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5 MASSICCIO DEL PELLEGRINO

Il Cozzo
del Pellegrino 53

Il Cozzo del Pellegrino rappresenta il cuore


geografico del massiccio omonimo (noto
anche come “Monti di Orsomarso”) e la
sua massima elevazione montuosa (la
vetta raggiunge 1987 m). Si tratta di una
vasta area scarsamente antropizzata,
praticamente sconosciuta al di fuori della
regione fino alla fine degli anni ’70: la
sua importanza naturalistica, però, è
inversamente proporzionale alla scarsa
considerazione turistica, poiché la zona
presenta tali e tante emergenze bota-
niche e faunistiche da essere considera-
ta una delle più prestigiose “aree wilder-
ness” d’Italia.
Scomodo da raggiungere, punteggiato da
canyon impressionanti e dirupi scoscesi,
spesso privo di sentieri battuti, riesce però
a regalare all’escursionista sensazioni
inaspettate: ore di solitudine completa,
alberi centenari, pascoli di quota a perdita
d’occhio, foreste intoccate di faggi entro
cui si muovono lupi e gatti selvatici, aquile
e istrici e caprioli.
L’area del Cozzo del Pellegrino (così come l’intero
massiccio) è compresa nel Parco Nazionale del
Pollino, istituito il 31.12.90 e perimetrato nel ’93.
Cozzo del Pellegrino

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Dove?
La montagna ricade in massima parte nel comune di San Donato
di Ninea, che è anche il centro più vicino alla partenza; San
Donato dista circa 75 km dal capoluogo di provincia, Cosenza.

Quando?
In tutte le stagioni, ma particolarmente d’estate. D’inverno la
zona è quasi sempre innevata e le molte stradelle forestali
diventano ottime piste per lo sci da fondo.
I TEMPI. Calcolare 3 ore per l’andata e circa 2 per il ritorno.

Come?
IN AUTOMOBILE. Dall’autostrada Sa/Rc si esce al
casello di Altomonte e ci si dirige verso San Donato di
Ninea (sono circa 30 km di salita). Raggiunto il paese,
dalla sua sommità si imbocca la strada montana asfaltata che
conduce al Rifugio di Piano di Lanzo.
L’EQUIPAGGIAMENTO. Scarponcini e indumenti
da escursione in montagna. Indispensabili giacca a
vento e berretto di lana: si cammina in quota, tra i 1132
m dei piani di Lanzo e i 1987 della vetta. Tenere presente che
in inverno le temperature possono essere anche molto rigide.
L’acqua potabile si trova alla fontana presso il rifugio dei Piani
di Lanzo, alla partenza dell’itinerario.
Cartografia: IGM 1:25000 221 III SO (San Donato di Ninea).

I posti
La mole massiccia del Cozzo del Pellegrino sovrasta l’abitato
di San Donato di Ninea: arrivando in auto, lo si scorge stagliarsi
nitidamente alle spalle del paese, ammantato di estese foreste
di latifoglie. Risalendo, sempre in auto, lungo la strada
asfaltata (ma in più punti malmessa) che da San Donato conduce
ai piani di Lanzo. Un elemento caratterizzante del paesaggio
sono prima i castagneti da frutto e poi, man mano che si sale, i
boschi di ontano napoletano (essenza altrove quasi ormai
scomparsa, soppiantata proprio dai castagni e dai pini larici).
Questi boschi sono abitati da grup- essi si accoppiano con i maiali do-
pi di cinghiali: la razza va però mestici che vengono lasciati qui al
perdendo purezza, poiché talvolta pascolo brado.

Arrivati al rifugio di Piani di Lanzo si torna indietro per


qualche decina di metri lungo la strada da cui si è arrivati e si
imbocca poi a sinistra la sterrata che porta in breve ai piani di
Lanzo veri e propri (siamo proprio a monte del rifugio), dove
c’è una statua della Madonna. Poco prima dell’ultimo tornante,
un grande faggio a due fusti campeggia a lato della stradella,
preludendo alle imponenti faggete che si vedranno più in alto.
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Dai piani si prosegue a sinistra lungo una stradella a fondo
naturale che costeggia le pendici del monte La Calvia
(praticamente un’anticima del Cozzo del Pellegrino) e sale
verso la Cresta, una sella posta proprio tra La Calvia e il
Cozzo di valle Scura, attraversando un bel bosco di ontani
(questo tipo di bosco è abbastanza raro sul massiccio, ed è
pressoché esclusivo di questo versante).
Una radura sulla sinistra apprezzato anche da gheppi e po-
consente una magnifica vi- iane, che volteggiano incessante-
sta sul versante est della mente alla ricerca di prede e che
dorsale e sulle gole che scendono qui hanno il loro piccolo regno. Più
dai monti per confluire nell’ampia lontano si intravedono i massicci
valle del Crati. Il panorama sembra della Sila e della Catena Costiera.

Si prosegue sempre in salita, tralasciando le stradelle che si


staccano a sinistra e scendono nella valle Scura.
Ora il bosco è diventato una faggeta servare, tra rami dei faggi, il guiz-
pura, con bellissimi alberi dalla zo improvviso dello scoiattolo me-
corteccia argentea che si innalzano ridionale, dalla nera livrea inter-
come colonne sopra il tappeto ros- rotta solo dalla grande macchia
siccio delle foglie. Non è raro os- bianca sul petto e sul ventre.

Si raggiunge così una radura sulla destra; una volta arrivati


occorre piegare a destra e costeggiarla lungo l’orlo più vicino

Cozzo Pellegrino
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(1987) valle Lu

La Calvia
(1910) .
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la Cresta

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San Donato
di Ninea
Cozzo del Pellegrino

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fino ad entrare nel bosco (c’è un sentiero appena accennato) in
modo da sbucare proprio sulla sella de La Cresta, costituita da
una piccola radura completamente circondata dal bosco e posta
proprio sullo spartiacque.
Subito dopo la radura il bosco si che ammanta la pendice opposta a
dirada molto e, a sinistra, la pendice quella da cui si arriva, e che declina
montuosa scende a imbuto verso la ripidamente verso la valle del-
testata della valle Scura. Di fronte l’Abatemarco. In questa foresta so-
si erge invece il cono del Cozzo di no presenti alcune delle specie fau-
valle Scura, sul quale sono evidenti nistiche più pregiate dell’intero
i segni dei tagli boschivi. Alla destra massiccio: il lupo si nasconde tra
di chi arriva alla Cresta si intravede, le oscure selve impenetrabili; il
in alto, la pendice abbastanza sgom- gatto selvatico ricava la sua tana
bra di vegetazione arborea che oc- nelle cavità tra le radici degli albe-
correrà impegnare per raggiungere ri; la martora si nasconde pronta
la cima de La Calvia; a sinistra all’agguato. Di tanto in tanto si ode
comincia il crinale che prosegue il tambureggiamento del picchio
fino alla vetta del Cozzo di valle nero sui tronchi stramaturi;
Scura. l’astore controlla il suo territorio
Prima di proseguire vale la pena di cercando possibili prede e il gufo
osservare la bellissima e pratica- reale occhieggia burbero dal suo
mente inviolata foresta di faggi rifugio segreto.
tasso

Dalla sella de La Cresta si piega a destra inerpicandosi in salita


libera lungo la pendice de La Calvia: si cammina prima nel
bosco, poi in un canalone (o sul suo bordo destro) e finalmente
allo scoperto lungo un erto declivio pietroso. Dalla vetta del
monte La Calvia si scorge il Cozzo del Pellegrino, che si potrà
raggiungere attraversando un’ampia sella tra i due rilievi,
occupata da un fitto intrico di giovani faggi; oltre i faggi ci si
deve incamminare su un aereo crinale (con prudenza: aggirare
a destra i punti più esposti) che porta fino in vetta.
Mentre si sale non è improbabile riuscire a vedere, negli spazi
aerei sottostanti, le evoluzioni dell’aquila e del falco
pellegrino, che nidificano sulle inaccessibili pareti di roccia.
Lungo l’ultimo tratto di golfo di Sibari e il mar Ionio, le
percorso e sulla sommità isole Eolie e la Calabria meridio-
del Cozzo si gode di un nale. In basso, sul versante occi-
fantastico panorama a 360 gradi, dentale, si distende la valle dell’A-
che spazia dal litorale tirrenico (ad batemarco: un grande anfiteatro di
ovest) ai monti del Pollino (a nord) rupi, canaloni, pietraie, pareti e con-
al gruppo di Montea (a sud) e ai trafforti contorna la testata valliva
monti della Sila (ad est) fino a mostrando un habitat “selvaggio”
raggiungere, nelle giornate terse, il e quasi alpestre.

Volendo tornare al rifugio per un’altra via, dalla cima del


Cozzo si scende liberamente a sinistra nella bella conca di valle
Lupa, caratterizzata da ampie praterie costellate di doline e
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inghiottitoi. In primavera la conca si ammanta di straordinarie
fioriture di nontiscordardime, viole, crochi, centauree,
orchidee di varie specie, formando un magnifico tappeto di mille
colori nel quale svettano grandi faggi isolati.
Geologicamente, il mas- pennino meridionale. Su buona par-
siccio del Pellegrino costi- te del massiccio sono anche fre-
tuisce l’ultima propaggine quenti i fenomeni carsici: doline e
degli Appennini, e la natura dei inghiottitoi sul Cozzo del Pellegri-
substrati è prettamente calcarea: no, grotte e pertugi (valle del Lao e
ciò determina una relativa frequen- dell’Argentino) e fiumi sotterranei
za di canyon, guglie, pinnacoli, pie- (gola del Rosa). Comuni un po’
traie e dirupi che danno vita a una ovunque piani e depressioni, pro-
varietà di paesaggi unica nell’Ap- babilmente di origine lacustre.

In prossimità dello sbocco di valle Lupa (direzione opposta a


quella da cui si arriva), parte un sentiero che diventa poco dopo
stradella e che scende aggirando il lungo costone del Cozzo del
Pellegrino (che si terrà sempre sulla destra, in alto). Il sentiero
oltrepassa il costone in corrispondenza di una piccola sella per
poi svoltare a destra, tuffandosi nuovamente verso il basso.
Dopo una lunga serie di tornanti e di curve si sbucherà di
nuovo sulla strada montana; imboccandola verso destra si
raggiungerà la località di partenza.
È l’ultima occasione per vedere popolano queste zone; ma anche
qualcuno degli abitanti di questa tassi, istrici, coturnici, ricci e in
montagna, magari uno dei cinquan- cielo poiane e corvi imperiali che
ta caprioli autoctoni che ancora nidificano sui picchi rocciosi.

Mangiare,
dormire
Al Rifugio di Piani di Lanzo si può mangiare (bene) e
dormire (spartanamente). Rivolgersi alla Coop. APAB di
San Donato di Ninea, che lo gestisce: 0981/63369-
62208. La cooperativa organizza anche visite guidate.
Altomonte. Hotel Barbieri, 0981/948072

I soccorsi
Ospedale Civile, Lungro, 0981/947221-947383
Guardia Medica, San Donato, 0981/63343
Carabinieri, San Donato, 0981/63012

Il WWF
La Sezione WWF Pollino Calabrese-Centro di
Promozione Parco Nazionale Pollino ha sede in corso
Garibaldi 212 a Castrovillari (0981/26171).

Questo itinerario è stato curato da Francesco Bevilacqua e Domenico


Palazzo.

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