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Premessa

2021

“Ragionare dello stato” Studi su Machiavelli a cura di Anna Maria Cabrini Indice Presentazione 5 ANNA MARIA CABRINI - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Nel segno di Agostino: Pascal e Machiavelli GENNARO MARIA BARBUTO – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” Disprezzare il principe. Le crepe nella maestà (Principe XIX) 7 23 GUGLIELMO BARUCCI - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Principe e tiranno in Machiavelli 47 ANNA MARIA CABRINI - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Machiavelli e il problema della dittatura 81 MARCO GEUNA - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Machiavelli sul ruolo della legge e degli esempi 133 GIOVANNI GIORGINI - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA Verso la catastrofe. I carteggi diplomatici di Machiavelli e Guicciardini con Firenze prima del sacco di Roma (febbraio-aprile 1527) 157 Indice dei nomi 173 JEAN-JACQUES MARCHAND – UNIVERSITÉ DE LAUSANNE 3 Presentazione Anna Maria Cabrini Università degli Studi di Milano Il volume trae la sua prima origine dal rinnovato impulso impresso agli studi machiavelliani dall’occasione del cinquecentenario del Principe nel 2013 e in particolare dall’iniziativa di un seminario milanese organizzato nella primavera nel 2014 da chi scrive e da Marco Geuna. L’intento era promuovere un ulteriore confronto e un dialogo tra studiosi di provenienza e formazioni diverse, accomunati da una «continua lezione» delle opere di Machiavelli e da una stessa passione per quel «ragionare dello stato» (secondo le famose parole di una lettera a Francesco Vettori, 9 aprile 1513) su cui esse si incardinano. Il proficuo esito di quell’incontro ci ha sollecitato a riprenderne e svilupparne le fila; se non tutte le voci di allora sono presenti, sono stati d’altra parte introdotti altri temi di riflessione, approfondimento e discussione, che hanno articolato ulteriormente il confronto. Ne delineo in sintesi il percorso. La concezione della politica come «pharmakon, veleno e rimedio, compresenza inevitabile di bene e di male» è analizzata da Gennaro Barbuto sull’asse verticale che dalle ascendenze agostiniane giunge a Pascal e che ha in Machiavelli un fulcro critico ed ermeneutico non più eludibile, anche quando non ne sia dichiarata la presenza: come lo studioso mette a fuoco misurando le divergenze e prossimità tra Pascal e Machiavelli tramite gli attriti e le tangenze di quest’ultimo con il De civitate Dei. Anche l’intervento di Giovanni Giorgini è impostato su di un piano diacronico ad ampio raggio, con mirati riferimenti a testi cardine della riflessione politica degli antichi. L’oggetto dell’indagine svolta nel saggio, che prende in considerazione il complesso dell’opera machiavelliana in aspetti cruciali, riguarda il ruolo della legge e degli esempi nel pensiero politico di Machiavelli, visti questi ultimi dalla specola della strategica funzionalità che assumono quando le leggi, cioè le vie ordinarie, non sono o non sono più sufficienti. La riflessione machiavelliana sulle ragioni della crisi e della “ruina” dello/degli stati e sui fondamenti e rimedi, ordinari e straordinari, per prevenirla o farvi fronte, è d’altronde tema comune, diversamente declinato, intorno al quale ruotano, in tutto o in parte, anche gli altri saggi. 5 Il ruolo centrale che tale tema assume nell’indagine di Marco Geuna si coniuga con l’attualità della delicata questione che sul piano teorico, giuridico e politico riguarda le democrazie costituzionali contemporanee e cioè «il problema dei poteri di emergenza»: questione che costituisce la premessa da cui ha avvio il discorso. Lo studioso concentra in particolare la sua attenzione sulla riflessione di Machiavelli sulla magistratura romana della dittatura, scandagliandone i punti focali e i nodi sul piano teorico e storico-politico, a partire dai capitoli più specificamente ad essa deputati nei Discorsi per poi estendere l’analisi all’intera opera e all’intreccio di questioni e problemi che le considerazioni sulla “via ordinaria” della dittatura implicano e suscitano. L’intervento di chi scrive punta invece l’attenzione sul potere del principe e su aspetti e nodi problematici relativi alla figura del tiranno e della tirannide nell’opera machiavelliana, a partire da un’indagine lessicale e dagli scritti di ufficio di Machiavelli. La parte centrale del saggio riguarda il Principe e in particolare il cap. VIII, di cui si analizza e discute – in relazione ad altri capitoli, al confronto con le fonti e alle interpretazioni critiche – la controversa figura dell’Agatocle machiavelliano. Al Principe è dedicato anche il saggio di Guglielmo Barucci, che si concentra sull’analisi del cap. XIX, di cui vengono messe in rilievo le peculiarità tematiche e stilistiche, nei nuclei cruciali rappresentati dall’odio e dal disprezzo, sia sul piano teorico sia politico e storico, tramite il confronto con il testo di Erodiano. L’indagine, dal capitolo considerato, si apre in modo sistematico a una disamina di aspetti rilevanti sul piano concettuale, lessicale e interpretativo che riguardano la figura del principe in punti nodali del trattato. Alla drammatica realtà della crisi storico-politica dell’Italia nel tempo che di poco precede la tragedia del sacco di Roma e la morte di Machiavelli ci porta in conclusione il saggio di Jean-Jacques Marchand, che analizza e confronta i carteggi diplomatici di Machiavelli e di Guicciardini dal febbraio all’aprile del 1527, mettendone in evidenza le diverse modalità di scrittura epistolare e diplomatica e il diverso approccio alle tematiche politiche e militari. In quest’ultima fase di attività, pur nel vivo della situazione in atto, la tensione teorica e congetturale di Machiavelli, espressa mediante un’accorta strategia retorica e stilistica, conferisce l’estremo suggello alla sua scrittura politica. Chiudendo questa breve presentazione, sottolineo come nel volume si sia voluta mantenere la connotazione di pluralità delle voci e dell’intrecciarsi di questioni e tematiche: gli autori dei sei saggi sono dunque convocati in ordine di iniziale. 6