Catalogazione
La traduzione italiana dell’ISBD
edizione consolidata
Un lungo e impegnativo lavoro destinato
a favorire la diffusione dello standard e la partecipazione
della comunità professionale italiana al dibattito internazionale
Nell’ottobre 2007 ricevetti dall’ICCU
l’incarico di tradurre in italiano l’ISBD.
Preliminary consolidated edition, pubblicata dall’IFLA due mesi prima e presentata al Congresso IFLA di Durban
(Sud Africa). Chiesi a Carlo Bianchini,
Giuliano Genetasio e Maria Enrica Vadalà di partecipare all’oneroso e insieme gratificante impegno di traduzione. Il gruppo di lavoro ha operato nei
due anni successivi tramite riunioni
periodiche e posta elettronica, e si è
incontrato alcune volte presso l’ICCU
con Cristina Magliano e Patrizia Martini per confrontarsi sulle scelte operate
e per verificare puntualmente l’intera
traduzione. Gli incontri si sono svolti
in un clima costruttivo che ha consentito di discutere proficuamente i punti
controversi del testo inglese e di concordare la resa italiana più idonea. La
verifica della traduzione è proseguita
anche dopo la sua pubblicazione sul
sito web dell’ICCU (inizio di agosto
2009). I siti web citati nel saggio sono
stati controllati l’ultima volta il 15 ottobre 2009. (mg)
Introduzione
All’inizio di agosto 2009, alcuni giorni prima del 75° Congresso IFLA di
Milano, è stata pubblicata sul sito
dell’ICCU la versione in linea della
traduzione italiana dell’International Standard Bibliographic Description (ISBD). Preliminary consolidated edition,1 che segue di poco le
Biblioteche oggi – novembre 2009
traduzioni cinese, francese e spagnola,2 e che si attiene fedelmente
alla versione originale inglese pubblicata a stampa dall’editore Saur
nel 2007.3
La traduzione italiana è frutto di un
lavoro lungo e intenso che ha posto numerosi problemi di metodo
e ha costituito un’importante occasione di riflessione e approfondimento delle tematiche legate alla
descrizione bibliografica. La contemporanea revisione del testo originale, tuttora in corso (l’elenco delle
revisioni in atto è stato presentato
il 24 agosto al Congresso IFLA di
Milano), programmata dall’ISBD Review Group dell’IFLA fin dalla pubblicazione del testo originale inglese su fogli mobili e realizzata
tramite un apposito wiki, ha consentito un’ulteriore importante occasione per la verifica del significato di alcuni punti del testo e ha
contribuito, con l’analisi e lo studio,
alla soluzione di alcuni problemi irrisolti del testo originale inglese. La
traduzione italiana dell’ISBD consolidata ha come scopo principale
la diffusione di uno standard internazionale; per la comunità italiana
è stata anche una preziosa occasione per partecipare al dibattito
catalografico internazionale e per
contribuire alla messa a punto del
testo di uno standard tra i più diffusi al mondo, del quale recentemente si discute, tuttavia, la destinazione futura.4
Carlo Bianchini
Giuliano Genetasio
Mauro Guerrini
Maria Enrica Vadalà
Gruppo italiano
di traduzione ISBD*
Il processo di elaborazione
dell’ISBD consolidata
La pubblicazione da parte dell’IFLA,
nel 1998, del Rapporto FRBR 5 ha inciso profondamente sugli scenari della catalogazione contemporanea. Il
Rapporto era nato originariamente
allo scopo di verificare se e con quali modalità fosse possibile una riduzione dei costi della descrizione
bibliografica, ma ha poi influito sull’intero processo della catalogazione, comportando una revisione di
principi, standard e codici nazionali che ha ricuperato la dimensione
teorica propria della great tradition
catalografica: si è aperta una nuova
stagione di riflessione sul ruolo, la
funzione e le caratteristiche delle registrazioni catalografiche, che prosegue oggi con Functional Requirements for Authority Data (FRAD) e
Functional Requirements for Subject Authority Data (FRSAD).
Il processo di aggiornamento permanente delle ISBD è stato fortemente condizionato dalla pubblicazione di FRBR, che ha compiuto
un’analisi del record catalografico
e ha elaborato una nuova terminologia con cui l’ISBD ha dovuto necessariamente confrontarsi. L’ISBD
Review Group ha proseguito il lavoro di revisione e aggiornamento
contando su contributi importanti,
come quelli elaborati da Patrick Le
Bœuf 6 e Tom Delsey;7 inoltre ha
dovuto verificare la corrisponden-
7
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za semantica tra i termini usati da
FRBR e quelli usati dalle ISBD precedenti – il responso è stato negativo in qualche caso, per esempio
nel diverso significato attribuito al
termine item – e ha dedicato molto tempo e molte attenzioni all’armonizzazione delle aree 2 e 6 in
particolare, e della collocazione all’interno dello schema descrittivo della designazione generale (DGM) e
specifica del materiale (DSM).
Per risolvere efficacemente e rapidamente questi problemi, al congresso IFLA di Berlino del 2003
l’ISBD Review Group istituì uno
specifico gruppo, lo Study Group
on the Future Directions of the
ISBDs, presieduto dapprima da Dorothy McGarry e successivamente
da Elena Escolano Rodríguez, con
due precisi obiettivi: a) redigere
un’ISBD unica e aggiornata; b) fornire norme coerenti per la descrizione di tutti i tipi di risorse documentarie, e indicazioni specifiche
per particolari tipi di risorse, in
modo che le registrazioni presentassero la massima uniformità possibile.
Tra il 2000 e il 2006 sono state sottoposte a revisione diverse ISBD
specifiche: l’ISBD(S) – che dal 2002
è stata sostituita da ISBD(CR) 8 per
i seriali e le altre risorse continuative –, l’ISBD(M),9 l’ISBD(G);10 incomplete sono rimaste invece, interrompendosi a causa dell’avvio
dell’edizione consolidata, le revisioni di ISBD(CM) 11 e ISBD(ER).12
ISBD(PM) restò esclusa per mancanza dei tempi tecnici, fermandosi al testo del 1991.13 La revisione
di ISBD(A), conclusa nel 2006,14 si
è svolta in concomitanza con la redazione dell’ISBD consolidata. Per
questa ragione ha avuto sul testo
unico un impatto tanto forte da determinare un’accesa discussione in
seno all’ISBD Review Group sulle
alternative di descrizione del libro
antico nell’area della pubblicazione,
con la scelta – nel corso del Congresso IFLA di Québec del 2008 –
8
di spostare l’opzione B in un’apposita appendice della prossima edizione dell’ISBD consolidata. Si tratterà verosimilmente dell’Appendice G.
Nel 2007 il lavoro si è concluso; il
risultato è un testo unico che mostra una reale modernizzazione concettuale: tra le maggiori novità, la
struttura del testo privilegia finalmente l’elemento descrittivo (titolo, formulazione di responsabilità,
edizione, etc.), a cui fanno capo di
volta in volta le indicazioni per
specifici tipi di risorsa (testi a stampa, carte geografiche, etc.). Tuttavia il testo attuale non è definitivo,
come ricorda l’aggettivo “preliminary” del complemento del titolo.
La fusione in un unico testo di otto diverse ISBD, tra loro disallineate – alcune già adattate ai nuovi principi e alla mutata terminologia, altre ancora estranee all’universo FRBR – evidenzia, in alcuni
punti, normative eterogenee e difformità terminologiche. Si aggiunga che le differenti revisioni presentano diversità nella sintassi dei
testi originali in lingua inglese, talora alquanto involuti. I diversi
gruppi di studio preposti alla revisione dei vecchi testi specializzati
hanno conosciuto un notevole ampliamento della dimensione internazionale, con la presenza di numerosi membri di nazionalità diverse, spesso non di madrelingua
inglese. Il risultato è stato un testo
che si è accresciuto insomma più
per addizione di singole parti difformi tra loro che per la fusione
armonica di differenti contributi.
La corposa Introduzione dà conto
di molte problematiche ancora aperte. Interamente nuova, essa costituisce allo stesso tempo un excursus storico sulla descrizione bibliografica e un documento programmatico per i futuri sviluppi della teoria catalografica in seguito ai
numerosi incontri internazionali degli esperti e in concomitanza con
la pubblicazione dei nuovi Princi-
pi internazionali di catalogazione
(ICP), che hanno appena visto la luce e la cui prima copia a stampa è
stata presentata da Barbara Tillett
al Congresso IFLA di Milano il 27
agosto 2009.15
Problemi e scelte
della traduzione italiana
La complessità del lavoro di traduzione si è manifestata, simbolicamente, fin dal frontespizio. Infatti
la formulazione originale “preliminary consolidated edition”, resa in
italiano con “edizione consolidata
preliminare”, ha posto subito di
fronte alla necessità di stabilire quale parte della formulazione fosse la
più rilevante. Non si tratta di un’edizione preliminare alla vera e propria ISBD, che ha la caratteristica
di essere stata “consolidata”, bensì
della prima versione di un testo
unico dell’ISBD, ancora non abbastanza perfezionata e completa da
poter rivendicare la designazione
di “prima edizione”. La successiva
edizione dell’ISBD sorgerà come
l’araba fenice dalle ceneri di questo iniziale corpus di norme, imponente e tuttavia imperfetto, che
si applica a un nuovo e più vasto
universo di risorse bibliografiche.
L’aggettivo “consolidata”, come spiegano le Avvertenze alla traduzione italiana, è fedele all’etimo latino
“cum” + “solidatum” (saldato, riunito insieme), mutuato dall’uso anglosassone, che designa in vari ambiti disciplinari un processo di fusione e di ottimizzazione; esso indica
quindi la fusione degli otto testi
pregressi delle ISBD in un testo
unico: l’edizione consolidata.16
Partendo da uno scenario tanto composito, la traduzione italiana si è
trovata a fronteggiare diversi problemi, legati ad almeno due ordini
di fattori.
Una prima difficoltà di carattere generale è legata al problema intrinseco a tutte le traduzioni, e in parBiblioteche oggi – novembre 2009
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ticolare alla scelta di maggiore o
minore fedeltà alla lingua originale. Una traduzione non è mai una
semplice trasposizione o una corrispondenza diretta, uno a uno, tra
i termini della lingua di partenza e
quelli della lingua di arrivo; la traduzione consiste nel creare una corrispondenza tra i concetti e i valori semantici propri dei due diversi
sistemi linguistici e culturali. Nel caso specifico della traduzione dell’ISBD, si è di fronte a un insieme
di norme e standard di catalogazione di partenza, di ambito anglosassone, e di un insieme di arrivo,
rappresentato dalla tradizione italiana, che ha seguito un proprio
sviluppo e un proprio percorso. I
due insiemi normativi non coincidono affatto; ciò ha dirette ripercussioni sulla resa italiana.
Il secondo fattore di complessità
per la traduzione, legato in parte
al primo, è connesso al contesto di
arrivo, ovvero all’esistenza di una
solida tradizione di traduzioni italiane di testi inglesi, come quelle
delle singole ISBD (l’ultima delle
quali apparsa nel 2007),17 ma anche delle regole di catalogazione
angloamericane18 e di numerose
edizioni italiane della DDC.19 Il dilemma saliente è apparso fin dall’inizio il seguente: si deve emendare il testo dalle sue incoerenze
oppure si deve rispettare la formulazione originale, intendendo che
questa traduzione si ponga come
documento storico, come fotografia di un particolare stadio di sviluppo nell’evoluzione dello standard? Nel primo caso si sarebbe reso un servizio maggiore alla comunità dei catalogatori italiani, fornendo un testo più funzionale e
certamente più adatto al contesto
nazionale, ma che avrebbe tradito
l’originale; nel secondo caso si sarebbe arrivati a una traduzione fedele, ma di difficile utilizzo pratico. Perciò è stato difficile trovare
un punto di equilibrio tra queste
due diverse ipotesi di lavoro.
Biblioteche oggi – novembre 2009
La traduzione ha preso avvio dalle
fonti già esistenti: si è basata principalmente sulle precedenti traduzioni italiane delle diverse ISBD,20
ma ha tenuto conto anche della
traduzione italiana delle AACR2R e
della redazione contemporanea delle nuove Regole italiane di catalogazione. REICAT. 21 Delle prime ha
citato il dettato, fin dove era possibile; della seconda ha ripreso molte scelte terminologiche, particolarmente rispetto all’area 3 e al trattamento delle risorse cartografiche,
e inoltre ai termini del Glossario,
che in parte erano già apparsi nelle Regole di catalogazione angloamericane tradotte nel 1997 da Luigi Crocetti e Rossella Dini; con le
ultime si è confrontata per alcuni
orientamenti metodologici, tra cui
lo scioglimento di numerose abbreviazioni in area 7.
Ispirandosi al metodo di lavoro adottato dall’ISBD Review Group per l’elaborazione dell’ISBD consolidata,
la prima stesura della traduzione
ha programmaticamente riutilizzato il testo originale delle traduzioni italiane già esistenti, fin dove
queste collimavano con il nuovo testo inglese dell’ISBD consolidata.
Prese le mosse da questa base iniziale del lavoro, le traduzioni pregresse sono state poi utilizzate soprattutto come verifica e confronto, anche se ciò può avere determinato alcune incongruenze, in particolare nei punti in cui il testo inglese è oscuro e ancora oggetto di
discussione. In molti casi il testo
italiano delle ISBD speciali risulta
più agile e scorrevole, in virtù della più chiara redazione dell’originale inglese. Lo sforzo di dar conto delle caratteristiche specifiche per
ogni tipologia di materiale si risolve, infatti, nel testo dell’ISBD consolidata, in tecnicismi che nuocciono talora all’immediatezza e alla
comprensibilità del testo.22 Non è
bene che il catalogatore debba rileggere una norma per afferrarne
il senso, e più volte la traduzione
si è trovata di fronte alla necessità
di rimaneggiare l’originale in nome di una migliore resa italiana;
tuttavia la scelta di mantenere una
versione costante e uniforme per
tutte le espressioni normative usate dall’ISBD ha imposto una fedeltà al testo inglese che pregiudica
in diversi casi la chiarezza dell’enunciato.23
Alcune prescrizioni, già presenti nelle precedenti versioni delle ISBD
specifiche, lasciano prevedere una
imminente riscrittura. Per esempio,
all’interno di 0 Note preliminari, le
prescrizioni relative ai cambiamenti rilevanti nel titolo proprio dei seriali, con l’obbligo di redigere una
nuova descrizione, registrano una
significativa eccezione sotto 0.2.4.1
per i cambiamenti nelle prime 5 parole del titolo proprio. Questa regola non può infatti applicarsi alle
lingue orientali, che sono prepotentemente balzate alla ribalta nel
2006 a Seul, in occasione del convegno IME ICC e alle riunioni dell’ISBD Review Group durante il congresso IFLA: Cina, Corea, Giappone segnalarono infatti all’ISBD Review Group, nel corso del dibattito che fece seguito al Draft dell’edizione consolidata, che nelle rispettive lingue non esiste la divisione in parole.
La successiva edizione dell’ISBD consolidata dovrà introdurre un’apposita rettifica, specificando che la regola 0.2.4.1 si applica alle lingue
occidentali.
9
Catalogazione
Universo bibliografico
dell’ISBD consolidata
e terminologia italiana
Il nuovo universo bibliografico fotografato dall’ISBD consolidata estende a ogni tipo di risorsa la sua
attenzione, che invece tradizionalmente si concentrava sui testi cartacei a stampa. L’impostazione originaria dell’ISBD(M), modellata sul
documento libro, condizionò infatti tutte le successive ISBD speciali.
Esse ne ripresero l’impianto e la
terminologia, che era stata concepita per le “monografie”, nonostante
l’ISBD Review Group avesse voluto superare l’impostazione librocentrica redigendo l’ISBD(G), paradossalmente caratterizzata anch’essa da esemplificazioni desunte per buona parte dal libro a stampa. Questo è il motivo per cui alcune parti e alcuni termini delle ISBD
speciali risultano non esaustivi e
non del tutto appropriati nel trattamento del materiale di loro pertinenza. Un nuovo approccio caratterizza l’ISBD consolidata: l’accento è posto sulle informazioni e la
“risorsa”, ovvero tutte le risorse documentarie, sono ormai compiutamente il suo oggetto. Il termine “risorsa” appare inoltre come voce del
Glossario.
Indubbiamente questa innovazione
è il risultato della pressione esercitata, nel mondo della catalogazione anglosassone, dalla redazione di
RDA, Resource Description and Access: il testo pone un forte accento
sul termine “risorsa”, soprattutto segna una nuova tappa nell’evoluzione del processo catalografico, che
implica il superamento e l’eliminazione del termine tradizionale “catalogazione”.
Questo importante cambiamento terminologico ha comportato per la
traduzione italiana un problema sostanziale: il genere. Come tradurre
gli esempi e i relativi commenti redazionali? Una formulazione come:
“Also published in Colombo by Cey-
10
lon University Press” – primo esempio di nota in 7.4.1 – ha un genere invariabile in lingua inglese,
ma sarebbe stato reso in precedenza con: “Pubblicato anche a Colombo dalla Ceylon University Press”,
implicando un soggetto maschile
“documento” o “volume”. In questa traduzione il verbo italiano viene accordato invece con il soggetto femminile “risorsa” e la medesima frase si risolve in “Pubblicata anche a Colombo dalla Ceylon University Press”. Una rivoluzione vera e propria rispetto al linguaggio
tradizionale di traduzione a cui i
catalogatori italiani sono abituati.
La scelta del soggetto femminile è
sintomatica dell’indirizzo metodologico che ha prevalso nella traduzione italiana del testo consolidato: la fedeltà allo spirito dell’originale e quindi della nuova ISBD, che
ha imposto nuovi concetti anche
tramite le scelte terminologiche.
Al posto dei cosiddetti “non book
materials”, con i quali un’intera generazione di bibliotecari si era ormai familiarizzata, appaiono le “risorse” audiovisive, multimediali, elettroniche, musicali, sebbene con qualche eccezione terminologica – specie nelle intestazioni cumulative per
le norme che si applicano a più categorie di risorse – dovuta alla sopravvivenza delle vecchie ISBD non
ancora rivisitate: per esempio le espressioni “immagini fisse e in movimento”, “videoregistrazioni”, “registrazioni sonore”, che sono state
rese con assoluta fedeltà al testo
inglese. Tuttavia anche per i materiali a stampa si abbandonano vecchie denominazioni: ecco apparire
i nuovi termini: “risorse monografiche” in luogo di “pubblicazioni
monografiche” e “risorse monografiche antiche” in luogo di “pubblicazioni monografiche antiche”;
inaugurarsi l’espressione “risorse cartografiche”; ecco apparire per la musica, anche per quella manoscritta
o per le riproduzioni su supporto
elettronico di testi musicali, la nuo-
va categoria delle “risorse in musica notata”, con evidente preferenza per il medium, cioè per il veicolo che trasmette il contenuto musicale. Il risalto attribuito al concetto di “medium”, cioè al supporto o al mezzo che veicola l’opera
e la sua manifestazione, è tipico di
questa ISBD e appare infatti come
specifica voce nel Glossario: si è
scelto di lasciarne inalterata la formulazione in omaggio all’origine latina del termine, che è stato riutilizzato e fatto proprio dal vocabolario catalografico della lingua inglese, cosi come molti altri termini
latini che vengono ormai correntemente pronunciati all’inglese, rinominandoli in virtù della particolare
accezione tecnica che hanno assunto nel settore (un esempio per tutti: il termine “item”, diffusamente
utilizzato in precedenza nell’ISBD).
Un problema particolare è stato posto dalla difficoltà di resa italiana
dell’espressione “imprint”, che ricorre ripetutamente in area 4. Si
veda il punto 4.4.4 “Per le risorse
monografiche antiche”, dove l’esempio recita nel commento redazionale “Imprint reads: London,
1742”, reso con: “La fonte editoriale presenta: London, 1742”, oppure il punto 4.2.10 “Per le risorse
monografiche antiche”, dove il commento redazionale a un esempio
recita: “Imprint is false”, reso con
“Le informazioni sulla fonte editoriale sono false”. In tutti gli esempi le informazioni sono tratte dal
frontespizio, che è tradizionalmente il luogo deputato per la sottoscrizione dell’editore e dello stampatore (ma la tradizione catalografica italiana accorda analogo riconoscimento al colophon); tuttavia
la scelta più appropriata è sembrata la formulazione italiana “fonte
editoriale”.
Il debito diretto che l’ISBD consolidata ha nei confronti di FRBR, e
in particolare della sezione sulle
registrazioni bibliografiche nazionali di livello base (BLNBR), si eviBiblioteche oggi – novembre 2009
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denzia nella rivisitazione delle norme con l’individuazione degli elementi obbligatori e degli elementi
facoltativi della registrazione nel
trattamento di ogni tipo di risorsa.
Il testo enuncia puntualmente, volta per volta, l’obbligatorietà o la
facoltatività dei dati, con il ricorso
a due precise espressioni: la formula “is/are given” per enunciare
l’elemento obbligatorio; la formula
“may be given” per indicare l’elemento facoltativo. Una terza categoria è quella, già apparsa precedentemente in ISBD(CR)24 in cui
però non ha rilievo autonomo, degli elementi “conditional”; essi vengono registrati solo se necessari
per l’identificazione di una risorsa
o se contengono informazioni ritenute importanti per gli utenti. Tali
elementi sono condizionati dalle
necessità dei fruitori dei cataloghi
in linea, cioè di un più vasto pubblico che ha bisogni diversificati:
“condizionati”, appunto, è il termine che li designa nella traduzione
italiana. Il testo dell’ISBD non pone un’enfasi particolare sulle tre
espressioni citate: non un grassetto, non una sigla, non un corpo
più grande del carattere le evidenziano visivamente; nessun accorgimento grafico avverte il catalogatore di ciò che deve obbligatoriamente inserire nella registrazione.
Si è ritenuto quindi utile, per sottolinearne il carattere normativo,
proporre come formulazioni standard ricorrenti – a volte anche a
costo di una certa rigidità – nella
traduzione italiana le espressioni
“si dà/si danno”, “si può dare/si
possono dare”, “se è necessario o
se si ritiene importante per gli utenti del catalogo”, che contrassegnano in questa edizione preliminare, rispettivamente, gli elementi
obbligatori, facoltativi, condizionati. Unica eccezione alla regola è
stata quella di tradurre la formula
“if given, [...] is given” – che compare spesso nell’area del titolo e
della formulazione di responsabiliBiblioteche oggi – novembre 2009
Designazione generale
e designazione specifica
del materiale: DGM e DSM
tà – con “se si dà/danno, [...] si registra/no”, per evitare una ripetizione del termine.
Su richiesta di alcuni membri dell’ISBD Review Group la nuova edizione dell’ISBD consolidata utilizzerà con evidenza grafica le sigle
M/O/C (in italiano: O/F/C) per contrassegnare gli elementi obbligatori, facoltativi, condizionati della registrazione.
Una richiesta analoga era stata inoltrata dai membri italiani del gruppo di revisione dell’ISBD(A): contrassegnare con evidenza le opzioni descrittive per le risorse monografiche antiche.
Analoga cura si è posta nel sorvegliare l’impiego di termini standard per tradurre espressioni tipiche e ricorrenti dell’ISBD, dal carattere fortemente connotativo; per
esempio la parola “statement” è resa in ogni contesto con il corrispettivo italiano “formulazione” e
la parola “stipulation” è stata resa
univocamente con “disposizione”.
Si è scelto inoltre di adottare la forma attiva nella sintassi e nella fraseologia, considerando che le prescrizioni dell’ISBD hanno un intento eminentemente applicativo e
che pertanto per l’italiano la costruzione diretta sia la più adatta
all’enunciato delle norme, riservando invece l’uso del passivo ai casi
in cui il testo non enuncia propriamente norme ma piuttosto indica
condizioni ed elementi propri della risorsa da catalogare.
Un problema particolare si è posto
per la comparsa nell’ISBD consolidata di un elemento non proprio
nuovo, che tuttavia assume un ben
diverso risalto, tanto da venir definito nell’Introduzione un “dispositivo di preavviso”25 per gli utenti
del catalogo. Si tratta della designazione generale del materiale (DGM),
che alcune precedenti traduzioni
italiane delle ISBD rendevano con
“designazione generica del materiale”, ossia della classificazione per
macrocategorie bibliografiche delle risorse mediante appositi termini che assumono un’evidenza formale nel catalogo, particolarmente
nel catalogo in linea. Questi termini continuano a essere transitoriamente utilizzati nell’edizione preliminare dell’ISBD consolidata alla fine del titolo proprio in area 1, racchiusi entro parentesi quadre; tuttavia l’apposito GMD Study Group
dell’IFLA ha definito precise regole per la designazione generale del
materiale, che sono confluite nella
nuova Area 0.26 Su questo tema il
GMD Study Group dell’IFLA ha presentato una relazione al Congresso
IFLA di Milano. Nell’edizione attuale, la DGM indica, mediante espressioni codificate nella lingua dell’agenzia catalografica, la classe di appartenenza delle differenti tipologie di materiale – per esempio una
“[Risorsa elettronica]”, un “[Testo a
stampa]”, una “[Risorsa cartografica]”, una “[Risorsa multimediale]”,
una “[Videoregistrazione]”; rappresenta perciò un importante strumento di selezione e di identificazione delle risorse all’interno dei
cataloghi in linea. Dal punto di vista della traduzione essa non ha
rappresentato un problema, poiché i termini utilizzati per la DGM
coincidono per la maggior parte
con la designazione stessa delle risorse nel testo dell’ISBD consoli-
11
Catalogazione
data. In parallelo all’interno dell’area 5 il “medium”, o supporto fisico, descrive la manifestazione mediante termini standard specifici che
costituiscono la DSM, cioè la designazione specifica del materiale.
Questi termini, elencati in forma
non esaustiva nell’Appendice C, verranno ampliati nell’edizione definitiva, ma fin d’ora si assegna alle
agenzie bibliografiche nazionali il
compito di individuarne le traduzioni più appropriate. Molti di questi termini vengono definiti nel Glossario; la traduzione ha cercato di
fornire un primo prontuario d’uso
ai catalogatori italiani, trovando un
prezioso riferimento nell’esperienza di traduzione delle AACR2R del
1997.
Particolarmente ricco l’elenco dei
termini per la designazione specifica del materiale che corrisponde
in area 5 ad alcune DGM nuove
per l’ISBD ma già presenti nelle
regole angloamericane; per esempio alla DGM [Grafica] corrispondono in area 5 i termini: carta murale, carta stereografica, carte da gioco, cartolina, disegno tecnico, fotografia, immagine, manifesto, pannello mobile, riproduzione d’arte,
scheda di studio, scheda didattica,
stampa (in inglese rispettivamente:
wallchart, stereograph card, playing
cards, postcard, photograph, technical drawing, photograph, picture, poster, flipchart, art reproduction, study print, flash card, print);
alla DGM [Microforma] corrispondono in area 5 i termini: bobina di
microfilm, cartuccia di microfilm,
cassetta di microfilm, microfiche,
micropaco, spezzone di microfilm,
scheda a finestra (in inglese rispettivamente: microfilm reel, microfilm cartridge, microfilm cassette,
microfiche, micropaque, microfilm
slip, aperture card).
Interesse particolare riveste l’area
3, riservata all’indicazione specifica del materiale o del tipo di risorsa, e anch’essa destinata ad ampliarsi nell’edizione definitiva, che
12
si rivolge alle risorse cartografiche,
alle risorse in musica notata, ai seriali, ma non più alle risorse elettroniche. In particolare 3.2, “Presentazione musicale”, traduzione italiana di “music format”, rende in senso proprio il concetto di forma materiale e fisica nella quale la composizione musicale si presenta. I
termini utilizzati comparivano nella traduzione italiana dell’ISBD(PM)
del 1993, già molto articolata e ricca di espressioni tecniche, che presentava un’area 3 denominata “area
specifica della musica a stampa”.
Nell’ISBD consolidata si trova una
formulazione differente, che codifica i dati tipici di particolari categorie di risorse e in particolare la
speciale forma di presentazione
della musica notata, quindi di ogni
opera con notazione musicale, non
più solo nella versione a stampa,
ma anche negli originali manoscritti e nelle versioni digitali.
Sempre in relazione all’area 3, il
paragrafo 7.3, che tratta le note relative all’area specifica del materiale o del tipo di risorsa, introduce al
punto 7.3.2.3 una dettagliata casistica della cartografia digitale, ricca
di esempi e del tutto nuova rispetto a ISBD(CM). La terminologia tecnica è molto dettagliata e costituisce il primo contributo per la descrizione di una tipologia di risorse che negli ultimi anni ha avuto
grande diffusione. Il carattere altamente specialistico e la parziale
novità della terminologia relativa
alla cartografia digitale hanno suggerito di mantenere la formulazione originale inglese e non tradurre
quei termini per i quali non è ancora attestato un corrispettivo italiano.
Glossario
Il Glossario (Appendice E), che appare per la prima volta in forma
autonoma – nelle edizioni precedenti le definizioni specifiche di
ciascuna ISBD erano elencate in
un paragrafo delle note preliminari – e che si rende indispensabile
per la necessità di definire le caratteristiche di tutte le tipologie di
materiale confluite nell’ISBD consolidata, ha posto interessanti e
complessi problemi di traduzione.
In primo luogo ciò deriva dalla mancanza di glossari delle ISBD specifiche, fatta eccezione per ISBD(PM)
del 1991, tradotta in italiano nel
1993, e per ISBD(ER) del 1997, tradotta in italiano nel 2000, che rivelano una sostanziale convergenza terminologica con l’Appendice
E dell’edizione consolidata preliminare. Il Glossario definisce tutti
gli elementi tipici dell’ISBD: l’area,
le fonti di informazione, il titolo
proprio, il titolo comune, il titolo
alternativo, il titolo dipendente, etc.,
ma definisce anche la risorsa, oggetto dell’ISBD consolidata.
Nel Glossario sono elencate dettagliatamente – seppure non sempre
in modo omogeneo – le singole tipologie di materiale, i tipi di risorsa e tutti i procedimenti che le riguardano, per esempio la risoluzione e l’accesso per le risorse elettroniche o la fusione e la scissione per le risorse continuative.
In secondo luogo si definiscono
caratteristiche tipiche di risorse
che in precedenza erano estranee
a ISBD: le risorse audiovisive e
quelle grafiche, cioè le stesse categorie che nell’ISBD consolidata
vedono apparire le rispettive designazioni specifiche del materiale
(DSM).
Nel Glossario appaiono alcuni nuovi termini in seguito al dibattito
svolto all’interno dell’ISBD Review
Group per indagare le nuove problematiche sorte dal processo di
confluenza in uno stesso testo delle norme relative a tutti i tipi di risorse. Ciò ha inevitabilmente comportato un ripensamento del concetto di edizione, che ha sollecitato nuove definizioni correlate alla
tipologia delle differenti risorse e
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alle rispettive modalità di accesso.
Iniziato nel febbraio 2007, questo
dibattito è tuttora in corso e si protrarrà fino all’apparizione della nuova edizione dell’ISBD consolidata,
depennando o modificando molti
termini attualmente in elenco.
Tra i risultati già definitivi del dibattito, il più importante è la riconferma del riconoscimento della
manifestazione come oggetto della
descrizione bibliografica regolata
dall’ISBD (manifestazione equivale, in questo contesto, al concetto
di pubblicazione, che era già l’oggetto della descrizione); inoltre si
è stabilito che, nonostante la progressiva convergenza delle biblioteche con gli archivi e con i musei,
che è ribadita nell’Introduzione a
questa edizione preliminare consolidata, l’ISBD si applica esclusivamente ai materiali pubblicati.
Un’esemplificazione di termini assenti in precedenza comprende,
tra le altre, le definizioni di “label
name”, “logo”, “producer”, “production company”, “realization (audiovisual resources)”, “recording
company (sound recording)”, “sponsoring body”. Come si può notare,
una particolare attenzione è dedicata alle risorse audiovisive, che
non erano documentate da una ISBD
specifica.
Altri termini derivano dal riversamento delle revisioni compiute tra
il 2000 e il 2006: per esempio i
termini tradizionali per il libro antico a stampa (“caption title”, “colophon”, “fingerprint”, “sheet”,
“signature”, “variant copy”, “state”)
e i nuovi termini (“antiquarian”,
“form/forme”, “format”, “gathering”, “half-sheet”, “older monographic resource”, “quire”) che sono stati specificamente elaborati
nel corso della revisione 20042006 di ISBD(A).
Termini emblematici della nuova
filosofia del catalogo e quindi dell’ISBD consolidata sono “medium”,
rimasto invariato in italiano, al quale si è già fatto cenno, e “formato”
Biblioteche oggi – novembre 2009
(“format”), che indica la particolare presentazione fisica della risorsa. A essi si lega il fitto intreccio di
termini relativi al concetto di edizione, che derivano dal dibattito e
dal confronto dell’ISBD Review Group
sulle caratteristiche delle singole risorse; un nuovo reticolo pone in
relazione il termine edizione (“edition”) con i termini riproduzione
facsimilare, impressione, emissione, stato, pagina tipografica, forma
tipografica, variante, versione (rispettivamente: “facsimile reproduction”, “impression”, “emission”, “state”, “type page”, “type-forme”, “variant”, “version”), a cui è legato da
una relazione biunivoca “vedi anche” (“see also”). Appare due volte il termine “reissue”, differenziato dalla diversa destinazione: la prima riguarda le risorse audiovisive,
le registrazioni sonore, le videoregistrazioni, le immagini fisse e in
movimento, e indica una riedizione (la traduzione italiana rende il
termine con “riedizione”); la seconda concerne i film, e indica sostanzialmente una redistribuzione,
cioè la “successiva emissione di
un’opera da parte di un distributore diverso rispetto al distributore
posteriore”. La definizione avverte
che “una versione posteriore del
distributore originale si chiama ‘Nuova distribuzione’ – re-release”. Non
è certo che la futura edizione di
ISBD consolidata mantenga il termine.
Di nuova apparizione nel Glossario
sono anche, curiosamente, le due
voci “issued with” e “bound with”,
che tuttavia bene esemplificano lo
sforzo di ripensamento imposto
dalla revisione di ISBD(A) tra i dati bibliografici che propriamente si
riferiscono all’edizione e quelli relativi invece alla descrizione dell’esemplare, o “copy in hand”. Nella
resa in italiano di quest’ultimo termine si è scelto di rispettare la formulazione originale per le risorse
moderne, rendendo fedelmente con
l’espressione “copia in mano”, or-
mai abbondantemente diffusa in letteratura, lasciando invece in uso per
le risorse monografiche antiche la
tradizionale formulazione di “esemplare”. La traduzione letterale dei
due termini “issued with” e “bound
with” sarebbe risultata alquanto discutibile; si è quindi deciso di rendere il primo concetto con l’espressione “miscellanea editoriale”, con
rinvio dalla formula “pubblicata con”,
già precedentemente diffusa, benché al maschile, nei cataloghi cartacei. Per il secondo concetto si è
scelta invece l’espressione “miscellanea non editoriale”, con analogo
rinvio dalla formula “legata con”, anch’essa tradizionalmente molto in
uso, al maschile, nei cataloghi cartacei.
Dalla successiva edizione dell’ISBD
consolidata verrà probabilmente espunto il termine “tête-bêche”, storicamente attestato nelle edizioni e
nelle traduzioni dell’ISBD, che si
chiede di rendere “in plain English”;
esso si applica ai volumi con testo
bilingue stampato l’uno in posizione inversa rispetto all’altro, di modo
che il libro deve essere capovolto
per leggere uno dei due testi. Da
un punto di vista bibliografico, il problema saliente è la scelta del frontespizio su cui basare la descrizione. Per questa ragione l’ISBD Review Group sembra orientato verso un ampliamento di significato
del termine, che potrebbe espandersi fino a comprendere tutti i
volumi che possono venir letti da
un’estremità all’altra, indipendentemente dalla direzione della scrittura e dalla diversità delle lingue
(cioè anche i testi redatti in lingue
parallele, che non siano stampati
in posizione inversa).27 La formulazione delle prescrizioni che si applicano a questa tipologia di risorsa dovrebbe, più semplicemente,
far riferimento a testi o a fonti d’informazione prescritte in due lingue o in due scritture differenti che
vengono “presentati con pari rilievo su pagine separate”.28
13
Catalogazione
Indice analitico
L’Indice analitico inglese sembra
nato per giustapposizione di termini riversati dalle ISBD specifiche
piuttosto che per costruzione di una
vera e propria struttura d’indicizzazione. Particolarmente svantaggiosa è stata la scelta dell’edizione
originale, pubblicata in un formato
a fogli mobili, di non numerare
progressivamente le pagine, ma di
assegnare ai fogli una numerazione progressiva rispetto ai capitoli
o alle aree, soluzione che rende
difficile mantenere una corrispondenza nella paginazione delle traduzioni in altre lingue. Nella traduzione italiana l’Indice è stato rielaborato per renderlo più funzionale e per adattarlo alle esigenze
della lingua italiana, nella convinzione che per gli apparati al testo,
e per l’Indice in particolare, l’esigenza di funzionalità dovesse prevalere su quella di fedeltà all’originale. Sempre per questo motivo,
l’Indice italiano è improntato innanzitutto a criteri di efficacia e
sinteticità piuttosto che al rispetto
della coerenza formale delle voci.
In primo luogo l’ordine alfabetico
è stato rivisitato, evitando la dispersione alfabetica delle intestazioni
affini che caratterizza l’originale inglese e raggruppandole secondo l’ordine alfabetico italiano.
Per ogni elemento indicizzato – sia
descrittivo sia proprio della risorsa
– sono state in linea di massima
create almeno due voci: una in forma diretta, l’altra in forma di suddivisione, come indentatura di un’altra voce più generale (per esempio sotto la voce “Area del titolo e
della formulazione di responsabilità” troviamo gli elementi: “- complemento del titolo”, “- designazione generale del materiale”, “- note”, “- responsabilità”). L’obiettivo,
più che perseguire la coerenza con
le voci già presenti nel testo, è
piuttosto facilitare la consultazione
dell’Indice e assicurarne l’imme-
14
diata comprensibilità. Inoltre, a differenza dell’originale inglese, in cui
i rinvii rimandano a una voce preferita che a sua volta rimanda alla
formulazione esatta del testo – non
sempre coincidente con l’indicizzazione – l’Indice italiano dà accesso
diretto da ogni singola voce al corrispondente numero di paragrafo.
L’unica eccezione è costituita delle
voci con molte suddivisioni o indentature, per le quali il riferimento al paragrafo si attiva solo dalla
voce sovraordinata in forma gerarchica.
Si sono infine emendate le imperfezioni del testo originale nelle voci generiche come “scope” e “purpose”, alle quali è stata aggiunta la
specificazione necessaria “dell’ISBD”:
sono le voci “oggetto dell’ISBD”,
“scopo dell’ISBD”, “impiego dell’ISBD”, “schema dell’ISBD”. Di questi ultimi concetti, fondamentali per
la comprensione dell’intero testo,
dà conto, più che la specifica definizione nelle Note preliminari, l’Introduzione al testo dell’ISBD consolidata.
ISBD e REICAT
Il confronto con le REICAT, apparse nel 2009, quindi in concomitanza con la conclusione del lavoro di
traduzione dell’ISBD consolidata
(ciò ha ovviamente limitato la possibilità di verifica e riscontro) ha
consentito di uniformare alcuni orientamenti metodologici, ferma restando la sostanziale diversità degli ambiti, delle caratteristiche e delle applicazioni dei due testi.
Alcuni termini di nuova apparizione sono stati confrontati con la scelta di REICAT: per esempio le espressioni “musica notata” per “notated music”, “emissione” per “issue” e “nuova impressione” per “reprinted” applicata alle risorse monografiche antiche, che è concettualmente equivalente all’espressione “newly printed”. Si veda l’e-
sempio “1786 (1788 reprint)” sotto
ISBD 4.7.3, in cui la nota recita:
“date of reprinting given in the
preface”.
Una consonanza nelle scelte si riscontra anche nella resa delle abbreviazioni, in particolare all’interno degli esempi e nell’Appendice
B. La traduzione italiana accoglie
sostanzialmente l’orientamento che
le REICAT enunciano come premessa alla propria Appendice A, che
contiene le abbreviazioni e i simboli: “L’uso delle abbreviazioni elencate è limitato alle aree della descrizione o agli elementi specificati” e inoltre: “per quanto riguarda
l’area delle note (area 7) si intende
che ogni abbreviazione utilizzabile
in un’altra area può essere utilizzata anche per un’informazione dello
stesso tipo riportata in nota”.29
Sulla base di queste linee guida, le
abbreviazioni standard utilizzate nella traduzione italiana di ISBD consolidata sono, nelle aree descrittive e nelle note corrispondenti, tutte quelle tipicamente previste dall’ISBD, a eccezione di “c.”, corrispondente all’inglese “leaves”, che
viene sciolto in “carte”, di “facs.”,
che viene sciolto in “facsimile”, di
“col.”, che, differentemente dalle
REICAT – le quali utilizzano “color.” – viene sciolto in “a colori”, e
di cop., che viene sciolto in copyright.30 Tutte le altre abbreviazioni
convenzionali vengono sciolte quando figurano in area 7 – come per
esempio le formulazioni “ristampa”
o “riproduzione facsimilare”, che rispettivamente sciolgono le abbreviazioni “rist.” e “ripr. facs.”. Rispetto all’Appendice A delle REICAT, l’Appendice C dell’ISBD consolidata elenca diverse abbreviazioni o espressioni che si riferiscono a particolari tipologie di risorse:
per esempio mono, p o P, photo
CD, quad, cm/s, m/s e poi CD,
CD-I, CD ROM, DVD, DVD audio,
DVD-ROM, DVD video, insomma
tutte le abbreviazioni pertinenti alle risorse elettroniche e audiovisive.
Biblioteche oggi – novembre 2009
Catalogazione
Il contributo italiano
Come si è visto, un grande sforzo
si è reso necessario per tradurre con
un corrispettivo italiano adeguato
la considerevole quantità di nuovi
termini, che solo parzialmente risultavano attestati nella traduzione
italiana di AACR2R del 1997 e che
nella maggior parte scaturiscono dal
recente dibattito internazionale e
dalla diffusione di nuove tipologie
di risorse documentarie, in primis
le risorse in rete. Un altro sforzo si
è reso necessario per tradurre, nelle aree interessate, la grande quantità di esempi che corredano l’ISBD
consolidata, con un apparato particolarmente consistente nelle aree
5 e 7. Occorre inoltre precisare che
il testo originale reca un maggior
numero di esempi italiani e, soprattutto, che per la prima volta
presenta esempi in lingua cinese,
giapponese, coreana. Ciò è frutto
della crescente partecipazione dei
paesi orientali al dibattito catalografico internazionale e alla redazione dello standard. Resta per ora
esclusa l’India, paese di grandi tradizioni bibliografiche, e i paesi del
continente africano, che tuttavia ricorrono in prevalenza alla lingua
inglese. Le successive edizioni dell’ISBD consolidata si estenderanno
presumibilmente a queste e ad altre aree geografiche che finora non
sono state specificamente documentate.
Il gruppo italiano di traduzione ha
costantemente sottoposto all’ISBD
Review Group quesiti e osservazioni, che in molti casi sono stati
esaminati e accolti, determinando
non solo la correzione e l’omogeneizzazione di intestazioni, punteggiature, esempi, ma anche una rivisitazione di alcuni punti del testo. Un importante risultato è, per
esempio, quello di aver ottenuto
che si discutano le regole per la
maiuscolizzazione in 0.7, specificando che possono essere maiuscolizzati i titoli di opere contenuBiblioteche oggi – novembre 2009
te all’interno del titolo proprio –
tradizionale prassi catalografica
italiana, che tuttavia risulta poco
familiare ai redattori passati e presenti dell’ISBD. Il quesito è stato
posto a partire dagli esempi italiani, che il gruppo di traduzione ha
inviato e che confluiranno nell’apposito Supplemento all’ISBD consolidata.31
Un altro risultato è aver contribuito alla discussione sull’area 2 e, in
particolare, sul concetto di edizione; frutto del contributo italiano è
infatti l’introduzione nel testo e nel
glossario del termine “facsimile reproduction” nella corretta accezione che definisce il concetto di “facsimile” come nuova e diversa edizione, affrancandolo dal termine “reprint” e quindi dal concetto di ristampa.
Tutto ciò che si è esposto in queste pagine dimostra che tradurre
ha significato anche, in misura non
trascurabile, contribuire al dibattito metodologico e terminologico
in corso tra i revisori dell’ISBD. La
nuova edizione si avvarrà dunque
del contributo italiano, che proprio
dall’esperienza di traduzione ha mutuato una profonda conoscenza del
testo e delle sue disomogeneità editoriali e contenutistiche, sollecitandone un’attenta rimeditazione
che definisca in modo univoco e
omogeneo il testo unico definitivo
dell’ISBD consolidata.
Note
* Carlo Bianchini, Biblioteca del Museo Friulano di Storia naturale di Udine, <
[email protected]>; Giuliano Genetasio, Casalini Libri, <
[email protected]>; Mauro Guerrini, Dipartimento Medioevo e Rinascimento,
Università di Firenze, <guerrini.mauro
@fastwebnet.it>; Maria Enrica Vadalà,
Biblioteca Umanistica, Università di Firenze, <
[email protected]>.
1
INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, Interna-
tional standard bibliographic description (ISBD). Preliminary consolidated
edition, München, Saur, 2007. Traduzione italiana: International standard
bibliographic description (ISBD). Edizione consolidata preliminare, Roma,
ICCU, 2009. Disponibile all’indirizzo
<http://www.iccu.sbn.it/generaNews.j
sp?id=91&l=it>.
2 Translations of ISBD. Disponibile all’indirizzo <http://www.ifla.org/publications/translations-of-isbd>.
3 Della preliminary consolidated edition esiste anche una versione elettronica, pubblicata nel febbraio 2007 dall’ISBD Review Group, che differisce da
quella a stampa solo nei preliminari,
disponibile all’indirizzo <http://www.
ifla.org/files/cataloguing/isbd/isbdcons_2007-en.pdf>.
4 Cfr. CARLO BIANCHINI – MAURO GUERRINI, From bibliographic models to cataloging rules: remarks on FRBR, ICP,
ISBD, and RDA and the relationships
between them, “Cataloging & classification quarterly”, 47 (2009), 2, p. 105124. Versione italiana: Quis custodiet
ipsos custodes? Osservazioni sulle relazioni fra FRBR, ICP, ISBD e RDA, “Il
bibliotecario”, 3. serie, 1 (2009), gennaio-aprile, p. 59-85. Traduzione spagnola: Quis custodiet ipsos custodies?
[i.e. custodes]. Observaciones sobre la
relación entre FRBR, ICP, ISBD Y RDA,
[traducido por Elena Escolano Rodríguez]. “Anales de documentación”, 12
(2009), p. 321-341. Disponibile anche
all’indirizzo <http://revistas.um.es/ana
lesdoc/article/viewFile/70401/67871>.
5 IFLA STUDY GROUP ON THE FUNCTIONAL
REQUIREMENTS FOR BIBLIOGRAPHIC RECORDS, Functional requirements for bibliographic records. Final report, München, Saur, 1998. Disponibile all’indirizzo <http://www.ifla.org/VII/s13/
frbr/frbr.pdf>. Edizione italiana: Requisiti funzionali per record bibliografici, Roma, ICCU, 2000.
6 PATRICK LE BŒUF, Brave new FRBR
world, in LA Cataloguing Principles.
Steps towards an International Cataloguing Code. Report from the 1st IFLA
Meeting of Experts on an International
Cataloguing Code, Frankfurt, 2003,
München, Saur, 2004. Disponibile anche all’indirizzo <http://www.d-nb.de/
standardisierung/pdf/papers_leboeuf.pdf>.
7 A Tom Delsey era stato affidato il
15
Catalogazione
compito di mappare, ovvero individuare le corrispondenze tra i rispettivi
elementi FRBR e ISBD; si veda TOM
DELSEY, Mapping ISBD elements to FRBR
entity attributes and relationships.
Disponibile all’indirizzo <http://www.
ifla.org/VII/s13/pubs/ISBD-FRBRmappingFinal.pdf>.
8 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(CR).
International standard bibliographic
description for serials and other continuing resources. Revised from the
ISBD(S). International standard bibliographic description for serials,
München, Saur, 2002. Disponibile all’indirizzo <http://archive.ifla.org/VII/
s13/pubs/isbdcr-final.pdf>.
9 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(M).
International standard bibliographic
description for monographic publications, 2002. Disponibile all’indirizzo
<http://www.ifla.org/files/cataloguing/
isbd/isbd-m_2002.pdf>.
10 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(G).
General international standard bibliographic description, 2004. Disponibile all’indirizzo <http://www.ifla.org/
files/cataloguing/isbd/isbd-g_2004.
pdf>.
11 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(CR).
International standard bibliographic
description for cartographic materials,
London, IFLA Universal Bibliographic
Control and International MARC Programme, British Library Bibliographic
Services, 1987. Disponibile all’indirizzo
http://www.ifla.org/files/cataloguing/
isbd/isbd-cm_1987.pdf>. La bozza della
nuova, ma poi abbandonata, ISBD(CM)
è disponibile all’indirizzo <http://archive.ifla.org/VII/s13/pubs/ISBD(CM)
_21Dec04.pdf>.
12 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(ER).
International standard bibliographic
description for electronic resources,
München, Saur, 1997. Disponibile anche all’indirizzo <http://archive.ifla.org/
VII/s13/pubs/isbd.htm>. La bozza della
nuova, ma poi abbandonata, ISBD(ER)
è disponibile all’indirizzo <http://archive.ifla.org/VII/s13/guide/isbder_w
w2-1-04.pdf>.
13 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(PM).
16
International standard bibliographic
description for printed music, München, Saur, 1991. Disponibile anche all’indirizzo <http://www.ifla.org/files/
cataloguing/isbd/isbd-pm_1991.pdf>.
14 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(A).
International standard bibliographic
description for older monographic publications (antiquarian), München,
Saur, 1991. Disponibile anche all’indirizzo <http://archive.ifla.org/VII/s13/
pubs/isbda.htm>.
15 IFLA Cataloguing Principles. Statement of International Cataloguing
Principles (ICP) and its Glossary, München, Saur, 2009. Disponibile anche all’indirizzo <http://www.ifla.org/files/
cataloguing/icp/icp_2009-en.pdf>. La
traduzione italiana è invece disponibile all’indirizzo <http://www.ifla.org/files/cataloguing/icp/icp_2009-it.pdf>.
Sul tema cfr. MAURO GUERRINI, Elogio
del “non-finito”, ovvero, Presentazione e commento della Dichiarazione di
Principi internazionali di catalogazione dell’IFLA (2009), “Bollettino AIB”,
49 (2009), 2, p. 213-231. Segue: Dichiarazione di principi internazionali di catalogazione, p. 232-246; traduzione del testo degli International Cataloguing Principles (ICP) a cura di
Carlo Bianchini, Maria De Panicis, Mauro Guerrini, Cristina Magliano, Paola
Manoni. Il saggio è stato pubblicato,
con varianti, in inglese: In Praise of
the Un-Finished: the IFLA Statement of
International Cataloguing Principles
(2009), “Cataloging & classification
quarterly”, 47 (2009), 8, p. 722-740.
16 Per un elenco completo degli otto
testi precedenti si veda il sito dell’IFLA: Superseded ISBDs. Disponibile
all’indirizzo <http://www.ifla.org/node/900>. Per una panoramica sulla storia e lo sviluppo delle ISBD e sul loro
processo di revisione si veda JOHN D.
BYRUM, The birth and re-birth of the
ISBDs: process and procedures for
creating and revising the International standard bibliographic descriptions. Disponibile all’indirizzo <http://
archive.ifla.org/IV/ifla66/papers/118164e.htm>. Per un’analisi del processo
di elaborazione del testo unico adottato dallo Study Group si veda ELENA
ESCOLANO RODRÍGUEZ, ISBD: the challenge of updating standards whilst
maintining stability. Disponibile al-
l’indirizzo <http://www.nl.go.kr/icc/
paper/1-1.pdf>. In italiano si vedano
MAURO GUERRINI, ISBD consolidated edition. E pluribus unum, in La descrizione del libro antico secondo la nuova ISBD. Seminario di studio, Trento,
Biblioteca comunale, 14 maggio 2007,
a cura di Maria Enrica Vadalà, direzione scientifica di Mauro Guerrini, Roma, Associazione italiana biblioteche,
2007, p. 15-24 e CARLO BIANCHINI, La
ISBD consolidata: uno standard unico e aggiornato per la descrizione delle risorse documentarie, “Bibliotime”,
11 (2008), 1. Disponibile all’indirizzo
<http://didattica.spbo.unibo.it/bibliotime/num-xi-1/bianchin.htm>.
17 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(CR).
International standard bibliographic
description for serials and other continuing resources. Revisione dell’ISBD(S).
International standard bibliographic
description for serials, Roma, ICCU, 2007.
18 Regole di catalogazione angloamericane, Milano, Editrice Bibliografica,
1997.
19 L’ultima traduzione è quella della
22° edizione: MELVIL DEWEY, Classificazione decimale Dewey e Indice relativo, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2009.
20 Per un elenco completo delle traduzioni italiane pubblicate dei singoli
testi, ora superati, si veda: ISBD finora pubblicate in italiano. Disponibile
all’indirizzo <http://archive.ifla.org/
VI/3/nd1/isbdital.htm>.
21 Regole italiane di catalogazione.
REICAT, Roma, ICCU, 2009.
22 Si confrontino, per esempio, il punto 1.1.2.5 di ISBD(PM), nella traduzione italiana del 1993 (INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY ASSOCIATIONS AND
INSTITUTIONS, ISBD(PM). International
standard bibliographic description for
printed music, edizione italiana a cura dell’Istituto centrale per il catalogo
unico delle biblioteche italiane e per
le informazioni bibliografiche, Roma,
ICCU, 2003), con l’equivalente 1.1.3.5
dell’edizione consolidata, che è specificamente dedicato alle risorse in musica notata. Il primo recita: “Il titolo
proprio può includere indicazioni relative alla tonalità, alla numerazione,
alla data di composizione e al mezzo
di esecuzione se il titolo, privo di tali
indicazioni, consiste di un termine geBiblioteche oggi – novembre 2009
Catalogazione
nerico”. Il secondo reca: “Il titolo proprio può includere formulazioni sulla
tonalità, sulla numerazione, sulla data
di composizione e sul mezzo di esecuzione se il titolo, al di fuori di queste formulazioni, consiste nel tipo di
composizione”. Come si vede, il concetto di titolo generico, che necessita
di aggiunte e qualificazioni, appare
ben più immediatamente comprensibile a una prima lettura della norma.
23 Un esempio tra i tanti è il punto
0.4.3, molto importante, che si applica
a “Prescribed sources and order of
preference by area”. L’originale inglese recita: “For areas 3, 4 and 6 multiple sources are prescribed, so a combination of sources makes up the ‘prescribed source’. If data elements for
these areas are found in different sources, the source is selected according
to the preferred order of sources […]
and is transcribed in the form found
there”. La traduzione ha scelto di mantenersi il più possibile fedele all’originale, anziché curare la migliore resa
stilistica italiana, ma risulta per questa
ragione un po’ pesante e macchinosa
a causa della ripetizione continua della parola “fonte”. Questa è la formulazione: “Per le aree 3, 4 e 6 le fonti prescritte sono molteplici; pertanto la ‘fonte prescritta’ risulta da una combinazione di fonti. Se gli elementi di queste aree si ricavano da fonti diverse, la
fonte si sceglie secondo l’ordine di
preferenza delle fonti […] e gli elementi si trascrivono nella forma presente su di essa. Se è più appropriato,
si segue l’ordine delle informazioni presente su quella fonte”.
24 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, ISBD(CR).
International standard bibliographic
description for cartographic materials,
cit., p. 2.
25 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY
ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS, International standard bibliographic description (ISBD). Edizione consolidata preliminare, cit., p. 8.
26 L’uscita, programmata da tempo e
avvenuta nel dicembre 2008, di un
draft per l’Area 0 dell’ISBD nella quale affrontare il problema dell’DGM (Designazione Generale del Materiale), sottoposto alla revisione internazionale
entro il termine del 31 gennaio 2009,
rende già vecchia la terminologia aBiblioteche oggi – novembre 2009
dottata nell’ISBD consolidata. Si veda:
INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS. ISBD REVIEW GROUP, Draft of proposed Area 0.
Disponibile all’indirizzo <http://archive.ifla.org/VII/s13/isbdrg/ISBD_Area_
0_WWR.htm>. Sull’importanza del tema cfr. MAURO GUERRINI, GMD: its function and its history, “Cataloging & classification quarterly”, 38 (2004), 2, p.
61-74. Edizione italiana: IGM: indicazione generale del materiale. Nascita,
funzione e prospettive, in: Studi e testimonianze offerti a Luigi Crocetti, a
cura di Daniele Danesi, Laura Desideri, Mauro Guerrini, Piero Innocenti,
Giovanni Solimine, Milano, Editrice Bibliografica, 2004, p. 609-621.
27 La discussione all’interno dell’ISBD
Review Group è in corso e presenta
aspetti ancora non definiti in modo
chiaro; il problema è stato sollevato
da vari membri, in particolare da coloro che rappresentano i paesi orientali, i quali, per esempio, hanno segnalato che alcuni antichi testi cinesi,
riprodotti all’interno di pubblicazioni
moderne, recano la numerazione delle pagine da destra a sinistra ma non
sono invertiti, né sono redatti in lingue differenti.
28 Il termine “tête-bêche” è stato rivisitato in tutti i punti del testo nei quali
compare; in particolare “in 1.1.4.2.2
change: “In the case of tête-bêche
printed textual resources where text
and title pages in two different languages and/or scripts” to “In the case
of printed textual resources where separate title pages in two different languages and/or scrips”: decisione finale seguita al dibattito condotto su wiki dall’ISBD Review Group.
29 Regole italiane di catalogazione.
REICAT, cit., p. 561.
30 La scelta ha oscillato tra “copyright”
e l’utilizzo del simbolo “©”, poi ritenuto troppo forte in sede di traduzione, e
che però potrebbe costituire una valida alternativa a “copyright” in sede di
applicazione dello standard. L’orientamento attuale dell’ISBD Review Group
è accogliere entrambe le soluzioni.
31 La pubblicazione del Supplemento
con gli esempi fu affidata a un apposito gruppo di lavoro e fu inizialmente programmata per il 2008. Il Supplemento è finalmente pronto e sta circolando all’interno del Working Group
per il controllo dei caratteri JCK; sarà
diffuso a breve per la revisione mondiale e presumibilmente pubblicato nel
2009. Per ulteriori informazioni, si veda: INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS. STUDY GROUP ON EXAMPLES SUPPLEMENT, Activity report 2007-2008. Disponibile all’indirizzo <http://www.ifla.org/files/
cataloguing/isbdrg/examples-sg-activities_2008.pdf>.
Abstract
The online version of the Italian translation of International standard bibliographic description (ISBD). Preliminary consolidated edition was
published in August 2009. The translation aims to promote the standard in Italy and is the result of nearly two years of work. The Italian
Translation Working Group worked by email and periodic meetings,
and met also with ICCU to check the whole translation and to discuss
single difficult questions.
The process of editing of the ISBD provisional consolidated edition,
translation issues, differences among ISBD and Italian cataloguing
uses, GMDs and SMDs, Glossary and the relationship between ISBD
and REICAT are discussed. Italian translation work was also a valuable
opportunity to contribute with ISBD Review Group to the setting up of
the final version of the standard. The Italian Translation Working Group
steadily submitted comments to the ISBD Review Group, contributing
to the ongoing debate among the editors and determining some revisions in the text.
17