Academia.eduAcademia.edu

Gayatri Spivak (1942

2023, Archivio delle filosofe 1

https://doi.org/10.13137/978-88-8303-950-8/35154v

Abstract

Il presente profilo restituisce vita, opere e pensiero di Gayatri Chakravorty Spivak (1942-), evidenziandone il ruolo di esponente di spicco degli studi postcoloniali, corrente di pensiero che Spivak contribuisce a configurare con la messa a punto di una complessa e continua interrogazione del nostro presente, attraverso l’elaborazione di una critica postcoloniale. In particolare, si vuole mettere in luce l’originale intreccio che l’autrice, all’incrocio interdisciplinare fra studi letterari, filosofia e critica culturale, fa di decostruzione, critica marxista e femminismo, in modo tale che ciascuno faccia da interruzione e “supplemento” agli altri. A tal fine, viene preso in esame il rapporto di Spivak con tali correnti di pensiero, per mostrarne l’originale reinterpretazione e uso, a partire dalla ricezione e dalla rielaborazione del pensiero di Derrida e di quello di Marx. In particolare, il presente profilo si sofferma poi più a lungo sul pensiero femminista di Spivak, rispetto alla sua riflessione sulla figura della donna subalterna (post)coloniale, e al suo rapporto col femminismo “internazionale”: Spivak problematizza la possibilità di una comunità delle donne, nello stesso momento in cui ne indica la desiderabilità. Di Spivak viene quindi messa in luce l’innovativa concettualizzazione della categoria e della figura della donna “subalterna”, problematizzata rispetto alla riflessione gramsciana e all’elaborazione che di questa vien fatta dalla storiografia indiana dei Subaltern Studies: nell’analisi di Spivak, la donna subalterna è una figura presa fra patriarcato e imperialismo, e oggetto di sfruttamento da parte del capitalismo globale. In questo senso, viene ricordata la nota interrogazione di Spivak sulla possibilità di parola della donna subalterna, e le diverse connotazioni della subalternità che l’autrice offre in diversi luoghi della sua opera. In ciò, viene messa in luce la riflessione di Spivak sulla “singolarità della subalterna”. Da ultimo, viene ricordata la riflessione più recente di Spivak sulla «giustizia ecologica non eurocentrica», che mobilita in modo originale l’idea e l’immagine del pianeta.

OPERE

La produzione scritta di Spivak è ampia, estendendosi dalla metà degli anni 1980 ad oggi.

Si compone della pubblicazione di due monografie, A Critique of Postcolonial Reason:

Towards a History of the Vanishing Present (1999), tradotto in italiano come Critica della ragione postcoloniale, e Death of a Discipline (2003), anch'esso disponibile in edizione italiana come Morte di una disciplina; un dialogo a quattro mani con Butler (2006). DOI: 10.13137/978-88-8303-950-8 Spivak 1993, pp. 283-284), Spivak afferma positivamente la possibilità di uno scambio produttivo, teorico e pratico, fra i femminismi metropolitani e quelli decolonizzati 9 (ivi, p. 144).

In questo senso, Spivak si confronta con autrici femministe "classiche", come de Beauvoir (ivi, DOI: 10.13137/978-88-8303-950-8 L'obiettivo del femminismo contemporaneo è quindi per Spivak quello di produrre una storia in cui immaginare una nuova configurazione del soggetto femminile, inteso in modo plurale, che sia alternativa alla configurazione (anch'essa a suo modo plurale, nel momento in cui assegna alle donne ruoli molteplici), operata a partire da quel circuito narrativo dominante che pone come suo soggetto principe l'uomo (Spivak 1993, p. 282). Inoltre, il femminismo transnazionale ha il compito di ripensare la struttura dello Stato come agente di redistribuzione (Butler, Spivak 2007).

La produzione più recente di Spivak lega la questione della subalternità a un nuovo tema, quello del "pianeta" (Spivak 2002), intercettando istanze ecologiche nel tentativo di pensare una «giustizia ecologica non-eurocentrica» a venire, a partire dai «movimenti gira-globo» 10 delle donne del Sud globale, che sfumano il confine fra locale e globale (Spivak 1999, p. 288) e che devono restare al di qua dello Stato (ivi, p. 390). Questi movimenti, ponendosi il compito «necessario e impossibile» di un'ecologia gira-globo 11 , comprendono necessariamente come