Tutti Gli Uomini Che Hanno Fatto La Cultura Di Destra
Tutti Gli Uomini Che Hanno Fatto La Cultura Di Destra
Tutti Gli Uomini Che Hanno Fatto La Cultura Di Destra
SECOLO DITALIA
lesistenza di un universo sommerso e spesso ghettizzato dalla cultura dominante, ma anche un modo per superare un certo individualismo che, a volte, ha accomunato molti esponenti della cultura non conforme. Peraltro, con apprezzabile onest intellettuale, i curatori sottolineano che la tentazione di iscrivere a destra ogni e qualunque fenomeno di alternati-
Centodestre abbatte i luoghi comuni: il pensiero non conforme ha sempre alimentato il dibattito intellettuale con grandi personalit
vit alla sinistra , comunque, uno schema semplicatorio pi consono al dibattito politico quotidiano che non alla vita culturale: da sottolineare spiegano che i personaggi inseriti si possono porre, a volte anche radicalmente, in aperto dissenso pure nei confronti delle dominanti aree di schieramento politico-ideologico ed anche di governi a cui unarea come la
destra nominalmente si ascrive. Giusto per citare solo qualcuno fra i tantissimi proli biograci inseriti in questa ricerca, non mancano i pilastri del Movimento sociale italiano, primi fra tutti Giorgio Almirante e Pino Romualdi, numerosi direttori del Secolo dItalia, fra cui Franz Maria DAsaro, Filippo Anfuso, Giano Accame, autori dissonanti come il padre italiano della Nuova Destra, Marco Tarchi, il cantautore Massimo Morsello, lo storico delle religioni Pio Filippani Ronconi, lo studioso steineriano Massimo Scaligero, lesoterista Gaspare Cannizzo, ma anche il teorico della moneta di popolo Giacinto Auriti, lispanista Giovanni Allegra, gli scrittori Curzio Malaparte, Alfredo Cattabiani, Carlo Mazzantini, oltre a tanti altri personaggi noti e meno noti. La pubblicazione di questo atlante, comunque, solo alla sua prima edizione ed da considerare proprio come un primo passo, perch per stessa volont dei curatori, i lettori potranno segnalare autori non ancora inseriti o integrare e perfezionare le biograe gi presenti. Lo scopo infatti di ampliare ulteriormente questopera, dando una visione ancora pi ampia e precisa del contributo offerto alla cultura dai pensatori di destra.
italiana, tra unemergente questione sociale e una rinnovata domanda di rappresentanza da parte del mondo cattolico. Nato a Treviso nel 1845, laureatosi a Padova, libero docente di economia politica prima a Padova, Venezia e Modena, poi, nel 1882, Pisa, dove rimase tutto il resto della vita, avendo, tra gli altri, come allievo Werner Sombart, lautore de Il capitalismo moderno, a Toniolo si deve liniziativa delle Settimane Sociali dei cattolici, il cui primo congresso , avvenuto a Genova nel 1892, approv la sua relazione, nella quale la soluzione corporativa veniva indicata come la sola idonea a risolvere la questione sociale. Lidea di fondo quella di una convergenza tra struttura sociale ed impianto statale, sia a livello territoriale che di classe, con un richiamo alle persone reali, viventi nelle categorie produttive, nelle famiglie, negli enti locali. Di questa visione, che, pur partendo dallo spiccato interesse di Toniolo verso la societ medie-
Giuseppe Toniolo
vale, d unimmagine tuttaltro che nostalgica della realt moderna e dei suoi sviluppi, il recente convegno milanese ha offerto, in particolare nella seconda sessione, dedicata a Studi e analisi, spunti di grande attualit, a partire dal concetto di Stato leggero, sviluppati dalla medievista Maria Pia Alberzoni e poi riprese da Alberto Cova nella parte dedicata al suo pensiero sul corporativismo, inteso come libera associazione dei lavoratori; a lavoro e capitale
anche in relazione reciproca; ai suoi trattati sullargomento incentrati sulla produzione e distribuzione della ricchezza; ai concetti di usura e di funzione e uso del capitale, no allidea di democrazia etica, analizzata da Antonio Magliuolo, evidenziata sia dallimpegno diretto di Toniolo nalizzato allinserimento dei cattolici nella vita politica della nazione italiana sia dalla sua teoria sociologica, sviluppata intorno al prevalere delletica cristiana sulle dure leggi delleconomia, con una serie di proposte concrete: il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della piccola propriet, il valore sociale della religione, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi. Di fronte a questo sforzo, encomiabile, per ridare nuovo slancio a unidea sociale per troppi anni messa sotto silenzio, sullonda di pi facili convergenze politiche e culturali (pensiamo allegemonia classista e marxista subita, durante gli Anni Settanta-Ottanta dal mondo politico, sindacale e culturale di estrazione cattolica) limpressione che certi recuperi continuino a subire la guerra delle parole, per la quale talune espressioni appaiono ancora imbarazzanti. Basti pensare proprio per restare allopera di Toniolo al termine corporativismo. Pi facile, come si visto al
convegno milanese, sostituirlo con corpi intermedi, associazionismo, sussidiariet, magari glissando sulla essenza reale. Eppure basterebbe andare alla pi ortodossa dottrina cattolica per avere risposte non equivocabili. A cominciare da quanto scrisse, nel 1931, Pio XI, nella Quadragesimo Anno: Le corporazioni sono costituite dai rappresentanti dei sindacati degli operai e dei padroni nella medesima area e professione, e come veri e propri organi ed istituzioni dello Stato, dirigono e coordinano i sindacati nelle cose di interesse comune. Lo sciopero vietato; se le parti non si possono accordare, interviene il Magistrato. Basta poca riessione per vedere i vantaggi dellordinamento per quanto sommariamente indicato: la pacica collaborazione delle classi, la repressione delle organizzazioni e dei conati socialistici, lazione moderatrice di una speciale magistratura. Malgrado fosse scomparso nel 1918, c molto di Toniolo in questo scritto, segno dellinuenza e del perdurare di analisi che, malgrado il tempo trascorso, invitano ad un attenta rilettura. Pur nel mutare degli scenari, i grandi temi del rapporto tra etica ed economia, produzione e giustizia sociale, partecipazione e accesso alla propriet, restano allordine del giorno del sistema-Italia.
SECOLO DITALIA
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Laumento del budget della difesa cinese preoccupa i vicini asiatici e gli Usa
gistrato una crescita annua a due cifre, con la sola eccezione del 2003 (quando la crescita stata del 9,6%) e del 2010 (7,5%). Nel periodo 1998-2007, le spese per la difesa sono aumentate in media del 15,9% allanno, una crescita superiore a quella media del Pil (12,5%), ma inferiore alla spesa governativa nel suo complesso che nello stesso periodo cresciuta in media, sempre su base an-
Nessunaltra potenza ha tali ritmi. Ma un dossier della Banca mondiale avverte: la crescita di Pechino avr uno stop che lindurr a contenersi
nua, del 18,4%. Nonostante la crescita relativamente contenuta delle spese per la difesa nel 2010, dovuta a diversi fattori, compresa la volont di mandare segnali distensivi allestero, nessunaltra grande potenza si avvicina oggi a questo ritmo di crescita nelle spese per la difesa, neppure gli Stati Uniti. Nel
marzo 2011 Pechino ha annunciato che le spese militari della Cina sono aumentate nel 2011 del 12,7%, raggiungendo i 601 miliardi di yuan (91 miliardi di dollari). Ma nonostante la crescita degli investimenti nel settore della difesa il Dragone cinese non ha ancora la capacit di eguagliare la tecnologia occidentale e nora le nuove armi di Pechino servono a dissuadere il nemico dal compiere attacchi sul suo territorio e nelle acque limitrofe. Tuttavia lobiettivo verso cui protende la Cina quello di assurgere al rango di grande potenza, favorita dal suo impressionante sviluppo economico. Una strategia questa messa in dubbio dal dossier China 2030, pubblicato il 28 febbraio scorso dalla Banca Mondiale, che avverte come il futuro della Repubblica popolare potrebbe essere meno roseo del previsto. Dal rapporto, presentato dal presidente uscente Robert Zoellick, emerge chiaramente che Pechino dal 2013 al 2030 dovrebbe crescere a un ritmo del 5-6 per cento lanno e dunque ben al di sotto del 10% degli ultimi 30 anni. Un dato questo che obbligherebbe il regime di Pechino ad investire meno, anche nel settore della difesa.
velato che con una bobina in cartone del peso di 30 kg si possono realizzare oltre 4mila lattine. In termini economici ci si traduce in un risparmio del 30% per il produttore e per il consumatore, dal momento che il cartone anche molto pi economico rispetto allalluminio. I progettisti tedeschi hanno fatto centro. Va loro riconosciuto, infatti, il merito di aver individuato un nuovo prodotto altamente qualicato che garantisce un maggior rispetto per il pianeta, nonch la diminuzione
dei riuti destinati alle discariche. Pu essere considerata, quindi, una soluzione ottimale per limitare gli sprechi e per favorire limpiego di materiali nel campo dellindustria leggera pi semplici da lavorare, trasportare e riciclare. Anche perch sono noti i danni che lalluminio provoca al nostro organismo. Sebbene sia un oligoelemento presente in natura, in moltissimi alimenti che quotidianamente troviamo sulle nostre tavole e che in piccole dosi minime serve a tonicare il sistema nervoso, la sua ingestione in grandi quantit pu causare una serie di disturbi decisamente gravi. Un uso eccessivo fa s che le particelle di alluminio si ssino nelle ossa, nel cervello e nello stomaco, provocando disturbi dermatologici, gastrici o addirittura psichici. Le particelle di alluminio che sono contenute negli utensili, negli attrezzi e nelle lattine, a contatto con i liquidi costituiscono un potenziatore di questo elemento. La carta dalluminio con la quale rivestiamo gli alimenti, ad esempio, a contatto con cibo acido (pomodori, limoni), si corrode e cede particelle allalimento. La nostra padella preferita, fatta interamente dalluminio, vittima dello stesso processo quando ci concediamo una bella scaloppina al limone. Stesso discorso vale per la cola, rinchiusa per molto tempo in lattine di alluminio. E la moka con cui ci prepariamo i nostri 3-4 caff quotidiani? Per noi italiani...
meglio non saperlo. Chi compra lattine compra riuti. Da questo slogan, in voga in Germania, la Keinburg GmbH avr probabilmente preso spunto per ideare e lanciare la rivoluzionaria cartolattina. A Monaco di Baviera, infatti, alcuni comitati hanno chiesto lo smantellamento delle raccolte differenziate dellalluminio, per non creare un alibi allincremento della produzione di questo materiale cos inquinante. In Danimarca proibito utilizzare contenitori in alluminio per le bevande. I tedeschi, tuttavia, non sono i primi ad aver proposto soluzioni eco per gli imballaggi di bibite take-away. Diamo a Cesare quel che di Cesare: pi di un anno fa a Taiwan stata ideata una lattina eco-compatibile, realizzata con un materiale derivato dagli scarti di produzione del mais e quindi completamente biodegradabile. Lunico neo di questa trovata orientale stava nel costo di realizzazione veramente troppo alto; la sperimentazione e la produzione, per questo motivo, fu bloccata n dallinizio. Il riciclo della carta, cos pure come il riciclo di moltissimi altri materiali, un piccolo ma importante gesto che ognuno dovrebbe fare nel rispetto della natura, per diminuire linquinamento e per...favorire il portafoglio! bene ricordare, a tal proposito, che le discariche non sono pozzi senza fondo e nel giro di pochi anni potrebbero trasformarsi in colline di veleni pronte a inquinare il terreno e le falde acquifere circostanti. Lo Stato trarrebbe giovamento dalla maggiore attivit di raccolta differenziata dei riuti e di riciclo, poich ridurrebbe i costi per la costruzione di nuove discariche e di nuovi inceneritori; il consumatore avrebbe il vantaggio di vedersi ridurre le tasse sui riuti.