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La Chiesa cattolica e l'AI

2023, Non credo ReligionsFree n.86

Agli inizi del 1600 sette inquisitori del sant'Uffizio su dieci condannarono Galileo Galilei, dopo avergli ingiunto di insegnare la teoria copernicana eliocentrica soltanto ex suppositione, come mera soluzione matematica. In quel tempo i libri a sostegno del copernicanesimo erano stati inseriti nell'Indice dei libri proibiti e il sant'Uffizio aveva dichiarato "erronea in filosofia" la tesi che affermava il moto della Terra e la stabilità del Sole. Con la pubblicazione del suo "Dialogo sui Massimi Sistemi" Galileo Galilei aveva violato il Decreto, il sant'Uffizio gli aveva intimato di sottoscrivere la tesi dell'immobilità della Terra e di ritirarsi a vita privata. Con tali premesse storiche c'è da chiedersi quale

Agli inizi del 1600 sette inquisitori del sant’Uffizio su dieci condannarono Galileo Galilei, dopo avergli ingiunto di insegnare la teoria copernicana eliocentrica soltanto ex suppositione, come mera soluzione matematica. In quel tempo i libri a sostegno del copernicanesimo erano stati inseriti nell’Indice dei libri proibiti e il sant’Uffizio aveva dichiarato “erronea in filosofia” la tesi che affermava il moto della Terra e la stabilità del Sole. Con la pubblicazione del suo “Dialogo sui Massimi Sistemi” Galileo Galilei aveva violato il Decreto, il sant'Uffizio gli aveva intimato di sottoscrivere la tesi dell’immobilità della Terra e di ritirarsi a vita privata. Con tali premesse storiche c’è da chiedersi quale possa essere ai nostri giorni il rapporto tra la Chiesa cattolica e le nuove voci della scienza, in particolare se vi sia e quale sia il suo rapporto con l’Intelligenza Artificiale (AI). Ogni analisi sull’Intelligenza Artificiale si rifà oggi al noto test di Alan Turing che nel ‘50 aveva proposto un metodo per misurare il livello di intelligenza di macchine computazionali a confronto con l’intelligenza umana. Il test prevedeva che un esaminatore ponesse domande attraverso una telescrivente a un uomo e a un computer, in due stanze chiuse e distinte, senza sapere se le risposte venissero dall’uno o dall’altro. Se l’esaminatore non fosse stato in grado di identificare, sulla base delle risposte ricevute, quale l’uomo e quale il computer, le capacità di interazione linguistica del computer avrebbero dovuto essere considerate come non distinguibili da quelle umane. Settanta anni faSeSettanta anni fa i dibattiti sulle interazioni tra macchine ed essere umano tentavano già di rispondere alla domanda, vagamente chimerica, se le macchine fossero in grado di “pensare”, di avere cioè una “intelligenza” propria che si sarebbe prima o poi messa in competizione con quella dell’uomo. I progressi straordinari dell’Intelligenza Artificiale interrogano oggi sempre più persone: il tema della potenza, della efficacia, della pervasività del suo uso sta spopolando nel mondo. E sull’intelligenza artificiale, a differenza dei secoli bui di Galileo Galilei, la Chiesa degli ultimi decenni pare tutt’altro che arroccata in posizioni negazioniste o retrodatate, anzi, seguendo la tradizione della Rerum novarum, pare interessata assai a non perdere la grande occasione. Essendosi ampiamente posta il tema degli “effetti” sulla vita umana, la Chiesa guarda in modo interessato all’innovazione tecnologica anche, non di meno, nel suo antico ruolo di "madre protettiva". Papa Karol Wojtyla aveva tempestivamente e per primo iniziato un percorso di approccio etico e antropologico di tecnologie e di innovazioni le più sofisticate e in una delle sue catechesi già si interrogava su quanto la “concessa signoria” potesse essere interpretata in maniera egoistica, magari trasformando l’uomo in un “folle tiranno” più che in un “governatore saggio e intelligente”. L'interesse della Chiesa e dei pontefici per gli sviluppi tecnologici dell’IA è tuttavia relativamente recente: sempre papa Wojtyla, per es., metteva in guardia da possibili fenomeni di disoccupazione di massa dovuti agli sviluppi vorticosi della tecnica, tuttavia manteneva una prospettiva positiva rispetto al cambiamento tecnologico e alla possibilità dell'uomo di governarlo da protagonista. Oggi Papa Bergoglio accelera, richiamando come indispensabile e indifferibile la fissazione di limiti a possibili abusi di questa frontiera dell'umanità, ponendo una nuova e più urgente necessità etica, anzi, “algoretica” intendendo sviluppo etico degli algoritmi, motivo per cui con un rescritto “ex audientia” egli ha ritenuto istituire la Fondazione '”Renaissance”, a tema di Intelligenza Artificiale e delle sue implicazioni morali: “Per sviluppare un’algoretica che rispetti le persone e i loro diritti”, ha dichiarato, “dobbiamo chiarire in che senso stiamo parlando di valori”. Seguendo questa linea di pensiero e di azione nel febbraio, del 2020 fu presentato “Call for an AI Ethics”, un documento nato a sostegno di un approccio etico all’Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di garantire un futuro in cui l’innovazione digitale e il progresso tecnologico potessero essere al servizio del genio e della creatività umana. Pubblicato dalla Pontificia Accademia per la Vita e promosso dalla Fondazione Renaissance, il documento fu firmato a Roma dai rappresentanti delle tre religioni abramitiche: Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che per primo aveva promosso l’appello, aveva partecipato alla cerimonia ufficiale di firma insieme al rabbino capo Eliezer Simha Weisz, membro del Consiglio del Gran Rabbinato di Israele e allo sceicco Abdallah bin Bayyah, capo del Forum per la Pace di Abu Dhabi e presidente del Consiglio Fatwa degli Emirati Arabi Uniti, anticipando la firma del documento anche da parte dei rappresentanti delle religioni orientali, prevista per luglio 2023 in Giappone. Assieme al Forum per la Pace di Abu Dhabi, agli Emirati Arabi e alla Commissione per il Dialogo Interreligioso del Gran Rabbinato di Israele, l’evento aveva inoltre visto la firma di Brad Smith, Presidente di Microsoft, di Dongyu Qu, Direttore Generale della FAO e di John Kelly III, Vice Presidente di IBM, della nostra Ministra per l’Innovazione Paola Pisano e del Rettore dell’università La Sapienza di Roma. La “Rome Call for AI Ethics” sottolinea l’impegno a promuovere il progresso etico dell'AI come definito da sei fondamentali principi, proposti anche nei “Principles for Trust and Transparency” di IBM: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy. Papa Bergoglio aveva proposto “Call for an AI Ethics” come luogo dove i diritti umani potessero trovare un metodo per la ricerca di un terreno comune, di scelte e di riflessione su diritti e i doveri, attribuendo agli algoritmi la necessità di possedere una dimensione morale e su questo gli interrogativi tra priorità e scelte che implichino la presenza delle Chiese pone interrogativi non trascurabili sul principio di laicità. Per Vincenzo Paglia, “l'etica è chiamata ad accompagnare tutto il ciclo delle elaborazione dei dispositivi tecnologici, fin dalla scelta dei progetti su cui investire le risorse”. Sì, ma quale etica? E quale il confronto con la vita laica? Il codice di programmazione viene scritto da esseri umani, i preconcetti e le parzialità nella scrittura degli algoritmi sono inevitabili e, in effetti, i ricercatori hanno già più volte potuto rilevare pregiudizi di vario tipo presenti negli algoritmi. Già nel 1986 Achille Ardigò, sociologo e politico, aveva sostenuto la necessità di riflettere sulle implicazioni di ciò che la sociologia definisce “controllo sociale”, ponendo un’interessante ipotesi secondo la quale l’intelligenza artificiale sarebbe stata “causa di controllo sociale”, ma anche “effetto di accresciute necessità di controllo sociale”. Giovanni Tridente, docente alla Pontificia Università della Santa Croce, dove dirige i Servizi di Comunicazione, redattore della rivista Omnes, interessato all’informazione religiosa e alla missione della Chiesa in ambito digitale, aveva richiamato gli sforzi di Stati e di istituzioni politiche, come per es. l'Unione europea, per “sorvegliare” e “normare” il settore, per sfruttarne i vantaggi garantendo il rispetto dei principi fondamentali della democrazia e dello stato di diritto. Giovanni Tridente aveva approfondito le proposte le più rilevanti degli ultimi anni su questi temi da parte di organismi vaticani come la Pontificia Accademia delle Scienze, la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, la Pontificia Accademia per la Vita, il Dicastero per l’Educazione e il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. E infine una piccola stravaganza: dopo un esame sul catechismo e sulla vita monastica in generale, è venuta a qualcuno la curiosità di interrogare ChatGPT, il nuovo chatbot di intelligenza artificiale messo in rete a inizio dicembre dalla start-up californiana OpenAI, sulla questione delle questioni della metafisica, l’esistenza di Dio. ChatGPT è stato messo alla prova partendo dalle cinque vie dell’esistenza di Dio che San Tommaso d’Aquino espose all’inizio della sua “Somma Teologica”. Dimostrare che Dio esiste? Si può! Sostiene ChatGPT, nonostante l’esistenza di Dio non sia una verità auto evidente, immediatamente nota e tuttavia, nel proseguire, ChatGPT sembra scontrarsi con un limite inaggirabile, in quanto, a differenza dell’uomo, il chatbot non sarebbe “capace di Dio”. Si sa che l’intelligenza artificiale è stata programmata sulla base delle credenze e dell’immaginario dei suoi programmatori e dunque ogni risposta può tradire neutralismo religioso, agnosticismo, metafisica azzerata, un’esistenza di Dio ridotta a “gusto privato”, a opinione soggettiva sulla quale, di nuovo, fallisce ogni certezza. Maria Gigliola Toniollo - Roma, 11 aprile 2023 1