Ciao a tutti!
Come promesso ecco il primo scritto NON MIO che viene pubblicato su questo blog! E, sinceramente, spero che non sia l'ultimo.
Ringrazio Martina che mi ha fatto questo bellissimo regalo e vi lascio alla lettura.
"La felicità è un qualcosa di intangibile ed astratto che non
si può ben definire, è forse una sensazione a cui ambiamo ardentemente, è un
perpetuo obiettivo da raggiungere, un fine che spesso non sappiamo dove
realmente ci condurrà.
Come ci insegna Bauman “l’evoluzione è stata verso
un’esperienza della felicità legata direttamente al piano della vita
quotidiana, che nella contemporaneità ha indebolito l’idea della felicità come
obiettivo. A ciò si lega anche la parallela evoluzione del concetto di desiderio.
Ora non ci si ferma soddisfatti, e felici, quando un nostro desiderio si
realizza. Piuttosto, ci si spinge subito a desiderare qualcos’altro che ci
possa soddisfare in maniera migliore. Desideriamo il desiderio più che la
realizzazione di esso. Quest’atteggiamento dà luogo a una catena
tendenzialmente infinita di frustrazioni e insoddisfazioni”.
Questo concetto ci viene inculcato continuamente dalla
società in cui viviamo e dai suoi schemi, è davvero difficile slegarsene. La
vita frenetica di oggi non ci dà spazio per fermarci e riflettere su cosa sia
realmente importante. E’ una continua lotta per la sopravvivenza, per restare
al passo con i tempi per non restare schiacciati da quella che è la gigantesca
e paurosa macchina del sistema che muove ogni cosa facente parte di questa
società. Siamo tanto presi dal non restare indietro che spesso ci dimentichiamo
cosa significa davvero vivere.
Io credo che uno dei problemi fondamentali è che spesso
siamo impassibili o siamo semplicemente troppo disinteressati dal guardare le
cose belle che ci circondano perché troppo presi da mille preoccupazioni che ci
affliggono tutti i giorni, non siamo più in grado di sorprenderci. La felicità
ci può sembrare spesso solo un’utopia in questa vita di continui alti e bassi,
dove tutto sembra perennemente sospeso in equilibrio su una corda di sensazioni
ed umori instabili, ma io credo che il bello della vita sia proprio questo.
In una calda giornata primaverile non vediamo l’ora che
arrivi l’estate, che ci dimentichiamo del grigio freddo infernale che l’aveva
preceduta. Godersi l’attimo è alla base della felicità, perché spesso il
fardello più pesante che ci portiamo sulle spalle ce lo siamo caricati noi
stessi. Capito questo le porte della felicità sono aperte a tutti se siamo in
grado di vederle. In fin dei conti la felicità è fatta proprio di questo, di
piccole cose, che sono proprio quelle a dare colore alla vita.
In un libro che sto leggendo proprio in questi giorni, di Haruki
Murakami, il protagonista non è soddisfatto del panino che ha ordinato in un
locale e vuole lamentarsene con la cameriera per farsene portare uno migliore.
Ma si guarda intorno e vede che agli altri tavoli nessuno sembra insoddisfatto
delle pietanze del locale ed allora decide di lasciar perdere perché in fin dei
conti “E’ perché abbiamo delle aspettative che si resta delusi”. Con ciò non
dico che non bisogna avere aspettative o porsi degli obiettivi, ma dico che non
dobbiamo focalizzare la nostra intera esistenza sulla base di queste esigenze.
Riuscire a vedere il bello nelle cose quindi non è semplice,
ma bisognerebbe sforzarsi e riflettere maggiormente sulle cose, bisogna tentare
di ampliare la nostra percezione sul modo di vedere e quando saremo in grado di
sorprenderci anche per le piccole cose e di andare avanti sempre con il
sorriso, allora avremo raggiunto il nostro piccolo angolo di felicità
interiore.
Quindi per me la felicità non è altro che il riuscire
ad apprezzare tutto quello che la vita ha in servo per noi, non bisogna mai
lasciarsi abbattere o sentirsi sconfitti, perché la vita è solo una e siamo noi
gli artefici in grado di cambiarla per renderla il più spettacolare possibile."
Martina Bochicchio