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Introduzione / Introduction

2023, Questioni di autorialità fra Medioevo ed Età Moderna / Questions d’auctorialité du Moyen Âge à l’époque moderne

Il volume raccoglie alcuni dei contributi presentati dai relatori ad Aix-en-Provence, durante il convegno "Variances textuelles et strategies scripturales", tenutosi il 24 e 25 giugno 2022.

mele cotogne studi filologici, storici, letterari 7 Comitato scientifico Annalisa Andreoni (IULM – Milano), Thomas Beebee (Pennsylvania State), Paulo Butti de Lima (Bari/San Marino), Stella Castellaneta (Bari), Carla Chiummo (Bari), Emanuele Cutinelli Rendina (Strasbourg), Antonella De Jure (ISIME – Roma), Marco Dorigatti (Oxford), Luciano Formisano (Bologna/Accademia dei Lincei), Jean-Louis Fournel (Paris 8), Frédéric Gabriel (CNRS – Lyon), Pierre Girard (Lyon 3), Alexander Kosenina (Hannover), Manfred Lentzen (Münster), Tobias Leuker (Münster), Ida Gilda Mastrorosa (Firenze), Bruno Méniel (Nantes), Adriano Prosperi (Normale di Pisa/Accademia dei Lincei), John Roe (York), Emilio Russo (La Sapienza Roma), Arbogast Schmitt (Marburg), Onofrio Vox (Salento – Lecce). Responsabile Raffaele Ruggiero, Aix Marseille Université, Centre Aixois d’Études Romanes (CAER), 29 av. Robert Schumann, 13621 Aix-en-Provence (France) Redazione Michela Fantacci (Università Calabria/Aix Marseille Université), Ettore Grandoni (Aix Marseille Université/Sorbonne Nouvelle), Enrico Moretti (Roma Tre), Carla Pensa (responsabile). I volumi pubblicati nella collana sono approvati dal comitato scientifico e sottoposti a duplice revisione anonima. Questioni di autorialità fra Medioevo ed Età Moderna Questions d’auctorialité du Moyen Âge à l’époque moderne a cura di Ettore Maria Grandoni e Enrico Moretti Volume pubblicato con il cofinanziamento del Centre Aixois d'Études Romanes, CAER, Aix Marseille Université ISBN volume 978-88-6760-995-6 ISSN collana 2611-1365 2023 © Pensa MultiMedia Editore s.r.l. 73100 Lecce • Via Arturo Maria Caprioli, 8 • Tel. 0832.230435 www.pensamultimedia.it • [email protected] Indice Premessa Raffaele Ruggiero 7 Introduzione/Introduction Enrico Moretti, Ettore Maria Grandoni 9 Filologia senza autore 1. Raffaele Cesaro Le serie proverbiali e la questione della frottola 21 2. Francesca Pilan Un (plus long) envoi. Réflexions et propositions sur onze vers anonymes 43 3. Emma Belkacemi-Molinier La tradition de la Queste del Saint Graal (XIIIe-XVe siècle): essai de philologie de la réception 57 4. Ettore Maria Grandoni Entre la poésie municipale et la tradition classique: le Teseida delle nozze d’Emilia d’Adriano de’ Rossi, poète florentin du XIVe siècle 75 5. Raphaëlle Meugé-Monville La «brigata laurenziana» comme laboratoire littéraire collectif: amitié et création poétique collective aux marges du concept d’autorialité 93 6. Giulia Lanciotti Interferenze orali nelle stampe del primo Cinquecento: il caso di Notturno Napoletano 109 Parole altrui 7. Sebastiano Valerio Fonti, modelli e mosaici nella tradizione umanistica italiana: tra Boccaccio, Petrarca e Alberti 129 8. Laurent Baggioni Conjurer la corruption des textes en volgare: quelques exemples de transcriptions dans l’entourage de Salutati 149 9. Enrico Moretti I protesti di Bono Boni fra retorica umanistica e cultura mercantile 165 10. Ilenia del Gaudio Al crocevia tra antico e moderno: l’Eneide travestita di Giovan Battista Lalli (1572-1637) 183 11. Diogo Maia Variation textuelle, traversée maritime et passage du temps. Lectures du Pergaminho Vindel 201 12. Maria di Martino 215 Quintiliano lettore di Cicerone: punti di incontro e di distacco fra l’Institutio oratoria quintilianea e i libri rhetorici e oratorii ciceroniani Abstract 235 Indice dei nomi 243 Indice dei manoscritti 249 Introduzione / Introduction Questo volume raccoglie alcuni dei contributi presentati dai relatori al convegno Variances textuelles et streategies scripturales tenutosi ad Aix-en-Provence il 24 e 25 giugno 2022. Il convegno aveva l’obiettivo di avviare una riflessione sul concetto di autore tra il Medioevo e l’età moderna che avesse come base di partenza l’esame del dato storico e filologico, l’analisi dei testi nella loro materialità. Questo elemento, a nostro avviso, era fondamentale per garantire un giusto ancoraggio e concretezza alle nostre riflessioni; si è cercato però allo stesso tempo di valorizzare la fase interpretativa del dato così acquisito, per evitare i limiti di uno sterile filologismo che si ritrovasse a ragionare astrattamente su singole varianti o riprese testuali senza cogliere il contesto culturale che se ne poteva dedurre o le motivazioni ad esse sottese. Per questo motivo è sembrato naturale partire da casi di studio riguardanti testi «a basso gradiente di autorialità», secondo una felice definizione coniata da Alberto Vàrvaro, in cui la presenza dell’autore si rivelava debole o inesistente. Proprio la loro natura, infatti, mette in crisi il metodo lachmanniano tradizionalmente inteso e impone necessariamente al filologo un doppio movimento opposto, di analisi minuta del testo e di riflessione più ampia sul contesto di produzione e ricezione di queste opere. Un doppio movimento, dunque, auspicabile in verità per tutti i tipi di testo, ma per quelli in esame veramente imprescindibile. D’altra parte, si ricorderà come Pasquali, avviando la Storia della tradizione e critica del testo, avesse sottolineato quanta importanza i fattori storici e geografici avessero avuto proprio per il Lachmann editore del Nuovo Testamento. Diversi sono i saggi qui raccolti che si concentrano su opere anonime, legate alla cultura popolare e canterina, per le quali l’impostazione ecdotica tradizionale si rivela insufficiente e impone allo studioso di confrontarsi con l’azione di quelle forze centrifughe che caratterizzano a vario titolo la trasmissione delle opere, in 9 Introduzione/Introduction particolar modo nel periodo storico considerato: l’incuria dei copisti, le innovazioni provocate dall’incontro con differenti ambienti di ricezione, l’influenza esercitata dal mercato editoriale con l’avvento della stampa. Ognuno di questi elementi, infatti, finisce per condizionare in maniera significativa la struttura e le finalità di un’opera, a maggior ragione laddove non sia presente una chiara impronta autoriale, secondo delle linee fondamentali che si è cercato di far emergere. Fin da subito, però, si è aperto un secondo filone di indagine, relativo ad una delle caratteristiche che nel mondo contemporaneo sono idealmente legate al concetto di autorialità, ossia l’originalità di ciò che si scrive: anche in presenza di un autore certo, di una volontà chiaramente affermata, infatti, l’utilizzo di parole e frasi altrui potrebbe apparire all’occhio moderno come una parziale rinuncia, in questo caso attiva e consapevole, da parte dell’autore alle proprie prerogative. Ancora una volta le pagine che seguono mostrano l’importanza del contesto storicoculturale tanto delle singole opere quanto, verrebbe da aggiungere, dello stesso concetto di autore per poter comprendere e dare il giusto significato a dinamiche di composizione e intertestualità che sono spesso lontane dalle nostre. Per questi motivi, nell’allestire il presente volume, si è deciso di abbandonare l’ordinamento meramente cronologico, che aveva sostanzialmente regolato la successione degli interventi durante la giornata di studi, a favore di una bipartizione che potesse fornire una prima chiave di lettura trasversale dei contributi, tra le molte possibili. La prima sezione, intitolata Filologia senza autore, riunisce gli interventi che avevano come oggetto quei testi in cui la presenza autoriale è più sfumata e in cui, quindi, le riflessioni sul contesto di produzione e ricezione sono preponderanti; la seconda invece, dal titolo Parole altrui, raccoglie quei saggi che riguardavano i rapporti tra un autore e l’altro, in termini di riprese letterali, tacite o dichiarate, di rifacimenti, ma anche di riletture e reinterpretazioni culturali. La prima sezione è aperta dal contributo di Raffaele Cesaro sulle serie proverbiali, classico esempio di testo a basso gradiente di autorialità, di matrice popolare e giullaresca, e pertanto connotato da tracce di oralità. Attraverso l’analisi di un testo in particolare, la serie A Dio a Dio, Fortuna! di cui l’autore fornisce l’edizione in appendice, si cercano di individuare gli strumenti più adatti per ovviare a quelle problematiche filologiche non affrontabili con l’applicazione meccanica del metodo lachmanniano e ci si interroga sulle relazioni che questo genere intesse con quello della frottola. Il contributo di Francesca Pilan si concentra su un breve testo non solo anonimo ma privo anche di uno statuto e una trasmissione autonomi: si tratta di undici versi tramandati in alcuni manoscritti in calce alla canzone cavalcantiana 10 Introduzione/Introduction Donna me prega. L’analisi della struttura e del contenuto di questi versi, e soprattutto del rapporto che essi intessono tanto con la canzone quanto con il commento esegetico che la accompagna in alcuni testimoni, permette all’autrice di riflettere sui diversi livelli di autorialità che si intrecciano in questo breve componimento. Ne emerge l’importanza di esaminare il testo non singolarmente ma in relazione con quelle opere a cui proprio la tradizione manoscritta lo lega strettamente. Sullo stesso binario si pongono le riflessioni portate avanti da Emma Belkacemi-Molinier riguardanti un gruppo di poemi cavallereschi a tema arturiano costituenti il Ciclo di Lancelot-Graal. Lo studio si sofferma infatti non tanto sui singoli poemi ma sul contesto culturale che ha portato alla nascita del ciclo stesso. Attraverso un procedimento proprio della «filologia delle strutture» si valutano i rapporti tra i diversi testi e si propone un’applicazione degli strumenti lachmanniani, opportunamente aggiornati, all’intero Ciclo, in quanto organismo sostanzialmente unitario nell’ottica della trasmissione testuale. Anche il contributo di Ettore Grandoni si concentra sul momento della ricezione come chiave per poter comprendere le dinamiche di diffusione e corruzione di un testo. Sebbene l’opera in questione, il Teseida di Boccaccio, non si possa certo definire a basso gradiente di autorialità, il contributo è dedicato infatti all’analisi di un particolare manoscritto del poema, il codice 180 (921) conservato presso la Bibliothèque Méjanes di Aix-en-Provence. Ciò permette di mostrare l’influenza che l’orizzonte culturale del copista ha esercitato sul testo boccacciano, sia nelle peculiari varianti testuali da esso tramandate sia nelle caratteristiche materiali del testimone considerato. La difficoltà di definire univocamente l’autore di un’opera è nuovamente al centro del saggio di Raphaëlle Meugé-Monville sul poemetto Uccellagione di starne attribuito a Lorenzo de Medici. L’esame della varia lectio e dei rapporti tra questa e le altre opere nate all’interno della brigata laurenziana mette in luce come quest’ultima finisca per assurgere al ruolo di vero e proprio autore collettivo e insieme di destinatario ultimo del componimento. Allo stesso tempo, l’attribuzione del poema a Lorenzo recata dai codici sembra qualificarsi in definitiva come un’etichetta fissata a posteriori che finisce, però, per oscurare la complessità di un processo creativo costituito dallo scambio continuo e consapevole all’interno della brigata stessa. La prima sezione è chiusa dal contributo di Giulia Lanciotti sul poeta Notturno Napoletano, vero best sellers dell’editoria primo cinquecentesca ma di cui si ignorano le vicende biografiche. L’analisi dettagliata di un ciclo di strambotti 11 Introduzione/Introduction del poeta canterino, trasmesso da diverse stampe, permette di mettere in luce i caratteri peculiari di una produzione nata probabilmente in origine per essere declamata e solo successivamente pubblicata in cinquecentine. Proprio questo passaggio fondamentale può però comportare in determinati casi una diminuzione del controllo dell’autore sulla propria produzione, la quale risulta soggetta in definitiva alle esigenze del mercato editoriale: ne deriva il possibile paradosso per cui una produzione orale, effimera e variabile, potrebbe effettivamente godere di un tasso di autorialità maggiore rispetto alla successiva sua pubblicazione a mezzo stampa. Enrico Moretti Università degli Studi Roma Tre * * * Parmi les questionnements inhérents à la figure de l’auteur, les problèmes de la réécriture et de la re-sémantisation d’un matériel déjà existant occupent une place de premier rang. Au cœur de notre problématique, ils permettent d’isoler un groupe d’articles dans la partie de ce volume intitulée Parole altrui (paroles d’autrui). En effet, les chercheurs y ont mené des analyses visant à comprendre la manière dont l’auteur peut, à partir de ses modèles, réélaborer le matériel poétique et littéraire pour formuler un nouveau discours. L’intention auctoriale et le public visé priment dans ce procédé où l’auteur vient à agencer des éléments préalables et hétérogènes afin de promouvoir l’originalité de sa voix. Les chercheurs qui interviennent dans cette partie du recueil souhaitent identifier, parmi les différents éléments qui concourent à l’acte créateur, le rôle prépondérant des sources et du public, deux pôles au cœur desquels se place l’intentio auctoriale. Le rapport problématique de l’auteur à ses modèles, parfois taxé d’imitation par trop fidèle et partant stérile, émerge avec netteté de l’article de Sebastiano Valerio qui analyse le rapport des humanistes à leurs sources littéraires. Citant un passage des Profugiorum ab ærumna, Valerio souligne la manière dont les humanistes – dans ce cas Leon Battista Alberti – concevaient leur rapport aux sources: à l’instar d’un architecte qui agrémente le sol d’un temple à l’aide de rebuts en marbre, l’écrivain humaniste emprunte des éléments pour les charger d’un nouveau sens en les re-sémantisant dans un autre contexte que celui de départ. Malgré l’idée que De Sanctis avait de la culture «cortigiana e letteraria» qui, d’après le 12 Introduzione/Introduction critique italien, privilégiait la forme à la substance, ce procédé n’est jamais exempt d’originalité puisque l’écriture humaniste était une «imitation créative», un processus qui combinait d’anciens éléments dans un discours chargé de nouvelles significations. À ce propos, pour mieux saisir l’opération créatrice de sens qu’est l’écriture humaniste, nous ne saurions omettre la notion d’«arte allusiva» forgée par G. Pasquali qui définit le dialogue constant de l’écrivain avec la tradition en vue de la réception d’un lecteur apte à déceler les unités de sens qui parsèment son œuvre (cf. G. Pasquali, Arte allusiva, in Pagine stravaganti di un filologo, a cura di C. F. Russo, 1994, Le Lettere, Firenze, pp. 275-282). Pour Valerio, la réécriture de la nouvelle X, 10 du Décaméron de la part de Pétrarque est emblématique en ce que le poète traduit et re-sémantise l’histoire de Grisélidis en lui conférant une valeur théologico-religieuse qu’elle n’avait guère au départ. Intitulée désormais De insigni obedientia et fide uxoria par l’auteur du Canzoniere et fortement influencée par le De obedientia et fide Abrahæ d’Augustin d’Hippone (cf. De civitate Dei, XVI, 32), l’histoire de Grisélidis n’est plus un exemplum de patience à l’usage des femmes en général, mais elle devient une métaphore de l’âme qui reste fidèle à Dieu quand bien même elle serait accablée par le mauvais sort. Comme le souligne Valerio, il faut ainsi rechercher l’intention auctoriale dans le contexte où se greffe désormais la nouvelle œuvre, à savoir les lettres qui forment le corpus des Res seniles rédigées à la fin de la vie de Pétrarque. Ainsi, tout élément ancien, emprunté à un discours qui, autrefois, véhiculait un certain message, acquiert de nouvelles significations s’il est agencé dans ce que l’on pourrait appeler un ‘nouvel ordre scriptural’ plié désormais à la loi et à l’intention d’un autre auteur. Si l’écrivain écrit pour son/ses lecteur(s), il est évident qu’une œuvre rédigée au sein d’un contexte précis, ayant ses lois socio-culturelles bien définies et reflétant un certain stade de la pensée auctoriale, accueille de nouvelles potentialités interprétatives en raison du nouveau cadre qui vient jeter une lumière différente sur son contenu. Néanmoins, la transmission d’œuvres plus anciennes, recherchées par les humanistes afin de nourrir leur écriture, peut être problématique en raison de l’état de la tradition manuscrite. Dans son article, évoquant l’exemple de Coluccio Salutati, Laurent Baggioni montre en effet que les premiers humanistes se heurtèrent à un problème fondamental concernant la copie des textes vernaculaires. Figure éminente du premier humanisme, membre de la chancellerie florentine et lecteur assidu de Dante, de Pétrarque et de Boccace, dans une lettre à Niccolò da Tuderano, Salutati déplore la qualité extrêmement mauvaise des copies d’auteurs «modernes». Demandant à son correspondant un exemplaire de la Comédie jadis 13 Introduzione/Introduction appartenu à Menghino Mezzani et censé être une copie plus fidèle au texte original, Salutati finit par évoquer une générale corruption des manuscrits contemporains qu’il cherche à pallier par la recherche du meilleur exemplaire, quête à laquelle tout véritable humaniste doit visiblement s’adonner. L’opération de Salutati est compréhensible si l’on songe à la place qui revient à la pensée de Dante à l’intérieur d’œuvres telles que le De fato et fortuna et le De tyranno où la vision politique dantesque se lit en filigrane. En effet, pour nourrir leur culture et mener leurs études, les écrivains humanistes avaient besoin d’exemplaires fiables indemnes de la corruption générée par des copistes ‘distraits’ dont nous avons des traces, en guise d’exemple, dans la transmission du Purgatoire (cf. Dante Alighieri, Commedia, éd. G. Inglese, Firenze, Le Lettere, 2021, t. 1, p. CXVIII). Pour les membres de l’humanisme naissant, la solution semble être la recherche méticuleuse de l’optima lectio qui devait être effectuée par la collation de différents témoins manuscrits. Ce procédé permettait aux humanistes de retrouver la lectio adoptée par l’écrivain, et l’œuvre ainsi reconstituée représentait dès lors un instrument de travail fiable. Au-delà de la contribution du chancelier à l’affermissement du culte de Dante à Florence – amorcé, comme nous le savons bien, par les lecturae et le commentaire de Boccace – ce travail sur les textes vernaculaires de la Comédie hisse l’auteur moderne «au rang de la figure classique» si bien que les copies du «sacrato poema» (Par. XXIII, 62) réalisées dans l’entourage de Salutati acquièrent finalement la forme et les dimensions de mss. plus anciens conservant, entre autres, les œuvres des poètes de l’Antiquité. L’écriture qui émerge des contributions recueillies dans la deuxième partie de cet ouvrage est donc un phénomène qui montre l’extrême versatilité des textes, leur mobilité, mais aussi l’importance que les sources (ré)employées détiennent dans l’affirmation du discours auctorial. À une moindre échelle, loin des scriptoria humanistes où les auteurs méditaient sur les grands classiques, ce phénomène est également visible à l’intérieur de textes destinés à un usage à la fois quotidien et politique. En effet, l’étude d’Enrico Moretti sur les protestationes de Bono Boni, marchand devenu membre de plusieurs magistratures florentines, dès 1434, grâce à sa fidélité aux Médicis, témoigne de l’importance de la ‘parole d’autrui’ en vue de l’élaboration d’un discours personnel. Dans les trois discours de Bono Boni qui nous sont parvenus, essentiellement conservés dans les mss. 2330 de la Bibliothèque Riccardiana et Capponi 10 de la Bibliothèque Apostolique Vaticane, Moretti reconnaît l’écho de voix plus anciennes, comme les traces de l’Oratione de 1408 de Filippo Magalotti et l’Orazione I de Stefano Porcari. Rien d’étonnant à cela, car, comme le rappelle Moretti, l’un des phénomènes les plus diffus à Flo14 Introduzione/Introduction rence durant le XVe siècle est la réalisation de mélanges manuscrits recueillant des lettres et des discours politiques en langue vernaculaire. Concourant à la formation personnelle de l’aspirant orateur, ces recueils avaient essentiellement une fonction préparatoire à la prise de parole face à un nouveau public. Aujourd’hui, ils livrent aux chercheurs d’importantes informations quant à l’horizon culturel des hommes politiques de l’époque. Au cœur de l’action créatrice demeure l’individu avec son arrière-plan culturel, ses intentions et surtout son interprétation de la matière existante, si bien que les opérations de réception, de sélection et de réécriture ne peuvent qu’être un indice précieux en vue de la reconstitution de sa personnalité. Peut-on donc recourir à la notion de «travestissement» dans ce phénomène de reprise constamment renouvelée de ce qui a déjà été dit («Nihil dictum, quod non dictum prius», comme le rappelle Valerio)? Ilenia del Gaudio montre que l’imitation créatrice des auteurs est un dialogue constant avec la tradition, un phénomène qui permet d’appréhender l’objet littéraire en tant que «réseau» de sens. Néanmoins, dans certains cas, l’intertextualité sous-jacente à la création scripturale demeure problématique en ce que la reprise entraîne une redéfinition des genres. Par exemple, dans la réécriture des poèmes chevaleresques opérée au cours des XVIe-XVIIe siècles, la ‘transgression’ des canons rhétoriques qui régissaient la poésie épique médiévale entraîne un bouleversement des genres fondamental en ce que la même matière littéraire, revêtue d’un style burlesque et comique, acquiert une nouvelle identité. Ce «travestissement», cette perte d’aura des héros épiques médiévaux que Villoresi avait appelés «paladini di carta», (cf. M. Villoresi, Paladini di carta. Il modello cavalleresco fiorentino, Firenze, Bulzoni, 2006) sont révélateurs de l’opération auctoriale visant à «thésauriser» la tradition pour proposer au public un nouveau genre de poème, sans doute plus adapté à ses goûts et à son horizon culturel. Cette fascination pour l’objet hybride dont on reconnaît encore les contours originels malgré sa nouvelle parure est bien visible dans la lettre apologétique de Giovanni Tommaso Giglioli insérée dans la réédition de l’Eneide Travestita de Giovan Battista Lalli imprimée en 1635. L’étude du poème de Lalli permet à Del Gaudio de soulever une question importante qui concerne tout type de réécriture, à savoir la réalisation des potentialités de sens cachées dans l’œuvre originale. Autrement dit, la réécriture peut être appréhendée comme le passage à l’acte d’un ‘réservoir’ de sens qui existait déjà en puissance dans l’œuvre de départ. Ce qui change, dans ce phénomène de reprise et de transformation de la matière existante, est le nouveau regard que l’on peut promener sur l’œuvre «travestie»: comme une parure qui mettrait en valeur telle ou telle partie du corps, le nouvel arsenal rhétorique déployé permet de faire ressortir quelque chose qui existait déjà 15 Introduzione/Introduction en puissance et qui pouvait passer à l’acte par le concours de l’inventio artistique. Cette conceptualisation de la réécriture en tant que passage de la puissance à l’acte d’un ‘réservoir’ de sens est bien visible dans la reprise contemporaine des traditions artistiques plus anciennes. Dans sa contribution, Diogo Maia, doctorant en «Pratique et théorie de la création artistique et littéraire», analyse les variations qui peuvent affecter le texte de l’une des Cantigas de amigo, chansons galégo-portugaises écrites à cheval des XIIe et XIIIe siècles. À l’instar d’un prisme en verre recevant de la lumière, le texte du Pergaminho de Vindel, lu par une artiste contemporaine, produit des effets de sens originaux et inusités en raison aussi de l’éloignement spatio-temporel du contexte d’appropriation de l’œuvre par rapport à l’environnement d’origine. La lecture de Maia montre également que ces «variations» peuvent être reproduites à l’infini, chacune avec ses spécificités et autant que le prisme en verre recevra de la lumière, du moment que chaque artiste – mais aussi chaque lecteur – aborde l’œuvre littéraire à partir de son horizon culturel. Aussi, l’œuvre demeure ouverte et le(s) lecteur(s) y apporte(nt) à chaque fois un nouveau regard, une nouvelle interprétation, car telle lecture, telle réécriture mais aussi telle traduction reflètent autant de manières d’être au monde du sujet. Ces phénomènes créateurs de sens peuvent être appréhendés comme les principes qui rendent la littérature «vivante», cette dernière étant un espace, un «réservoir» de potentialités que l’on pourrait se figurer comme la Bibliothèque de Babel de Jorge Luis Borges (cf. Finzioni, Milano, Mondadori, 1981, pp. 680689). En ce sens, l’étude de Maria di Martino apporte des éléments fondamentaux pour préciser les modalités de réception d’une œuvre de la part du lecteur-écrivain. Ce dernier, en dialogue constant – avoué ou non – avec la tradition peut tout à la fois suivre ses modèles ou s’en écarter, reproduire les mêmes schémas et démonstrations que ses prédécesseurs ou bien les briser pour en créer d’autres. C’est le cas de Quintilien qui, dans l’Institutio oratoria, tout en reconnaissant l’importance de Cicéron dans la définition de la rhétorique, prend les distances des modèles conceptualisés dans les libri rhetorici et oratorii de son maître. Outre qu’une divergence dans l’élaboration de la théorie de l’initium artis, à savoir de la naissance de la rhétorique que Cicéron faisait remonter aux bâtisseurs des villes et aux premiers législateurs («conditores urbium et legum latores»), Quintilien semble vouloir corriger le grand orateur latin, eu égard aux objectifs et à la fin ultime de la rhétorique. Néanmoins, à bien y regarder, Quintilien ne fait qu’extraire des passages du De oratore et du De inventione pour appuyer ses propos en affirmant, par exemple, dans l’Institutio oratoria, que la tâche du bon orateur ne saurait se 16 Introduzione/Introduction borner à la persuasion. Cet exemple est fondamental pour répondre à la problématique qui a motivé l’organisation d’une journée d’étude sur la figure auctoriale: que ce soit pour nourrir sa pensée ou bien pour la construire en s’écartant du modèle, l’auteur a toujours besoin d’une ‘parole d’autrui’ à partir de laquelle il peut élaborer son discours. L’inventio, l’acte créateur à partir duquel le sujet-écrivain agence des éléments anciens et nouveaux afin d’élaborer son discours se fait toujours de manière spéculaire vis-à-vis de l’autre; par ailleurs, et ce de manière spéculaire, il n’existe pas d’interprétation qui ne soit en soi un acte de création, la recréation d’un monde littéraire et d’un monde de sens produisant une image de la réalité pourvue de signification pour le lecteur. C’est pourquoi il serait juste, ce me semble, de dire que le regard porté sur autrui – phénomène qui est, par ailleurs, toujours problématique – demeure la conditio sine qua non de l’affirmation de l’originalité de l’auteur. Ettore Maria Grandoni CAER-AMU/CERLIM-Sorbonne Nouvelle Desideriamo ringraziare il professor Claudio Milanesi, direttore del CAER, per aver sostenuto fin da subito la nostra iniziativa e aver finanziato la pubblicazione di questo volume; le editrici Carla e Simonetta Pensa e il professor Raffaele Ruggiero per averlo accolto in questa prestigiosa collana. 17 Abstract Raffaele Cesaro, Le serie proverbiali e la questione della frottola Il contributo analizza le cosiddette serie proverbiali, catene di proverbi in distici a rima baciata che intendono ammaestrare il pubblico di lettori-uditori attraverso le strategie dell’ironia e del cinismo. In particolare, si indagheranno le origini di questa tipologia testuale (forse connessa alle compilazioni di proverbi in latino e in volgare), le caratteristiche della tradizione manoscritta e i legami con il genere della frottola. In appendice allo studio si pubblica l’edizione critica e annotata di A Dio, a Dio fortuna!, serie trasmessa da un manoscritto di tardo Trecento. The paper analyzes the so-called proverbial series, chains of proverbs in rhymed couplets intended to instruct the reading and hearing public through the strategies of irony and cynicism. In particular, the origins of this textual typology (possibly connected to Latin and vernacular proverb compilations), characteristics of the manuscript tradition, and links to the frottola genre will be investigated. The critical and annotated edition of A Dio, a Dio fortuna!, a series transmitted from a late XIVth-century manuscript, is published as an appendix to the study. Francesca Pilan, Un (plus long) envoi. Réflexions et propositions sur onze vers anonymes La contribution se veut être un repérage d’éléments utiles à une première réflexion autour de l’origine d’un court texte anonyme transcrit à la suite de la chanson de Cavalcanti Donna me prega dans quatre exemplaires du poème datant des XIVe-XVe siècles. Après une analyse des rapports entre les témoins et un examen des onze vers qui composent le texte, on conclut que celui-ci est lié au commentaire à la chanson de Cavalcanti du pseudo-Egidio. La main du copiste qui a rédigé la copie la plus ancienne du texte suggère aussi la probable circulation du commentaire dans le milieu culturel de Coluccio Salutati. 235 Abstract The paper aims to identify useful elements for an initial consideration of the origin of a short anonymous text transcribed after Cavalcanti’s song Donna me prega in four copies of the poem dating from the 14th-15th centuries. After an analysis of the relationships between the witnesses and an examination of the eleven verses that make up the text, it seems probable that it is related to the commentary on Cavalcanti’s song by the pseudo-Egidius. The hand of the copyist who drafted the first copy of the text also suggests the commentary’s probable circulation in Coluccio Salutati’s cultural milieu. Emma Belkacemi-Molinier, La tradition de la Queste del Saint Graal (XIIIeXVe siècle): essai de philologie de la réception Caractérisés par une forte mouvance et un faible degré d’auctorialité, les romans cycliques en prose d’oïl du Lancelot-Graal (premier tiers du XIIIe siècle) constituent un défi à toute pratique éditoriale qui ne renonce pas aux apports de la stemmatique. Prenant ici le point de vue d’une «philologie de la réception», cet article s’intéresse à un groupe de manuscrits qui aménagent des stratégies de réélaboration textuelle totalisante ou partielle. Characterized by a high degree of mobility and a low degree of auctoriality, the cyclical novels in oïl prose of Lancelot-Graal (first third of the 13th century) constitute a challenge to any editorial practice that does not renounce the contributions of stemmatics. Taking the point of view of a «philology of reception», this article focuses on a group of manuscripts that develop strategies of total or partial textual re-elaboration. Ettore Maria Grandoni, Entre la poésie municipale et la tradition classique: le Teseida delle nozze d’Emilia d’Adriano de’ Rossi, poète florentin du XIVe siècle Le manuscrit 180 (921) est le plus ancien témoin pourvu de gloses du Teseida de Boccace. Il est transcrit en 1394 par un autre poète, Adriano de’ Rossi, et demeure autour de 1400 dans la bibliothèque du marchand Litti di Bernardo Corbizi, actif dans la région de Montpellier entre la fin du XIVe et le début du XVe siècle. À partir des spécificités textuelles et para-textuelles, cette étude apporte quelques jalons en vue de la reconstitution de l’histoire du manuscrit et de la 236 Abstract compréhension des rapports existants entre l’auteur du poème, le copiste et son public. Manuscript 180 (921) is the oldest witness provided with glosses of Boccaccio’s Teseida. It was transcribed in 1394 by another poet, Adriano de’ Rossi, and remained around 1400 in the library of the merchant Litti di Bernardo Corbizi, active in the Montpellier region between the end of the 14th and the beginning of the 15th century. Based on textual and para-textual specificities, this study provides some elements fort the reconstruction of the history of the manuscript and the understanding of the relationship between the author of the poem, the scribe and his public. Raphaëlle Meugé-Monville, La «brigata laurenziana» comme laboratoire littéraire collectif: amitié et création poétique collective aux marges du concept d’autorialité Cette contribution se propose d’étudier les variations textuelles des manuscrits du poème de Laurent de Médicis, l’Uccellagione di starne, à la lumière du contexte amical de la brigade laurentienne. Un tel contexte d’écriture permet de mesurer l’influence de pratiques littéraires récréatives et collectives sur la création poétique. Dans un milieu où l’écriture est une activité fortement socialisée, les différentes versions du poème pourraient témoigner d’une circulation interne au groupe d’amis. This paper aims to examine textual variations in the manuscripts of Lorenzo de’ Medici’s poem, the Uccellagione di starne, in the light of the friendly context of the Laurentian brigade. Such a writing context allows us to measure the influence of recreational and collective literary practices on poetic creation. In an environment where writing is a highly socialized activity, the different versions of the poem could testify to an internal circulation within the group of friends. Giulia Lanciotti, Interferenze orali nelle stampe del primo Cinquecento: il caso di Notturno Napoletano Con l’avvento della stampa la poesia performativa abbandona progressivamente la pubblica piazza per trovare posto nelle tipografie o nei mercati delle 237 Abstract città, dimostrando sempre di più come la definizione di autore risulti difficile da individuare quando mancano notazioni o commenti autoriali o quando non si è in grado di stabilire l’apporto del tipografo o dell’editore. In questi casi il “gradiente di autorialità” dello scrittore subisce variazioni? Partendo dall’assunto di Vàrvaro, per il quale l’importante non è sapere «se si è o non si è autori ma quanto si è autori», il presente intervento intende riflettere sul concetto di autorialità in una serie di strambotti continuati scritti da Notturno Napoletano, poeta canterino attivo nel Cinquecento, analizzandoli in quanto esempi del rapporto tra oralità e scrittura e di come questo cambi nelle nuove dinamiche editoriali. With the advent of press, performance poetry gradually abandoned the public square to find its place in print shops or city markets, increasingly demonstrating how the definition of authorship is difficult to pin down when authorial notation or commentary is missing or when the contribution of the printer or publisher cannot be established. Does the writer’s «authorship gradient» undergo variations in these cases? Starting from Vàrvaro’s assumption that the important thing is not to know «whether one is or is not an author but how much one is an author», the present talk aims to reflect on the concept of authorship in a series of continued strambotti written by Notturno Napoletano, a canterino active in the sixteenth century, analyzing them as examples of the relationship between orality and writing and how this changes in the new publishing dynamics. Sebastiano Valerio, Fonti, modelli e mosaici nella tradizione umanistica italiana: tra Boccaccio, Petrarca e Alberti Il saggio è dedicato al rapporto degli Umanisti con le loro fonti, attraverso un percorso che si snoda tra i principali testi letterari e critici che hanno riflettuto sul concetto dell’imitazione e della produzione artistica quattrocentesca. Si esemplifica quindi il fenomeno a partire dall’analisi della traduzione/riscrittura petrarchesca dell’ultima novella del Decameron, di cui si sottolineano i nuovi significati assunti anche in virtù della sua collocazione all’interno della raccolta delle Seniles. The essay is devoted to the relationship of the Humanists with their sources, through a path that winds its way through the main literary and critical texts that reflected on the concept of imitation and fifteenth-century artistic production. The phenomenon is then exemplified starting from the analysis of Petrarch’s translation/rewrite of the last novella of the Decameron, whose new meanings assumed 238 Abstract also by virtue of its placement within the collection of the Seniles are emphasized. Laurent Baggioni, Conjurer la corruption des textes en volgare: quelques exemples de transcriptions dans l’entourage de Salutati L’article est une analyse des enjeux culturels et intellectuels capables d’affecter la tradition d’un texte dans la période qui précède l’éclosion des studia humanitatis à Florence. Coluccio Salutati, figure de proue de cette génération, était à la fois tourné vers les textes anciens et vers la tradition florentine en langue vernaculaire, s’inscrivant ainsi dans le sillage de Pétrarque et de Boccace au sein de l’humanisme naissant. Ses œuvres offrent un observatoire privilégié pour mieux comprendre l’histoire de la transmission des textes en volgare. The article is an analysis of the cultural and intellectual issues capable of affecting the tradition of a text in the period that preceded the birth of the studia humanitatis in Florence. Coluccio Salutati, leading figure of this generation, was both turned to ancient texts and to the Florentine tradition in the vernacular, thus following in the footsteps of Petrarch and Boccaccio within the nascent humanism. His works offer a privileged observatory to better understand the history of the transmission of texts in volgare. Enrico Moretti, I protesti di Bono Boni fra retorica umanistica e cultura mercantile I testi dell’oratoria quattrocentesca in volgare pongono diverse questioni in merito alla loro autorialità, in quanto tramandati spesso anonimi o con false attribuzioni e soggetti a fenomeni di plagio. Il presente contributo intende affrontare questi problemi attraverso l’esame di tre discorsi attribuiti a Bono Boni, banchiere fiorentino della metà del Quattrocento: si analizzerà la loro tradizione manoscritta e il reticolo delle fonti, con particolare attenzione a due citazioni, una petrarchesca e una boccacciana, che vi compaiono, per indagare le tracce di cultura umanistica e mercantile che in essi si esprimono e interrogarsi sulla fisionomia del codice di «pistole e dicerie» su cui Bono affinò probabilmente la sua tecnica retorica. 239 Abstract The texts of fifteenth-century vernacular oratory pose several questions regarding their authorship, as they are often handed down anonymously or with false attributions and subject to plagiarism. The present contribution intends to address these problems through the examination of three speeches attributed to Bono Boni, a Florentine banker of the mid-15th century: their manuscript tradition and the network of sources will be analyzed, with particular attention to two quotations, one Petrarchan and one Boccaccian, that appear in them, in order to investigate the traces of humanistic and mercantile culture expressed in them and to question the physiognomy of the codex of «pistole e dicerie» on which Bono probably refined his rhetorical technique. Ilenia del Gaudio, Al crocevia tra antico e moderno: l’Eneide travestita di Giovan Battista Lalli (1572-1637) Il contributo si apre con un rapido excursus sulla nascita dell’eroicomico e del travestimento, due generi che, posti da Genette tra la letteratura di secondo grado, dimostrano come l’inventio sia inseparabile dalla traditio. Il sistema culturale italiano di inizio Seicento registra soluzioni sperimentali a più livelli e tra queste emerge l’Eneide travestita (1633) di Giovan Battista Lalli, il quale non compie una traduzione bensì una riscrittura giocosa del poema virgiliano di cui conserva «la sostanza dell’original sentimento dell’Autore». Attraverso un uso camaleontico della parola, Lalli compie un reimpiego innovativo delle fonti classiche e promuove a modelli alcuni autori anticlassicisti con un risultato smaccatamente parodico. The contribution opens with a quick excursus on the birth of heroicomics and travesty, two genres that, placed by Genette among second-degree literature, demonstrate how inventio is inseparable from traditio. The Italian cultural system of the early seventeenth century records experimental solutions on many levels, and among them emerges Giovan Battista Lalli’s Eneide travestita (1633), which does not perform a translation but a playful rewriting of the Virgilian poem of which it preserves «the substance of the original sentiment of the Author». Through a chameleonic use of the word, Lalli accomplishes an innovative reuse of classical sources and promotes a number of anti-classical authors as models with a blatantly parodic result. 240 Abstract Diogo Maia, Variation textuelle, traversée maritime et passage du temps. Lectures du Pergaminho Vindel L’article propose une lecture analytique et créative du Pergaminho Vindel, feuille volante datée du XIIIe siècle. Elle contient les sept cantigas d’amigo attribuées à Martin Codax – troubadour et jongleur de la tradition lyrique galegoportugaise. Cette lecture s’est élaborée grâce à la consultation in loco de ce manuscrit à la Morgan Library où il est actuellement conservé. Le contact rapproché avec lui a permis ainsi de construire le fil rouge de cet article – les variations qui y ont lieu. Elles sont de nature graphique, formelle, contextuelle, matérielle et vocale. La dernière variation est abordée à travers la lecture à voix haute que la poétesse canadienne Erín Mouré fait des vers de Martin Codax. Au croisement entre le regard philologique et la recherche en création littéraire, cet article interroge la réception contemporaine que nous pouvons faire du Pergaminho Vindel. The article offers an analytical and creative reading of the Pergaminho Vindel, a loose folio from the 13th century. It contains the seven cantigas d’amigo attributed to Martin Codax, a troubadour and juggler in the Galician-Portuguese lyric tradition. This reading was developed through on-site consultation of the manuscript at the Morgan Library, where it is currently stored. Close contact with it enabled the construction of the main thread of this article: the variations that occur in it. They are graphic, formal, contextual, material and vocal. The last variation is addressed through the reading aloud of Martin Codax’s verses by Canadian poet Erín Mouré. At the intersection of philological research and creative writing, this article questions the contemporary reception of Pergaminho Vindel. Maria di Martino, Quintiliano lettore di Cicerone: punti di incontro e di distacco fra l’Institutio oratoria quintilianea e i libri rhetorici e oratorii ciceroniani La ricezione quintilianea delle opere retoriche ciceroniane rappresenta una fase della circolazione di quei testi. Le allusioni a Cicerone contenute all’interno dell’Institutio oratoria in merito all’origine della retorica (Inst. or., 3.2.4), al suo finis (Inst. or., 2.15.5-6) e all’esercizio del vertere (Inst. or., 10.5.5) costituiscono dei casi di ripresa e rielaborazione di passi tratti dalle opere retoriche ciceroniane, le quali sono distinte da Quintiliano in libri rhetorici e oratorii (Inst. or., 3.1.20). 241 Abstract The Quintilian reception of Ciceronian rhetorical works represents a phase in the circulation of those texts. The allusions to Cicero contained within the Institutio oratoria regarding the origin of rhetoric (Inst. or., 3.2.4), its finis (Inst. or., 2.15.5-6) and the exercise of vertere (Inst. or., 10.5.5) constitute instances of taking up and reworking passages from Ciceronian rhetorical works, which are distinguished by Quintilian into libri rhetorici and oratorii (Inst. or., 3.1.20). 242 Indice dei nomi Acciaiuoli Niccolò, 169 Accursio Francesco, 152 Achillini Claudio, 186 Adamietz J., 219, 226 Agostinelli E., 82, 84 Agostino Aurelio, santo, 13, 142, 153, 157 Alamanni Pietro, 96 Albanese G., 139, 141 Alberico da Rosciate, 173 Alberti Leon Battista, 12, 132-137 Alderotti Tommaso, 44 Alfonso X il Saggio, re di Castiglia e León, 202 Andrea di Giovanni, 84 Angeli da Scarperia Jacopo, 151, 156-157 Angiolini Monte d’Andrea, 86 Antonio di Guido, 95 Antonio di Manetto da Filicaia, 173 Antonio Marco, 220-221 Apuleio Lucio Madaurense, 49 Aretino Pietro, 189-190, 192, 194 Ariosto Ludovico, 136, 195-196 Aristotele, 50, 131, 228 Avalle D’A. S., 69 Bachtin M., 184 Baldini A., 110 Balducci Pegolotti Francesco, 88 Barberi Squarotti G., 185 Basile B., 158 Beccuti Francesco, detto il Coppetta, 195 Belcari Feo, 131 Benci Antonio, detto il Pollaiolo, 167 Benjamin W., 149 Benvenuto da Imola, 157, 159 Berni Francesco, 185, 188, 190-191 Bettarini Bruni A. M., 45 Bianca C., 150 Bientina, vd. Del Polta Iacopo Blumauer Aloys, 196 Boccaccio Giovanni, 11, 13-14, 44, 49, 75-76, 78, 80, 82, 89, 95, 118, 131, 136-142, 144-145, 150-154, 158, 161, 179, 190 Boezio Anicio Manlio Torquato Severino, 145, 170 Bogdanow F., 62, 66 Boissier Sauvages de la Croix F., 215 Boni Andrea di Bono, 169 Boni Antonio di Bono, 169 Boni Bono di Giovanni, 14, 166-179 Boni Giovanni di Bono, 168 Boni Matteo di Bono, 168 Boni Smeraldo di Bono, 169 Bonichi Bindo, 44 Borges Jorge Luis, 16 243 Indice dei nomi Bracciolini Francesco, 185-186, 191-192 Bracciolini Poggio, 151 Branca V., 137 Brunelleschi Ghigo, 101 Brunetti G., 84 Bruni Antonio, 186 Bruni G., 46 Bruni Leonardo, 131, 151-152, 166, 173, 176 Buonaccorso da Montemagno il Giovane, 172, 175 Buoni Tomaso, 37 Burchiello Domenico di Giovanni detto, 190-191 Busby K., 65 Corbizi Antonio di Paolo, 85 Corbizi Filippo di Paolo, 84 Corbizi Litti di Bernardo, 84-87 Corbizi Luti di Michele, 86 Corbizi Niccolò di Paolo, 84-85 Corbizi Paolo di Niccolò, 85 Corbizi, compagnia, 86 Cortesi Paolo, 142-144 Cotta Carlo Aurelio, 220 Crasso Lucio Licino, 217-218, 220-221, 223-225 Crescimbeni Giovanni Mario, 187 Cristoforo Fiorentino, detto l’Altissimo, 95 Croce B., 132, 187 Curzio Rufo Quinto, 173 Cabani M. C., 114, 116 Cambini Bernardo, 21 Campani Niccolò, 193 Canfora L., 64 Cannata N., 109 Caporali Cesare, 188 Cardini R., 133 Cardona G. R., 112 Carducci G., 133 Caro Annibale, 191-194, 197 Castelvetro Ludovico, 184 Cavalca Domenico, 36, 49 Cavalcanti Guido, 43-45, 48-51, 152 Caxton William, 66 Cederni Bartolomeo, 168 Chastel A., 187 Chaucer Geoffrey, 142 Chiari A., 97 Cicerone Marco Tullio, 16, 49, 136, 143, 145, 172, 177, 208, 215-228 Cino da Pistoia, 152 Codax Martin, 203-204, 207, 209, 212 Coleman J. K., 102 Coleman W., 82, 85 Conte G. B., 183 Da Tempo Antonio, 30-32 Dante Alighieri, 13-14, 43, 49, 77-78, 95, 130-131, 137, 139, 150-153, 155, 157-158, 160, 170, 185, 187-188 Datini Francesco di Marco, 85, 88 Datini, compagnia, 84, 86 De Sanctis F., 12, 129-130, 132, 185 Decaria A., 31, 45 Degl’Innocenti L., 100 Del Polta Iacopo, detto il Bientina, 31 Della Stufa Sigismondo, 96 Dino del Garbo, 44, 48 Dione Cassio Cocceiano, 215 Dionigi, re del Portogallo, 202, 205 Dolce Lodovico, 190 Drumann W., 215 244 Egidio Romano (pseudo), 44-46, 48-52 Ermagora di Temno, 220 Facciotti Pietro, 186 Favati G., 44-46 Fera V., 136 Ferreira M. R., 203 Ferreira M., 202, 209 Indice dei nomi Ferrero G., 215 Ficino Marsilio, 98 Filelfo Francesco, 156, 177 Flavio Francesco, 118 Folengo Teofilo, 186, 190 Francesco da Barberino, 38, 49 Franco Giacomo, 192 Frappier J., 61 Frescobaldi Giovanni di Lambertuccio, 76 Frescobaldi Matteo di Dino, 77 Frescobaldi Soave, 76 Furetière Antoine, 196 Garzo dell’Ancisa, 22 Genette G., 133, 184, 193 Gherardi Pietro Ercole, 33 Ghirardacci Cherubino, 33 Giglioli Giovanni Tommaso, 15, 189 Gini Giovanni di Zanobi, 171-172 Giordano da Pisa, 49-50 Giovanni del Virgilio, 44 Giovanni di Lambertuccio vd. Frescobaldi Giovanni di Lambertuccio Giunta C., 30 Gonnot M., 62, 66, 70 Grey Barnard George, 208 Griffoni Matteo, 32 Guinizzelli Guido, 152 Haas Otto, 208 Hegel G. W. F., 58 Hutcheon L., 184 Ilicino Bernardo, 156 Inglese G., 43, 158 Isidoro di Siviglia, 58 Jacques d’Armagnac, 62 Kennedy E., 64 Kotliarevsky Ivan Petrovy , 196 Kristeva J., 132-133 Lachmann K., 9 Ladislao d’Angiò Durazzo, re di Napoli, 174 Lalli Giovan Battista, 15, 186-197 Lambardi N., 225 Lapo Gianni, 21 Lasca Antonfrancesco Grazzini detto, 185 Lecoq J., 112 Leeman A. D., 219-221 Leonardi L., 60-61, 63, 69 Leporatti R., 32 Levi E., 76-77 Lionello d’Este, marchese di Ferrara, 167 Lodovico di Cece da Verrazzano, 170-171, 178-179 Loschi Antonio, 151 Lot F., 65, 67 Machiavelli Niccolò, 131 Magalotti Filippo, 14, 174, 176-178 Malatesta Pandolfo, 176 Malory Thomas, 66 Manetti Antonio, 48 Manetti Giannozzo, 176, 178 Mangiatroia Jaopo, 48 Mannelli Francesco d’Amaretto, 179 Marcelli N., 169 Marchesini U., 159 Maria di Nazareth, 137 Marie de France, 137 Marino Giovan Battista, 186 Marsili Luigi, 154 Marsuppini Camilla, 168 Marsuppini Carlo, 170 Martelli Braccio, 96 Martelli M., 97 Martim de Ginzo, 204 Mattioli N., 45-46 Mazzetti M., 78 Mazzuoli Giovanni, detto Stradino Fiorentino, 98 245 Indice dei nomi Medici Cosimo de’, 167 Medici Giuliano de’, 97 Medici Lorenzo de’, 11, 93-94, 96-99, 101, 103, 105, 167, 169 Medici Piero de’, 167 Medici, famiglia, 94-96, 165-166 Mengaldo P. V., 133 Mezzani Menghino, 14, 153, 156 Michaelis C., 204, 209 Michaelis Johann David, 196 Michel A., 225 Middleton R., 69 Mitjana Rafael, 208 Mommsen T., 215 Monteagudo H., 205-207 Moore E., 158 Moran P., 58-59 Morelli Matteo di Morello di Paolo, 170 Mouré Erín, 211-212 Muratori Ludovico Antonio, 33 Napoleone III, re di Francia, 215 Neumahr U., 166 Niccoli Niccolò, 151-152, 155 Niccolò da Tolentino, 176 Niccolò da Tuderano, 13, 153-154, 160 Niccolò V (Tommaso Parentucelli), papa, 176 Notturno Napoletano, 11, 109-110, 112114, 117, 119 Novati F., 22, 31, 111, 159 Orazio Quinto Flacco, 131, 143-145 Orsini Clarice, 167 Osipov Nicolaj Petrovy , 196 Ovidio Publio Nasone, 44, 49, 189 Oviedo y Arce E., 202, 209 Palmieri Matteo, 173, 176, 178 Pasquali G., 9, 13 Pasquazi S., 136 246 Pauphilet A., 62 Pazzi Guglielmo de’, 96 Pedanio Fusco Salinatore Gneo, 196 Perrault Charles, 196 Perrault Claude, 196 Perrault Nicolas, 196 Petrarca Francesco, 13, 21-22, 32, 43, 51, 95, 118, 136-142, 144-145, 150-156, 165, 169, 173-174, 190 Petrocchi G., 158 Picone M., 137 Pietro Alfonso, conte di Barcelos, 205 Pinkster H., 219-221 Pio II (Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini), papa, 168 Pitti Luca, 167 Plinio Cecilio Secondo il Giovane, 195196 Poliziano Agnolo Ambrogini detto, 98, 129, 131, 142-144 Ponceau J.-P., 61, 63 Poncelet R., 225 Popper K., 60 Porcari Stefano, 14, 165-166, 172-173, 175-178 Porro Girolamo, 192 Pucci Dionigi, 96 Puccini D., 101 Pulci Luca, 101-102 Pulci Luigi, 89, 96, 98, 101-103, 185 Quintiliano Marco Fabio, 16, 215-219, 221-222, 224, 226-227, 229 Quondam A., 131 Rabano Mauro, 58 Rajna P., 116 Raschieri A. A., 220 Renato d’Angiò, 168 Rizzo S., 149-150 Rossi Adriano de’, 75-79, 81, 89 Indice dei nomi Rossi Frosone de’, 76 Rossi Pino de’, 179 Rubbi Andrea, 196 Rucellai Bernardo, 96 Russo C., 170 Russo E., 186 Sacchetti Franco, 86, 154 Salina Borello R., 195 Salutati Benedetto, 167 Salutati Coluccio, 13-14, 46, 52, 150-161 Salvatore T., 32 Salviati Iacopo, 174 Sanguinacci Francesco, 30 Sanguineti F., 158 Santini E., 166, 171, 178 Santoro M., 117 Scarron Paul, 196 Seneca Lucio Anneo, 79, 144, 153 Serafino Aquilano, 118 Serra Zanetti A., 110 Sforza Francesco, 167 Sforza Galeazzo Maria, 95, 168 Shaw P., 158 Sommer H. O., 66 Spada Bernardino, cardinale, 187 Stazio Publio Papinio, 79 Stones A., 63 Stradino Fiorentino vd. Mazzuoli Giovanni Strinati degli Alfieri Belfradello di Niccolò, 169 Strinati Neri, 169 Strozzi Filippo, 169 Sulpicio Rufo Publio, 220, 223 Tani I., 45 Tanturli G., 46, 52, 159, 165 Tasso Torquato, 191-192, 195 Tassoni Alessandro, 185 Tateo F., 137 Teofrasto di Ereso, 228 Terenzio Afro Publio, 129, 134 Tommaso d’Aquino, santo, 50, 131 Trachsler R., 59 Trucchi Francesco, 31 Uberti Farinata degli, 21 Uberti Lapo Gianni degli, 21 Valori Niccolò, 98 Varvaro A., 9, 117 Ventura Giovanfrancesco, 96 Vergerio Pier Paolo, 151 Vespasiano da Bisticci, 176 Villani Filippo, 158-161 Villani Nicola, 187 Villoresi M., 15, 109, 117 Vindel Pedro, 16, 202, 205, 208 Virgilio Marone Publio, 79, 131, 145, 157, 159-160, 187-189, 191-192, 194-196 Vitruvio Pollione Marco, 133-134 Wilamovitz U., 215 Witt R. G., 154, 157 Witte K., 158 Zamponi S., 157, 159 Zanobi da Strada, 152 Zumthor P., 67 247 Indice dei manoscritti AIX-EN-PROVENCE BIBLIOTHÈQUE MÉJANES 180 (921): 11, 75-77, 79-83, 86 BERGAMO BIBLIOTECA CIVICA ANGELO MAI Cassaforte 6 01 (Delta.9.16): 26 BONN UNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK S 526 (B0): 62-63, 66-67 CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA Barb. lat. 3953 (Ba): 45, 48-49 Capponi 10: 14, 169-172 Chigi L IV 131: 77 Chigi L V 176 (Ch): 44, 48 Chigi L VII 253: 159 Chigi L VIII 305: 152 Vat. lat. 3195: 155 Vat. lat. 3199: 158 Vat. lat. 4803 (V): 204-206 Vat. lat. 5337: 179 CORTONA BIBLIOTECA DELL’ACCADEMIA ETRUSCA 89 (Cn): 83 FIRENZE BIBLIOTECA MARUCELLIANA C 155: 25, 31 BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA Acquisti e Doni 137 (Fl1): 26-29 Acquisti e Doni 264: 97 Acquisti e Doni 325 (Aut): 83 Conventi Soppressi 122 (Fl2): 26, 31 Pluteo 26 sin. 1 (LauSC): 156, 158, 159, 161 Pluteo 40.49 (Le): 44, 46 Pluteo 41.10: 154-155 Pluteo 41.20 (Lb): 48 Pluteo 41.25: 97 Pluteo 42.1: 179 Pluteo 90 sup. 92 (L3): 83 Redi 150 (L7): 83 Redi 184: 77 BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE Conventi Soppressi C 1 1588: 169 II.I.397: 31 II.I.398: 97 II.II.188: 173 Landau Finaly 89: 26 Magliabechiano VII.375 (Fn1): 26, 31 Magliabechiano VIII.1282 (Fn2): 26, 31 Magliabechiano XXXV.113: 31 Palatino 206: 97 Palatino 208: 97, 100, 102 Palatino 680: 25 Palatino Panciatichi 24 (Pan): 44, 46-47, 52 BIBLIOTECA RICCARDIANA 1057 (R3): 83 1094 (Rf ): 45-46 249 Indice dei manoscritti 1651 (Rc): 45, 48-49 2196 (Fr): 26-28 2330: 14, 169-172, 174, 177-178 2599: 97-98, 100, 102 GENÈVE-COLOGNY FONDATION MARTIN BODMER, BIBLIOTHECA BODMERIANA 147: 65 LISBOA BIBLIOTECA NACIONAL DE PORTUGAL 10991 (B): 204-206, 211 LONDON BRITISH LIBRARY Additional 10294-10294/1 (S’): 62-63, 67 Additional 26772 (Add): 44 Royal 14 E III (S): 62-63,66 Royal 20 A II (L2): 62, 67-69 NEW YORK PIERPONT MORGAN LIBRARY 979 (Pergaminho Vindel): 16, 201-202, 204-205, 208-209, 211 OXFORD BODLEIAN LIBRARY Ital.e.6: 156, 158 PADOVA BIBLIOTECA DEL SEMINARIO VESCOVILE 4: 26, 31-32 PARMA BIBLIOTECA PALATINA 286: 26, 31 PARIS BIBLIOTHÈQUE NATIONALE DE FRANCE Fr. 110 (P): 62-63 Fr. 112 (G): 62, 66 250 Fr. 113-116 (N): 62-63, 66 Fr. 344: 66 Fr. 837: 65 Fr. 1422-1424 (Y): 62, 65-66 Fr. 12581: 65 Fr. 19152: 65 It. 551: 154-155 It. 557 (Par): 44, 52 Nouvelles Acquisitions Latines 1745: 2526 PRATO ARCHIVIO DI STATO Fondo Datini, b. 184, ins. 25, cod. 317198: 85 Fondo Datini, b. 897, ins. 6, cod. 702151: 87 Fondo Datini, Memoriale B, 193: 86 ROMA BIBLIOTECA CORSINIANA 44 B 7: 22 BIBLIOTECA CASANATENSE 884: 31 TREVISO BIBLIOTECA COMUNALE 1582: 30 VICENZA BIBLIOTECA BERTOLIANA 521: 26 YALE BEINECKE LIBRARY 229 (Ya): 62-63, 66 “mele cotogne” studi filologici, storici, letterari 1. Riccardo Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba». Hapax e prime attestazioni della Commedia, 2018 2. Francesca Fistetti, Umberto Eco e gli ipotesti della modernità, 2018 3. Onofrio Vox, Per saturam. Raccolta di pagine sparse, 2020 4 Guillaume Alonge et Raffaele Ruggiero (sous la direction de), Relations diplomatiques franco-italiennes dans l'Europe de la première modernité. Communication politique et circulation des savoirs, 2020 5. Grazia Maria Masselli (a cura di), I sentieri del sapere tra antico e moderno, 2020 6. Chiara Natoli, Petrarchismo politico (1525-1565). Modelli, forme, temi della lirica civile nel Rinascimento, 2021 7. Ettore Grandoni e Enrico Moretti (a cura di), Questioni di autorialità fra Medioevo ed Età Moderna / Questions d’auctorialité du Moyen Âge à l’époque moderne, 2023 Finito di stampare MAGGIO 2023 da Pensa MultiMedia Editore s.r.l. ‐ Lecce ‐ Brescia www.pensamultimedia.it Il volume privo del simbolo dell’Editore sull’aletta è da ritenersi fuori commercio