Books by Alessio Paiano
Kurumuny, 2022
«Del tutto disinteressato (e il disinteresse è reciproco) alle poetiche contemporanee e ai dibatt... more «Del tutto disinteressato (e il disinteresse è reciproco) alle poetiche contemporanee e ai dibattiti critici, Carmelo Bene chiude un secolo e ne inaugura un altro (unico autore di una nuova “Stagione del Poetico”), che non può che reagire ignorandolo, come se ci trovassimo di fronte a una macchinazione intenzionale che fa del poema sia il personale testamento artistico-poetico sia l’ultima provocazione con cui siglare una distanza incolmabile con gli altri suoi contemporanei».
L’ultimo lavoro di Carmelo Bene è ’l mal de’ fiori (2000), poema sotto ogni aspetto ‘eccessivo’, nel linguaggio, nel contenuto e persino nel layout editoriale, in cui prende corpo la formula ‘lorenzaccia’ del «rovinare le rovine»: è la sfida impossibile di ‘scrivere la voce’, restituendo una sconcertante polifonia che chiama a raccolta tutte le ossessioni della sua ricerca (Shakespeare, Pinocchio, l’Adelchi, Dante, Leopardi, ecc.). Per comprendere l’operazione bisognerà rovesciare un assunto dello stesso Bene: come da attore non ha mai smesso di essere poeta, così da poeta non smetterà i panni dell’attore.
Viene qui proposto il primo commento integrale a un capolavoro assoluto della letteratura contemporanea, una chiave di accesso per gli appassionati e gli studiosi di Bene e della poesia in genere.
Papers by Alessio Paiano
SinestesieOnline, XII, 38, 2023
La produzione teatrale di Carmelo Bene è fortemente legata ai grandi autori della letteratura eur... more La produzione teatrale di Carmelo Bene è fortemente legata ai grandi autori della letteratura europea: tra questi non sorprende che si annoveri anche Pinocchio, il celebre burattino di Carlo Collodi. Nelle prime due edizioni del 1962 e del 1966 il Pinocchio di Bene si presenta come lettura capovolta del soggetto collodiano, affermatosi in epoca umbertina come romanzo di formazione, insieme a Cuore di De Amicis, antagonista dichiarato del burattino beniano. Nelle ultime due edizioni (del 1981, 1998 e nella versione televisiva del 1999), ai temi sociali subentra un’esaltazione dell’infanzia come ostinato rifiuto alla crescita e al sistema educativo: mediante l’opera di Derrida e Deleuze, e la definizione dell’inorganico freudiano, Bene esprime un’opposizione insanabile tra il mondo adulto delle questioni sociali, del lavoro e della famiglia e un ideale mondo dell’infanzia, esclusivamente proiettato al «gioco».
L'Ulisse, 23, 2020
Se per Carmelo Bene l’arte rappresenta soprattutto un’opera di sparizione da parte dello stesso a... more Se per Carmelo Bene l’arte rappresenta soprattutto un’opera di sparizione da parte dello stesso autore («vuole essere il niente che è», scrive nell’Autografia d’un ritratto), si comprende la grande attenzione da lui rivolta fin dagli esordi alla lezione dei mistici: è dalle loro esperienze che Bene attinge gli exempla per la sua personale disciplina di ‘rinnegamento dell’Io’, immediatamente scaturito, secondo il teologo tedesco Rudolf Otto, da quel «senso della nullità» che essi provano ai cospetti del divino. Una poetica del ‘vuoto’ e del nulla (ancora Otto) come «ciò che non è in alcun modo definibile, ma ciò che è recisamente, essenzialmente altro e contrastante in rapporto a tutto ciò che è e può essere pensato», e che trova riscontro fin dall’esordio letterario e cinematografico di Bene, Nostra Signora dei Turchi, per approdare infine alla sua ultima opera edita, il poema «’l mal de’ fiori».
Pens Papers, 2019
Affondare la propria origine − non necessariamente connessa alla nascita − in terra d'Otranto è d... more Affondare la propria origine − non necessariamente connessa alla nascita − in terra d'Otranto è destinarsi un reale-immaginario. E lì, appunto, nel primo dì d'un settembre io fui nato» 1 . Con questo tributo alla sua terra d'origine Carmelo Bene apre la sua «autobiografia», Sono apparso alla Madonna; terra d'Otranto che per Bene non si colloca semplicemente in un generico «sud» ma s'iscrive nel «sud del sud dei santi» 2 , la penisola salentina, patria di San Giuseppe da Copertino, santo dei voli nato «l'anno medesimo (1600) in cui si brucia il Pensiero a Campo de' Fiori (Giordano Bruno)» (SAM, p. 1054). La figura del santo è emblematica poiché in essa Bene individua una contrapposizione del sud nei confronti di quella che Piergiorgio Giacchè, rielaborando il concetto di «minoranza» in Gilles Deleuze, ha definito come una «dannazione della subalternità» alimentata dalla Storia e dalla sociologia, che «si affannano a classificare le differenze ma non a liberare le identità» 3 . Alla subalternità del sud e alla sua «normalizzazione» (concetto che Deleuze rielabora da Foucault) 4 si può allora contrapporre una «elezione della minoranza» 5 , un'esaltazione del sud non più percepito nella sua arretratezza nei confronti della «maggioranza», ma opposto a quest'ultima in quanto pura alterità 6 , in grado, secondo Deleuze, di «sprigionare dei divenire contro la Storia, delle vite contro la cultura, dei
Book Reviews by Alessio Paiano
Oblio, XIII, 2023
Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici di MOD-Società italiana per lo studio della mode... more Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici di MOD-Società italiana per lo studio della modernità letteraria
L'Immaginazione, XXXIX, 2023
Oblio, XII, 2022
Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici di MOD-Società italiana per lo studio della mode... more Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici di MOD-Società italiana per lo studio della modernità letteraria
Sinestesie, XXII, 21, 2021
ford), antonEllo pErli (Université Côte d'Azur), mara Santi (Ghent University) Redazione / Editor... more ford), antonEllo pErli (Université Côte d'Azur), mara Santi (Ghent University) Redazione / Editorial Board Chiara tavElla (coordinamento), lorEnzo rESio Per la rubrica «Discussioni» / For the column «Discussioni» laura CannavaCCiuolo (coordinamento), SalvatorE arCidiaCono, nino arriGo, marika Boffa, lo-rEdana CaStori, domEniCo Cipriano, valEntina CoroSaniti, antonio d'amBroSio, maria dimauro, Giovanni GEnna, CarlanGElo mauro, thomaS pErSiCo, GEnnaro SGamBati, franCESCo SiElo Revisori/Referees Tutti i contributi pubblicati in questa rivista sono stati sottoposti a un processo di peer review che ne attesta la validità scientifica
SinestesieOnline, XI, 34, 2022
Cuadernos de Filología Italiana, 2021
Oblio, X, 2020
A cura di Luciano Pagano Neviano (LE) Musicaos Editore 2020 ISBN 978-88-94966-770 Il volume Poesi... more A cura di Luciano Pagano Neviano (LE) Musicaos Editore 2020 ISBN 978-88-94966-770 Il volume Poesie (1970-1983) edito da Musicaos Editore nella collana «Fogli di via», diretta da Simone Giorgino e Fabio Moliterni, raccoglie per la prima volta l'intera produzione poetica di Salvatore Toma, noto al più vasto pubblico dei lettori per la pubblicazione presso Einaudi della raccolta Il canzoniere della morte (1999), curata da Maria Corti. I contributi presenti nel volume, a firma di Benedetta Maria Ala, Lorenzo Antonazzo, Annalucia Cudazzo e Simone Giorgio, ordinati dal curatore Luciano Pagano, si avvalgono della preziosa consultazione dell'archivio privato del poeta, custodito dalla moglie Paola Antonucci; a questi si aggiungono la dettagliata Notizia biografica, la Bibliografia della critica e una breve Appendice che consta principalmente di appunti autografi dello scrittore. Il saggio di Ala, «Puro e semplice e ribelle». L'opera poetica di Salvatore Toma, cerca di definire complessivamente le tematiche e i punti cardine della poetica attraverso una ricognizione ampia e in grado di mettere luce sulla personalità del poeta che, pur soffrendo un isolamento culturale dato dalla disattenzione della critica e scontando una reciproca diffidenza nei confronti dell'ambiente circostante (fanno eccezione alcuni conterranei, tra cui Nicola G. De Donno, Oreste Macrì, Donato Valli e Antonio L. Verri che, come ricorda Simone Giorgio nel suo intervento sulla fortuna critica dell'autore, si prodigarono per la pubblicazione e diffusione delle sue opere), solo erroneamente si potrebbe ridurre a quella di 'poeta maudit'. Più corretto sarebbe parlare per Toma di «spontaneismo» (p. XXIII), come suggerisce Andrea Afribo per alcuni poeti del Settanta, benché Ala evidenzi subito, nel caso del poeta magliese, un intenso lavoro di lima sul verso, come testimoniato dai manoscritti originali. Un'analogia più evidente tra Toma e i suoi contemporanei sarebbe da ascriversi a una componente ludico-satirica (fu incluso nell'antologia Poesia satirica dell'Italia d'oggi, a cura di Cesare Vivaldi), oppure a quella neo-orfica di autori come Giuseppe Conte, con cui Toma condividerebbe il «bestiario selvaggio e fiabesco» (p. XXXVIII). Ala si sofferma poi sulle «tre condizioni di reversibilità» già individuate da Donato Valli nella prefazione ad Ancóra un anno (1981), a ognuna delle quali la studiosa dedica una riflessione approfondita. In primo luogo 'sogno-realtà', in base alla quale Toma attinge dal materiale onirico le immagini poetiche da rielaborare al presente, senza alcuna ispirazione di tipo simbolista o surrealista, e pure senza mai ricorrere alla scrittura automatica; quindi 'vita-morte', come incessante movimento della materia verso una sua riformulazione mai ultraterrena. L'ultima condizione riguarda il binomio 'uomo-natura': è nota la grande empatia di Toma verso il mondo animale, con cui stabilisce un contatto profondo spinto non di rado fino all'identificazione totale, poiché solo nel mondo naturale è possibile rintracciare una certezza di immortalità di fronte alla caducità del resto. Lorenzo Antonazzo compie un'analisi delle prime opere di Toma ristampate in quest'edizione con uno scritto dal titolo «Parole che taci/ squillare già vedo»: percorsi di lettura sulle prime opere di Salvatore Toma»: nell'esordio del 1970, Poesie. «Prime rondini», il poeta affronta i dissidi giovanili con l'ambiente scolastico e i genitori, e per questo si stabilisce un contrasto tra le proprie ambizioni letterarie e un ambiente famigliare che non riesce a concepire il temperamento del poeta né la sua passione precoce per la scrittura. Una sordida inquietudine regge la seconda raccolta di
Cuadernos de Filología Italiana, 2019
Trattare l'opera di Carmelo Bene significa affrontare un corpus eterogeneo di scritti e produzion... more Trattare l'opera di Carmelo Bene significa affrontare un corpus eterogeneo di scritti e produzioni audiovisive di raro spessore e, allo stesso tempo, di difficile accessibi-lità per un pubblico non addestrato; ciò non ha in ogni caso precluso all'autore una certa popolarità, soprattutto nella seconda fase della sua carriera, di cui vanno tenute in considerazione, insieme a lunghe tournée teatrali e a celebri apparizioni televisive, anche alcuni clamorosi happening: ci riferiamo ovviamente alla Lectura Dantis del 1981, sulla Torre degli Asinelli di Bologna, di fronte a una folla incalcolabile di spet-tatori entusiasti. Approcciarsi a una produzione così vasta e multidisciplinare pone anzitutto delle problematiche inerenti alla metodologia d'indagine e quindi agli stru-menti d'analisi: lo studio e la ricerca delle principali opere edite-quest'ultima di per sé difficoltosa, considerando la scarsa reperibilità delle stesse presso i principali cir-cuiti di distribuzione-potrebbe rivelarsi insufficiente a definire le influenze e le motivazioni estetiche che ne hanno determinato la genesi; un approccio più efficace dovrà coadiuvarsi di testimonianze e studi critici che, in alcuni casi, si sono rivelati non secondari ma complementari all'operazione messa in atto da Carmelo Bene (ba-sti pensare a quelli di Gilles Deleuze in Sovrapposizioni (1978) o di Maurizio Gran-de in Lorenzaccio (1986), selezionati dall'autore in funzione di commenti, potrem-mo dire, definitivi o ideali). La questione della critica ha interessato Bene fin dagli esordi e si è articolata in un dibattito appassionato e feroce che mirava a destabilizzare l'autorità degli addetti alle pagine culturali dei giornali, i quali potevano vantare sul pubblico, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, una non trascurabile influenza che il giovane attore seppe sfruttare plasmando su di sé l'immagine di artista scandaloso, tanto da guada-gnarsi l'appellativo di enfant terribile del teatro italiano. Laddove già nelle prime recensioni degli spettacoli emergeva un divario sostanziale tra Bene e la critica del tempo, negli anni sarà lui stesso a esasperare questa distanza con atti a volte clamo-rosi: ricordiamo, uno su tutti, l'allontanamento dalla sala stampa di tutti i giornalisti italiani durante la prima di Nostra Signora dei Turchi (1968), nell'ambito del Festival del Cinema di Venezia; oppure si consideri la pubblicazione de L'orecchio Man-cante (1970), in cui l'autore rifiuta aspramente ogni funzione di mediazione eserci-tata dal critico, che per Bene, come ripeterà in diverse occasioni, dovrebbe piuttosto aspirare al profilo tracciato da Oscar Wilde ne Il critico come artista. Approcciarsi a un'opera non vuol dire, in sintesi, facilitarne la fruizione ma lasciarsi ispirare da essa in un ideale scambio reciproco; per questo l'arte in genere, come la intende Bene, è un minuzioso esercizio di riscrittura alimentato dalla lettura approfondita dei grandi autori e di cui è permeata soprattutto la sua prima fase teatrale, caratterizzata, come ebbe modo di definirlo Giuseppe Bartolucci, da un vero e proprio "massacro" dei classici (Collodi, Shakespeare, Cervantes, Joyce e altri). Si considerino inoltre alcu-Cuadernos de Filología Italiana
Oblio, IX, 2019
Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici della MOD Società italiana per lo studio della m... more Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici della MOD Società italiana per lo studio della modernità letteraria Direttore: Nicola MEROLA Direttore responsabile: Giulio MARCONE Redazione: Laura ADRIANI, Saverio VECCHIARELLI Amministratore: Saverio VECCHIARELLI Realizzazione Editoriale: Vecchiarelli Editore S.r.l. Comitato dei referenti scientifici:
Drafts by Alessio Paiano
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Books by Alessio Paiano
L’ultimo lavoro di Carmelo Bene è ’l mal de’ fiori (2000), poema sotto ogni aspetto ‘eccessivo’, nel linguaggio, nel contenuto e persino nel layout editoriale, in cui prende corpo la formula ‘lorenzaccia’ del «rovinare le rovine»: è la sfida impossibile di ‘scrivere la voce’, restituendo una sconcertante polifonia che chiama a raccolta tutte le ossessioni della sua ricerca (Shakespeare, Pinocchio, l’Adelchi, Dante, Leopardi, ecc.). Per comprendere l’operazione bisognerà rovesciare un assunto dello stesso Bene: come da attore non ha mai smesso di essere poeta, così da poeta non smetterà i panni dell’attore.
Viene qui proposto il primo commento integrale a un capolavoro assoluto della letteratura contemporanea, una chiave di accesso per gli appassionati e gli studiosi di Bene e della poesia in genere.
Papers by Alessio Paiano
Book Reviews by Alessio Paiano
Drafts by Alessio Paiano
L’ultimo lavoro di Carmelo Bene è ’l mal de’ fiori (2000), poema sotto ogni aspetto ‘eccessivo’, nel linguaggio, nel contenuto e persino nel layout editoriale, in cui prende corpo la formula ‘lorenzaccia’ del «rovinare le rovine»: è la sfida impossibile di ‘scrivere la voce’, restituendo una sconcertante polifonia che chiama a raccolta tutte le ossessioni della sua ricerca (Shakespeare, Pinocchio, l’Adelchi, Dante, Leopardi, ecc.). Per comprendere l’operazione bisognerà rovesciare un assunto dello stesso Bene: come da attore non ha mai smesso di essere poeta, così da poeta non smetterà i panni dell’attore.
Viene qui proposto il primo commento integrale a un capolavoro assoluto della letteratura contemporanea, una chiave di accesso per gli appassionati e gli studiosi di Bene e della poesia in genere.
Si sono utilizzate fonti cartacee per la bibliografia, mentre quelle riguardanti la Cappella Palatina sono state ricercate in rete, e includono studi in riviste sull’aspetto artistico architettonico e linguistico e, soprattutto, materiale fotografico recuperato o dalle stesse riviste online o da siti specializzati. In tal senso si rimanda al sito www.cappellapalatinapalermo.it, che ha realizzato un interessantissimo tour virtuale in 3D dell’intero complesso architettonico.
estremamente stravolto, nella definizione nuova di personaggi celebri
deformati fisicamente e psicologicamente, nei quali l’elemento primo di
de-formazione è la voce espropriata a se stessa, amplificata e obliata nel
playback, la “phonè” come la definisce Bene. Questo lavoro non sarà
dunque rivolto esclusivamente alla pagina scritta, ma richiederà
l’accostamento del materiale audio e audio-visivo come livelli di
espressione completivi. Pinocchio di Carmelo Bene non può essere
compreso se non nella “voce (abbandono nella lettura-oblìo) che si
scorpora nell’alone del suono[…] Che ne è del testo, così dimenticato?
Esso è disfatto nel suo disfarsi altrove. Sottratto alla macabra persistenza
del suo rito-equivoco imbalsamato. Mai più riferito. Mai più”.