Papers by Mariagrazia Rossi
Itinerari di ricerca storica, 2024
Il termine memoria è sempre stato utilizzato per indicare la facoltà di ricordare tipica
degli e... more Il termine memoria è sempre stato utilizzato per indicare la facoltà di ricordare tipica
degli esseri umani. Applicando il concetto di memoria alla storia si vuole evidenziare che tutto ciò che riguarda la storia ha a che fare in qualche modo con la memoria e i suoi contenuti. La memoria è una delle tante fonti empiriche della storiografia ma anche una delle meno affidabili perché presenta dei limiti: quella di non essere neutrale essendo condizionata anche da elementi affettivi ed emotivi e di essere proiettiva interpretando gli eventi in base allo stato del soggetto. La storiografia infatti, utilizza la memoria sottoponendola al vaglio critico e al confronto con tutte le altre fonti per produrre ricostruzioni sempre più attendibili. Fonti e documenti quindi possono acquisire un significato solo in un contesto interpretativo e analizzati in prospettiva diversa rispetto agli effetti; da qui l’interdisciplinarietà e il ricorso a più ambiti da parte del discorso storico. Fonti scritte e fonti materiali possono essere viste come moduli (canali) interattivi del discorso storico che ci consentono di entrare e uscire dal passato dando un significato al discorso storico stesso
Veritatis Diaconia, 2024
Nel determinare le origini della figura del missionario, figura chiave della modernità, non si pu... more Nel determinare le origini della figura del missionario, figura chiave della modernità, non si può non vincolare quegli inizi agli effetti della rivoluzione cristiana ma occorre che in quella determinazione risultino parimenti vincolanti gli elementi culturali e sociali che il cristianesimo, per l’appunto, andò rivoluzionando e le cause e i rapporti che si creavano tra chi mandava e chi era mandato come sottolineato in una nuova chiave di lettura da Adriano Prosperi in Missionari. Dalle Indie remote alle Indie interne.
«Rivista di studi storici del Mediterraneo», n. 2/2024, 2024
Il Mediterraneo è stato, ed è, una straordinaria “piazza” di popoli, culture,
storia, linguaggi,... more Il Mediterraneo è stato, ed è, una straordinaria “piazza” di popoli, culture,
storia, linguaggi, religioni, musica. Una grande agorà con infiniti varchi
di accesso, un insieme complesso con sistemi e sottosistemi, una struttura
sempre più complicata e correlata. Un Mediterraneo “altro” come sottolineato
da Federico Chabod nella sua Storia politica del Mediterraneo.La centralità del Mediterraneo delineata in questo libro, con una attenzione
agli eventi che segnano fratture epocali come la scoperta delle
Americhe, si contrappone a due altri grandi paradigmi storiografici: quello per il quale l’espansione arabo-islamica segna una svolta nella storia del
suo bacino e quello di Braudel attento alle lunghe durate strutturali della
storia mediterranea. Il Mediterraneo resta una unione di genti e nazioni,
un insieme, un nome collettivo, ma anche e soprattutto una relazione tra
diversità.
PROGRESSUS, 2024
L’obiettivo del presente articolo è quello di presentare la diffusione dell’epidemia di vaiolo ne... more L’obiettivo del presente articolo è quello di presentare la diffusione dell’epidemia di vaiolo nella città di Benevento agli inizi del 1912 e gli interventi attuati dall’amministrazione comunale cittadina per contrastare il contagio. La storia umana, politica e sociale insegnava che vi erano due strade da prendere immediatamente e senza esitazioni al principio di una nuova epidemia: l’isolamento degli ammalati e l’interruzione di qualsiasi tipo di rapporto sociale e economico all’interno e all’esterno della popolazione e attivare prontamente e nel modo più intenso possibile la ricerca scientifica per nuovi farmaci e l’introduzione di un vaccino. Tali misure non furono rispettate dall’autorità civile beneventana. Questa esitazione forse per costi economici elevati o per la logica dell’opportunismo e del trasformismo alla quale era piegata la politica dell’amministrazione comunale tesa a soddisfare i propri interessi e non quelli della cittadinanza, portò alla più ampia diffusione del contagio e alla morte di una parte della popolazione mettendo ancora più in ginocchio l’intera città.
«Veritatis Diaconia», a. IX, n. 18, 2023, pp. 35-46, 2023
Tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, l’idea di conoscenza assunse un ruolo
di fondamentale ... more Tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, l’idea di conoscenza assunse un ruolo
di fondamentale importanza anche dal punto di vista economico. Viaggiare
non era solo sinonimo di conquista di nuovi spazi, per poter acquisire e smaltire merci, ma anche conoscenza di nuove terre e uomini. L’uomo incominciò ad
acquistare consapevolezza della diversità viaggiando e acquisì anche nuove capacità di rapportarsi con il cibo, con le strutture materiali e con il divino nella
conquista della fede, espandendo il dominio di Dio in terra e portando avanti
l’idea di «crociata» che legittimava e consentiva tale dominio. L’uomo si confrontò, si rapportò con nuove civiltà mettendo in ordine con i criteri del mondo occidentale le stesse civiltà. E fu, in questo contesto che la scoperta divenne
conquista e predominazione. Con le scoperte geografiche si assistette ad un allargamento del mondo conosciuto. Il mondo incominciò a globalizzarsi con il
conseguente allargamento degli scambi, di un nuovo sistema di relazioni e la
nascita del concetto di sfere di influenza.
. Il ‘400 mise in moto la sperimentazione di nuove tecniche di navigazione che portarono ad un allargamento del
mondo e ad una nuova dimensione geografica con due fenomeni paralleli:
l’espansionismo e la colonizzazione, a cui seguì una gestione controllata del territorio attraverso l’azione militare e l’imposizione di una determinata cultura
cioè di determinate strutture politiche, economiche e religiose espressione di
una centralità di potere su territori eterogenei
Itinerari di ricerca storica, a.XXXV-2021, n.2 (nuova serie), 2021
Sulle soglie della modernità, la malattia fece la sua comparsa sulla scena politica. E la
fece,... more Sulle soglie della modernità, la malattia fece la sua comparsa sulla scena politica. E la
fece, almeno inizialmente, in posizione di soggetto politico: perché il problema che
poneva non era più quello religioso della salvezza, ma quello secolare della conservazione della stabilità sociale. Una impostazione in bilico tra protezione, assistenza, cura e custodia. Nell’età moderna l’assistenza cominciò ad essere considerata non più espressione della pietà cristiana e quindi esclusivo monopolio della Chiesa ma anche un segno dell’impegno sociale dei sovrani, che vedevano tra l’altro, nell’edificazione di tali opere, un momento dell’esaltazione del proprio governo. . La storia delle varie forme assistenziali è stata segnata dalla modalità con cui nel corso dei secoli la Chiesa e successivamente le istituzioni laiche hanno cercato di mettere in atto quello che era ’insegnamento cristiano: il malato era considerato sacro e per le sue sofferenze veniva assimilato a Cristo, al suo sacrificio sulla croce ed era un onore curarlo e servirlo, trovando in questo una via privilegiata per incontrare Dio.
Terra Celeste. Ipotesi e percorsi per la realizzazione di un Parco Culturale Ecclesiale nell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto, Arte della Stampa,Sambuceto di S.Giovanni Teatino (Ch), 2017,pp.142-157, 2017
Il progetto Terra Celeste si fonda sulla spiritualità celestiniana. Il corpo, il mondo, gli amici... more Il progetto Terra Celeste si fonda sulla spiritualità celestiniana. Il corpo, il mondo, gli amici di Celestino sono altrettanti ambiti operativi del Parco, connessi rispettivamente con la fruizione dei luoghi (il corpo), la conoscenza della vita e della storia del santo (il mondo), le strategie di recupero delle risorse economiche (gli amici). Per i tre ambiti si sono ipotizzate differenziazioni sul piano identificativo e comunicativo,
Studia Borbonica , 2022
ALESSIA FACINEROSO, La regina “contesa”. Maria Cristina fra Borbone e
Savoia, Milano, FrancoA... more ALESSIA FACINEROSO, La regina “contesa”. Maria Cristina fra Borbone e
Savoia, Milano, FrancoAngeli, 2021, 194 pp.
Maria Cristina di Savoia: instrumentum regni, instrumentum Dei. A farsi sug-
gestionare da questo interrogativo è Alessia Facineroso, docente di storia con-
temporanea presso l’Università di Catania, che nel suo ultimo volume esamina e
ricostruisce la vita della principessa Maria Cristina di Savoia, divenuta regina di
Napoli nel 1832, poco più che ventenne, attraverso il matrimonio con Ferdinando
II di Borbone re delle Due Sicilie. Figlia di Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa
d’Asburgo, Maria Cristina di Savoia è stata allo stesso tempo una personalità forte
e caritatevole: pur desiderando una vita monastica, seguì il suo dovere di princi-
pessa e per ragioni di stato sposò il sovrano partenopeo, collaborando così alla
buona riuscita dei rapporti fra i due Paesi.
Terra Celeste. Ipotesi e percorsi per la realizzazione di un Parco Culturale Ecclesiale nell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto, 2017
Nel luglio del 1294, Pietro del Morrone salì inaspettatamente al soglio pontificio. La sua fu un'... more Nel luglio del 1294, Pietro del Morrone salì inaspettatamente al soglio pontificio. La sua fu un'elezione alquanto discussa, ma il suo nome parve l'unico che potesse incarnare quell'atteso e autentico rinnovamento avvertito dalla chiesa, frustrata da sanguinosi conflitti tra papato e impero.La figura del venerato pontefice, nonostante i giudizi negativi sul suo breve pontificato, va letta con l'anima religioso dei decenni finali del XIII secolo,che vedevano i consueti sconvolgimenti politici, guerre, carestie, malattie e povertà e con essi, quasi per contrasto,un crescente anelito religioso che andava all'essenzialità del vivere e all'affidamento completo in Dio.
Progressus, n.2/2020, 2020
L’obiettivo del presente articolo è quello di presentare il biennio 1919-
1920 come esempio dell... more L’obiettivo del presente articolo è quello di presentare il biennio 1919-
1920 come esempio della staticità politica ed economica beneventana.
Tale fenomeno è stato una caratteristica continua e costante della città
nelle varie fasi storiche già a partire dalla fine dell’800 e che si è protratto
poi fino al 1920. All’alba dell’età contemporanea Benevento presentava le
stesse caratteristiche dal punto di vita politico, sociale ed economico di
una città ancorata al suo passato di énclave pontificia, un passato che sul
calendario è relativamente prossimo, ma che nella realtà sembra remotissimo
Tasselli di Polygraphia I. Quaderni del dottorato in Storia e Trasmissione delle eredità culturali, DILBEC Books, Santa Maria Capua Vetere (Ce), 2022
Il presente contributo intende esaminare la dimensione territoriale-ambientale della città di Nap... more Il presente contributo intende esaminare la dimensione territoriale-ambientale della città di Napoli nelle osservazioni maturate tra il 1790 e il 1792 dal noto riformatore di Santa Croce del Sannio, Giuseppe Maria
Galanti. L’obiettivo è quello di evidenziare le interazioni e il nesso dialettico uomo-ambiente nel Regno di
Napoli: Galanti reinterpretò il rapporto tra cultura e territorio alla luce di un rinnovato interesse storico-geografico, statistico ed economico che privilegiava il quadro complesso della natura, la cura dei contesti geografici in funzione di una prospettiva economicamente sostenibile, in vista di un decisivo sviluppo del territorio. Il contributo, pertanto, intende privilegiare il fondamentale assunto caro al Galanti: il territorio e la
natura come libro e palinsesto della storia. Il nesso natura-storia ritrovò in Galanti una definita complementarietà, una decisiva coesistenza, tematiche che saranno ampiamente approfondite nella stesura finale
della Tesi di Dottorato.
HUMANITIES , 2021
Jaques Le Goff, in Documento/Monumento, analizza i rapporti tra le fonti, documenti e monumenti. ... more Jaques Le Goff, in Documento/Monumento, analizza i rapporti tra le fonti, documenti e monumenti. Egli partendo da una concezione di storia universale esamina come, nella piena autonomia delle discipline interessate, i documenti possano guidare nello svolgimento delle indagini archeologiche o nel rendere meglio comprensibili i reperti e, viceversa, come i reperti permettano di dare sostanza a descrizioni scritte. I fenomeni possono essere analizzati in prospettiva diversa rispetto agli effetti, di qui l’interdisciplinarieta e il ricorso a piu ambiti da parte del discorso storico.
Il diavolo in tasca. Cristiani, chiesa e corruzione nella storia (secoli XVI-XXI), 2021
Questo contributo nasce a partire dall'intervento presentato nel corso del convegno: Cristiani, c... more Questo contributo nasce a partire dall'intervento presentato nel corso del convegno: Cristiani, chiesa e corruzione nella storia (secoli XVI-XXI) tenutosi nell'aprile del 2019 presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale sez. S. Luigi - Istituto di Storia per il Cristianesimo C. Naro. I rapporti tra la società civile e la Chiesa beneventana nel primo decennio del'900 furono incentrati sull'ingerenza nella "cosa pubblica"della Chiesa e dell'arcivescovo dell'epoca Mons. Benedetto Bonazzi (1092-1915). L'arcivescovo, nella duplice veste di abile uomo politico e di pastore di anime, fu sostanzialmente un attivo protagonista della scena politica beneventana del primo decennio del '900, animandone il dibattito insieme al socialista Luigi Basile e al conservatore Nazareno Cosentini. Da un lato, fu un vescovo conservatore e, dall'altro, cautamente aperto al moderno, sempre attento ad affermare il primato della Chiesa. La personalità del vescovo, la propria formazione monastica e contemplativa, il tipo di pastorale, si scontrarono con la realtà locale in cui le condizioni sociali, economico, politiche e antropologico-religiose erano ancorate a strutture magico-sensitive-feudali.
Classi dirigenti nell'Italia unita: tra gruppi e territori, 2022
Questo contributo nasce a partire dagli interventi presentati nel corso del seminario di ricerca ... more Questo contributo nasce a partire dagli interventi presentati nel corso del seminario di ricerca della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (SISSCO) dal titolo Classi dirigenti e territori in età contemporanea. Asimmetrie tra centri e periferie, continuità e discontinuità. Il caso italiano (1861-2015), organizzato tra fine 2016 e inizio 2017, con il coordinamento del Centro di ricerca “Guido Dorso” per lo studio del pensiero meridionalistico di Avellino. La vita politica beneventana tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento fu egemonizzata dalla borghesia moderata, che, all’indomani della dissoluzione dello Stato pontificio a Benevento si avvantaggiò del liberismo economico del nuovo governo. L’intreccio, di tali interessi, determinò a Benevento un irrigidimento del sistema economico, causando continue crisi cicliche e un oculato trasformismo e opportunismo politico. Benevento giunse, agli albori del XIX secolo ad una sorta di drammatico laboratorio delle utopie, nel quale la classe dirigente svolgeva funzioni parassitarie, adagiata su una concezione volta alla conservazione dell’esistente per la quale ben valeva il motto :Quieta non movere
Antologia Militare. Rivista interdisciplinare della Società Italiana di Storia militare, 2021
Ad orizzonti aperti: così si svolse il convegno internazionale in occasione
del tricentenario de... more Ad orizzonti aperti: così si svolse il convegno internazionale in occasione
del tricentenario della battaglia di Francavilla di Sicilia del 1719 e così si presenta il volume curato da Elina Gugliuzzo e Giuseppe Restifo
Una banaglia europea. Francavilla di Sìcilia 20 giugno 1719 (Atacne editrice,
Roma 2020). 11 primo merito del lavoro, che raccoglie i contributi di diciannove
autori, è quello di intervenire a colmare un vuoto, presente per la verità non solo
nella storiografia italiana, fili pure in quella internazionale.
InStoria, 2021
L’organizzazione politica per poter affermare la concentrazione del potere aveva bisogno di grupp... more L’organizzazione politica per poter affermare la concentrazione del potere aveva bisogno di gruppi, sudditi che accettassero il principio della sovranità. I sovrani, dal canto loro non potevano governare con la forza, in questo modo non si riusciva a ottenere la fedeltà. La Spagna nel suo schema di governo nel Mezzogiorno d’Italia tra il 1503 e il 1507 si pose il problema di creare consenso, di far accettare la sovranità, di limitare i conflitti, forme di resistenza e forme di integrazione attraverso le quali si è realizzato lo Stato.
Il Regno di Napoli, sotto la dominazione spagnola sperimentò tale assetto. I sovrani spagnoli si posero il problema di governare questo territorio attraverso determinate strategie di governi ,legate alle specifiche condizioni del contesto locale del Regno di Napoli. Da un lato gli spagnoli cercarono di dare omogeneità al complesso sistema imperiale, dall’altro cercarono di tener conto dell’assetto politico, istituzionale, giuridico, culturale e dei soggetti o ceti rappresentativi de lterritorio. Ne nacque, un sistema di compromessi, privilegi e un equilibrio fra dominio e consenso che si ruppe solo all’inizio del ‘700.
Veritatis Diaconia, 2020
La chiesa beneventana, nel ‘600, appariva non solo come la depositaria del
messaggio di Cristo, ... more La chiesa beneventana, nel ‘600, appariva non solo come la depositaria del
messaggio di Cristo, ma anche, come la detentrice di strutture, di proprietà
(beni mobili ed immobili, fondi rustici, case, magazzini, attività creditizie, rendite)16, tra queste il Convento di S. Domenico. Il Convento, era detentore di un
vasto patrimonio mobiliare ed immobiliare e fu oggetto, nel periodo in esame,
di una serie di contese giudiziarie con la società civile beneventana per il possesso di tali beni. Il Convento di S. Domenico, rivendicava numerosi crediti su
alcuni beni, come emerge dalla documentazione del Fondo Monasteri Soppressi di Benevento, nei confronti di una pluralità di soggetti, i quali vantavano su
di essi diritti di proprietà, dando origine a lunghe controversie legali.
Officina della Storia, 2019
La città di Benevento tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, mise in campo una serie di pratic... more La città di Benevento tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, mise in campo una serie di pratiche amministrative, giuridiche di integrazione, accoglienza e rieducazione di individui, particolarmente vulnerabili dal punto di vista socio – economico, per fronteggiare il problema della povertà e del disagio sociale. Alcuni di questi individui, nell’arco temporale preso in considerazione, furono costretti ad abbandonare il proprio contesto sociale di appartenenza, a causa delle disagiate e precarie condizioni socio – economiche in cui vessava la città e la provincia di Benevento. Tra questi, i “projetti e i gualani”. Tali pratiche, messe in campo dalla cittadina sannita, a favore di soggetti disagiati, possono essere lette alla luce della recente storiografia come possibilità di formazione, come occasione per iniziare un’attività, in termini di sviluppo e di miglioramento tecnico – scientifico. Un fenomeno di integrazione socio – culturale tra la periferia e la città di Benevento, che si sforzò di classificare e comprendere gli out siders per assimilarli. Tale fenomeno, reclamò la ridefinizione del concetto di “civitas beneventana” sulla base di categorie storiografiche più flessibili che considerano i processi di integrazione e il riconoscimento di una identità comune.
Storia Libera Rivista di scienze storiche e sociali, 2019
Il seminario,
attraverso tre sessioni ha
focalizzato l’attenzione degli
intervenuti sulle fonti
d... more Il seminario,
attraverso tre sessioni ha
focalizzato l’attenzione degli
intervenuti sulle fonti
documentarie per ricostruire
gli avvenimenti e i
condizionamenti tecnici e
comunicativi delle
corrispondenze diplomatiche
nel Regno di Ferrante
d’Aragona. Si è composto così
un convincente contributo alla
ricerca sulle corrispondenze in
età aragonese.
Gentes, 2018
Il presente contributo è incentrato sulla città di Napoli e le sue fortificazioni,
osservate tra ... more Il presente contributo è incentrato sulla città di Napoli e le sue fortificazioni,
osservate tra il primo ‘400 e ‘500, facendo specifico riferimento
alle fortificazioni marittime delle città portuali. Particolare attenzione,
si rivolgerà al tema della difesa, del controllo militare delle città portuali,
tema al quale gli studiosi si sono dedicati fin dagli anni ’80, svolgendo
ricerche sulle città di antico regime, ovvero sulle città antecedenti
il periodo della rivoluzione industriale. Il tema scelto risponde ad un
fondamentale assunto espresso più volte dallo storico francese Jacques
Le Goff e da altri storici: che il problema della difesa sia connaturato
al nascere dalla città stessa. Fin dall’inizio della civiltà urbana o anche
dell’insediamento collettivo, infatti, le popolazioni hanno sempre avuto
la necessità di unirsi e rinchiudersi all’interno di uno spazio chiuso per
attuare la difesa al fine dell’abitare in comunità. L’obiettivo del presente
contributo sarà pertanto quello di identificare all’interno di un lungo
excursus condotto per attuare la difesa della città, alcune tappe significative
del lungo percorso evolutivo della maniera di fortificare gli insediamenti.
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Papers by Mariagrazia Rossi
degli esseri umani. Applicando il concetto di memoria alla storia si vuole evidenziare che tutto ciò che riguarda la storia ha a che fare in qualche modo con la memoria e i suoi contenuti. La memoria è una delle tante fonti empiriche della storiografia ma anche una delle meno affidabili perché presenta dei limiti: quella di non essere neutrale essendo condizionata anche da elementi affettivi ed emotivi e di essere proiettiva interpretando gli eventi in base allo stato del soggetto. La storiografia infatti, utilizza la memoria sottoponendola al vaglio critico e al confronto con tutte le altre fonti per produrre ricostruzioni sempre più attendibili. Fonti e documenti quindi possono acquisire un significato solo in un contesto interpretativo e analizzati in prospettiva diversa rispetto agli effetti; da qui l’interdisciplinarietà e il ricorso a più ambiti da parte del discorso storico. Fonti scritte e fonti materiali possono essere viste come moduli (canali) interattivi del discorso storico che ci consentono di entrare e uscire dal passato dando un significato al discorso storico stesso
storia, linguaggi, religioni, musica. Una grande agorà con infiniti varchi
di accesso, un insieme complesso con sistemi e sottosistemi, una struttura
sempre più complicata e correlata. Un Mediterraneo “altro” come sottolineato
da Federico Chabod nella sua Storia politica del Mediterraneo.La centralità del Mediterraneo delineata in questo libro, con una attenzione
agli eventi che segnano fratture epocali come la scoperta delle
Americhe, si contrappone a due altri grandi paradigmi storiografici: quello per il quale l’espansione arabo-islamica segna una svolta nella storia del
suo bacino e quello di Braudel attento alle lunghe durate strutturali della
storia mediterranea. Il Mediterraneo resta una unione di genti e nazioni,
un insieme, un nome collettivo, ma anche e soprattutto una relazione tra
diversità.
di fondamentale importanza anche dal punto di vista economico. Viaggiare
non era solo sinonimo di conquista di nuovi spazi, per poter acquisire e smaltire merci, ma anche conoscenza di nuove terre e uomini. L’uomo incominciò ad
acquistare consapevolezza della diversità viaggiando e acquisì anche nuove capacità di rapportarsi con il cibo, con le strutture materiali e con il divino nella
conquista della fede, espandendo il dominio di Dio in terra e portando avanti
l’idea di «crociata» che legittimava e consentiva tale dominio. L’uomo si confrontò, si rapportò con nuove civiltà mettendo in ordine con i criteri del mondo occidentale le stesse civiltà. E fu, in questo contesto che la scoperta divenne
conquista e predominazione. Con le scoperte geografiche si assistette ad un allargamento del mondo conosciuto. Il mondo incominciò a globalizzarsi con il
conseguente allargamento degli scambi, di un nuovo sistema di relazioni e la
nascita del concetto di sfere di influenza.
. Il ‘400 mise in moto la sperimentazione di nuove tecniche di navigazione che portarono ad un allargamento del
mondo e ad una nuova dimensione geografica con due fenomeni paralleli:
l’espansionismo e la colonizzazione, a cui seguì una gestione controllata del territorio attraverso l’azione militare e l’imposizione di una determinata cultura
cioè di determinate strutture politiche, economiche e religiose espressione di
una centralità di potere su territori eterogenei
fece, almeno inizialmente, in posizione di soggetto politico: perché il problema che
poneva non era più quello religioso della salvezza, ma quello secolare della conservazione della stabilità sociale. Una impostazione in bilico tra protezione, assistenza, cura e custodia. Nell’età moderna l’assistenza cominciò ad essere considerata non più espressione della pietà cristiana e quindi esclusivo monopolio della Chiesa ma anche un segno dell’impegno sociale dei sovrani, che vedevano tra l’altro, nell’edificazione di tali opere, un momento dell’esaltazione del proprio governo. . La storia delle varie forme assistenziali è stata segnata dalla modalità con cui nel corso dei secoli la Chiesa e successivamente le istituzioni laiche hanno cercato di mettere in atto quello che era ’insegnamento cristiano: il malato era considerato sacro e per le sue sofferenze veniva assimilato a Cristo, al suo sacrificio sulla croce ed era un onore curarlo e servirlo, trovando in questo una via privilegiata per incontrare Dio.
Savoia, Milano, FrancoAngeli, 2021, 194 pp.
Maria Cristina di Savoia: instrumentum regni, instrumentum Dei. A farsi sug-
gestionare da questo interrogativo è Alessia Facineroso, docente di storia con-
temporanea presso l’Università di Catania, che nel suo ultimo volume esamina e
ricostruisce la vita della principessa Maria Cristina di Savoia, divenuta regina di
Napoli nel 1832, poco più che ventenne, attraverso il matrimonio con Ferdinando
II di Borbone re delle Due Sicilie. Figlia di Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa
d’Asburgo, Maria Cristina di Savoia è stata allo stesso tempo una personalità forte
e caritatevole: pur desiderando una vita monastica, seguì il suo dovere di princi-
pessa e per ragioni di stato sposò il sovrano partenopeo, collaborando così alla
buona riuscita dei rapporti fra i due Paesi.
1920 come esempio della staticità politica ed economica beneventana.
Tale fenomeno è stato una caratteristica continua e costante della città
nelle varie fasi storiche già a partire dalla fine dell’800 e che si è protratto
poi fino al 1920. All’alba dell’età contemporanea Benevento presentava le
stesse caratteristiche dal punto di vita politico, sociale ed economico di
una città ancorata al suo passato di énclave pontificia, un passato che sul
calendario è relativamente prossimo, ma che nella realtà sembra remotissimo
Galanti. L’obiettivo è quello di evidenziare le interazioni e il nesso dialettico uomo-ambiente nel Regno di
Napoli: Galanti reinterpretò il rapporto tra cultura e territorio alla luce di un rinnovato interesse storico-geografico, statistico ed economico che privilegiava il quadro complesso della natura, la cura dei contesti geografici in funzione di una prospettiva economicamente sostenibile, in vista di un decisivo sviluppo del territorio. Il contributo, pertanto, intende privilegiare il fondamentale assunto caro al Galanti: il territorio e la
natura come libro e palinsesto della storia. Il nesso natura-storia ritrovò in Galanti una definita complementarietà, una decisiva coesistenza, tematiche che saranno ampiamente approfondite nella stesura finale
della Tesi di Dottorato.
del tricentenario della battaglia di Francavilla di Sicilia del 1719 e così si presenta il volume curato da Elina Gugliuzzo e Giuseppe Restifo
Una banaglia europea. Francavilla di Sìcilia 20 giugno 1719 (Atacne editrice,
Roma 2020). 11 primo merito del lavoro, che raccoglie i contributi di diciannove
autori, è quello di intervenire a colmare un vuoto, presente per la verità non solo
nella storiografia italiana, fili pure in quella internazionale.
Il Regno di Napoli, sotto la dominazione spagnola sperimentò tale assetto. I sovrani spagnoli si posero il problema di governare questo territorio attraverso determinate strategie di governi ,legate alle specifiche condizioni del contesto locale del Regno di Napoli. Da un lato gli spagnoli cercarono di dare omogeneità al complesso sistema imperiale, dall’altro cercarono di tener conto dell’assetto politico, istituzionale, giuridico, culturale e dei soggetti o ceti rappresentativi de lterritorio. Ne nacque, un sistema di compromessi, privilegi e un equilibrio fra dominio e consenso che si ruppe solo all’inizio del ‘700.
messaggio di Cristo, ma anche, come la detentrice di strutture, di proprietà
(beni mobili ed immobili, fondi rustici, case, magazzini, attività creditizie, rendite)16, tra queste il Convento di S. Domenico. Il Convento, era detentore di un
vasto patrimonio mobiliare ed immobiliare e fu oggetto, nel periodo in esame,
di una serie di contese giudiziarie con la società civile beneventana per il possesso di tali beni. Il Convento di S. Domenico, rivendicava numerosi crediti su
alcuni beni, come emerge dalla documentazione del Fondo Monasteri Soppressi di Benevento, nei confronti di una pluralità di soggetti, i quali vantavano su
di essi diritti di proprietà, dando origine a lunghe controversie legali.
attraverso tre sessioni ha
focalizzato l’attenzione degli
intervenuti sulle fonti
documentarie per ricostruire
gli avvenimenti e i
condizionamenti tecnici e
comunicativi delle
corrispondenze diplomatiche
nel Regno di Ferrante
d’Aragona. Si è composto così
un convincente contributo alla
ricerca sulle corrispondenze in
età aragonese.
osservate tra il primo ‘400 e ‘500, facendo specifico riferimento
alle fortificazioni marittime delle città portuali. Particolare attenzione,
si rivolgerà al tema della difesa, del controllo militare delle città portuali,
tema al quale gli studiosi si sono dedicati fin dagli anni ’80, svolgendo
ricerche sulle città di antico regime, ovvero sulle città antecedenti
il periodo della rivoluzione industriale. Il tema scelto risponde ad un
fondamentale assunto espresso più volte dallo storico francese Jacques
Le Goff e da altri storici: che il problema della difesa sia connaturato
al nascere dalla città stessa. Fin dall’inizio della civiltà urbana o anche
dell’insediamento collettivo, infatti, le popolazioni hanno sempre avuto
la necessità di unirsi e rinchiudersi all’interno di uno spazio chiuso per
attuare la difesa al fine dell’abitare in comunità. L’obiettivo del presente
contributo sarà pertanto quello di identificare all’interno di un lungo
excursus condotto per attuare la difesa della città, alcune tappe significative
del lungo percorso evolutivo della maniera di fortificare gli insediamenti.
degli esseri umani. Applicando il concetto di memoria alla storia si vuole evidenziare che tutto ciò che riguarda la storia ha a che fare in qualche modo con la memoria e i suoi contenuti. La memoria è una delle tante fonti empiriche della storiografia ma anche una delle meno affidabili perché presenta dei limiti: quella di non essere neutrale essendo condizionata anche da elementi affettivi ed emotivi e di essere proiettiva interpretando gli eventi in base allo stato del soggetto. La storiografia infatti, utilizza la memoria sottoponendola al vaglio critico e al confronto con tutte le altre fonti per produrre ricostruzioni sempre più attendibili. Fonti e documenti quindi possono acquisire un significato solo in un contesto interpretativo e analizzati in prospettiva diversa rispetto agli effetti; da qui l’interdisciplinarietà e il ricorso a più ambiti da parte del discorso storico. Fonti scritte e fonti materiali possono essere viste come moduli (canali) interattivi del discorso storico che ci consentono di entrare e uscire dal passato dando un significato al discorso storico stesso
storia, linguaggi, religioni, musica. Una grande agorà con infiniti varchi
di accesso, un insieme complesso con sistemi e sottosistemi, una struttura
sempre più complicata e correlata. Un Mediterraneo “altro” come sottolineato
da Federico Chabod nella sua Storia politica del Mediterraneo.La centralità del Mediterraneo delineata in questo libro, con una attenzione
agli eventi che segnano fratture epocali come la scoperta delle
Americhe, si contrappone a due altri grandi paradigmi storiografici: quello per il quale l’espansione arabo-islamica segna una svolta nella storia del
suo bacino e quello di Braudel attento alle lunghe durate strutturali della
storia mediterranea. Il Mediterraneo resta una unione di genti e nazioni,
un insieme, un nome collettivo, ma anche e soprattutto una relazione tra
diversità.
di fondamentale importanza anche dal punto di vista economico. Viaggiare
non era solo sinonimo di conquista di nuovi spazi, per poter acquisire e smaltire merci, ma anche conoscenza di nuove terre e uomini. L’uomo incominciò ad
acquistare consapevolezza della diversità viaggiando e acquisì anche nuove capacità di rapportarsi con il cibo, con le strutture materiali e con il divino nella
conquista della fede, espandendo il dominio di Dio in terra e portando avanti
l’idea di «crociata» che legittimava e consentiva tale dominio. L’uomo si confrontò, si rapportò con nuove civiltà mettendo in ordine con i criteri del mondo occidentale le stesse civiltà. E fu, in questo contesto che la scoperta divenne
conquista e predominazione. Con le scoperte geografiche si assistette ad un allargamento del mondo conosciuto. Il mondo incominciò a globalizzarsi con il
conseguente allargamento degli scambi, di un nuovo sistema di relazioni e la
nascita del concetto di sfere di influenza.
. Il ‘400 mise in moto la sperimentazione di nuove tecniche di navigazione che portarono ad un allargamento del
mondo e ad una nuova dimensione geografica con due fenomeni paralleli:
l’espansionismo e la colonizzazione, a cui seguì una gestione controllata del territorio attraverso l’azione militare e l’imposizione di una determinata cultura
cioè di determinate strutture politiche, economiche e religiose espressione di
una centralità di potere su territori eterogenei
fece, almeno inizialmente, in posizione di soggetto politico: perché il problema che
poneva non era più quello religioso della salvezza, ma quello secolare della conservazione della stabilità sociale. Una impostazione in bilico tra protezione, assistenza, cura e custodia. Nell’età moderna l’assistenza cominciò ad essere considerata non più espressione della pietà cristiana e quindi esclusivo monopolio della Chiesa ma anche un segno dell’impegno sociale dei sovrani, che vedevano tra l’altro, nell’edificazione di tali opere, un momento dell’esaltazione del proprio governo. . La storia delle varie forme assistenziali è stata segnata dalla modalità con cui nel corso dei secoli la Chiesa e successivamente le istituzioni laiche hanno cercato di mettere in atto quello che era ’insegnamento cristiano: il malato era considerato sacro e per le sue sofferenze veniva assimilato a Cristo, al suo sacrificio sulla croce ed era un onore curarlo e servirlo, trovando in questo una via privilegiata per incontrare Dio.
Savoia, Milano, FrancoAngeli, 2021, 194 pp.
Maria Cristina di Savoia: instrumentum regni, instrumentum Dei. A farsi sug-
gestionare da questo interrogativo è Alessia Facineroso, docente di storia con-
temporanea presso l’Università di Catania, che nel suo ultimo volume esamina e
ricostruisce la vita della principessa Maria Cristina di Savoia, divenuta regina di
Napoli nel 1832, poco più che ventenne, attraverso il matrimonio con Ferdinando
II di Borbone re delle Due Sicilie. Figlia di Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa
d’Asburgo, Maria Cristina di Savoia è stata allo stesso tempo una personalità forte
e caritatevole: pur desiderando una vita monastica, seguì il suo dovere di princi-
pessa e per ragioni di stato sposò il sovrano partenopeo, collaborando così alla
buona riuscita dei rapporti fra i due Paesi.
1920 come esempio della staticità politica ed economica beneventana.
Tale fenomeno è stato una caratteristica continua e costante della città
nelle varie fasi storiche già a partire dalla fine dell’800 e che si è protratto
poi fino al 1920. All’alba dell’età contemporanea Benevento presentava le
stesse caratteristiche dal punto di vita politico, sociale ed economico di
una città ancorata al suo passato di énclave pontificia, un passato che sul
calendario è relativamente prossimo, ma che nella realtà sembra remotissimo
Galanti. L’obiettivo è quello di evidenziare le interazioni e il nesso dialettico uomo-ambiente nel Regno di
Napoli: Galanti reinterpretò il rapporto tra cultura e territorio alla luce di un rinnovato interesse storico-geografico, statistico ed economico che privilegiava il quadro complesso della natura, la cura dei contesti geografici in funzione di una prospettiva economicamente sostenibile, in vista di un decisivo sviluppo del territorio. Il contributo, pertanto, intende privilegiare il fondamentale assunto caro al Galanti: il territorio e la
natura come libro e palinsesto della storia. Il nesso natura-storia ritrovò in Galanti una definita complementarietà, una decisiva coesistenza, tematiche che saranno ampiamente approfondite nella stesura finale
della Tesi di Dottorato.
del tricentenario della battaglia di Francavilla di Sicilia del 1719 e così si presenta il volume curato da Elina Gugliuzzo e Giuseppe Restifo
Una banaglia europea. Francavilla di Sìcilia 20 giugno 1719 (Atacne editrice,
Roma 2020). 11 primo merito del lavoro, che raccoglie i contributi di diciannove
autori, è quello di intervenire a colmare un vuoto, presente per la verità non solo
nella storiografia italiana, fili pure in quella internazionale.
Il Regno di Napoli, sotto la dominazione spagnola sperimentò tale assetto. I sovrani spagnoli si posero il problema di governare questo territorio attraverso determinate strategie di governi ,legate alle specifiche condizioni del contesto locale del Regno di Napoli. Da un lato gli spagnoli cercarono di dare omogeneità al complesso sistema imperiale, dall’altro cercarono di tener conto dell’assetto politico, istituzionale, giuridico, culturale e dei soggetti o ceti rappresentativi de lterritorio. Ne nacque, un sistema di compromessi, privilegi e un equilibrio fra dominio e consenso che si ruppe solo all’inizio del ‘700.
messaggio di Cristo, ma anche, come la detentrice di strutture, di proprietà
(beni mobili ed immobili, fondi rustici, case, magazzini, attività creditizie, rendite)16, tra queste il Convento di S. Domenico. Il Convento, era detentore di un
vasto patrimonio mobiliare ed immobiliare e fu oggetto, nel periodo in esame,
di una serie di contese giudiziarie con la società civile beneventana per il possesso di tali beni. Il Convento di S. Domenico, rivendicava numerosi crediti su
alcuni beni, come emerge dalla documentazione del Fondo Monasteri Soppressi di Benevento, nei confronti di una pluralità di soggetti, i quali vantavano su
di essi diritti di proprietà, dando origine a lunghe controversie legali.
attraverso tre sessioni ha
focalizzato l’attenzione degli
intervenuti sulle fonti
documentarie per ricostruire
gli avvenimenti e i
condizionamenti tecnici e
comunicativi delle
corrispondenze diplomatiche
nel Regno di Ferrante
d’Aragona. Si è composto così
un convincente contributo alla
ricerca sulle corrispondenze in
età aragonese.
osservate tra il primo ‘400 e ‘500, facendo specifico riferimento
alle fortificazioni marittime delle città portuali. Particolare attenzione,
si rivolgerà al tema della difesa, del controllo militare delle città portuali,
tema al quale gli studiosi si sono dedicati fin dagli anni ’80, svolgendo
ricerche sulle città di antico regime, ovvero sulle città antecedenti
il periodo della rivoluzione industriale. Il tema scelto risponde ad un
fondamentale assunto espresso più volte dallo storico francese Jacques
Le Goff e da altri storici: che il problema della difesa sia connaturato
al nascere dalla città stessa. Fin dall’inizio della civiltà urbana o anche
dell’insediamento collettivo, infatti, le popolazioni hanno sempre avuto
la necessità di unirsi e rinchiudersi all’interno di uno spazio chiuso per
attuare la difesa al fine dell’abitare in comunità. L’obiettivo del presente
contributo sarà pertanto quello di identificare all’interno di un lungo
excursus condotto per attuare la difesa della città, alcune tappe significative
del lungo percorso evolutivo della maniera di fortificare gli insediamenti.
Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale - Sezione S. Luigi, Via Petrarca, 115 - 80122 Napoli
Emerge l’immagine di una Chiesa che si è svenduta al facile possesso dell’utile terreno, anche se non sono mancati i tentativi per ritornare all’originaria sequela Christi. Sono circa sei secoli nel corso dei quali, a partire dall’epoca delle Riforme, il problema ha continuato ad essere presente e ha costituito quel fardello da cui la Chiesa non riesce tuttora a liberarsi.
Eccovi il call for papers per il seminario di ricerca SISSCO dedicato al tema "Classi dirigenti e territori in età contemporanea. Asimmetrie tra centri e periferie, continuità e discontinuità. Il caso italiano (1861-2015)". Il seminario è articolato in tre incontri: ad Avellino martedì 13 dicembre del 2016, a Napoli giovedì 23 febbraio 2017, a Roma giovedì 6 aprile 2017. Tutti gli studiosi interessati sono invitati a partecipare, entro la scadenza del 4 novembre 2016, inviando alla mail [email protected] il titolo della propria proposta corredato di: un abstract di massimo 300 parole, non più di 6 parole chiave e un breve profilo della propria attività scientifica. Verranno accettate presentazioni sia in inglese che in italiano.