STUDI E RICERCHE
DI ARCHEOLOGIA
5
AMOENISSIMIS...AEDIFICIIS
GLI SCAVI DI PIAZZA MARCONI A
CREMONA
VOLUME II - I MATERIALI
A CURA DI LYNN
ARSLAN PITCHER
CON ERMANNO A. ARSLAN, PAUL BLOCKLEY, MARINA VOLONTÉ
COORDINAMENTO
SCIENTIFICO
Curatela e redazione scientifica
Lynn Arslan Pitcher, con Ermanno A. Arslan, Paul Blockley,
Marina Volonté
Impostazione grafica e impaginazione
SAP Società Archeologica s.r.l.
Foto di copertina
Matteo Blaschich, Studio PiTre Cremona
Redazione
Angela Guglielmetti, Elena Mariani
Documentazione grafica e fotografica di scavo
Archivio topografico della già Soprintendenza Archeologica della
Lombardia
Scavi
CAL Brescia (scavi 1983), RA.GA s.r.l. (scavi 2002-2008)
Fotografie dei materiali archeologici
Luigi Monopoli e Luciano Caldera - Soprintendenza Archeologia,
Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e
Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
Paolo Antamati, Danilo Fraticelli, Angelo Lando, Mauro Maffi,
Carlo Tomba
Ricostruzioni grafiche
Giulia Sterpa, Alessio Merulla, Teodor Dan Pislariu, Davide Uberti,
Enzo Laidelli
Disegni
Alex Cucchiaro, Silvia Di Martino, Davide Gorla, Laura Marchesini,
Eva Reguzzoni
Rielaborazione della documentazione di scavo
Paul Blockley
CON IL CONTRIBUTO DI
Roberto Giacomelli
Rotary Club Cremona
Camera di Commercio di Cremona
2018, © già Soprintendenza Archeologica della Lombardia,
per testo e immagini, ove non altrimenti specificato
© SAP Società Archeologica s.r.l.
Strada Fienili, 39a - 46020 Quingentole (Mantova)
Tel. 0376-42591
www.archeologica.it
ISBN: 978-88-99547-25-7
in copertina:
coppa italo-megarese
Il titolo è una licenza letteraria. Si tratta di una citazione (Tacito Hist. III, 33) nella quale con il termine aedificiis si intendono
le ville suburbane e non le domus urbane.
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
indice
8
Presentazione
15
Considerazioni
Lynn Arslan Pitcher
27
Tabella cronologica
28
Planimetria della Domus del Ninfeo, fase IVC
I MATERIALI
29
Ceramica comune da mensa, da dispensa e di uso vario
Linda Ragazzi, Ilaria Frontori
89
Ceramiche comuni da fuoco
Nicoletta Cecchini, Filippo Airoldi
129
Ceramica a vernice nera
Giordana Ridolfi
179
Lucerne a vernice nera
Giordana Ridolfi
193
Ceramica a pareti sottili
Sara Matilde Masseroli
203
Vasi antropoprosopi
Daniela Benedetti
205
Ceramica decorata a matrice
Marina Volonté
215
Anfore. Il ruolo di Cremona nei commerci regionali e transregionali
tra la fondazione della colonia e il I secolo a.C.
Diana Dobreva, Thea Ravasi
241
Tappi d’anfora
Germana Perani, Gabriella Tassinari
253
“Vasetti” ovoidi, piriformi, cilindrici
Gabriella Tassinari
257
Terre sigillate di prima e media età imperiale
Stefania Jorio
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
283
Terre sigillate di media e tarda età imperiale. La produzione padana e le importazioni
Lilia Palmieri
293
Ceramica invetriata tardoromana
Marina Volonté
297
Lucerne
Daniela Benedetti
309
Materiali da atelier per la produzione di ceramica
Germana Perani
315
Vetri
Maria Grazia Diani
341
Pietra ollare
Cristina De Masi
349
Bolli e impronte su laterizi
Francesco Muscolino
353
Iscrizioni su manufatti
Rita Scuderi
361
Spunti per l’analisi delle monete
Ermanno A. Arslan
385
Oggetti in metallo. Recipienti, arredi, instrumenta
Marina Castoldi
395
Tintinnabula
Giovanni Mocchi
397
Oggetti d’ornamento
Elisabetta Gagetti
413
Un arbusto prezioso
Federica Grossi
415
Fibule. Prime osservazioni
Prisca Bartoli
419
Oggetti in osso, palco e avorio
Chiara Bianchi
449
Un frammento di matrice per scultura in terracotta
Furio Sacchi
451
La coroplastica. Religio e autorappresentazione
Federica Giacobello
459
Manufatti in pietra scheggiata e levigata
Marco Baioni
463
Ciottoli invetriati
Paul Blockley
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
465
Rivestimenti parietali e pavimentali in materiale litico
Elena Baiguera
473
Cenni sulle tecniche edilizie
Lynn Arslan Pitcher, Alberto Bacchetta, Paul Blockley
LE ANALISI
487
Alcune osservazioni sui manufatti lignei
Elisabetta Castiglioni, Mauro Rottoli
495
Materiali botanici
Elisabetta Castiglioni, Mauro Rottoli
503
Analisi archeozoologica
Silvia Di Martino, Paolo Andreatta
509
Ostriche
Silvia Di Martino, Paolo Andreatta
511
Indagini minero-petrografiche sui reperti ceramici
Dion Nole, Sergio Sfrecola
523
Analisi XRF su ceramiche a vernice nera
Letizia Bonizzoni, Eleonora Meda, Michela Venturelli
529
Glass: a scientific study
Caroline Jackson, Sally Cottam
539
Materiali lapidei
Roberto Bugini, Luisa Folli
551
Considerazioni sui materiali dall’insula. Produzioni locali, rotte commerciali e scelte della committenza
Marina Volonté
RESTAURI
557
Il restauro e la restituzione
Lynn Arslan Pitcher
567
ABBREVIAZIONI
568
BIBLIOGRAFIA
603
AUTORI
605
RINGRAZIAMENTI
I disegni di scavo, i repertori e gli approfondimenti degli autori E.A. Arslan, R. Bugini e L. Folli, C. Bianchi, M. Castoldi,
M. Mapelli (I volume), G. Mocchi, G. Perani, L. Ragazzi e I. Frontori, G. Tassinari sono consultabili e scaricabili sul sito
web della Casa Editrice al seguente link:
http://www.archeologica.it/index.php?page=editoria&category=09&cod=ISBN_978-88-99547-25-7
Non è stato svolto alcun lavoro di redazione sui materiali online.
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
241
TAPPI D’ANFORA
GERMANA PERANI, GABRIELLA TASSINARI
OPERCULA, “SIGILLI” DELLE TRANSAZIONI COMMERCIALI, DOCUMENTI PER LA PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DELLE MERCI: QUALCHE OSSERVAZIONE
Gli opercula in argilla rappresentano una delle modalità di chiusura delle anfore1, in concorrenza con altri
tipi di tappi, realizzati con materiali organici, quali il legno e il sughero, con i ciottoli, o di fortuna, come le
pigne, sopra cui venivano utilizzati i copritappi di pozzolana (figg. 1-3).
L’esame di questa classe di materiali, soprattutto degli esemplari che riportano formule onomastiche, si
intreccia con la storia economica. Gli opercula, che sigillavano il prodotto immagazzinato nelle anfore, permettevano di concludere la procedura contrattuale della transazione2. L’azione dell’operculare è dunque essenziale nella filiera commerciale, per garantire la corretta conservazione del prodotto e per evitare
manipolazioni del contenuto delle anfore.
Lo studio tipologico dei tappi consente di indagare alcuni aspetti dell’articolazione del lavoro all’interno delle botteghe, spesso collocate in prossimità delle zone di imbarco delle merci, che fabbricavano
le anfore e i relativi tappi, nonché le modalità di trasporto dei prodotti dalle aree di produzione a quelle
d’imbarco.
Figg. 1-2. Anfore al momento del rinvenimento chiuse da ciottoli e da tappi in argilla.
1
Per una casistica delle possibili chiusure delle anfore, si veda BELTRÁN LLORIS
1970, pp. 70-88. Cfr. anche LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013, p. 130. Per un
esame delle fonti letterarie, MAYER 2012-2013, p. 16.
2
Da ultimo, GIANFROTTA 2012-2013, p. 11.
242
Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora
La loro varietà morfologica impone di interrogarsi sulle modalità di utilizzo nella chiusura delle anfore e
di rimozione una volta che la merce, giunta a destinazione, doveva essere travasata in contenitori più adatti
alla distribuzione, per così dire “al dettaglio”, come documentato anche da alcuni rilievi3.
GP GT
I TAPPI DI PIAZZA MARCONI
Lo scavo di piazza Marconi, con i suoi 1072 esemplari diagnostici, ha restituito un quantitativo di tappi
d’anfora senza dubbio eccezionale, secondo nel nord Italia solo al caso di Iulia Concordia, dove però essi,
provenienti del tutto probabilmente dal vicino porto fluviale, erano utilizzati come preparazione per un pavimento4. L’entità anomala degli opercula cremonesi ancor più risalta se confrontata con la media generalmente
rilevata nelle attestazioni di tale classe. E non sembra trovare riscontro altrove il fatto che essi costituiscano
poco meno di un quinto delle anfore5.
Altro elemento di interesse: la loro provenienza, in larghissima parte6, da contesti stratigrafici sicuri e datati; ciò consente di sviluppare considerazioni cronotipologiche7.
Vediamo come i tappi cremonesi si inquadrano e quali dati essi possono offrire a diverse problematiche,
premettendo che si sono distinti quattro insiemi principali: al tornio, a stampo (detti anche a “disco”), ritagliati
da pareti di anfore, e (quarto gruppo) i tappi ricavati da laterizi, di pietra, eseguiti a mano (si veda graf. 1).
L’AZIONE DELL’“OPERCULARE”: UN’AMPIA CASISTICA
Una categoria “particolare”8, non certo cospicua e frequente, è quella dei tappi in pietra9, nel cui insieme
rientra Us 4497.53, di calcare nero, di forma irregolare, ancorabile alla fase VA (69 d.C.). Ricordiamo esemplari ritagliati da marmo10, da “pietra verde”11, in pietra calcarea12, in rocce13, un ciottolo14.
Forse è documentato il riutilizzo di un’esagonetta pavimentale (Us 3428.6; fase IVA).
Due coperchietti sono piccoli (diam. 5 cm): uno, a stampo, con presa circolare (tav. I.1); l’altro realizzato
a mano, modellando un pezzetto d’argilla (tav. I.2). Altri due opercoli leggermente più grandi appaiono realizzati a mano, con foro regolare sull’orlo (praticato apposta?) (tav. I.3).
Coperchi ricavati da pareti di anfore di diametro molto ridotto (arrivando persino a 2-3 cm)15 sono stati anche
interpretati come pedine da gioco o gettoni da calcolo16. Un’altra ipotesi più probabile (confermata dal rinvenimento di tappi come piccoli dischi di pareti di anfore e ceramici, nel relitto di Yassi Ada, in Turchia17) è che
fossero impiegati per chiudere contenitori di minori dimensioni: balsamari, olpi, anfore, in particolare africane e
mediorientali. Presumibilmente tali tappi erano realizzati nei centri di produzione con residui di anfore utilizzate18.
Alcuni dischi di questo tipo presentano un profilo arrotondato con evidenti tracce di taglio mediante
scalpellatura, caratteristica che forse si evidenzia in Us 240A.225, a stampo decorato a raggiera, probabilmente
ritagliato per adattarlo (tav. I.4).
Ad es., GABUCCI 2017, pp. 61-62, fig. 15.
GOBBO 1998; RINALDI et al. 2012-2013, pp. 65-66.
5
Ad es. nel Magdalensberg è stata rilevata una notevole discrepanza tra le più
di 9000 anfore e i circa 800 tappi conservati (pur tenendo presente che il numero complessivo non è chiaro): SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012-2013,
pp. 165-166. Analoga discrepanza nel relitto di Yassi Ada, in Turchia: BASS
1982, p. 161.
6
Gli opercula fuori strato sono nel complesso 52 su 1072.
7
Si enucleano qui solo alcuni aspetti, fornendo dati essenziali e funzionali a inquadrare i tappi di anfora di piazza Marconi. Per un’analisi specifica e completa
si rimanda a PERANI, TASSINARI c.s.
8
Ricordiamo che si ritiene fossero usati per chiudere le anfore anche quei particolari “vasetti” (cfr. TASSINARI in questo volume).
9
Mayer i Olivé ricorda che i materiali lapidei non sono bene studiati come elementi di chiusura (MAYER I OLIVÉ 2008, p. 232).
10
Fos, vicino a Marsiglia (BENOÎT 1952, p. 279); Aquileia (CHINELLI 1994, pp.
481, 490, tipo AC III C 1).
3
4
11
Vercelli (prima metà I sec. a.C.-II sec. d.C.): PANTÒ 1984, p. 151, n. 32, tav.
LX, n. 32.
12
Aquileia (DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 75).
13
Alto Adige (TECCHIATI et al. 2012-2013, pp. 188-189, figg. 4-5).
14
Brescia, Santa Giulia (BRUNO, BOCCHIO 1999, p. 254).
15
Ad es. a Genova (MILANESE 1993, pp. 148-154), ad Aquileia (CHINELLI 1994,
p. 480), a San Antonino di Perti (MURIALDO 2001, pp. 605-606) e a Cartagine
(FULFORD, PEACOCK 1984, pp. 251-252, fig. 96) [FULFORD]. Per altri piccoli
tappi (sui 5 cm), non da pareti di anfore: Milano (BOCCHIO 1991, pp. 290-291,
tav. CXXV, n. 327; molto probabilmente di un’anfora del tipo Forlimpopoli);
Trento (MAURINA 1995, pp. 249, 252, fig. 7, nn. 13-17); relitto Port-Vendres
(COLLS et al. 1977, p. 40, fig. 14.3).
16
FULFORD, PEACOCK 1984, pp. 251-252 (Cartagine; però si sottolinea che non
c’è nessuna evidenza esterna a suggerire una funzione) [FULFORD]; MILANESE
1993, pp. 153-154 (Genova).
17
BASS 1982, pp. 160-161, fig. 8.7.
18
MILANESE 1993, pp. 153-154; CHINELLI 1994, p. 480; MURIALDO 2001, p.
606; ZULINI 2007, pp. 171-172; MAYER I OLIVÉ 2008, p. 237, nota 80.
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
243
Graf. 1. Opercula al tornio,
da parete e a stampo nelle
diverse fasi.
Fase
XI
&'()",*"
Fase X
&'()","
&'()"+***"
Fase
VIII
Fase
VII
&'()"+**"
Tornio
Fase
VI
&'()"+*"
Parete
Fase V
&'()"+"
Stampo
Fase
IV
&'()"*+"
Fase
III
&'()"***"
Fase
II
&'()"**"
0
!"
50
#!"
100
$!!"
150
$#!"
200
%!!"
250
%#!"
Particolare menzione merita un opercolo al tornio (tav. I.5a-b), con un abbozzo di presa centrale creata
con un grumo di argilla: l’impasto appare lo stesso delle anfore del tipo Lamboglia 2, Dressel 6A. La particolarità sta nel fatto che è stato sagomato come una calotta, con i margini in parte tagliati assai regolarmente,
in parte irregolari con argilla lasciata debordare frastagliata e non levigata.
Sembrano ricavati da un fondo a disco di olpe (?) Us 2799.18 (tav. I.6), da un contesto di seconda metà
I sec. d.C., e Us 2577.230, dal piede ad anello di un anforotto ritagliato19. Si tratta di una delle tante “varianti”
del fenomeno del reimpiego: coperchi destinati alla chiusura di anfore (o di altri contenitori), ritagliati da
altri recipienti fittili, in genere da fondi20.
Quanto alla questione dei sistemi di estrazione del tappo, in qualche operculum cremonese al tornio (tav.
I.8a-b, I.9) vi è un piccolo foro passante sulla presa, o un incavo, nel quale è presumibile fosse inserita una
corda che permetteva l’estrazione rapida21.
Sembra che un altro sistema consistesse nell’inserire, in una/due aperture semicircolari praticate opposte
nell’orlo, una/due leve atte a scalzarlo22. Tali aperture, a volte tagli regolari nell’orlo, fori a V, si evidenziano
in alcuni opercula cremonesi; non si può stabilire quanti, perché talvolta il taglio potrebbe esser semplicemente
una rottura. E quasi tutti i tappi cremonesi sono danneggiati o scheggiati, specialmente ai margini, molto
probabilmente in seguito alla loro rimozione dalla chiusura dell’anfora.
Forse va interpretato come leva-cavatappi – funzionalità provata su alcuni opercoli inseriti nelle anfore
– un manufatto rinvenuto ad Ariano Ferrarese, fraz. di Mesola (Fe), in un contesto che ha restituito frammenti
di anfore e tappi23. Di forma tubolare (lungh. 8,2, spess. 3,2 cm), in argilla compatta ben depurata beige, desinente a coda di rondine, probabilmente era inserito in quelle su accennate aperture di alcuni opercoli e utilizzato esercitando una leggera pressione per sollevarli.
Vi sono prese particolari, come una che si ramifica a stella, divenendo decorativa (Us 5589.20), una tripartita (Us 5353.57) o una presa modellata a mano, a richiamare la testa di un toro, sul tappo a stampo Us
1039.393 (fase IVA; ca. 40 a.C.-20 a.C.; tav. I.10). Essa trova riscontro con due esemplari di Aquileia24, per i
quali si rileva sia la forma insolita della presa che coincide con la decorazione sia che non è chiaro se ciò dipenda da una particolare tecnica di apertura, quasi una svitatura del tappo25 o da un mero scopo decorativo.
Forse ricavato da un fondo è anche Us 821.4 (tav. I.7).
Sul riutilizzo dei ceramici, MILANESE 1993, pp. 147-154; CHINELLI 1994, p.
481; MURIALDO 2001, pp. 605-606; TECCHIATI et al. 2012-2013, pp. 187-189,
tav. I, figg. 2-3. Cfr. anche FULFORD, PEACOCK 1984, pp. 251-252 [FULFORD].
21
Una delle ricostruzioni più complete di questo metodo di estrazione, con la
corda annodata in fondo, è in BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008, pp. 468469, fig. 6. Cfr. inoltre, RODRIGUEZ-ALMEIDA 1974b, p. 171. Si vedano i numerosi tappi con foro rinvenuti nel relitto di Port-Vendres (COLLS et al. 1977, fig.
14, n. 1), un tappo veneto (CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012-2013, p. 95, fig. 4.2)
19
20
e uno di Aquileia, per il quale è stata avanzata anche l’ipotesi si tratti di un foro
di sfiato collegato al contenuto dell’anfora (BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 36).
22
Ad es. un tappo veneto: CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012-2013, p. 95, fig. 4.1.
23
LODI 2014, p. 8, figg. 19-20.
24
BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 36, figg. 6-7.
25
Una presa molto irregolare con ditate a creare un effetto di svitatura presenta
l’opercolo al tornio Us 2828 (tav. I.11).
244
Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora
b
8
10
9
Tav. I. Tappi d’anfora. 1-4) scala 1:2; 5-14) scala 1:3 (disegni D. Gorla).
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
245
Ma vero è che rimangono incertezze sulla reale funzione della presa26. E la casistica offerta dagli opercula
cremonesi perfettamente si allinea con quanto già osservato: accanto alle prese ben sagomate, pronunciate,
il cui utilizzo pratico è evidente, ve ne sono di piatte o appena accennate, non utilizzabili per maneggiare il
coperchio.
Ci sono anche semplici dischi piani a stampo privi di presa, all’incirca una decina; talvolta non è chiaro
se la presa manca dall’origine o è andata perduta (tav. I.12). Coperchi simili sono stati trovati ancora in posizione originaria in due anfore Dressel 6B, una nella vicina Calvatone27 e l’altra nel Magdalensberg con bollo
Laekanius28.
Si è supposto29 che opercoli spezzati in corrispondenza dell’asse mediano fossero connessi alle modalità
di apertura delle anfore, risultato forse di un colpo su un lato del tappo per provocarne la rotazione e la rimozione; la presa rilevata potrebbe esser funzionale solo alla chiusura dell’anfora, ricordando appunto tappi
con prese inadeguate al loro ruolo o del tutto assenti.
Per la presenza di un foro su un tappo d’anfora dall’officina ceramica di Crikvenica, in Dalmatia, si richiama
l’utilizzo di una corda per il fissaggio, per agevolare l’apertura e/o la fuoriuscita del contenuto30. Queste osservazioni trovano perfetto riscontro nel tappo al tornio con foro passante vicino al bordo e presa irregolare
(tav. I.13).
Nel banco di anfore di via Massarotti a Cremona (metà del I sec. d.C.), non pochi tappi rinvenuti ancora
nella sede originaria erano inseriti con la presa verso l’interno31; nel relitto di Port-Vendres i tappi trovati in
situ avevano sempre il lato con la presa verso l’interno dell’anfora: se ne deduce che la protuberanza non era
un bottone di presa32.
GT
I TAPPI DI PIAZZA MARCONI: QUALCHE CONSIDERAZIONE
In linea generale forme/tipi e decorazioni dei tappi33 corrispondono a quelli più comunemente altrove
attestati, con una fertilissima variabilità34.
Inoltre si riscontra la presenza contemporanea di coperchi di diverso tipo all’interno della stessa Us.
Rimandando ai materiali disponibili al link indicato in calce all’indice del volume brevi osservazioni per gli
opercula realizzati al tornio e a stampo, è opportuno
qui qualche cenno sui tappi ricavati da pareti di anfore, sebbene la loro percentuale sia assai inferiore
(122 pezzi). L’analisi macroscopica autoptica degli
impasti di questi tappi evidenzia che le anfore più rappresentate appartengono in netta prevalenza al tipo
Lamboglia 2, Dressel 6A e, in misura minore, Dressel
6B. Seguono, a distanza, le anfore Dressel 2/4, Dressel 1A, 1B, le brindisine Apani III. Tali risultati concordano perfettamente con il quadro emerso
altrove35, relativo all’analisi dei tappi: l’assoluta predominanza del tipo Lamboglia 2 e Dressel 636.
Fig. 3. Anfore con tappo al momento del rinvenimento.
26
WEDENIG 2001, p. 445; MAYER I OLIVÉ 2008, p. 234, nota 64; BRAIDOTTI et
al. 2012-2013, p. 36.
27
MASSEROLI 1997b, p. 101, nota 65, tav. XIV, 5; BONINI, MASSEROLI 1998, p.
500, nota 20.
28
WEDENIG 2001, p. 449, tav. 4, n. 72; altri tappi privi di presa, ibidem, p. 445,
tav. 4, nn. 61-67.
29
RINALDI et al. 2012-2013, p. 67.
30
LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013, pp. 130, 132, n. 9, fig. 3, n. 9.
31
PASSI PITCHER 1998, p. 132.
32
COLLS et al. 1977, pp. 38, 40.
33
Per convenzione abbiamo considerato “interi” i tappi conservati a metà o
più della metà; frammentari quelli meno della metà (come, ad es., in RINALDI
et al. 2012-2013, p. 67).
34
Nello stesso tempo è stato giustamente osservato come forma, decorazioni,
dimensioni, impasto dei tappi diano un’impressione molto omogenea in una
vasta area geografica: LINDHAGEN 2009, p. 90.
35
Non pare casuale che la massiccia produzione di tappi in Occidente inizi a
partire dal 140 a.C., cioè da una data coincidente con la diffusione in grande
scala delle Dressel 1: BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008, p. 468.
36
Ad es. Calvatone (VOLONTÉ 1996, pp. 194-195; MASSEROLI 1997b, p. 101);
Milano (BOCCHIO 1991, p. 289); Aquileia (CHINELLI 1991, p. 243; CHINELLI
1994, pp. 464-465; DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 75; MAGGI 2012-2013, p.
47); Sevegliano (FUMOLO 2008, p. 162); agro di Cluana, nelle Marche (DIGEVA
et al. 2012, pp. 162, 166); relitto A delle Tre Senghe (Isole Tremiti; VOLPE 1996);
Siculi, in Dalmazia (ŠUTA 2012-2013, p. 109); Slovenia (ŽERJAL, BEKLJANOV
ZIDANŠEK 2012-2013, pp. 138-139). I tappi ritagliati da pareti di anfore dall’area
veneta sono sempre Dressel 6A e Dressel 6B: CIPRIANO, MAZZOCCHIN 20122013, p. 94. Per altri siti, DIGEVA et al. 2012, p. 166, nota 17.
246
Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora
Comunque l’ampio spettro di tipi di anfore di piazza Marconi e la loro diffusione geografica indicano
differenti ambiti di produzione con cui si devono fare i conti per i tappi rinvenuti (cfr. DOBREVA, RAVASI in
questo volume). Del resto è stato osservato anche un vasto arco cronologico di coperchi ricavati da anfore
di diverso tipo. In alcuni contesti tardo antichi, preponderanti sono le africane37.
Sono inoltre documentati 15 tappi ricavati da laterizi (dalla fase IV), di frequente lisciati su una superficie,
talvolta su entrambe e accuratamente scalpellati in modo da sagomare i bordi e rendere una superficie minore
dell’altra (tav. I.14).
Anche a piazza Marconi si riscontra quanto rilevato nella quasi totalità dei casi “terrestri”: gli opercula
sono noti separatamente dal contenitore cui si riferivano. Sono rimasti solo tre tappi, realizzati al tornio, associati alle anfore che essi originariamente chiudevano, tipo Lamboglia 2. Provengono dalla Us 2328 (fase
IIC) e dalla Us 3172 (bonifica, fase IVA) (figg. 4-5).
Potremmo ipoteticamente dedurre che anche gli altri tappi siano riferibili, in linea generale, ai tipi di
anfore indicate sia da questo risultato sia dall’analisi dei tappi ritagliati dalle pareti. Purtroppo, allo stato
attuale degli studi, sembra impossibile distinguere i tappi delle anfore Lamboglia 2 e quelli delle Dressel 638:
un unico tipo di tappo può esser pertinente ad entrambe.
Sebbene sia azzardato stabilire l’esatta corrispondenza tra coperchi e tipi di anfora39, è stata proposta
un’associazione dei tipi di opercula con le serie anforiche40.
È presumibile che i coperchi fossero fabbricati nella stesse officine produttrici delle anfore, usando lo
stesso tipo di argilla. Ma nell’officina ceramica di Crikvenica che produceva, tra l’altro, anfore, il quantitativo
di tappi è così esiguo da indurre a supporre modalità di chiusura alternative41; e nessuna delle anfore è stata
rinvenuta chiusa.
Un altro aspetto spinoso riguarda la datazione dei tappi: va distinto un uso primario e uno secondario, o
riuso, che sembra esser molto frequente, se non sistematico. Mayer i Olivé insiste sulla necessità di tenere
presente il fenomeno del riutilizzo dei tappi , ritenendo che, almeno in tale uso secondario, essi non avessero
elementi utili o significativi per il consumatore finale del prodotto nel contenitore che essi chiudevano42.
D’altra parte si sottolinea la possibilità di delineare una sequenza tipocronologica degli opercula e di considerarli
come elementi datanti, specie tra II e I sec. a.C.43.
Inoltre a Cremona, come altrove44, la presenza dei tappi è collegata ad interventi di bonifica che precocemente interessano questo settore orientale della città, nel corso della seconda metà del II sec. a.C.
Pertanto stabilire una datazione puntuale di un coperchio d’anfora può esser rischioso, considerandone
Figg. 4-5. Anfore con tappo al momento del rinvenimento.
Ad es. Aquileia (CHINELLI 1994, pp. 464, 480; DOBREVA, LUISE 2012-2013,
p. 75) e San Antonino di Perti (MURIALDO 2001, p. 605).
38
BUORA 2012-2013, p. 26.
39
Al Magdalensberg, in tipi differenti di anfore si trovavano coperchi di forma
differente (WEDENIG 2001, p. 442); nel relitto di Port-Vendres, le anfore Dressel
20 e Haltern 70 erano chiuse con lo stesso tipo di tappi (COLLS et al. 1977, p. 38).
37
BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008, pp. 466-468, fig. 5 e passim.
LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013.
42
MAYER 2012-2013, p. 15.
43
BERNAL CASASOLA, SÁEZ ROMERO 2008.
44
La già citata Concordia, Padova (CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012-2013, pp. 9540
41
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
247
Graf. 2. Distribuzione degli opercula nelle varie fasi.
Nel grafico si evidenzia la significativa presenza di tappi nella fase
IVA, in relazione con gli interventi
di livellamento e innalzamento, funzionali alla realizzazione delle domus, determinando così una profonda trasformazione della zona,
da produttiva a residenziale.
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l’uso prolungato. Comunque, i tappi di piazza Marconi risultano prevalenti nei contesti per la preparazione
della costruzione della domus, di avanzato I sec. a.C. (fasi III, IVA) e di I sec. d.C. (fasi IVB, IVC e V) (si veda
graf. 2).
GP GT
OPERCULA DECORATA: QUALCHE CONSIDERAZIONE
Come di consueto, sono gli opercoli realizzati a stampo a recare sulla superficie superiore vari “segni”,
da soli o combinati con lettere (singole e in legatura), grafemi, pseudoscritte, contrassegni, simboli, segni
numerali, varie decorazioni. Una delle questioni più discusse (e tuttora irrisolte) riguarda il significato, l’interpretazione di tali “segni”: la loro lettura e decodificazione sono complesse, difficoltose, problematiche,
ma l’operazione offre un potenziale informativo rilevante. Così, gli opercula inscripta rappresentano un osservatorio privilegiato per la storia economica nel mondo romano; perciò hanno focalizzato l’interesse degli
studiosi, tanto da porre in secondo piano l’analisi di altri tipi di tappi.
Ma anche altri “segni” rimandano ad ambiti semantici precisi. È del tutto verosimile che essi fossero
chiari e compresi dagli antichi, in possesso di quei codici ermeneutici che noi dobbiamo ricostruire; che essi
avessero significato e comunicassero informazioni. Varie sono le spiegazioni dei “segni” impressi sui tappi:
ad esempio che fossero collegati ad aspetti dell’organizzazione del processo produttivo; che servissero per
identificare il produttore e la figlina; una sorta di funzione di garanzia in considerazione del commercio a distanza; segni di controllo; indicazioni relative al contenuto o alla quantità; imitazioni/contraffazioni del marchio di produttori famosi. Comunque l’interpretazione delle diverse valenze di tutti questi elementi
generalmente ci sfugge45.
È stata proposta una classificazione degli opercula inscripta46, che qui è parso opportuno seguire.
Va premesso che alcune tracce in rilievo sui tappi cremonesi si classificano con difficoltà, anche per lo stato
di conservazione; infatti è stato spesso sottolineato che tali segni non sempre sono facili da “leggere”. Esempio
significativo sono le cosiddette “pseudoiscrizioni”, imitazioni di lettere che hanno talvolta carattere ornamentale;
può esser dubbio se alcuni segni siano alfabetici o ornamenti; alcune curvature ricordano forme di lettere
98), Aquileia (DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 77 (coperchi d’anfora impiegati
come isolante).
45
Ad es. Buora rileva la singolare somiglianza tra la decorazione in quattro quadranti con al centro puntini in alcuni tappi e la stessa organizzazione spaziale
in alcune monete celtiche diffuse negli ultimi decenni del I sec. a.C.: BUORA
2012-2013, p. 26.
46
BUORA et al. 2012-2013.
248
Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora
greche. Emblematica è l’incertezza tra la lettera greca
Psi e il motivo del tridente che si riscontra così su due
opercula cremonesi come altrove47. Più simile a una
freccia o a un’ancora, come spesso interpretata, è il
motivo su Us 1609.6848 (tav. II.1).
Nella categoria “decorazione geometrica” rientra
una vastissima serie di “segni”, variamente combinati, non sempre definibili con esattezza.
La decorazione più semplice e frequente è costituita da una linea mediana, più o meno rilevata, più
o meno spessa, composta da due raggi che si dipartono dalla presa. Spesso tale rilievo centrale non è
1 cm
determinato altro che dalla giunzione delle due metà
dello stampo; la giuntura delle due valve non precisa
origina disallineamenti evidenti sulla presa e/o lungo
Fig. 6. Tappo a stampo con motivo a onde liberamente disposte.
il bordo.
Linee più o meno regolari, in asse, parallele, formano quadranti più o meno regolari. Linee/cordoli
si possono disporre con un effetto decorativo a raggiera – motivo molto diffuso49 – (tav. II.2-3), a stella
(tav. II.4-5)50, “onde correnti”, a comporre un sole51
o liberamente disposte (fig. 6).
Alla linea/linee rilevate decorative si possono associare altri elementi, come linee circolari, un triangolo arrotondato, delle lettere come una V o due V,
una dritta l’altra capovolta (più rare).
Brevi linee possono formare una X, interpretabile anche come lettera52, o un segno a croce, variabili per forma, grossezza, posizione53, quasi una
pseudosvastica (rara); oppure sono disposte a “graticola”; in un caso quattro linee rilevate dalla presa
1 cm
finiscono con un pallino.
Su vari tappi cremonesi compare quella decorazione che si può definire “a globetti”, costituita da
masserelle, bugnette, piccole protuberanze, di spesFig. 7. Tappo a stampo con cerchi concentrici e croce al centro.
sore ineguale, di diversa forma e misura, e disposizione variabile, prodotte quindi da diverse matrici54
(tav. II.6-8).
Tre tappi recano una decorazione a cerchi concentrici rilevati (tav. II.9-11); un altro a cerchi meno profondi con in mezzo una croce (fig. 7). Per analoghi tappi dall’officina ceramica di Crikvenica si ipotizza una
47
Ad es., WEDENIG 2001, pp. 446, 448, tav. II, nn. 27-29; BRAIDOTTI et al. 20122013, p. 41, fig. 18; BUORA 2012-2013, pp. 26-27, tav. I, nn. 3-5; RINALDI et al.
2012-2013, p. 71.
48
Simili coperchi a Sevegliano (FUMOLO 2008, pp. 163, 165-167, ACIt 7 e ACIt
24) e nel Magdalensberg (WEDENIG 2001, p. 449, tav. 3, n. 43).
49
A Milano (BOCCHIO 1991, p. 290, tav. CXXV, nn. 310-316); in Friuli (BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 34; BUORA 2012-2013, p. 28); a Siculi, in Dalmazia
(ŠUTA 2012-2013, pp. 111-112, nn. 1-4, tav. 1, nn. 1-4, pp. 122-123, n. 42, tav.
8, n. 2); nel Magdalensberg (WEDENIG 2001, pp. 448-449, tav. 2, nn. 30-40).
50
Un esemplare simile da Aquileia (CHINELLI 1991, p. 249, tav. 45, AC I 16).
51
Confronti: RINALDI et al. 2012-2013, pp. 70-71, tav. 2, n. 8; ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, p. 148, tav. 2, n. 27.
52
Considerazioni generali sugli opercula da piazza Marconi, in particolare sui
tappi d’anfora decorati, iscritti e con formule onomastiche, disponibili al link
indicato in calce all’indice del volume.
53
Cfr. ad es., Calvatone (MASSEROLI 1997b, p. 101, tav. XIV, n. 6); Sevegliano
(FUMOLO 2008, pp. 163, 165, 166-168, ACIt 5-ACIt 6, ACIt 24, ACIt 27); Siculi
(ŠUTA 2012-2013, pp. 116-117, nn. 21-22, tav. 4, nn. 5-6); in Slovenia (ŽERJAL,
BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, p. 151, n. 41, tav. 3, n. 41). Il segno a croce è
stato anche interpretato come stilizzazione di una rete da pesca: BRAIDOTTI et al.
2012-2013, pp. 41-42, fig. 21; Made in Roma 2017, p. 131, n. 6.9 [E. BRAIDOTTI].
54
Esemplari simili sono frequenti. Ad es.: CHINELLI 1991, p. 249, tav. 45, AC I
15; WEDENIG 2001, p. 449, tav. 3, nn. 46-48; FUMOLO 2008, pp. 164-167, ACIt
15-ACIt 16, ACIt 19-ACIt 21; BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 35; ŠUTA 20122013, pp. 113-115, nn. 7-10, 12-15, tav. 2, nn. 1-4, tav. 3, nn. 1-4, pp. 122-123,
n. 42, tav. 8, n. 2; ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, p. 144, nn. 1-3,
tav. 1, nn. 1-3.
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
249
Tav. II. Tappi d’anfora (scala 1:3; disegni D. Gorla).
corda lungo un solco circolare55. Può esser una conferma il fatto che vari coperchi sloveni a stampo ornati
a rilievi circolari sono privi di presa56.
Menzioniamo alcune decorazioni particolari, come due opercoli con quattro triangoli, più o meno evidenti, posti sulla stessa linea, una “corona”: Us 2828.506 con anche una croce (tav. II.12), mentre Us
LIPOVAC VRKLJAN et al. 2012-2013, pp. 130-133, nn. 2, 4, 11, fig. 2, nn. 2, 4,
fig. 4, n. 11. Altri simili tappi a Trento (MAURINA 1995, pp. 249, 252, fig. 7, nn.
5-6) e a Fasana (PAIĆ et al. 2008, pp. 34, 36-37, nn. 65-73).
55
56
ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012-2013, pp. 139, 158-160, nn. 71-77, tav.
5, nn. 71-77.
250
Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora
2577.231, spezzato a metà, non conserva la parte eventualmente con le croci (tav. II.13). Si è avanzata l’ipotesi
che i quattro triangoli possano esser ricondotti all’ambito semantico legato al mare: sarebbe la corona di
Nettuno, unita appunto a due croci, stilizzazione di reti da pesca57. Un altro opercolo spezzato presenta un
cerchio con una croce in mezzo (tav. II.14)58.
Alcuni opercoli realizzati a stampo, con orlo indistinto, presa circolare irregolare, profonde impressioni
di ditate sulla superficie inferiore, si possono definire a “ciotola”, perché ottenuti con l’uso di una matrice a
“ciotola”59.
GT
OPERCULA INSCRIPTA: CONSIDERAZIONI GENERALI
Gli opercula inscripta offrono in generale un contributo basilare per lo studio dei commerci antichi. Infatti,
l’incrocio dei dati di rinvenimento con altri documenti epigrafici o storico letterari consente di individuare
chi fossero gli attori di questi traffici marittimi. In particolare i ceppi d’ancora e i copritappi delle anfore, i
tituli picti, consentono di mettere a fuoco elementi importanti della rete produttiva e distributiva60. Le iscrizioni, talvolta costituite da formule onomastiche, presentate dai copritappi di pozzolana e dagli opercula a
stampo hanno funzioni molto diverse.
Nei copritappi di pozzolana le gentes attestate dai gentilizi avevano membri distribuiti tra le varie aristocrazie e i negotiatores. Spesso si è osservata la contemporanea presenza dello stesso gentilizio anche su ceppi
di piombo delle ancore, il che dà corpo all’idea che queste gentes giocassero, attraverso i loro liberti, un ruolo
importante nel commercio marittimo come mercatores, negotiatores e navicularii 61.
Per gli opercula il discorso si fa un po’ più articolato e per certi versi più sfuggente. Anche considerando
qui solo gli esemplari con indicazioni onomastiche uninominali, con grafemi, sigle e simboli figurati ad essi
abbinati, per la cui classificazione si fa riferimento a quella recentemente proposta62, la casistica è assai diversificata. Accanto a forme onomastiche uninominali (fig. 8) o bimembre, sono attestate singole lettere alle
quali non si sa se attribuire un valore alfabetico o numerico; risulta così difficile individuare un sistema di riferimento. Talvolta alcuni segni possono essere intesi come lettere dell’alfabeto greco: in piazza Marconi
non ve ne sono esempi sicuri. In generale, dato l’esiguo numero di attestazioni di tali tappi, non sempre è
facile capire se vengano da un ambito produttivo in cui si parlava greco, o se si tratti di abbreviazioni di
nomi di soggetti di condizione servile, sovente grecanici, oppure, ancora, se si tratti di lettere utilizzate
con valore ornamentale (pseudo iscrizioni)63, il che,
sia detto per inciso, potrebbe far riflettere sulla presenza di individui o di gruppi in grado di conoscere
l’alfabeto greco o di parlare greco.
Anche in piazza Marconi l’iscrizione o il grafema
possono presentarsi associati con motivi decorativi
quali il tridente, la corona, le reti da pesca o il caduceo, utilizzati con evidente significato scaramantico
rispetto al buon esito dell’attività commerciale o dei
viaggi per mare sottesi a tutti i commerci antichi sulla
lunga distanza.
Un popolo superstizioso come quello romano
era particolarmente attento ad adottare tutte le possibili precauzioni perché il carico arrivasse sano e
salvo a destinazione, garantendo al mercator l’auspi- Fig. 8. Tappo a stampo con formula onomastica ACATO.
Made in Roma 2017, p. 131, n. 6.9 [E. BRAIDOTTI]. Si tratta di un coperchio
da Aquileia (I sec. a.C.-I sec. d.C.): BRAIDOTTI et al. 2012-2013, p. 42, fig. 21.
Un altro simile, da Aquileia: DOBREVA, LUISE 2012-2013, p. 82, fig. 5, n. 22.
58
Un confronto ad Aquileia: DOLCI 2012-2013, tav. 1, Ac1.
59
Sui tappi a “ciotola”, RINALDI et al. 2012-2013, pp. 67, 69.
57
GIANFROTTA 2008, pp. 65-66.
GIANFROTTA 1994, pp. 593-597; GIANFROTTA 2008, p. 66; GIANFROTTA 20122013, p. 11.
62
BUORA et al. 2012-2013, p. 9.
63
SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012-2013, p. 172.
60
61
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
251
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Graf. 3. Tappi con formule onomastiche e segni alfabetici: quadro d’insieme. Si rimanda ai materiali disponibili al link indicato in calce
all’indice del volume per l’esame dettagliato dei singoli tappi.
cato guadagno. In tal senso si spiegano anche i nomi di divinità, Zeus soprattutto, Artemide, Apollo, Vesta,
Eracle, Tyche, o alcuni epiteti ben auguranti scritti sui ceppi d’ancora rinvenuti nei relitti in varie zone del Mediterraneo, così come Salvia, Σωτίρα, Σώτρα64.
Per quanto riguarda il significato di queste iscrizioni, associate o meno a motivi decorativi, varie sono le
opinioni degli studiosi. Wedenig65, collegandosi anche ai bolli presenti sulle anfore, ritiene che esse indichino
le relazioni all’interno della bottega e le modalità di organizzazione della stessa, con nomi che connoterebbero
i vasai che lavoravano con un contratto d’appalto; i contrassegni potrebbero identificare le partite avviate
alla cottura, ad esempio66. Anche Gianfrotta67 ipotizza una produzione dei tappi nelle stesse botteghe che
fabbricavano le anfore, perché in tal modo si poteva tener conto dei diametri dei colli d’anfora in cui si sarebbero inseriti ed essi potevano essere pronti al momento dell’impiego. Lo studioso ritiene possibile che
gli opercula inscripta viaggiassero con i mercanti itineranti e polivalenti che periodicamente acquistavano le
merci direttamente nei diversi luoghi di produzione: in questo modo i tappi erano disponibili per suggellare
definitivamente la compravendita. I contrassegni generici o decorativi si collegherebbero invece a mercanti
occasionali.
Secondo alcune ipotesi sarebbe il contesto d’uso a rivelare l’intento della scrittura. Una volta usciti dall’officina, gli opercula inscripta avrebbero potuto controllare attività connesse alla vendita del contenuto. Alcuni
tappi del Magdalensberg su cui compare, oltre ad una formula onomastica uninominale, anche la scritta liquamen, sarebbero legati al contenuto delle anfore e al personale che le sigillava68. Di conseguenza il significato
di segni o iscrizioni sarebbe da collegare al contenuto delle anfore e alla loro distribuzione. Su un’urna cine64
Il nome della divinità scritto sul ceppo d’ancora poteva essere legato alla
merce che veniva trasportata, come nel caso della doppia iscrizione a Iside e
Cerere sull’ancora di una nave con carico di cereali: GIANFROTTA 1994, pp. 600608, con relativa bibliografia.
65
WEDENIG 2001, p. 444.
66
Che i grafemi o le formule onomastiche potessero essere collegati ai soggetti
di volta in volta coinvolti nel processo produttivo dei tappi e/o nell’attività
commerciale sembrerebbe confermato anche dai bolli presenti contemporaneamente sulle botti: BARATTA 1994, p. 562.
67
GIANFROTTA 2012-2013, p. 11.
68
SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012-2013, p. 171.
252
Germana Perani, Gabriella Tassinari | Tappi d’anfora
Fase di scavo Grafemi
II
IVA
Segni alfabetici e
simboli
V; T; VX
X; VX; I; V; TF in nesso; T D e raggi
o croce latina, A N
IVB
O
IVC
IT VS
D e raggi
V
A; A o V; VL
V+motivo a onda
V
Lettere e globetti; lettere e
ramo (tav. II.15)
V
IP o SP; T o croce latina; linea spezzata+I
L; X; D
VI
Croce latina
VIII
V e croce o rete da pesca; IN+palma
V
XA
V
XIA
Croce latina
Post medievale
II+àncora
Medievale
V
Us 302
Us 2528
Us 4316
F/S
XeM
Nomi
HALV o HMALV
ACATO
Quantità totale
per fase
4
9
AVIL
PILF
ICINVS RVLLI
2
3
5
2
CR
7
1
3
1
1
1
1
AVSVN o MAVSVN con 1
nesso MA
1
Onda+V
1
Ramo di palma, caduceo? 2 bolli: SANIE;
3
e iscrizione illeggibile (tav. SC --- AN
II.16)
Tab. 1. Distribuzione dei tappi con formule onomastiche e segni alfabetici nelle varie fasi. Si fa riferimento alla classificazione degli
opercula inscripta proposta in BUORA et al. 2012-2013.
raria da Firmun Picenum è raffigurato il servus Syrus che attinge da un culleus per riempire un contenitore da
tappare. Il rinvenimento di un tappo dal vicino territorio di Cluana con la scritta SIR può forse suggerire
che i nomi stampati sugli opercula si riferiscano al personale addetto al travaso e responsabile della chiusura
del contenitore69. In tal senso orienterebbe la percentuale modesta di tappi inscritti.
Lo conferma anche il contesto di piazza Marconi: i tappi a stampo con decorazioni o segni alfabetici o
grafemi sono solo 141 su 1072. Di questi 45 hanno restituito iscrizioni, pseudo-iscrizioni, grafemi, combinati
o meno con altri simboli o motivi decorativi (si vedano graf. 3 e tab. 1).
GP
69
MARENGO, DIGEVA 2012-2013, pp. 101-102.
Amoenissimis...aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. I materiali
567
ABBREVIAZIONI
PERIODICI
PBSR, Papers of the British School at Rome
AAAd, Antichità Altoadriatiche
PdP, La Parola del Passato, rivista di studi classici
AnnBenac, Annali Benacensi
QuadAPiem, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte
AÉ, L’année épigraphique
QuadChieti, Quaderni dell’Istituto di archeologia e storia antica. Università
degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti
AIIN, Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica
AIONArch, Annali dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli
Sezione di Archeologia e Storia antica
AM, Archeologia Medievale
AntCl, Antiquité Classique
AquilNost, Aquileia Nostra
ArchCl, Archeologia Classica
ArchVen, Archeologia Veneta
QuadFriulA, Quaderni Friulani di Archeologia
QuadAVen, Quaderni di Archeologia del Veneto
RA, Revue Archéologique
RAC, Rivista di archeologia cristiana
RAComo, Rivista archeologica dell’antica provincia e diocesi di Como
RAE, Revue archéologique de l’Est et du Centre-Est
RAN, Revue Archéologique de Narbonnaise
BABesch, Bulletin Antike Beschaving
RaSMi, Notizie dal Chiostro del Monastero Maggiore, Rassegna di Studi del
Civico Museo Archeologico e del Civico Gabinetto Numismatico di Milano
BAR, British Archaeological Report
RCRF Acta, Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta
BCAR, Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma
RhistRel, Revue de l’histoire des religions
BCH, Bulletin de Correspondance Hellénique
RIN, Rivista Italiana di Numismatica
BdA, Bollettino di Archeologia
RSL, Rivista di Studi Liguri
BEFAR, Bibliothèque de l’ Ecoles Françaises de Rome et Athènes
RstMarch, Rivista di Studi Marchigiani
BmetrMus, The Metropolitan Museum of Art Bulletin
RstPomp, Rivista di Studi Pompeiani
DAF, Document d’Archéologie Française
StEtr, Studi Etruschi
DialA, Dialoghi di Archeologia
EDR, Epigraphic Database Roma
REPERTORI
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DAGR, Dictionnaire d’antiquités grèques et romaines, edité par E. DAREMBERG, E.
SAGLIO, I-V, Paris 1873-1919
JRA, Journal of Roman Archaeology
MAAR, Memoirs of the American Academy in Rome
MEFRA, Mélanges de l’École Française de Rome. Antiquité
MemLinc, Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei
NaC, Numismatica e antichità classiche, Quaderni ticinesi
NotABerg, Notizie Archeologiche Bergomensi
NotALomb, Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia
Nsc, Notizie degli Scavi di Antichità comunicate alla Accademia Nazionale dei
Lincei
LIMC, Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae
RE, PAULY E., WISSOWA G. 1893-1978, Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, Stuttgart
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CeSDIR, Centro Studi e Documentazione sull’Italia romana
SFECAG, Société française d’étude de la céramique antique en Gaule
568
Bibliografia
BIBLIOGRAFIA
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Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
TAPPI D’ANFORA
GERMANA PERANI, GABRIELLA TASSINARI
1. FORME, TIPI, IMPASTI: QUALCHE CONSIDERAZIONE
L’estrema variabilità e oscillazione di possibili parametri quali profilo e andamento dell’orlo e del fondo,
grandezza / forma della presa, può rendere difficile creare una precisa tipologia dell’ingente quantità
dei tappi di anfora rinvenuti negli scavi di piazza Marconi. In assenza di un repertorio morfologico degli
opercula lombardi “codificato”, “canonico” cui fare riferimento, seguendo il criterio di solito applicato
che tiene conto delle modalità di produzione, si sono distinti tre insiemi principali di tappi: al tornio, a
stampo, ritagliati da pareti di anfore. Un quarto gruppo raccoglie tutti gli esemplari che non rientrano
nei primi tre: tappi ricavati da laterizi; di pietra; eseguiti a mano…
La schedatura dei tappi è stata effettuata seguendo una scheda impostata con i seguenti lemmi.
Corpo ceramico: colore, base il codice Munsell (superficie esterna / interna e frattura; rivestimento se
presente); vacuoli (frequenza, forma, dimensioni); dimagrante, diviso secondo le voci di frequenza
(frequenti (30%); mediamente frequenti (10-20%); radi (5%)), granulometria (molto grande ( > 3
mm); grande (0.5-3.0 mm); medio-fine (0.5-2.0 mm); fine (0.5-1.0 mm)) e tipo (chamotte, mica,
calcarei…); impasto, diviso secondo le voci di: grado di depurazione (grossolano, mediamente
grossolano, mediamente depurato, depurato); sensazione al tatto (ruvido, granuloso, saponoso,
farinoso); durezza (duro, mediamente duro, tenero); frattura (netta, frastagliata, a scaglie). Seguono la
descrizione del pezzo, le sue misure e ogni sorta di osservazioni.
Per quanto riguarda la schedatura dei tappi ritagliati da pareti di anfore si è usato un campionario di
impasti1, sempre con riferimento all’aspetto, alla depurazione, alla frequenza e al tipo degli inclusi,
cercando di attribuirli alle relative anfore da cui sono stati ricavati.
Premettiamo alcune brevi osservazioni valide sia per gli opercula al tornio che a stampo. Si rileva una
certa uniformità negli impasti; sono rare le incrostazioni consistenti (verdi grigiastre, grigio nerastre) e le
probabili tracce della pece o del materiale del conglomerato con cui i coperchi venivano sigillati;
impronte digitali possono ricorrere lungo il bordo o sulla parte inferiore.
Si riscontra la presenza contemporanea di coperchi di diverso tipo all’interno della stessa Us2.
In linea generale forme, tipi e decorazioni corrispondono ai coperchi di anfora più comunemente
altrove attestati, con una fertilissima variabilità3.
In modo molto schematico e sintetico si possono dividere i tappi realizzati al tornio (i segni del tornio
sono di frequente visibili o ben evidenti, talvolta quasi decorativi) in due gruppi, entrambi di forma
circolare.
Il primo tipo è più “leggero”, sottile, con orlo distinto, ingrossato, arrotondato, ripiegato o rialzato e
sottolineato da un incavo, ad angolo più o meno accentuato, o a profilo triangolare; presa cilindrica,
regolare o no, a volte alta, con forti ditate; il fondo, al centro, ha un incavo interno corrispondente alla
presa, leggero o profondo.
L’altro tipo è robusto, grosso, con orlo di solito indistinto, arrotondato, più o meno ingrossato, a volte
appena rialzato; il corpo è rastremato verso l’alto; la presa spesso è grande, massiccia, irregolare, di
Per la definizione degli impasti, ci siamo basate sui campioni identificati da Thea Ravasi e Marcella Nicodemo nel corso del
lavoro sugli impasti svoltosi parallelamente all’indagine archeologica sul campo. I dati sono stati rielaborati, tenendo conto di
altre tipologie, non inerenti alle anfore di piazza Marconi. Dato il carattere preliminare e generale di questa trattazione non
sono state effettuate indagini archeometriche sugli impasti, invece presenti in PERANI, TASSINARI c.s.
2 Anche, ad esempio, ad Aquileia (DOLCI 2012/2013, p. 56).
3 Nello stesso tempo è stato giustamente osservato come forma, decorazioni, dimensioni, impasto dei tappi diano
un’impressione molto omogenea in una vasta area geografica: LINDHAGEN 2009, p. 90.
1
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
frequente reca le impronte delle dita del vasaio, profonde o appena accennate, in numero variabile,
talvolta a creare un effetto movimentato, quasi decorativo; il fondo è piano o lievemente incavato e
ombelicato.
Il diametro va da 9 cm a 11 cm, dimensioni attestate in ugual misura; lo spessore oscilla da 0,6 cm a 1,3
cm.
L’impasto è di solito mediamente depurato, mediamente duro, ruvido, con frattura irregolare; di rado
depurato, duro, polveroso; gli inclusi vanno da radi a frequenti, per lo più minimi e piccoli, rari i medi,
bianchi e bruni di vario tipo (chamotte, mica, calcarei…).
I vacuoli sono di solito irregolari, pochi o radi; di frequente del tutto assenti. L’ingobbio è molto raro. I
colori più attestati sono 10 YR 8/3, 8/4 (brun très pâle), 2,5 Y 8/3 (jaune pâle), 7,5 YR 7/4 e 2,5 7/8
(rose), 5 YR 6/6 (jaune rouge); meno frequenti 7,5 YR 6/2 (gris rose), 5 YR 8/1 (blanc), 5 Y 7/1 e 8/3 (gris
clair).
Talvolta l’orlo sembra scalpellato per adattarlo nelle dimensioni.
Appartengono al tipo più “robusto” dei tappi realizzati al tornio i già citati tre esemplari associati alle
anfore tipo Lamboglia 2 che essi originariamente chiudevano. Due sono interi (Us 3172.43, due parti
combacianti; Us 3172.44), di diam. 9,5-10 cm e sp. 0,7-1 cm, con orlo indistinto e arrotondato, presa
massiccia, irregolare, conservata parzialmente, fondo lievemente incavato e ombelicato; l’impasto è
mediamente depurato, duro, ruvido, con inclusi radi, minimi e medi, vacuoli radi di dimensioni medie; il
colore è 10 YR 8/3 (brun très pâle). Il terzo tappo (Us 2328.1) è frammentario; ha orlo distinto
arrotondato, presa cilindrica irregolare, impasto mediamente depurato e duro, con inclusi piccoli
abbastanza frequenti, di colore 5 YR 7/4 (rose).
Gli opercoli realizzati a stampo presentano forma circolare, orlo indistinto, di solito arrotondato, presa
(a volte forse aggiunta dopo: si vedono i segni nell’argilla) tonda, cilindrica, meno frequente rettangolare
o quadrata, a volte irregolare, fondo piano o leggermente convesso. Spesso il fondo presenta tracce
della lisciatura a stecca per rimuovere l’argilla in eccesso; talvolta si vedono le sbavature d’argilla lungo il
bordo.
Il diametro va da 7 cm a 11 cm (entrambi rari), con la maggior documentazione sugli 8-10 cm; lo
spessore dagli 0,8 cm fino 2,5 cm (rarissimo) e si attesta specialmente sui 1,4-1,6 cm.
L’impasto più frequente è mediamente depurato, duro, talvolta polveroso o sabbioso, la superficie
ruvida con frattura di solito irregolare, con inclusi radi / pochi / frequenti, bianchi e bruni, di solito
minimi e piccoli, di rado medi (chamotte, mica, calcarei…). Rari sono gli impasti sia depurato tenero,
farinoso o polveroso, con frattura frastagliata (gli inclusi rimangono dello stesso tipo) sia poco depurato
/ mediamente grossolano/ grossolano fino ad arrivare a molto grossolano (rarissimo).
I vacuoli sono tanto più frequenti che sugli opercoli al tornio; sono di solito irregolari, piccoli e medi, di
rado grossi. L’ingobbio è davvero raro. I colori più attestati sono 7,5 YR 7/4, 7,5 YR 8/4 e 2,5 7/8
(rose), 10 YR 7/4, 10 YR 8/3, 10 YR 8/4 (brun très pâle), 2,5 Y 8/3 (jaune pâle); meno frequenti 5 YR 6/6
(jaune rouge), 5 YR 8/1, 5 Y 8/2 (blanc), 10 YR 7/3, 5 Y 7/1 (gris clair), 5 Y 6/1 (gris), 2,5 YR 7/2 (rose
gris), 5 Y 6/3 (olive pâle).
All’interno della produzione a stampo in relazione alla presenza/assenza del disallineamento mediano o
della linea diametrale a rilievo, si può individuare una produzione da matrice bivalve, rispetto a quella ad
unica matrice4.
Assai inferiore è la percentuale dei tappi ricavati da pareti di anfore, di solito stondati (ma uno / due
pezzi sono semplicemente squadrati), piuttosto grossi e spessi, generalmente con la parte interna
incurvata. Le dimensioni variano da 7 cm a 12 cm (entrambi rari) e per lo più si attestano sui 9-10 cm;
lo spessore da 1 cm a 3 cm (entrambi rari) e per lo più è sui 1,5-2 cm.
L’impasto di solito è mediamente depurato con inclusi frequenti, minimi / piccoli / medi, bianchi e
bruni, micacei, calcarei e di chamotte, di rado anche affioranti; i vacuoli sono per lo più pochi, talvolta
Si vedano le riflessioni legate alle diverse tecniche di realizzazione, riguardo al considerevole rinvenimento di opercula di
Concordia, anche con l’ausilio dell’archeologia sperimentale: RINALDI et al. 2012/2013, p. 67.
4
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
anche grossi. Ben meno frequenti sia l’impasto semidepurato o depurato con inclusi di vario tipo, radi,
minimi, sia l’impasto grossolano, con inclusi molto frequenti di chamotte, calcare e mica, anche affioranti.
I colori prevalenti della superficie esterna sono il rosa (5 YR 7/4, 7,5 YR 7/4-8/4 rose; 2,5 YR 7/2 rose
gris); il rosso/ rossastro (2,5 YR 4/6 rouge, 5 YR 6/6, 7/6, 7/7 jaune rouge), il bruno pallido / beige (10
YR 8/3, 8/4, 7/4 brun très pâle; 5 Y 8/4, 2,5 Y 8/3 jaune pâle) fino al bianco (5 YR 8/1, 10 YR 9/2 blanc),
anche per la presenza dell’ingobbio. Analogamente per la superficie interna predominano le varie
tonalità di rosa (7,5 YR 7/4-8/4; 2,5 YR 7/4-7/8 rose, 2,5 YR 7/2 rose gris) e di rosso (5 YR 7/6-7/7, 7,5
YR 8/6 jaune rouge, 2,5 YR 5/8 rouge, 2,5 YR 6/4 brun rouge clair), molto meno il bruno (10 YR 7/4, 8/3,
6/3 brun très pâle, 10 YR 5/2 brun gris). La frattura può presentare differenti colori, a strati, della
superficie esterna e interna.
Quando presente, l’ingobbio è prevalentemente bianco (10 YR 9/2, 5 YR 8/1 blanc), beige (10 YR 7/4,
8/4 brun très pâle; 2,5 Y 7/4 jaune pâle), anche rosa e rosso chiaro (7,5 YR 8/4, 10 YR 7/4 rose; 10 R 6/8
rouge claire).
Assai di rado si riscontrano sia tappi ritagliati da una scaglia di parete di anfora sia tracce di ingobbio
interno.
Non sono documentati in modo massiccio i coperchi d’anfora ricavati da laterizio. L’impasto presenta
inclusi di vario tipo, frequenti / molto frequenti, da piccoli a grossi, di una gamma di colori prevalenti
dal rosa (2,5 YR 7/4, 5 YR 7/4, 7,5 YR 7/4 rose; 7,5 YR 7/2 gris rose) al rosso (5 YR 6/6, 7/7 jaune rouge;
2,5 YR 6/8 rouge clair; 2,5 YR 5/6 rouge) al bruno più o meno chiaro (10 YR 8/4 brun très pâle; 5 YR 6/4
brun rouge clair; 2,5 YR 8/4 jaune pâle). Le misure vanno da 8 cm a 14 cm (entrambi rari), per lo più si
attestano sui 9-12 cm; lo spessore fino a 4 cm (raro) e per lo più è sui 2,5/3 cm. Di frequente i coperchi
da laterizio sono lisciati, almeno un po’, su una superficie; talvolta su entrambe e accuratamente
scalpellati in modo da sagomare i bordi e rendere una superficie minore rispetto all’altra.
GT.
2. I CONTESTI DI RINVENIMENTO
Come si vede nel grafico, nella fase IIA, di II sec. a.C, i tappi sono attestati in misura non significativa in
terreno di riporto con inquinamento, legato all’avvio delle attività di risanamento della zona.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Nella fase IIB, datata tra la metà e la fine del II sec. a.C., i tappi si trovano in strati di riporto, bonifiche
o buche di scarico.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
La successiva fase IIC è caratterizzata da interventi di sistemazione idraulica della zona con drenaggio di
anfore (Us 1883 e 2563), da situazioni di livellamento e bonifica (Us 2600) e da sedimentazioni nella
conca naturale posta nella zona orientale dell’insula.
La fase III segna una profonda modifica della zona, che viene rialzata con terra di riporto per uno
spessore che varia dai due ai tre metri, coprendo gli edifici della precedente fase II. Le unità
stratigrafiche ad essa riferibili documentano interventi di bonifica e drenaggi con anfore, piani d’uso,
livellamenti e fasi di abbandono.
Il grafico evidenzia che gli opercula pertinenti a questa fase non provengono, in percentuale significativa,
dai contesti di drenaggio o bonifica con anfore, bensì da strati di abbandono e di livellamento.
È tuttavia nella fase IVA, datata tra 40 a.C. e 20 a.C., caratterizzata da interventi di livellamento relativo
alla costruzione della domus del Ninfeo, che si concentra un numero rilevante di tappi.
Il grafico della fase IVA mostra i contesti stratigrafici da cui essi provengono. Significativo in questa
fase il numero degli opercula da strati di riporto o di livellamento.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Nelle successive fasi IVB (20 a.C.-40 d.C.) e IVC (40 d.C.-69 d.C.) la presenza di tappi è attestata da 93
esemplari.
GP.-GT.
3. GRAFEMI, NOMI ED ELEMENTI FIGURATI
Il contesto di piazza Marconi sembra confermare quanto osservato altrove5: i tappi a stampo con
decorazioni o segni alfabetici o grafemi rappresentano una percentuale minore, precisamente 141 su
1072. Di questi solo 45 hanno restituito iscrizioni, pseudo-iscrizioni, grafemi, combinati o meno con
altri simboli o motivi decorativi.
Il riutilizzo dei tappi, documentato anche nei contesti stratigrafici cremonesi, rende senza dubbio più
difficile collegare i motivi presenti sugli opercula al tipo di anfora e cercare di stabilire una relazione tra le
indicazioni del tappo e il contenuto delle anfore stesse. Tuttavia, la provenienza della maggior parte dei
tappi cremonesi da contesti stratigrafici affidabili, per i quali spesso è anche possibile l’attribuzione alle
diverse fasi individuate nello scavo6, rende possibile definirne una cronologia.
Come già accennato nel contributo a stampa (PERANI-TASSINARI), per la classificazione degli
opercula inscripta di piazza Marconi è stata utilizzata la tipologia7 che individua quattro gruppi, a seconda
che sul tappo, sempre realizzato a stampo, compaia un grafema (tipo Ca), una forma nominale (tipo
Cb), una pseudoiscrizione (tipo Cc) o una combinazione di motivi figurati e lettere (tipo D). In piazza
Marconi, come mostra il grafico, prevale in modo netto il tipo Ca, con singoli grafemi. Segue il tipo D,
in cui i grafemi sono in vario modo combinati con elementi figurati o decorazioni astratte.
MAYER 2012/2013, p. 15.
ARSLAN PITCHER 2017, p. 100.
7 BUORA, MAGNANI, ROSSET 2012/2013, p. 9.
5
6
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
3.a Grafemi singoli o associati8
3.a.1) Lettera V
Tra i 44 tappi con segni o iscrizioni, il grafema V ricorre in 9 casi, con varianti che riguardano le
modalità di realizzazione e le caratteristiche della lettera stessa, sempre a rilievo.
Risultano prevalenti i tappi realizzati da matrice a pezzo unico. Gli opercula nn. 6 e 9 sembrano creati
con la stessa matrice bivalve, così come i tappi nn. 2 e 7, che presentano caratteristiche morfologiche
molto simili. Anche gli opercula nn. 4 e 5 potrebbero essere stati prodotti con la stessa matrice a pezzo
unico. Il tappo n. 5 è però frammentario; sulla parte conservata si intravede traccia di qualche altro
motivo, non identificabile. Gli opercoli nn. 1 e 3, prodotti con matrice a pezzo unico, hanno la lettera
composta da due tratti distinti, disposti abbastanza vicino al bordo.
Tappi con il segno V, posto vicino alla presa, qui attestato su due opercula (nn. 6 e 9), si ritrovano molto
frequentemente in Slovenia, in contesti tardo repubblicani ed imperiali9.
Non è chiaro se il grafema V rappresenti una lettera o un numero o un segno collegato con la bottega
di produzione.
L’operculum n. 8, non ben conservato, oltre al segno V vicino alla presa, simile a quello dei nn. 6 e 9,
presenta anche un motivo a pseudoraggiera, analogo a quello su un esemplare da Liubljana/Emona10.
I disegni e i lucidi degli opercula sono stati realizzati da D. Gorla (scala 1:2). Le foto sono di G. Perani ad eccezione dei nn. 7,
9, 17, 30, 36, di L. Caldera, SABAP, Milano.
9 Si veda, ad esempio ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, pp. 151-152 e tav. 3, n. 42, dove però l’esemplare è
realizzato con matrice a pezzo unico.
8
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Impasti
Da mediamente depurato a grossolano, con pochi
inclusi bianchi e bruni, chamotte, vacuoli. Ruvido al
tatto
Colore
5 YR 8/1 blanc; 2,5 Y 8/3 jaune pâle; 5 Y 8/2 blanc;
7,5 YR 8/4 rose; 7,5 YR 8/4 rose
Diametri
Dagli 8 ai 10 cm
Tipo matrice
Documentata sia la matrice a pezzo unico (5
esemplari), sia quella bivalve (4 esemplari)
Probabile tipo anforico di pertinenza
Gli impasti individuati, ricchi di inclusi e chamotte,
possono essere riconducibili alle Lamboglia 2 o
Dressel 6°
Cronologia contesti
Seconda metà II sec. a.C.- seconda metà I sec. d.C.
Come presenza residuale in contesti da fine V sec.
d.C. al XVIII sec. d.C.
1 Us 2828.507
2 Us 5354.4
3 Us 2159
4 Us 4563.1
5 Us 195.98
6 Us 856.45
10
ŽERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 152 e tav. 3, n. 44.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
7 Us 543.92
8 Us 1629.29
9 Us 1291
3.a.2) Lettere VX
Questo grafema ricorre solo in due casi, entrambi realizzati con matrice a pezzo unico. Nel primo caso
la V è aperta e la X, abbastanza piccola, è posta a 90° rispetto alla V. La presa, piuttosto irregolare,
presenta ai lati due incavi, funzionali probabilmente a facilitare l’apertura del tappo “svitandolo” 11.
Nel secondo caso, invece, la V è piuttosto chiusa, e quasi della stessa dimensione rispetto alla X. Le due
lettere sono diametralmente opposte rispetto alla presa, che è tondeggiante. Quindi si devono ipotizzare
due differenti stampi.
Impasto
Mediamente depurato, duro, con inclusi e vacuoli.
Superficie rugosa e frattura irregolare
Colore
5 YR 6/2 gris rose; 5 YR 8/1 blanc
Diametri
Dai 10 ai 10,4 cm
Probabile tipo anforico di pertinenza
Lamboglia 2
Tipo matrice
A pezzo unico
Cronologia contesti
Fine del II sec. a.C- prima metà I sec. a.C- seconda
metà I sec. a.C.
10 Us 3164.4
11
11 Us 2591.13
Per le differenti possibili modalità di apertura dei tappi in relazione al tipo di presa si veda TASSINARI, testo nel volume.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
3.a.3) Lettera X e XM
La X, da sola o con altre lettere o piccole tacche, ricorre su quattro esemplari. In tre casi il tappo è
realizzato con una matrice a pezzo unico, mentre nel quarto è stata utilizzata una matrice bivalve.
Nel tappo n. 12, frammentario, il disco decorato è suddiviso in tre o quattro (?) quadranti da due tacche
e da una X. Per analogia con un tappo di Aquileia, si potrebbe interpretare il segno, ancora una volta,
come stilizzazione di una rete da pesca, collocando quindi il tappo tra quelli con soggetto marino12.
Anche nell’esemplare cremonese la presa è piuttosto grossa. Il tappo n. 13, realizzato a matrice bivalve,
presenta la X vicino all’orlo del disco, l’asse diametrale a rilievo e la presa a bottone con spessore molto
ridotto. L’operculum n. 14 invece, realizzato da stampo a pezzo unico, presenta la X abbastanza piccola,
disposta vicino alla presa, non molto grande e con modesto spessore.
Nel tappo n. 15, da matrice a pezzo unico, con piccola presa di forma pseudo-romboidale, di modesto
spessore, vi sono un A X e una M molto aperta, disposte diametralmente opposte alla presa.
È stato osservato13 che la presenza della lettera M è ricorrente sui tappi di produzione adriatica. Non se
ne può definire con certezza il significato. Rimane quindi possibile si tratti dell’iniziale di un nome.
Impasti
Colore
Duro, mediamente depurato con superficie molto 10 YR 7/4 brun très pâle; 7,5 YR 7/4 rose; 10 YR 8/3
rugosa, con vacuoli radi e irregolari di dimensioni brun très pâle; 7,5 YR 8/4 rose
medie, inclusi micacei piccoli e frequentissimi o con
chamotte; depurato sabbioso, con radi vacuoli o con
rari inclusi bianchi e bruni, minimi e piccoli
Diametri
Dai 9,5 ai 10 cm
Probabile tipo anforico di pertinenza
Lamboglia 2; Dressel 6A
Tipo matrice
A pezzo unico (3 esemplari), bivalve (1 esemplare)
Cronologia contesti
Seconda metà I sec. a.C.- seconda metà I sec. d.C.
12 BRAIDOTTI et al., 2012/2013, p. 41. Il segno X ricorre abbastanza frequentemente da solo o in associazione con altre
lettere o con altri segni al Magdalensberg e su molti esemplari aquileiesi. Cfr. SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG
2012/2013, p. 166, figg. 2-3; Made in Roma 2017, pp. 130-131 [E. BRAIDOTTI]. Più che come lettera viene interpretato come
stilizzazione di una rete da pesca e quindi ricondotto all’ambito semantico del mare: Made in Roma 2017 [E. BRAIDOTTI].
Non si può escludere che il segno X rappresenti un numerale, forse a garanzia della quantità o di qualche caratteristica del
contenuto dell’anfora. Questo per analogia con analoghi segni graffiti presenti su alcuni opercula da Suasa: MAZZEO
SARACINO, VERGARI 1997, fig. 29, n. 4. Per altre osservazioni e confronti sul segno a croce, TASSINARI, testo nel volume.
13 MAGGI 2012/2013, p. 50 con descrizione dei contesti di rinvenimento; fig. 6, tav. 2, n. 5 (esemplare realizzato con matrice
bivalve).
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
12 Us 2841.30
13 Us 3199C.39
14 Us 552.525
15 Us 2528.82
3.a.4) Lettera T isolata o in nesso e croce latina
Il grafema T è presente su sei tappi, tutti realizzati con stampo a pezzo unico. L’operculum n. 21 può
essere letto come un grafema, nesso TF, oppure come un motivo decorativo riconducibile alla svastica.
Tale soggetto si ritrova anche su un tappo da Fornače presso Piran, da un contesto stratigrafico di I sec.
a.C.14.
Impasti
Depurato o semidepurato, duro, con vacuoli
frequenti e inclusi bianchi e bruni; granuloso o
ruvido al tatto
14
Colore
7,5 YR 8/4 rose; 2,5 Y 7/4 jaune pâle; 5 YR 8/1 blanc
ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 151, tav. 3, n. 37.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Diametri
Tra i 9 e i 10 cm
Probabile tipo anforico di pertinenza
Lamboglia 2; Dressel 6A
Tipo matrice
Matrice a pezzo unico
Cronologia contesti
Da fine II sec. a.C. a XVI-XVIII sec. d.C. (residuali)
16 Us 2947.4
17 Us 1843.3
18 Us 1403.62
19 Us 2387.152
20 Us 1900.1
21 Us 2418.1
3.a.5) Lettera A sola o con altre lettere
I tappi n. 22 e n. 24 presentano la lettera A con vertice disposto a filo dell’orlo. Tale disposizione della
lettera trova confronto su un tappo da Gradic da un contesto di fine II sec. a.C- inizi I sec. d.C.15. Non
sembra avere fino ad ora riscontro l’associazione della lettera A con la lettera N, molto più piccola,
disposta a lato della presa, presente sull’operculum n. 22. Diverso è invece il caso del tappo n. 23, in cui la
disposizione della A con il vertice verso la presa trova confronto con un esemplare da Piran, datato al I
sec. a.C.16.
15
16
ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 152, tav. 3, n. 46.
ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, pp. 151-152, tav. 3, n. 42.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Impasto
Impasto ruvido mediamente depurato con inclusi
radi; poco depurato, ruvido irregolare; con vacuoli
Diametri
Dai 9 ai 10 cm
Probabile tipo anforico di pertinenza
Dressel 6A
22 Us 2577.232
Colore
5 Y 8/1 blanc
Tipo matrice
Matrice a pezzo unico
Cronologia contesti
Seconda metà del I sec. a.C.- seconda metà del I sec.
d.C.
23 Us 2159.1
24 Us 1401.15
3.a.6) Lettera O isolata o con altri grafemi
Il tappo n. 25 presenta due incavi in posizione simmetrica, forse per facilitare le operazioni di apertura
dell’anfora. La lettera “O”, a rilievo, è collocata abbastanza vicino al bordo del tappo. In posizione quasi
diametralmente opposta tre aste verticali, forse da intendere come numero. L’altro tappo (n. 26), a
matrice bivalve, presenta un leggero disallineamento. Ai lati della presa irregolare una “O” e una “A”. Le
caratteristiche della A trovano confronto con un operculum da Gradic, Kobarid, da un contesto di fine II
sec. a.C.- inizi I sec. d.C. e oltre17.
17
ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 152, n. 46, tav. 3, n. 46.
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Impasto
Impasto poco depurato con vacuoli frequenti
irregolari, inclusi frequenti di vario tipo e chamotte;
impasto semidepurato
Diametri
10 cm
Probabile tipo anforico di pertinenza
Lamboglia 2; Dressel 6A
Colore
7,5 YR 8/6 jaune rouge
25 Us 2415.7
26 Us 5352.12
Tipo matrice
Matrice a pezzo unico; matrice bivalve
Cronologia contesti
Seconda metà I sec. a.C.
3.b Combinazioni di lettere ed elementi decorativi
In questo gruppo troviamo lettere variamente abbinate a simboli. Nel caso dei tappi n. 27 e n. 28, il
motivo decorativo è costituito dalla raggiera, un motivo pseudo-solare, all’interno della quale è inserito
un grafema, forse un triangolo o la lettera greca delta, che trova confronti a Concordia18. La differenza
di diametro tra i due tappi lascia inoltre supporre la presenza di due matrici. Il tappo n. 37 presenta
invece il solo grafema “delta”, senza il motivo a raggiera.
Gli opercula nn. 29 e 30, non molto ben conservati, presentano gruppi di lettere (o forse pseudo
iscrizioni?) associati a simboli. Nel n. 29 pare di poter individuare delle lettere con corpo dal carattere
irregolare e disomogeneo: sembra di poter leggere, da sinistra verso destra OCIT VS; sulla destra è
indicato un caduceo (?), simbolo di Mercurio, divinità tutelare dei commerci e dei viaggi. Come
osservato19, questi segni, che rendevano riconoscibili i coperchi, erano funzionali alle pratiche
18 RINALDI et al. 2012/2013, p. 71, tav. 2, n. 5 (da un contesto i cui materiali offrono come terminus post quem l’età augustea).
Cfr. inoltre ZERJAL BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 147, tav. 2, n. 17 (Razdrto/Ocra località Preval, da un contesto di
età medio-tardo augustea).
19 Made in Roma 2017, p. 130 [E. BRAIDOTTI].
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
burocratiche ed avevano inoltre un valore apotropaico, rispetto al viaggio per mare e ai pericoli ad esso
connessi.
Nel tappo n. 30 sono presenti due sequenze di lettere intervallate da un rametto; risultano leggibili in
senso orario OIVI e - IO--20.
Nel tappo n. 31 la superficie è suddivisa in due settori da due linee oblique, che partono dalla presa a
bottone molto piccolo; in un settore un segno I, che si può intendere come numerale o segno
alfabetico. Confronti per questo tipo di impaginazione del testo epigrafico si trovano con un operculum
da Soceb/San Servolo, da una sepoltura datata alla seconda metà del I sec. a.C. o inizi-prima metà del I
sec. d.C.21.
Il tappo n. 32, privo di presa, presenta due segni alfabetici I e N con N retrogrado; una spiga completa
la decorazione. Il motivo decorativo della spiga compare anche su tappi da Aquileia e da area veneta22.
L’operculum n. 33 presenta segni alfabetici disposti in modo simmetrico rispetto alla presa vicino al
bordo: II e S; un motivo ad ancora vicino al segno II completa la decorazione. Tale motivo trova
riscontro su tappi da Aquileia23, e, così come già indicato per il caduceo, rimanda all’ambito semantico
del mare e dei commerci e ha valore apotropaico.
I tappi nn. 34 e 35 recano un motivo ad onda cui si accompagna una lettera da interpretare
probabilmente come segno numerico, forse una V. Anche il motivo a onda, documentato altrove in
percentuale non rilevante, può rimandare all’ambito semantico del commercio via mare24.
L’operculum n. 36, molto mal conservato, presenta tracce di lettere unite al motivo a globetti25.
Impasto
Colore
Impasto mediamente depurato o depurato, con
7,5 YR 8/4 rose; 5 YR 6/6 jaune très pâle; 10 YR 8/3
pochi inclusi bianchi e bruni e radi vacuoli, chamotte, brun très pâle; 5 Y 8/1 blanc
inclusi minimi, piccoli e medi
Diametri
Dai 9 ai 10 cm
Probabile tipo anforico di pertinenza
Lamboglia 2
Tipo matrice
Matrice a pezzo unico; matrice bivalve (n. 36)
Cronologia contesti
Dalla seconda metà del I sec. a.C. alla seconda metà
del I sec. d.C. e periodo post medievale
Il motivo del ramo, o albero stilizzato, ricorre anche su tappi rinvenuti in territorio sloveno, a Celeia, in contesti di fine I
sec. a.C. Cfr. ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 143 e tav. 5, nn. 78-79.
21 ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 147, tav. 2, n. 18.
22 Si veda DOBREVA , LUISE. 2012/2013, p. 88 e fig. 8, n. 51; CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2012/2013, p. 98 e fig. 11, n. 5.
23 MAGGI 2012/2013, p. 50 e tav. 2, nn. 6-7.
24 ZERJAL, BEKLJANOV ZIDANŠEK 2012/2013, p. 148 e tav. 2, n. 26.
25 Sul motivo a globetti si veda TASSINARI, testo nel volume.
20
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
27 Us 1709.1
28 Us 2000.9
29 Us 5049.2
30 Us 1423
31 Us 5049.1
32 Us 3227.9
33 Us 538.2
34 Us 4316.14
35 Us 1623.29
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
36 Us 1452
3.c Formule nominali
Sono otto i tappi anforici da piazza Marconi, il cui testo può essere riconducibile ad un’indicazione
onomastica.
Il tappo n. 37 presenta la sequenza di lettere HALV o HMALV, in questo caso con nesso MA, dove la
seconda asticella della V è quasi interamente interessata dalla frattura.
L’operculum n. 38 reca a chiare lettere una formula onomastica uninominale Acato, di grande interesse.
Acato potrebbe essere un nome di origine celtica: compare infatti su legende monetali degli Aulerci
Eburovici26. Suggestivo potrebbe risultare l’accostamento con C. Aco, figulo probabilmente ingenuus di
origine celtica, che operò in Italia settentrionale, dall’età tardo repubblicana e per tutta l’età augustea
con i suoi lavoranti Eros, Diophanes, Antiochus, Aescinus e Aco Acastus, il cui stato giuridico è ancora
discusso, realizzando ceramica a matrice, appunto chiamata convenzionalmente tipo Aco, per la quale
si è ipotizzato proprio a Cremona un centro produttivo27.
Tuttavia ACATO si potrebbe anche intendere come la latinizzazione di un cognomen greco
Agathos/Agathocles, riferito ad un fabbricante apulo di anfore brindisine di Apani. Come AGATO o
AGA il bollo compare su anfore tipo Dressel 6A e Lamboglia 2 a Suasa28 e come AGATO su anfore
Lamboglia 2 rinvenute a Milano29, che si potrebbero ricondurre, secondo Vergari, allo stesso
DELAMARRE 2007, pp. 10, 209.
Nella consapevolezza di solo sfiorare un tema così complesso, già ampiamente trattato in studi fondamentali, come la
ceramica tipo Aco, ci si limita a ricordare che in Italia settentrionale centri produttivi riconosciuti si localizzano a Faenza,
Adria, Ravenna e probabilmente Aquileia (OLCESE 1998, p. 15; TASSINARI 1998, p. 67; VOLONTÉ 2007). Per quanto riguarda
Cremona, il recupero di due frammenti di matrici, di cui uno firmato L.NORBANI, in contrada Cistello (attuale via
Mainardi), e la notizia, non meglio precisata, del rinvenimento di una fornace in via Geromini, avevano indotto a ritenere la
città sede manifatturiera di ceramica tipo Aco. Tuttavia la mancanza di dati sicuri sul contesto di rinvenimento delle matrici e
l’esame autoptico di frammenti cremonesi, già considerati scarti di fornace, che non ha individuato indizi tali da suffragare la
tesi, hanno tolto un po’ di vigore a questa ipotesi. Sull’argomento, OLCESE 1998, p. 16; TASSINARI 1998, p. 67; MASSEROLI,
VOLONTÉ 2000, pp. 159-160; VOLONTÉ 2007. Più in generale, sui problemi inerenti la ricerca di impianti produttivi, l’ampia
casistica, nonché il grado di affidabilità della documentazione disponibile, si veda TASSINARI c.s.
Comunque, i rinvenimenti di Acobecher negli scavi effettuati a Cremona dalla Soprintendenza Archeologica a partire dagli
anni Ottanta e Novanta del secolo scorso nella zona tra le vie Amidani e Bissolati, in via Palestro, in via Massarotti e in
piazza Marconi, che hanno restituito rispettivamente frammenti con le firme ACO DIOPHANES, C. L. D[IOPHANES], C.
ACO, ACASTVS ACO, e ACAS[TVS], hanno fatto aumentare in modo sensibile le attestazioni di tale classe ceramica e,
anche se non dirimono la questione della localizzazione in città di queste officine, documentano, attraverso la presenza di
firme dei rispettivi eponimi e dei loro liberti, la buona circolazione dei prodotti di Norbanus e di Aco (MARIOTTI MASSA
RAVASI 2006; VOLONTÉ 2007; MASSEROLI, testo nel volume).
28 MAZZEO SARACINO, VERGARI 1997, p. 155, fig. 5, cat. n. 4.
29 Sulle due attestazioni di bollo AGATO su Lamboglia 2 a Milano, provenienti dal Monastero Maggiore, si veda BRUNO
1995, pp. 160-161.
26
27
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
imprenditore apulo30. In base alle attestazioni di questo bollo, così come di altri citati dalla Vergari31, su
anfore dei tipi sopra indicati, è possibile ipotizzare la presenza in territorio piceno di un imprenditore,
che riforniva con i suoi contenitori da vino ampi settori della fascia adriatica. Ciò porterebbe a pensare,
come già osservato da Wedenig32, che i bolli sugli opercula siano collegati al processo produttivo
dell’anfora e dei suoi accessori e non al contenuto o al trasporto delle merci.
L’ubicazione in area picena della bottega di questo imprenditore risulta perfettamente coerente con
l’ambito commerciale cui Cremona si rivolgeva, cioè quello adriatico, con una significativa presenza di
anfore Lamboglia 2, con bolli provenienti dai centri produttivi piceni o illirici33.
Si deve anche considerare che un Agaton, con Antiochus, Dardanus e Lucrio, è documentato su iscrizioni
come servo di un Aulo Saufeio, che si colloca nella prima metà del I sec. a.C. Aulo Saufeio apparteneva
ad una nota famiglia, originaria di Preneste, i cui membri rivestirono posizioni politiche di rilievo a
Roma, Minturno, Atene e Delo. Per questo negotiator le numerose iscrizioni su tappi di pozzolana,
rinvenute nel relitto della nave di Ponza, e la tipologia delle anfore costituenti il carico, consentono di
ricostruirne i traffici commerciali che lo collegavano anche all’Egeo e a Delo, consistenti principalmente
nel commercio di vino. Il collegamento con Delo, che rivestiva un ruolo importantissimo nel
commercio degli schiavi, e la testimonianza di Petronio34, può forse suggerire che questa “merce”
costituisse parte delle attività commerciali del nostro personaggio35. Anche quest’ultima suggestione
potrebbe indurre a collocare l’operculum cremonese in questo contesto di relazioni commerciali con i
centri produttivi adriatici.
Il tappo n. 39 presenta forse un idionimo in forma abbreviata: CR. È interessante notare che
un’iscrizione CAR, con caratteri molto simili, seppur disposti in modo più ordinato ai lati della presa,
compare su un tappo conservato al museo di Aquileia36.
L’iscrizione presente sul tappo n. 40 con andamento sinistrorso si può leggere come PILF da sciogliere
in PIL(ippus) F(ecit) con F retrogrado e capovolto. Le lettere sono disposte lungo il bordo del tappo
senza preoccupazione per una disposizione armonica rispetto alla superficie, come invece si vede su un
opercolo di Aquileia37. Peraltro la forma PIL comparirebbe su altri tappi di anfora dall’area friulana38.
Il tappo cremonese sarebbe riferibile a Pilippus, variante grecanica per Philippus, un cognomen che
denoterebbe individui di condizione servile, molto comune ad Aquileia e in generale in Cisalpina. Con
diverse varianti il bollo compare infatti su anfore Lamboglia 2 rinvenute ad Aquileia e sulla costa
adriatica orientale, nonché ad Ancona. La cronologia di questi esemplari adriatici, tra la fine del II e la
metà del I sec. a.C., è compatibile con il contesto stratigrafico dell’esemplare di piazza Marconi (metà I
sec. d.C.). Come osserva Dobreva, proprio il carattere comune di questo cognomen, con una sua
significativa concentrazione nell’area adriatica, non ne permette l’associazione ad un’officina precisa, ma
forse consente di ipotizzare la presenza di più centri produttivi che timbravano la loro produzione con
questo nome39.
MAZZEO SARACINO, VERGARI 1997, p. 156 con bibliografia relativa a tutte le attestazioni.
Oltre ad Agato ci sono anche bolli di Barnane e Vicari, che compaiono su contenitori analoghi alle Dr. 6A, attestate in area
picena e nord adriatica (Padova): MAZZEO SARACINO, VERGARI 1997, p. 166.
32 WEDENIG 2001, p. 442.
33 RAVASI 2006, p. 324.
34 Petronio, Sat., 76: “…oneravi (naves) rursus vinum, lardum, fabam, seplasium, mancipia…”.
35 Si veda GIANFROTTA 1992, pp. 594-596.
36 MAGGI 2012/2013, p. 50, fig. 5, tav. 1, n. 4.
37 DOBREVA, LUISE 2012/2013, p. 80 e fig. 5, n. 27.
38 DOBREVA, LUISE 2012/2013, pp. 80, 89, nota 38 con relativa bibliografia. Sulla sigla PIL ad Aquileia, DOLCI 2012/2013,
p. 56. Da Cremona proviene inoltre il bollo PILO con lettere a rilievo su un’anfora Lamboglia 2, su cui si veda da ultimo
BRAIDOTTI, MAGNANI ROSSET 2012/2013, p. 44, nota 42 con bibliografia precedente.
39 DOBREVA, LUISE 2012/2013, p. 80.
30
31
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
La diversa disposizione delle lettere sul tappo potrebbe avvalorare l’ipotesi di più officine che
utilizzavano stampi diversi.
Data la disposizione non armonica delle lettere, che pure trova riscontri nei punzoni per altri tappi da
Aquileia40, non si può tuttavia escludere per questo tappo cremonese che si tratti di una pseudoiscrizione, in cui le lettere venivano accostate solo a scopo ornamentale41.
La presenza della sigla PIL o PHIL su tappi da vari contesti adriatici e la presenza della stessa sigla
PHIL.F, associata a KANI, sul labbro di un’anfora Lamboglia 2 proveniente dal relitto di Stanici Ćelina
potrebbe confermare la produzione di tappi ed anfore da parte delle stesse officine42.
L’operculum n. 41, proveniente da un contesto stratigrafico di seconda metà del I sec. d.C., presenta la
formula onomastica bimembre ICINVS RVLLI, costituita da nominativo e genitivo, scritta con eleganti
caratteri capitali, disposti in senso orario lungo il bordo del tappo. Ciascuna delle due parti della
formula onomastica occupa circa metà tappo; non ci sono elementi di separazione. Come osservano
Schindler Kaudelka e Wedenig43 formule onomastiche con nominativo e genitivo si possono intendere
come dominus e servus, identificando quindi il gestore della bottega, l’officinator, che aveva alle sue
dipendenze persone di condizione servile44.
In taluni casi il rapporto di subordinazione viene anche esplicitato nella formula onomastica stessa45.
Non ci sono riscontri per il nome Icinus, mentre il gentilizio Rullius è attestato ad Aesernia46. Un Rullius è
presente anche su un altare proveniente da Vienne en Val, a sud est di Orléans, dedicato a Iovi Optimo
Maximo da parte di un Perpetus, Rulli filius e di Maternus Toutorgis filius, datato al II sec. d.C.47.
L’operculum con l’iscrizione AVSVN o MAVSVN (n. 42) potrebbe rappresentare un nome celtico48.
Bisogna però considerare che nei contesti che hanno restituito tappi d’anfora finora indagati la
componente celtica risulta sempre un po’ dubbia, mentre è preponderante la percentuale di nomi greci
latinizzati49.
Anche le due iscrizioni che compaiono su tappi privi di contesto stratigrafico SANIE e SC----AN (nn.
43-44) non hanno trovato ad oggi confronti.
Impasto
Colore
Depurato ruvido con pochi inclusi bianchi e bruni 5 Y 8/1 blanc; 2,5 Y 8/3 jaune pâle;
di piccole dimensioni e con vacuoli frequenti;
5 Y 7/1 gris clair; 2,5 YR 8/3 jaune pâle; 10 YR 9/2
depurato, polveroso con inclusi di vario tipo
blanc; 10 YR 8/3 brun très pâle
minimi e rari; mediamente depurato ruvido con
pochi inclusi bianchi e bruni, piccoli e minimi e un
vacuolo grosso; con chamotte e radi vacuoli
irregolari
Si tratta, ad esempio del bollo ALEXA: DOBREVA, LUISE 2012/2013 p. 88, fig. 9, n. 63, fig. 10, n. 4.
WEDENIG 2001, p. 443.
42 Sul bollo si veda BRUNO 1995, p. 135. Sull’ipotesi che le stesse botteghe producessero anfore e tappi si veda GIANFROTTA
2012/2013, p. 11.
43 SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012/2013, p. 173.
44 WEDENIG 2001, p. 444, che interpreta sia le formule onomastiche presenti sui tappi d’anfora, così come gli altri segni o
motivi decorativi, come espressione delle complesse relazioni esistenti all’interno della bottega e non collegate con le
successive fasi di distribuzione dei prodotti contenuti nelle anfore.
45 È il caso di PilotaArriQs Pilota Arri Q(uincti) s(ervus) da Altinum. Cfr. SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012/2013, p.
173.
46 CIL IX, 2682.
47 Cfr. Année épigraphique 1968, n. 308.
48 DELAMARRE 2007, p. 212.
49 Si veda SCHINDLER KAUDELKA, WEDENIG 2012/2013, p. 173.
40
41
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Diametri
Tipo matrice
Dai 9 ai 10 cm (prevalente)
A pezzo unico
Probabile tipo anforico di pertinenza
Cronologia contesti
Lamboglia 2
Fine II sec. a.C. - seconda metà I sec. d.C.
37 Us 2817.66
38 Us 1397A.1334
39 Us 1627.30
40 Us 2285
41 Us 1455.17
42 Us 302
43 F/S 23
44 F/S 56
Allegato al volume
Amoenissimis…aedificiis II. Lo scavo di piazza Marconi a Cremona. Vol. II – I materiali
Il rinvenimento dei tappi d’anfora nelle varie Us e nelle diverse fasi dello scavo, quasi sempre separati
dalle anfore, rende difficile stabilire una corrispondenza precisa tra questi e le tipologie di anfore.
Tuttavia l’indagine archeologica in vari centri e contesti di area adriatica, così come nella pianura
friulana o nel Magdalensberg, che hanno restituito significative quantità di anfore e coperchi, hanno
consentito di confermare una corrispondenza tra coperchi eseguiti a stampo ed anfore adriatiche50.
GP.
50
Si veda DOLCI 2012/2013, pp. 55-56.