«Come si può constatare si è pensato ad ogni settore e oggi, su un piano professionistico, l'Inter appare una delle società meglio organizzate, del tutto degna delle tradizioni e con un patrimonio-giocatori che si calcola oltre il miliardo (si tenga presente che solo per gli acquisti Moratti ha speso qualcosa come 650 milioni). Non si tratta però di una accozzaglia di atleti con il nome in vetrina: si è proceduto a una scelta dopo una lunga selezione dei migliori per i vari ruoli. Con questo complesso, ha detto il presidente nerazzurro, si affronterà una annata di assestamento al fine di eliminare gli inevitabili squilibri dell'assieme e per produrre quindi lo sforzo per la conquista dell'ottavo scudetto.»
(Estratto del libro La mia Inter di Amos Zaccara, 1961.[4])
A suscitare scalpore in casa nerazzurra, durante l'estate 1961[7][8], il divorzio consumatosi da Angelillo per una frattura ormai insanabile col tecnico Helenio Herrera[9][7]: il centravanti passava quindi a vestire i colori della Roma[7][10], con il britannico Hitchens a raccogliere la sua eredità e quella di un Firmani rientrato a Genova.[11][12]
Un'altra maglia veniva affidata al regista spagnolo Luis Suárez[13][14], prelevato dal Barcellona con un esborso pari a 250 milioni di lire[13][14]: entrambi gli stranieri si fecero conoscere dal pubblico milanese partecipando alla goleada contro l'Atalanta[15][16], con la squadra giunta da capolista al derby del 1º ottobre 1961.[17][18] Pur con i favori del pronostico[19], Helenio Herrera gettò nuovamente la spugna dinnanzi a Nereo Rocco[20][21]: un passo falso che non inficiava il primato in classifica[22], mantenuto contro la S.P.A.L. nel turno infrasettimanale grazie al capitano Bolchi (primo calciatore apparso nella nuova collezione di figurine della Panini).[23][24]
Ben più provante l'impegno sostenuto in Europa col teutonico Colonia[25], risoltosi solamente allo spareggio[26][27]: l'occasione era foriera di problemi al menisco per il centrocampista iberico[28][29], tornato comunque a calcare le scene in breve tempo sottoponendosi alle cure del suo medico personale.[13]
Nel girone d'andata del campionato l'Inter strappò punti preziosi alla Juventus in trasferta[30], registrando anche una «sestina» al Bologna di Fulvio Bernardini[31]: Suárez ritrovò quindi la via del gol a Bergamo, dove i suoi compagni soffrirono in particolare Maschio.[32] Un titolo d'inverno conquistato col rassicurante margine di 4 lunghezze sulle dirette inseguitrici veniva poi gettato all'aria nella tornata conclusiva[13][33], a cominciare dal tonfo di Firenze[34]: un altro ex patavino quale Milani, già fatale al Mago nella stagione precedente[35], affondava i nerazzurri in collaborazione col turco Can Bartu.[36]
Solamente platonica rimase anche l'affermazione nella stracittadina del 4 febbraio 1962[20][37], in cui Sani sferrò un violento pugno a Bicicli rimediando l'espulsione[38][39]: beffardo inoltre il match coi sabaudi del 25 febbraio[30], con il parziale di 2-0 dilapidato nei minuti finali.[40] Le conseguenti dichiarazioni di Herrera[41][30], giudicate dalla stampa un «maleficio sportivo» destinato al curioso quanto effettivo riscontro[42][43], inasprirono ulteriormente le relazioni col club bianconero tanto che il presidente Angelo Moratti si scusò in prima persona con Umberto Agnelli.[42][30]
Attraversando il poco invidiabile filotto di 6 partite consecutive senza alcuna gioia all'attivo[44][45], la squadra precipitò in seconda posizione a −5 dal Milanscudettato.[46][20] Un risultato tale da contrariare Moratti e spingerlo financo alle dimissioni[47][42], poi ritirate per proteggere la società da accuse giornalistiche secondo le quali il doping era pratica comune nell'ambiente della Pinetina[42][48]: le voci in questione furono infine riconosciute come prive di fondamento.[49]
Filippo Grassia e Gianpiero Lotito, INTER - Dalla nascita allo scudetto del centenario, Antonio Vallardi Editore, 2008, pp. 239, ISBN978-88-95684-11-6.
Almanacco Illustrato del Calcio: La storia 1898-2004, in La Gazzetta dello Sport, Modena, Panini Editore, 2005, pp. 544, ISSN 1120-5067 (WC · ACNP).