Papers by Marcello Bolpagni
The digital archive of PoLet500 - Polemiche Letterarie del Cinquecento. Version: 17/09
CzechIT! - Linguistic corpus of native Czech learners acquiring Italian language. See: https://cz... more CzechIT! - Linguistic corpus of native Czech learners acquiring Italian language. See: https://czech-it.github.io
November 3rd, 2017 Loquit - Colloquia di Italianistica Filozofická fakulta, tř. Svobody 686/26, O... more November 3rd, 2017 Loquit - Colloquia di Italianistica Filozofická fakulta, tř. Svobody 686/26, Olomouc https://loquit.github.io/
A linguistic corpus of native Czech learners acquiring Italian language
Glossario di informatica umanistica (GloDIUm) <strong>a cura di Antonello Fabio Caterino, M... more Glossario di informatica umanistica (GloDIUm) <strong>a cura di Antonello Fabio Caterino, Marco Petolicchio, Marcello Bolpagni.</strong> Ogni voce è seguita dal nome dell'autore, posto tra parentesi quadre. ISBN 978-88-942416-9-3 Edizioni CLORI Collana <em>La "Ruota dei libri": corpora, repertori e dizionari online</em>
Glodium - Glossario di Informatica Umanistica <strong>A cura di</strong> Antonello Fa... more Glodium - Glossario di Informatica Umanistica <strong>A cura di</strong> Antonello Fabio Caterino Marcello Bolpagni Marco Petolicchio Alessandra Di Meglio Vincenzo Vozza Aprile 2019
I novellieri italiani e la loro presenza nella cultura europea: rizomi e palinsesti internazional... more I novellieri italiani e la loro presenza nella cultura europea: rizomi e palinsesti internazionali 268 Il percorso novellistico che si affronterà in questo contributo prevede, come punto di partenza, una fugace e agile veduta di alcune delle cosiddette novelle di viaggio del Decameron 1 : non certo per tentare di ridefinirne l'interpretazione, quanto per servirsi di esse in un'ottica comparatistica che risulterà molto utile quando si analizzeranno corrispondenti storie a firma di Bandello e Giraldi Cinzio.
"Letteratura Italiana Antica", XVII, 2016, pp. 147-162.
Nuove chiavi di lettura per la celeberrima novella II 7 del "Decameron": a partire dalla rapprese... more Nuove chiavi di lettura per la celeberrima novella II 7 del "Decameron": a partire dalla rappresentazione grafica dei viaggi della protagonista, si giunge a conclusioni non banali sulle intenzioni narrative di Boccaccio e sui significati delle peregrinazioni nel Mediterraneo, spazio commerciale ma anche fittizio.
XIII CONGRESSO SILFI. Palermo, 22-24 settembre 2014., Sep 22, 2014
Una delle caratteristiche principali del capolavoro di Giovanni Boccaccio è senza dubbio l’enorme... more Una delle caratteristiche principali del capolavoro di Giovanni Boccaccio è senza dubbio l’enorme varietà geografica presente nel Decameron: l’autore infatti cita circa 180 tra paesi e città, che all’interno delle cento novelle rappresentano ambientazioni o anche soltanto rapidi accenni.
Un particolare luogo molto ben caratterizzato dal punto di vista geolinguistico è la Sicilia: «dominata da mercanti toscani a Palermo e a Messina, a Trapani e a Catania, è presente col volto fascinoso di queste e altre città […] come una terra ricca e famigliare, protesa verso i temuti e favolosi porti barbareschi» . L’isola infatti è ambientazione principale di molte novelle, tra le quali ne spiccano alcune in cui fa capolino la realtà storica. Molto spesso la critica ha sottolineato il preponderante scarso interesse cronachistico di Boccaccio, dove «anche l’accurata informazione del nome e della condizione sociale, la determinazione geografica e politica rispondono spesso a un modello che richiede ordine, distinzione, completezza […] perché l’esempio risulti probante» . Altre volte invece l’esibizione di personaggi storicamente famosi deriva dalla loro esemplarità: sono i casi, solo per citarne alcuni, di Guglielmo II (IV 4), di Carlo D’Angiò (II 6) e di Pietro d’Aragona (X 7).
Anche dal punto di vista delle vicende storiche, Boccaccio predilige quelle della società a cavallo tra Duecento e Trecento, ossia, le grandi vicende internazionali, comprese naturalmente le guerre tra gli Angioini e la Sicilia svevo-aragonese (novelle II 5,6 e V 5,6).
Il fine del mio intervento è verificare in quali delle sette novelle siciliane i riferimenti alla realtà storica siano effettivamente validi e come influenzino il corso degli eventi: inoltre, sarà opportuno anche individuare quelle storie in cui, al contrario, Boccaccio forza la realtà, utilizzando la storia soltanto come uno scenario dove far muovere i suoi personaggi.
Senza dimenticare che, da buon narratore, Boccaccio si caratterizza per ammantare di verità le sue “parabole”, e, secondo tradizione, si concentra sull’utile e sul dolce già ben indicato da Orazio:
«Aut prodesse volunt aut delectare poetae / ut simul et iucunda et idonea dicere vitae» .
Ogniqualvolta la vicenda, nonostante le fonti e nonostante la presenza di personaggi realmente esistiti, si presenti già all’inizio come particolarmente improbabile, ecco che la «malafede non mascherata, perciò scherzosa e garbatamente complice» del Boccaccio si materializza, quasi a rassicurare il lettore, che in ogni caso riceverà da quella novella un insegnamento, e insieme si divertirà.
Nella Commedia dantesca la società contemporanea è presente, ma di secondo piano rispetto a Dante personaggio; nel Decameron essa è invece protagonista. È con questo spirito che, probabilmente, bisogna affrontare il vivacissimo alternarsi e mischiarsi di personaggi storici inseriti in racconti di fantasia, creati ad hoc non tanto per riempire un horror vacui di casistica, quanto per cercare di rappresentare il più variamente possibile le declinazioni dell’animo umano.
Boccaccio e dintorni / Intorno a Boccaccio. Giornata di studi promossa dall'Ente Nazionale Giovanni Boccaccio. Certaldo, 25 giugno 2014, Jun 25, 2014
Una delle caratteristiche principali del capolavoro di Giovanni Boccaccio è senza dubbio l’enorme... more Una delle caratteristiche principali del capolavoro di Giovanni Boccaccio è senza dubbio l’enorme varietà geografica presente nel Decameron: l’autore infatti cita circa 180 tra paesi e città, che all’interno delle cento novelle rappresentano ambientazioni o anche soltanto rapidi accenni.
Ci sarebbe dunque, concretissimo, un rapporto tra le ambientazioni delle storie narrate dalla brigata e i suoi personaggi, come se i luoghi geografici influenzassero le azioni dei protagonisti.
Il nostro intento è quello di verificare se sia possibile creare un parallelismo strutturale tra l’astuzia dei personaggi e la città di Firenze, e, per opposizione, constatare come alcuni pregiudizi e inimicizie storico-politiche facciano sì che Venezia, Siena e altre realtà siano popolate da gente piuttosto sciocca.
La centralità di Firenze all’interno della geografia del Decameron è indiscussa: in effetti la maggior parte delle novelle è ambientata proprio in questa città, e sembra valere in tutta l’opera un semplice assioma per il quale più ci si allontana dalla Toscana (e da Napoli) più i contorni si fanno sfumati, la precisione scema e l’importanza dell’ambientazione viene meno. Forse anche per questo la critica ha sempre voluto cercare un significato particolare anche nella posizione delle novelle fiorentine all’interno delle varie giornate.
D’altro canto, Boccaccio utilizza spesso la caratterizzazione geolinguistica dialettale ogniqualvolta voglia tratteggiare negativamente un veneziano o un senese: sarà forse un caso? Altri confronti, come per esempio quello tra la novella ravennate di Nastagio degli Onesti (V 8) e quella fiorentina di Federigo degli Alberighi (V 9) ci aiuteranno a chiarire se davvero sia il caso di stabilire una scala di valori geografica.
Bibliografia essenziale:
- Vittore Branca, Boccaccio Medievale, Firenze, Sansoni, 1998 (1956);
- Giorgio Cavallini, Postilla sulla geografia del Decameron, in «Rivista di Letteratura Italiana», XX, vol.3, 2002, pp. 91-104;
- Roberto Mercuri, Genesi della tradizione letteraria italiana in Dante, Petrarca e Boccaccio, in «Letteratura italiana. Storia e geografia», vol. I, Torino, Einaudi, 1987;
- Giorgio Padoan, Sulla novella veneziana nel «Decameron», in Boccaccio Venezia e il Veneto, a cura di Vittore Branca e Giorgio Padoan, Firenze, Olschki, 1979, pp. 17-46;
- Manlio Pastore Stocchi, Dioneo e l’orazione di frate Cipolla, in Boccaccio Venezia e il Veneto, a cura di Vittore Branca e Giorgio Padoan, Firenze, Olschki, 1979, pp. 47- 61.
- Introduzione al Decameron, a cura di Michelangelo Picone e Margherita Mesirca, Firenze, Cesati, 2004;
- Francesco Tateo, Boccaccio, Laterza, Roma, 1998.
Verbum. Analecta Neolatina, XIV/1-2, pp. 127-133., 2013
The immorality of Cepparello.
The aim of this paper is a deep analysis of the opening short stor... more The immorality of Cepparello.
The aim of this paper is a deep analysis of the opening short story of the Decameron. Here Boccaccio plays with the reader, hiding himself behind Ser Cepparello, the main character, and giving rise to various interpretations.
Does the story concern a criticism against the religious habits and the popular naivety or is it rather a divertissement with the only goal of amusing the reader thanks to the power of the word?
First of all, the paper tries to recall the main critic positions, secondly attempts an interpretation of Ciappelletto, who unwillingly became Saint.
Key–words: Boccaccio, Irony, Subversion, Branca, Decameron
Books by Marcello Bolpagni
by Jiri Spicka, Francesco Bianco, Marcello Bolpagni, Sonia Trovato, Giada Mattarucco, Alberto D'Alfonso, Elisabetta Mantegna, Giovanna Alfonzetti, Alessandro Aresti, Vera Nigrisoli Wärnhjelm, Claudio Nobili, Paolo Benedetto Mas, and Linda Pennings Perché scrivere? Motivazioni, scelte, risultati. Atti del convegno internazionale di studi (Olomouc, 27-28 marzo 2015), 2017
Perché si scrive? Perché lo si fa optando per una lingua piuttosto che per un’altra? Quanto e com... more Perché si scrive? Perché lo si fa optando per una lingua piuttosto che per un’altra? Quanto e come possono le motivazioni influire sulla forma e sul contenuto di un testo scritto?
Intorno a questi interrogativi indagano i 49 saggi che compongono il volume: differenti per taglio e per argomento, essi presentano aspetti specifici del perché si scrive o del perché si è scritto, e del perché lo si fa (o si è fatto) proprio in italiano. La prospettiva è interdisciplinare: i contributi, per formazione degli autori e per strumenti scientifici impiegati, sono ascrivibili alla storia della lingua e a quella della letteratura, alla glottodidattica e alla critica letteraria, all’italianistica e alla comparatistica, non di rado con felici approcci transdisciplinari. A corredo del volume, uno spazio in rete dedicato ai Materiali supplementari.
by NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino, Vito Ricci, Furio Cappelli, Giovanni Collamati, Francesco Calò, Alberto Sanna, Davide Del Gusto, Nicolò Maria Fracasso, Marcello Bolpagni, Giulia Calabrò, Maria Paola Bulla, and Roberto Del Monte
The Poetics of the Decameron and Two Ways How to Be a Human Being
Chapters by Jiri Spicky only.
Jiří Špička - Marcello Bolpagni - Lenka Kováčová,
Univerzita Palackého v Olomouci, Olomouc 2013
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Papers by Marcello Bolpagni
Un particolare luogo molto ben caratterizzato dal punto di vista geolinguistico è la Sicilia: «dominata da mercanti toscani a Palermo e a Messina, a Trapani e a Catania, è presente col volto fascinoso di queste e altre città […] come una terra ricca e famigliare, protesa verso i temuti e favolosi porti barbareschi» . L’isola infatti è ambientazione principale di molte novelle, tra le quali ne spiccano alcune in cui fa capolino la realtà storica. Molto spesso la critica ha sottolineato il preponderante scarso interesse cronachistico di Boccaccio, dove «anche l’accurata informazione del nome e della condizione sociale, la determinazione geografica e politica rispondono spesso a un modello che richiede ordine, distinzione, completezza […] perché l’esempio risulti probante» . Altre volte invece l’esibizione di personaggi storicamente famosi deriva dalla loro esemplarità: sono i casi, solo per citarne alcuni, di Guglielmo II (IV 4), di Carlo D’Angiò (II 6) e di Pietro d’Aragona (X 7).
Anche dal punto di vista delle vicende storiche, Boccaccio predilige quelle della società a cavallo tra Duecento e Trecento, ossia, le grandi vicende internazionali, comprese naturalmente le guerre tra gli Angioini e la Sicilia svevo-aragonese (novelle II 5,6 e V 5,6).
Il fine del mio intervento è verificare in quali delle sette novelle siciliane i riferimenti alla realtà storica siano effettivamente validi e come influenzino il corso degli eventi: inoltre, sarà opportuno anche individuare quelle storie in cui, al contrario, Boccaccio forza la realtà, utilizzando la storia soltanto come uno scenario dove far muovere i suoi personaggi.
Senza dimenticare che, da buon narratore, Boccaccio si caratterizza per ammantare di verità le sue “parabole”, e, secondo tradizione, si concentra sull’utile e sul dolce già ben indicato da Orazio:
«Aut prodesse volunt aut delectare poetae / ut simul et iucunda et idonea dicere vitae» .
Ogniqualvolta la vicenda, nonostante le fonti e nonostante la presenza di personaggi realmente esistiti, si presenti già all’inizio come particolarmente improbabile, ecco che la «malafede non mascherata, perciò scherzosa e garbatamente complice» del Boccaccio si materializza, quasi a rassicurare il lettore, che in ogni caso riceverà da quella novella un insegnamento, e insieme si divertirà.
Nella Commedia dantesca la società contemporanea è presente, ma di secondo piano rispetto a Dante personaggio; nel Decameron essa è invece protagonista. È con questo spirito che, probabilmente, bisogna affrontare il vivacissimo alternarsi e mischiarsi di personaggi storici inseriti in racconti di fantasia, creati ad hoc non tanto per riempire un horror vacui di casistica, quanto per cercare di rappresentare il più variamente possibile le declinazioni dell’animo umano.
Ci sarebbe dunque, concretissimo, un rapporto tra le ambientazioni delle storie narrate dalla brigata e i suoi personaggi, come se i luoghi geografici influenzassero le azioni dei protagonisti.
Il nostro intento è quello di verificare se sia possibile creare un parallelismo strutturale tra l’astuzia dei personaggi e la città di Firenze, e, per opposizione, constatare come alcuni pregiudizi e inimicizie storico-politiche facciano sì che Venezia, Siena e altre realtà siano popolate da gente piuttosto sciocca.
La centralità di Firenze all’interno della geografia del Decameron è indiscussa: in effetti la maggior parte delle novelle è ambientata proprio in questa città, e sembra valere in tutta l’opera un semplice assioma per il quale più ci si allontana dalla Toscana (e da Napoli) più i contorni si fanno sfumati, la precisione scema e l’importanza dell’ambientazione viene meno. Forse anche per questo la critica ha sempre voluto cercare un significato particolare anche nella posizione delle novelle fiorentine all’interno delle varie giornate.
D’altro canto, Boccaccio utilizza spesso la caratterizzazione geolinguistica dialettale ogniqualvolta voglia tratteggiare negativamente un veneziano o un senese: sarà forse un caso? Altri confronti, come per esempio quello tra la novella ravennate di Nastagio degli Onesti (V 8) e quella fiorentina di Federigo degli Alberighi (V 9) ci aiuteranno a chiarire se davvero sia il caso di stabilire una scala di valori geografica.
Bibliografia essenziale:
- Vittore Branca, Boccaccio Medievale, Firenze, Sansoni, 1998 (1956);
- Giorgio Cavallini, Postilla sulla geografia del Decameron, in «Rivista di Letteratura Italiana», XX, vol.3, 2002, pp. 91-104;
- Roberto Mercuri, Genesi della tradizione letteraria italiana in Dante, Petrarca e Boccaccio, in «Letteratura italiana. Storia e geografia», vol. I, Torino, Einaudi, 1987;
- Giorgio Padoan, Sulla novella veneziana nel «Decameron», in Boccaccio Venezia e il Veneto, a cura di Vittore Branca e Giorgio Padoan, Firenze, Olschki, 1979, pp. 17-46;
- Manlio Pastore Stocchi, Dioneo e l’orazione di frate Cipolla, in Boccaccio Venezia e il Veneto, a cura di Vittore Branca e Giorgio Padoan, Firenze, Olschki, 1979, pp. 47- 61.
- Introduzione al Decameron, a cura di Michelangelo Picone e Margherita Mesirca, Firenze, Cesati, 2004;
- Francesco Tateo, Boccaccio, Laterza, Roma, 1998.
The aim of this paper is a deep analysis of the opening short story of the Decameron. Here Boccaccio plays with the reader, hiding himself behind Ser Cepparello, the main character, and giving rise to various interpretations.
Does the story concern a criticism against the religious habits and the popular naivety or is it rather a divertissement with the only goal of amusing the reader thanks to the power of the word?
First of all, the paper tries to recall the main critic positions, secondly attempts an interpretation of Ciappelletto, who unwillingly became Saint.
Key–words: Boccaccio, Irony, Subversion, Branca, Decameron
Books by Marcello Bolpagni
Intorno a questi interrogativi indagano i 49 saggi che compongono il volume: differenti per taglio e per argomento, essi presentano aspetti specifici del perché si scrive o del perché si è scritto, e del perché lo si fa (o si è fatto) proprio in italiano. La prospettiva è interdisciplinare: i contributi, per formazione degli autori e per strumenti scientifici impiegati, sono ascrivibili alla storia della lingua e a quella della letteratura, alla glottodidattica e alla critica letteraria, all’italianistica e alla comparatistica, non di rado con felici approcci transdisciplinari. A corredo del volume, uno spazio in rete dedicato ai Materiali supplementari.
Un particolare luogo molto ben caratterizzato dal punto di vista geolinguistico è la Sicilia: «dominata da mercanti toscani a Palermo e a Messina, a Trapani e a Catania, è presente col volto fascinoso di queste e altre città […] come una terra ricca e famigliare, protesa verso i temuti e favolosi porti barbareschi» . L’isola infatti è ambientazione principale di molte novelle, tra le quali ne spiccano alcune in cui fa capolino la realtà storica. Molto spesso la critica ha sottolineato il preponderante scarso interesse cronachistico di Boccaccio, dove «anche l’accurata informazione del nome e della condizione sociale, la determinazione geografica e politica rispondono spesso a un modello che richiede ordine, distinzione, completezza […] perché l’esempio risulti probante» . Altre volte invece l’esibizione di personaggi storicamente famosi deriva dalla loro esemplarità: sono i casi, solo per citarne alcuni, di Guglielmo II (IV 4), di Carlo D’Angiò (II 6) e di Pietro d’Aragona (X 7).
Anche dal punto di vista delle vicende storiche, Boccaccio predilige quelle della società a cavallo tra Duecento e Trecento, ossia, le grandi vicende internazionali, comprese naturalmente le guerre tra gli Angioini e la Sicilia svevo-aragonese (novelle II 5,6 e V 5,6).
Il fine del mio intervento è verificare in quali delle sette novelle siciliane i riferimenti alla realtà storica siano effettivamente validi e come influenzino il corso degli eventi: inoltre, sarà opportuno anche individuare quelle storie in cui, al contrario, Boccaccio forza la realtà, utilizzando la storia soltanto come uno scenario dove far muovere i suoi personaggi.
Senza dimenticare che, da buon narratore, Boccaccio si caratterizza per ammantare di verità le sue “parabole”, e, secondo tradizione, si concentra sull’utile e sul dolce già ben indicato da Orazio:
«Aut prodesse volunt aut delectare poetae / ut simul et iucunda et idonea dicere vitae» .
Ogniqualvolta la vicenda, nonostante le fonti e nonostante la presenza di personaggi realmente esistiti, si presenti già all’inizio come particolarmente improbabile, ecco che la «malafede non mascherata, perciò scherzosa e garbatamente complice» del Boccaccio si materializza, quasi a rassicurare il lettore, che in ogni caso riceverà da quella novella un insegnamento, e insieme si divertirà.
Nella Commedia dantesca la società contemporanea è presente, ma di secondo piano rispetto a Dante personaggio; nel Decameron essa è invece protagonista. È con questo spirito che, probabilmente, bisogna affrontare il vivacissimo alternarsi e mischiarsi di personaggi storici inseriti in racconti di fantasia, creati ad hoc non tanto per riempire un horror vacui di casistica, quanto per cercare di rappresentare il più variamente possibile le declinazioni dell’animo umano.
Ci sarebbe dunque, concretissimo, un rapporto tra le ambientazioni delle storie narrate dalla brigata e i suoi personaggi, come se i luoghi geografici influenzassero le azioni dei protagonisti.
Il nostro intento è quello di verificare se sia possibile creare un parallelismo strutturale tra l’astuzia dei personaggi e la città di Firenze, e, per opposizione, constatare come alcuni pregiudizi e inimicizie storico-politiche facciano sì che Venezia, Siena e altre realtà siano popolate da gente piuttosto sciocca.
La centralità di Firenze all’interno della geografia del Decameron è indiscussa: in effetti la maggior parte delle novelle è ambientata proprio in questa città, e sembra valere in tutta l’opera un semplice assioma per il quale più ci si allontana dalla Toscana (e da Napoli) più i contorni si fanno sfumati, la precisione scema e l’importanza dell’ambientazione viene meno. Forse anche per questo la critica ha sempre voluto cercare un significato particolare anche nella posizione delle novelle fiorentine all’interno delle varie giornate.
D’altro canto, Boccaccio utilizza spesso la caratterizzazione geolinguistica dialettale ogniqualvolta voglia tratteggiare negativamente un veneziano o un senese: sarà forse un caso? Altri confronti, come per esempio quello tra la novella ravennate di Nastagio degli Onesti (V 8) e quella fiorentina di Federigo degli Alberighi (V 9) ci aiuteranno a chiarire se davvero sia il caso di stabilire una scala di valori geografica.
Bibliografia essenziale:
- Vittore Branca, Boccaccio Medievale, Firenze, Sansoni, 1998 (1956);
- Giorgio Cavallini, Postilla sulla geografia del Decameron, in «Rivista di Letteratura Italiana», XX, vol.3, 2002, pp. 91-104;
- Roberto Mercuri, Genesi della tradizione letteraria italiana in Dante, Petrarca e Boccaccio, in «Letteratura italiana. Storia e geografia», vol. I, Torino, Einaudi, 1987;
- Giorgio Padoan, Sulla novella veneziana nel «Decameron», in Boccaccio Venezia e il Veneto, a cura di Vittore Branca e Giorgio Padoan, Firenze, Olschki, 1979, pp. 17-46;
- Manlio Pastore Stocchi, Dioneo e l’orazione di frate Cipolla, in Boccaccio Venezia e il Veneto, a cura di Vittore Branca e Giorgio Padoan, Firenze, Olschki, 1979, pp. 47- 61.
- Introduzione al Decameron, a cura di Michelangelo Picone e Margherita Mesirca, Firenze, Cesati, 2004;
- Francesco Tateo, Boccaccio, Laterza, Roma, 1998.
The aim of this paper is a deep analysis of the opening short story of the Decameron. Here Boccaccio plays with the reader, hiding himself behind Ser Cepparello, the main character, and giving rise to various interpretations.
Does the story concern a criticism against the religious habits and the popular naivety or is it rather a divertissement with the only goal of amusing the reader thanks to the power of the word?
First of all, the paper tries to recall the main critic positions, secondly attempts an interpretation of Ciappelletto, who unwillingly became Saint.
Key–words: Boccaccio, Irony, Subversion, Branca, Decameron
Intorno a questi interrogativi indagano i 49 saggi che compongono il volume: differenti per taglio e per argomento, essi presentano aspetti specifici del perché si scrive o del perché si è scritto, e del perché lo si fa (o si è fatto) proprio in italiano. La prospettiva è interdisciplinare: i contributi, per formazione degli autori e per strumenti scientifici impiegati, sono ascrivibili alla storia della lingua e a quella della letteratura, alla glottodidattica e alla critica letteraria, all’italianistica e alla comparatistica, non di rado con felici approcci transdisciplinari. A corredo del volume, uno spazio in rete dedicato ai Materiali supplementari.
Conferenza tenuta il giorno Venerdì, 1° Dicembre 2017 presso il Dipartimento di Lingue e Letterature, Comunicazione, Formazione e Società dell'Università degli Studi di Udine.
https://czech-it.github.io
Loquit - Colloquia di Italianistica
Filozofická fakulta, tř. Svobody 686/26, Olomouc
https://loquit.github.io/
Tuttavia, ci siamo trovati di fronte ad un sistema di catalogazione e individuazione dei luoghi che mancava di un metodo univoco: proponiamo quindi, con questo intervento, un approccio schematico alle novelle e ai personaggi del Decameron che permetta di verificare graficamente quanto sostenuto per anni, ma senza supporti statistici chiari. Classificheremo le novelle in base alla distanza da Firenze (località scelta come punto di riferimento per la sua centralità nell’opera) dei luoghi in cui esse sono ambientate. Per ciò che riguarda i personaggi, invece, sarà una mappa coropletica a rappresentare la loro provenienza (si considerano solo personaggi di origine italiana).
I dati saranno inseriti in apposite tabelle. La lettura di queste tabelle, unita alla cernita dei luoghi e all’analisi narratologica dei personaggi, porterà a conclusioni attendibili sulle intenzioni e sul valore morale dello spazio attraverso le cento novelle.
motivazioni, scelte, risultati" (27-28 marzo).