"SOLO L'ASSENZA DI CERTEZZE PUÒ AIUTARCI A RESTARE LIBERI"
(Roberto Esposito)
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venerdì 16 novembre 2018

PROBLEMI DI IDENTITÀ


Le nostre verdure, quest’autunno si credono dei baobab.20181113_136320181113_1362

Spinaci, e verze giganti!

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No niente concimi chimici o cose strane, tutto bio, anzi “selvatico” come sempre; è stato caldo e ha piovuto.

mercoledì 12 settembre 2018

DIFENDIAMOCI!

Almeno dalle cavolaie, per difendersi dai nuovi fascismi occorre organizzarsi.

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Ovatura di cavolaia, con goccia di pioggia, su foglia di cavolo cappuccio.

Ogni due, tre giorni si va nell’orto dei cavoli ad applicare il più antico metodo di difesa: quello a pollice.  Ovvero si esegue un attento esame della pagina inferiore delle foglie giovani e con il pollice si schiacciano le ovature.

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Foglia di cavolo verza infestata.


Meglio non distrarsi troppo altrimenti i bruchetti sgusciano dall’uovo, ne abbiamo un esempio nell’ovatura superiore, accanto all’ultimo uovo in basso. Ecco un minuscolo bruco appena nato, è quasi trasparente, chi li acchiappa più finche non crescono un po’? Nel frattempo fanno danni.

Siamo stati bravini, le farfalle ormai depongono meno, siamo passati  da quattro, cinque nidi per cavolo a un nido ogni quattro cinque cavoli e di larve “adulte” (passatemi l’ossimoro)  ce ne sono poche, pronte anche loro ad essere catturate e pestate.
I cavoli starebbero bene se non fosse passata la grandine, ma confidiamo si riprendano. I pochi aleurodidi presenti (i moschini bianchi che vedete in foto) non preoccupano e i primi freddi li toglieranno definitivamente di torno.

Attualmente nell’aiuola:

12 verze (tanta piada verza e salsiccia…)
18 cappucci (verzi rostidi e in insalata…)
12 cavolfiori (risotti, gratinati…)
12 broccoletti (con le orecchiette, con i pizzoccheri…)

Vi piacciono i cavoli? come li preparate?

Un altra domanda.
Ma è compatibile con l’essere vegani mangiare verdura? E tutti i bestiolini uccisi per poterla produrre?

sabato 12 maggio 2018

PROMEMORIA E MARMELLATA

Ovvero: ricordatevi di conservare la primavera

Vi vorrei rammentare che è il giusto periodo per farlo, QUI e QUI la ricetta che ho pubblicato l’altr'anno, e sotto un’idea aggiuntiva


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E INFINE:
MARMELLATA PER NON SPRECARE NULLA

Finito di filtrare lo sciroppo si possono recuperare fiori di sambuco e limone preparando una marmellata molto buona.

A quanto rimasto dalla mia ricetta del succo, in un tegame si aggiunge:

600 g di zucchero
500 g d’acqua
200 g di fiori 
2 cucchiai di aceto di mele
1 limone a pezzetti
1 pizzico di acido citrico

Si cuoce poi per il tempo necessario, circa un’ora dovrebbe andare bene, poi si frulla con un frullatore ad immersione, si porta di nuovo a bollore e si mette nei vasetti.

Io non sterilizzo le marmellate ma le verso quando sono ancora bollenti nei barattoli ed uso coperchi nuovi. I barattoli pieni li capovolgo subito in modo che il calore della marmellata disinfetti bene anche il coperchio.

venerdì 3 novembre 2017

OGGI NELL’ORTO

Sono andata a piantare l’aglio, ultimi giorni utili per averlo pronto per usarlo fresco ad inizio primavera, il lavoro mi ha rubato davvero poco tempo, la terra era morbida e umida al punto giusto e infilarci dento circa 250 spicchi come tante suppostine è stato un attimo 20171103_0287

Quattro fili per andare dritti e nessuna fatica.  Espletato il compito ho fatto un giro del campo, e con al macchina fotografica in mano ho compilato una sorta di inventario di quanto c’è in produzione.

Le luffe stanno cominciando a seccare, quindi avremo un bel po’ di spugne da usare e regalare se non sarà troppo umido. Ciondolano dai tralci quasi tutte ancora verdi, ma ormai di un colore tenue che vira leggermente al beige e iniziano a macchiarsi di bruno, una è già pronta da sbucciare.20171103_0236

A lato delle luffe i pomodorini maturano pian piano, qualcuno già pronto spicca come perle di corallo tra il fogliame fitto.20171103_0242

Poco oltre gli ultimi peperoni si nascondono come per tenersi caldi, solo pochi ormai riusciranno a divenire giallo sole,20171103_0240

pazienza, prima che geli li raccoglieremo verdi.
Le melanzane ormai fanno solo fiori che non riescono più ad allegare20171103_0279

però che belli sono, belli ed inutili come gli ultimi fiori di zucchino, piccoli soli autunnali

20171103_0252E ora ecco i cavoli veri principi tra le verdure invernali

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le venate verze che raccolgono le gocce lasciate dalla nebbia della notte,20171103_0248
i cappucci rossi che cominciano a sbucare tra le foglie,20171103_0253
quelli bianchi che sono ancora verdi,

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i cavolfiori privi di fiori, ci vuole tempo ma arriveranno,

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e poi i broccoletti che non aspettano altro che la padella in cui raggiungere l’olio e l’aglio, e poi, poi basta che il post è già troppo lungo.

Altri colori e altre foglie le lasciamo per la prossima volta

sabato 20 agosto 2016

IL SOLE IN BARATTOLO

e in tavola.

La tentazione di conservare l’estate per goderne d’inverno è irresistibile, complice il fatto d’avere l’orto che produce in abbondanza e il desiderio di variare i cibi senza acquistare quasi nulla.

E quindi…20160813_0027

Peperoni in agrodolce, oltre a quelli congelati in vario modo.

Facile e veloce:
mondare i peperoni e farli a tocchetti.
In una casseruola unire:
100 g di sale
100 g di zucchero
100 g di olio
1 l di aceto bianco
spezie, ovvero, secondo il mio gusto, grani di pepe, chiodi di garofano e foglie di alloro.
Far alzare il bollore e gettarvi un po’ dei peperoni a pezzetti, appena la pentola riprende a bollire togliere con una schiumarola i peperoni e metterli a raffreddare in un colapasta. Meglio sbollentarli un po’ per volta in modo che il bollore sia raggiunto velocemente e rimangano sodi.
Finito di scottare i peperoni far raffreddare il liquido rimasto, quando entrambi non scottano più riempire i barattoli con i peperoni sbollentati e coprirli con il liquido. Togliere le bolle d’aria aiutandosi con un coltello e chiudere i barattoli. Non richiede sterilizzazione ci pensano aceto e sale a conservare

Poi…20160820_0048

Sotto lo scaffale dove tengo tinture, oleoliti, sciroppi e erbe essiccate, affianco al nocino appena filtrato, attendono il loro turno20160820_0047 dei pomodori.

Le settimane scorse abbiamo preparato pelati e passate, adesso visto che nel campo ce ne sono ancora in abbondanza è la volta dei pomodori spaccati, forse la preparazione più veloce per conservarli in barattolo.

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Basta tagliarli a metà, togliere i semi e riempire ben bene i barattoli,

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chiuderli e sterilizzare.

Ma non si può solo pensare al futuro occorre anche nutrirsi nel presente, e quindi, considerato il caldo cosa c’è di meglio di un gazpacho?
Questo è il mio modo di prepararlo, so che ce ne sono molti altri ma a noi piace così:

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Pomodori appena pelati e passati, questi sono dei cuore di bue, ma va bene qualsiasi pomodoro dolce e polposo.
Con il frullatore ad immersione li unisco a del pane imbevuto della loro acqua, a qualche goccia di aceto e ad una generosa quantità di olio.

20130728_6013Aggiungo poi peperoni e cetrioli a pezzetti minuti, la cipolla ad anelli sciacquata in acqua e aceto, appena un’accenno d’aglio, abbondante basilico un cucchiaio di semi di cumino sminuzzati con il macinaspezie, sale ed una punta di peperoncino piccante.

Tutto a km zero a parte peperoncino e cumino, persino l’olio che è di Gianni ed il sale che viene da Cervia e l’aceto fatto dal nostro vino.

Lascio in frigo a raffreddare ben bene, e a tavola!

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Sappiate che se lo mangiate a cena sicuramente la notte vi toccherà alzarvi per fare pipì

mercoledì 18 maggio 2016

E ADESSO CHE NE FACCIAMO?

Ovvero meglio tardi che mai.

--Ebbene, siamo stati tanto ingenui da darti retta ed ora ci ritroviamo con tre litri di sciroppo di sambuco senza sapere bene che farcene, mica siamo ragazzini a cui rifilare lo sciroppo con l’acqua.

--Scusate, lo so che siete blogger adulti, me è che non c’è mai stato il sole…

--Che c’enta il sole?
--Non vorrete mica delle brutte foto in cui non si vede nulla…
--E vorresti farci credere che non c’è mai stato da allora nemmeno un raggio di sole?
--Veramente un pochino c’è stato, solo che avevo da fare
--Da fare?

--Hem c’era lo spettacolo di Barbara…
--Di Barbara, mica tuo!
--Già ma io dovevo fare le foto… 3792 foto da riordinare, scegliere, buttare… PIù quelle delle prove…

--Però ieri sera c’era un po’ di sole sul terrazzo e allora… UGO!

--Ugo? chi è Ugo? Hai fatto preparare lo sciroppo anche a lui?
--Ma nnnò non è Ugo avete capito male è…

HUGO,
e non è qualcuno, ma qualcosa di buono da bere

Il link vi porta alla ricetta ufficiale ma qui vi do quella riveduta di casa; Casa di Terre Alte in verità

Una parte di sciroppo di fiori di sambucoIMG_9419

Due parti di vino bianco secco
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due parti di acqua tonica, e un rametto di mentaIMG_9424a

Però rimamane un problema, per gustarlo a pieno dovreste berlo in un pomeriggio di tarda primavera in centro a Bolzano.

lunedì 9 maggio 2016

…PERCIO’ CHIUSI IN BOTTIGLIA QUEI FIORI DI NEVE…

…L’etichetta diceva elisir di giovinezza…
In realtà perché ciò che ho scritto sopra abbia un senso occorre che il lettore la giovinezza se la sia lasciata alle spalle da un po’ e che quindi possa ricordare “Non al denaro, non all’amore né al cielo” di De André.
Fatte le debite distinzioni ho anche io chiuso in bottiglia dei fiori di neve sebbene non di fiori di ciliegio trattasi, bensì di sambuco, e quindi inutile sperare che si tratti di un elisir di giovinezza.20160422_6258bC’è comunque un buon motivo per metterli sottovetro, servono per fare lo SCIROPPO DI FIORI DI SAMBUCO, ricetta molto molto altoatesina. Quale sia poi l’uso migliore per questo sciroppo lo vedremo un’altra volta; per ora ecco gli ingredienti:
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Acqua, zucchero, fiori di sambuco, limone, aceto di mele e volendo acido citrico. Le quantità ed il procedimento sono estremamente variabili a seconda dei gusti, delle abitudini, delle tradizioni familiari.
Dopo varie ricerche sono arrivata ad un sistema tutto mio frutto di mediazioni tra vecchie ricette familiari, libri e nuove interpretazini dal web.
Tanto per cominciare tutte le ricette che ho trovato esprimevano la quantità di fiori per litro d’acqua a numero! Ma come si fa? i fiori possono avere un diametro di 7-8 cm o di 20 ed oltre. Quindi dopo averli raccolti li ho pesati. Ho lavorato per approssimazioni successive finché non sono stata soddisfatta, ecco perchè le quantità che vi  fornirò non hanno numeri belli tondi tipo 100 g per 1 Kg, ma numeri bislacchi e poco accattivanti.
In principio mi era venuto un po’ troppo acido, e quindi aggiungi li togli là ecco le mie dosi:
acqua 2 litri e 1/4
zucchero 2 chili e 1/2
fiori di sambuco 350 grammi
aceto di mele 180 grammi
limoni piuttosto grandi 3
acido citrico 30 grammi.
Procedimento: disporre fiori e fettine di limone in un barattolo 20160422_6257
Con zucchero e acqua preparare sul fuoco uno sciroppo, aggiungere l’acido citrico, lasciare intiepidire ed unire l’aceto di mele. Versare tiepido nel barattolo sui fiori.
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Lasciare al sole per tre giorni, poi filtrare.
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Finito. Cosa farne ve lo dirò la prossima volta.

giovedì 14 maggio 2015

RICCHEZZA

Sono stata nel campo, dieci minuti di bicicletta da casa, lungo questa strada

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Nino, il vicino di orto mi ha regalato un mazzo di asparagi appena tagliati.

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Ho raccolto le fave,

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e un mazzo di papaveri.

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Le fave raccolte, una cassa, dopo tolto il baccello e liberate dalla pelle dura che copre i semi sono pronte per il congelatore.

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Quasi due chili, ed è solo la prima raccolta

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Tutto questo mi fa sentire fortunata.

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domenica 14 dicembre 2014

POCA IGIENE IN CUCINA

Ovvero gli aiutocuoco e la torta di patate crude.

L’altra sera con le patate del nostro campo mi sono messa a preparare la “Torta di patate crude”, (torta salata) ricetta di famiglia, tradizionale trentina, che in casa amiamo molto.

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Pensavo che ad essere interessati a questo piatto fossero solo i componenti umani del nucleo famigliare, mi sbagliavo.

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Anche i felini di casa si sono dimostrati molto interessati allo squisito piatto, e non contenti di limitarsi ad assistere alla sua preparazione Nurù con la zampetta ha tentato di collaborare.

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Mentre Vèi ostentava una notevole dose di indifferenza,

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il fratello ha voluto sincerarsi direttamente che la qualità delle patate fosse buona (ebbene sì, mangia le patate crude e cerca sempre di rubarmele)

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Mi rendo conto che l’igiene del piatto può risentire dell’aiuto, ma per fortuna va poi tutto in forno molto caldo per un bel po’ di tempo.

Se volete ecco la ricetta.

Per una teglia da forno di circa venticinque centimetri per quaranta:
1.3 Kg di patate a polpa bianca possibilmente non acquose e belle farinose,
2 cucchiai colmi di farina,
2 pugni di parmigiano grattugiato,
sale e abbondante pepe,
per ungere la teglia meglio sarebbe usare lo strutto, ma va bene anche l’olio di oliva.

Si grattugiano le patate, l’ideale per farlo è utilizzare l’attrezzo apposito che vedete nelle immagini, ma una normale grattugia da formaggio va bene comunque, ci vuole solo un po’ più di tempo. Alle patate grattugiare si aggiungono la farina ed il parmigiano, il sale e un bel po’ di pepe. Dopo una buona mescolata si travasa il tutto nella teglia ben unta e si livella  la superficie (spessore circa due centimetri scarsi) sulla quale si versa a filo una generosa dose di olio o tanti bei fiocchetti di strutto. Si inforna a temperatura alta (200 – 220 gradi) e si lascia cuocere per un tempo che varia da un ora ad un ora e mezza circa, dipende molto dal forno e dalle patate, fin quando sotto e sopra la torta è ben dorata con il centro morbido.

Si mangia solitamente come piatto unico accompagnata da salumi e una abbondante insalata tagliata fine, meglio se di cavolo cappuccio o di “denti de cagn” (il tarassaco che si coglie a fine inverno nei campi e nei prati) in mancanza di questi un buon radicchio rosso è un sostituto adeguato.

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Ciao Ciao a tutti

sabato 21 giugno 2014

CHISSA’ DOVE VA QUESTA STRADA

Ovvero viaggi domestici.
Visto che di viaggiare sul serio da un po’ di anni non se ne parla nemmeno, con il mio compagno, per consolarci, ci concediamo degli improbabili viaggi dietro l’angolo.
Quando abbiamo un po’ di tempo prendiamo la macchina e, individuata una meta approssimativa qui nei dintorni partiamo alla sua volta inventandoci itinerari fantasiosi molto più lunghi del necessario tra stradine secondarie e altre che non compaiono sulle carte.

Lo scopo non è mai arrivare, anche se solitamente arriviamo, ma andare verso, guardandoci intorno.
Chissà dove va questa strada, frase che ricorre quasi ad ogni bivio, è una sorta di parola magica per portarci in posti non lontani da casa e che pure non avevamo mai visto.
Spesso “questa strada” non va da nessuna parte se non a casa di qualcuno, nella cui aia tocca poi fare inversione tra cani che abbaiano, galline che fuggono e vecchiette che ci guardano perplesse. Altre volte dietro una curva ci aspettano piacevoli sorprese, questo appunto è il caso dell nostro ultimo vagabondaggio tra Romagna e Marche.

Meta originaria alla partenza era Serrungarina Un borgo con pianta a cerchi concentrici che non poteva non suscitare la nostra curiosa attenzione.

 Serrungarina_Veduta
foto presa da QUI (ci trovate anche qualche notizia storica)

Per arrivarci le nostre abituali divagazioni ci hanno condotto tra l’altro a Pozzuolo, minuscola frazione di Serrungarina trovata per caso.
Guardandoci attorno, lungo la strada che dopo vari cambiamenti di rotta ormai ci aveva condotti quasi alla meta, dall’altro lato di una piccola valle ci ha sorpreso questo pugno di case.
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Inversione a U e si ritorna indietro di un paio di chilometri a caccia di una strada per arrivarci.
Niente cartello che indichi il borgo del quale non conoscevamo il nome, ma solo una generica via Pozzuolo che si è dimostrata essere la strada giusta.

Numero di abitanti 26, dicono i siti istituzionali, una vera metropoli. 
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Quattro case,
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e nemmeno uina macchina, qualche bimbo che gioca,

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un bellissimo panorama,
e…
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un’ inattesa e gradevolissima accoglienza.

-Volete vedere?…Entrate entrate… Cosa possiamo offrivi?
Daniele e Loretta, che non ci avevano mai visto ne conosciuto, in men che non si dica ci hanno messi seduti a tavola sulla bella terrazza del loro piccolo e curatissimo “Agriturismo Pozzuolo”.
 
Pane fatto in casa, un buon bicchiere di vino, un salame di “Cinta Senese“ buono come mai mi è capitato di sentirne, pecorino sardo stagionato saporito ma non salato, profumato di prati.
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La struttura è una vecchia casa ristrutturata secondo i dettami della bioedilizia, Loretta e Daniele hanno avuto il coraggio di rinunciare al “rustico rifatto” così frequente negli agriturismo, a favore di scelte lineari e moderne che si sposano con le strutture principali preesistenti come i bei solai in legno colorati in bianco. 

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Una sala di lettura per gli ospiti con buoni libri e impianto stereo meglio di un salotto di casa.
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Una cantina bellissima che fa venir fame solo a guardarla,
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Orto biologico, il forno a legna per il pane fatto in casa, le uova dal pollaio del vicino, appena dietro le mura dove le galline in un grande recinto tra prati e tigli fioriti corrono qua e la.
Daniele dopo averci offerto la merenda ci ha fatto compagnia a chiacchiere raccontandoci di loro e ascoltando di noi, Loretta impegnatissima a lucidare tutto ciò che era già lucidissimo, non si è fermata un’attimo.

Mi rendo conto di avere in parte contravvenuto alle norme del mio blog con questo post che potrebbe essere in un certo senso pubblicità (cosa assolutamente bandita dal mio diario) ma la nostra giornata di viaggio diero la porta di casa a questo ci ha portato e  raccontarlo mi pare il minimo per ringraziare Daniele e Loretta che in cambio della loro ospitalità e gentilezza non ci hanno chiesto nulla.

Alla fine, dopo essere ripartiti da Pozzuolo, alla nostra meta, Serrungarina, siamo arrivati, ma questa è un’ altra storia e metterò le foto un’altra volta ;-)