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giovedì 4 aprile 2013

Parigi sotto la neve



Lo so, lo so… sono sparita dal blog da tanto, troppo tempo.
Bé, la buona notizia è che sono ancora viva! Mi sono solo trasferita, e questo ha comportato conseguenze che penso immaginerete: cambiare città, traslocare, imparare a usare un ferro da stiro… sono tutte cose che richiedono del tempo!


Comunque, nella speranza che in futuro riesca a trovare un po’ di tempo per seguire il blog, volevo parlarvi… di Parigi. Strano, eh? :D
Sì, è vero, ormai siamo in primavera, ma… siamo tutti d’accordo che quest’anno, la botticelliana signora dai capelli d’oro e dalle vesti decorate di fiori è decisamente in ritardo.
Se guardo fuori dalla finestra vedo un cielo grigio peltro, come nei migliori mesi invernali. Indosso ancora il cappotto e le collant pesanti, e non ho ancora ritirato gli stivali.
Perciò, queste foto scattate a gennaio non sono poi così fuori tema!
L’anno scorso, sotto l’albero di Natale, ho trovato un regalo graditissimo: un weekend a Parigi con tanto di biglietto d’ingresso per la mostra ‘L’impressionismo e la moda’. E io che pensavo che in quella scatola (accuratamente camuffata dal mio ragazzo) ci fossero un paio di scarpe!
Siamo partiti da Roma senza sospettare che al nostro arrivo avremmo trovato un clima polare… che freddo! Ma che meraviglia…
Benché fossi stata a Parigi diverse volte, mai mi era capitato di vederla così candida. La neve ha iniziato a cadere il venerdì (quando siamo arrivati) e non ha smesso fino al lunedì (quando siamo ripartiti). Innegabili i disagi: molti posti che desideravamo visitare erano chiusi proprio a causa del clima avverso. Ma è stato sorprendente ri-scoprire la città che ho nel cuore sotto una veste tanto insolita. In alcuni scorsi sembrava quasi d’essere tornati indietro di cent’anni, una Parigi in bianco e nero, come nelle migliori foto d’epoca!
La domenica è stato bellissimo passeggiare per gli Champ de mars con i parigini che, sorpresi quanto noi dall’insolita nevicata, si dilettavano in pupazzi e battaglie a palle di neve!
Vi lascio con qualche foto!
 
 

mercoledì 2 marzo 2011

Quattro chiacchiere su Parigi


Qualche tempo fa la dolce Arianna del blog E guardo il mondo dal mio blog ha indetto un Blog Candy su Parigi, che, incredibilmente...ho vinto!
Per me è stata una grande soddisfazione, visto il mio amore spassionato per la città, ma ancora più bello è stato essere invitata sul suo blog per parlare di Parigi (e si sa che quando attacco non smetterei per ore...) e uno dei suoi luoghi più antichi e affascinanti: il complesso dell'antico Palais de la Cité, che comprende il Palazzo di Giustizia, la Conciegerie e la Sainte Chapelle.
QUI trovate il mio intervento!
Grazie ancora Arianna, per tutto!

mercoledì 9 febbraio 2011

La Parigi di Maria Antonietta: recensione e intervista all'autrice


Titolo: La Parigi di Maria Antonietta. Tutto a te mi guida
Autore: Mortali Alice
Dati: 2010, 256 p., brossura
Editore: Damocle (collana I saggi)
Sito web dell'autrice: Alice Mortali

Vi avevo già parlato di questa splendida ed utile guida, senza tuttavia approfondire l'argomento, cosa che mi propongo perciò di fare in questo post, perchè penso valga veramente la pena soffermarsi sui contenuti di questo libro, molto ben scritto ed interessante, oltre al fatto che ho avuto la fortuna di poter porre personalmente delle domande all'autrice, che si è rivelata una persona veramente gentile e disponibile.

Ancora oggi molte persone, evidentemente poco informate, hanno la tendenza ad associare al nome di Maria Antonietta la tanto famosa quanto sconcertante affermazione: ‘Se il popolo non ha pane, che mangino brioches!’.
Niente di più sbagliato se si considera che Maria Antonietta non pronunciò, ne si sarebbe mai sognata di pronunciare quelle sciagurate parole.
Chi era dunque questa chiacchierata Regina che tanti dipingono ancora come colei che, con la propria avidità e scelleratezza, trascinò un intero paese in rovina?
Ce lo spiega Alice Mortali nel suo libro La Parigi di Maria Antonietta, prendendoci per mano e conducendoci, passo dopo passo, nei luoghi che fecero da sfondo alla vita di questa sfortunata ed incompresa sovrana, dagli splendori di Versailles alla tetra cella della Conciergerie in cui Maria Antonietta trascorse i suoi ultimi giorni.
Con una scrittura sciolta ed elegante, l’autrice ci introduce a tutti gli avvenimenti salienti nell'esistenza della Regina, senza tralasciare nulla, ma servendosi di un codice narrativo di raffinata semplicità ed immediatezza, che rende il testo piacevole e fruibile a chiunque, anche a chi non si è mai avvicinato al personaggio. L’abilità di Alice Mortali è proprio quella di coinvolgere il lettore, di farlo appassionare, guidandolo in un percorso suggestivo e ricco di fascino, in cui alla guida attraverso la città si aggiungono approfondite ed accurate nozioni storiche, frutto di un lungo ed attento studio.


Ed ecco che, dalle sue pagine, emerge un vivido ritratto di donna che cambia nel tempo: poco più che bambina quando giunse a Versailles, Maria Antonietta fece parlare di sé l’intera corte con le proprie sconsideratezze quali il gioco, i gioielli, i vestiti e le improbabili acconciature, una vera e propria ‘Queen of fashion’, che pensava più al divertimento che al dovere. Nessuno immaginava che dietro a questo frivolo e dispendioso atteggiamento si celasse un’anima sola e ferita: l’anima di una donna da troppe notti umiliata da un marito del tutto inadeguato.
Quando, dopo sette lunghi anni, le nozze verranno finalmente consumate, con la maternità la Regina raggiungerà finalmente l’equilibrio, mettendo da parte gli svaghi e le avventatezze della gioventù, ma sarà troppo tardi. L’etichetta che l’intera corte le ha appiccicato addosso è quella di ‘Madame Deficit’, e la storia della Francia si sta rapidamente avviando verso un tragico e radicale cambiamento, tanto rapidamente che Maria Antonietta non riuscirà mai a far cambiare l’opinione negativa che i suoi sudditi si sono fatti nel corso degli anni: pagherà i propri errori e le colpe che non ha mai commesso con perdite ed umiliazioni, e solo nella disperazione tirerà fuori la parte migliore di sé, restando a testa alta davanti alle avversità fino all’ultimo, tragico, epilogo.

La Parigi di Maria Antonietta è l’emozionante racconto della vita di questa donna, ed è una guida attraverso la città che l’ha accolta a braccia aperte al suo arrivo, per poi ripudiarla alla fine. Ogni luogo, ogni palazzo, teatro, caffè, prigione, piazza che ha fatto da sfondo ad una parte della sua esistenza viene puntualmente registrato dalla Mortali, che si preoccupa di segnalare anche i musei contenenti i pochi reperti sopravvissuti alla Rivoluzione, e i siti più curiosi, come l’indirizzo dove sorgeva l’atelier di Madame Bertin, la sarta di Maria Antonietta, e quello della farmacia, ancora esistente, dove il conte Hans Axel von Fersen comprava l’inchiostro simpatico per scrivere alla sua amata.
In fondo al testo sono segnalati orari e indirizzi di tutti i luoghi citati, più una utile ed elegante mappa della città, dove le tappe sono indicate da una rosa.
Il fiore preferito della Reine.

E adesso passiamo all'intervista all'autrice, che ha avuto la gentilezza di mettere a disposizione parte del suo tempo per rispondere a queste domande.

• Ciao Alice, benvenuta in questo blog! Parlaci un po’ di te, come nasce la tua passione per la scrittura?

Salve a tutti e grazie dell'invito. La passione per la scrittura è nata in realtà dall'amore per il personaggio. Mi spiego meglio: questo libro è il frutto di una ricerca svolta, almeno all'inizio, principalmente ad uso e consumo personali. Stavo cercando più informazioni possibili sui luoghi di Parigi legati ad una figura da cui ero, ormai da parecchio tempo, letteralmente ammaliata. Quando dopo una serie di letture, ricerche e viaggi, la mole delle informazioni è diventata corposa, ho deciso di buttare giù una specie di canovaccio che piano piano è divenuto un manoscritto di ben 250 pagine. Non ho cominciato a scrivere con l'idea che un giorno qualcuno avrebbe potuto leggere e magari interessarsi al mio lavoro, ma quando è successo è stato davvero meraviglioso.

• Come si è sviluppato il tuo interesse per Maria Antonietta? Qual'è l’aspetto che più ti ha colpito di questa sfortunata sovrana?


L'interesse per Maria Antonietta nasce quasi per caso. Sono sempre stata una grande appassionata di storia e di arte. Sin dall'adolescenza ho iniziato a leggere biografie storiche di importanti personaggi del passato, soprattutto femminili. Poi quattro anni fa lessi per caso la biografia della scrittrice inglese Antonia Fraser "Maria Antonietta. La solitudine di una regina". Pur essendo un libro di per se molto accurato, decisi di andare più a fondo e di indagare maggiormente su questo affascinante personaggio: Maria Antonietta mi aveva già colpita al cuore. Come ho scritto nel libro, la vita di Maria Antonietta non può non affascinare: quando si racconta la sua storia si passa dagli ori e gli sfarzi della reggia di Versailles, alla desolazione del più sudicio dei carceri, dalla frivolezza e la felicità, alla tragicità e al dolore. Maria Antonietta ammalia e stordisce per il suo stile, per la sua insolita vita di coppia, per le sue "follie" come l'Hameau al Trianon, le acconciature, gli ori e i gioielli. Poi però, senza neanche rendersene conto, andando un pochino più a fondo, ci si trova davanti a una donna sola, poco amata (se non da amici compiacenti e forse da un affascinante conte svedese), una madre che ha visto morire due dei suoi quattro figli, una regina che ha perduto il trono, una vedova che a cui hanno ucciso il marito, una prigioniera che a soli 37 anni perderà anche la vita, senza però mai perdere la forza d'animo e la dignità.

• Mentre svolgevi le tue ricerche sul campo, quale tappa di questo percorso ti ha emozionato maggiormente? E quale consideri veramente indispensabile per chiunque voglia avvicinarsi a Maria Antonietta attraverso i luoghi che fecero da sfondo alla sua vita?

Ogni luogo visitato ha suscitato in me forti emozioni: dall'angoscia allo stupore, fino alla commozione. Di tutti i luoghi visitati però credo che l'emozione maggiore sia stata la visita agli appartamenti privati della Regina alla reggia di Versailles: in queste stanze così riservate e poco frequentate dai turisti, ho avuto per la prima volta la sensazione di entrare in contatto col suo essere e con la sua quotidianità. Si ha come l'impressione che la Regina si sia appena allontanata e che sarà di ritorno da un momento all'altro. Tra le tappe indispensabili per ogni appassionato della regina consiglio ovviamente la reggia di Versailles, magari con visita agli appartamenti privati, il Petit Trianon, la prigione della Conciergerie e la basilica di Saint-Denis. Tra i musei, imperdibile a mio avviso è la visita al Musée Carnavalet che conserva alcuni preziosi e rari cimeli.

• Pensi che un personaggio discusso come Maria Antonietta abbia qualcosa da insegnare anche ai giorni nostri?


Il messaggio più forte arriva dalla "donna" Maria Antonietta e non dalla "regina": è ovviamente impossibile condividere oggi i valori monarchici e le usanze dell'epoca in cui alla visse. Penso quindi che la donna Maria Antonietta vada apprezzata soprattutto per il modo in cui è rimasta fedele alle sue convinzioni e ai suoi valori, senza vacillare mai, neanche di fronte alla morte. Anche se in extremis, è riuscita a cancellare la Maria Antonietta frivola e spensierata e a lasciare ai posteri un'immagine più forte e duratura : quella della donna e della madre che nel momento più cupo della sua vita trova la forza per difendere i suoi ideali e il futuro dei suoi figli.

• Negli ultimi anni, per portare a termine il tuo lavoro, hai compiuto diversi viaggi a Parigi. Com’è il tuo rapporto con questa città?

Credo che Parigi sia una delle più belle e affascinanti città del mondo, una vera e propria miniera senza fine di arte e storia: in pratica è la mia città ideale. Durante le ricerche per il libro, sono stata a Parigi cinque volte in tre anni. I viaggi sono stati dei veri e propri tour de force: troppe cose da vedere, da cercare, da chiedere e sempre troppo poco tempo a disposizione. Durante questi soggiorni ho avuto modo di incontrare persone di una gentilezza e disponibilità infinite, come ad esempio due preparatissimi Conferencier del Castello di Versailles ma anche persone maleducate e irrispettose, come il "simpaticissimo" concierge degli Archivi Nazionali. A parte questi piccoli incidenti di percorso, Parigi è una città unica e meravigliosa della quale ho ricordi meravigliosi e dalla quale non si riesce a star lontani troppo a lungo.

• Per scrivere questa raffinata guida hai consultato moltissimo materiale, come dimostra la fornita bibliografia presente, è stato difficile reperire tutte le informazioni necessarie?

Si, reperire il materiale necessario è stata la parte più complicata: molte validissime opere scritte sulla Regina sono purtroppo fuori catalogo e molto spesso disponibili solo in Francia. Da questo punto di vista la ricerca non è sempre stata facile. Va detto però che ho ricevuto un valido ed insostituibile sostegno da alcuni preparatissimi e appassionati membri del forum del sito www.ladyreading.net.
Senza il loro supporto non sarei mai riuscita a portare a termine il mio lavoro e per questo colgo l'occasione per ringraziarli tutti, uno per uno.

• Hai qualche consiglio da dare per chiunque voglia cimentarsi in un libro su un personaggio storico?

Il mio consiglio è quello di scegliere un tema o un personaggio a cui si è davvero interessati: personalmente ho letto per più di tre anni solo ed esclusivamente libri e documenti su Maria Antonietta e se non avessi avuto una forte curiosità e passione per il personaggio non credo ci sarei mai riuscita. Seconda cosa importantissima è il controllo delle fonti: scrivere di Storia è difficile e ci si trova su di un terreno spesso accidentato. Bisogna controllare e verificare all'infinito date, nomi, eventi, non ci si può permettere di inventare nulla, soprattutto se lo scopo è la pubblicazione. Da questo punto di vista, è indispensabile sottoporre il lavoro al giudizio di più di una persona competente in materia prima di iniziare ad inviare il manoscritto alle varie case editrici: quando si rilegge il proprio scritto per la centesima volta si corre il rischio di non vedere più i propri errori..io ne so qualcosa.

• Grazie per averci dedicato il tuo tempo Alice! Per concludere, vuoi aggiungere qualcosa sul tuo libro?

Vorrei approfittare dell'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto e apprezzato il mio libro. Spesso ricevo mail da persone che sono rimaste colpite dalla scorrevolezza e dalla semplicità con cui vengono esposti eventi magari non noti ai più. Il mio intento era proprio quello di scrivere un libro adatto a tutti, non solo agli ammiratori e agli appassionati della Regina. La soddisfazione maggiore è quella di sapere che anche chi prima non aveva mai sentito parlare della sfortunata sovrana, grazie al mio libro è riuscito ad avvicinarsi al personaggio e magari ha deciso di trascorrere un insolito week-end parigino con "La Parigi di Maria Antonietta" in tasca.
Grazie mille e complimenti per questo raffinato ed interessantissimo blog.

giovedì 20 gennaio 2011

Parigi: il Père Lachaise e Victor Noir



Sempre sulla scia del mio recente viaggio a Parigi, voglio oggi parlarvi di un luogo tanto famoso quanto affascinante, il cimitero del Père Lachaise, e di un personaggio forse un po' meno conosciuto, Victor Noir, le cui spoglie trovano riposo proprio in questo camposanto, e la cui tomba è andata negli anni alimentando una bizzarra leggenda.

Con i suoi 43 ettari di superficie il cimitero del Père Lachaise è il più esteso di Parigi, nonché uno dei luoghi più visitati della capitale francese. Il motivo è presto detto, dato che al suo interno trovano riposo molte celebri personalità artistiche e letterarie, i cui sepolcri sono diventati veri e propri luoghi di pellegrinaggio. Ma il Père Lachaise, oltre alla fama donatagli dalle illustri sepolture, conserva anche un fascino tutto suo, oscuro e misterioso, di cui è facile rimanere preda mentre si percorrono i lunghissimi viali che vanno snodandosi tra le tombe ricoperte di muschio e le tetre cripte spiccatamente gotiche.
Nel XVII secolo i Gesuiti acquistarono questo antico dominio, a cui diedero il nome di Mont Louis. Vi edificarono un ospizio dove passò i suoi ultimi giorni uno dei più famosi membri della Compagnia, il padre de Lachaise, confessore di Luigi XIV.
Dopo l’attentato di Damiens contro Luigi XV, i Gesuiti furono espulsi dalla Francia, e gli edifici del Mont Louis finiranno nelle mani dei creditori. Sarà Napoleone I a riacquistare il ‘Cimitero dell’est’, che divenne tale nel 1804, senza tuttavia riscuotere un gran successo. Nel 1815, per convincere i parigini a seppellirvi i propri cari l’amministrazione della città cominciò a trasferirvi i cittadini illustri, e i primi ad esservi inumati furono Molière e i resti di Abelardo ed Eloisa (che godono oggi, dopo varie peripezie, di uno splendido monumento sepolcrale in stile gotico che purtroppo non sono riuscita a fotografare a causa dei lavori di restauro, anche se mi sarebbe piaciuto molto farvelo vedere).
Oggi il Père Lachaise accoglie più di un milione di tombe, presentandosi come uno dei cimiteri più celebri al mondo; indubbiamente uno dei luoghi più storici ed insoliti di Parigi.
La nostra visita al Père Lachaise è avvenuta il primo gennaio: l’aria era gelida, l’atmosfera cupa e uggiosa, il flusso turistico decisamente scarso. Mentre percorrevamo i lunghi viali, il gracchiare dei corvi posati sulle lapidi mi ha quasi fatto pensare, per una frazione di secondo, di trovarmi all’interno di qualche tetro romanzo vittoriano.
E in effetti questo luogo di morte, nel corso degli anni, è andato ammantandosi di un’aura di mistero da cui sono scaturite numerose leggende: necrofilia, vampirismo, prostituzione, messe nere…








Tomba di Colette



Tomba di Jim Morrison




Tomba di Chopin



Tomba di Denon



Tomba di Géricault



Tomba di Oscar Wilde



Tomba di Molière



Tomba di Proust




Tomba di Modigliani



Victor Noir
La storia di quest’uomo, poco conosciuta e probabilmente da molti ingiustamente dimenticata, si colloca durante il regno di Napoleone III, e forse, a ragion veduta, si può affermare che ne provocò la caduta.



La scultura funebre che adorna il suo sepolcro al Père Lachaise è di un realismo quasi sconcertante: su una nuda lastra di pietra, la figura a grandezza naturale di un giovane uomo in eleganti abiti ottocenteschi, riverso, sorprende per l’incredibile oggettività con cui sono trattati anche i più piccoli particolari. Un’iscrizione sulla pietra reca le parole: ‘A Victor Noir, nato il 27 luglio 1848. Ucciso il 10 gennaio 1870. Sottoscrizione popolare’.



Ventidue anni, questa l’età di Victor Noir quando venne ucciso da un proiettile in pieno petto.
Ma chi era Victor Noir? Perché a da chi venne assassinato?
Victor Noir, pseudonimo di Yvan Salmon, era un giovane redattore de ‘La Marseillaise’, un foglio rivoluzionario fortemente antibonapartista diretto dal deputato dell’estrema sinistra Henri Rochefort.
All’origine della disputa che porterà al tragico omicidio di Victor Noir vi è un diverbio tra giornali corsi, ‘La Revanche’, diretto dal repubblicano Louis Tommasi e il bonapartista ‘L’Avenir de la Corse’, in cui collabora Pierre Bonaparte, cugino di Napoleone III. Una lunga serie di insulti e minacce porta allo scontro diretto, e dal momento che Pierre Bonaparte risiede a Parigi, Louis Tommasi fa appello al corrispondente parigino de ‘La Revanche’, Pascal Grousset.
Qualche giorno dopo vengono inviati da Pascal Grousset due padrini al domicilio di Pierre Bonaparte. Uno dei due è Victor Noir.
Il giovane, un semplice redattore che cura una rubrica mondana che nulla ha a che vedere con la politica, non può nemmeno presagire che quella sarà la sua ultima giornata, ed eccitato per essere latore di un cartello di sfida al cugino dell’imperatore, si veste con cura e dovizia di particolari, come in seguito dimostrerà tristemente la sua statua funebre.
Il caso volle, però, che il giorno stesso Pierre Bonaparte, cui si doveva riconoscere un violento temperamento, sentendosi diffamato da un articolo comparso su ‘La Marseillaise’, avesse inviato al deputato Rochefort una lettera di sfida, perciò, quando i due padrini fecero il loro ingresso al 59 di rue d’Auteil, Bonaparte pensò venissero per conto di Rochefort.
Quello che accadde realmente non fu mai appurato, date le differenti testimonianze che i presenti ne diedero. L’unica cosa sicura è che partì un colpo di proiettile che colpì Victor Noir in pieno petto. Il giovane fece appena in tempo ad arrivare in fondo alle scale e a cadere sulla strada, dove venne soccorso da alcuni passanti, senza che tuttavia si riuscisse a fare qualcosa per lui.
Victor Noir era morto, assassinato, all’età di ventidue anni.
Il principe Bonaparte venne arrestato e chiuso alla Conciergierie. Ne seguì un processo, le cui ripercussioni politiche furono enormi.
In aula, tra gli altri, prese la parola Rochefort:
“Un assassinio è stato commesso ieri su un giovane uomo che si trovava al riparo di un mandato sacro, quello di teste e di padrino. L’assassino è un membro della famiglia imperiale. Chiedo al signor ministro della Giustizia se ha intenzione di opporre al giudizio, e alla probabile condanna, mezzi dilatori del tipo di quelli applicati nei confronti dei cittadini colpiti da altri dignitari dell’impero.”
Per l’imperatore, che da tempo cercava una conciliazione con la sinistra, è un brutto colpo.
Il 12 gennaio si tengono i funerali di Victor Noir: la folla è enorme, composta in maggior parte da repubblicani.
Il processo a Pierre Bonaparte si conclude una settimana dopo. L’imputato è assolto. Ma l’impero è sul punto di crollare.
Ventuno anni dopo, con l’avvento della Terza Repubblica, il corpo di Victor Noir, eroe e vittima, viene spostato con tutti gli onori al Père Lachaise. Il monumento funebre, pagato grazie ad una sottoscrizione popolare, è affidato allo scultore Jules Dalou, famoso per il suo realismo.




Ma veniamo alla leggenda.
La posa in cui Victor Noir venne ritratto dallo scultore Jules Dalou è quella della sua morte: le mani abbandonate ai lati del corpo, la giacca stazzonata, il cilindro rotolato poco distante. La bronzea scultura commemorativa, resa opaca dall’ossidazione avvenuta nel corso del tempo, ha tuttavia tre punti d’immediata attrazione: le labbra, la punta delle scarpe, e un rigonfiamento particolarmente prominente che lo scultore gli ha donato, all’altezza dell’inguine.
La lucentezza del bronzo, in questi determinati punti, inequivocabilmente richiama alle migliaia di mani che, nel corso degli anni, vi si sono posate. Mani femminili.
E in effetti, pare che a visitare la sua tomba, siano soprattutto donne.
La cosa mi incuriosiva e, facendo qualche ricerca, sono riuscita ad ottenere tre differenti versioni sulla leggenda che aleggia intorno alla scultura funebre di Victor Noir.
La prima vuole che il giovane sia stato freddato il giorno innanzi alle sue nozze, rendendolo uno sposo assai sfortunato, ma decisamente ben dotato, al punto che le future spose, il giorno prima delle nozze, per ‘tradizione’ si rechino a fargli visita e, a onore della superstizione, strofinino e carezzino quel punto delicato che dovrebbe portar loro fortuna con il futuro marito.
Il secondo mito sul conto di Victor Noir lo vuole portatore di fertilità per quelle donne che sfregheranno le sue labbra, il suo inguine e la punta delle sue scarpe, motivo per cui, qualche anno fa, l’amministrazione comunale di Parigi aveva deciso di porre una protezione intorno alla statua, per evitarne il deterioramento. Ma una moltitudine di vive e sentite proteste aveva portato alla rimozione quasi immediata di tale barriera.
La terza leggenda, la più romantica, forse sempre tenendo conto delle mancate nozze di Victor Noir, dice che le ragazze che si chinino a baciare le labbra della statua, avendo deposto qualche fiore nell’incavo del cilindro, riceveranno un’offerta di matrimonio nei successivi 365 giorni.
Personalmente avevo e ho qualche pudore nel toccare la statua funebre di un uomo in posti tanto intimi, e non sono nemmeno una futura sposa.
Ma un lieve bacio alle labbra del bel Victor confesso di averglielo concesso, se non altro per la compassione che provo per la sua vita sfortunata.
E poi, ad un po’ di fortuna in amore, non si dice mai di no!


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