Books by Angelo Pagliardini

Ad Alexandra: senza il tuo consiglio e sostegno questo libro non esisterebbe 14 «Urbino diventa s... more Ad Alexandra: senza il tuo consiglio e sostegno questo libro non esisterebbe 14 «Urbino diventa subito l'exemplum forte della nuova Corte e del suo nuovo Principe proprio perché la sua riconoscibilità istituzionale e storica è debolissima: diventa l'exemplum dei nuovi cortigiani, gentiluomini e gentildonne, delle loro pratiche distintive, cioè moderne, fondate sulla conversazione, connotate dalla grazia in quanto dispositivo etico ed estetico» (Quondam 2006, 21). 15 Quondam sottolinea a questo proposito che la Casale di Guazzo corrisponde a questa funzione di mitizzazione spaziale, sottolineando anche che i primi tre libri della Civil conversazione sono ambientati in una sorta di «studiolo», le «picciole stanze» del palazzo dei Guazzo a Casale (cfr. commento a Civil conversazione 1 Proemio g). 4. I Dialoghi piacevoli: genesi dell'opera Al culmine della sua carriera, orientatasi dopo la morte della duchessa Margherita, nel 1566, verso l'attività delle accademie, lo scrittore pubblica la sua seconda opera teorica sulla vita di corte, i Dialoghi piacevoli, uscita a Venezia nel 1586, edizione a cui segue la ristampa a Piacenza nel 1587 sempre a cura di Pietro Tini, «libraro in Milano» 35 .

Il volume, introdotto da una presentazione di sua Eccellenza l’Ambasciatore Sergio Brabanti, cons... more Il volume, introdotto da una presentazione di sua Eccellenza l’Ambasciatore Sergio Brabanti, considera i rapporti tra i diversi stati italiani e l’Impero Asburgico nel corso del lungo Settecento (1690-1815) dalla prospettiva delle strette relazioni esistenti tra mondo diplomatico e produzione letteraria. La rete di connessioni che si crea tra le rappresentanze diplomatiche e gli uomini di lettere promuove un’attività culturale intensa, all’origine di edizioni, traduzioni, scambi, conversazioni, spettacoli teatrali e melodrammatici, carteggi. Il volume, che si muove tra storia e letteratura, si ricollega a studi analoghi relativi al ruolo della diplomazia delle lettere nei rapporti tra Italia, Regno Unito e Francia e tra Roma e l’Europa. Il contributo dell’Impero asburgico alla definizione di una rete intellettuale europea è di assoluto rilievo, come emerge dai saggi presenti nel libro, che, nell’intreccio tra politica e letteratura, ricostruiscono la presenza a Vienna di moltissimi letterati provenienti dalla penisola ma anche da altri stati europei e seguono il percorso di diplomatici, ambasciatori, mediatori culturali che svolgono funzioni di coordinamento, mecenatismo, patronage nei confronti dei letterati.

Peter Lang, 2020
In che modo la descrizione delle opere d’arte e dei monumenti dell’Urbe, negli scrittori dell’Ott... more In che modo la descrizione delle opere d’arte e dei monumenti dell’Urbe, negli scrittori dell’Ottocento, ha portato alla formazione di una sorta di museo europeo ideale? Accanto alla ricerca delle caratteristiche proprie di ogni cultura nazionale, i viaggiatori che intraprendevano il Grand Tour concepivano anche una sorta di carta culturale dell’Europa. Su questa carta, Roma costituiva una destinazione importante, divenuta un punto ineludibile fin dal secolo precedente, soprattutto dopo che Winckelmann aveva presentato la Città Eterna come tappa essenziale per la conoscenza del bello ideale. Questo volume accoglie gli atti del colloquio tenutosi il 12 e il 13 aprile 2018 a Roma, all’Istituto Storico Austriaco e all’Accademia di Romania. Il punto di partenza del convegno era discutere in che modo la descrizione delle opere d’arte e dei monumenti dell’Urbe, negli scrittori europei dell’Ottocento, ha portato alla formazione di una sorta di museo ideale, inteso come somma di riferimenti al patrimonio della cultura classica, ma anche come comune serbatoio di storie, temi, motivi mitologici, letterari e plastici, destinati a circolare nelle culture europee. L’identità europea si è formata prevalentemente nel XIX secolo, quando, accanto alla ricerca delle caratteristiche proprie di ogni cultura nazionale, i viaggiatori che intraprendevano il Grand Tour concepivano anche una sorta di carta culturale dell’Europa. Su questa carta, Roma costituiva una destinazione importante, divenuta un punto ineludibile fin dal secolo precedente, soprattutto dopo che Winckelmann aveva presetato Roma come una tappa essenziale per la conoscenza del bello ideale.
Il volume intende analizzare il rapporto fra l’opera di Verga e il contemporaneo processo di cost... more Il volume intende analizzare il rapporto fra l’opera di Verga e il contemporaneo processo di costruzione culturale di una comunità nazionale. In che misura si evolve la rappresentazione verghiana del Risorgimento nelle sue opere? Come cambia l’impegno “risorgimentale” a partire dalle esperienze dirette? Alle indagini letterarie e culturali si affiancherà un’analisi sistematica delle opere di Verga, con l’utilizzo della banca dati testuale LIZ4.
Si propone una discussione sulle figure, note e meno note, di scrittori e critici che hanno volut... more Si propone una discussione sulle figure, note e meno note, di scrittori e critici che hanno voluto forgiare il concetto di letteratura europea. Partendo da alcune affermazioni di Giuseppe Mazzini, nel saggio D'una letteratura europea, si allarga la discussione oltre la letteratura italiana, proponendo una «galerie de portraits» di letterati che hanno argomentato la necessità di aprire le porte della letteratura nazionale nella prospettiva della creazione di una letteratura europea. Non si tratta di commentare i testi o gli autori canonici della letteratura europea, ma di presentare discorsi di scrittori che, pur comprendendo il carattere utopistico della letteratura europea, hanno sottolineato la preoccupazione di trovare una maniera conveniente per definirla, valorizzarla e accelerarla.
Nella definizione dei processi di elaborazione concettuale per la costruzione
dell’identità nazi... more Nella definizione dei processi di elaborazione concettuale per la costruzione
dell’identità nazionale italiana, la letteratura entra in gioco come un solido punto di
riferimento. A proposito del nesso peculiare fra letteratura e identità nazionale il
filologo e poeta Giosue Carducci dichiara esplicitamente:
Quando il principe di Metternich disse l’Italia essere una espressione geografica, non aveva capito la cosa; ella era una espressione letteraria, una tradizione poetica. [...] Io non so se sia vero ciò che il Villemain racconta, che il governo austriaco vietasse certa volta a Milano la recita della canzone all’Italia: ma, se lo fece, certo n’ebbe ragione, benché ormai fosse tardi. (Carducci, Tomba di Francesco Petrarca, 15)
Il volume rappresenta un’indagine alla ricerca della/delle identità dell’Italia: un percorso ling... more Il volume rappresenta un’indagine alla ricerca della/delle identità dell’Italia: un percorso linguistico-culturale, storico-sociale, geografico-economico fino alle frontiere dell’identità stessa, attraverso un paese il cui carattere è stato sempre fortemente riconoscibile, in certi termini modellizzante per la cultura e l’intero sistema politico-economico europeo ed occidentale, ma anche molto frammentato e spesso contraddittorio. Dai saggi emerge una definizione interdisciplinare di questa pluralità identitaria, in una chiave di lettura del presente e delle prospettive per il futuro.
Papers by Angelo Pagliardini

Analele Universităţii Bucureşti. Limba şi literatura română, LXXIII, 2024, 109-134, 2024
In this article we are commenting the weak points of the Italian literary canon built during the ... more In this article we are commenting the weak points of the Italian literary canon built during the 19 th century, which was, at that time, linked to the legitimating of national identity and independence. The idea that an Italian literary canon existed, even in the absence of a national state, had been discussed by Foscolo, Nievo, and Leopardi, and became a central point in Francesco de Sanctis' History of Italian Literature. De Sanctis describes the evolution of Italian literature seen as a coherent pattern, starting with the Middle Ages and Dante Aligheri who is presented as a national poet. But this type of conception reduces the complexity and variety of regional and local cultures, like for example the poems in roman dialect by Giuseppe Gioachino Belli, and completely ignores women writers, such as, for example, Cristina Trivulzio.
In 1586, the writer Stefano Guazzo publishes Dialoghi piacevoli. The treatise is made up of a col... more In 1586, the writer Stefano Guazzo publishes Dialoghi piacevoli. The treatise is made up of a collection of dialogues and has among its protagonists the "Prencipe della Valacchia Maggiore", Petru Cercel, indicated as a model of the ideal prince. The work was conceived during the implementation of the rules of the Council of Trent: that political, cultural, and religious system defined in historiography as the Counter-Reformation. Stefano Guazzo outlines the system of courts, in which the relations between the prince and courtiers are organised as a true "forma del vivere". The writer constantly refers to the values and ideal questions of humanism, such as the formation of 1
Rifondare la letteratura nazionale per un pubblico europeo

DIPLOMAZIA E LETTERATURA TRA IMPERO ASBURGICO E ITALIA Ά DIPLOMATISCHE UND LITERARISCHE BEZIEHUNGEN ZWISCHEN DER HABSBURGERMONARCHIE UND ITALIEN (1690-1815), 2021
Alessandro Albani (1692-1779), nipote di papa Clemente XI, prima brillante ufficiale di
cavalleri... more Alessandro Albani (1692-1779), nipote di papa Clemente XI, prima brillante ufficiale di
cavalleria, poi prelato e cardinale, fu protagonista della politica pontificia fin dal suo ingresso
nell’amministrazione papale, nel 1718. Fra le funzioni ricoperte spiccano quelle svolte
nell’ambito della rete diplomatica dell’Impero asburgico a Roma. Nel presente contributo si
metteranno a fuoco le caratteristiche della sua azione diplomatica fra Roma e Impero, in cui la
comunicazione diplomatica s’interseca con l’attività di collezionista, mecenate e protettore di
artisti e scrittori. Verranno analizzati tre esempi paradigmatici che mostrano come Alessandro
Albani abbia combinato lettere e diplomazia, con quell’autonomia e spregiudicatezza di
iniziativa che l’alto prelato ha sempre perseguito. Nel 1745 il poeta e drammaturgo Gioacchino
Pizzi, segretario del cardinale Alessandro, scrive su suo incarico un’azione drammatica da
mettere in scena a Roma per celebrare l’incoronazione imperiale di Francesco I d’Asburgo: il
cardinale mette in atto un’operazione di promozione letteraria in funzione della diplomazia
asburgica. In secondo luogo vedremo due casi, di segno opposto, di trasfigurazione letteraria
dell’azione diplomatica del cardinale: (1) il melodramma giocoso di Pietro Metastasio Il
conclave del 1774, rappresento a Roma nel carnevale del 1775, in cui viene narrata l’azione di
Alessandro Albani in conclave per l’elezione di papa Braschi (Pio VI), candidato gradito alla
corte cesarea; (2) il dramma cantato La concordia fra il tempo e la gloria, messo in scena a Villa
Albani per la visita a Roma dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo, figlio di Maria Teresa, nel
1775, un testo allegorico in cui si presenta all’ospite il connubio ideale fra il valore eterno
dell’arte e il potere imperiale, connubio che trova il suo teatro ideale a Roma. Il terzo esempio
è il tentativo della diplomazia asburgica di indurre Winckelmann, protetto, ospite e amico del
cardinale Alessandro, a trasferirsi a Vienna, attuato all’insaputa del cardinale, che non avrebbe
mai accettato di rinunciare alla presenza nella sua corte dell’archeologo prussiano.

Nei testi di diversi scrittori europei dell'Ottocento, come Goethe, Stendhal, Asachi, Shelley, Gr... more Nei testi di diversi scrittori europei dell'Ottocento, come Goethe, Stendhal, Asachi, Shelley, Grillparzer, giocano un ruolo importante le descrizioni di opere d'arte viste durante i viaggi in Italia. Da queste descrizioni si costituisce una sorta di museo, inteso come somma di riferimenti al patrimonio della cultura classica, ma anche come comune serbatoio di storie, temi, motivi mitologici, letterari e plastici destinati a circolare nelle culture europee dell'Ottocento. Nel convegno ci si propone di analizzare in che modo il viaggio in Italia e la descrizione delle opere d'arte abbiano contribuito alla genesi di un'identità europea. Si porrà l'accento sulle descrizioni dei monumenti ammirati in Italia, e in particolare a Roma, da parte degli scrittori dell'Ottocento, come segno di appartenenza a una stessa "famiglia di spiriti" europea. Si può affermare che questi scrittori, venendo tutti nello stesso periodo in Italia, abbiano trovato un museo dei "lari" europei che hanno poi descritto con rispetto nelle loro opere, operazione che ha generato in seguito una comune "identità culturale europea"? Considerando che l'Ottocento era anche il momento in cui si stava definendo il concetto delle culture nazionali, sarebbe interessante capire in che modo il viaggio nel "museo Italia" desse a questi scrittori l'impressione di (ri)trovare le fonti della cultura europea. Il secondo nucleo di interesse del convegno riguarda il punto di vista degli scrittori italiani: in che misura anche per loro il viaggio nelle città d'arte italiane era centrale per definire la propria identità culturale? Esiste un Grand Tour degli scrittori italiani in Italia, prima e dopo l'unificazione nazionale? Vedevano anch'essi in Roma e nelle altre città d'arte italiane un "museo" della cultura europea oppure un simbolo specifico della cultura nazionale? Ad esempio nella Roma napoleonica dei primi dell'Ottocento la romanità antica costituiva un'eredità da far rivivere, un mito che sarebbe ritornato in seguito, dopo l'unificazione, con la "terza Roma". Si potrebbe pensare alla Firenze di Foscolo, alla Roma di Leopardi, oppure ai Sonetti romaneschi e al diario del viaggio a Milano di Belli, fino alle Odi barbare di Carducci. Anche per gli scrittori italiani si dovrebbe discutere il ruolo svolto dalla descrizione delle opere d'arte nel processo della costruzione dell'identità nazionale. Saranno accolti contributi pertinenti di italianisti, comparatisti e specialisti delle letterature europee dell'Ottocento, con interventi su autori che facciano luce su queste problematiche. Discipline coinvolte: anglistica, comparatistica, francesistica, italianistica, germanistica, romenistica, storia. Lingue del colloquio: italiano, inglese, francese Termine per l'invio della proposte: 15 gennaio 2018 Si prega di inviare un titolo, un abstract di circa 200 parole e una breve autopresentazione di circa 200 parole (interventi di 20 minuti + discussione). Le proposte saranno valutate entro il 1 febbraio 2018

«La somma de le cose». Studi in onore di Gianfelice Peron. Alvise Andreose, Giovanni Borriero , Tobia Zanon (Hrsg.). Padova: Esedra, 277-286., 2018
Novella, Cappellone degli Spagnoli (particolare: la Retorica). Questo volume raccoglie quarantano... more Novella, Cappellone degli Spagnoli (particolare: la Retorica). Questo volume raccoglie quarantanove saggi che alcuni studiosi italiani e stranieri hanno voluto dedicare a Gianfelice Peron. L'omaggio è stato pensato con lo scopo di ripercorrere almeno in parte l'amplissimo spettro delle passioni scientifiche e più generalmente culturali del festeggiato: dal Medioevo alla letteratura neogreca, dalla musica e dal melodramma al Fortleben di temi classici e medioevali nelle letterature moderne e contemporanee. Il titolo della miscellanea riprende un passo della Gerusalemme liberata, libro carissimo a Gianfelice Peron. L'idea della summa, dell'insieme e, al tempo stesso, della sintesi delle parti, non vuole solo alludere alla pienezza della sua figura di studioso, ma anche celebrare la ricchezza del suo profilo intellettuale, culturale e umano. «La somma de le cose» Studi in onore di Gianfelice Peron E S E D R A e d i t r i c e «La somma de le cose» Studi in onore di Gianfelice Peron
L’est nell’ovest. Manuel Boschiero. Gabriella Pelloni (Hrs.). Bologna: Libri di Emil, 143-162, 2018

L'attesa. Forme, retorica, interpretazione. Gianfelice Peron, Fabio Sangiovanni (Hrsg.). Padova: Esedra, 233-246, 2018
In questo volume sono riuniti gli interventi presentati al XLV convegno interuniver-sitario di Br... more In questo volume sono riuniti gli interventi presentati al XLV convegno interuniver-sitario di Bressanone, dedicato al tema dell'attesa nei testi letterari esaminati secondo molteplici punti di vista (metrici, narrativi, poetici, retorici ecc.). In conformità con la tendenza interdisciplinare dei convegni brissinesi, i saggi coprono un arco cronologi-co che va dall'antichità alla modernità e accolgono argomenti riguardanti letterature diverse. Si delinea un quadro ricco di proposte e interpretazioni che lascia intravedere la possibilità di approfondimenti ulteriori su un argomento centrale nella letteratura di ogni tempo. Dall'analisi dei tempi verbali nella Bibbia (Ryzhik) si passa ad autori classici come Seneca e Agostino (Solaro), alla letteratura mediolatina (Mosetti Ca-saretto) e alla letteratura in lingua germanica tar do-antica e alto medievale (Zironi). Un compatto manipolo di saggi è incentrato su testi medievali francesi, interessanti il teatro (Barillari) e i romanzi anticheggianti e arturiani (Sciolette, Russo, De Simone, Murgia), mentre altri articoli approfondiscono testi di autori italiani con specifica at-tenzione al sonetto (Bozzola), a Cavalcanti e Dante (Mele, Terrusi). L'epoca moderna è rappresentata dagli studi sul motivo "dell'attesa della battaglia" in Shakespeare (Ca-nova), del poema romeno eroicomico della Zingareide (Vranceanu), della letteratura settecentesca con Alfieri (Santato) e Stendhal (Meter). L'Ottocento è presente con l'esame del Tristano e Isotta di Wagner (Buschinger) e la narrativa italiana di Nievo (Capone) e Verga (Pagliardini), mentre l'ultima parte del volume approfondisce aspet-ti della poesia europea e italiana otto-novecentesca (Coppo, Stevanoni, Brandalise, Scartozzi) e l'opera di due prosatori italiani del Novecento: Alba De Céspedes (Che-mello) e Giorgio Manganelli (Matt).
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dell’identità nazionale italiana, la letteratura entra in gioco come un solido punto di
riferimento. A proposito del nesso peculiare fra letteratura e identità nazionale il
filologo e poeta Giosue Carducci dichiara esplicitamente:
Quando il principe di Metternich disse l’Italia essere una espressione geografica, non aveva capito la cosa; ella era una espressione letteraria, una tradizione poetica. [...] Io non so se sia vero ciò che il Villemain racconta, che il governo austriaco vietasse certa volta a Milano la recita della canzone all’Italia: ma, se lo fece, certo n’ebbe ragione, benché ormai fosse tardi. (Carducci, Tomba di Francesco Petrarca, 15)
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cavalleria, poi prelato e cardinale, fu protagonista della politica pontificia fin dal suo ingresso
nell’amministrazione papale, nel 1718. Fra le funzioni ricoperte spiccano quelle svolte
nell’ambito della rete diplomatica dell’Impero asburgico a Roma. Nel presente contributo si
metteranno a fuoco le caratteristiche della sua azione diplomatica fra Roma e Impero, in cui la
comunicazione diplomatica s’interseca con l’attività di collezionista, mecenate e protettore di
artisti e scrittori. Verranno analizzati tre esempi paradigmatici che mostrano come Alessandro
Albani abbia combinato lettere e diplomazia, con quell’autonomia e spregiudicatezza di
iniziativa che l’alto prelato ha sempre perseguito. Nel 1745 il poeta e drammaturgo Gioacchino
Pizzi, segretario del cardinale Alessandro, scrive su suo incarico un’azione drammatica da
mettere in scena a Roma per celebrare l’incoronazione imperiale di Francesco I d’Asburgo: il
cardinale mette in atto un’operazione di promozione letteraria in funzione della diplomazia
asburgica. In secondo luogo vedremo due casi, di segno opposto, di trasfigurazione letteraria
dell’azione diplomatica del cardinale: (1) il melodramma giocoso di Pietro Metastasio Il
conclave del 1774, rappresento a Roma nel carnevale del 1775, in cui viene narrata l’azione di
Alessandro Albani in conclave per l’elezione di papa Braschi (Pio VI), candidato gradito alla
corte cesarea; (2) il dramma cantato La concordia fra il tempo e la gloria, messo in scena a Villa
Albani per la visita a Roma dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo, figlio di Maria Teresa, nel
1775, un testo allegorico in cui si presenta all’ospite il connubio ideale fra il valore eterno
dell’arte e il potere imperiale, connubio che trova il suo teatro ideale a Roma. Il terzo esempio
è il tentativo della diplomazia asburgica di indurre Winckelmann, protetto, ospite e amico del
cardinale Alessandro, a trasferirsi a Vienna, attuato all’insaputa del cardinale, che non avrebbe
mai accettato di rinunciare alla presenza nella sua corte dell’archeologo prussiano.
dell’identità nazionale italiana, la letteratura entra in gioco come un solido punto di
riferimento. A proposito del nesso peculiare fra letteratura e identità nazionale il
filologo e poeta Giosue Carducci dichiara esplicitamente:
Quando il principe di Metternich disse l’Italia essere una espressione geografica, non aveva capito la cosa; ella era una espressione letteraria, una tradizione poetica. [...] Io non so se sia vero ciò che il Villemain racconta, che il governo austriaco vietasse certa volta a Milano la recita della canzone all’Italia: ma, se lo fece, certo n’ebbe ragione, benché ormai fosse tardi. (Carducci, Tomba di Francesco Petrarca, 15)
cavalleria, poi prelato e cardinale, fu protagonista della politica pontificia fin dal suo ingresso
nell’amministrazione papale, nel 1718. Fra le funzioni ricoperte spiccano quelle svolte
nell’ambito della rete diplomatica dell’Impero asburgico a Roma. Nel presente contributo si
metteranno a fuoco le caratteristiche della sua azione diplomatica fra Roma e Impero, in cui la
comunicazione diplomatica s’interseca con l’attività di collezionista, mecenate e protettore di
artisti e scrittori. Verranno analizzati tre esempi paradigmatici che mostrano come Alessandro
Albani abbia combinato lettere e diplomazia, con quell’autonomia e spregiudicatezza di
iniziativa che l’alto prelato ha sempre perseguito. Nel 1745 il poeta e drammaturgo Gioacchino
Pizzi, segretario del cardinale Alessandro, scrive su suo incarico un’azione drammatica da
mettere in scena a Roma per celebrare l’incoronazione imperiale di Francesco I d’Asburgo: il
cardinale mette in atto un’operazione di promozione letteraria in funzione della diplomazia
asburgica. In secondo luogo vedremo due casi, di segno opposto, di trasfigurazione letteraria
dell’azione diplomatica del cardinale: (1) il melodramma giocoso di Pietro Metastasio Il
conclave del 1774, rappresento a Roma nel carnevale del 1775, in cui viene narrata l’azione di
Alessandro Albani in conclave per l’elezione di papa Braschi (Pio VI), candidato gradito alla
corte cesarea; (2) il dramma cantato La concordia fra il tempo e la gloria, messo in scena a Villa
Albani per la visita a Roma dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo, figlio di Maria Teresa, nel
1775, un testo allegorico in cui si presenta all’ospite il connubio ideale fra il valore eterno
dell’arte e il potere imperiale, connubio che trova il suo teatro ideale a Roma. Il terzo esempio
è il tentativo della diplomazia asburgica di indurre Winckelmann, protetto, ospite e amico del
cardinale Alessandro, a trasferirsi a Vienna, attuato all’insaputa del cardinale, che non avrebbe
mai accettato di rinunciare alla presenza nella sua corte dell’archeologo prussiano.