Problematizzazione dei rapporti fra letteratura e folklore, con specifico riferimento al panorama... more Problematizzazione dei rapporti fra letteratura e folklore, con specifico riferimento al panorama ciulturale complessivo del Medioevo. Si discutono diversi punti: la struttura multipolare di questo panorama; l'ambiguo concetto di "cultura popolare"; la natura stratificata della produzione folklorica; la direzionalit\ue0 dei rapporti fra testi letterari e materiali folklorici ; le difficolt\ue0 inerenti alla diversa conformazione dei due ambiti
More and more often we see attempts not to develop or reflect on Bachtin's ideas, but to adopt th... more More and more often we see attempts not to develop or reflect on Bachtin's ideas, but to adopt them mechanically in fields where special analyses need to be made of how they might be applied [...] Bachtin's complex, not always obvious, thoughts have been [...] simplified and domesticated, thereby taking on a scientific-ornamental character.
Edizione commentata del sonetto cavalcantiano, che offre verso per verso lo "status quaestio... more Edizione commentata del sonetto cavalcantiano, che offre verso per verso lo "status quaestionis" , discutendo i diversi contributi degli studiosi sotto il profilo sia testuale che interpretativo e avanzando nuove proposte. Una seconda parte del saggio \ue8 dedicata all'esame delle varie tesi elaborate dalla critica sulle accuse mosse nel sonetto da Cavalcanti a Guittone d'Arezzo, considerato privo degli strumenti necessari ad argomentare in veste poetica. Si discute pertanto dell'eventuale "testo-bersaglio" di Cavalcanti, cio\ue8 dell'esistenza di uno o pi\uf9 testi nell'ambito della produzione di Guittone che acclarino tale sua incapacit\ue0 artistica
Problematizzazione dei rapporti fra letteratura e folklore, con specifico riferimento al panorama... more Problematizzazione dei rapporti fra letteratura e folklore, con specifico riferimento al panorama ciulturale complessivo del Medioevo. Si discutono diversi punti: la struttura multipolare di questo panorama; l'ambiguo concetto di "cultura popolare"; la natura stratificata della produzione folklorica; la direzionalit\ue0 dei rapporti fra testi letterari e materiali folklorici ; le difficolt\ue0 inerenti alla diversa conformazione dei due ambiti
More and more often we see attempts not to develop or reflect on Bachtin's ideas, but to adopt th... more More and more often we see attempts not to develop or reflect on Bachtin's ideas, but to adopt them mechanically in fields where special analyses need to be made of how they might be applied [...] Bachtin's complex, not always obvious, thoughts have been [...] simplified and domesticated, thereby taking on a scientific-ornamental character.
Edizione commentata del sonetto cavalcantiano, che offre verso per verso lo "status quaestio... more Edizione commentata del sonetto cavalcantiano, che offre verso per verso lo "status quaestionis" , discutendo i diversi contributi degli studiosi sotto il profilo sia testuale che interpretativo e avanzando nuove proposte. Una seconda parte del saggio \ue8 dedicata all'esame delle varie tesi elaborate dalla critica sulle accuse mosse nel sonetto da Cavalcanti a Guittone d'Arezzo, considerato privo degli strumenti necessari ad argomentare in veste poetica. Si discute pertanto dell'eventuale "testo-bersaglio" di Cavalcanti, cio\ue8 dell'esistenza di uno o pi\uf9 testi nell'ambito della produzione di Guittone che acclarino tale sua incapacit\ue0 artistica
Aggiungo un provvisorio INDICE del ‘Dizionario delle metafore nelle scienze’ in elaborazione... more Aggiungo un provvisorio INDICE del ‘Dizionario delle metafore nelle scienze’ in elaborazione , alcuni esempi del quale sono comparsi in AcEdu .
Real world and other worlds are two faces of the same entity: the other worlds are imaginary proj... more Real world and other worlds are two faces of the same entity: the other worlds are imaginary projections of everyday world. It is sometimes possible to follow the opposite way: the real world takes the nature of the other world. This paper deals with three in my view significant cases: 1) according to the Christian faith the earthly world is the other world in comparison to the afterlife; 2) the land of Cockaigne is the other world with the real world hidden inside; 3) Carnival is a temporary world, in regard of which everyday life is the other world. Mondo reale e altri mondi sono due facce di una stessa entità: gli altri mondi sono proiezioni immaginarie del mondo reale, nella logica di un'opposizione, in genere binaria, che parte da quest'ultimo. Esistono tuttavia situazioni in cui si può ragionare in una prospettiva rovesciata, nella quale lo stesso mondo reale assume il carattere di mondo altro. Tratterò tre casi che mi sembrano significativi: 1) per il Cristianesimo il mondo reale è un mondo altro rispetto all'aldilà; 2) il paese di Cuccagna è un mondo altro in cui è nascosto il mondo reale; 3) il Carnevale è un mondo reale temporaneo, rispetto a cui il mondo quotidiano è un mondo altro.
Nel titolo di questi appunti compaiono due termini, 'selva e 'bosco', specificati dagli attributi... more Nel titolo di questi appunti compaiono due termini, 'selva e 'bosco', specificati dagli attributi 'oscuro ' e 'chiaro' e riferiti alla tematica delle relazioni fra uomo e ambiente naturale, oltre che fra gli uomini stessi.
Intervento inedito al VI Convegno internazionale "Tradizione e postmodernità" (Rocca Grimalda 22... more Intervento inedito al VI Convegno internazionale "Tradizione e postmodernità" (Rocca Grimalda 22-23 settembre 2001)
(Metafore in filosofia)* 1. Nelle pagine precedenti si è più volte direttamente o indirettamente ... more (Metafore in filosofia)* 1. Nelle pagine precedenti si è più volte direttamente o indirettamente accennato alla presenza di metafore e immagini nei testi filosofici, sia parlando delle considerazioni di Platone su oralità e scrittura (p. 49 nella sintesi), che discutendo il tema centrale della sua gnoseologia, il rapporto fra realtà e apparenza (p, 15 s.) e le successive elaborazioni concettuali del Cristianesimo (p. 15-16), trattando poi della teoria letteraria del realismo e delle connesse categorie dell'estetica marxista (la Widerspiegelungstheorie, p. 17), sfiorando alcuni accenni in Nietzsche (p. 3, nota 12) e in Heidegger (p. 19) e infine arrivando al concetto di rizoma di Deleuze e Guattari (p. 13). Simili riferimenti invitano a una considerazione più approfondita del ruolo delle metafore in filosofia, che vada oltre l'idea di essa come mero espediente retorico, utilizzabile per abbellire i discorsi e non per scoprire la verità; laddove oggi, come si sa, le si riconosce una importante attività cognitiva, in quanto, come dice Aristotele, ci permette di «portare l'oggetto sotto gli occhi» 1. Ricorda l'autore di un recente volume sull' argomento 2 : "ogni filosofo, da sempre, usa metafore per dare un nome a concetti, idee, valori. Lo ha chiarito bene Jacques Derrida negli anni sessanta del Novecento, spiegando che esistono metafore nascoste che ci guidano quando proviamo a pensare la realtà nei suoi aspetti più profondi: verità, essere, sostanza, essenza sono parole-chiave che possono essere 'decostruite' per mostrare le figure del discorso-le immagini, appunto-che regolano la filosofia occidentale" 3. E' dunque importante occuparsi delle metafore impiegate dai pensatori, "per determinare quale sia la loro funzione, quali effetti di senso esse producano nel seno stesso del lavoro di concettualizzazione su cui si ritiene che si 'innestino', e al quale devono dare impulso e colore. In questo modo il significato filosofico del loro uso apparirà a seguito dell'esame dettagliato delle regole a cui sottostanno, non l'inverso" 4. Come è stato più volte osservato, "persino in testi in cui l'astrazione è estrema come l'Etica di Spinoza o la Fenomenologia dello Spirito di Hegel troviamo l'impiego costante di termini spaziali per caratterizzare le relazioni tra categorie ('essere limitato da', 'sviluppare)', o di termini visivi legati al gioco luce/buio a proposito di ciò che viene elevato alla sfera del conoscere ('non si distingue', 'giudizio confuso'). Non si ha dunque mai il 'grado zero' di metaforizzazione perché la lingua stessa è in parte intrisa di immagini 'sommerse'. Nello stesso modo, il discorso filosofico è intriso di metafore 'consumate' e dunque a malapena percepibili come tali, ma che non possono sfuggire all'analisi" 5. Ma sorge qui un problema: il ricorso alla metafora, che è inserito in tale profondità nel seno stesso dell'elaborazione filosofica da comparire non solo nei testi che ne fanno un uso critico, ma addirittura presso i * Trattandosi di una bozza, vi sono molti elementi da perfezionare o integrare (in genere in grassetto). Con l'espressione "sintesi" impiegata nelle note si intende il testo coordinato delle precedenti parti 1-4 (dove andrà anche, a partire dalla sua pagina 32, questa quinta parte, a cui potranno seguire altre parti). 1 Aristotele, Retorica, III, 10, 1411 a 2 A. Martinengo, Filosofie della metafora, Milano, Guerini e Associati, 2016. 3 Cito dall 'intervista di Luca Greco ad Alberto Martinengo (nel blog Fattiefabulae.com, in data 3i agosto 2018). 4 F. Cossutta, Elementi per la lettura dei testi filosofici, Bologna, Calderini, 1999 (ed. or.: Elements pour la lecture des textes philosophiques, , Paris, Bordas, 1989). Tutte le citazioni dal capitolo 4 del volume : La funzione delle metafore nei testi filosofici..-Cossutta prosegue ricordando che "in questo modo il significato filosofico del loro (scil. delle metafore) uso apparirà a seguito dell'esame dettagliato delle regole a cui esse sottostanno, e non l'inverso" e sviluppando di conseguenza una dettagliata analisi delle varie tipologie di metafora (metafore in sonno; metafore latenti.; metafore con o senza marcatori espliciti; metafore puntuali, racchiuse, dispiegate, complesse, e così via). Con ciò, peraltro, rispetto a quanto qui interessa, il discorso si sposta in un ambito contiguo, ma differente: la teoria generale della metafora (cfr. anche quanto si osserva più avanti a proposito dell'interazione fra discorso teorico e impieghi testuali di metafore). 5 Cossutta, cit.,
Per quanto concerne la presenza di metafore e immagini nel discorso dell'economia, il caso più ... more Per quanto concerne la presenza di metafore e immagini nel discorso dell'economia, il caso più frequente è quello in cui questa viene metaforizzata nei termini di altri ambiti semantici, come quando ad esempio la circolazione monetaria viene equiparata alla circolazione dei liquidi; ma vi sono talvolta delle situazioni in cui i suoi riferimenti si muovono piuttosto nella dimensione dell'omologia (l'esempio più noto è quello dei rapporti fra economia e linguaggio).
Traccia di un intervento al XXIII Convegno Internazionale "Attraverso lo specchio: l'lmmagine, il... more Traccia di un intervento al XXIII Convegno Internazionale "Attraverso lo specchio: l'lmmagine, il doppio, il riflesso" (Rocca Grimalda , 21-23 settembrre 2018)
Com'è noto, le metafore non hanno solo la funzione, riconosciuta loro già dalla retorica antica, ... more Com'è noto, le metafore non hanno solo la funzione, riconosciuta loro già dalla retorica antica, di abbellire i testi attraverso il trasferimento di significato da un termine proprio a un altro figurato, posto con esso in rapporto analogico; altrettanto importante è la loro valenza cognitiva, che, aprendo nuovi riferimenti semantici, arricchisce gli enunciati. Soprattutto in situazioni culturali di scarsa alfabetizzazione, ma anche quando si vuole incrementarsi l'efficacia del messaggio trasmesso (come avviene nella pubblicità), simili espressioni verbali trovano spesso dei corrispettivi iconici 2 ; entrambe le modalità di rappresentazione -metafore e immagini -si possono avvicendare, intersecare e combinare in vari modi 3 .
Alter vs ego: problemi di distanza* 1. Come si sa, l'espressione alter ego ha molteplici signific... more Alter vs ego: problemi di distanza* 1. Come si sa, l'espressione alter ego ha molteplici significati. Oltre al suo uso nel linguaggio parapolitico e paragiuridico, nel senso di sostituto, persona ufficialmente o ufficiosamente delegata a prendere decisioni in vece di un soggetto, in altri campi il termine possiede una serie di importanti implicazioni, riconducibili ad alcune tematiche principali, fra le quali particolarmente studiate sono quella del doppio e quella dell'io diviso. La prima nozione è stata notoriamente rilanciata dal classico volume di Otto Rank 1 , nel cui seguito si collocano molti contributi di analisi letteraria e ricerca sul folklore; mentre la seconda pertiene al campo degli studi psicanalitici, con specifico riferimento ad uno sdoppiamento della personalità, che si fa in genere risalire a una ferita psichica profonda e non risolta: l'altro è qui l' "incosciente rimosso", che trova nello sdoppiamento uno spazio autonomo, liberato dal soggetto cosciente. In tal caso l'identità, non essendo univoca, si struttura come un connubio di alterità, in cui interviene la minaccia (spesso mortifera) dell'elemento da Freud definito perturbante, rivelatore del costante pericolo di naufragio esistenziale a cui va incontro il soggetto. In prospettiva lacaniana, l'alter ego magnetizza tutti i desideri dell'individuo adulto, che non saranno mai dei sostituti dei primi oggetti pulsionali e che si nascondono alla coscienza, creando la dimensione del "non so quello che voglio, ma voglio": «l'altro si propone come la funzione rispecchiante dell'io e così Lacan la definirà, individuando nello stadio dello specchio un formatore della funzione dell'io» 2 .
(Questo saggio nasce dalla mia lunga curiosità per l'espressione pois pilés posta in bocca a un p... more (Questo saggio nasce dalla mia lunga curiosità per l'espressione pois pilés posta in bocca a un personaggio del Jeu de la feuillée di Adam de la Halle e per il tema generale del "cibo dei folli". La versione definitiva, che spero possa profittare dei commenti di qualche lettore, dovrebbe comparire in un prossimo numero della rivista "Strumenti critici ") In due testi fra loro distanti per epoca e lingua, ma entrambi straordinari per la novità della loro scrittura, il Jeu de la feuillée di Adam de la Halle 1 e il Woyzeck di Georg Büchner 2 compare una singolare liaison: quella fra la devianza mentale e i piselli. Si tratta in entrambi i casi di opere teatrali, la prima messa in scena presumibilmente il 4 giugno del 1276, in occasione dell'assemblea generale della committente Confraternita dei giullari e cittadini della città di Arras, la seconda composta poco avanti la morte dell'autore nel 1837, rimasta frammentaria, pubblicata in più varianti a partire dal 1850, ma rappresentata per la prima volta solo nel 1913 3 .
La filologia alla prova del tempo. Cesare Segre e «Medioevo romanzo» ALMUTH GRÉSILLON Rencontre P... more La filologia alla prova del tempo. Cesare Segre e «Medioevo romanzo» ALMUTH GRÉSILLON Rencontre PAUSA CAFFÈ ORE 12.00 presiede ROBERTO CRESPO LUCIANO FORMISANO La romanistica per Segre e per i maestri della sua generazione ALBERTO CONTE Cervantes e i generi letterari: novella, tempo della narrazione, parodia in Quijote I, 20 PAUSA PRANZO ORE 14.45 presiede FRANCESCO SABATINI ANGELO STELLA La lezione imperfetta e la sillaba che manca ANTONIO PIOLETTI Cesare Segre e gli studi sul cronòtopo letterario ore 16.00 presiede CARLA RICCARDI GIOVANNI CARAVAGGI Cesare Segre e Jorge Guillén GUIDO LUCCHINI Accertamenti in archivio: per la genesi di «Strumenti critici» e dei Segni e la critica PAUSA CAFFÈ ORE 17.30 Tavola rotonda A lezione da Cesare Segre: esperienze a confronto coordina NICOLÒ PASERO intervengono SILVIA ALBESANO,
I carri di Nîmes-Le Charroi di Nîmes, chanson de geste del XII° secolo , a cura di Nicolò Pasero ... more I carri di Nîmes-Le Charroi di Nîmes, chanson de geste del XII° secolo , a cura di Nicolò Pasero , Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2020 (collana "Gli Orsatti. Testi per un altro Medioevo", n° 48) .
Il Charroi de Nîmes è una delle chansons de geste del cosiddetto ciclo guglielmino, in cui si narrano le imprese di Guillaume d'Orange, personaggio storicamente riferibile a Guglielmo di Tolosa, il cugino di Carlomagno preposto nel 789 all'amministrazione della Contea di Tolosa, che rientrava nel regno di Aquitania retto dal debole figlio di Carlo, Ludovico il Pio (il Louis del testo). Argomento principale del Charroi (sempre affiancato nei manoscritti da altri due esemplari del ciclo, il Couronnement de Louis e la Prise d'Orange, chiamati in causa da alcuni riferimenti interni) è la spedizione capitanata da Guillaume, che porterà all'affrancamento della città di Nîmes dal dominio saraceno. L'impresa è resa possibile da uno stratagemma militare analogo a quello del cavallo di Troia: i guerrieri cristiani penetrano nella città nascosti in botti caricate su un convoglio di carri (un charroi appunto), condotto da Guillaume ed alcuni compagni in abito di mercanti. Una cospicua parte della chanson, quella che precede le vicende della spedizione, ruota intorno a un secondo tema: il rapporto feudale fra il re di Francia Louis e il suo maggior vassallo Guillaume, con preciso riferimento ai diritti e ai doveri reciproci. Guillaume, dimenticato nell'annuale distribuzione dei feudi da parte del sovrano e non placato dai suoi ripetuti tentativi di risarcirlo per i grandi servizi prestati facendogli altre concessioni, giunge sull'orlo della ribellione al suo signore legittimo; la mossa, che romperebbe l'equilibrio feudale, è sventata ricorrendo a una soluzione ingegnosa del conflitto: l'attribuzione a Guillaume delle terres d'Espaigne, i territori del Midi dove si trova Nîmes, che dovrà conquistare perché occupati dai Saraceni e solo formalmente in possesso del re di Francia. In tale prospettiva è centrale il tema del dono: dono come obbligo, dovere, impegno, che nel rapporto feudale vincola reciprocamente il superiore e l'inferiore. Attribuire a Guillaume le terres d'Espaigne lo risarcirà per le mancanze di Louis, senza però intaccare i beni territoriali su cui si fonda la sovranità di questi. V'è infine nel Charroi un aspetto importante, che lo allontana in qualche misura dall'idea di chansons de geste intese esclusivamente a celebrare grandi imprese guerresche compiute da personaggi eroici, sul modello inarrivabile della Chanson de Roland e di simili prodotti 'alti' delle culture del passato. Il tessuto espressivo dell'opera, riportato in più punti a dimensioni di quotidianità fattuale , intrecciando la trama primaria del testo con l'ordito di contenuti riferiti all'esperienza comune e al basso materiale-corporeo e inserendovi momenti apertamente comico-grotteschi, al limite del serio-comico, ne rivela l'appartenenza a uno standard di narrazione definibile come 'mediano': che è poi quello che, sottendendo al portato epico 'alto' dei testi il 'basso continuo' di toni alternativi, caratterizza di norma le chansons de geste come genere. ,
«La casa dalle finestre che sbattono. Illusioni sonore e prestidigitazioni rumoriste nel romanzo ... more «La casa dalle finestre che sbattono. Illusioni sonore e prestidigitazioni rumoriste nel romanzo arturiano d'oïl»
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Il Charroi de Nîmes è una delle chansons de geste del cosiddetto ciclo guglielmino, in cui si narrano le imprese di Guillaume d'Orange, personaggio storicamente riferibile a Guglielmo di Tolosa, il cugino di Carlomagno preposto nel 789 all'amministrazione della Contea di Tolosa, che rientrava nel regno di Aquitania retto dal debole figlio di Carlo, Ludovico il Pio (il Louis del testo). Argomento principale del Charroi (sempre affiancato nei manoscritti da altri due esemplari del ciclo, il Couronnement de Louis e la Prise d'Orange, chiamati in causa da alcuni riferimenti interni) è la spedizione capitanata da Guillaume, che porterà all'affrancamento della città di Nîmes dal dominio saraceno. L'impresa è resa possibile da uno stratagemma militare analogo a quello del cavallo di Troia: i guerrieri cristiani penetrano nella città nascosti in botti caricate su un convoglio di carri (un charroi appunto), condotto da Guillaume ed alcuni compagni in abito di mercanti. Una cospicua parte della chanson, quella che precede le vicende della spedizione, ruota intorno a un secondo tema: il rapporto feudale fra il re di Francia Louis e il suo maggior vassallo Guillaume, con preciso riferimento ai diritti e ai doveri reciproci. Guillaume, dimenticato nell'annuale distribuzione dei feudi da parte del sovrano e non placato dai suoi ripetuti tentativi di risarcirlo per i grandi servizi prestati facendogli altre concessioni, giunge sull'orlo della ribellione al suo signore legittimo; la mossa, che romperebbe l'equilibrio feudale, è sventata ricorrendo a una soluzione ingegnosa del conflitto: l'attribuzione a Guillaume delle terres d'Espaigne, i territori del Midi dove si trova Nîmes, che dovrà conquistare perché occupati dai Saraceni e solo formalmente in possesso del re di Francia. In tale prospettiva è centrale il tema del dono: dono come obbligo, dovere, impegno, che nel rapporto feudale vincola reciprocamente il superiore e l'inferiore. Attribuire a Guillaume le terres d'Espaigne lo risarcirà per le mancanze di Louis, senza però intaccare i beni territoriali su cui si fonda la sovranità di questi. V'è infine nel Charroi un aspetto importante, che lo allontana in qualche misura dall'idea di chansons de geste intese esclusivamente a celebrare grandi imprese guerresche compiute da personaggi eroici, sul modello inarrivabile della Chanson de Roland e di simili prodotti 'alti' delle culture del passato. Il tessuto espressivo dell'opera, riportato in più punti a dimensioni di quotidianità fattuale , intrecciando la trama primaria del testo con l'ordito di contenuti riferiti all'esperienza comune e al basso materiale-corporeo e inserendovi momenti apertamente comico-grotteschi, al limite del serio-comico, ne rivela l'appartenenza a uno standard di narrazione definibile come 'mediano': che è poi quello che, sottendendo al portato epico 'alto' dei testi il 'basso continuo' di toni alternativi, caratterizza di norma le chansons de geste come genere. ,