Conference Presentations by Paolina Catapano
Workshop “I Triumphi di Petrarca e la loro (s)fortuna cinquecentesca”, Berlino, Freie Universität... more Workshop “I Triumphi di Petrarca e la loro (s)fortuna cinquecentesca”, Berlino, Freie Universität, 11-12 aprile 2024.
21 maggio 2024, Università per Stranieri di Perugia
Seminario in occasione della pubblicazione de... more 21 maggio 2024, Università per Stranieri di Perugia
Seminario in occasione della pubblicazione del volume di Roberta Cella (Università di Pisa), La lingua di Petrarca (Bologna, Il mulino, 2023: Collana «Itinerari», Serie «Italiano d’autore», 2).
Moderano Diletta Bergamo, Paolina Catapano, Marco Incognito.
Discutono con l'Autrice: Valentina Gasbarra, Laura Refe, Sabrina Stroppa
Interventi conclusivi di Laura Refe e Lorenzo di Simone.
Colloque international "Intérieur / extérieur. Dialectique et représentations en dynamique (Itali... more Colloque international "Intérieur / extérieur. Dialectique et représentations en dynamique (Italie, XIIIe -XVe siècle)". Paris, Sorbonne Nouvelle (CERLIM), 9-10 juin 2023.
Tra constitutio textus ed esegesi: commentare i Triumphi di Petrarca nel Cinquecento (Panel "Petr... more Tra constitutio textus ed esegesi: commentare i Triumphi di Petrarca nel Cinquecento (Panel "Petrarchismo: edizioni e commenti")
Papers by Paolina Catapano
Antike und Abendland, 2024
Il saggio indaga la fortuna quattro-cinquecentesca dei versi «Ille ego qui quondam…» che, secondo... more Il saggio indaga la fortuna quattro-cinquecentesca dei versi «Ille ego qui quondam…» che, secondo una notizia trasmessa dagli antichi biografi virgiliani, sarebbero stati espunti dalla redazione originaria del proemio dell’Eneide. I versi, trasmessi da Elio Donato e Servio, sono da ritenersi spuri e compaiono saltuariamente nei manoscritti del poema a partire dal IX secolo, ma è tra Quattro e Cinquecento che la loro circolazione diviene più frequente, ricevendo un impulso determinante con le edizioni a stampa. Nella prima parte, quindi, si propongono i risultati di una ricerca condotta su un campione di 75 edizioni dell’Eneide stampate tra il 1469 e il 1550, finalizzata non solo a registrare la presenza di «Ille ego…» (che interessa il totale delle edizioni, con due sole eccezioni tra gli incunaboli), ma anche a chiarirne lo statuto, in bilico tra paratesto liminare e vero e proprio testo incipitario: pertanto le edizioni sono classificate secondo le modalità di mise en page dei versi, rilevando l’apposizione di eventuali note esegetiche nelle edizioni commentate. Nella seconda parte mi soffermo proprio sull’instaurarsi di questa nuova tradizione esegetica con le esposizioni stampate nelle edizioni virgiliane a partire da inizio Cinquecento (Agostino Dati, Pierio Valeriano, Badio Ascensio) che, rispetto ai principali commenti antichi e medievali, corredano i versi dell’incipit spurio di glosse puntuali, discutendone la funzione all’interno del proemio secondo le dottrine poetiche e retoriche classiche e interrogandosi sull’opportunità della loro reintegrazione nella sede incipitaria. Gli argomenti addotti anticipano alcune delle tesi proposte dai filologi novecenteschi e toccano questioni di rilievo in merito alle convenzioni del genere epico. Si esamina quindi il consolidamento di questa tradizione esegetica nelle edizioni commentate successive, fino a fine secolo, in cui si moltiplicano le attestazioni di «Ille ego…» come unico incipit dell’Eneide e, parallelamente, si introduce la discussione relativa alla loro autenticità. Infine, si tenta di ipotizzare le motivazioni che determinarono il recupero dei versi e produssero tale fioritura di discussioni e commenti.
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa - Classe di Lettere e Filosofia, 2024
Il contributo esamina la Raccolta d’orazioni e rime di diversi (1589) per la morte del cardinale ... more Il contributo esamina la Raccolta d’orazioni e rime di diversi (1589) per la morte del cardinale Alessandro Farnese, miscellanea di prose e versi in tre lingue (latino, italiano e, in misura minoritaria, spagnolo) pubblicata a Roma da Francesco Coattini a ridosso delle esequie del cardinale. La prima parte del saggio analizza la struttura della Raccolta, tentando di chiarire l’organizzazione interna dei testi anche in rapporto alle fasi di allestimento e offrire una fisionomia complessiva dei partecipanti, che comprendono letterati di prestigio, come Torquato Tasso, minimi e ignoti. Nella seconda parte mi propongo di evidenziare come la silloge si offra come una replica testuale dell’apparato funerario allestito per le esequie attraverso alcune metafore architettoniche diffuse. Infine mi soffermo su alcuni temi ricorrenti e sull’elaborazione artificiosa dell’encomio e del discorso epicedico.
This essay examines the Raccolta d'orazioni e rime di diversi (1589) for the death of Cardinal Alessandro Farnese, a trilingual collection of prose and verse (Latin, Italian and, to a lesser extent, Spanish) published in Rome by Francesco Coattini shortly after the cardinal's funeral. The first part focuses on the structure of the Raccolta, its preparatory stages and the identities of the contributors: among them there are prestigious poets, such as Torquato Tasso, as well as minor and unknown ones. In the second part, I try to show how the anthology presents itself as a double of the funerary apparatus set up for the celebrations through some widespread architectural metaphors. Finally, I analyse some recurring themes and the forms through which praise and eulogy are delivered.
Petrarchesca, 2024
Il saggio si interroga sulle modalità dell’esegesi degli elementi arborei del Canzoniere nei comm... more Il saggio si interroga sulle modalità dell’esegesi degli elementi arborei del Canzoniere nei commenti quattro-cinquecenteschi. Nella prima parte si analizzano le esposizioni relative a presenze vegetali ricorrenti, evidenziando come i contesti determinino letture diversificate, consolidatesi precocemente in una tradizione condivisa da più commentatori. Nella seconda parte ci si sofferma sui casi di glosse digressive di tipo scientifico-naturalistico, sempre più svincolate dai testi petrarcheschi. Infine, si esamina come questa tendenza centrifuga si accentui con l’inventariazione dei fitonimi nelle tavole delle materie accluse alle edizioni.
The essay deals with the methods of exegesis of the arboreal elements of the Canzoniere in the 15th-16th c. commentaries. In the first part I analyze the commentaries related to recurring vegetal presences, highlighting how the contexts determine diversified readings, consolidated in a tradition shared by multiple commentators. In the second part I focus on some cases of digressive glosses of a scientific-naturalistic type, increasingly detached from Petrarchan texts. Finally, I examine how the recording of phytonyms in the indexes of matters accompanying the editions accentuates this centrifugal tendency.
AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica
Il contributo indaga la ricezione cinquecentesca dell’incipit dell’Eneide come modello di proemio... more Il contributo indaga la ricezione cinquecentesca dell’incipit dell’Eneide come modello di proemio per il poema epico soffermandosi in particolare sul trattamento dei quattro versi («Ille ego qui quondam...») che secondo Donato e Servio avrebbero originariamente costituito la prima parte di un proemio più esteso e sarebbero poi stati espunti dagli editori del poema. Largamente circolanti nelle edizioni cinquecentesche, anche con il corredo di apposite note esegetiche, nella seconda metà del secolo i versi compaiono in poetiche e altri trattati volgari (Castelvetro, Speroni, Tasso) con la funzione di esemplificare l’applicazione di precetti relativi al proemio, come la dottrina retorica dell’exordium e le prescrizioni oraziane per l’incipit epico formulate nell’Ars poetica. Lo scopo del saggio è evidenziare quali rilievi consolidatisi nella tradizione esegetica vengono ripresi nella trattatistica, tentando di verificare se e in quale misura il proemio spurio poteva rappresentare, alme...
AOQU, IV 1 (Forme e modi dell’epica 2), 2023
La versione integrale del saggio è consultabile a questo indirizzo: https://riviste.unimi.it/inde... more La versione integrale del saggio è consultabile a questo indirizzo: https://riviste.unimi.it/index.php/aoqu/article/view/20497/18222 .
Il contributo indaga la ricezione cinquecentesca dell’incipit dell’Eneide come modello di proemio per il poema epico soffermandosi in particolare sul trattamento dei quattro versi («Ille ego qui quondam...») che secondo Donato e Servio avrebbero originariamente costituito la prima parte di un proemio più esteso e sarebbero poi stati espunti dagli editori del poema. Largamente circolanti nelle edizioni cinquecentesche, anche con il corredo di apposite note esegetiche, nella seconda metà del secolo i versi compaiono in poetiche e altri trattati volgari (Castelvetro, Speroni, Tasso) con la funzione di esemplificare l’applicazione di precetti relativi al proemio, come la dottrina retorica dell’exordium e le prescrizioni oraziane per l’incipit epico formulate nell’Ars poetica. Lo scopo del saggio è evidenziare quali rilievi consolidatisi nella tradizione esegetica vengono ripresi nella trattatistica, tentando di verificare se e in quale misura il proemio spurio poteva rappresentare, almeno teoricamente, un modello alternativo rispetto al canonico «Arma virumque cano».
Il contributo indaga l’esegesi a Petrarca nel Cinquecento secondo una prospettiva inedita, quella... more Il contributo indaga l’esegesi a Petrarca nel Cinquecento secondo una prospettiva inedita, quella del rapporto dei commentatori con i propri maestri. È prassi piuttosto comune che molte «esposizioni» cinquecentesche nascano come il prodotto di comunita culturali, dove un maestro leggeva e illustrava Petrarca ai suoi allievi, che poi ne trascrivevano gli esiti. Si ripercorrono qui tanto il rapporto di discepolato di Giovanni Andrea Gesualdo con Antonio Minturno, che si concretizzò nel commento a Petrarca del 1533, quanto la scuola di Trifone Gabriele, traguardata dalle esperienze di Bernardino Daniello e Antonio Brocardo. Infine si riserva un approfondimento alle emersioni di rapporti tra maestri e allievi nei commenti dialogici a Petrarca.
The paper analyses the exegesis of Petrarch in the 16th century from a new perspective: the relationship between the creators and their masters. It is common that many sixteenth-century ‘esposizioni’ develop within cultural communities, where a master read and illustrated Petrarch to his pupils, who then transcribed the results. We trace here both Giovanni Andrea Gesualdo’s discipleship with Antonio Minturno, which come into being in the commentary on Petrarch in 1533, and the school of Trifone Gabriele, characterized by the experiences of Bernardino Daniello and Antonio Brocardo. Finally, an in-depth study is dedicated to the relations between masters and pupils in the dialogic commentaries on Petrarch.
Introduzione (Sabrina Stroppa); 1. Il caso Minturno-Gesualdo: un rapporto all’insegna di Petrarca (Nicole Volta); 2. Trifone Gabriele ≪novello Socrate≫ - 3. Socrate e Platone: Trifone Gabriele e Bernardino Daniello (Marco Incognito); 4. L’allievo Brocardo tra i maestri Bembo e Gabriele (Diletta Bergamo); 5. La ‘mise en abime’ della lezione su Petrarca: la relazione maestro-allievo nei commenti in forma dialogica (Paolina Catapano)
Il contributo si sofferma sul passaggio di schemi esegetici e rilievi filologici dai commenti vir... more Il contributo si sofferma sul passaggio di schemi esegetici e rilievi filologici dai commenti virgiliani a quelli petrarcheschi a partire da un passo del commento di Bernardino Daniello al Canzoniere in cui i primi versi di Rvf XXIII vengono accostati al cosiddetto "pre-proemio" dell'Eneide, proposto come esempio virtuoso di incipit.
Linguistica e letteratura, 2022
Il contributo prende in esame i Rerum memorandarum libri petrarcheschi soffermandosi in particola... more Il contributo prende in esame i Rerum memorandarum libri petrarcheschi soffermandosi in particolare su due trattati, De studio et doctrina (Mem. I 11-37) e De ingenio et eloquentia (Mem. II 16-36), in cui la galleria di exempla utili a illustrare le diverse facoltà mediante le quali si realizza la virtus della prudentia assume forme assimilabili al catalogo di auctores. Dopo aver rilevato le ascendenze prevalentemente ciceroniane delle nozioni petrarchesche di studium, doctrina, ingenium ed eloquentia, evidenziando la marcata interconnessione dei due capitoli e la loro preminenza nel disegno della prima parte dell’opera, si passa ad analizzare nel dettaglio ciascun trattato, concentrandosi sui meccanismi che presiedono all’elaborazione della serie di exempla e sui suoi modelli strutturali. In chiusura si tenta di puntualizzare il significato di questa operazione di recupero dei nomina e delle opere dei letterati antichi come res memorandae, fermandosi a discutere la (quasi) totale assenza di exempla moderni e riflettendo su quale immagine dell’autore emerge dalla lettura di queste pagine.
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Conference Presentations by Paolina Catapano
Seminario in occasione della pubblicazione del volume di Roberta Cella (Università di Pisa), La lingua di Petrarca (Bologna, Il mulino, 2023: Collana «Itinerari», Serie «Italiano d’autore», 2).
Moderano Diletta Bergamo, Paolina Catapano, Marco Incognito.
Discutono con l'Autrice: Valentina Gasbarra, Laura Refe, Sabrina Stroppa
Interventi conclusivi di Laura Refe e Lorenzo di Simone.
Papers by Paolina Catapano
This essay examines the Raccolta d'orazioni e rime di diversi (1589) for the death of Cardinal Alessandro Farnese, a trilingual collection of prose and verse (Latin, Italian and, to a lesser extent, Spanish) published in Rome by Francesco Coattini shortly after the cardinal's funeral. The first part focuses on the structure of the Raccolta, its preparatory stages and the identities of the contributors: among them there are prestigious poets, such as Torquato Tasso, as well as minor and unknown ones. In the second part, I try to show how the anthology presents itself as a double of the funerary apparatus set up for the celebrations through some widespread architectural metaphors. Finally, I analyse some recurring themes and the forms through which praise and eulogy are delivered.
The essay deals with the methods of exegesis of the arboreal elements of the Canzoniere in the 15th-16th c. commentaries. In the first part I analyze the commentaries related to recurring vegetal presences, highlighting how the contexts determine diversified readings, consolidated in a tradition shared by multiple commentators. In the second part I focus on some cases of digressive glosses of a scientific-naturalistic type, increasingly detached from Petrarchan texts. Finally, I examine how the recording of phytonyms in the indexes of matters accompanying the editions accentuates this centrifugal tendency.
Il contributo indaga la ricezione cinquecentesca dell’incipit dell’Eneide come modello di proemio per il poema epico soffermandosi in particolare sul trattamento dei quattro versi («Ille ego qui quondam...») che secondo Donato e Servio avrebbero originariamente costituito la prima parte di un proemio più esteso e sarebbero poi stati espunti dagli editori del poema. Largamente circolanti nelle edizioni cinquecentesche, anche con il corredo di apposite note esegetiche, nella seconda metà del secolo i versi compaiono in poetiche e altri trattati volgari (Castelvetro, Speroni, Tasso) con la funzione di esemplificare l’applicazione di precetti relativi al proemio, come la dottrina retorica dell’exordium e le prescrizioni oraziane per l’incipit epico formulate nell’Ars poetica. Lo scopo del saggio è evidenziare quali rilievi consolidatisi nella tradizione esegetica vengono ripresi nella trattatistica, tentando di verificare se e in quale misura il proemio spurio poteva rappresentare, almeno teoricamente, un modello alternativo rispetto al canonico «Arma virumque cano».
The paper analyses the exegesis of Petrarch in the 16th century from a new perspective: the relationship between the creators and their masters. It is common that many sixteenth-century ‘esposizioni’ develop within cultural communities, where a master read and illustrated Petrarch to his pupils, who then transcribed the results. We trace here both Giovanni Andrea Gesualdo’s discipleship with Antonio Minturno, which come into being in the commentary on Petrarch in 1533, and the school of Trifone Gabriele, characterized by the experiences of Bernardino Daniello and Antonio Brocardo. Finally, an in-depth study is dedicated to the relations between masters and pupils in the dialogic commentaries on Petrarch.
Introduzione (Sabrina Stroppa); 1. Il caso Minturno-Gesualdo: un rapporto all’insegna di Petrarca (Nicole Volta); 2. Trifone Gabriele ≪novello Socrate≫ - 3. Socrate e Platone: Trifone Gabriele e Bernardino Daniello (Marco Incognito); 4. L’allievo Brocardo tra i maestri Bembo e Gabriele (Diletta Bergamo); 5. La ‘mise en abime’ della lezione su Petrarca: la relazione maestro-allievo nei commenti in forma dialogica (Paolina Catapano)
Seminario in occasione della pubblicazione del volume di Roberta Cella (Università di Pisa), La lingua di Petrarca (Bologna, Il mulino, 2023: Collana «Itinerari», Serie «Italiano d’autore», 2).
Moderano Diletta Bergamo, Paolina Catapano, Marco Incognito.
Discutono con l'Autrice: Valentina Gasbarra, Laura Refe, Sabrina Stroppa
Interventi conclusivi di Laura Refe e Lorenzo di Simone.
This essay examines the Raccolta d'orazioni e rime di diversi (1589) for the death of Cardinal Alessandro Farnese, a trilingual collection of prose and verse (Latin, Italian and, to a lesser extent, Spanish) published in Rome by Francesco Coattini shortly after the cardinal's funeral. The first part focuses on the structure of the Raccolta, its preparatory stages and the identities of the contributors: among them there are prestigious poets, such as Torquato Tasso, as well as minor and unknown ones. In the second part, I try to show how the anthology presents itself as a double of the funerary apparatus set up for the celebrations through some widespread architectural metaphors. Finally, I analyse some recurring themes and the forms through which praise and eulogy are delivered.
The essay deals with the methods of exegesis of the arboreal elements of the Canzoniere in the 15th-16th c. commentaries. In the first part I analyze the commentaries related to recurring vegetal presences, highlighting how the contexts determine diversified readings, consolidated in a tradition shared by multiple commentators. In the second part I focus on some cases of digressive glosses of a scientific-naturalistic type, increasingly detached from Petrarchan texts. Finally, I examine how the recording of phytonyms in the indexes of matters accompanying the editions accentuates this centrifugal tendency.
Il contributo indaga la ricezione cinquecentesca dell’incipit dell’Eneide come modello di proemio per il poema epico soffermandosi in particolare sul trattamento dei quattro versi («Ille ego qui quondam...») che secondo Donato e Servio avrebbero originariamente costituito la prima parte di un proemio più esteso e sarebbero poi stati espunti dagli editori del poema. Largamente circolanti nelle edizioni cinquecentesche, anche con il corredo di apposite note esegetiche, nella seconda metà del secolo i versi compaiono in poetiche e altri trattati volgari (Castelvetro, Speroni, Tasso) con la funzione di esemplificare l’applicazione di precetti relativi al proemio, come la dottrina retorica dell’exordium e le prescrizioni oraziane per l’incipit epico formulate nell’Ars poetica. Lo scopo del saggio è evidenziare quali rilievi consolidatisi nella tradizione esegetica vengono ripresi nella trattatistica, tentando di verificare se e in quale misura il proemio spurio poteva rappresentare, almeno teoricamente, un modello alternativo rispetto al canonico «Arma virumque cano».
The paper analyses the exegesis of Petrarch in the 16th century from a new perspective: the relationship between the creators and their masters. It is common that many sixteenth-century ‘esposizioni’ develop within cultural communities, where a master read and illustrated Petrarch to his pupils, who then transcribed the results. We trace here both Giovanni Andrea Gesualdo’s discipleship with Antonio Minturno, which come into being in the commentary on Petrarch in 1533, and the school of Trifone Gabriele, characterized by the experiences of Bernardino Daniello and Antonio Brocardo. Finally, an in-depth study is dedicated to the relations between masters and pupils in the dialogic commentaries on Petrarch.
Introduzione (Sabrina Stroppa); 1. Il caso Minturno-Gesualdo: un rapporto all’insegna di Petrarca (Nicole Volta); 2. Trifone Gabriele ≪novello Socrate≫ - 3. Socrate e Platone: Trifone Gabriele e Bernardino Daniello (Marco Incognito); 4. L’allievo Brocardo tra i maestri Bembo e Gabriele (Diletta Bergamo); 5. La ‘mise en abime’ della lezione su Petrarca: la relazione maestro-allievo nei commenti in forma dialogica (Paolina Catapano)