lettera stessa, sempre a rilievo. Risultano prevalenti i tappi realizzati da matrice a pezzo unico. Gli opercula nn. 6 e 9 sembrano creati con la stessa matrice bivalve, così come i tappi nn. 2 e 7, che presentano caratteristiche morfologiche molto simili. Anche gli opercula nn. 4 e 5 potrebbero essere stati prodotti con la stessa matrice a pezzo unico. Il tappo n. 5 è però frammentario; sulla parte conservata si intravede traccia di qualche altro motivo, non identificabile. Gli opercoli nn. 1 e 3, prodotti con matrice a pezzo unico, hanno la lettera composta da due tratti distinti, disposti abbastanza vicino al bordo. Tappi con il segno V, posto vicino alla presa, qui attestato su due opercula (nn. 6 e 9), si ritrovano molto frequentemente in Slovenia, in contesti tardo repubblicani ed imperiali9. Non è chiaro se il grafema V rappresenti una lettera o un numero o un segno collegato con la bottega di produzione. L’operculum n. 8, non ben conservato, oltre al segno V vicino alla presa, simile a quello dei nn. 6 e 9, presenta anche un motivo a pseudoraggiera, analogo a quello su un esemplare da Liubljana/Emona10. I disegni e i lucidi degli opercula sono stati realizzati da D. Gorla (scala 1:2). Le foto sono di G. Perani ad eccezione dei nn. 7, 9, 17, 30, 36, di L. Caldera, SABAP, Milano. 9 Si veda, ad esempio ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, pp. 151-152 e tav. 3, n. 42, dove però l’esemplare è realizzato con matrice a pezzo unico. 8 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Impasti Da mediamente depurato a grossolano, con pochi inclusi bianchi e bruni, chamotte, vacuoli. Ruvido al tatto Colore 5 YR 8/1 blanc; 2,5 Y 8/3 jaune pâle; 5 Y 8/2 blanc; 7,5 YR 8/4 rose; 7,5 YR 8/4 rose Diametri Dagli 8 ai 10 cm Tipo matrice Documentata sia la matrice a pezzo unico (5 esemplari), sia quella bivalve (4 esemplari) Probabile tipo anforico di pertinenza Gli impasti individuati, ricchi di inclusi e chamotte, possono essere riconducibili alle Lamboglia 2 o Dressel 6° Cronologia contesti Seconda metà II sec. a.C.- seconda metà I sec. d.C. Come presenza residuale in contesti da fine V sec. d.C. al XVIII sec. d.C. 1 Us 2828.507 2 Us 5354.4 3 Us 2159 4 Us 4563.1 5 Us 195.98 6 Us 856.45 10 ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 152 e tav. 3, n. 44. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali 7 Us 543.92 8 Us 1629.29 9 Us 1291 3.a.2) Lettere VX Questo grafema ricorre solo in due casi, entrambi realizzati con matrice a pezzo unico. Nel primo caso la V è aperta e la X, abbastanza piccola, è posta a 90° rispetto alla V. La presa, piuttosto irregolare, presenta ai lati due incavi, funzionali probabilmente a facilitare l’apertura del tappo “svitandolo” 11. Nel secondo caso, invece, la V è piuttosto chiusa, e quasi della stessa dimensione rispetto alla X. Le due lettere sono diametralmente opposte rispetto alla presa, che è tondeggiante. Quindi si devono ipotizzare due differenti stampi. Impasto Mediamente depurato, duro, con inclusi e vacuoli. Superficie rugosa e frattura irregolare Colore 5 YR 6/2 gris rose; 5 YR 8/1 blanc Diametri Dai 10 ai 10,4 cm Probabile tipo anforico di pertinenza Lamboglia 2 Tipo matrice A pezzo unico Cronologia contesti Fine del II sec. a.C- prima metà I sec. a.C- seconda metà I sec. a.C. 10 Us 3164.4 11 11 Us 2591.13 Per le differenti possibili modalità di apertura dei tappi in relazione al tipo di presa si veda TASSINARI, testo nel volume. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali 3.a.3) Lettera X e XM La X, da sola o con altre lettere o piccole tacche, ricorre su quattro esemplari. In tre casi il tappo è realizzato con una matrice a pezzo unico, mentre nel quarto è stata utilizzata una matrice bivalve. Nel tappo n. 12, frammentario, il disco decorato è suddiviso in tre o quattro (?) quadranti da due tacche e da una X. Per analogia con un tappo di Aquileia, si potrebbe interpretare il segno, ancora una volta, come stilizzazione di una rete da pesca, collocando quindi il tappo tra quelli con soggetto marino12. Anche nell’esemplare cremonese la presa è piuttosto grossa. Il tappo n. 13, realizzato a matrice bivalve, presenta la X vicino all’orlo del disco, l’asse diametrale a rilievo e la presa a bottone con spessore molto ridotto. L’operculum n. 14 invece, realizzato da stampo a pezzo unico, presenta la X abbastanza piccola, disposta vicino alla presa, non molto grande e con modesto spessore. Nel tappo n. 15, da matrice a pezzo unico, con piccola presa di forma pseudo-romboidale, di modesto spessore, vi sono un A X e una M molto aperta, disposte diametralmente opposte alla presa. È stato osservato13 che la presenza della lettera M è ricorrente sui tappi di produzione adriatica. Non se ne può definire con certezza il significato. Rimane quindi possibile si tratti dell’iniziale di un nome. Impasti Colore Duro, mediamente depurato con superficie molto 10 YR 7/4 brun très pâle; 7,5 YR 7/4 rose; 10 YR 8/3 rugosa, con vacuoli radi e irregolari di dimensioni brun très pâle; 7,5 YR 8/4 rose medie, inclusi micacei piccoli e frequentissimi o con chamotte; depurato sabbioso, con radi vacuoli o con rari inclusi bianchi e bruni, minimi e piccoli Diametri Dai 9,5 ai 10 cm Probabile tipo anforico di pertinenza Lamboglia 2; Dressel 6A Tipo matrice A pezzo unico (3 esemplari), bivalve (1 esemplare) Cronologia contesti Seconda metà I sec. a.C.- seconda metà I sec. d.C. 12 BRAIDOTTI et al., 2012/2013, p. 41. Il segno X ricorre abbastanza frequentemente da solo o in associazione con altre lettere o con altri segni al Magdalensberg e su molti esemplari aquileiesi. Cfr. SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012/2013, p. 166, figg. 2-3; Made in Roma 2017, pp. 130-131 [E. BRAIDOTTI]. Più che come lettera viene interpretato come stilizzazione di una rete da pesca e quindi ricondotto all’ambito semantico del mare: Made in Roma 2017 [E. BRAIDOTTI]. Non si può escludere che il segno X rappresenti un numerale, forse a garanzia della quantità o di qualche caratteristica del contenuto dell’anfora. Questo per analogia con analoghi segni graffiti presenti su alcuni opercula da Suasa: MAZZEO SARACINO, VERGARI 1997, fig. 29, n. 4. Per altre osservazioni e confronti sul segno a croce, TASSINARI, testo nel volume. 13 MAGGI 2012/2013, p. 50 con descrizione dei contesti di rinvenimento; fig. 6, tav. 2, n. 5 (esemplare realizzato con matrice bivalve). Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali 12 Us 2841.30 13 Us 3199C.39 14 Us 552.525 15 Us 2528.82 3.a.4) Lettera T isolata o in nesso e croce latina Il grafema T è presente su sei tappi, tutti realizzati con stampo a pezzo unico. L’operculum n. 21 può essere letto come un grafema, nesso TF, oppure come un motivo decorativo riconducibile alla svastica. Tale soggetto si ritrova anche su un tappo da Fornače presso Piran, da un contesto stratigrafico di I sec. a.C.14. Impasti Depurato o semidepurato, duro, con vacuoli frequenti e inclusi bianchi e bruni; granuloso o ruvido al tatto 14 Colore 7,5 YR 8/4 rose; 2,5 Y 7/4 jaune pâle; 5 YR 8/1 blanc ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 151, tav. 3, n. 37. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Diametri Tra i 9 e i 10 cm Probabile tipo anforico di pertinenza Lamboglia 2; Dressel 6A Tipo matrice Matrice a pezzo unico Cronologia contesti Da fine II sec. a.C. a XVI-XVIII sec. d.C. (residuali) 16 Us 2947.4 17 Us 1843.3 18 Us 1403.62 19 Us 2387.152 20 Us 1900.1 21 Us 2418.1 3.a.5) Lettera A sola o con altre lettere I tappi n. 22 e n. 24 presentano la lettera A con vertice disposto a filo dell’orlo. Tale disposizione della lettera trova confronto su un tappo da Gradic da un contesto di fine II sec. a.C- inizi I sec. d.C.15. Non sembra avere fino ad ora riscontro l’associazione della lettera A con la lettera N, molto più piccola, disposta a lato della presa, presente sull’operculum n. 22. Diverso è invece il caso del tappo n. 23, in cui la disposizione della A con il vertice verso la presa trova confronto con un esemplare da Piran, datato al I sec. a.C.16. 15 16 ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 152, tav. 3, n. 46. ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, pp. 151-152, tav. 3, n. 42. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Impasto Impasto ruvido mediamente depurato con inclusi radi; poco depurato, ruvido irregolare; con vacuoli Diametri Dai 9 ai 10 cm Probabile tipo anforico di pertinenza Dressel 6A 22 Us 2577.232 Colore 5 Y 8/1 blanc Tipo matrice Matrice a pezzo unico Cronologia contesti Seconda metà del I sec. a.C.- seconda metà del I sec. d.C. 23 Us 2159.1 24 Us 1401.15 3.a.6) Lettera O isolata o con altri grafemi Il tappo n. 25 presenta due incavi in posizione simmetrica, forse per facilitare le operazioni di apertura dell’anfora. La lettera “O”, a rilievo, è collocata abbastanza vicino al bordo del tappo. In posizione quasi diametralmente opposta tre aste verticali, forse da intendere come numero. L’altro tappo (n. 26), a matrice bivalve, presenta un leggero disallineamento. Ai lati della presa irregolare una “O” e una “A”. Le caratteristiche della A trovano confronto con un operculum da Gradic, Kobarid, da un contesto di fine II sec. a.C.- inizi I sec. d.C. e oltre17. 17 ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 152, n. 46, tav. 3, n. 46. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Impasto Impasto poco depurato con vacuoli frequenti irregolari, inclusi frequenti di vario tipo e chamotte; impasto semidepurato Diametri 10 cm Probabile tipo anforico di pertinenza Lamboglia 2; Dressel 6A Colore 7,5 YR 8/6 jaune rouge 25 Us 2415.7 26 Us 5352.12 Tipo matrice Matrice a pezzo unico; matrice bivalve Cronologia contesti Seconda metà I sec. a.C. 3.b Combinazioni di lettere ed elementi decorativi In questo gruppo troviamo lettere variamente abbinate a simboli. Nel caso dei tappi n. 27 e n. 28, il motivo decorativo è costituito dalla raggiera, un motivo pseudo-solare, all’interno della quale è inserito un grafema, forse un triangolo o la lettera greca delta, che trova confronti a Concordia18. La differenza di diametro tra i due tappi lascia inoltre supporre la presenza di due matrici. Il tappo n. 37 presenta invece il solo grafema “delta”, senza il motivo a raggiera. Gli opercula nn. 29 e 30, non molto ben conservati, presentano gruppi di lettere (o forse pseudo iscrizioni?) associati a simboli. Nel n. 29 pare di poter individuare delle lettere con corpo dal carattere irregolare e disomogeneo: sembra di poter leggere, da sinistra verso destra OCIT VS; sulla destra è indicato un caduceo (?), simbolo di Mercurio, divinità tutelare dei commerci e dei viaggi. Come osservato19, questi segni, che rendevano riconoscibili i coperchi, erano funzionali alle pratiche 18 RINALDI et al. 2012/2013, p. 71, tav. 2, n. 5 (da un contesto i cui materiali offrono come terminus post quem l’età augustea). Cfr. inoltre ZERJAL BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 147, tav. 2, n. 17 (Razdrto/Ocra località Preval, da un contesto di età medio-tardo augustea). 19 Made in Roma 2017, p. 130 [E. BRAIDOTTI]. Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali burocratiche ed avevano inoltre un valore apotropaico, rispetto al viaggio per mare e ai pericoli ad esso connessi. Nel tappo n. 30 sono presenti due sequenze di lettere intervallate da un rametto; risultano leggibili in senso orario OIVI e - IO--20. Nel tappo n. 31 la superficie è suddivisa in due settori da due linee oblique, che partono dalla presa a bottone molto piccolo; in un settore un segno I, che si può intendere come numerale o segno alfabetico. Confronti per questo tipo di impaginazione del testo epigrafico si trovano con un operculum da Soceb/San Servolo, da una sepoltura datata alla seconda metà del I sec. a.C. o inizi-prima metà del I sec. d.C.21. Il tappo n. 32, privo di presa, presenta due segni alfabetici I e N con N retrogrado; una spiga completa la decorazione. Il motivo decorativo della spiga compare anche su tappi da Aquileia e da area veneta22. L’operculum n. 33 presenta segni alfabetici disposti in modo simmetrico rispetto alla presa vicino al bordo: II e S; un motivo ad ancora vicino al segno II completa la decorazione. Tale motivo trova riscontro su tappi da Aquileia23, e, così come già indicato per il caduceo, rimanda all’ambito semantico del mare e dei commerci e ha valore apotropaico. I tappi nn. 34 e 35 recano un motivo ad onda cui si accompagna una lettera da interpretare probabilmente come segno numerico, forse una V. Anche il motivo a onda, documentato altrove in percentuale non rilevante, può rimandare all’ambito semantico del commercio via mare24. L’operculum n. 36, molto mal conservato, presenta tracce di lettere unite al motivo a globetti25. Impasto Colore Impasto mediamente depurato o depurato, con 7,5 YR 8/4 rose; 5 YR 6/6 jaune très pâle; 10 YR 8/3 pochi inclusi bianchi e bruni e radi vacuoli, chamotte, brun très pâle; 5 Y 8/1 blanc inclusi minimi, piccoli e medi Diametri Dai 9 ai 10 cm Probabile tipo anforico di pertinenza Lamboglia 2 Tipo matrice Matrice a pezzo unico; matrice bivalve (n. 36) Cronologia contesti Dalla seconda metà del I sec. a.C. alla seconda metà del I sec. d.C. e periodo post medievale Il motivo del ramo, o albero stilizzato, ricorre anche su tappi rinvenuti in territorio sloveno, a Celeia, in contesti di fine I sec. a.C. Cfr. ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 143 e tav. 5, nn. 78-79. 21 ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 147, tav. 2, n. 18. 22 Si veda DOBREVA , LUISE. 2012/2013, p. 88 e fig. 8, n. 51; CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012/2013, p. 98 e fig. 11, n. 5. 23 MAGGI 2012/2013, p. 50 e tav. 2, nn. 6-7. 24 ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 148 e tav. 2, n. 26. 25 Sul motivo a globetti si veda TASSINARI, testo nel volume. 20 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali 27 Us 1709.1 28 Us 2000.9 29 Us 5049.2 30 Us 1423 31 Us 5049.1 32 Us 3227.9 33 Us 538.2 34 Us 4316.14 35 Us 1623.29 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali 36 Us 1452 3.c Formule nominali Sono otto i tappi anforici da piazza Marconi, il cui testo può essere riconducibile ad un’indicazione onomastica. Il tappo n. 37 presenta la sequenza di lettere HALV o HMALV, in questo caso con nesso MA, dove la seconda asticella della V è quasi interamente interessata dalla frattura. L’operculum n. 38 reca a chiare lettere una formula onomastica uninominale Acato, di grande interesse. Acato potrebbe essere un nome di origine celtica: compare infatti su legende monetali degli Aulerci Eburovici26. Suggestivo potrebbe risultare l’accostamento con C. Aco, figulo probabilmente ingenuus di origine celtica, che operò in Italia settentrionale, dall’età tardo repubblicana e per tutta l’età augustea con i suoi lavoranti Eros, Diophanes, Antiochus, Aescinus e Aco Acastus, il cui stato giuridico è ancora discusso, realizzando ceramica a matrice, appunto chiamata convenzionalmente tipo Aco, per la quale si è ipotizzato proprio a Cremona un centro produttivo27. Tuttavia ACATO si potrebbe anche intendere come la latinizzazione di un cognomen greco Agathos/Agathocles, riferito ad un fabbricante apulo di anfore brindisine di Apani. Come AGATO o AGA il bollo compare su anfore tipo Dressel 6A e Lamboglia 2 a Suasa28 e come AGATO su anfore Lamboglia 2 rinvenute a Milano29, che si potrebbero ricondurre, secondo Vergari, allo stesso DELAMARRE 2007, pp. 10, 209. Nella consapevolezza di solo sfiorare un tema così complesso, già ampiamente trattato in studi fondamentali, come la ceramica tipo Aco, ci si limita a ricordare che in Italia settentrionale centri produttivi riconosciuti si localizzano a Faenza, Adria, Ravenna e probabilmente Aquileia (OLCESE 1998, p. 15; TASSINARI 1998, p. 67; VOLONTÉ 2007). Per quanto riguarda Cremona, il recupero di due frammenti di matrici, di cui uno firmato L.NORBANI, in contrada Cistello (attuale via Mainardi), e la notizia, non meglio precisata, del rinvenimento di una fornace in via Geromini, avevano indotto a ritenere la città sede manifatturiera di ceramica tipo Aco. Tuttavia la mancanza di dati sicuri sul contesto di rinvenimento delle matrici e l’esame autoptico di frammenti cremonesi, già considerati scarti di fornace, che non ha individuato indizi tali da suffragare la tesi, hanno tolto un po’ di vigore a questa ipotesi. Sull’argomento, OLCESE 1998, p. 16; TASSINARI 1998, p. 67; MASSEROLI, VOLONTÉ 2000, pp. 159-160; VOLONTÉ 2007. Più in generale, sui problemi inerenti la ricerca di impianti produttivi, l’ampia casistica, nonché il grado di affidabilità della documentazione disponibile, si veda TASSINARI c.s. Comunque, i rinvenimenti di Acobecher negli scavi effettuati a Cremona dalla Soprintendenza Archeologica a partire dagli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso nella zona tra le vie Amidani e Bissolati, in via Palestro, in via Massarotti e in piazza Marconi, che hanno restituito rispettivamente frammenti con le firme ACO DIOPHANES, C. L. D[IOPHANES], C. ACO, ACASTVS ACO, e ACAS[TVS], hanno fatto aumentare in modo sensibile le attestazioni di tale classe ceramica e, anche se non dirimono la questione della localizzazione in città di queste officine, documentano, attraverso la presenza di firme dei rispettivi eponimi e dei loro liberti, la buona circolazione dei prodotti di Norbanus e di Aco (MARIOTTI MASSA RAVASI 2006; VOLONTÉ 2007; MASSEROLI, testo nel volume). 28 MAZZEO SARACINO, VERGARI 1997, p. 155, fig. 5, cat. n. 4. 29 Sulle due attestazioni di bollo AGATO su Lamboglia 2 a Milano, provenienti dal Monastero Maggiore, si veda BRUNO 1995, pp. 160-161. 26 27 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali imprenditore apulo30. In base alle attestazioni di questo bollo, così come di altri citati dalla Vergari31, su anfore dei tipi sopra indicati, è possibile ipotizzare la presenza in territorio piceno di un imprenditore, che riforniva con i suoi contenitori da vino ampi settori della fascia adriatica. Ciò porterebbe a pensare, come già osservato da Wedenig32, che i bolli sugli opercula siano collegati al processo produttivo dell’anfora e dei suoi accessori e non al contenuto o al trasporto delle merci. L’ubicazione in area picena della bottega di questo imprenditore risulta perfettamente coerente con l’ambito commerciale cui Cremona si rivolgeva, cioè quello adriatico, con una significativa presenza di anfore Lamboglia 2, con bolli provenienti dai centri produttivi piceni o illirici33. Si deve anche considerare che un Agaton, con Antiochus, Dardanus e Lucrio, è documentato su iscrizioni come servo di un Aulo Saufeio, che si colloca nella prima metà del I sec. a.C. Aulo Saufeio apparteneva ad una nota famiglia, originaria di Preneste, i cui membri rivestirono posizioni politiche di rilievo a Roma, Minturno, Atene e Delo. Per questo negotiator le numerose iscrizioni su tappi di pozzolana, rinvenute nel relitto della nave di Ponza, e la tipologia delle anfore costituenti il carico, consentono di ricostruirne i traffici commerciali che lo collegavano anche all’Egeo e a Delo, consistenti principalmente nel commercio di vino. Il collegamento con Delo, che rivestiva un ruolo importantissimo nel commercio degli schiavi, e la testimonianza di Petronio34, può forse suggerire che questa “merce” costituisse parte delle attività commerciali del nostro personaggio35. Anche quest’ultima suggestione potrebbe indurre a collocare l’operculum cremonese in questo contesto di relazioni commerciali con i centri produttivi adriatici. Il tappo n. 39 presenta forse un idionimo in forma abbreviata: CR. È interessante notare che un’iscrizione CAR, con caratteri molto simili, seppur disposti in modo più ordinato ai lati della presa, compare su un tappo conservato al museo di Aquileia36. L’iscrizione presente sul tappo n. 40 con andamento sinistrorso si può leggere come PILF da sciogliere in PIL(ippus) F(ecit) con F retrogrado e capovolto. Le lettere sono disposte lungo il bordo del tappo senza preoccupazione per una disposizione armonica rispetto alla superficie, come invece si vede su un opercolo di Aquileia37. Peraltro la forma PIL comparirebbe su altri tappi di anfora dall’area friulana38. Il tappo cremonese sarebbe riferibile a Pilippus, variante grecanica per Philippus, un cognomen che denoterebbe individui di condizione servile, molto comune ad Aquileia e in generale in Cisalpina. Con diverse varianti il bollo compare infatti su anfore Lamboglia 2 rinvenute ad Aquileia e sulla costa adriatica orientale, nonché ad Ancona. La cronologia di questi esemplari adriatici, tra la fine del II e la metà del I sec. a.C., è compatibile con il contesto stratigrafico dell’esemplare di piazza Marconi (metà I sec. d.C.). Come osserva Dobreva, proprio il carattere comune di questo cognomen, con una sua significativa concentrazione nell’area adriatica, non ne permette l’associazione ad un’officina precisa, ma forse consente di ipotizzare la presenza di più centri produttivi che timbravano la loro produzione con questo nome39. MAZZEO SARACINO, VERGARI 1997, p. 156 con bibliografia relativa a tutte le attestazioni. Oltre ad Agato ci sono anche bolli di Barnane e Vicari, che compaiono su contenitori analoghi alle Dr. 6A, attestate in area picena e nord adriatica (Padova): MAZZEO SARACINO, VERGARI 1997, p. 166. 32 WEDENIG 2001, p. 442. 33 RAVASI 2006, p. 324. 34 Petronio, Sat., 76: “…oneravi (naves) rursus vinum, lardum, fabam, seplasium, mancipia…”. 35 Si veda GIANFROTTA 1992, pp. 594-596. 36 MAGGI 2012/2013, p. 50, fig. 5, tav. 1, n. 4. 37 DOBREVA, LUISE 2012/2013, p. 80 e fig. 5, n. 27. 38 DOBREVA, LUISE 2012/2013, pp. 80, 89, nota 38 con relativa bibliografia. Sulla sigla PIL ad Aquileia, DOLCI 2012/2013, p. 56. Da Cremona proviene inoltre il bollo PILO con lettere a rilievo su un’anfora Lamboglia 2, su cui si veda da ultimo BRAIDOTTI, MAGNANI ROSSET 2012/2013, p. 44, nota 42 con bibliografia precedente. 39 DOBREVA, LUISE 2012/2013, p. 80. 30 31 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali La diversa disposizione delle lettere sul tappo potrebbe avvalorare l’ipotesi di più officine che utilizzavano stampi diversi. Data la disposizione non armonica delle lettere, che pure trova riscontri nei punzoni per altri tappi da Aquileia40, non si può tuttavia escludere per questo tappo cremonese che si tratti di una pseudoiscrizione, in cui le lettere venivano accostate solo a scopo ornamentale41. La presenza della sigla PIL o PHIL su tappi da vari contesti adriatici e la presenza della stessa sigla PHIL.F, associata a KANI, sul labbro di un’anfora Lamboglia 2 proveniente dal relitto di Stanici Ćelina potrebbe confermare la produzione di tappi ed anfore da parte delle stesse officine42. L’operculum n. 41, proveniente da un contesto stratigrafico di seconda metà del I sec. d.C., presenta la formula onomastica bimembre ICINVS RVLLI, costituita da nominativo e genitivo, scritta con eleganti caratteri capitali, disposti in senso orario lungo il bordo del tappo. Ciascuna delle due parti della formula onomastica occupa circa metà tappo; non ci sono elementi di separazione. Come osservano Schindler Kaudelka e Wedenig43 formule onomastiche con nominativo e genitivo si possono intendere come dominus e servus, identificando quindi il gestore della bottega, l’officinator, che aveva alle sue dipendenze persone di condizione servile44. In taluni casi il rapporto di subordinazione viene anche esplicitato nella formula onomastica stessa45. Non ci sono riscontri per il nome Icinus, mentre il gentilizio Rullius è attestato ad Aesernia46. Un Rullius è presente anche su un altare proveniente da Vienne en Val, a sud est di Orléans, dedicato a Iovi Optimo Maximo da parte di un Perpetus, Rulli filius e di Maternus Toutorgis filius, datato al II sec. d.C.47. L’operculum con l’iscrizione AVSVN o MAVSVN (n. 42) potrebbe rappresentare un nome celtico48. Bisogna però considerare che nei contesti che hanno restituito tappi d’anfora finora indagati la componente celtica risulta sempre un po’ dubbia, mentre è preponderante la percentuale di nomi greci latinizzati49. Anche le due iscrizioni che compaiono su tappi privi di contesto stratigrafico SANIE e SC----AN (nn. 43-44) non hanno trovato ad oggi confronti. Impasto Colore Depurato ruvido con pochi inclusi bianchi e bruni 5 Y 8/1 blanc; 2,5 Y 8/3 jaune pâle; di piccole dimensioni e con vacuoli frequenti; 5 Y 7/1 gris clair; 2,5 YR 8/3 jaune pâle; 10 YR 9/2 depurato, polveroso con inclusi di vario tipo blanc; 10 YR 8/3 brun très pâle minimi e rari; mediamente depurato ruvido con pochi inclusi bianchi e bruni, piccoli e minimi e un vacuolo grosso; con chamotte e radi vacuoli irregolari Si tratta, ad esempio del bollo ALEXA: DOBREVA, LUISE 2012/2013 p. 88, fig. 9, n. 63, fig. 10, n. 4. WEDENIG 2001, p. 443. 42 Sul bollo si veda BRUNO 1995, p. 135. Sull’ipotesi che le stesse botteghe producessero anfore e tappi si veda GIANFROTTA 2012/2013, p. 11. 43 SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012/2013, p. 173. 44 WEDENIG 2001, p. 444, che interpreta sia le formule onomastiche presenti sui tappi d’anfora, così come gli altri segni o motivi decorativi, come espressione delle complesse relazioni esistenti all’interno della bottega e non collegate con le successive fasi di distribuzione dei prodotti contenuti nelle anfore. 45 È il caso di PilotaArriQs Pilota Arri Q(uincti) s(ervus) da Altinum. Cfr. SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012/2013, p. 173. 46 CIL IX, 2682. 47 Cfr. Année épigraphique 1968, n. 308. 48 DELAMARRE 2007, p. 212. 49 Si veda SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012/2013, p. 173. 40 41 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Diametri Tipo matrice Dai 9 ai 10 cm (prevalente) A pezzo unico Probabile tipo anforico di pertinenza Cronologia contesti Lamboglia 2 Fine II sec. a.C. - seconda metà I sec. d.C. 37 Us 2817.66 38 Us 1397A.1334 39 Us 1627.30 40 Us 2285 41 Us 1455.17 42 Us 302 43 F/S 23 44 F/S 56 Allegato al volume Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali Il rinvenimento dei tappi d’anfora nelle varie Us e nelle diverse fasi dello scavo, quasi sempre separati dalle anfore, rende difficile stabilire una corrispondenza precisa tra questi e le tipologie di anfore. Tuttavia l’indagine archeologica in vari centri e contesti di area adriatica, così come nella pianura friulana o nel Magdalensberg, che hanno restituito significative quantità di anfore e coperchi, hanno consentito di confermare una corrispondenza tra coperchi eseguiti a stampo ed anfore adriatiche50. GP. 50 Si veda DOLCI 2012/2013, pp. 55-56.