Books by Marco Binotto
Viviamo in una società dei consumi. Attraverso l’acquisto esprimiamo la nostra identità, la nostr... more Viviamo in una società dei consumi. Attraverso l’acquisto esprimiamo la nostra identità, la nostra posizione sociale, le nostre idee. Sempre più spesso usiamo i consumi anche per partecipare, come strumento di cittadinanza. Si chiama consumo critico.
Comunicazione solidale affronta il profondo cambiamento nelle preferenze e nei criteri d’acquisto in atto negli ultimi decenni, dei movimenti che usano il consumo per modificare il funzionamento del mercato o il comportamento delle imprese. Sono davvero numerose le pratiche di consumo responsabile, tra queste il volume concentra l’attenzione sull’acquisto di prodotti realizzati adottando criteri di sostenibilità e responsabilità sociale o da agricoltura biologica compiuti attraverso l’organizzazione collettiva dei GAS, i gruppi di acquisto solidali.
Il movimento dei GAS, il prossimo anno, compirà trent’anni. Eppure, in tutto questo tempo, non ha costruito una solida organizzazione nazionale, non ha beneficiato di interventi pubblici o sovvenzioni, anzi si è sviluppato praticamente all’oscuro sia dell’attenzione pubblica e dei media, sia della politica e del mondo imprenditoriale. Proprio per questo la sua storia è interessante e a tratti miracolosa. Partendo dall’analisi della comunicazione il volume cerca di rispondere a una semplice domanda: come hanno fatto?
La necessità di erigere muri e barriere, ripristinare confini, trattenere ondate di profughi e mi... more La necessità di erigere muri e barriere, ripristinare confini, trattenere ondate di profughi e migranti appare oggi una delle più urgenti priorità che coinvolgono l’Unione Europea. I media hanno un ruolo centrale nel definire i margini simbolici del nostro spazio, nel costruire le rappresentazioni dei fenomeni che caratterizzano la contemporaneità, nel fornire spiegazioni al profondo mutamento della società, come quello rappresentato dall’immigrazione e dalla presenza straniera. In una società che diventa di fatto plurale rispetto alla provenienza geografica e all’appartenenza culturale, l’informazione sul fenomeno migratorio e sui temi collegati (richieste di asilo, integrazione, confronto con culture e religioni diverse, ecc.) appare spesso imbrigliata da distorsioni e stereotipi.
Numerose ricerche, negli oltre trent’anni di esperienza dell’Italia come paese di immigrazione, sono state dedicate a indagare la capacità del giornalismo di leggere un fenomeno tanto complesso, la cui immagine mediale è spesso, invece, schiacciata sulla sola dimensione della cronaca nera, dell’insicurezza e dell’emergenza. Il volume riassume i contorni di questa fotografia statica della società italiana in rapporto ai fenomeni migratori, analizza le interpretazioni e i frame prevalenti nel discorso pubblico e la politicizzazione del tema, indaga la capacità di “prendere la parola” da parte dei diversi soggetti coinvolti e delle stesse persone immigrate.
Perché i media possono contribuire a raffigurare o a evidenziare differenze e processi, a edificare ma anche ad abbattere confini.
La gigantografia è un processo fotografico, l’alterazione delle forme e delle dimensioni di una s... more La gigantografia è un processo fotografico, l’alterazione delle forme e delle dimensioni di una stessa rappresentazione per evidenziarla, per enfatizzarne un aspetto. È quanto avviene all’immagine dell’immigrazione: è un fenomeno in perenne movimento, eppure è per larga parte rappresentato da una fotografia, un fotogramma immobile ormai da trent’anni. I media sembrano accontentarsi di questa immagine statica e apparentemente immutabile scegliendo un particolare, un aspetto da ingrandire e esaltare. È l’aspetto nero, tenebroso, presente in ogni fenomeno umano, quello problematico, legato spesso al linguaggio del delitto, alle emozioni del dolore, alle paure dell’invasione e del degrado. Una gigantografia, quella dell’immigrazione e della presenza straniera in Italia, appiattita sulla dimensione dell’emergenza, della sicurezza e di una visione “naturalmente” problematica del fenomeno.
Questa in estrema sintesi è una delle maggiori evidenze emerse dalla “Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani” qui pubblicata nella sua versione integrale (insieme ad una sua sintesi già diffusa nel dicembre del 2009). Si è ritenuto utile pubblicare l’intero rapporto di ricerca al fine di contribuire al dibattito scientifico e al più ampio confronto con le ricerche sul tema, mettendo così a disposizione un quadro più completo dei dati raccolti nell’ambito di ricerche sviluppate sulle tematiche del rapporto tra minoranze e sistema mediale dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma. Un interesse che continua dal 2004, anno di pubblicazione del primo sistematico lavoro su questi temi in FuoriLuogo L’immigrazione nei media italiani, fino alle attuali attività di monitoraggio e riflessione scientifica che ruotano intorno alle iniziative per la “Carta di Roma”, il Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti.
Journal article by Marco Binotto
Comunicazioni sociali, 2022
For decades now, the framing of migrations in public discourse and news media appears to be stuck... more For decades now, the framing of migrations in public discourse and news media appears to be stuck within a limited number of recurring stories. Therefore, the need emerges to find new perspectives in policies and a narrative more useful to understand the social change produced by migratory processes and offer new interpretations. The effectiveness of these alternatives is closely related to the ability to analyse the structure of the dominant frames and the metaphorical connections of the hegemonic narratives. Additionally, the contribution aims at offering a methodology to analyse the media discourse, a specific set of definitions and some tools useful for analysing the impact of arts, campaigns and media activist action and, at least, to design new and more effective ones. For this objective, the article addresses three needs: a) refining the description of the dominant narratives, by proposing a heuristic scheme to define key metaphors, and general as well as specific issue frames; b) completing this structure with the possible strategies for minority voices, by defining the relationship between the dominant narratives and those that, over time, have been constructed to counter them (counter-narratives), as well as those that are built to provide new sense and narrative-reframing; c) evaluating these possibilities by placing in this scheme some examples of counter-frames to verify their argumentative effect and possible effectiveness. In this third part the article analyses some artistic interventions or civil society campaigns developed in the Italian or international context to investigate their position in this scheme and to answer the following research questions: are these proposals built only as simple counter-frames, that is, do they only react, reformulating only one of the aspects of the narrative present in the agenda? Or are they reframing strategies, that is, they offer a different discourse with respect to fundamental frames, key metaphors and basic analogies or dualities. In other words, starting from the analysis of the framing structure the goal is to investigate and measure the agency capabilities.
Studi Emigrazione., 2023
The framing of migrations appears in public discourse for decades stuck around a limited number o... more The framing of migrations appears in public discourse for decades stuck around a limited number of recurring stories. For this reason, more actors express the need to find different narratives, more useful to understand this social change. In this direction, the article addresses three needs: 1) refine the description of the dominant narratives, proposing a heuristic scheme to define key metaphors and frames; 2) complete this structure with the possible strategies for minority voices, defining the relationship between the dominant narratives and those that, over time, have been constructed to counter them; 3) evaluate these possibilities by placing in this scheme some examples of counter-frames to verify their argumentative effect. In other words, starting from the analysis of the framing structure in the direction you go to investigate and measure the agency capabilities.
a H-ermes. Journal of Communication, 2021
Borders and Enemies. Imaginary and frame of migrations in Italian public debate. Over the years m... more Borders and Enemies. Imaginary and frame of migrations in Italian public debate. Over the years many researchers have investigated the public debate on migrations, providing a restricted panorama drawn by some consolidated frames, a repertoire of recurring argument, images and iconic representations. This contribution will report on three prevailing public definitions of immigration, adding to these representations a fundamental aspect to understand its strength and effectiveness. In fact, when reconstructing the definitions of the situation, we will combine the metaphorical formulas that are used by speakers with the set of symbolic references that allow us to connect their explanations to narratives, mythologies and images rooted in our culture as well as in the Italian collective imagination. Following the example of Gamson's work, some examples of satirical cartoons and memes are presented together with the definition. The aim is to exemplify some strategies of exploration of the theme and, above all, the strength of the framing leading to a synthetic and visual representation of a wider and more complex narrative that can however, be easily recalled and exposed in a few strokes and images. The analysis of the imaginary is essential to understand how each frame can work, to build representations that are both concrete and rich, plausible and full of references to symbols, myths, "cultural resonances". In so doing, the frame is built as common sense by contributing to the production of an effective and, almost literally, hegemonic communication.
MONDI MIGRANTI, 2020
Media play a central role in the process of symbolic and social construction of reality: the news... more Media play a central role in the process of symbolic and social construction of reality: the news trace the outlines of the identities and of public policies in a particularly evident way in the representation of migrations. Over the years many researches have investigated this coverage providing a panorama drawn by some consolidated frames, a repertoire of recurring images, iconic representations of the foreigner, of the ‘different’, of the ‘enemy’ and of the ‘evil’. Adopting a sociological perspective on communication and media studies, the contribution explores the contours of this cultural horizon through data and case histories from empirical paths (2000-2019) and the international literature on the subject. The conclusion is that there are three prevalent frames – ‘security’, ‘crisis’, ‘pietistic’ – in which iconic, linguistic and metaphorical apparatuses define the most common interpretative keys in the journalistic representation of the migratory phenomenon.
Sociologia e Ricerca Sociale , 2019
Contemporary social movements focused on environmental and social sustainability, present an emer... more Contemporary social movements focused on environmental and social sustainability, present an emerging need to combine, at least at a symbolic level, the changes in policies with profound transformations in everyday life and, therefore, a need to combine these lifestyle changes with corresponding imagery. The article presents a research on communication (websites, social media and visual identity) of 76 GAS, Solidarity Purchase Groups, active in Italy; among the numerous practices of political consumerism this requires more stable forms of engagement. The results outline a connected and dispersed movement, varying between the mistrust towards the visual culture and the construction of narratives consistent with their founding values.
Comunicazione politica, 2019
La campagna di comunicazione del «Fertility Day», promossa dal Ministero della Salute italiano ne... more La campagna di comunicazione del «Fertility Day», promossa dal Ministero della Salute italiano nell’agosto 2016 e volta a sensibilizzare cittadine e cittadini sul tema della fertilità di coppia, ha generato vivaci contestazioni, particolarmente interessanti sotto il profilo socio-comunicativo. Nelle intenzioni degli ideatori, l’iniziativa avrebbe dovuto coinvolgere attivamente le audience connesse via social media con immagini e slogan potenzialmente virali, orientati a preservare la fertilità e giocati su registri linguistici informali e toni irriverenti. Proprio questi messaggi si sono trasformati però nel bersaglio di un’estesa e articolata protesta. La diffusione dei materiali comunicativi ha suscitato fin da subito una polemica che ha attraversato le conversazioni social. Successivamente, il dissenso ha assunto una dimensione compiutamente politica, sfociando in una controcampagna online (individuata dall’hashtag #FertilityFake) e in una manifestazione di piazza. Il filo comune che tiene insieme le reazioni spontanee dei cittadini e la mobilitazione degli attivisti in una vera e propria controcampagna è il reframing complessivo della campagna pubblica, che rende le mobilitazioni contro il Fertility Day un caso di engagement imprevisto. La ricerca si concentra sull’analisi dei materiali della controcampagna e le pratiche politiche comunicative della società civile organizzata, evidenziando come lo stile comunicativo informale e ironico, comune a molte mobilitazioni contemporanee e utilizzato anche in campagne di comunicazione pubblica, si riveli capace di «attivare» le abilità creative e produttive dei pubblici, con esiti non sempre prevedibili.
– Media play a central role in the process of symbolic and social construction of reality; the ne... more – Media play a central role in the process of symbolic and social construction of reality; the news trace the outlines of the spaces defining the identities – who is in, the belonging, who is the other, as well as the explanatory dimensions and the attributions of responsibility that prelude the formation of public policies – what happens and what should be done. In the decades-long experience of Italy and other advanced countries, this role is particularly evident in the representation of migratory phenomena. Many researches, over the years, have investigated the ability or (more often) the inability of journalism to read the complexity of this phenomenon, providing a panorama drawn by some consolidated frames, a repertoire of recurring images, iconic representations of the foreigner, of the 'evil', of the 'enemy' and of the 'different'. Given the diversification of situations, events, political-institutional frameworks, this landscape maintains consistency in the construction of a discursive space that regenerates national and community membership and legitimate policies of exclusion. Adopting a sociological perspective on communication and media studies, the contribution explores the contours of this cultural horizon through data and case histories from empirical paths and the international literature on the subject. Our conclusion is that there are three prevalent frames – 'security', 'crisis', 'pietistic' – in which iconic, linguistic and metaphorical apparatuses define the most common interpretative keys in the journalistic representation of the migratory phenomenon.
Rete Nazionale Ricercatori Precari, Rete GAS, Rete Genitori Rainbow, Rete degli studenti medi, Re... more Rete Nazionale Ricercatori Precari, Rete GAS, Rete Genitori Rainbow, Rete degli studenti medi, Rete del Caffè Sospeso, Rete della Conoscenza, Rete di Lilliput, Rete Lenford, Rete di Economia Solidale; Reti: molte organizzazioni della società civile e dei movimenti sociali adottano questo termine per definirsi. Così spesso che questa metafora appare non solo il frame per definire l’azione collettiva ma anche una sua nuova, e oramai consolidata, ideologia. Dove nasce questa pratica identitaria, questa modo di concepire e incorniciare movimenti e organizzazioni?
L’articolo intende analizzare le recenti mobilitazioni collettive per proporre alcune risposte a queste ipotesi. Quale legame c’è tra la forza dell’immagine della rete come illustrazione e prefigurazione di movimenti decentrati, orizzontali, frammentati e le forme ideologiche proprie di una società costruita proprio intorno a questa metafora? Quale connessione esiste tra le tecnologie di comunicazione utilizzate per costruire le forme organizzative dei movimenti contemporanei e la forma assunta da questa azione collettiva?
A research on a health scandal triggered and hyped by the media. The study analyzes the news cove... more A research on a health scandal triggered and hyped by the media. The study analyzes the news coverage of an episode of the so-called “malasanità"a term used by italian media to label health and medical malpractice for over twenty years. This term, which could be not effectively translated in English, aims to complain and to summarize a wide variety of undesirable situations involving health organisation and medical care. This term also became a popular metaphor to define the ways in which italian media address health care related issue, to define health care as social problems and to point at possible resolutions. The construction of media scandal narrative, as well as the role of newsmedia as moral entrepeneurs were analyzed trough the lens of ancient greek tragedy, showing suprising similarities and analogies with current behaviour of newsmedia.
Mediascape Journal, Jun 28, 2014
La società civile “sale in politica”. La comunicazione politica nelle elezioni politiche 2013 ha ... more La società civile “sale in politica”. La comunicazione politica nelle elezioni politiche 2013 ha visto un forte riferimento alla partecipazione civica nelle liste elettorali ma, più che in passato, le organizzazioni non profit e i movimenti sociali sono intervenuti durante la campagna per reclamare attenzione per temi e argomenti o per chiedere impegni ai candidati. L’articolo analizza trenta iniziative pubbliche – tutte caratterizzate da una forte e quasi esclusiva presenza sul web e sui social media – con l’obiettivo di verificare la capacità di queste organizzazioni di progettare o realizzare un’attività di campaign o lobbying, ma soprattutto di verificare la possibilità di intervenire nella scena pubblica, di prendere parola, di far ascoltare la propria voice. I risultati, attraverso l’analisi degli strumenti utilizzati e della presenza di queste realtà sui news media, se da un lato confermano la crescente competenza manageriale delle organizzazioni non profit nel costruire iniziative di advocacy e comunicazione, confermano anche la sostanziale negazione dello spazio di agenda a queste iniziative.
Parole chiave: advocacy, campaign, comunicazione politica, elezioni, news media, non profit, società civile, voice
Throughout the 2013 political elections, political communication has seen a great increase in referring to the civic engagement to electoral lists; more than ever, non profit organizations and social movements have claimed attention on specific issues and asked the candidates their commitment.
This article analyses thirty public initiatives – all marked by a strong and almost exclusive presence on the web and social media – with the aim of verifying the capacity of such organizations to plan or realize campaigning or lobbying actions; more specifically, the goal is to verify their chances of intervention on the public scene, of speech, of having their voice listened to. The results, obtained through the analysis of tools used and of the presence of these actors on news media, on the one hand confirm the growing managing capacity of non profit organizations in advocacy and communication initiatives, but on the other attest also the substantial agenda denial to such initiatives.
Fuori dall'emergenza. Immagini delle migrazioni nel racconto dei media, Feb 28, 2014
Non c’è immigrazione senza criminalità. La cronaca, specialmente nera e giudiziaria, domina ... more Non c’è immigrazione senza criminalità. La cronaca, specialmente nera e giudiziaria, domina la descrizione dei fenomeni migratori e della presenza straniera. L’articolo si pone l’obiettivo di verificare se questa rappresentazione sia dovuta ai fatti notiziabili o al comportamento delle persone straniere, oppure se sia da
attribuire alla selezione delle notizie operata dalle redazioni giornalistiche. Dai risultati, ottenuti confrontando
questa immagine con il resto della cronaca nera delle testate analizzate, emerge una diversità di trattamento sia nella quantità e visibilità delle notizie che nel tipo di fatti e dettagli pubblicati. I news media si confermano uno “specchio” poco fedele dei fenomeni sociali.
Abstract inglese
There is no immigration without crime. The news reports - especially crime and judicial news - overcome the account of migrations and foreign presence. This article aims to verify whether this representation is due either
to the newsworthy facts or to foreign persons’ behaviour, or it can be attributed to the newsrooms’ selection. The results, obtained comparing this picture with the rest of the crime news in the newspapers analysed, show a difference of treatment both in the amount and visibility of the news and in the kind of facts or details published. The news media confirm to be a faithless "mirror" of social phenomena.
Problemi dell'informazione, Jan 1, 2005
56 dell'informazione.«Tanto da chiedersi […] se realisticamente si possa mai dare una fiction... more 56 dell'informazione.«Tanto da chiedersi […] se realisticamente si possa mai dare una fiction senza una certa dose di stereotipi. Diverso dovrebbe essere per l'informazione, di cui si può, anzi si deve, esigere la correttezza dei dati» 3. Il punto appare proprio la supposta ...
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Books by Marco Binotto
Comunicazione solidale affronta il profondo cambiamento nelle preferenze e nei criteri d’acquisto in atto negli ultimi decenni, dei movimenti che usano il consumo per modificare il funzionamento del mercato o il comportamento delle imprese. Sono davvero numerose le pratiche di consumo responsabile, tra queste il volume concentra l’attenzione sull’acquisto di prodotti realizzati adottando criteri di sostenibilità e responsabilità sociale o da agricoltura biologica compiuti attraverso l’organizzazione collettiva dei GAS, i gruppi di acquisto solidali.
Il movimento dei GAS, il prossimo anno, compirà trent’anni. Eppure, in tutto questo tempo, non ha costruito una solida organizzazione nazionale, non ha beneficiato di interventi pubblici o sovvenzioni, anzi si è sviluppato praticamente all’oscuro sia dell’attenzione pubblica e dei media, sia della politica e del mondo imprenditoriale. Proprio per questo la sua storia è interessante e a tratti miracolosa. Partendo dall’analisi della comunicazione il volume cerca di rispondere a una semplice domanda: come hanno fatto?
Numerose ricerche, negli oltre trent’anni di esperienza dell’Italia come paese di immigrazione, sono state dedicate a indagare la capacità del giornalismo di leggere un fenomeno tanto complesso, la cui immagine mediale è spesso, invece, schiacciata sulla sola dimensione della cronaca nera, dell’insicurezza e dell’emergenza. Il volume riassume i contorni di questa fotografia statica della società italiana in rapporto ai fenomeni migratori, analizza le interpretazioni e i frame prevalenti nel discorso pubblico e la politicizzazione del tema, indaga la capacità di “prendere la parola” da parte dei diversi soggetti coinvolti e delle stesse persone immigrate.
Perché i media possono contribuire a raffigurare o a evidenziare differenze e processi, a edificare ma anche ad abbattere confini.
Questa in estrema sintesi è una delle maggiori evidenze emerse dalla “Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani” qui pubblicata nella sua versione integrale (insieme ad una sua sintesi già diffusa nel dicembre del 2009). Si è ritenuto utile pubblicare l’intero rapporto di ricerca al fine di contribuire al dibattito scientifico e al più ampio confronto con le ricerche sul tema, mettendo così a disposizione un quadro più completo dei dati raccolti nell’ambito di ricerche sviluppate sulle tematiche del rapporto tra minoranze e sistema mediale dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma. Un interesse che continua dal 2004, anno di pubblicazione del primo sistematico lavoro su questi temi in FuoriLuogo L’immigrazione nei media italiani, fino alle attuali attività di monitoraggio e riflessione scientifica che ruotano intorno alle iniziative per la “Carta di Roma”, il Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti.
Journal article by Marco Binotto
L’articolo intende analizzare le recenti mobilitazioni collettive per proporre alcune risposte a queste ipotesi. Quale legame c’è tra la forza dell’immagine della rete come illustrazione e prefigurazione di movimenti decentrati, orizzontali, frammentati e le forme ideologiche proprie di una società costruita proprio intorno a questa metafora? Quale connessione esiste tra le tecnologie di comunicazione utilizzate per costruire le forme organizzative dei movimenti contemporanei e la forma assunta da questa azione collettiva?
Parole chiave: advocacy, campaign, comunicazione politica, elezioni, news media, non profit, società civile, voice
Throughout the 2013 political elections, political communication has seen a great increase in referring to the civic engagement to electoral lists; more than ever, non profit organizations and social movements have claimed attention on specific issues and asked the candidates their commitment.
This article analyses thirty public initiatives – all marked by a strong and almost exclusive presence on the web and social media – with the aim of verifying the capacity of such organizations to plan or realize campaigning or lobbying actions; more specifically, the goal is to verify their chances of intervention on the public scene, of speech, of having their voice listened to. The results, obtained through the analysis of tools used and of the presence of these actors on news media, on the one hand confirm the growing managing capacity of non profit organizations in advocacy and communication initiatives, but on the other attest also the substantial agenda denial to such initiatives.
attribuire alla selezione delle notizie operata dalle redazioni giornalistiche. Dai risultati, ottenuti confrontando
questa immagine con il resto della cronaca nera delle testate analizzate, emerge una diversità di trattamento sia nella quantità e visibilità delle notizie che nel tipo di fatti e dettagli pubblicati. I news media si confermano uno “specchio” poco fedele dei fenomeni sociali.
Abstract inglese
There is no immigration without crime. The news reports - especially crime and judicial news - overcome the account of migrations and foreign presence. This article aims to verify whether this representation is due either
to the newsworthy facts or to foreign persons’ behaviour, or it can be attributed to the newsrooms’ selection. The results, obtained comparing this picture with the rest of the crime news in the newspapers analysed, show a difference of treatment both in the amount and visibility of the news and in the kind of facts or details published. The news media confirm to be a faithless "mirror" of social phenomena.
Comunicazione solidale affronta il profondo cambiamento nelle preferenze e nei criteri d’acquisto in atto negli ultimi decenni, dei movimenti che usano il consumo per modificare il funzionamento del mercato o il comportamento delle imprese. Sono davvero numerose le pratiche di consumo responsabile, tra queste il volume concentra l’attenzione sull’acquisto di prodotti realizzati adottando criteri di sostenibilità e responsabilità sociale o da agricoltura biologica compiuti attraverso l’organizzazione collettiva dei GAS, i gruppi di acquisto solidali.
Il movimento dei GAS, il prossimo anno, compirà trent’anni. Eppure, in tutto questo tempo, non ha costruito una solida organizzazione nazionale, non ha beneficiato di interventi pubblici o sovvenzioni, anzi si è sviluppato praticamente all’oscuro sia dell’attenzione pubblica e dei media, sia della politica e del mondo imprenditoriale. Proprio per questo la sua storia è interessante e a tratti miracolosa. Partendo dall’analisi della comunicazione il volume cerca di rispondere a una semplice domanda: come hanno fatto?
Numerose ricerche, negli oltre trent’anni di esperienza dell’Italia come paese di immigrazione, sono state dedicate a indagare la capacità del giornalismo di leggere un fenomeno tanto complesso, la cui immagine mediale è spesso, invece, schiacciata sulla sola dimensione della cronaca nera, dell’insicurezza e dell’emergenza. Il volume riassume i contorni di questa fotografia statica della società italiana in rapporto ai fenomeni migratori, analizza le interpretazioni e i frame prevalenti nel discorso pubblico e la politicizzazione del tema, indaga la capacità di “prendere la parola” da parte dei diversi soggetti coinvolti e delle stesse persone immigrate.
Perché i media possono contribuire a raffigurare o a evidenziare differenze e processi, a edificare ma anche ad abbattere confini.
Questa in estrema sintesi è una delle maggiori evidenze emerse dalla “Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani” qui pubblicata nella sua versione integrale (insieme ad una sua sintesi già diffusa nel dicembre del 2009). Si è ritenuto utile pubblicare l’intero rapporto di ricerca al fine di contribuire al dibattito scientifico e al più ampio confronto con le ricerche sul tema, mettendo così a disposizione un quadro più completo dei dati raccolti nell’ambito di ricerche sviluppate sulle tematiche del rapporto tra minoranze e sistema mediale dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma. Un interesse che continua dal 2004, anno di pubblicazione del primo sistematico lavoro su questi temi in FuoriLuogo L’immigrazione nei media italiani, fino alle attuali attività di monitoraggio e riflessione scientifica che ruotano intorno alle iniziative per la “Carta di Roma”, il Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti.
L’articolo intende analizzare le recenti mobilitazioni collettive per proporre alcune risposte a queste ipotesi. Quale legame c’è tra la forza dell’immagine della rete come illustrazione e prefigurazione di movimenti decentrati, orizzontali, frammentati e le forme ideologiche proprie di una società costruita proprio intorno a questa metafora? Quale connessione esiste tra le tecnologie di comunicazione utilizzate per costruire le forme organizzative dei movimenti contemporanei e la forma assunta da questa azione collettiva?
Parole chiave: advocacy, campaign, comunicazione politica, elezioni, news media, non profit, società civile, voice
Throughout the 2013 political elections, political communication has seen a great increase in referring to the civic engagement to electoral lists; more than ever, non profit organizations and social movements have claimed attention on specific issues and asked the candidates their commitment.
This article analyses thirty public initiatives – all marked by a strong and almost exclusive presence on the web and social media – with the aim of verifying the capacity of such organizations to plan or realize campaigning or lobbying actions; more specifically, the goal is to verify their chances of intervention on the public scene, of speech, of having their voice listened to. The results, obtained through the analysis of tools used and of the presence of these actors on news media, on the one hand confirm the growing managing capacity of non profit organizations in advocacy and communication initiatives, but on the other attest also the substantial agenda denial to such initiatives.
attribuire alla selezione delle notizie operata dalle redazioni giornalistiche. Dai risultati, ottenuti confrontando
questa immagine con il resto della cronaca nera delle testate analizzate, emerge una diversità di trattamento sia nella quantità e visibilità delle notizie che nel tipo di fatti e dettagli pubblicati. I news media si confermano uno “specchio” poco fedele dei fenomeni sociali.
Abstract inglese
There is no immigration without crime. The news reports - especially crime and judicial news - overcome the account of migrations and foreign presence. This article aims to verify whether this representation is due either
to the newsworthy facts or to foreign persons’ behaviour, or it can be attributed to the newsrooms’ selection. The results, obtained comparing this picture with the rest of the crime news in the newspapers analysed, show a difference of treatment both in the amount and visibility of the news and in the kind of facts or details published. The news media confirm to be a faithless "mirror" of social phenomena.
Sapienza University of Rome
Rome, december 2009.
It 'has just been published the book M. Binotto, M. Bruno e V. Lai (eds, 2012) La gigantografia in nero. Ricerca su sicurezza, immigrazione e asilo nei media italiani, Lulu Press, New York. The volume, which investigates representations of immigrants in Italian newspapers and television news is the final research report from National Research on Immigration and Asylum in the Italian media, promoted by the Observatory Charter of Rome.
Blow-up (gigantografia) is a photographic process, which provides an alteration of the forms and dimensions of the same representation to highlight and to emphasize one aspect. This is what happens to images of immigration: it is a constantly evolving phenomenon, yet it could widely be represented as a steady photograph, unchanging over thirty years. Media seem to be pleased by this static view, choosing time by time a different angle to enlarge and enhance details.This portrayal looks black as immigrants, as well as it is closely connected to the language of crime news and and to a “naturally” problematic vision of immigration in Italian press. This is the major finding of the “National Research on Immigration and Asylum in the Italian media” here integrally published. This volume contains the report of the research carried out on the issues of the relationship between minorities and media system by the Department of Communication and Social Research at the Sapienza University of Rome, and the research initiatives born around the “Charter of Rome”.
This book that will certainly be useful to scholars who deal with these issues, especially for those who conduct research on the relationship between media and minorities in Western Europe."
Now you could download the *.pdf book for free! In return, you just have to write a Post / Tweet about the service.
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This term has become a popular metaphor to define the ways in which italian media address health care related issue, to define health care as social problems and to point at possible resolutions.
This is the first book dedicated to “Malasanità” as it’s depicted by media, a first attempt to investigate relationship among emergency-language news, media portrayals of health scandals and their impact on public opinion and health organisations behaviour.
The anatomy of this kind of media scandal in which are involved health facilities, made it possible to test an analytical model. It’s a litmus test on opportunities and costraints in media built health crises: the way media addres health as social problems is an emblem of how they build a framework linking causes, risks and responsibilities, that’s enough powerful to affect health policies and public understanding of health issues.
The case
The opportunity for an empirical investigation on journalistic malpractice in media representation of health issues was given from a relavant health scandal, which has attracted some media fanfare.
In early 2007, Policlinico Umberto I of Rome, the most important hospital in the city, is the subject of a tight journalistic controversy that looks like the latest episode of “Malasanità”. The case is launched from a journalistic enquiry by the undercover journalist Fabrizio Gatti, published on “L’Espresso”. The stumbling-block is the state of decay and dirt in some premises of the Hospital, that were first reported in Gatti’s investigation to raise an immediate interest by other media, feeding a wide coverage of the story and polarizing attention of the entire italian media system, from the "Corriere della Sera" to the populistic infotainment strip "Striscia la notizia", which followed the first news originating a media hype.
As it occurs in every crisis or scandal, health malpractice is literally staged by media as a news drama, providing allegorical images of evil for their audience, which is lead to face and cope anxiety and indignation which could be mitigate only trough symbolic punishments for guilty. Media construct a representation of facts and allegation that at the same time provides information, reassurance, punishesment as well as fun.
The "Policlinico case" thus provides an opportunity to analyze storytelling dynamics, agenda building, and definitions of social problems and related public policies, highlighting intertwined links between events, media attention, collective imagery and health malpractice.
Some stylistic peculiarities, as characters building, articulation of roles on the stage, structure of the story allows to reconstruct events occurred in “Policlinico case” as a Greek Classical Tragedy, which doesn’t only provide a fascinating metaphor, but helps to develop a coherent and explicit descriptive model of media behaviour in crisis contexts.
The book
This book was built using greek tragedy as a shared logical and descriptive framework, drawing from a common empirical data “warehouse”. Research starst out from a shared theoretical landscape and initial hypothesis to investigate media contents and behaviour, providing some analytics observation to points out a critical reflection about relations between contemporary media and public policies, medial portrayals of reality and social imagery.
When a scandal occurs, the increasing of media attention seems to be more driven from self-referred media needs (as the imperative “cover all the news other media cover”) than from a genuine effort to investigate facts to allow their readers to form an opinion, and consequently attention tends to be depleted within a few days, according to a common pattern in different case. In these media hypes emergency quickly lights, and quickly tends to be closed by a sort of "symbolic sanction" for guilty gave out by media.
As in classical tragedy choir, media move from a single coryphaeus (chorus leader) claims to be followed subsequently by other singers on stage: interpreting a “biased” moral role, media tends to create scapegoats, sometimes persisting on subjects that do not seem able to face journalistic attacks and effects arising from their stigmatization.
Emphasis on scandals does not necessairly produce a deeper awareness and understanding of problems. Media pretend to be watchdog, but they actually end to growl only as junkyard dogs do. By this point of view, the insisting coverage by newspapers, tv news and talk shows does not mean that media are performing a deepening function: the widening of the spectrum of the debated issues, adds more and more new ones, leaving facts in the backstage and flooding audience understanding in a chaotic disputation between opposite opinions.
This results is a superficial reading of the facts, wich can have severe consequences in how patients move on "health market", as in the process of health policy formulation. Policies are likely to be crushed on emergency issues, and priorities may be dictated more by the media that the actual clinical, scientific or organizational needs.
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Il paper riassume i risultati di una ricerca condotta su più di trenta campagne e iniziative pubbliche condotte durante le Elezioni Politiche del 2013, un momento particolarmente significativo perché costringe queste realtà ad affermare contenuti e adottare modalità di azione in positivo, superando la vocazione a caratterizzarsi come forma reattiva di «contro-politica» (Rosanvallon 2008). Si tratta di iniziative che si rivolgono a liste, candidati o candidate, per segnalare temi o richiedere risposte o impegni pubblici: campagne di advocacy come quelle promosse da Greenpeace Italia (“Io non vi voto. Sfida alla politica fossile”), Action Aid (“Italia sveglia! Promemoria per la prossima legislatura”) o l’associazione Libera (“Riparte il futuro. Senza corruzione”); raccolte di proposte come “Le primarie della cultura” promosse dal Fondo Ambiente Italiano, da “Dibattito Scienza” o dagli Stati Generali dell’Innovazione; oppure un manifesto o un’agenda di proposte da condividere o sottoscrivere (è il caso dell’iniziativa delle Ong italiane, del Forum del Terzo settore o di quello “Per un’economia sociale. Idee e persone per un’Italia sostenibile”). Ovvero spesso si tratta di attività di comunicazione che mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica su problemi o temi come per le campagne realizzate da Se non ora quando? o dalla LILA (“Voteresti per me se fossi sieropositivo?”). Proposte comunicative e politiche che contemporaneamente affermano issue mentre sono parte del processo di lobbying o di “transito” di molte personalità dall’ambito della società civile organizzata direttamente all’ambito politico-parlamentare, portatrici esplicite delle istanze e dei temi dei soggetti (organizzazioni, associazioni, reti, etc.) di provenienza.
Da un’analisi dello spettro di temi e issue proposti, dall’articolazione e le caratteristiche dei contenuti e dall’efficacia delle relazioni pubbliche e dell’engagement realizzato sui social media sarà possibile vagliare quanto le organizzazioni non profit e i movimenti sociali riescano a reclamare attenzione o per chiedere impegni ai candidati. Da una parte, quindi, la capacità di costruire adeguate strategie e iniziative di comunicazione, dall’altra quella di emergere nell’immaginario o nella sfera pubblica mediatizzata, di affermare issue nel dibattito politico, di porre le basi per un’azione duratura e stabile di lobbying (Caltabiano 2007; Mazzoni 2010). La determinazione nel trasformare una richiesta di voto in un momento di dialogo politico, un nuovo rapporto tra classe dirigente e gruppi di pressione, tra scelta elettorale e il possibile protagonismo e partecipazione della cittadinanza.
Il dibattito pubblico pare però ancora soffermarsi sulla contrapposizione tra riproposizione e difesa dell’impianto di quelle politiche socio-sanitarie e un’innovazione sociale caratterizzata da alcuni terreni di contaminazione con retoriche e politiche tipiche della rivoluzione neoliberista. A nostro avviso, la realtà delle reti di economia solidale e dei gruppi di acquisto solidali possono costituire un esempio che, al contrario delle pratiche sociali diffuse che in varia misura hanno costituito lo spunto o i precursori dello stato sociale (le esperienze di mutuo-soccorso in primis), non traggono origine dal mondo del lavoro e della produzione ma dall’universo, tipicamente post-fordista del consumo produttivo e dell’imprenditorialità molecolare e “tribale”.
Tre esempi ci portano a delineare i primi tratti di tale possibile modello di welfare. Dai primi due prendiamo il metodo e alcune caratterizzazioni, il terzo uno spazio di applicazione nell’ambito delle politiche sociali e sanitarie. L’analisi di tre esempi che non partono da un’analisi delle risultanze economiche di queste pratiche ma dal cambiamento degli atteggiamenti e del significato culturale attribuito a queste pratiche e al conseguente modificazione delle reti sociali e dei rapporti (anche) economici che producono.
Uno. È la pratica di consumo critico, diffuso e cooperativo dei Gruppi di Acquisto Solidali (GAS). Non è un caso di voice ancorato alla tradizione dell’advocacy, alla pratica della vocalità (pienamente) pubblica dell’associazionismo consumeristico, una voce raramente caratterizzata da intenzioni o aspirazioni politiche. Diretta ai decisori. È piuttosto una voice nel senso pieno della definizione fornita da Hirshman. È un’espressività diretta al mercato stesso, che esce dalla stretta tradizione mercantile della mera contrattazione o della stretta alternativa tra l’exit della scelta di un altro prodotto e della loyalty (fidelizzazione, consumi d’appartenenza, nicchie, ecc.).
Due. È la voce dei consumi organizzati. È la sperimentazione del rapporto con grandi produttori energetici e finanziari che le reti e i distretti di economia solidale stanno sperimentando in questi anni. Anche in questo caso un mutamento nel rapporto tra consumo-e-impresa non incentrato solo sul rapporto di scambio tra individui-clienti e grandi offerte economiche tipiche dell’homo economicus, ma costruita intorno all’impostazione più impegnativa e “profonda” di una contrattualizzazione sia delle condizioni del servizio-prodotto che delle condizioni produttive e di utilizzo del valore aggiunto realizzato dalla collaborazione. Una relazionalità più ampia, nazionale e “molare”, costretta in misura maggiore, rispetto a quella molecolare dei GAS, ad un racconto e ad un’espressività piena della propria progettualità e socialità. Quella “voice narrativa” che J. Couldry vede costantemente schiacciata dal discorso neoliberale.
Tre. È il terreno emergente delle relazioni economiche diffuse a cui costringe larga parte della popolazione vulnerabile (Castel) dal welfare della sussidarietà e del “ritiro dello stato”. È il terreno scoperto dall’incapacità dello stato sociale di occuparsi di disabilità, ma anche lo spazio difficilmente recuperabile da un rinnovato ruolo “universalistico” di politiche sociali che non sempre riescono a trovare cure e trattamenti accettati univocamente o sufficiente flessibili per adattarsi alla complessità sociale contemporanea: ne sono esempio la diatriba intorno all’uso e il riconoscimento della Lingua italiana dei segni (LIS) nella comunità dei non udenti o il dibattito intorno alle linee guida dell’istituto Superiore di Sanità sui trattamenti per le persone con autismo. All’interno di questo spazio, ora occupato da decine di piccole cooperative sociali, da migliaia di singole professionalità, da decine di associazioni si costruisce un mercato sociale (de Leonardis) tipico della privatizzazione e mercificazione delle pratiche di cura. Un mercato in cui il modello dell’economia solidale può riprodurre, anche in questo settore, la rivincita di una voce con entrambe le caratteristiche già riassunte: a) nei termini di una relazione economia che si allarga al rapporto tra gruppi di acquisto e imprese e gruppi di imprese; b) in quelli di una consapevolezza sempre più marcata dei movimenti di persone malate di rivendicare non solo la presenza pubblica ma anche il “diritto di parola” nelle controversie scientifiche. Una direzione che riafferma la necessità di un intervento collettivo flessibile garantendo, al contempo, partecipazione, solidarietà, diritti.
Through the collection, processing and analysis led by the authors (via mixed methods: content analysis, lexical analysis, frame and discourse analysis), as well by the review of research carried out by many media scholars over almost 30 years, this chapter aims to analyse how media discourse builds the representation of boundaries and the construction of space in the Italian News Media. This representation is constructed around a dual system, a two-side narrative: 1) the buzz, the background noise that daily landings feed, and 2) the plain attention to a tragic emergency (crisis)
Sommario: Gli strumenti della Net Opinion; Analisi dei dati; Tute Bianche; Indymedia;Conclusioni
Publisher: Editori Riuniti
Sommario: 20 luglio; 21 luglio; 22 luglio; 23 luglio; Il linguaggio dei titoli; La forza delle immagini televisive; Il dopo vertice.
La società civile, quindi, “va” alle elezioni. Ma non sempre per candidarsi.
A volte anche per far eleggere le proprie idee. In che modo lo fa? È efficace? È realmente una novità e, se sì, è positiva? Il tempo delle elezioni, infatti, non è fatto solo di comunicazione e campagna elettorale, liste e partiti. Da qualche anno è anche il tempo per la società civile organizzata, i soggetti del non profit e i movimenti sociali per reclamare attenzione e spazio per temi e argomenti, per chiedere impegni, per fornire occasioni di esprimere proposte o bisogni alla cittadinanza, talvolta semplicemente per incrementare la visibilità intorno alle proprie campagne.
L’analisi, in corso, si concentra su oltre una trentina di iniziative e campagne; si segnalano, a solo scopo esplicativo: “Io non vi voto. Sfida alla politica fossile” (Greenpeace Italia); “Italia sveglia! Promemoria per la prossima legislatura” (Action Aid), “Le primarie della cultura” (Fondo Ambiente Italiano), “Dibattito Scienza”, “Una Carta d’Intenti per l’Innovazione dell’Italia” (Stati Generali dell’Innovazione), “Per un’economia sociale. Idee e persone per un’Italia sostenibile”; “Riparte il futuro. Senza corruzione” (Libera – Contro le mafie e Gruppo Abele); “Ricordati che devi rispondere” (Amnesty International); “Se crescono le donne cresce il paese” (Se non ora quando?); “10 azioni. Manifesto” (WWWorkers); “Voteresti per me se fossi sieropositivo?” (LILA).
Le dimensioni analizzate riguardano le caratteristiche dell’intervento (campagna, “agenda”, raccolta di proposte o “primarie”), i contenuti e i temi proposti ai candidati e alle coalizioni, le azioni proposte a chi vuole sostenere l’iniziativa (call to action), i materiali e le pratiche comunicative (video, manifesti, banner, etc.), e in particolare le caratteristiche della presenza sul web e sui social media, l’identità visiva, le iniziative sul territorio, la documentazione (dati, approfondimenti, link, etc.), i feedback e l’efficacia.
Si tratta di esperienze non necessariamente limitate alla sola attività di lobbying o all’esercizio di una legittima “pressione” nei confronti dei rappresentanti o aspiranti tali: l’analisi di queste iniziative mostra come, oltre a essere spesso innovative dal punto di vista comunicativo, esse inaugurino nella sfera pubblica italiana un nuovo rapporto tra classe dirigente e gruppi di pressione, tra scelta elettorale e il possibile protagonismo e partecipazione della cittadinanza.
in the construction of the immigration in Italy as “social problem”.
2015, May 7-8, the Sapienza Faculty of Economics will host the “Population, Migration and Development: Beyond Borders” International Open Forum organized by the UNESCO "Population, Migrations and Development" Chair, in collaboration with the Eurosapienza center.