La Scoperta Dellamerica

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LA SCOPERTA DELL’AMERICA

1492 - LA "SCOPERTA DELL'AMERICA"


Il 12 Ottobre del 1492 il navigatore genovese Cristoforo Colombo (1451-1506) porta-
va a compimento l'impresa passata alla storia come "Scoperta dell'America".
I. LE ORIGINI
Marinaio, capitano e poi navigatore sin dalla giovane età, Colombo aveva maturato
l'idea della possibilità di raggiungere le Indie navigando verso Ovest durante il proprio
soggiorno a Madera. Secondo i suoi calcoli, rivelatisi in seguito errati, navigando verso
Ovest per alcune settimane dopo le Azzorre, si sarebbe raggiunta l'Asia.
II. L'IDEA
Colombo era stato ispirato dalla lettura di testi come "Il Milione" di Marco Polo (1254-
1324), la "Imago mundi" di Pierre d'Ailly (1350-1420), la "Historia rerum ubique ge-
starum" di papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini (1404-1464). Inoltre, aveva
letto la lettera che il geografo e astronomo fiorentino Paolo Toscanelli (1397-1482)
aveva inviato al re del Portogallo Alfonso V l'Africano (1432-1481), della Casa d'Aviz,
nella quale — rispondendo a un quesito — aveva ammesso la possibilità di raggiunge-
re le Indie navigando verso Ovest.
III. L'ERRORE
Che il mondo avesse forma sferica era già cosa nota sin dall'Antichità e certamente an-
che nel Medioevo, ma che fosse possibile un tale viaggio non era mai stato contempla-
to.
Né alcuno aveva tenuto in considerazione i viaggi dei Norreni, che erano giunti
nell'odierna Terranova nell'anno 1000, abbandonando poi la colonia per difficoltà cli-
matiche o piuttosto per i troppi attriti con i nativi.
Più di tutto, comunque, va detto che Colombo riteneva possibile il viaggio verso Ovest
a causa di un grossolano errore. Era noto, all'epoca come Eratostene di Cirene (276-
194 a.C.) avesse misurato la circonferenza terrestre in circa 45.000 Km, calcolando la
differenza dell'ombra prodotta da un bastone piantato nel terreno nel giorno del Solsti-
zio d'Estate ad Alessandria e a Syene. Secondo il calcolo di Colombo, invece, la circon-
ferenza della Terra avrebbe dovuto essere di circa 24.000 Km. Senza questo errore,
Colombo non sarebbe mai partito, perché la distanza dalla Spagna al Giappone, som-
mando i due oceani è di 20.000 Km, contro i 4.000 Km della distanza tra Canarie e
Bahamas: nessuna imbarcazione di fine XV Secolo sarebbe stata in grado di affrontare
una tale distanza senza scali.
IV. LA RICERCA DI UN PATRONO
Sicuro della correttezza delle proprie convinzioni, Colombo si era quindi recato alla
corte del figlio e successore di Alfonso V del Portogallo, Giovanni II il Severo (1455-
1495), che tuttavia non aveva manifestato interesse per un'impresa così rischiosa, es-
sendo più interessato a proseguire nell'apertura della via africana per le Indie, posto
che nel 1488 Bartolomeo Diaz (1450-1500) aveva doppiato per la prima volta la punta
meridionale dell'Africa, denominata dal navigatore portoghese Capo delle Tempeste,
ma che il sovrano aveva ridenominato Capo di Buona Speranza.
Con l'aiuto del fratello, Colombo si era rivolto ai sovrani di Francia e Inghilterra, ma in-
fine aveva trovato ascolto nella regina di Castiglia, Isabella I la Cattolica (1451-1504),
e nel di lei marito Ferdinando II il Cattolico (1452-1509), re d'Aragona. I Re Cattolici
— provati dal recente conflitto con Granada, ultima roccaforte moresca in Ispagna,
conquistata proprio nel Gennaio del 1492 — avevano accettato di finanziare solo metà
del costo della spedizione. Per il resto, il navigatore genovese si era dovuto indebitare.
V. LA PARTENZA
Colombo era salpato da Palos dieci settimane addietro, con le tre caravelle — la Niña,
il cui vero nome era Santa Clara, la Pinta, e la Santa María, il cui vero nome era Galle-
ga e che in realtà era una caracca — con cui aveva affrontato un periglioso viaggio nel
corso del quale, dopo uno scalo alle Canarie aveva conosciuto la furia dell'Atlantico, la
bonaccia del Mar dei Sargassi e il terrore di un ammutinamento.
VI. L'AVVISTAMENTO
A causa della lunghezza del viaggio e del timore di perdersi nell'Oceano, il 9 Ottobre
gli equipaggi della piccola flotta castigliana si erano ammutinati e Colombo aveva otte-
nuto di proseguire il viaggio per soli tre giorni ancora, dopo i quali si sarebbe tornati
indietro.
Nella notte tra l'11 e il 12 Ottobre, la spedizione avvistava per la prima volta la terra
all'orizzonte. Il primo uomo a gridare «Tierra!», intorno alle due di notte, fu Rodrigo
de Triana, il cui vero nome era Juan Rodríguez Bermejo (1469-1535), ma Colombo an-
notò di aver visto egli stesso delle luci la sera prima, sicché tenne per sé il premio in
denaro promesso a chi avesse per primo avvistato le Indie. A causa di questa delusio-
ne, Rodrigo — che era moresco — avrebbe abbandonato il Cristianesimo e sarebbe
tornato all'Islam.
VII. LO SBARCO
Al mattino del 12 Ottobre, la piccola flotta di Colombo approdò finalmente su un'isola
che i nativi chiamavano Guanahani e che il navigatore genovese ribattezzò San Salva-
dor, oggi detta anche Watling, nelle Bahamas.
VII. LE CONSEGUENZE
Questo evento — che avrebbe cambiato il corso della storia — segna tradizionalmente
la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età Moderna.
Peraltro, nel 1492 Colombo raggiunse soltanto le isole americane e parimenti sarebbe
successo con il secondo viaggio, approdando sul continente americano soltanto nel
1498, col terzo dei suoi quattro viaggi, in ciò preceduto di un anno dal collega Amerigo
Vespucci (1454-1512), che per giunta avrebbe per primo esposto le proprie conclusio-
ni in merito al fatto che era stata scoperta non una via occidentale per le Indie, ma un
nuovo continente.
La più importante delle conseguenze della "Scoperta dell'America" sarebbe stata la co-
lonizzazione europea del "Nuovo Mondo" e, per l'effetto, la distruzione delle preesi-
stenti entità statuali autoctone, prime fra tutte l'impero azteco e l'impero inca. Il con-
tatto tra gli indigeni e i popoli europei avrebbe tuttavia provocato anche uno scambio
degli agenti patogeni, che sarebbero stati la causa della morte di milioni di persone,
soprattutto tra gli amerindi. Tra le prime vittime, vi sarebbe stata la popolazione dei
Taino, abitanti dell'Isola di San Salvador, che pure quel giorno di Ottobre del 1492 ave-
va ben accolto la spedizione di Colombo.
Lo scambio culturale tra i due gruppi etnici avrebbe poi portato in America la tecnolo-
gia, la cultura e la religione dell'Europa, ma altresì in Europa il mais, la patata, il po-
modoro e il tabacco.
VIII. ALTRE "SCOPERTE DELL'AMERICA"
È noto che Cristoforo Colombo non fu il primo uomo a scoprire l'America. Durante l'ul-
tima glaciazione, gruppi umani di stirpe mongolide avevano passato lo Stretto di Be-
ring, coperto di ghiacci, e raggiunto il nuovo continente, che avevano colonizzato per
tutta la lunghezza a partire dal 15.000 a.C. circa, forse anche prima, fondando nei se-
coli civiltà stanziali nella terra compresa tra l'America Centrale e la Cordigliera delle
Ande, e civiltà nomadi o seminomadi nel resto del continente.
Colombo non fu nemmeno il primo europeo a raggiungere l'America: nell'anno Mille, il
groenlandese Leif il Fortunato, in norreno Leifur Heppni (970-1020), aveva raggiunto
le coste canadesi e in seguito era stato fondato un insediamento mantenuto per breve
tempo. Tuttavia, benché questi fatti fossero noti e le nuove terre — chiamate nelle sa-
ghe islandesi Helluland, forse l'isola di Baffin, Markland, forse il Labrador, e Vinland,
probabilmente la Terranova — fossero vagamente identificate a Ovest dell'Islanda e ci-
tate anche "Cronica universalis" di Galvano Fiamma (1283-1344) come Marckalada,
questo primo approdo europeo in America non aveva avuto alcun impatto rilevante
sulla storia dei popoli europei né sul Continente Americano. Era stato senza dubbio di
portata infinitamente inferiore rispetto alla spedizione del 1492 di Cristoforo Colombo
ed è pertanto corretto attribuire la scoperta dell'America, sia per la rotta di Colombo,
sia per la consistenza di nuovo continente compresa da Vespucci, ai navigatori di fine
XV Secolo. Altre ipotesi, che vedono raggiungere l'America i Templari o i Romani o ad-
dirittura gli Egizi, risultano ad oggi prive di fondamento.
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