DM - 388 - 03
DM - 388 - 03
DM - 388 - 03
n° 388/03,
Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale,in attuazione dell'articolo 15,
comma 3, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni
Visti gli articoli 12, comma 1, lettere b) e c) e l'articolo 15, comma 3 del decreto legislativo 19
settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni, che demanda ai Ministri della sanità, del lavoro
e della previdenza sociale, della funzione pubblica e dell'industria, del commercio e dell'artigianato,
il compito di individuare le caratteristiche minime delle attrezzature di pronto soccorso, i requisiti
del personale addetto e la sua formazione, in relazione alla natura dell'attività, al numero dei
lavoratori occupati e ai fattori di rischio;
Visto l'atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza
sanitaria di emergenza, approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 31 marzo 1992;
Vista la legge 23 agosto 1988, n. 400, ed in particolare l'articolo 17, commi 3 e 4;
Visto il decreto del Ministro della sanità 15 maggio 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 121
del 25 maggio 1992, concernente i criteri ed i requisiti per la codificazione degli interventi di
emergenza;
Visto il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni;
Visto l'atto di intesa tra Stato e Regioni recante l'approvazione delle linee guida sul sistema di
emergenza sanitaria dell'11 aprile 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 114 del 17 maggio
1996;
Sentita la Commissione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e l'igiene del
lavoro, di cui all'articolo 26 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626;
Acquisita l'intesa della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e Bolzano;
Acquisito il parere del Consiglio superiore di sanità;
Udito il parere del Consiglio di Stato espresso dalla sezione consultiva per gli atti normativi
nell'adunanza del 26 marzo 2001;
Adottano
il seguente regolamento:
Nota al titolo:
- Il testo dell'art. 15, comma 3, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, è riportato nelle
note alle premesse.
Art. 1
Classificazione delle aziende
1. Le aziende ovvero le unità produttive sono classificate, tenuto conto della tipologia di attività
svolta, del numero dei lavoratori occupati e dei fattori di rischio, in tre gruppi.
Gruppo A:
I) Aziende o unità produttive con attività industriali, soggette all'obbligo di dichiarazione o notifica,
di cui all'articolo 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, centrali termoelettriche, impianti
e laboratori nucleari di cui agli articoli 7, 28 e 33 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230,
aziende estrattive ed altre attività minerarie definite dal decreto legislativo 25 novembre 1996, n.
624, lavori in sotterraneo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1956, n. 320,
aziende per la fabbricazione di esplosivi, polveri e munizioni;
II) Aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori appartenenti o riconducibili ai gruppi
tariffari INAIL con indice infortunistico di inabilità permanente superiore a quattro, quali
desumibili dalle statistiche nazionali INAIL relative al triennio precedente ed aggiornate al 31
dicembre di ciascun anno. Le predette statistiche nazionali INAIL sono pubblicate nella Gazzetta
Ufficiale;
III) Aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori a tempo indeterminato del comparto
dell'agricoltura.
Gruppo B: aziende o unità produttive con tre o più lavoratori che non rientrano nel gruppo A.
Gruppo C: aziende o unità produttive con meno di tre lavoratori che non rientrano nel gruppo A.
2. Il datore di lavoro, sentito il medico competente, ove previsto, identifica la categoria di
appartenenza della propria azienda od unità produttiva e, solo nel caso appartenga al gruppo A, la
comunica all'Azienda Unità Sanitaria Locale competente sul territorio in cui si svolge l'attività
lavorativa, per la predisposizione degli interventi di emergenza del caso. Se l'azienda o unità
produttiva svolge attività lavorative comprese in gruppi diversi, il datore di lavoro deve riferirsi
all'attività con indice più elevato. Note all'art. 1:
- Il testo dell'art. 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 (Attuazione della direttiva
96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze
pericolose), è il seguente:
«Art. 2 (Ambito di applicazione). - 1. Il presente decreto si applica agli stabilimenti in cui sono
presenti sostanze pericolose in quantità uguali o superiori a quelle indicate nell'allegato I.
2. Ai fini del presente decreto si intende per "presenza di sostanze pericolose" la presenza di
queste, reale o prevista, nello stabilimento, ovvero quelle che si reputa possano essere generate, in
caso di perdita di controllo di un processo industriale, in quantità uguale o superiore a quelle
indicate nell'allegato I.
3. Agli stabilimenti industriali non rientranti tra quelli indicati al comma 1, si applicano le
disposizioni di cui all'art. 5.
4. Salvo che non sia diversamente stabilito rimangono ferme le disposizioni di cui ai seguenti
decreti:
a) decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 31 marzo 1989 pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 93 del 21 aprile 1989, limitatamente agli articoli 1, 3, 4, 6, 7, 8, 9 e 10;
b) decreto del Ministro dell'ambiente del 20 maggio 1991, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.
126 del 31 maggio 1991, limitatamente agli articoli 1, 3 e 4;
c) decreto dei Ministri dell'ambiente e della sanità 23 dicembre 1993, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 15 del 20 gennaio 1994;
d) i criteri di cui all'allegato del decreto del Ministro dell'ambiente 13 maggio 1996, pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale n. 154 del 3 luglio 1996;
e) decreto del Ministro dell'ambiente 15 maggio 1996, pubblicato nel supplemento ordinario della
Gazzetta Ufficiale n. 155 del 4 luglio 1996;
f) decreto del Ministro dell'ambiente 15 maggio 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 159 del
9 luglio 1996;
g) decreto del Ministro dell'ambiente 5 novembre 1997, pubblicato nel supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale n. 18 del 23 gennaio 1998;
h) decreto del Ministro dell'ambiente 5 novembre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 27
del 3 febbraio 1998;
i) decreto del Ministro dell'ambiente 16 marzo 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 74 del
30 marzo 1998;
l) decreto del Ministro dell'ambiente 20 ottobre 1998, pubblicato nel supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale n. 262 del 9 novembre 1998.
5. Le disposizioni di cui al presente decreto non pregiudicano l'applicazione delle disposizioni in
materia di sicurezza e salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.».
- Il testo dell'art. 7 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (Attuazione delle direttive
89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom in materia di radiazioni
ionizzanti), è il seguente:
«Art. 7 (Definizioni concernenti particolari impianti nucleari e documenti relativi). - 1. Per
l'applicazione del presente decreto valgono le seguenti definizioni di particolari impianti nucleari,
documenti e termini relativi:
a) reattore nucleare: ogni apparato destinato ad usi pacifici progettato od usato per produrre una
reazione nucleare a catena, capace di autosostenersi in condizioni normali, anche in assenza di
sorgenti neutroniche;
b) complesso nucleare sottocritico: ogni apparato progettato od usato per produrre una reazione
nucleare a catena, incapace di autosostenersi in assenza di sorgenti di neutroni, in condizioni
normali o accidentali;
c) impianto nucleare di potenza: ogni impianto industriale, dotato di un reattore nucleare, avente
per scopo la utilizzazione dell'energia o delle materie fissili prodotte a fini industriali;
d) impianto nucleare di ricerca: ogni impianto dotato di un reattore nucleare in cui l'energia o le
materie fissili prodotte non sono utilizzate a fini industriali;
e) impianto nucleare per il trattamento di combustibili irradiati: ogni impianto progettato o usato
per trattare materiali contenenti combustibili nucleari irradiati. Sono esclusi gli impianti costituiti
essenzialmente da laboratori per studi e ricerche che contengono meno di 37 TBq (1000 curie) di
prodotti di fissione e quelli a fini industriali che trattano materie che non presentano un'attività di
prodotti di fissione superiore a 9,25 MBq (0,25 millicurie) per grammo di Uranio 235 ed una
concentrazione di Plutonio inferiore a 10-6 grammi per grammo di Uranio 235, i quali ultimi sono
considerati aggregati agli impianti di cui alla lettera f);
f) impianto per la preparazione e per la fabbricazione delle materie fissili speciali e dei
combustibili nucleari: ogni impianto destinato a preparare o a fabbricare materie fissili speciali e
combustibili nucleari; sono inclusi gli impianti di separazione isotopica. Sono esclusi gli impianti
costituiti essenzialmente da laboratori per studi e ricerche che non contengono più di 350 grammi
di uranio 235 o di 200 grammi di Plutonio o Uranio 233 o quantità totale equivalente;
g) deposito di materie fissili speciali o di combustibili nucleari: qualsiasi locale che, senza far
parte degli impianti di cui alle lettere precedenti, è destinato al deposito di materie fissili speciali o
di combustibili nucleari al solo scopo dell'immagazzinamento in quantità totali superiori a 350
grammi di Uranio 235, oppure 200 grammi di Plutonio o Uranio 233 o quantità totale equivalente;
h) rapporto preliminare, rapporto intermedio e rapporto finale di sicurezza: documenti o serie di
documenti tecnici contenenti le informazioni necessarie per l'analisi e la valutazione della
installazione e dell'esercizio di un reattore o impianto nucleare, dal punto di vista della sicurezza
nucleare e della protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione contro i pericoli delle
radiazioni ionizzanti, e contenenti inoltre una analisi ed una valutazione di tali pericoli. In
particolare i documenti debbono contenere una trattazione degli argomenti seguenti:
1) ubicazione e sue caratteristiche fisiche, meteorologiche, demografiche, agronomiche ed
ecologiche;
2) edifici ed eventuali strutture di contenimento;
3) descrizione tecnica dell'impianto nel suo insieme e nei suoi sistemi componenti ausiliari, inclusa
la strumentazione nucleare e non nucleare, i sistemi di controllo e i dispositivi di protezione ed i
sistemi di raccolta, allontanamento e smaltimento (trattamento e scarico) dei rifiuti radioattivi;
4) studio analitico di possibili incidenti derivanti da mal funzionamento di apparecchiature o da
errori di operazione, e delle conseguenze previste, in relazione alla sicurezza nucleare e alla
protezione sanitaria;
5) studio analitico delle conseguenze previste, in relazione alla protezione sanitaria, di scarichi
radioattivi durante le fasi di normale esercizio e in caso di situazioni accidentali o di emergenza;
6) misure previste ai fini della prevenzione e protezione antincendio;
7) il rapporto è denominato preliminare se riferito al progetto di massima; finale, se riferito al
progetto definitivo. Il rapporto intermedio precede il rapporto finale e contiene le informazioni,
l'analisi e la valutazione di cui sopra è detto, con ipotesi cautelative rispetto a quelle del rapporto
finale;
i) regolamento di esercizio: documento che specifica l'organizzazione e le funzioni in condizioni
normali ed eccezionali del personale addetto alla direzione, alla conduzione e alla manutenzione di
un impianto nucleare, nonché alle sorveglianze fisica e medica della protezione, in tutte le fasi,
comprese quelle di collaudo, avviamento, e disattivazione;
l) manuale di operazione: l'insieme delle disposizioni e procedure operative relative alle varie fasi
di esercizio normale e di manutenzione dell'impianto, nel suo insieme e nei suoi sistemi componenti,
nonché le procedure da seguire in condizioni eccezionali;
m) specifica tecnica di prova: documento che descrive le procedure e le modalità che debbono
essere applicate per l'esecuzione della prova ed i risultati previsti. Ogni specifica tecnica di prova,
oltre una breve descrizione della parte di impianto e del macchinario impiegato nella prova, deve
indicare:
1) lo scopo della prova;
2) la procedura della prova;
3) l'elenco dei dati da raccogliere durante la prova;
4) gli eventuali valori minimi e massimi previsti delle variabili considerate durante la prova;
n) prescrizione tecnica: l'insieme dei limiti e condizioni concernenti i dati e i parametri relativi alle
caratteristiche e al funzionamento di un impianto nucleare nel suo complesso e nei singoli
componenti, che hanno importanza per la sicurezza nucleare e per la protezione sanitaria;
o) registro di esercizio: documento sul quale si annotano i particolari delle operazioni effettuate
sull'impianto, i dati rilevati nel corso di tali operazioni, nonché ogni altro avvenimento di interesse
per l'esercizio dell'impianto stesso;
p) disattivazione: insieme delle azioni pianificate, tecniche e gestionali, da effettuare su un
impianto nucleare a seguito del suo definitivo spegnimento o della cessazione definitiva
dell'esercizio, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di protezione dei lavoratori, della popolazione
e dell'ambiente, sino allo smantellamento finale o comunque al rilascio del sito esente da vincoli di
natura radiologica.». - Il testo degli articoli 28 e 33, del citato decreto legislativo 17 marzo 1995,
n. 230, è il seguente: «Art. 28 (Impiego di categoria A). - 1. L'impiego di categoria A è soggetto a
nulla osta preventivo da parte del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato di
concerto con i Ministeri dell'ambiente, dell'interno, del lavoro e della previdenza sociale, della
sanità, sentite l'ANPA e le regioni territorialmente competenti, in relazione all'ubicazione delle
installazioni, all'idoneità dei locali, delle strutture di radioprotezione, delle modalità di esercizio,
delle attrezzature e della qualificazione del personale addetto, alle conseguenze di eventuali
incidenti nonché delle modalità dell'eventuale allontanamento o smaltimento nell'ambiente dei
rifiuti radioattivi. Copia del nulla osta è inviata dal Ministero dell'industria, del commercio e
dell'artigianato ai Ministeri concertanti, al presidente della regione o provincia autonoma
interessata, al sindaco, al prefetto, al comando provinciale dei Vigili del fuoco competenti per
territorio e all'ANPA. 2. Nel nulla osta possono essere stabilite particolari prescrizioni per gli
aspetti connessi alla costruzione, per le prove e per l'esercizio, nonché per l'eventuale
disattivazione degli impianti.
(Omissis).
Art. 33 (Nulla osta per installazioni di deposito o di smaltimento di rifiuti radioattivi). - 1. Ferme
restando le disposizioni vigenti in materia di dichiarazione di compatibilità ambientale, la
costruzione, o comunque la costituzione, e l'esercizio delle installazioni per il deposito o lo
smaltimento nell'ambiente, nonché di quelle per il trattamento e successivo deposito o smaltimento
nell'ambiente, di rifiuti radioattivi provenienti da altre installazioni, anche proprie, sono soggetti a
nulla osta preventivo del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con
i Ministeri dell'ambiente, dell'interno, del lavoro e della previdenza sociale e della sanità, sentite la
regione o la provincia autonoma interessata e l'ANPA.
2. Con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, d'intesa con i Ministri
dell'ambiente e della sanità e di concerto con i Ministri dell'interno e del lavoro e della previdenza
sociale, sentita l'ANPA, sono stabiliti i livelli di radioattività o di concentrazione ed i tipi di rifiuti
per cui si applicano le disposizioni del presente articolo, nonché le disposizioni procedurali per il
rilascio del nulla osta, in relazione alle diverse tipologie di installazione. Nel decreto può essere
prevista, in relazione a tali tipologie, la possibilità di articolare in fasi distinte, compresa quella di
chiusura, il rilascio del nulla osta nonché di stabilire particolari prescrizioni per ogni fase, ivi
incluse le prove e l'esercizio.».
- Il decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624, concerne: «Attuazione della direttiva 92/91/CEE
relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive per trivellazione e della
direttiva 92/104/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo
aperto o sotterranee».
- Il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1956, n. 320, concerne: «Norme per la
prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro in sotterraneo».
Art. 2
Organizzazione di pronto soccorso
1. Nelle aziende o unità produttive di gruppo A e di gruppo B, il datore di lavoro deve garantire le
seguenti attrezzature:
a) cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodita in un
luogo facilmente accessibile ed individuabile con segnaletica appropriata, contenente la dotazione
minima indicata nell'allegato 1, che fa parte del presente decreto, da integrare sulla base dei rischi
presenti nei luoghi di lavoro e su indicazione del medico competente, ove previsto, e del sistema di
emergenza sanitaria del Servizio Sanitario Nazionale, e della quale sia costantemente assicurata, la
completezza ed il corretto stato d'uso dei presidi ivi contenuti;
b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio
Sanitario Nazionale.
2. Nelle aziende o unità produttive di gruppo C, il datore di lavoro deve garantire le seguenti
attrezzature:
a) pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodito e
facilmente individuabile, contenente la dotazione minima indicata nell'allegato 2, che fa parte del
presente decreto, da integrare sulla base dei rischi presenti nei luoghi di lavoro, della quale sia
costantemente assicurata, in collaborazione con il medico competente, ove previsto, la completezza
ed il corretto stato d'uso dei presidi ivi contenuti;
b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio
Sanitario Nazionale;
3. Il contenuto minimo della cassetta di pronto soccorso e del pacchetto di medicazione, di cui agli
allegati 1 e 2, è aggiornato con decreto dei Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali
tenendo conto dell'evoluzione tecnico-scientifica.
4. Nelle aziende o unità produttive di gruppo A, anche consorziate, il datore di lavoro, sentito il
medico competente, quando previsto, oltre alle attrezzature di cui al precedente comma 1, è tenuto a
garantire il raccordo tra il sistema di pronto soccorso interno ed il sistema di emergenza sanitaria di
cui al decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992 e successive modifiche.
5. Nelle aziende o unità produttive che hanno lavoratori che prestano la propria attività in luoghi
isolati, diversi dalla sede aziendale o unità produttiva, il datore di lavoro è tenuto a fornire loro il
pacchetto di medicazione di cui all'allegato 2, che fa parte del presente decreto, ed un mezzo di
comunicazione idoneo per raccordarsi con l'azienda al fine di attivare rapidamente il sistema di
emergenza del Servizio Sanitario Nazionale. Nota all'art. 2:
- Per il decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, e successive modifiche, si veda
in note alle premesse.
Art. 3
Requisiti e formazione degli addetti al pronto soccorso 1. Gli addetti al pronto soccorso, designati ai
sensi dell'articolo 12, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, sono
formati con istruzione teorica e pratica per l'attuazione delle misure di primo intervento interno e
per l'attivazione degli interventi di pronto soccorso.
2. La formazione dei lavoratori designati è svolta da personale medico, in collaborazione, ove
possibile, con il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale. Nello svolgimento della
parte pratica della formazione il medico può avvalersi della collaborazione di personale
infermieristico o di altro personale specializzato.
3. Per le aziende o unità produttive di gruppo A i contenuti e i tempi minimi del corso di formazione
sono riportati nell'allegato 3, che fa parte del presente decreto e devono prevedere anche la
trattazione dei rischi specifici dell'attività svolta.
4. Per le aziende o unità produttive di gruppo B e di gruppo C i contenuti ed i tempi minimi del
corso di formazione sono riportati nell'allegato 4, che fa parte del presente decreto.
5. Sono validi i corsi di formazione per gli addetti al pronto soccorso ultimati entro la data di entrata
in vigore del presente decreto. La formazione dei lavoratori designati andrà ripetuta con cadenza
triennale almeno per quanto attiene alla capacità di intervento pratico.
Nota all'art. 3
- Per il testo dell'art. 12, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, si
veda in note alle premesse.
Art. 4
Attrezzature minime per gli interventi di pronto soccorso 1. Il datore di lavoro, in collaborazione
con il medico competente, ove previsto, sulla base dei rischi specifici presenti nell'azienda o unità
produttiva, individua e rende disponibili le attrezzature minime di equipaggiamento ed i dispositivi
di protezione individuale per gli addetti al primo intervento interno ed al pronto soccorso.
2. Le attrezzature ed i dispositivi di cui al comma 1 devono essere appropriati rispetto ai rischi
specifici connessi all'attività lavorativa dell'azienda e devono essere mantenuti in condizioni di
efficienza e di pronto impiego e custoditi in luogo idoneo e facilmente accessibile.
Art. 5(**)
Abrogazioni
Art. 6(*)
Entrata in vigore
Il presente decreto entra in vigore sei mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti
normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo
osservare come legge dello Stato.
Nota all'art. 6:- Il decreto ministeriale 28 luglio 1958 concerne:«Presidi chirurgici e farmaceutici
aziendali».
(*) Il Decreto Legge 28/05/2004 n.136 convertito con legge 27/07/2004 n.186 ha disposto la
modifica dell'art. 6, prorogando di sei mesi il termine indicato dal suddetto art. 6.
Allegato 1
Allegato 2
Allegato 3
Allegato 4