Concetti Chiave Del Decadentismo

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CONCETTI CHIAVE DEL DECADENTISMO

 SIMBOLISMO: ogni forma visibile della realtà è un simbolo di qualcosa di più profondo che sta al
di là di essa. L’arte, per la sua natura non razionale, può permettere all’uomo dotato di estrema
sensibilità di accostarsi al mistero del mondo. Il poeta non aspira a una conoscenza oggettiva del
mondo, ma cerca l’anima segreta delle cose, la loro vera essenza. Pertanto la poesia si arricchisce
di simboli, accostamenti inattesi (analogie), unione di sensazioni diverse (sinestesie), musicalità
(fonosimbolismo).

Charles Baudelaire, da I fiori del male: Corrispondenze


La natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che sono vivi,
una foresta di simboli che l’uomo
attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.
Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un’unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.
Profumi freschi come la pelle d’un bambino,
vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
altri di una corrotta, trionfante ricchezza
che tende a propagarsi senza fine – così
l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

La natura appare al poeta come un tempio vivente e come una foresta costituita da simboli. L’uomo la
attraversa percependo suoni, profumi e colori che rimandano a una profonda e misteriosa unità e
diffondono un’estrema debolezza nel suo spirito e nei suoi sensi.
Esistono corrispondenze, cioè legami segreti tra le cose che vediamo e le cose invisibili; la conoscenza è
data dalle sensazioni, dietro l’apparenza vi sono significati autentici.
Uso della sinestesia per mettere in relazione sensazioni visive, tattili e uditive, che portano l’animo all’estasi
(Profumi freschi come la pelle d’un bambino, vellutati come l’oboe e verdi come i prati).

 POETA-VEGGENTE: Il poeta, attraverso il disordine di tutti i sensi, un deragliamento, sperimenta


ogni sensazione e si avvicina alla quintessenza della realtà. È un percorso che implica sofferenza e
richiede molta forza, che lo rende malvisto agli occhi degli uomini ma gli permette di arrivare alla
conoscenza di ciò che è inesprimibile (diventa il sommo Sapiente). Come un nuovo Prometeo, egli
è un ladro di fuoco a servizio degli altri uomini, a cui dovrà far sentire, palpare, ascoltare ciò che ha
visto. Il problema è allora trovare una lingua, una forma per esprimere le sue visioni, ed egli si
servirà dell’unione di tutti i sensi. Il poeta è dunque assimilato a un veggente, che non intende
comunicare ma evocare, suggerire qualcosa dell’ignoto.

Arthur Rimbaud, dalla Lettera del veggente


Il poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi. Tutte le forme
d’amore, di sofferenze, di pazzia; egli cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non conservarne che la
quintessenza. Ineffabile tortura nella quale egli ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella
quale diventa tra tutti il grande infermo, il grande criminale, il grande maledetto, – e il sommo Sapiente!
Egli infatti giunge all’ignoto! Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più di qualcos’altro! Egli giunge
all’ignoto, e quand’anche, smarrito, finisse col perdere l’intelligenza delle proprie visioni, le avrà pur viste!
[…]
Dunque il poeta è veramente un ladro di fuoco.
Ha l’incarico dell’umanità, degli animali addirittura: dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue invenzioni; se
ciò che riporta di laggiù ha forma, egli dà forma; se è informe, egli dà l’informe . Trovare una lingua; del
resto, dato che ogni parola è idea, verrà il tempo di un linguaggio universale! […] Questa lingua sarà
dell’anima per l’anima, riassumerà tutto: profumi, suoni, colori; pensiero che uncina il pensiero e che tira.

 MALEDETTISMO: la diversità del poeta rispetto alla massa e al mondo borghese viene volutamente
esasperata sia nella poesia che nella vita: i “poeti maledetti” vivono al di fuori delle convenzioni
sociali e assumono atteggiamenti contrari al perbenismo borghese, approdando a volte alla
miseria, alla malattia, alla follia o alla morte precoce. Secondo Baudelaire, il poeta nel mondo
borghese ha “perso l’aureola”, cioè non ha più un ruolo riconosciuto nella società, non è più punto
di riferimento, andando incontro alla noia esistenziale (spleen).

Charles Baudelaire, da Lo spleen di Parigi: Perdita d’aureola


«Ehi! cosa vedo? voi qui, mio caro? Voi, in un posto così malfamato! voi, il bevitore d’ogni quintessenza!
Voi, il mangiatore d’ambrosia! Davvero, c’è di che sorprendersi». «Caro mio, voi sapete il mio terrore dei
cavalli e delle vetture. Poco fa, mentre attraversavo il boulevard, di gran carriera, certo, saltellando qui e là
nel fango, in mezzo a quel mobile caos dove la morte arriva al galoppo da ogni parte e simultaneamente,
ecco che la mia aureola per un brusco movimento m’è scivolata dalla testa nel fango della carreggiata.
E non ho avuto il coraggio di riprenderla, ma ho giudicato meno disdicevole perdere le mie insegne
piuttosto che farmi rompere l’osso del collo. E poi, mi son detto, non tutto il male viene per nuocere. Adesso
posso andarmene a zonzo in incognito, compiere basse azioni, darmi alla crapula come un qualunque
mortale. Ed eccomi qui, proprio simile a voi, come mi vedete!» «Ma almeno dovreste far mettere un
avviso per questa aureola, o andare alla polizia a reclamarla agli oggetti smarriti». «Dio mio, no davvero! Mi
trovo così bene qui. Soltanto voi mi avete riconosciuto. D’altra parte la dignità m’annoia. E poi penso con
gioia che qualche poeta d’accatto6 la raccoglierà e se ne incoronerà impunemente. Far felice qualcuno, che
bello! Felice, e soprattutto capace di farmi ridere! Pensate a X., o a Z.! Sarebbe il colmo, no!?»

 ESTETISMO: esaltazione dell’arte come valore supremo (“arte per l’arte”: arte e vita si
confondono, la vita è un’opera d’arte). L’artista decadente, consapevole del ruolo secondario
dell’arte nel contesto produttivo borghese, rivendica la propria diversità investendo l’arte stessa
di un valore supremo. L’arte è inoltre gratuita, ossia svincolata da qualunque utilità pratica e da
ogni scopo morale o sociale, e per questo essa rivendica la sua assoluta libertà. L’esteta fonda la
sua esperienza sui criteri esteriori di bello/brutto, non su quelli morali di bene/male. I personaggi
che incarnano in modo emblematico la figura dell’esteta (chiamato dandy nel contesto inglese)
sono Des Esseintes in Controcorrente di Huysmans, Dorian Gray di Oscar Wilde e Andrea Sperelli nel
Piacere di D’Annunzio.

Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray: prefazione


L’artista è il creatore di cose belle.
Rivelare l’arte e nascondere l’artista è il fine dell’arte.
Il critico è colui che può tradurre in diversa forma o in nuova sostanza la sua impressione delle cose belle.
Tanto le più elevate quanto le più infime forme di critica sono una sorta di autobiografia.
Coloro che scorgono brutti significati nelle cose belle sono corrotti senza essere affascinanti. Questo è un
errore.
Coloro che scorgono bei significati nelle cose belle sono le persone colte. Per loro c’è speranza.
Essi sono gli eletti: per loro le cose belle significano solo bellezza.
Non esistono libri morali ed immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.
L’avversione del diciannovesimo secolo per il realismo è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto
riflesso nello specchio.
L’avversione del diciannovesimo secolo per il romanticismo è la rabbia di Calibano che non vede il proprio
volto riflesso nello specchio.
La vita morale dell’uomo è parte della materia dell’artista, ma la moralità dell’arte consiste nell’uso perfetto
di un mezzo imperfetto. L’artista non desidera dimostrare nulla. Persino le cose vere possono essere
dimostrate.
Nessun artista ha intenti morali. In un artista un intento morale è un imperdonabile manierismo
stilistico.
Nessun artista è mai morboso. L’artista può esprimere qualsiasi cosa.
Il pensiero e il linguaggio sono per un artista strumenti di un’arte.
Il vizio e la virtù sono per un artista materiali di un’arte.
Dal punto di vista formale il modello di tutte le arti è l’arte del musicista. Dal punto di vista del sentimento il
modello è l’arte dell’attore.
Ogni arte è insieme superficie simbolo.
Coloro che scendono sotto la superficie lo fanno a loro rischio.
L’arte rispecchia lo spettatore, non la vita.
La diversità di opinioni intorno ad un’opera d’arte dimostra che l’opera è nuova, complessa e vitale.
Possiamo perdonare ad un uomo l’aver fatto una cosa utile se non l’ammira. L’unica scusa per aver fatto una
cosa inutile è di ammirarla intensamente.
Tutta l’arte è completamente inutile.

 FANCIULLINO: nella ricerca di uno sguardo nuovo sul mondo, il poeta talvolta rifiuta il ruolo
dell’esteta aristocratico e assume la maschera ingenua del fanciullino, libero dai condizionamenti
della ragione: è il caso di Pascoli, che attraverso le immagini della vita agreste esprime le proprie
inquietudini, coglie nella natura richiami e misteriose allusioni alla morte, alla solitudine, agli
interrogativi irrisolti dell’uomo.

 SUPERUOMO e VITALISMO: talvolta l’artista cerca il ruolo di “guida delle masse”, grazie alla sua
energia vitale (vitalismo, è l’atteggiamento del superuomo dannunziano); cerca il gesto
memorabile, persegue il rischio per il gusto stesso di rischiare e per vedere la propria azione
immortalata in un’opera d’arte, anche se spesso le sue iniziative si dimostrano irrealizzabili. La
sensibilità esasperata e il vitalismo permettono al superuomo di immedesimarsi nella natura,
quasi di trasformarsi egli stesso in entità naturale, mentre la natura manifesta una forza che si
avvicina al divino (panismo).

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