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Babes in Toyland (gruppo musicale)

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Babes in Toyland
Paese d'origineStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
GenereRock alternativo[1]
Grunge[1]
[1]
Periodo di attività musicale1987 – 2001
2014 – 2020
Album pubblicati18
Studio3
Live1
Raccolte14
Logo ufficiale
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Babes in Toyland è stato un gruppo musicale alternative rock fondato nel 1987 e attivo fino al 2001, poi di nuovo dal 2014 al 2020.

La band si forma nel 1987 a Minneapolis, quando Kat Bjelland incontra la batterista Lori Barbero ad un barbecue. L'una è chitarrista autodidatta, l'altra priva di preparazione musicale, ma con una passione per Alice Cooper, Patti Smith, The Damned e il punk della West Coast.[2][3]

«Ero autodidatta. Non sapevo neanche come montare la batteria. Suonavo con le bacchette a rovescio e a piedi nudi, finché non mi sono rotta un piede. Fa ancora male dopo tanti anni. La canzone che mi ha spinto a suonare la batteria è stata “Halo of Flies” di Alice Cooper. Un inno incredibile, la canzone più figa del mondo. Fin dall'inizio sono sempre stata attratta dalla batteria, ai concerti guardavo i batteristi, pensavo fosse la cosa più figa del mondo. Però ho iniziato tardi, a 26 anni. Come batterista non ho influenze particolari, ma mi piaceva tanta musica diversa.»

«Di positivo c'è che, essendo tecnicamente priva di preparazione, puoi usare l'immaginazione e suonare la batteria come uno strumento anziché essere un metronomo. E suonare il basso come te lo senti dalla viscere, anziché dire, ecco queste sono le mie scale.»

Inizialmente, la formazione annovera anche Kris Holetz al basso e Cindy Russell alla voce.[4] Dopo un fugace avvicendamento con Courtney Love, amica di Bjelland, a Kat e Lori si aggiunge Michelle Leon al basso.[5] La scena di Minneapolis è, nei ricordi della band, molto unita e stimolante.[6] Le prime esibizioni nel circuito locale di Minneapolis catturano l'attenzione della critica locale, che segue l'evoluzione della band:[7]

«Inizialmente erano questa cosa pesante, abrasiva, arrabbiata, in un certo senso dilettantesca. Poi si sono trasformate in qualcosa di davvero bello, i concerti hanno cominciato ad avere un senso, c'era un focus, erano capaci di connettersi al pubblico.»

Kat Bjelland dal vivo a Parigi nel 1991

Al primo singolo Dust Cake Boy (Sub Pop, 1989) segue l'album di debutto, Spanking Machine (Twin/Tone Records, 1990) prodotto da Jack Endino e registrato ai Reciprocal Recording Studios di Seattle. L'album ottiene ottime recensioni e cattura l'attenzione di Thurston Moore dei Sonic Youth, che invita la band come supporter del tour europeo di Goo, durante il quale viene girato il documentario 1991: The Year Punk Broke [8]

John Peel, celebre conduttore radiofonico della BBC, si dichiara fin dall'inizio grande fan della band: è il primo a trasmettere un loro singolo in UK, definisce il loro concerto a Bedford uno dei migliori della sua vita e l'album Spanking Machine il suo album preferito del 1990.[9]

«Se mia figlia fosse in una band come questa ne sarei fiero. Mi fa stare bene il fatto che una band così esista.»

Il sostegno di Peel contribuisce al successo della band in UK: l'EP To Mother (1991) conquista la prima posizione della UK Indie Chart e la mantiene per dieci settimane.

Dopo il tour, mentre la band si appresta a registrare il secondo disco, la bassista Leon lascia la band dopo la morte del suo compagno Joe Cole, rimasto ucciso in una rapina.[10] Subentra Maureen Herman, con cui la band registra il secondo album, Fontanelle (Reprise Records, 1992). Prodotto da Lee Ranaldo e registrato tra il Minnesota e New York, è considerato uno dei migliori album alternative rock degli anni Novanta.[11][12][13] Il singolo di traino è Bruise violet, del quale viene girato un video nel loft newyorkese dell'artista Cindy Sherman, grande fan della band, che vi appare come sosia di Bjelland.[14]

Nel 1993 viene pubblicato Painkillers, che contiene alcune tracce scartate dalle session di Fontanelle (Laredo, Angel Hair), ed un live su traccia unica chiamato Fontanellette.

Le Babes in Toyland passano su major (Reprise Records) e pubblicano nel 1995 l'album Nemesisters, non implacabile come il precedente, ma più improntato sulla sperimentazione sia musicale sia linguistica. I singoli di maggior successo sono Sweet 69 e We Are Family, una cover delle Sisters Sledge.

Nel 1996 Maureen Herman lascia per motivi di salute, e il gruppo perde il contratto discografico. Durante il tour del 1996 viene sostituita dalla bassista Dana Cochrane. Nel 1997 Michelle Leon si riunisce al gruppo per un breve periodo.

Nel 1998 il gruppo si scioglie.

Nel 2000 Kat Bjelland e Lori Barbero, accompagnate da una giovane bassista, Jesse Farmer, si riuniscono per un tour. L'ultima data viene annunciata per il 21 novembre 2001. Questo concerto viene registrato e pubblicato con il titolo Minneapolism. Nel frattempo la Bjelland ha formato un nuovo gruppo, Katastrophy Wife, ha avuto un figlio e si è trasferita nel Regno Unito.

Nel 2002 vengono annunciate nuove date sotto il nome Babes in Toyland. La reunion non è però autorizzata da Lori Barbero, che incolpa la Bjelland di aver sfruttato il nome del gruppo per proporsi con una nuova formazione. Dal canto suo Kat Bjelland considera l'accaduto come un equivoco. Sotto la minaccia del ricorso a vie legali, le Babes si sciolgono definitivamente nel 2002.

Nell'agosto 2014 il gruppo si ricostituisce, ma già l'anno successivo Maureen Herman annuncia il suo abbandono, venendo sostituita al basso da Clara Salyer. Nel 2020 Lori Barbero annuncia che il gruppo è nuovamente sciolto.

Ultima formazione

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Ex componenti

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  • Michelle Leon – basso (?-1991)
  • Dana Cochrane – basso (?-?)
  • Jessie Farmer – basso (?-2001)
  • Margaret Dunne – ? (?-?)
  • Maureen Herman – basso (1992-1996/2014-2015)

Album in studio

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Album dal vivo

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Partecipazioni

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  • 1991: The year punk broke , regia di David Markey (1992) - documentario
  • VH1 News Special: Grunge (2001) - documentario
  • Not Bad for a Girl, regia di Lisa Rose Apramian (1995) - documentario

Colonna sonora

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  1. ^ a b c (EN) Stephen Thomas Erlewine, Babes in Toyland, su AllMusic, All Media Network. Modifica su Wikidata
  2. ^ (EN) Karen Schoemer, Pop/Jazz; Post-Punk Angst of Babes in Toyland, in The New York Times, 27 marzo 1992. URL consultato il 12 giugno 2022.
  3. ^ (EN) Babes in Toyland’s Lori Barbero: Queen of the Hill, su antigravitymagazine.com. URL consultato il 12 giugno 2022.
  4. ^ Gaar, Gillian G. (2002), She's a Rebel: The History of Women in Rock and Roll, 1992.
  5. ^ (EN) A California desert interview with Babes in Toyland, su www.thecurrent.org. URL consultato il 12 giugno 2022.
  6. ^ (EN) Kat Bjelland on Babes in Toyland and her long and winding career, su www.thecurrent.org. URL consultato il 12 giugno 2022.
  7. ^ (EN) Archives, su Los Angeles Times. URL consultato il 12 giugno 2022.
  8. ^ (EN) Spanking Machine by Babes in Toyland - RYM/Sonemic. URL consultato il 12 giugno 2022.
  9. ^ (EN) Babes In Toyland, su John Peel Wiki. URL consultato il 12 giugno 2022.
  10. ^ Leon, Michelle, I Live Inside: Memoirs of a Babe in Toyland, Minnesota Historical Society, 2016.
  11. ^ (EN) Fontanelle by Babes in Toyland - RYM/Sonemic. URL consultato il 12 giugno 2022.
  12. ^ (EN) David Browne,Suzy Exposito,Sarah Grant,Andy Greene,Kory Grow,Joseph Hudak,Daniel Kreps,Angie Martoccio,Jason Newman,Hank Shteamer,Brittany Spanos,Simon Vozick-Levinson, David Browne, Suzy Exposito, Sarah Grant, Andy Greene, Kory Grow, 50 Greatest Grunge Albums, su Rolling Stone, 1º aprile 2019. URL consultato il 12 giugno 2022.
  13. ^ (EN) Babes in Toyland review – deliciously righteous anger, su the Guardian, 31 maggio 2015. URL consultato il 12 giugno 2022.
  14. ^ (EN) "Completely Punk Rock": Cindy Sherman's (Nearly) Forgotten History with Babes in Toyland, su walkerart.org. URL consultato il 12 giugno 2022.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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